[Clarin]
Triste e indignato allo stess tempo, il sacerdote è sceso dal pulpito e si è mescolato tra i fedeli che lo guardavano abbastanza spaventati. Ai ragazzini ha detto: “Dov’è John? Veniva ogni domenica con i suoi genitori”. I ragazzini si siedono. “E dove sono Christian, Laurent e il piccolo Didou? Non ci sono più ed erano come voi, con la pelle più scura. Venivano dall’Africa. E non ci sono perché li hanno cacciati”. Una parte dei cattolici bianchi che hanno cacciato con brutale violenza i cattolici neri, erano a messa. Si sono messi in fondo, però c’erano. E alcuni si sono vergognati.
Questo penoso ma istruttivo episodio si è verificato ieri durante la messa domenicale alle 10 del mattino nel Duomo, la cattedrale di Rosarno, la città calabrese che oggi è il simbolo della persecuzione razzista contro i neri africani. Padre Giuseppe “Pino” Varrà ha mostrato ai molti fedeli presenti il presepe di Natale e ha detto loro: “Non ha senso averlo preparato né festeggiare il Natale se non siamo convinti dei valori che rappresenta”.
Con il Papa alla guida, la Chiesa si è schierata in difesa degli immigrati e dei diritti umani dopo la “caccia al nero” che ha fatto vivere all’Italia una piccola pagina buia della sua storia.
Mentre a Rosarno la caccia agli stranieri era in pieno svolgimento, il Ministero dell’Istruzione ha annunciato che si sarebbe posto un tetto del 30% alla presenza degli alunni stranieri nelle scuole. Sebbene la maggior parte della popolazione abbia approvato la misura repressiva mascherata da tentativo di integrazione, le reazioni sono state così negative che ieri è stato annunciato che la limitazione non avrebbe compreso i bambini stranieri nati in Italia.
Sull’altro fronte, il ministro degli Interni Roberto Maroni, vice leader della Lega Nord di Umberto Bossi, sostenitrice della lotta contro gli immigrati, per natura separatista e xenofoba, ha aperto una parentesi durante la campagna contro gli immigrati clandestini come causa dei mali italiani, promettendo provvedimenti contro il razzismo nello sport.
Maroni ha promesso “tolleranza zero” per i cori che attaccano i giocatori di colore con insulti e fischi. Nella fattispecie uno, che è diventato il simbolo della persecuzione. Si tratta di un Italiano, Mario Balotelli. Un ragazzo di colore che gioca nell’Inter. Da molto, troppo tempo, le tifoserie rivali gli cantano: “Un negro non può essere italiano” e altre carinerie razziste dello stesso tono.
Balotelli è orgoglioso e reagisce. Lo insultano, naturalmente. La situazione si è fatta intollerabile e davanti alla minaccia di sanzioni internazionali, il ministro Maroni ieri ha preteso che gli arbitri sospendano immediatamente le partite del campionato italiano non appena cominciano i cori e gli insulti razzisti.
Questi episodi dei cattolici di colore che ieri non hanno potuto assistere alla messa, dei ragazzini stranieri che non posso essere più del 30% nelle classi e il caso Balotelli, sono indice del clima avvelenato che si vive in Italia, che dovrebbe essere controllato al più presto per evitare mali molto peggiori.
[Articolo originale "Racismo, xenofobia y un clima envenenado" di Julio Algañaraz]
Inviato da: lucaclaudiaa
il 08/04/2016 alle 12:24
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il 05/10/2013 alle 10:51
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il 17/01/2012 alle 12:56
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