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Citazioni nei Blog Amici: 13
 

 

C'è posta per me

Post n°539 pubblicato il 18 Luglio 2013 da angolo.acuto
 

E’ impressionante vedere quanta gente mi pensa ogni giorno in giro per il mondo.
Stamattina apro la posta e subito mi saltano agli occhi i messaggi ammiccanti di Irina e Tanya che hanno visto il mio profilo e hanno deciso di scrivermi… (ma dove l’hanno visto ‘sto profilo?) Irina vuole mandarmi la sua foto mentre Tanya dice che me l’ha già inviata e mi chiede se mi piace (ma dov’è ‘sta foto, Tanyuccia dello zio?). Sono “ansiose “ di conoscermi meglio e di “iniziare a stretto contatto”, mi lasciano l’indirizzo e-mail e “con grande impazienza deve aspettare risposta” (Google translator fa sempre più cagare, amiche mie!). Aspetta e spera Irina, anzi aspetta insieme a Tanya, così vi fate compagnia…
Meno male che oggi non c’è nessuno che mi vende il Viagra a prezzi stracciati o mi propone di “enlarge my penis” assicurando risultati clamorosi (praticamente un miracolo!). Però c’è la signora Samina Rufus, vedova di un ricco diplomatico africano che, fresca di conversione al cristianesimo e malata terminale, mi regala 3 milioni e mezzo di euro, per evitare che finiscano in mano ai parenti “infedeli”, devo solo mandarle le coordinate bancarie (grazie Samina, ma non saprei proprio come spenderli!)…
Chiedono la mia “amicizia” (per farci che?!) nell’ordine: Kettigold, Grace 909, Juliet69love, Sabriforever2013, Babysweet 23 e Rosytvb (che care ragazze! Sento tutto il calore dei vostri sentimenti sinceri)…
Torna a scrivermi anche il vecchio J.P. Monfort che dice di avermi “identificato in Italia come esperto nella mia area di attività” e vorrebbe invitarmi ad unirmi al “team di professionisti scelti nella società civile, ai quali sarà affidata la progettazione di soluzioni di lungo termine relativamente alle grandi sfide che l’Italia dovrà affrontare” (porca paletta  J.P., ti ringrazio della fiducia a prescindere, ma credimi, decisamente mi sopravvaluti!), chiude etichettandomi “un sognatore che ama e un amante che sogna” (questa me la segno, giuro che te la copio e me la rivendo, J.P.)…
Vediamo, c’è dell’altro in cassetta? Non mi pare, il resto sono solo stupidaggini…
J

 
 
 

DUE di Erri De Luca

Post n°538 pubblicato il 14 Luglio 2013 da angolo.acuto
 

Quando saremo due saremo veglia e sonno
affonderemo nella stessa polpa
...
come il dente di latte e il suo secondo,
saremo due come sono le acque, le dolci e le salate,
come i cieli, del giorno e della notte,
due come sono i piedi, gli occhi, i reni,
come i tempi del battito
i colpi del respiro.
Quando saremo due non avremo metà
saremo un due che non si può dividere con niente.
Quando saremo due, nessuno sarà uno,
uno sarà l'uguale di nessuno
e l'unità consisterà nel due.
Quando saremo due
cambierà nome pure l'universo

... si chiamerà: diverso.

 
 
 

ART ON THE BEACH

Post n°537 pubblicato il 12 Luglio 2013 da angolo.acuto
 

C’è una lunga panca di marmo semicircolare che disegna il limite orientale di Porta Romana, accesso alla città da sud, dalla vecchia flaminia che arriva da Roma.
Negli anni 70 e 80 era “la spiaggetta”, il ritrovo pomeridiano di (noi) giovani adolescenti che facevamo di questo luogo metropolitano di stazionamento e passaggio il nostro “face book” ante litteram: ci si ritrovava con amici e conoscenti , si allacciavano nuove amicizie, si discuteva molto sui “mi piace”, si condivideva un po’ di vita, si facevano battute e scherzi, ci si innamorava e ci si lasciava, tutto live, senza uno straccio di approccio virtuale (telefonini e computer di là da venire…).
In quegli anni era quasi impossibile trovare un posto libero per sedersi e si formavano vocianti capannelli di ragazzi in piedi intorno ai fortunati che se ne stavano seduti. Era “la spiaggetta” perché, nonostante il traffico della piazza, era un posto rilassante, assolato, di grande passaggio, c’era movimento di gente, a due passi dalla stazione dei treni e da quella degli autobus, ideale per “polleggiare” (ma di questo parlerò in un altro prossimo post) dopo le interminabili vasche lungo il vicino Corso.
Negli anni 90 qualcosa si guastò, la spiaggetta divenne luogo di piccolo spaccio, di ubriacature serali, di fumo, di episodi di vandalismo, di scazzottate notturne, insomma di metropolitano imbarbarimento. Spesso la panca restava vuota, disertata, addirittura evitata, mentre i ragazzi cominciavano a colloquiare con i primi cellulari e si perse il gusto dell’incontro e del “polleggio”.
Poi la fauna mutò ancora: arrivarono gli extracomunitari, qualche sfaccendato, i pensionati, un punkabestia...
La lunga seduta di marmo non è così più stata luogo di attrazione per nessuno, si è seccato anche il platano che un tempo le faceva un po’ d’ombra.
La tristezza dei pochi che vi si siedono e di quello che lasciano (una bottiglia vuota, un cartone di pizza, un pacchetto di sigarette, una lattina di birra… ) ha preso il sopravvento.
Qualcosa però sta succedendo sopra quella pietra consumata, qualcuno sembra averla scelta per lasciare un messaggio, per risvegliare un pensiero sopito, per scuotere lo sguardo e incuriosire il passante fermo al semaforo.
La settimana scorsa sono apparse, in bella mostra sul sedile di pietra, disposte a distanza regolare, alcune paia di vecchie scarpe e stivali… lunedì, un paio di sandali contornato da una serie di colletti di camicia ben inamidati… ieri, una boccia di vetro per pesci, una coperta ripiegata e un cesto di vimini…
Segni del tempo?
Installazioni d’arte contemporanea, provocazioni d’artista, street performances? Porta Romana beach nuovo museo all’aria aperta?
La gente si ferma, guarda, sorride…
…qualcuno si è pure fregato il paio di sandali e la boccia per i pesci.
Segno dei tempi!

 
 
 

IPSE DIXIT

Post n°536 pubblicato il 10 Luglio 2013 da angolo.acuto
 

Francesca ha incontrato un vecchio collega al parco stamattina, mentre, come al solito, faceva la sua passeggiata prima di entrare al lavoro.
Avevano condiviso i primi anni di grandi cambiamenti nell’organizzazione dell’azienda, quasi trent’anni fa, si erano molto divertiti insieme, così giovani, esuberanti e pieni di vita.
Poi lui (“era un tipo strano”) si era licenziato in piena ubriacatura yuppies (li ricordate?) in cerca di una carriera e un’affermazione professionale più facile e veloce. Stamattina camminava lento, con gli occhi fissi a terra, triste di tristezza vera, spento.
Hanno rivangato un po' di passato. In ufficio Francesca ha voluto farmi partecipe di quest’immagine e di un suo pensiero covato dopo l’incontro, sentenziando:

“Quello che a vent’anni è un comportamento stravagante, a cinquanta diventa patologia.”

Così anch’io ho seguito lentamente quella figura e le parole che si portava dietro. C’è un fondo di verità che mi inquieta e mi stordisce. Sembra un discorso scontato, ma non lo è proprio del tutto.
Una specie di peccato originale, una falla lieve, un neo, che vengono prima tollerati e sminuiti, ma finiscono poi per essere duramente scontati, con tutte le aggravanti e senza indulgenze, in quell’età adulta, matura e fragile al tempo stesso, che sono i cinquant’anni...

Riflessioni di un cinquantenne apparentemente “equilibrato”:

Piccole manie diventano pericolose ossessioni paranoiche.

Lievi sbandamenti diventano incresciose aberrazioni.

Semplici malinconie diventano ansie depressive.

Innocue trasgressioni diventano patetici esibizionismi.

Improvvisi cambi d’umore diventano preludio di manifesta senescenza.

Sane avversità diventano nevrosi fobiche.

 
 
 

E' luglio da tre giorni

Post n°535 pubblicato il 03 Luglio 2013 da angolo.acuto
 

Riflessioni:

Decisioni sbagliate fanno buone storie.

 
 
 

Farsi riconoscere

Post n°534 pubblicato il 23 Giugno 2013 da angolo.acuto
 
Tag: ironico

E' cominciato tutto con una stazione di posta sull'antica strada che collegava i due tronconi di Flaminia dell'Umbria, da una parte quello che attraversa la valle tiberina, dall'altro quello che taglia la valle spoletina.
Su questa strada che sale da Foligno e ad un certo punto, in mezzo alle colline si biforca e scende a Todi da una parte e a Ripabianca dall'altra, c'era appunto questa osteria dove i carri si fermavano e i viandanti si rifocillavano e che, per una ragione ormai ignota, tutti chiamavano "del bastardo".
Nessuno si ricorda che storia ci fosse dietro. Dopo qualche secolo, in quel piccolo altipiano si è sviluppato un paesotto che, grazie alle favorevoli condizioni logistiche, è diventato con il tempo una popolosa frazione, grande quattro volte il paese capoluogo, Giano dell'Umbria, pieno di attività commerciali, artigianali, agricole e anche micro industriali.
Dell'"Osteria del bastardo" è rimasta una targa su un vecchio edificio e purtroppo, chiusa l'osteria, è restato pure il nome all'ingresso del paese: "Bastardo".
La domanda sorge spontanea a chiunque: come si chiamano gli abitanti di Bastardo? Non provate a farla però, perché i fieri abitanti del posto, richiamati negli anni dalle campagne circostanti, da Gualdo e da S.Terenziano, tra i cui antenati ci sarà qualche longobardo e qualche mercenario germanico, sono abbastanza suscettibili e con un limitato senso dell'umorismo. Non provate a fare battute a doppiosenso con il nome del paese, nome che portano da sempre con orgoglio e con grande dignità.
Particolare non trascurabile è che ai giorni nostri il comune di Giano ha una giunta di centrosinistra mentre Bastardo (guarda caso, "nomen omen") è la roccaforte del centrodestra, in perenne guerriglia con il capoluogo. La locale Pro-loco lamenta la totale disaffezione del comune nei confronti dalla frazione più popolosa e il totale disinteresse verso la riesumata Festa del Patrono di Bastardo (che si è scelto come Santo protettaore nientemeno che S.Francesco!).
Ecco quindi che viene organizzata, in occasione dell'elezione del nuovo papa che, guarda che colpo di fortuna, si è fatto chiamare Francesco, una gita a Roma per assistere all'Angelus domenicale e perorare in qualche modo la causa del maltrattato paese.
La nutrita delegazione arriva in Piazza S.Pietro, attenta a non disperdersi tra la folla. Aspetta paziente che la finestra del palazzo apostolico si apra e che appaia il Santo Padre.
Ecco il momento, il papa appare alla finestra, i nostri fremono di evidente eccitazione, dispiegano il loro grande striscione, tutta la piazza lo può vedere, e anche il pontefice appena eletto, da lassù:

"BASTARDO" (!!!)

 
 
 

F.I.L. ROUGE!

Post n°533 pubblicato il 17 Giugno 2013 da angolo.acuto
 

Ci stanno facendo credere (ma non è affatto vero) che il famigerato P.I.L. sia diventato un indice obsoleto. Da oggi il benessere di uno Stato e del suo Popolo si misura in F.I.L., ovvero Felicità Interna Lorda. La cosa pare accattivante e addirittura più sensata, eppure c'è qualcosa di stonato. La Felicità si vive e si percepisce, può dipendere da una serie imprevedibile di fattori personali o anche collettivi (perché no?), ma rappresenta sempre e comunque uno stato emotivo estremamente variabile e soggettivo.
Da questo studio, emergerebbe in ogni caso che la F.I.L. è maggiore in quegli Stati con il P.I.L. più alto (sarà casuale?).
Arrivo dove volevo arrivare.
L'Australia è la nazione al mondo con la F.I.L. più alta in assoluto. Quindi sembrerebbe che laggiù tutto funzioni, che c'è un equilibrio perfetto tra cultura, ambiente, sanità, stato sociale, educazione, sicurezza, lavoro, rapporti interpersonali, macchina pubblica, previdenza, assistenza... insomma il mix ideale di tutte quelle condizioni che rendono la vita più piacevole.
...e allora perché mia figlia scrive queste cose??  (facendo un po' il verso a Spike Lee e Edward Norton)

"Fanculo alle mamme con i passeggini e le scarpe da ginnastica, chiamano i figli buddy o gli dicono good boy o good girl come a un cane che ti riporta il bastone, gli danno lezioni di buon’educazione a voce alta sui mezzi pubblici così tutti possono sentire che brave madri sono. Organizzate, sportive, salutiste, metodiche, mielose, arroganti, saccenti, bionde, parlano solo e soltanto dei figli, fanno la spesa in tuta comprando snack al formaggio per le lunch box e tutto l’occorrente per i loro menù settimanali letti su riviste femminili tipo Women’s Health and Fitness.

Fanculo alle vecchie inglesi, con le loro tazze di tè, le loro buone maniere e le loro ville edoardiane con i campi da tennis che se potessero fotterti e pagarti con i bollini della spesa lo farebbero senza pensarci due volte. Vecchie bacucche, l’impero è caduto e neanche tutti i profumi del piano terra di Myer riuscirebbero a coprire il vostro sentore di naftalina. E sbrigatevi a timbrare quando salite sul tram!
Fanculo alle liceali con le loro gambe arancioni di abbronzatura spray, le gonnelline inguinali e i calzini corti anche in pieno inverno. Ti sbattono le trecce e le cartelle in faccia, i borsoni del netball o del cannottaggio, attività con cui i loro collegi metodisti o presbiteriani cercano di contenenere lo strabordare di estrogeni di questi branchi di teenagers in scuole a sola presenza femminile. Ti otturano le orecchie con le loro stupide conversazioni adolescenziali piene di like e tutto, ma proprio tutto, nella loro vita di giovani donne intraprendenti e sicure di sé che non si sono mai confrontate con l’altro sesso, è so awkward, so weird.
Fanculo agli studenti universitari, i loro vestiti indie, le camicie a motivi, i cappelli, le collane con i baffi, i libri, finti intellettuali, finti impegnati, le foto dei ventunesimi instagrammate sugli iPhone, tutti in tiro e imbottiti di cocktail offerti dal festeggiato. Siete al primo semestre di un TAFE del cazzo e vi sentite padroni del mondo, i più cervelloni, i più fighi, i più ricercati, i più amati, i più taggati, già donne e uomini in carriera. Voglio dirvi solo una cosa: abbassate la cresta che non siete nessuno. Lavorate da Grill’d ma vi spendete tutti i soldi in regalini e serate, non vi siete mai sudati niente nella vita, avete sempre avuto mamma e papà a pararvi le spalle, a pagare le bollette, a pulire casa e a farvi trovare il frigo pieno. E non avete mai viaggiato: i vostri viaggi in Europa erano solo vacanze organizzate.
Fanculo ai caffè con i loro latte troppo cari, le colazioni a 20 dollari piene di avocado e salsine alla barbabietola, le uova cotte male e i peperoni dentro ogni santo panino. I vostri piatti elaborati alla moda di ‘sta cippa mi fanno cagare! E sì, si chiama panino, se sul menù ci scrivi “panini” me ne dovresti portare più di uno.
Fanculo alle cassiere che ti chiedono How would you like to pay today? Today?? Perché today? Che ci vediamo tutti i giorni io e te? Ma chi ti conosce! E non dirmi ciao che mica sei mia amica.
Fanculo ai pendolari, alle segretarie che si truccano in treno con una tazza di carta piena di caffè tra le gambe e un filo tirato sui collant, agli uomini d’affari in giacca e cravatta con i pass dei loro uffici al ventisettesimo piano con ascensore express che ti fa salire la pressione nei timpani e con il trolley neanche dovessero partire per una settimana. Sfigati lavoratori governativi, avvocati, broker, assicuratori, agenti immobiliari, mangiano sushi in pausa pranzo e stanno sempre attaccati ai loro smart phone per tutto il tragitto casa nel sobborghino – ufficio nel CBD e viceversa: tanto non vi cerca nessuno! Avete smesso di uscire con i vostri amici da anni ormai perché dovevate lavorare lavorare lavorare! Adesso siete probabilente sposati e vostra moglie fa parte della prima categoria di questa lista e a forza di chiamarvi dad ha scordato il vostro nome. - Questa sera è martedì, beef stroganoff, forse c’è una birra in frigo, voglio solo togliermi queste scarpe scomode e spiaggiarmi sul divano, spero che a lei non venga in mente di prendersi la tivù della sala grande per guardare quella stronzata di The biggest loser.- Leggo nel pensiero.
Fanculo ai senzatetto e la loro cantilena Buy The Big Issue, help the homeless. Per l’ennesima volta, no, non voglio comprare la vostra rivista.
Fanculo i ragazzi di Unicef o Save the Children o Salvation’s Army che si appostano per strada per chiederti donazioni o farti adottare un bambino a distanza hic et nunc sul marciapiede davanti a Hungry Jack’s.
Fanculo agli italiani, tutti nei ristoranti di Lygon Street, arrivano senza un’idea convinti che l’Australia sia l’Eldorado, convinti di restare per sempre fin dal primo istante, finché non sbattono il muso contro la dura realtà di una città cara dall’altra parte del mondo dove i soldi finiscono in fretta e bisogna rimettersi in gioco tutto da capo e li rincontri sulla Qatar Airways che tornano a casa. Tutti alla ricerca dei prodotti italiani, tutti esperti dopo un mese che abitano qui, aprite gli occhi, qui più che stranieri con fascino esotico e quindi ovviamente fighi, siamo albanesi in Italia a fine anni ’90.

No, fanculo tu, mia cara. Hai una città a tua disposizione e te ne stai qua a giudicare gli altri e a scrivere boiate. Sei solo una frustrata che aspetta la manna dal cielo per iniziare ad avere una vita vera e propria in questo posto."

Val bene quel detto: Tutto il mondo è paese!?

 
 
 

Fuck politically correct!

Post n°532 pubblicato il 06 Giugno 2013 da angolo.acuto
 

Ma sì, l'ha detto anche Papa Francesco, liberiamoci dall'ipocrisia!
Magari senza esagerare...

 
 
 

Campo de' Fiori

Post n°531 pubblicato il 03 Giugno 2013 da angolo.acuto
 

MUSEO DI ARTE MODERNA
Artista: Joe Bunny
Tecnica: Sacco di iuta francescana, alcune copie dell'"Osservatore Romano", sardine affumicate del Pacifico, fune dei cordai di Assisi (+ ape di plastica)
Come appare: un sacco pieno appeso con una corda ad una trave, con un'ape di plastica incollata all'esterno.
Titolo: Giordano Bruno


Posso immaginare una qualche spiegazione a quasi tutto, ma ditemi un po' voi, ... le sardine affumicate? 

 
 
 

STOP ALLE TELEFONATE

Post n°530 pubblicato il 02 Giugno 2013 da angolo.acuto

Pasqualina ha ottant'anni e vive sola nell'appartamento sul nostro stesso pianerottolo. Di lei sappiamo tutto. Un po' perchè, come molti anziani della sua generazione, ama raccontarsi e raccontare la propria vita alla prima persona disponibile ad ascoltarla, un po' perchè è un po' sorda.
Cosa c'entra che è sorda?!? Il fatto è che, come tutte le persone deboli d'udito, Pasqualina parla con un timbro di voce piuttosto vivace, come se stesse trattando titoli alla borsa valori. A maggior ragione anche quando è al telefono.
Bene, ora dovete sapere che l'apparecchio telefonico è piazzato nella stanza confinante con la nostra camera da letto, quindi il suo telefono e i nostri cuscini sono separati da quindici centimetri di parete il cui sistema di insonorizzazione, se mai fosse stato previsto dal capitolato dei lavori, capite bene che dopo dieci anni ha perso ogni sua originaria funzione.
La prima telefonata del giorno è annunciata da uno squillo alle sei di mattina, in genere è la sorella, quella che ha sulla trave del caminetto l'immagine della Vergine che la fissa di continuo mentre si muove nella stanza e il cui sguardo la mette molto in apprensione.
Lo squillo del telefono alle sei di mattina ci scuote come una mazzata sul naso mentre insegui farfalle su un prato fiorito o come un secchio di acqua gelata mentre prendi il sole in spiaggia. 
Pasqualina riattacca dopo dieci minuti di scambio di informazioni e aggiornamenti fondamentali per affrontare la giornata... e subito compone il numero del cugino signorino che vive con la madre centenaria, per apprendere gli sviluppi del diabete, i risultati delle analisi delle urine, le stranezze della badante, i valori del colesterolo e della pressione.
Passano neanche due minuti e il telefono squilla ancora: è la sua vecchia vicina di casa. La sua casa, quella dove ha sempre vissuto e dove abitava prima che la nuora la confinasse nell'attuale appartamentino nel nome del mantenimento dei buoni rapporti matrimoniali con il marito. La vicina la informa doviziosamente dei movimenti degli sposi e del nipote ventenne che, pare, adesso porti di nascosto la fidanzata in casa quando non ci sono i genitori e chissà che fanno! Gli sposi litigano, e molto, anche adesso che lei è andata via, ma "quella", si sa, è di fuori (del norditalia!), ha altre abitudini... Si sente dal tono di voce che sta per spezzarsi che la vicina ha aggiunto una nuova apprensione a Pasqualina che dopo aver commentato il comportamento del nipote e giustificato quello del figlio, aggancia.
A questo punto però deve sfogarsi con qualcuno e richiama la sorella...
Sono appena le sei e trentacinque e la mia sveglia non ha ancora suonato. Quando lo fa ho gli occhi spalancati da un'ora e le orecchie che tamburellano come una partita di ping pong...
Pasqualina ha abbandonato il telefono e la stanza da letto da un po', si è seduta sul divano e accende la televisione... "Stop alle telefonate!"

 
 
 
 
 

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