Biodani

Una prospettiva etica

Il sogno dell'etica è quello di riuscire a formulare dei princìpi universali, condivisibili da tutti.
L'etica non ha il compito pratico di indicare il comportamento da tenere in ogni situazione particolare, ma, in quanto filosofia, deve cercare piuttosto di definire una teoria generale di riferimento.
In realtà gli uomini, pur vivendo sempre in comunità, si caratterizzano per le loro diversità e le loro divergenze, per cui è difficile trovare un accordo perfino sulle definizioni di quei princìpi su cui dovrebbero fondare la loro convivenza e le loro relazioni.
Bisognerebbe riuscire a distinguere dei "valori" indiscutibili e riconosciuti da tutti, cioè talmente evidenti nella loro validità da non avere necessità di essere dimostrati.
In questo consiste la ricerca etica, tesa innanzitutto a scoprire quella specifica proprietà che possa accomunare tutti i giudizi etici e che, nello stesso tempo, sia peculiare solo ad essi.

I princìpi dell'etica devono avere un valore intrinseco, cioè una validità propria che non abbia necessità di essere riconosciuta e convalidata dall'esterno.
Il valore intrinseco costituisce anche un fine, perché ogni cosa si realizza nel suo essere, nell'essere se stessa, nell'assolvere alla sua funzione; e dunque la solidità dell'etica consiste nel far leva sul proprio senso, nel tentativo di definirsi e realizzarsi per quello che è.
Essendo, dunque, l'etica una prospettica principalmente dell'uomo sull'uomo, è chiaro che si fa carico dei valori intrinseci dell'uomo stesso, dell'esistenza, del suo essere nell'ambito dell'ecosistema in cui vive.
E allora il fine dell'uomo è quello di essere uomo, di realizzarsi come uomo, ma fondamentalmente di valorizzare la figura uomo, l'esistenza, l'ambiente in cui vive.

L'etica non può in alcun modo prescindere da questi tre valori che sono impliciti nell'esistenza umana.
L'esistenza umana dovrebbe essere un valore fondamentale e imprescindibile per l'essere umano, in quanto semanticamente tautologico: per tutte le creature viventi il "bene" vincolante e indiscutibile è l'esistenza stessa.
Ogni uomo ha a cuore innanzitutto la propria vita, la propria conservazione; si può essere altruisti quanto si vuole, ma il "bene" che nessuno può mettere in discussione è il proprio essere e il proprio esistere.
Questo valore implica necessariamente la conservazione e la tutela dell'uomo come specie, ma anche dell'uomo individuale nel suo essere specifico e proprio.
L'esistenza ha un valore intrinseco, che sussiste anche se ci rifiutiamo di riconoscerlo; e l'uomo ha un valore intrinseco, solo per il fatto di essere uomo.
Se sviluppiamo una teoria etica per l'uomo, è chiaro che non si può mettere in discussione l'uomo, altrimenti non si darebbe nessuna etica.
Dobbiamo aggiungere che, dal momento che l'uomo è "terrestre", vincolato cioè al pianeta Terra in cui ha il suo habitat e che dunque è indispensabile per la sua esistenza, anche l'ambiente naturale costituisce un valore fondamentale e imprescindibile.

Alla base dell'etica non c'è tanto la distinzione tra giusto e sbagliato, fra corretto e scorretto, ma la comprensione stessa dei valori dell'esistenza umana.
Occorre porre dei valori fondativi che delineino positivamente le norme dell'agire.
La prima azione dell'etica è dunque ermeneutica, non prescrittiva; le prescrizioni vengono di conseguenza e acquistano l'aspetto di un dovere, non imposto dall'esterno, ma avvertito nella propria coscienza.
Solo successivamente la collettività elabora una normativa valida per tutti i suoi componenti e impone dall'esterno leggi morali, naturali e giuridiche.
La configurazione dell'etica come prassi avviene in un secondo tempo, cioè con l'introduzione più propriamente sociale di una prassi che regoli il comportamento degli individui nell'interazione e nella condivisione; è in tale sede che occorre valutare le singole azioni e le conseguenze che possono avere.