TEILHARD E L'APOCALISSE

Post n°214 pubblicato il 01 Ottobre 2009 da bioantroponoosfera
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Rappresentazioni moderne dell’Apocalisse

 

Una delle rappresentazioni moderne dell’apocalisse è per esempio quella che emerge dagli scritti del padre gesuita Pierre Teilhard de Chardin molto più vicini al tipico discorso scientifico e evoluzionista che al discorso svolto totalmente nel linguaggio teologico.
Il suo discorso, in qualche modo profetico sull’avvento dell’Homo noeticus che rappresenta un salto evolutivo rispetto all’attuale Homo Sapiens Sapiens, non è indolore come molti interpreti di questa nuova figura umana ritengono. Per quest’ultimi infatti la nuova umanità viene rappresentata come il baluardo estremo della difesa della specie e del pianeta Terra, della democrazia e soprattutto dell’insieme del patrimonio spirituale accumulatosi lungo il divenire storico dell’umanità che lo piega ai legittimi interessi tattici e strategici dei nuovi movimenti emergenti, talora anche radicali, di stampo ecologista, salutista ecc… Questa lettura è sicuramente significativa e i movimenti non violenti, pacifisti, ambientalisti che talora la supportano sono certamente l’incarnazione sintomatica di una storia che giunge al termine, ma la lettura che il “gesuita proibito” dà dell’avvento dell’Homo Noeticus è ben altra e soprattutto ben più radicale: non è una figura di difesa dello status quo prima che le cose peggiorino irrimediabilmente ma una figura di attacco per far dire alla storia della salvezza: “tutto è compiuto”. Ci troviamo infatti di fronte ad una vera e propria “fine del mondo”. Esso, l’Homo Noeticus rappresenta infatti per così dire lo sprint finale della convergenza di tutta la nostra galassia nel “punto Omega” a forte potenza gravitazionale, rappresentato dal “Cristo evolutore” che attrae tutto a sé e in cui tutto collassa e implode nell’abbraccio finale tra il creatore e la creatura.

Pubblicato il 13 luglio 2009 sul sito “ IKONE”

 

 
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Intuizioni teilhardiane

Post n°215 pubblicato il 06 Ottobre 2009 da bioantroponoosfera

TEILHARD E LA SOCIALIZZAZIONE UMANA (O DEL SOCIALISMO)

La socializzazione è un fatto costituito dall'insieme delle interdipendenze economiche. sociali, politiche, giuridiche e culturali degli uomini e delle nazioni. Come tale, essa ha avuto inizio con lo comparsa dell'uomo, e il suo studio si confonde con lo studio delle diverse forme di società: clan, regioni. nazioni, ecc... Nel secolo XlX, dopo l'avvento della rivoluzione industriale, la socializzazione si è intensificata e generalizzata. Si è intensificata: le interdipendenze sono diventate sempre più numerose e necessitanti. Si è generalizzata: costatiamo infatti che, in campo internazionale, si stringono tra gli uomini rapporti sempre più stretti. La sociallzzazione riguarda non solamente le persone di una medesima nazione, ma le nazioni stesse.

La socializzazione è dunque un fenomeno che si costata. si descrive e si analizza. 11 socialismo invece è una dottrina o, più esattamente. un insieme di dottrine. tanto che sarebbe più esatto parlare di socialismi anziché di socialismo. Se i socialismi concordano nel mettere l'accento sul Tutto (per usare la terminologia di Tei/bard). differiscono profondamente gli uni dagli altri: il laburismo inglese. ad esempio. è lontano dal comunismo russo.

Qual è stato l'atteggiamento di T ei/hard in merito alla socializzazione e al socialismo? Teilhard non ha approfondito le dottrine socialiste, se non per cercarvi le prime soluzioni, ancora incerte e imperfeue, ai problemi posti dalla socializzazione attuale, e per denunciarne le insufficienze e le deviazioni. Prima di tutto e soprattutto si è interessato al fenomeno della socializzazlone, che ha minutamente descritto e analizzato. Ecco perché è più esatto e ovvio parlare di Teilhard e la socializzazione.

Afavore del titolo «T eilhard e il socialismo N militano però due ragioni.

La prima si desume dal modo con cui Teilhard affronta il fenomeno della socializzazione. Per T eilhard lo socializzazione è un insieme di fatti costatabili. Il suo studio però è qualcosa di più di una pura e semplice costatazione. T eilhard col/oca questo fenomeno in tutta lo storia dell'universo, e ne deduce:

I) Che la socializzazione non è una fase momentanea dell'umanità, dovuta al/o sviluppo rapido della tecnica, ma una sua situazione fondamentale.

2) Che s'inserisce in un grande movimento di convergenza dell'universo, assumendo significato individuale.

3) Che è un valore positivo. il movimento di socializzazione è per Teilhard un movimento di personalizzazione.

T eilbard ricorda con insistenza le condizioni di riuscita della socializzazione: salvare il Tutto senza trasformare le persone in automi, salvare la persona senza cadere nel­l'individualismo, salvare tutte le persone senza sacrificare quelle di oggi alle persone di domani.

T eilbard non ha dunque affrontato questo fenomeno da semplice sociologo: ne ha ricercato il significato, ne traccia le condizioni di riuscita. Certo: molti sono i sistemi concreti di realizzazione che possono soddisfare le condizioni da lui enunciate, e ripetiamo anzi che Tei/hard non si è schierato per nessun sistema politico, sociale od economico. Rimane comunque vero che, per Teilbard, la socializzazione non è un epijenomeno, qualcosa di acci­dentale per l'umanità, «un temporale che dobbiamo attraversare », bensì un qualcosa che appartiene alt' essere stesso della persona. T eilhard ritiene che questo processo non possa fare a meno di intensificarsi: ci invita pertanto a non [renarlo, ma piuttosto ad impegnarvici e a dirigerlo, in modo tale che il movimento di socialtzzazione diventi effettivamente un movimento di personalizzazione. L'accento posto sul valore del Tutto lo avvicina pertanto allo spirito comune a tutti i socialismi. Non dimentichiamo però che esistono differenze profonde.

La seconda ragione nasce dalle stesse correnti socialiste. A cominciare dal secolo XIX esse hanno subito una notevole evoluzione e si evolveranno ancora. Sorrette al-

l'inizio da ideologie razionaliste, laiciste o marxiste, alcune cominciano a liberarsi dalla filosofia che le ispirava, e si trasformano in sistemi di organizzazione della società, capaci di accogliere i valori ai quali noi non possiamo rinunciare. La Pacem in terris ha sottolineato quest'evoluzione, già avvenuta, o prossima a verificarsi: «Non si possono identificare fa/se teorie filosofiche sulla natura, l'origine, e il destino dell'universo e dell'uomo, con movimenti storici a finalttà economiche, sociali, culturali e politiche, anche se questi movimenti sono stati originati da quelle dottrine e da esse hanno tratto e traggono tuttora ispirazione. Giacché le dottrine, una volta elaborate e definite, rimangono sempre le stesse, mentre i movimenti suddetti, agendo sulle situazioni storiche incessantemente evolventesi, non possono non subire  può negare che in quei movimenti, nella misura in cui sono conformi ai dettami della retta ragione e si fanno interpreti delle giuste aspirazioni della natura umana, vi siano elementi positivi e meritevoli di approvazione? ».

Conscie della loro evoluzione, alcune correnti socialiste sembrano oggi cercare vie nuove.

Non potrebbe Teilbard de Chardin colmare le loro lacune? Ecco perché riteniamo giusto il titolo: «T eilhard de Chardin e il socialismo».

 

 ROBERT COFFY

 

 

 
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Il Centro di Documentazione si aggiorna

Post n°216 pubblicato il 12 Ottobre 2009 da bioantroponoosfera
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 Teilhard de Chardin sempre più presente nel WEB

 

 

L’attività del Centro di Documentazione Teilhard de Chardin cambia veste  e la sua attività si allarga sempre di più per dare maggiori  possibilità a quanti vogliono approfondire il pensiero e l’opera del padre gesuita.

Il Centro ha ampliato la sua attività aprendo la ricerca di articoli, documenti, tesi, relazioni e altro  verso il versante scientifico-futuribile dell’opera teilhardiana.

Al Centro sono cominciati ad affluire documenti sulla noosfera, sulla sistemica, sulla complessità e la socializzazione dell’attività umana, sulla mondializzazione, sulla teoria quantica applicata alla coscienza religiosa e tanto altro.

Unitamente a tutto il materiale già presente nel Centro la copertura “olistica” del pensiero teilhardiano dovrebbe essere in via di completezza.  Per questo il nuovo nome del Centro sarà: Centro di Documnazione Teilhard de Chardin sul futuro dell’Uomo.

Ai supporti cartacei del Centro si sta collegando un programma di digitalizzazione, ormai quasi ultimato,  di tutto questo materiale che renderà più facile la ricerca. Nel Centro sono presenti a tutt’oggi oltre settemila documenti, centinaia di libri, supporti audio-video  che anche se sono divisi secondo un titolario compilato ad hoc non sono di facile ricerca.

Al Centro si affiancano anche altri strumenti  di consultazione.

Li eleenco per facilità:

a)   il blog:  http://blog.libero.it/bionoogenesi  che state  leggendo in questo momento;

b)  il sito: http://sites.google.com/site/pellegrinodellavvenire  che raccoglie e pubblica argomenti di elevato contenuto scientifico-religioso. Vi ricordo che una volta entratri nel sito andata su Mappa del sito, apritelo e eventualemte, per vedere tutti gli argomenti aprite il bottone Espandi tutto e vi appariranno tutti i titolo pubblicati.

c)   i Quaderni trimestrali dedicati alla presentazione di studi e commenti di alto livello per studiosi.  Fino ad oggi sono usciti cinque quaderni totalmente esauriti. Stiano preparando un nuova serie, che uscirà a partire dal gennaio 2010 e che raccoglierà tutti gli atti del Simpostio Intrnazionale tenutosi a Parigi nel 1981.  Atti mai pubblicati e che sono una fonte di studio notevole perché presentarono all’epoca commenti di scienziati e professori indiani, cinesi, africani e arabi sul pensiero del Gesuita. Il secondo quaderno della nuova serie sarà dedicato alla scienza quantica e alla coscientizzazione religiosa

d)  per chi volesse approfondire il pensiero di Teilhard legato alla realtà olistica del mondo in cui viviamo può collegarsi con il sito: http://biosferanoosfera.it  curato dal Prof. Fabio Mantovani, profondo conoscitore del pensiero del padre ed estensore dell’ormai noto “Dizionario della Opere di Teilhard de Chardin”  edito da I Gabrielli.

Spero che questi nuovi impegni favoriranno  l’avvicinamento e la lettura del pensiero di Padre Teilhard de Chardin s.j., un uomo che con il suo profondo impegno di scienziato e di religioso ha tracciato nuove strade che oggi, a dispetto di tanti suoi confratelli e del magistero ecclesiastico sono state imboccate da scienziati, da biologi, da fisici, da teologi e da quanti hanno a cuore lo sviluppo del cristianesimo in una società che sembra aver perso il gusto di vivere.

Giovanni Fois

Centro di Documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell’Uomo

Teil 338 8048262

e/mail giovannifois2003@libero.it

 
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UN TESTO DI ROMANO GUARDINI

Post n°218 pubblicato il 23 Ottobre 2009 da bioantroponoosfera
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Il filosofo Romano Guardini  ha scritto un bellissimo testo che riporta alcune lettere teologiche inviate ad un amico.  Tra le lettere,  che trattano vari argomenti,  Guardini ne invia una  in cui scrive di Pierre Teilhard de Chardin.

La lettera è la numero sei ed è del 20 giugno 1964 ed ha come titolo:

 

“TEILHARD DE CHARDIN COME SINTOMO”

Le lettere sono pubblicate nel volume: Sul limite della vita. Lettere teologiche ad un amico, Vita e Pensiero edizioni.

 

 

In questi giorni ho avuto una intuizione: essa si collega con il nome di Teilhard de Chardin.

Finora sono stato, nei suoi confronti, in un atteggiamento di grande diffidenza, soprattutto perché è diventato tanto di moda.  Ho sempre considerato tali improvvisi favori della moda come dei pretesti per osteggiare qualche idea o qualche persona.  Ma adesso il nome di Teilhard de Chardin è divenuto molto importante per me.

Nel libro di Helmut de Terra, Men Weg mit Teilhard de Chardin (1962) si afferma che Teilhard è stato influenzato da Bergson.  Allora ho capito perché egli è stato accolto con tanto favore,m anzi con tanto entusiasmo, e voglio tentare di chiarire meglio questo fatto.

Il cristiano cattolico ha – se così si può dire, con una grossa semplificazione – considerato il mondo come lo spazio, più o meno stabilmente definito, in cui si svolge il destino dell’uomo: creazione del cosmo e dell’uomo, peccato, redenzione, restaurazione e giudizio.

Questo mondo era così importante come opera di Dio, come luogo dell’esistenza cristiana e del suo dramma, ma  aveva in definitiva solo la funzione di scena per il veramente-Importante, e – non bisogna dimenticarlo – era un pericolo sempre incombente su quest’ultimo.  In sé e per sé, non aveva alcun interesse per il cristiano.  Non entrava neppure nel vero e proprio divenire.

Tutta la concezione di ciò che significa  essere cristiano aveva anche, nel suo rapporto con il mondo, qualche cosa di singolarmente limitato, quasi meschino.  Il mondo in cui il credente professava la sua fede e la viveva e il modo in cui l’uomo moderno sperimenta, domina e plasma il mondo, divergono.  Nel senso moderno della vita tutto è in movimento e precisamente in un movimento creativo, da cui promana di continuo un elemento nuovo e così assicura la fede nel progresso – più elevato.

Questo movimento si compie a partire da un passato remotissimo ed è diretto verso il futuro, altrettanto lontano.  Immenso è lo spazio in cui avviene il movimento stesso.  Ciò che è in moto sono masse, energie enormi.  Il concetto del cosmico si dilata in una grandezza sempre più imponente e, corrispettivamente, il cosmo si riduce a una piccolezza sempre più esigua.

Tutto ciò non è solo un “luogo” in cui l’uomo vive, ma l’uomo è essenzialmente partecipe al suo continuo divenire.  Anch’egli “diviene” e il modo del divenire del mondo costituisce per lui un problema esistenziale, una questione che riguarda il suo destino. 

Per il cristiano cattolico moderno i due “capi”, se così si può dire, cioè divenire del mondo e decisione della salvezza, divenire del cristiano, sono disgiunti.  In questo consiste ciò che mi è venuto in mente: si tratta dunque di comprendere il messaggio cristiano nel suo rapporto con il mondo.  Il lavoro di Teilhard ne costituisce  una prima espressione, che forse definisce un’epoca.

Il mondo,  e il suo divenire, è importante per Dio e importante per l’uomo come cristiano.  Il messaggio del vangelo non può più assolutamente essere inteso in un senso pietistico e limitato, distaccato dal mondo.  Come si compia il divenire del mondo e se questo realizzi le possibilità insite in esso, è pure, in un senso ancora da definirsi, una questione salvifica.  E vedere e sviluppare ciò dovrebbe costituire un compito del pensiero teologico.

Teilhard si serve per questo del concetto di “Logos”, desunto dalla teologia greca.  Logos significa, prima di tutto, il Figlio  eterno del Padre, in cui si attua la divina forma primordiale, la forma della vita divina.  Ma designa anche il modo in cui questa forma primordiale viene posta dal Creatore alla base del mondo.

Nel Nuovo Testamento l’idea trova un’espreessione sempre molto significativa.  Anzitutto si afferma genericamente che il  Logos ha creato il mondo. Inoltre dichiara che il Logos, divenuto uomo, ha redento il mondo decaduto..

In altri termini, si afferma che la forma dell’Uomo-Dio glorificato, come principio formale interiore, come energia operante, costituisce  l’“uomo nuovo”, che anzi, come Chiesa, questa destinazione si estende, al di là degli individui, a tutto il complesso umano, anzi, addirittura al di là dell’umano, nel cosmo, e produce “il nuovo cielo e la nuova terra” e innalza l’intera  creazione sino a Dio nel simbolo della Gerusalemme celeste.

Contro tutto questo sorge un’obiezione.  E’ lecito applicare anche al mondo naturale, cosmico, quell’’attività divina, di cui è espressione il Figlio di Dio incarnato, e che sta nella categoria della grazia (spesso, equivocamente, in quella del soprannaturale) ?  E’ ciò che fa manifestamente Teilhard e costituisce, a quanto mi pare, l’obiezione più forte contro di lui.

Ma non dobbiamo dimenticare che i grandiosi abbozzi delle lettere agli Efesini e ai Colossesi, come anche l’immagine della “nuova Gerusalemme”, fanno parte della Rivelazione.  Non dobbiamo neanche dimenticare che il concetto di soprannaturale, separabile dal naturale, è di data più recente e proviene dal bisogno della teologia di operare distinzioni.

Sembra che Agostino non compia ancora  questa distinzione, ma parli base al tranquillo possesso del credente, che, nello stesso tempo, è l’uomo creato naturale.  In lui manca l’aspetto materialistico del fenomeno, ma c’è quello storico.  La storia della “civitas Dei” è, per lui, semplicemente la storia.

Adesso sembra che, analogamente, il concetto del “mondo nuovo” debba essere riassunto in quello del mondo in genere.  E cioè in maniera che ci sia solo quel mondo che è diretto verso la Gerusalemme celeste.  Naturalmente il pericolo che questo processo porti ad un miscuglio panteistico e che le categoria del vangelo siano naturalizzate, secolarizzate, è grande.

Tuttavia il compito rimane, e viene proposto alla teologia futura come alla coscienza cristiana in divenire.

 

ROMANO GUARDINI

 
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Un libro di T.Monod

Post n°220 pubblicato il 30 Ottobre 2009 da bioantroponoosfera
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Spulciando tra i libri sulla bancarella

 

In una delle mie solite visite al bancarellaro dei libri ho ritrovato un vecchio volume di Theodore Monod dal titolo : L’avventura umna, Bollati Boringhieri , Torino 2004

In alcune pagine del volume si accenna a Teilhard de Chardin. Vi ripropongo queste brevi considerazioni di Monod  ( da pag. 37 e segg.)

 

Da: THEODORE  MONOD, L’AVVUNTURA UMANA

Oggi tutti sanno che è ormai impossibile e, d'altra parte, impensabile, considerare l'universo e la sua storia (poiché ne ha una) al di fuori del concetto di evoluzione, dunque di trasformazione e di divenire. Il cosmo aristotelico, stabile, immutabile, eternamente immobile, ha fatto posto a un universo non compiuto, ma in un continuo farsi, come diceva Bergson e a cui faceva eco il biologo Vandel: «Il cambiamento non è un accidente, è la legge stessa del mondo. Conviene sostituire la filosofia dell'immutabile con quella del cambiamento».

Di conseguenza, all'interno del cosmo tutto si tiene. Potranno esservi transizioni, soglie, livelli d'evoluzione, stasi, ma la catena resta, da un capo all'altro, senza soluzioni di continuità. Attraverso un unico filo passerà una formidabile corrente ascendente d'energia, di coscienza, il vitalismo della materia e l'ominazione della vita.

Nessuno ha descritto, si potrebbe dire cantato, con più eloquenza e fervore di Teilhard de Chardin questa lenta epopea della diversificazione all'interno del continuum dell'universo. Per Teilhard, l'unità delle cose e degli esseri è assiomatica: «Il seme di vita poi il seme di pensiero succederanno al seme di materia», essendo quest'ultima sin dall'origine in stato di genesi, con un movimento ascensionale verso uno stato superiore e, giunto il momento, verso lo spirituale. Il cosmo tutt'intero ha una storia in cui, afferma Teilhard, «materia e spirito sarebbero inglobati in una stessa spiegazione coerente e omogenea del mondo». «Per ogni spirito moderno - aggiunge - la coscienza è sempre risultata da un movimento universale, assolutamente specifico, in virtù del quale la totalità delle cose, dall'alto in basso, si sposta solidalmente e senza discontinuità, non solo nello spazio e nel tempo, ma in uno spazio-tempo la cui particolare curvatura renderà ciò che vi si muove sempre più organizzato».

Materia e spirito dunque non sarebbero altro che le due facce di uno stesso oggetto. Non esistono due compartimenti stagni: il dominio della materia e quello della vita, il mondo atomico delle molecole e il mondo cellulare delle piante e degli animali, bensì una realtà unica, tanto che Teilhard si spingerà a ipotizzare che la materia stessa possa contenere già un germe di coscienza.

Analogamente, secondo Vandel, è inconcepibile mettere in dubbio l'origine comune della materia inanimata e della sostanza vivente. La vita ha due volti, i cui limiti restano impossibili da precisare.

Ciò ammesso, la gigantesca traiettoria dell'evoluzione si svolgerà senza grandi fratture, e attraverso crescenti stadi di complessità, dagli aggregati di materia alla cellula vivente, dai reticoli dei cristalli ai mammiferi, ai primati e all'uomo, testimoniando così la lenta ascensione di una coscienza, di uno spirito e, di conseguenza, di un'autonomia e infine di una libertà morale.

………………..

 Ma il flusso dell'evoluzione organica ammette pulsazioni,livelli successivi che non interessano soltanto le trasformazioni morfologiche. Analogamente, i grandi temi della storia biologica passano, nel corso del loro sviluppo, attraverso stadi di crescente complessità. La sessualità, per esempio, ancora gametica tra gli unicellulari, diverrà somatica, psichica, sino talvolta a sfociare, per una sorta di sublimazione, nelle religioni.

Si è creduto a lungo che l'evoluzione fosse una specie di asse unico, che saliva verticalmente sviluppandosi gradualmente; in seguito, ci si è resi conto, e Teilhard de Chardin vi ha molto contribuito, che nella realtà ciò avviene per avvicendamenti. Non con un movimento lineare, bensì tramite un'espansione paragonabile a quella di cespugli che sbocciano l'uno dopo l'altro diramando in diverse direzioni i loro virgulti, molti dei quali non attecchiranno.

Mi accade spesso di paragonare l'evoluzione a una muraglia formata da mattoni e giunti. La si vede rimanere più o meno stabile o dotarsi di elementi accessori che influiscono modestamente sulla struttura del phylum in questione, e poi di colpo qualcosa riesce a infilarsi tra due mattoni per raggiungere il livello superiore. Così, una tappa viene superata. Poi le fioriture riprendono, sino al momento in cui un altro pezzo di phylum trova il modo di attraversare una seconda fessura e risalire di una tacca. Questa ascensione per occasioni successive è davvero un fenomeno molto singolare.

Un gran numero di «tentativi» viene abbandonato, e pur non essendo condannati a sparire restano inalterati; conosciamo infatti nell'attuale natura animali immutati dal cambriano come alcuni brachiopodi, dal siluriano come gli scorpioni o dal carbonifero come gli scarafaggi. Per converso, assistiamo a molte innovazioni. Nuove forme appaiono poiché l'insieme si è mosso. Le varietà che oggi vediamo sono spesso assai specializzate, esistono da molto tempo e hanno dietro di sé un considerevole retaggio.

Se ancora abbiamo tanta difficoltà ad accettare e concepire questa realtà dell'evoluzione, dipende dal fatto che siamo impreparati ad acquisire la coscienza della durata. Lo spessore del tempo è prodigioso. Già Lamarque affermava: «Con il tempo, tutto diviene possibile». Aggiungendo: «E alla natura il tempo non manca mai». Va detto che quando ci si destreggia con miliardi d'anni, durata totalmente aliena alla nostra vita normale, molte cose che ci apparivano impossibili o difficili da credere diventano invece possibili, probabili o addirittura reali.

Non si è mai visto, e non lo si vedrà mai, un pesce uscire dall'acqua e trasformarsi in batrace, ma bisogna credere che ciò è avvenuto. Così come non si è mai visto un batrace diventare rettile, né un rettile mutarsi in uccello o in mammifero. E tuttavia è successo; disponiamo di fasi fossili intermedie come l' Archaeopterix, organismo metà rettile e metà uccello, che ci consentono di accertare l'oggettività dei processi di trasformazione.

Non si ricorderà mai abbastanza che la storia naturale, termine oggi troppo denigrato, ignorato e considerato sorpassato dai sostenitori delle scienze alla moda, resta fondamentalmente una storia, con la sua cronologia, i suoi molti fallimenti, i suoi tentativi mancati, i suoi successi incompleti, le sue false partenze, ma anche con la tendenza a un ordine gerarchizzato indice di una direzione, di una traiettoria che il solo ricorso al caso non potrebbe mai spiegare.

………………..

Dopo la morfologia, molti altri caratteri definiranno l'umanità nascente. La sua diffusione geografica che, partendo dai focolai africani, coprirà l'intero pianeta, l'uso dell'utensile, fabbricato ed esterno al corpo, la crescita in complessità di connessioni sui generis tra membri di una stessa collettività. Abbiamo dunque raggiunto la soglia dove l'uomo potrà passare da un'evoluzione subita a un'evoluzione pensata e diretta, con la comparsa, attorno alla biosfera, di un involucro concentrico: la noosfera teilhardiana. Franz Leenhardt lo spiega chiaramente: attraverso la facoltà di scelta e le possibilità di analisi e riflessione che l'accompagnano e ne sono le condizioni psicologiche, la creatura che dice «io» diventa il fattore di un nuovo ordine nella creazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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Tesi di laurea su Teilhard de Chardin

Post n°221 pubblicato il 06 Novembre 2009 da bioantroponoosfera
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Cari Amici, tempo fa ho trovato in Internet questa introduzione ad una tesi di laurea in filosofia discussa, credo, dalla Dr.ssa Silvia Maggi. 

Perché dico  credo; perché ho tentato di sapere dati su questa Dottoressa, ma non sono approdato a nulla. Anzi, ho scoperto che Lei aveva un profilo di myspace ed allora, per poterla contattare mi sono pure iscritto a myspace, Ma inutilemte, perché la Dottoressa in questione accetta solo messaggi da coloro che Lei chiama amici. Per cui io non ho potuto contattarLa.

Allora pubblico sul mio blog questa testimonianza su Teilhard de Chardin e mi auguro che se la Dottoressa la vede abbia voglia di contattarmi

 

 

Introduzione alla mia Tesi di Laurea in Filosofia

PIERRE TEILHARD DE CHARDIN:

IL PENSIERO E LE INTERPRETAZIONI.

 INTRODUZIONE

 Pierre Teilhard de Chardin è sicuramente un personaggio ed uno studioso molto particolare e degnissimo di attenzione, dopo essermi documentata e aver letto le opere di maggior rilievo, ho deciso di incentrare la mia tesi su di lui, sul suo pensiero e sulle interpretazioni che sono state date da alcuni stimati teologi sul suo operato.

Il lavoro che mi accingerò a realizzare richiederà molto impegno proprio per la mole e la complessità dei suoi scritti; ciò che mi propongo di fare è cercare di introdurre e analizzare nel modo migliore, secondo le mie capacità, tutte le informazioni apprese, volendone rintracciare le parti di più rilevante interesse per la comprensione delle sue meditazioni e ricerche. Allo stesso tempo, cercherò di essere sia sufficientemente sintetica che scrupolosa nell'analisi.

La mia trattazione su Teilhard de Chardin sarà suddivisa in quattro parti o capitoli, il primo andrà ad illustrare ed approfondire il periodo storico, il panorama culturale in cui egli è inserito vive ed opera, e l'analisi delle due opere più importanti, quali "Il Fenomeno Umano" scritto tra il 1938 e il 1940 e pubblicato postumo nel 1955, e "L'Ambiente Divino", elaborato tra il 1926 e il 1927 anch'esso pubblicato dopo la sua morte, ed entrambi gli scritti facenti parte delle sue "Oeuvres complètes" rispettivamente come primo e quarto volume.

"Il Fenomeno Umano" rappresenta l'opera della maturità intellettuale teilhardiana, è un testo complesso dove sono messe in evidenza le idee del padre gesuita per quanto concerne il suo profondo studio di scienziato, e dove allo stesso tempo si denota la ricerca da parte sua di una sintesi tra l'analisi scientifica e quella riflessiva. Per usare sue parole, egli definisce questo suo lavoro una "memoria scientifica" che si propone di studiare e rappresentare "tutto" il fenomeno, incentrando l'attenzione appunto su quello umano, che è posto e visto come l'asse dell'evoluzione.

Sarà chiaro alla fine dell'opera l'invito agli studiosi a rivolgere la loro mente da scienziati e ricercatori intorno all'essere umano, che appunto deve essere il centro dei loro approfondimenti presenti e futuri.

Per meglio comprendere l'opera sceglierò le parti più importanti e suddividerò l'analisi nella mia tesi in vari paragrafi. Essenzialmente saranno cinque, come (le parti secondo Teilhard che scandiscono il ritmo dell'evoluzione) rispettivamente parlerò della fase della "Previta": con la stoffa dell'universo e l'apparizione della terra giovanile, poi passerò a trattare  quella della "Vita": con la nascita della cellula e da in lì in poi con quella delle varie ramificazioni dell'albero che rappresenterà tutti gli esseri viventi. In seguito passerò alla parte centrale, rappresentata dalla fase cruciale per l'intero pianeta quale l'arrivo alla soglia del "Pensiero": che segnerà la svolta dell'evoluzione, con l'ominizzazione e la creazione della Noosfera. Infine articolerò le ultime due parti a proposito della "Supervita", in cui si vedrà la convergenza del pensiero umano e lo spirito della terra che si andranno ad incontrare e confluiranno nel Dio Omega, con lo scopo di concludere 'l'excursus' nella fase ultima della "Terra Finale", dove il padre gesuita esporrà il suo proposito e suggerimento perché ci si impegni nello studio dell'oggetto umano e nella sintesi della sfera della scienza con quella della religione.

Dopo aver attentamente analizzato questa opera di carattere prettamente scientifico, cercherò di esaminare quella che probabilmente meglio denota la spiritualità e gli intenti teologici di Teilhard: "L'Ambiente Divino".

In questo piccolo trattato di vita interiore come afferma Teilhard, sarà possibile scoprire e comprendere tutto il viaggio spirituale compiuto dal padre gesuita, i propositi che ogni buon cristiano dovrebbe fare, e rappresenta la risposta che egli vuole donare ai suoi lettori alla profonda inquietudine che vede e percepisce nella nostra epoca moderna, che proprio a causa delle nuove scoperte dell'universo e della presa di coscienza della potenzialità umana potrebbe portare ad un eclissi di Dio. Teilhard si propone di ricongiungere il Dio cristiano al nostro universo moderno.

SILVIA MAGGI (Sil 79)

( segue post successivo)

 

 

 

 
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Una tesi su Teilhard de Chardin (2)

Post n°222 pubblicato il 06 Novembre 2009 da bioantroponoosfera
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Silvia Maggi

 

Introduzione alla mia tesi su Teilhard de Chardin

(segue dal post precedente)

 

 

Anche questa parte nella mia esposizione sarà suddivisa in tre paragrafi: nel primo si tratterà della "Divinizzazione delle attività umane" con la spiegazione di come riuscire a santificare il nostro operato, compiere il mondo in Gesù Cristo e quindi in che modo il nostro impegno quotidiano verrà alla fine consacrato e umanizzato. Nel secondo paragrafo si vedrà come riuscire secondo Teilhard a compiere la "Divinizzazione della passività umane", a proposito del loro significato e del loro scopo finale, della lotta di Dio contro il male e della nostra comunione con Lui proprio attraverso di esse, della diminuzione e della morte. L'ultima parte esporrà la natura e le peculiarità "dell'Ambiente Divino" , la sua apparizione e la diafania in Dio, i progressi che si possono compiere individualmente e collettivamente in esso e infine la grande attesa della Parusia, quindi il momento dell'arrivo dell'unione tra il nostro operato terreno e i nostri sforzi con il trionfo del Cristo.

Dopo aver parlato delle sue maggiori opere e aver analizzato ed inquadrato il suo pensiero, nel secondo, terzo e quarto capitolo mi appresterò a discutere delle interpretazioni che sono state date su Teilhard de Chardin da parte di tre teologi di illustre fama.

La prima interpretazione e il primo commento che affronterò sarà quello dato da Georges Crespy, il teologo di credo protestante si è apprestato ad elaborare un opera su Teilhard dal titolo "Il pensiero teologico di Teilhard de Chardin" scritta nel 1961, dove offre un'analisi (nonostante sia un teologo riformato) il più possibile universale ed ecumenica.

Punto focale del suo studio è il valore della teologia di Teilhard, il fatto indubitabile che la teologia sia una dimensione di tutta l'intera opera teilhardiana, che essa sia essenziale e focalizzata dalla cristologia, questa a sua volta nella Parusia e, dalla dinamizzazione del concetto di Cristo che tutto ciò comporta.

L'opera abbastanza massiccia di Crespy sarà da me riepilogata e divisa in sei parti, così come nel libro originale, ognuna delle quali toccherà un argomento specifico che porterà ad ottenere un visione generale dell'esame crespyano.

Rispettivamente  in ordine, i paragrafi tratteranno della problematica teilhardiana, la cristologia, il significato della Croce e del male per il padre gesuita, e due interessanti confronti: quello con il padre della Chiesa per antonomasia, quale sant'Agostino, mostrando le possibili similitudini negli intenti dei due teologi e le ovvie e profonde differenze, e quello con Rudolf Bultmann soprattutto a proposito del significato della "situazione" o contesto storico e la "verità" biblica, visti in maniera differente.

Ultimo paragrafo sarà quello sul valore della teologia teilhardiana, dove Crespy tirerà le somme sull'importanza del lavoro svolto da Teilhard, dichiarandone i meriti e sottolineando determinate mancanze.

Nel terzo capitolo vedremo il commento da parte di Henri de Lubac, questa volta quindi un analisi da parte di un teologo "cattolico", elaborata nella sua opera "Il pensiero religioso del padre Teilhard de Chardin" scritta nel 1962.

La trattazione di de Lubac è certamente una delle più altisonanti, ricche e prestigiose, un lavoro notevolmente vasto, suddiviso in molte parti, che ho cercato di esporre scegliendo tra gli argomenti che ho reputato maggiormente significativi.

De Lubac parte dall'esporre la dottrina spirituale di Teilhard e il carattere tradizionale della sua ispirazione profonda, per poi giungere a determinare il suo metodo e la parte di novità che il suo pensiero apporta.

Egli espone il limite e le critiche al sistema teilhardiano, ma sottolinea anche la fecondità e l'importanza della sua impresa, senza dubbio retta nelle intenzioni e sostenuta da una grande fede.

Suddividerò l'analisi di de Lubac in nove paragrafi, rispettivamente trattando i seguenti argomenti: l'Ambiente Divino, il fondo tradizionale alla base del pensiero teilhardiano, il fenomeno umano, Teilhard scienziato profeta e mistico, la parte di novità apportata dal suo operato, la trasfigurazione del cosmo, il personalismo, il rovesciamento di metodo, ed infine creazione cosmogenesi e cristogenesi teilhardiana.

Nell'ultimo capitolo della mia tesi parlerò di un altro famoso e noto teologo: Hans Urs von Balthasar, il quale è senza ombra di dubbio lo studioso che ha dato l'interpretazione ed il giudizio su Teilhard de Chardin più negativo.

Nel 1963 egli pubblicò un articolo su una rivista teologica intitolato "Die Spiritualität Teilhards de Chardin. Bemerkungen zur deutschen Ausgabe Le Milieu Divin: Wort und Wahrheit"(1963), in cui esprimeva tutto il suo disappunto e le sue perplessità sul sistema teilhardiano. 

Egli dopo l'uscita dell'edizione tedesca de "L'Ambiente Divino" colse l'occasione per denunciare il padre Teilhard a proposito del suo metodo, accusandolo di applicare la categoria dell'evoluzione in modo generalizzato, e apportando per ciò degli spostamenti, andando ad intaccare sia i concetti fondamentali della religione cristiana che quelli delle categorie filosofiche e religiose.

Von Balthasar sosteneva la gravità dell'errore che si compie quando si cerca di spiegare cosa sia il cristianesimo attraverso l'evoluzione, così come anche in riferimento alla storia e alla natura.

Un "no" vero e proprio il suo, che darà sicuramente uno spunto in più per riflettere sull'operato ed il percorso intellettuale e spirituale di Teilhard de Chardin, che, come abbiamo appena annunciato in questa rapida introduzione, sarà ricco, interessante, ma non privo di obiezioni e difficoltà sia interpretative che metodologiche.

Ciò che mi propongo di fare in questo mio lavoro è innanzi tutto inquadrare il personaggio e cercare di comprendere i suoi intenti ed il suo pensiero attraverso l'esame delle sue opere maggiori, e conseguentemente, commentare e considerare le interpretazioni che Georges Crespy, Henri de Lubac e Hans Urs von Balthasar hanno dato attraverso e grazie alle loro opere su Teilhard de Chardin.

Lo scopo finale ovviamente, sarà quello di arrivare ad ottenere uno schema, un quadro d'insieme il più possibile esaustivo su questo scienziato-teologo innegabilmente molto particolare, sia per i proponimenti che egli si era prefisso di raggiungere che per il modo in cui ha portato avanti il suo lavoro e le sue idee, malgrado le molte avversità che ha dovuto subire durante tutto il corso della sua vita.

 

Silvia Maggi (Sil 79)

 
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Anno Mondiale dell'Astronomia

Post n°224 pubblicato il 22 Novembre 2009 da bioantroponoosfera
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In questi ultimi giorni la Chiesa ha lasciato da parte Darwin e si è lanciata nella discussione, affatto teologica perché non conviene, sulla presenza di altri mondi abitati o di alieni come li chiama il responsabile della Specola Vaticana.

Ormai i teologi parlano e straparlano citando gli alieni come nostri fratelli. Fino a quando non toccheranno con mano che questi discorsi coinvolgeranno necessariamente la Cristologia e tanti altri dogmi . Allora li vedremo fare marcia indietro con la scusa che la “ tradizione” non si può cambiare perché è “parola di Dio”.

Qui vi proponiano un breve studio di Fabio Mantovani, leggermente modificato per esigenze di blog invitandovi, se siete interessati ad andarlo a leggere nel sito www.biosferanoosfera.it  dove potrete anche ammirare una bella serie di foto di stelle e di galassie.

 

 

TEILHARD E L’IPOTESI DI ALTRI MONDI ABITATI

In occasione dell’Anno Internazionale dell’Astronomia proclamato dall’ONU (2009)

 Fabio Mantovani

Quando ancora si riteneva, sino ai primi decenni del 1900, che la sola Via Lattea fosse tutto l’universo, Teilhard de Chardin così rifletteva in una lettera del 24 febbraio 1918: «È curioso che io sia stato vivamente preoccupato per due giorni soltanto dalla difficoltà di conciliare la mia dottrina del Cristo cosmico con la Pluralità dei Mondi. Dato che il Cosmo è certamente indivisibile, e che il Cristianesimo non è più piccolo del Cosmo, bisogna ammettere una certa manifestazione ‘polimorfa’ del Cristo cosmico su diversi mondi, secondo l’attitudine di questi mondi ad essere integrati nell’Universo celeste. Il Cristo umano non sarebbe allora che un aspetto del Cristo cosmico. Altrimenti il Cristo (se sostenesse soltanto la Terra) sarebbe più piccolo del Mondo».1

La preoccupazione di Teilhard era riferita alla probabilità che degli esseri autocoscienti abitassero su altri pianeti dell’universo allora noto, la Via Lattea appunto. Di lì a poco questa probabilità è andata continuamente crescendo a dismisura. Infatti, nel gennaio 1925 l’astronomo Edwin Hubble annunciò di aver scoperto che la nebulosa M31 era in realtà un’altra galassia, la Galassia Andromeda, che si trova alla distanza di 2,36 milioni di anni luce. Oggigiorno si conosce la distribuzione di molti ammassi di galassie, raggruppati a loro volta in giganteschi superammassi, cioè ammassi di ammassi di galassie. In pratica, la nostra osservazione attraversa lo spessore della Via Lattea, raggiunge le galassie e attraverso queste è talvolta possibile osservare altre galassie,  come la  Galassia NGC 4921, che dista da noi 320 milioni di anni luce e fa parte di un ammasso di oltre 100 galassie. Alcune di queste si possono notare, appunto, attraverso la NGC 4921.

 Teilhard de Chardin, come già accennato, si è reso conto molto presto dei problemi che la teologia avrebbe dovuto affrontare, a cominciare dall’abbandono di una rappresentazione “mediterranea” del Cristo. È per di più straordinario che queste sue prime riflessioni siano state fatte allorquando era nelle trincee più insanguinate della 1^ guerra mondiale: nel 1916, fa dipendere dall’Incarnazione sia l’inserimento di Cristo nell’Universo (cfr. La vita cosmica, Cap. IV) sia la trasfigurazione della Materia (cfr. Il Cristo nella Materia); nel 1917, allude a Cristo come Omega, “Attrattore” dell’evoluzione convergente (cfr. L’unione creatrice, punto 2); nel 1917, proclama che Cristo è il centro della Creazione e il Termine di tutte le cose che convergono verso di Lui (cfr. L’elemento universale, punto 2/b); nel 1918, esprime il desiderio di annunciare il Cristo nell’Universo (cfr. Il sacerdote).

Nel 1920, come si era proposto, scrive la Nota sul Cristo-Universale: «…Questo Cristo-Universale è quello che ci presentano i Vangeli e più precisamente San Paolo e San Giovanni. É quello del quale hanno vissuto i grandi mistici. Non sempre è quello di cui la Teologia si è occupata di più.

…Di fronte all’immensità concreta che si svela così alla nostra generazione, gli uni (non credenti) abbandonano Cristo a priori perché sovente si presenta di Lui una Figura notevolmente assai più piccola del Mondo. Gli altri (molti tra i credenti) meglio istruiti, si sentono comunque interiormente alle prese con una lotta mortale. Chi sarà il più grande al loro cospetto, e dunque degno di essere adorato? Cristo o l’Universo? Quest’ultimo cresce smisuratamente senza posa.

Bisogna assolutamente che l’Altro sia posto ufficialmente, esplicitamente, al di sopra di ogni misura.

…Un Cristo ridotto, quale ci è stato presentato a scuola, esplode sotto questo continuo afflusso di essere che la Scienza fa sorgere; in compenso si scopre e si impone il grande Cristo della Tradizione e della Mistica. Ed è verso quest’ultimo che bisogna andare.

Perché Cristo sia veramente universale, bisogna che la Redenzione, e dunque la Caduta, siestenda a tutto l’Universo. Il peccato originale assume di conseguenza una natura cosmica,che la Tradizione gli ha sempre riconosciuto, ma che, in seguito alle nuove dimensioni riscontrate all’Universo, ci obbliga a correggere profondamente la rappresentazione storica e la modalità di trasmissione (troppo puramente giuridica) che generalmente gli attribuiamo».2

Va sottolineato che l’idea di Cristo-Universale (insieme a quella di Cristo-Omega) domina tutto il pensiero di Teilhard de Chardin, particolarmente in: Il mio universo, al punto 2 (1924), Cristologia ed Evoluzione, II (1933), Come io credo, al punto 3 (1934), Alcune riflessioni sulla conversione del mondo, al punto 4 (1936), La Parola attesa, cap. IV (1940), Cristianesimo ed evoluzione, paragrafo B (1945), Il Cuore della Materia, punto 2 (1950).

Nel 1953 traccia schematicamente in che maniera la teologia dovrebbe affrontare il problema posto dall’eventuale esistenza di altre “umanità”, 3 a partire da una certa rappresentazione del Peccato originale (come già aveva intuito nello scritto del 1920, poco sopra). Riportiamo le parti essenziali del suo ragionamento: «…dato ciò che ora sappiamo circa il numero dei ‘mondi’ e della loro evoluzione interna, l’idea d’un solo pianeta ominizzato in seno all’Universo è già diventata infatti per noi (anche se in genere non lo avvertiamo) quasi altrettanto impensabile di quella d’un Uomo apparso senza relazioni genetiche con il resto degli animali della Terra. In media (e come minimo) un’Umanità per galassia; cioè, in tutto, milioni d’Umanità sparse attraverso i cieli ...

Di fronte a questa prodigiosa molteplicità di focolai siderali di ‘vita immortale’, come reagirà la Teologia per rispondere all’attesa ed alle ansiose speranze di tutti coloro che vogliono continuare ad adorare Dio ‘in ispirito ed in verità’? ... Non può certo continuare più a lungo a presentare, come sola dogmaticamente sicura, una tesi (quella dell’unicità dell’Umanità nell’Universo) diventata ormai improbabile per la nostra conoscenza sperimentale.

Ma allora? …

…Per il teologo che deve affrontare il problema della probabilità scientificamente crescente di una pluralità di ‘centri di pensiero’ sparsi nel Mondo, due possibilità di fuga facili (seppure illusorie!) si presentano subito. E sono tanto più allettanti per lui in quanto sono vie che egli ha già sperimentato in passato.

O decidere che, sola tra tutti i pianeti abitati, la Terra ha conosciuto il Peccato Originale ed ha avuto bisogno di essere ‘redenta’.

Oppure, nell’ipotesi d’un Peccato Originale universale, immaginare che l’Incarnazione si è realizzata solo sulla Terra, e che le altre ‘Umanità’ ne sono state comunque, con qualche mezzo, debitamente ‘informate’ (!?). Oppure, infine, scommettendo sulla probabilità, molto seria, che, tra la Terra ed altri astri pensanti, nessun collegamento non si realizzerà mai, in modo sperimentale diretto , sostenere contro ogni probabilità che solo la Terra è abitata nell’Universo: radicarsi, cioè, nell’affermazione testarda che ‘il problema non esiste’.

Non è necessario saperla lunga per vedere e sentire che, allo stato attuale delle nostre conoscenze riguardo alle dimensioni dell’Universo ed alla natura della Vita:

a) La prima di queste soluzioni è scientificamente ‘assurda’, in quanto implica che la Morte (indicatore teologico della presenza del Peccato Originale) potrebbe non esistere in certi punti dell’Universo, - nonostante che quei punti (lo sappiamo in modo appropriato) siano sottoposti alle stesse leggi fisico-chimiche che regnano sulla Terra).4

b) La seconda è ‘ridicola’, specie quando si pensa all’enorme numero di astri da ‘informare’ miracolosamente?), ed alle enormi distanze che li separano nello Spazio e nel Tempo.

c) E, per finire, la terza è ‘umiliante’, - per il fatto che, ancora una volta, la Chiesa darebbe l’impressione di salvare il dogma rifugiandosi nell’Inverificabile.

Per uscire dalla difficoltà in cui si trova, oggi, la nostra Fede, in seguito all’ingrandimento, improvviso per la nostra esperienza, delle dimensioni ‘spirituali’ dell’Universo, - per uscirne, ripeto, con dignità e profitto, bisogna assolutamente trovare non già delle scappatoie ma un’altra cosa.

Ma che cosa? ..

Egli afferma che devono essere accettate queste due concezioni:

a) se in qualsiasi luogo dell’Universo sono in atto delle evoluzioni biologiche, queste (come sulla Terra) sono di tipo convergente, seguono cioè la “legge di complessità-coscienza” (dei processi unitivi di crescente coscientizzazione, sino alla formazione di “Noosfere” altamente sviluppate);

b) in forza della Sua Resurrezione, Cristo deve essere Universalizzato. Bisogna ritenere, cioè, che il Cristo Universale operi in tutta la Creazione.

 

(segue nel prossimo post)

 

 
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ANNO MONDIALE DELL'ASTRONOMIA

Post n°225 pubblicato il 26 Novembre 2009 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

 

 

TEILHARD E L’IPOTESI DI ALTRI MONDI ABITATI

In occasione dell’Anno Internazionale dell’Astronomia proclamato dall’ONU (2009)

 

 

Fabio Mantovani

 

(parte seconda, segue dal post precedente)

 

 

In tal modo: «… anche se vi fossero effettivamente (com’é ormai più probabile) milioni di ‘mondi abitati’ nel firmamento, la situazione fondamentale rimarrebbe immutata (più esattamente, il suo interesse non farebbe altro che crescere enormemente) per il cristiano, dato che quei milioni possono essere da lui considerati come elementi di rinforzo e di glorificazione della stessa Unità di prima.

Certo (come è già avvenuto alla fine del geocentrismo), è inevitabile che la fine del ‘monogeismo’ (si dovrebbe forse dire ‘geo-monismo’?) ci costringa eventualmente alla revisione e all’ammorbidimento di un buon numero delle nostre ‘rappresentazioni’ teologiche.

Ma che importano questi accomodamenti purché, sempre più strutturalmente e dinamicamente coerente con tutto ciò che stiamo scoprendo in materia di Cosmogenesi, sussista e si consolidi il dogma che compendia tutti i dogmi: ‘In Eo omnia constant’».

Qualche mese prima di morire, il 2 gennaio 1955, Teilhard così scrisse a Bruno de Solages:

«Sono sempre più convinto che la Chiesa ricomincerà la sua marcia conquistatrice (riprendendo il grande sforzo teologico dei primi cinque secoli) quando si proporrà di ripensare (di ultrapensare) le relazioni esistenti, non più fra Cristo e la Trinità, bensì fra Cristo ed un Universo che è divenuto fantasticamente immenso ed organico (un trilione per lo meno di galassie, ciascuna contenente quasi certamente la Vita e il Pensiero…). Il Cristianesimo può sopravvivere (e super-vivere) soltanto… sotto-distinguendo nella ‘natura umana’ del Verbo Incarnato una natura ‘terrestre’ ed una natura ‘cosmica’».5

E allo stesso destinatario, il 16 febbraio 1955:

«La probabilità dell’esistenza di n Noosfere è divenuta così grande che se una religione escludesse (o non ammettesse concretamente) per struttura l’eventualità di molteplici centri pensanti, essa non coprirebbe più le dimensioni del Mondo che conosciamo. Ecco perché, ripeto, avremo bisogno presto o tardi di un nuovo [Concilio]Niceno che definisca l’aspetto cosmico dell’Incarnazione».6

 In conclusione:

a. il problema teologico posto dalla probabilità di altri mondi abitati amplifica enormemente (ma non determina di per sé) la dimensione cosmica che Teilhard attribuisce a Cristo in virtù della Sua Resurrezione. Infatti, già nel 1918 proclamava:

«Non vi è nell’Universo che un solo centro, ad un tempo naturale e soprannaturale, che attrae

tutta la Creazione in una direzione unica, prima verso la massima Coscienza e, successivamente, verso la suprema santità. E questo centro è il Cristo Gesù, personale e cosmico».

b. la generalizzazione all’intero Universo del concetto di evoluzione convergente è giustificato

dalla comune origine della materia. Tuttavia l’evoluzione convergente implica quella ascendente, che di fatto non è ancora riconosciuta dal Magistero della Chiesa cattolica…per il pianeta Terra! (cfr. http://www.biosferanoosfera.it/scritti/PECCATO%20ORIGINALE%20E%20UOMO%20PRIMITIVO%20%20BIS.pdf ); c. è preliminare, per Teilhard, una nuova rappresentazione del Peccato originale, il quale «non può esservi che ovunque e da sempre, dalla prima nebulosa a quella più lontana».7

 Giuseppe Tanzella-Nitti ha così commentato:

«Il pensiero di Teilhard de Chardin condivide la comprensione della centralità di Cristo in

senso forte, ma ne sottolinea nel contempo l’azione di una terza natura "cosmica", lasciando a

questa e non alla natura umana del Verbo, il compito di ricapitolare in Lui tutta la creazione e

tutti gli esseri che vi partecipano (cfr. La multiplicité des mondes habités, in "Oeuvres", Paris

1969, vol. X, p. 282). Teilhard può così superare l’ostacolo dell’antropocentrismo, ma introduce un elemento estraneo al dogma cristologico, che insegna invece la presenza di solo due nature, umana e divina, nella persona increata del Verbo» (cfr. http://www.disf.org/Voci/65.asp ). Teilhard aveva anticipato la risposta: «Je pense que le Dogma ne peut vivre e croître que réfléchi en théologies ou, plus exactement, en une série orthogénique de théologies».8

Il dogma, d’altra parte, non dovrebbe impedire di riflettere su questioni decise da altri in un lontano passato, a prezzo di conflitti e lacerazioni interne alla Chiesa.

Note

 

1.Lettres intimes de Teilhard de Chardin, Aubier Montagne, 1974, p. 40.

   2 Cfr. La Scienza di fronte a Cristo, Gabrielli Editori, Verona 2002, p. 41 e segg.

   3 Cfr. Un seguito al problema delle origini umane – LA PLURALITÁ DEI MONDI ABITATI,   in La mia fede. Queriniana,

   Brescia 1993.

  4 Nota di Teilhard de Chardin: «C’è da arrossire di vergogna (a meno che, nella fattispecie, si tratti solo d’uno scherzo)  quando si legge (Time, 15 sett. 1952), l’avvertimento dato da un professore di teologia (il R.P. Francio J. Connell,  Decano di teologia): far attenzione ai piloti dei ‘dischi volanti’, i quali sarebbero non uccidibili, nel caso che arrivassero da un pianeta non colpito dal Peccato Originale».

 5 Lettres intimes, op, cit. p. 450.

 6 Ibidem, p. 459.

 7 La mia fede, op. cit. p. 183.

8 Lettres intimes, op. cit. p.459.

 

 

 

 

 

 

                             

 

 

 

 

 
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Una notizia importante

Post n°226 pubblicato il 10 Dicembre 2009 da bioantroponoosfera

TEILHARD DE CHARDIN

UN COLLOQUIO CON AMIR ACZEL

Abbiamo appreso, direttamente dal Prof. Amir Aczel che il suo volume:  The Jesuit and the Skull sarà, molto probabilmente, pubblicato in Italia dalla prestigiosa casa editrice romana NEWTON COMPTON EDITORI.

Dopo il criticabile volume Jacques Arnauld che tracciava un profilo di Teilhard personaggio che, a detta dell'autore,  lo aveva affascinato ma che gli dava il duplice senso di attrazione e di repulsione.

E' qua il senso di questo libro che, ci chiediamo, a che serve. Intorno alla figura di Teilhard, questo padre domenicano, forse con una punta di gelosia nei confronti du un grande pensatore,  riempie il libro dr riferimenti, che sembrano tratti da un libro di gossip. Che forse non aveva altri argomenti?

Mentre il libro di Aczel è un agile volumetto che parte dal lavoro di Teilhard nel campo della paleontologia e lo segue passo passo anche attraverso fatti che hanno opposto il pensiero di Teilhard al Magistero ecclesiastico e fino ad oggi, dopo oltre cinquanta anni dalla sua morte non si vede traccia di una riabilitazione a dispetto delle scarne citazioni papali e dai facili entusiasmi di tanti teilhardiani di casa nostra.

Aczel è venuto in Italia, su invito del Centro Pressacco di Udine, nel 2007, dove ha tenuto una stupenda lezione sulla vita e sul pensiero di Teilhard.

Il 22 giugno 2007, Alessandro Montello, ha intervistato il matematico Aczel e questa intervista è stata pubblicata su Il Messaggero Veneto: vi diamo conoscenza di questa intervista.

                   "Con la lezione che Amir Aczel ha tenuto ieri pomeriggio nell’aula riunioni di Villa Manin di Passariano, si è aggiunto un altro gradino al percorso attorno al tema “Dialogo fra scienza e fede” che l’Associazione Gilberto Pressacco mantiene vivo da anni nel ricordo del grande studioso friulano. Un cammino che quest’anno raggiunge il traguardo importante e simbolico del decennio e che si lega anche al decimo anniversario della scomparsa del musicologo e ricercatore di Turrida, improvvisamente sopraggiunta il 17 settembre 1997.
L’intervento di Amir Aczel non è stato scelto a caso: con “La vita e il lavoro di padre Pierre Teilhard de Chardin” lo studioso israeliano ha aggiunto una tessera di fondamentale importanza al mosaico che in questi anni l’associazione Pressacco, guidata dall’infaticabile Angelo Vianello, è riuscita a costruire.
Grazie al preside della Facoltà di Agraria dell’Università di Udine è stato possibile avere dalla stessa voce di Aczel delle anticipazioni sui contenuti della sua relazione, salutata e introdotta da Vianello che ha dichiarato: «Viviamo oggi un dramma profondo: l’incertezza della riflessione sul futuro. Quello che mi sento di affermare è che una visione matura della fede implichi una non contraddittorietà con la materia scientifica». Dichiarazioni che si ritrovano nel pensiero di Teilhard de Chardin. Abbiamo allora chiesto al docente israeliano una mappa dei temi che la sua ricerca sul paleontologo gesuita francese è riescita a individuare.

 Professor Aczel perché ricordare Teilhard de Chardin?
«Per la sua maggiore scoperta: l’uomo di Pechino. E per le ragioni che l’hanno “costretto” a trovarsi al centro di uno dei maggiori rinvenimenti della storia paleontologica: l’ostracismo che la Chiesa ha esercitato nei suoi confronti».
Cosa lega questi due elementi?
«Nel 1923 padre Pierre fu esiliato in Cina per le sue affermazioni in favore dell’evoluzionismo.Era un uomo di fede con una preparazione scientifica di altissimo livello. Con una particolarità all’epoca considerata non proprio ortodossa: credeva nell’evoluzionismo darwinano. Nel 1929, quando fu rispedito in Cina per la seconda volta, si ritrovò nel posto giusto al momento giusto».
Cioè?
«A Zhoukoudian, dove furono trovati i resti di circa 40 ominidi, dei quali restavano intatti circa una decina di crani. Analizzando questi resti fossili Teilhard de Chardin capì di trovarsi di fronte ad un fondamentale anello mancante della catena evoluzionistica. Capì che quella scoperta era un’ulteriore conferma della teoria di Darwin».
Riusciamo a spiegarlo più semplicemente?
«Graficamente potremmo tracciare una linea ideale che unisce l’australopiteco, ovvero un gradino molto basso della nostra evoluzione, più vicino alla scimmia che all’uomo, con le evoluzioni successive dell’homo che portano fino a noi. L’uomo di Pechino studiato da Teilhard de Chardin rappresenta un elemento fondamentale per comprendere il percorso evolutivo fatto dall’uomo per arrivare fino alla sua realtà odierna».
E la chiesa non accettava questa ipotesi?
«Chiaramente no. E padre Pierre fu esiliato perché affermava che delle Sacre Scritture non andava fatta un’interpretazione letterale, quanto piuttosto simbolica».
Come cambierebbe il progetto di dio seguendo questa interpretazione?
«Dio lavora ad un progetto evoluzionistico all’interno del quale, ad un certo punto, decide di dare all’uomo la coscienza di sé e di dio stesso. Questo potrebbe essere il momento simbolico nel quale appaiono Adamo ed Eva. Anche perché altrimenti la loro storia non sarebbe scientificamente giustificabile».
Cioè?
«Un gruppo animale ha delle possibilità di sopravvivenza solo se è composto da un numero di individui superiori a quaranta elementi. Questo per la varietà genetica e per gli incroci possibili. Adamo ed Eva erano troppo pochi per questo».
Torniamo a Teilhard de Chardin: è veramente riuscito a far convivere scienza e fede?
«Credo di si. Padre Pierre fu un uomo molto religioso e, contemporaneamente, uno scienziato rigoroso. L’unione di questi due elementi gli provocò moltissime sofferenze. Ma non smise mai di credere nella possibilità che la fede non possa essere intaccata dall’accettazione della teoria evoluzionistica darwiniana».

Alessandro Montello  da Il Messaggero Vento

 
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Suor Ilia Delio parla di Teilhard de Chardin

Post n°227 pubblicato il 11 Dicembre 2009 da bioantroponoosfera
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La visione evoluzionista di Teilhard

Che differenza fa la vita religiosa per il mondo? Pierre Teilhard de Chardin, S.J., ha portato luce a questa domanda comprendendo il cristianesimo in un universo in evoluzione. Ciò che noi facciamo e le decisioni che prendiamo nella storia, dice Teilhard, influenzano la genesi di Cristo. Cristo è il fine dell’universo, la nuova creazione, il futuro di ciò che diverremo. Noi che siamo battezzati in Cristo dobbiamo innamorarci e scendere in solidarietà con la terra [avete presente il ciclo di Fondazione di Isaac Asimov? Gaia: il pianeta pensante…]. Teilhard notava che non c’è niente di profano sulla Terra per quelli che sanno come guardare. Adorazione significa vedere la profondità dell’amore divino nella realtà ordinaria e amare quello che vediamo. Questo universo è santo perché è fondato sulla Parola di Dio. Esso è Cristo, il vivente, colui che sta venendo ad essere [Cristo è l’universo in evoluzione??].

Per molti anni mi sono chiesta se le religiose avessero male interpretato i segni del tempo. Tuttavia come ho ponderato il mistero di Dio, sono arrivata a credere che l’universo in evoluzione sta progredendo in parte perché le religiose stanno lavorando nelle trincee dell’umanità in mezzo a coloro che sono poveri, oppressi e dimenticati. Oggi le religioni del mondo stanno giocando un maggior ruolo nella sintesi di una nuova coscienza religiosa [SINTESI DI UNA NUOVA COSCIENZA RELIGIOSA!]. Le donne del L.C.W.R. hanno rischiato le loro vite nella ricerca dell’autentica Incarnazione ed hanno proclamato profeticamente che l’amore di Dio non può essere sterminato o soppresso. Esse continuano a combattere per il cambiamento del sistema in favore delle persone oppresse. Le congregazioni possono morire [e speriamo presto!] ma il cammino iscritto nella storia dalle religiose del Vaticano II non sono niente meno che le anticipazioni evoluzionistiche di un nuovo futuro.

Come notava Teilhard, sofferenza e sacrificio sono parte del processo evoluzionistico. Le strutture isolate devono lasciare il campo a unioni più complesse. Vivere con uno spirito evoluzionistico è lasciar andare le vecchie strutture e impegnare nuove strutture quando viene il momento. I nuovi cielo e terra promessi da Dio non verranno allontanandoci dal mondo o formando ghetti cattolici [!]. Non si realizzeranno attraverso il trionfo del potere ecclesiastico. Verranno in quanto noi seguiamo le impronte del Crocifisso, discendendo nelle tenebre dell’umanità e rialzandoci nel potere dell’amore. Questo è il cammino ad una nuova creazione simbolizzata da Cristo.

Noi crediamo che ciò che accadde tra Dio e il mondo in Cristo punta al futuro del cosmo. Quel futuro comprende una trasformazione radicale della realtà creata attraverso il potere unitivo dell’amore di Dio. Essere un portatore di Cristo è concentrarsi sulla profondità interiore di amore. E’ l’amore che mette la carne al cospetto di Dio, amore che rende Cristo vivo: amore è il potere del futuro [flower power!] e lo spiegamento di Cristo. La storia non ricorderà quel che indossavamo, dove vivevamo o come pregavamo, come cattolici Concilium o Communio Catholics. Alla sera della vita saremo tutti giudicati solo sull’amore [unica frase condivisibile di tutto lo scritto].

Ilia Delio, O.S.F., delle Suore Francescane di Washington, D.C., è professore e ordinario del dipartimento di studi di spiritualità alla Washington Theological Union.

 
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Un'intervista di Giorgio Bobbio su Teilhard de Chardin

Post n°228 pubblicato il 11 Dicembre 2009 da bioantroponoosfera
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 Ma per Teilhard tutto porta a Dio

 Uno storico della Chiesa ci parla del “gesuita proibito” e della sua originale visione del problema

 

 

A duecento anni dalla sua nascita, un po’ dappertutto si ricorda Charles Robert Darwin (1809-1882), ritenuto il padre dell’evoluzionismo.Altro da quello darwiniano fu quello, immeritatamente messo in ombra anche da chi non avrebbe dovuto farlo, di Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955). Ce ne parla in questa intervista don Mario Perotti, professore di Storia della Chiesa nella Facoltà teologica di Novara.

In cosa è diverso l’evoluzionismo darwiniano da quello teilhardiano?

In realtà il primo teorico dell’evoluzionismo non fu Darwin ma Jean-Baptiste Pierre Antoine de Monet de Lamarck (1744-1829). Pure evoluzionista, a tacer d’altri, fu Herbert Spencer (1820-1903).  Per inquadrare la posizione e il pensiero di Teilhard de Chardin occorre mettere a confronto le differenti tesi sull’evoluzione. Per Lamarck la mutazione evolutiva dei viventi era data dalla trasformazione dei loro organi sotto la pressione delle condizioni ambientali, che ne condizionavano l’uso e lo sviluppo; per Darwin, invece, sulla base di una copiosa messe di dati sui fossili e sugli animali viventi, raccolti in alcune zone significative del pianeta, l’evoluzione è frutto di una selezione naturale, che determina la sopravvivenza del più forte, con i caratteri che mha sviluppato nella lotta per la vita.

«Entrambe le posizioni sono espressione di un evoluzionismo biologico, intrinseco nella natura, che determina l’ereditarietà dei caratteri emergenti, sostenuta dai due scienziati ma non dimostrata, anzi contraria alle leggi di Mendel. Lo Spencer estende l’evoluzionismo, fondato su quello darwiniano, alla vita politica e sociale. Che lo abbia voluto o no, sta di fatto che dall’evoluzionismo spenceriano sorse quello che passò sotto il nome di “darwinismo sociale” a giustifi cazione e/o a spiegazione del fatto che vi sono popoli o ceti inferiori, ai quali non è consentito di sfuggire al loro stato, quando a tale condizione non siano stati deliberatamente costretti.

«Per Teilhard l’evoluzione è una teoria complessiva, cosmica, scientificamente ben fondata, che investe non solo il mondo animale e l’uomo, ma l’intero universo, attuativa di un progetto divino, che supera il fissismo creazionista, vale a dire l’idea, sino a quel tempo predominante nel pensiero cattolico, che la natura, il mondo, l’uomo, una volta creati non possano evolvere verso forme diverse da quelle originarie.

Teilhard fu indotto alla ricerca, sin da ragazzo, in casa. Il padre geologo lo appassionò allo studio delle rocce, della litosfera, facendogli scoprire quell’amore per la scienza che non lo lascerà più, neanche con l’ingresso nella Compagnia di Gesù che, anzi, gli offrì la possibilità di seguire diverse spedizioni dedicate allo studio della paleoantropologia, con importanti comunicazioni scientifiche sul sinantropo in Cina e su altri fossili umani trovati in Africa.

Che cos’è allora l’evoluzione per Teilhard de Chardin?

Teilhard non esprime una metafi sica, ma da scienziato ci dà una “fenomenologia”, cioè un processo che si può descrivere e che, in base ai risultati dell’osservazione sperimentale, indica una “legge”, che fonda e domina il divenire della realtà. È la legge della complessità- coscienza. All’interno della vita, che ha rapporti con il mondo inorganico, l’ «etoffe de l’univers» (sono parole sue) si svolge secondo un processo biologico di organizzazione e con un accrescimento di tensione psichica, sino a raggiungere nell’uomo, riflessivo e cosciente, il termine più elevato, un processo che nell’uomo si prolunga alla socializzazione e della coscientizzazione, sino a raggiungere un superiore punto di rifl essione critica. Dalla “ominizzazione” (evoluzione biologica) si passa alla “umanizzazione”, spirituale e morale, convergente e irreversibile, verso un centro di unifi cazione, che va oltre: nel lessico teilhardiano il «Punto Omega», vale a dire uno sviluppo evolutivo, che raggiunge il suo vertice nel mondo del pensiero e dello spirito, passando dalla biosfera alla noosfera.

«Il cosmo è contrassegnato dunque da una profonda unità strutturale, nella quale (sono sempre sue parole) «tout se tient», dalla materia inanimata a quella animata e a tutti i soggetti viventi.

Questa rappresentazione mentale del creato non solo non lo abbandonerà mai, ma concatenerà la totalità dei suoi studi e i risultati da essi conseguiti.

È una ininterrotta “intensificazione” e complessità che riguarda l’esplorazione del cosmo, di cui è parte anche l’uomo, che si evolve acquisendo, non senza stacchi e discontinuità, abilità tecnologiche e capacità di organizzazione sociale, per pervenire alla formazione del pensiero scientifico, filosofico, etico, teologico, religioso: il neoumanesimo (cfr. «Le phénomène humain», 1938-40).

È possibile chiarire meglio, e più esplicitamente, i fondamenti di una così innovativa visione del creato e del suo divenire?

Teilhard attinge dalla rivelazione cristiana anche le indicazioni per un completamento più approfondito della sua visione del cosmo.

In coerenza con la dinamica evoluzionistica, sotto l’infl usso della Grazia, lo spirito umano riconosce nelle proprietà unitive del fenomeno cristiano («Le phénomène humain», doveva essere completato da «Le phénomène chrétien» mai scritto, sono rimasti solo abbozzi) una manifestazione della verità sulla coscienza umana, il Punto Omega, ovvero il Cristo della Rivelazione, che si pone come capo del Corpo, direbbe Paolo, costituito da tutta l’umanità, che da lui sospinta verso la salvezza, vi aderisce, stringendoglisi attorno (1Cor, 3,23). Ne deriva anche una conseguenza mistica: l’evoluzione viene ricondotta a un processo di unione-comunione con Dio e diventa attraente e amabile nel cuore dell’uomo proteso verso il pieno sviluppo.

 Nel 1929 in «Le milieu divin» scrive: «Poter dire a Dio che lo si ama, con tutto il corpo, con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutto l’Universo in via di unificazione: ecco una preghiera che si può fare solo nello spaziotempo

Uno degli addebiti che si muovono a Teilhard de Chardin è quello di aver elaborato una teoria dell’evoluzione, che a tutt’oggi non avrebbe ottenuto nessuna garanzia di verificabilità, a scopo meramente apologetico, per riconciliare scienza e fede. Cosa ne pensa?

In effetti, uno degli appunti che gli si fecero (ma solo in Italia) era che la sua teoria costituiva un concordismo generalizzato per conciliare scienza e rivelazione. Fu così che il suo lavoro di scienziato fu visto con un certo sospetto, come solo finalizzato ad addurre ragioni a favore della non contraddizione tra scienza e fede, e come tale destituito di un serio statuto epistemologico.

Rispose che non si deve confondere concordismo con coerenza. Religione e scienza sono due meridiani che sarebbe sbagliato non separare e, tuttavia, avendo a monte un unico Autore, non possono non integrarsi nell’illuminare la realtà diveniente, mantenendo ciascuna un proprio ambito conoscitivo e di prassi. In altri ambienti geoculturali il lavoro scientifi co di Teilhard fu sempre considerato stimolante e arricchente, coerente con altri ulteriori sviluppi della fisica, della chimica e della biologia.

Già alla vigilia della Prima guerra mondiale nel milieu scientifi co francese Teilhard era considerato un ricercatore serio e autorevole. Del resto non era né uno sprovveduto né un disinformato, basti pesare che aveva elaborato la propria teoria evoluzionista in un campo, quello della paleoantropologia, prima di lui abbastanza negletto, e che pervenne alla maturità avendo attenzione alle più signifi cative acquisizioni della scienza contemporanea.

Anche nell’ultima parte della sua vita continuò ad aggiornarsi sulle più importanti riviste francesi e di area anglosassone.

Ma come mai il pensiero di Teilhard de Chardin, oltre che negli ambienti scientifici per così dire laici, ha suscitato riserve anche nei circoli ufficiali custodi dell’ortodossia cattolica?

Accanto alla diffidenza, presente in diversi ambienti cattolici fissisti, a suscitare perplessità e riserve verso la teoria dell’evoluzione è stata la commistione tra evoluzione e rivelazione, come se ci fosse un passaggio coerente tra la fenomenologia dell’uomo, che si evolve a vari livelli, e l’incarnazione del Cristo per la salvezza (cristologia) sino all’escatologia teologica. Suscitarono riserve la spiegazione del male e del peccato (originale) nella dinamica evoluzionistica, il neoumanesimo come completamente positivo in un secolo breve e crudele come fu il XX (con stermini e guerre), la fusione con il Cristo nel punto Omega, che poteva essere tacciata di panteismo. I gesuiti hanno cercato di eludere il rischio di un bando, mandandolo negli Stati Uniti, dove morì a New York il giorno di Pasqua, 10 aprile 1955, evitando così un nuovo caso Galileo.

 Il 30 giugno 1962 un Monitodel Sant’Uffizio chiedeva ai vescovi di ritirare le opere di Teilhard dai seminari e dagli istituti di formazione, tanto che fu definito «il gesuita proibito», ma sarebbe stato meglio chiamarlo «il gesuita msconosciuto». Gli stessi papi, da Pio XII (il primo che nel 1951 parlò del Big Bang) a Giovanni XXIII, che ne conoscevano l’alta statura umana e scientifi ca, si sono opposti alla condanna. Sotto Paolo VI, che aveva letto e stimava «Le milieu divin», i gesuiti chiesero a Henri de Lubac di presentare il pensiero  religioso di Teilhard, rivalutato poi  nella dimensione spirituale e per i molti aspetti positivi, nel centenario della nascita da una lettera del card. Casaroli del 1981.

E che dire di Teilhard oggi?

Accanto alla sua opera di scienziato, come un novello Origene, rimane un testimone originale (con la vita e gli scritti) della spiritualità cristiana, che ha cercato di riformulare e di sistemare in sintonia con il pensiero scientifico moderno.«Per lui il cosmo è contrassegnato da profonda unità strutturale, nella quale tout se tient, dalla materia inanimata a quella animata e a tutti i soggetti viventi»

 

Giorgio Bobbio

(Il nostro tempo, 21 Giugno 2009 pag. 17)

 

 
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Trovato un 33 giri dedicato a Teilhard

Post n°229 pubblicato il 15 Dicembre 2009 da bioantroponoosfera

 LA VERITA’ DELLE COSE

di Teilhard de Chardin

 Qualche settimana fa il mio amico Nello, trovarobe di razza, mi ha chiamato per un incontro.

Nello ricerca per me, anche fuori dall’Italia materiale su Teilhard de Chardin.

Dato che era stato in Francia pensavo che mi avesse portato qualche vecchia edizione di libri su Teilhard.

Di ritorno dalla Francia si è fermato a visitare il mercato di Domodossola.

Sono andato ad incontrarlo e, meraviglia delle meraviglie mi ha dato un 33 giricon testi di Teilhard de Chardin, edito chi sa quando dalle edizioni Paoline.

Il disco, dal titolo LA VERITA' DELLE COSE è purtroppo mancante di dati per poter collocare il disco nel tempo.

Anche i testi recitati in italiano da Riccardo Palladini (ma non era il famoso mezzo busto del TG1) non hanno nessuna indicazione da quali opere sono tratti.

Insomma una chicca che ho comunque apprezzato moltissimo ed è entrata a far parte del settore audio-video del Centro di Documentazione Teilhard de Chardin sul  futuro dell’Uomo.

C’è qualcuno tra i miei assidui lettori che possa fornirmi i dati mancanti?

Giovanni FOIS

 
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Le pèarole difficili di Teilhard de Chardin

Post n°230 pubblicato il 17 Dicembre 2009 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

Due parole chiare...

 

 

Nel sito www.biosferanoosfera.it  è stato pubblicato un vocabolarietto di tante parole usate da Teilhard de Chardin nella stesura delle sue opere.  Abbiamo sempre detto che gli scritti di Teilhard, per molti versi, sono abbastanza difficili da interpretare proprio per la presenza di tanti vocaboli di ideazione teilhardiana.

Ci sono molte opere che trattano il difficile Lessico di Teilhard, ma nessuna è in lingua italiana.

In alcuni libri su Teilhard c’è allegato un piccolo lessico che però si riferisce alla stessa opera.

I lessici migliori sono stati editi in lingua francese, inglese e tedesca mentre come dicevo in Italia non è stato trovata neanche una casa editrice disposta a questa pubblicazione.

Ora il Prof. Fabio Mantovani, autore di un’opera altamente meritoria per la conoscenza del pensiero di Teilhard de Chardin e cioè: Dizionario delle opere di Teilhard de Chardin, edito dagli editori Gabrielli, ha realizzato questo piccolo lessico, riportando i vocaboli più difficili e

 sistemandoli in modo che il lettore possa individuare l’opera in cui Teilhad utilizza il vocabolo.

In questo blog pubblichiamo solo l’introduzione  al GLOSSARIO TEILHARDIANO, scritto da Fabio Mantovani rimandando il lettore al sito www.biosferanoosfera.it  per la lettura completa.

Giovanni Fois

 

 

.

La grande Sintesi di Teilhard de Chardin è colta in maniera unitaria quand’è considerata da punti di vista non settoriali.

La sua opera dovrebbe essere analizzata nelle tre parti che la compongono, in quest’ordine e senza salti:

1 – dall’inizio dell’evoluzione cosmica sino all’Uomo (il Passato):

2 – dall’Umanità dispersa, divisa, a quella unita nel Punto Omega (il Futuro);

3 – dal Peccato originale alla Parusia (per le ‘proposte’ teologiche).

Il presente “Glossario teilhardiano” tiene conto dei malintesi lessicali che si sono verificati nei decenni scorsi, è suscettibile di aggiornamenti ed è pensato per quei lettori che si sforzano di estendere lo sguardo al Tutto, inteso come unico

immenso “Sistema”.

L’appassionata ricerca di Teilhard, per scoprire il posto dell’Uomo nella Natura

e per intravedere il Futuro dell’Umanità, ci è offerta con atteggiamento di grande umiltà, – come un dono, che dovrebbe essere esaminato con rispetto e senza preconcetti.

C’è sempre fatica nel dire cose nuove e c’è fatica nel recepirle correttamente. Ma da questo incontro comunicativo può aver inizio un ulteriore cammino per ampliare la luce della nostra coscienza nel mistero dell’universo che ci circonda.

Fabio Mantovani

 
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S.Natale 2009

Post n°231 pubblicato il 24 Dicembre 2009 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

 

SANTO    NATALE   2009

Quando giunse l’ora in cui Dio aveva deciso di manifestare ai nostri occhi la sua Incarnazione, dovette preventivamente suscitare, nel Mondo, una virtù in grado di attirarLo sino a noi.

Aveva bisogno d’una Madre che lo generasse nelle sfere umane. 

Cosa fece allora?

Creò la Vergine Maria, fece sorgere sulla Terra una purezza così grande che, in tanta trasparenza, Egli potesse concentrarsi fino al punto di apparire come un Bambino.

Ecco, espressa nella sua forza e nella sua realtà, la capacità della purezza di far nascere il Divino in mezzo a noi.

 

Pierre Teilhard de Chardin s.j.

(da L’Ambiente Divino)

 

Il Centro di documentazione Teilhart de Chardin sul futuro dell'Uomo augura a tutti gli amici del blog un sereno Natale nel quale la nostra Umanità, ispirata dal Cristo Bambino,  illumini tutta la Materia che ci circonda.

Giovanni Fois

 

 
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RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

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