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Messaggi del 26/03/2019

La pista di sabbia

Post n°2045 pubblicato il 26 Marzo 2019 da blogtecaolivelli

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Autore

Andrea Camilleri

1ª ed. originale

2007

Genere

Romanzo

Sottogenere

Giallo

Lingua originale

italiano

Preceduto da

Le ali della sfinge

Seguito da

Il campo del vasaio

La pista di sabbia è un romanzo di Andrea Camilleri,

il dodicesimo con protagonista il Commissario Montalbano,

pubblicato da Sellerio il 7 giugno2007.

Trama

Un mattino il commissario Montalbano si sveglia e

trova un cavallo morto ammazzato sulla spiaggia

di fronte alla sua casa di Marinella.

Prima di poter far prelevare la carcassa, il cavallo

viene misteriosamente rimosso da sconosciuti.

Più tardi la signora Rachele Esterman si reca in

commissariato per denunciare il furto del suo

cavallo sauro, che aveva affidato alla scuderia

di Saverio Lo Duca.

La signora si trova in Sicilia per partecipare

ad una gara ippica che si svolge annualmente

a Fiacca. È ospitata dalla sua amica Ingrid

Sjöström, vecchia conoscente del commissario.

La sera Ingrid si reca a cena da Montalbano,

che sorprende degli sconosciuti in casa.

Risulta che abbiano rubato solo il vecchio 

Rolex del padre.

Da indagini effettuate da Mimì Augello,

risulta che i cavalli rubati dalle scuderie

di Lo Duca sono due, Super, appartenente

a Rachele Esterman, e Rudy, appartenente

a Lo Duca.

Nel frattempo Fazio indaga su un giro di gare

ippiche clandestine gestite da Michele Prestia,

un piccolo criminale con legami mafiosi tramite

Francesco Bellavia, membro della famiglia Cuffaro.

Ingrid invita Montalbano a partecipare ad una

festa in occasione della gara ippica, dove

Rachele corre con un altro dei cavalli di Lo Duca,

piazzandosi seconda.

In quest'occasione il commissario incontra

Lo Duca, il quale gli confida di sospettare che a

rubare i cavalli sia stato per vendetta un suo

vecchio dipendente, Gerlando Gurreri: Lo Duca,

durante un alterco, lo aveva ferito alla testa,

rendendolo invalido. Durante la cena, Rachele

induce Montalbano ad allontanarsi e fanno l

'amore in un fienile presso le scuderie.

Al ritorno a casa, il commissario trova segni di

una perquisizione minuziosa; il Rolex risulta

restituito.

Con l'aiuto di Fazio, organizza una trappola:

finge di uscire e lascia Galluzzo di guardia.

Degli sconosciuti tentano di dar fuoco alla casa,

Galluzzo li sorprende, c'è un conflitto a fuoco,

uno dei malintenzionati resta ferito, ma

riescono comunque a scappare.

Montalbano sospetta che l'intrusione sia un

tentativo di intimidazione legato alla sua

testimonianza contro Giacomo Licco, un

mafioso legato alla famiglia Cuffaro.

Si reca dal pm Giarrizzo per comunicargli

di avere dei dubbi riguardo a un possibile

alibi di Licco. Viene infatti a sapere che l'amante

di Licco, Concetta Siragusa, testimonierà a

suo favore.

Le indagini di Fazio su Gurreri rivelano che la

Siragusa è sua moglie e i Cuffaro lo hanno

fatto entrare nell'associazione in cambio della

testimonianza. Francesco Bellavia ha minacciato

di ucciderlo se la moglie non collabora.

Il mattino seguente un cadavere viene trovato

in mezzo alla campagna; è vestito solo di

mutande ed è stato ucciso con un colpo di

pistola alla schiena. Dall'analisi della scientifica

risulta che il proiettile appartiene ad una pistola i

n dotazione alla Polizia.

Il medico legale conferma che il morto aveva in

passato ricevuto un trapanamento del cranio.

Montalbano capisce che si tratta di Gurreri e

che era stato ucciso da Galluzzo durante

l'imboscata della polizia presso l'abitazione

di Montalbano; il suo complice Bellavia ha poi

provveduto a disfarsi del cadavere.

Dalla lavanderia mandano a Montalbano un ferro  

di cavallo trovato nella tasca del suo accappatoio.

Solo allora il commissario si ricorda di averlo preso

vicino alla carcassa trovata di fronte a casa sua.

Il ferro non ha nessun segno particolare, mentre

quelli del cavallo di Rachele avevano dei marchi

ben precisi. Da questo Montalbano capisce che

il cavallo ucciso è in realtà quello di Lo Duca.  

Montalbano fa credere a Lo Duca che Prestia

abbia confessato e si fa raccontare tutto.

Prestia lo ricattava e lo stava costringendo a

dare uno dei suoi cavalli per le corse clandestine.

Lo Duca aveva organizzato il furto dei due cavalli

e aveva fatto credere che quello ucciso fosse di

Rachele Esterman e non il suo, che era comunque

in fin di vita. Bellavia e Prestia vengono arrestati

e il cavallo di Rachele recuperato.

Ingrid e Rachele vanno a cena da Montalbano.

Il telefono suona e Rachele risponde: è Livia,

che riattacca subito. Montalbano si prepara a

d una gran baruffa telefonica dopo la cena e

dopo aver rivelato a Rachele che il suo cavallo è

salvo.   

 
 
 

La luna di carta

Post n°2044 pubblicato il 26 Marzo 2019 da blogtecaolivelli

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Autore

Andrea Camilleri

1ª ed. originale

2005

Genere

romanzo

Sottogenere

giallo

Lingua originale

italiano

Ambientazione

Vigata, giorni nostri

Protagonisti

Il commissario Salvo Montalbano

Preceduto da

La prima indagine di Montalbano (racconti)

Seguito da

La vampa d'agosto

La luna di carta è un romanzo di Andrea Camilleri,

pubblicato nel 2005 dalla casa editrice Sellerio editore.

È il nono romanzo della serie dedicata al

Commissario Montalbano.

Trama

«Quann'era picciliddro, una volta sò patre, per

babbiarlo (per prenderlo in giro, per scherzare),

gli aveva contato che la luna 'n cielu era fatta di

carta. E lui, che aviva sempre fiducia in quello che

il patre gli diciva, ci aviva criduto.»

Non è un caso che Montalbano faccia riaffiorare

nei suoi pensieri i ricordi dell'infanzia, come quello

del padre che per prenderlo in giro gli raccontava

della luna di carta.

Questi sono i ricordi della vecchiaia che è anche

il periodo dei rimorsi per non aver abbastanza

amato chi c'era vicino e che ora non c'è più ed

è ormai troppo tardi per potergli dire tutto il

nostro amore

Continua la crisi di Montalbano che sta invecchiando,

romanzo dopo romanzo, che sta diventando

sempre più introverso e sgomento di fronte

ai problemi dell'età che avanza con i suoi piccoli

inconvenienti come i vuoti di memoria, a cui deve

rimediare, vergognandosi, prendendo appunti, e

con le grandi paure improvvise come quando al

risveglio gli compare ossessivamente nel

cervello «non un pinsero completo, ma un

principio di pinsero, un pinsero che accomenzava

con queste 'ntifiche parole:

Quanno viene il jorno della tò morti...».
Meglio non pensarci, anche perché se la frase

dovesse completarsi, si dice superstiziosamente 

Montalbano, a quel punto si morirebbe davvero.

Meglio dedicarsi al solito tran tran quotidiano

come quando in commissariato arriva una bella

donna a denunciare la scomparsa del fratello

Angelo Pardo. Montalbano lo troverà ucciso da

un colpo di rivoltella in faccia, in una sorta di

pied-à-terre costruito sul terrazzo della casa,

in un atteggiamento oscenamente scomposto

consono turpemente all'uomo notofemminaro 

a cui non bastava la sua attuale amante.

Il commissario si troverà preso in mezzo a queste

due bellissime donne: Michela che aveva per il

morto un amore morboso e l'amante Elena

Sclafani, che stava per porre fine ad una

relazione di cui era stanca.

Intanto si manifesta una serie di morti di

importanti personaggi e di politici che

Montalbano scoprirà essere dovute a dosi

di cocaina tagliata male.

La teoria del delitto passionale di Angelo Pardo

comincia a traballare e sembra invece collegata

a un traffico di droghe organizzato dalla malavita

locale.

Intanto il commissario subisce sempre più,

fino a quasi tradire l'eterna fidanzata Livia,

il fascino delle due donne forti e ingannatrici

che a lui «maturo, sperto, omo di ciriveddro e

d'intuito,... avivano contato che la luna era

fatta di carta», nascondendogli parte di

quella verità che alla fine, nonostante la

vecchiaia, riuscirà a scoprire.

 
 
 

Il ladro di merendine

Post n°2043 pubblicato il 26 Marzo 2019 da blogtecaolivelli

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Autore

Andrea Camilleri

1ª ed. originale

1996

Genere

romanzo

Sottogenere

giallo

Lingua originale

italiano

Ambientazione

Vigata, nostri giorni

Protagonisti

Il commissario Salvo Montalbano

Coprotagonisti

Livia

Preceduto da

Il cane di terracotta

Seguito da

La voce del violino

Il ladro di merendine è un romanzo di Andrea Camilleri,

pubblicato nel 1996, dalla casa editrice Sellerio.

È il terzo romanzo della serie incentrata sulle

avventure del Commissario Montalbano, dopo 

La forma dell'acqua ed Il cane di terracotta.

Da esso è stato tratto anche l'omonimo film tv,

trasmesso dalla Rai nel 1999, con Luca Zingaretti 

nella parte del Commissario.

Trama

Vigata, paese immaginario della Sicilia, si

susseguono una serie di eventi: nella notte un

peschereccio di Mazara del Vallo, il "Santopadre",

viene intercettato e mitragliato, apparentemente

in acque internazionali, da una motovedetta tunisina.

I colpi esplosi uccidono un marinaio tunisino che

si trovava a bordo dell'imbarcazione italiana.

Sempre nella stessa giornata avviene l'assassinio

dell'ex commerciante Aurelio Lapecora, accoltellato

in un ascensore e la misteriosa scomparsa di Karima

Moussa, una bellissima donna delle pulizie tunisina.

Montalbano scopre che la ragazza lavorava anche

nell'ufficio del commerciante assassinato di cui era

l'amante e che questa aveva un figlio, François,

anch'esso scomparso.

Grazie all'aiuto dell'anziana Aisha, una conoscente

di Karima, Montalbano ritrova anche un libretto di

risparmio di proprietà della ragazza con depositati

cinquecento milioni di lire, una somma troppo alta

per una giovane immigrata che avrebbe dovuto

avere solo quanto le proveniva dal suo umile lavoro.

Mentre torna in commissariato dalla visita alla

casa di Karima, Montalbano vede davanti a una

scuola elementare un gruppetto di madri che si

lamentano con un vigile di alcuni furti di merendine,

di cui accusano un piccolo extracomunitario.

Montalbano intuisce che si tratta di François:

appostandosi insieme alla fidanzata Livia ed

ai suoi uomini, riesce a prendere il piccolo tunisino

che si era rifugiato in una casa abbandonata.

Livia, nel tranquillizzare il bambino portato in

casa da Montalbano per proteggerlo, sentirà

nascere in sé il proprio istinto materno e il

desiderio di formare con Salvo un'unione più

intensa, adottando il bambino.

Il commissario aderirà al progetto di Livia ma

nel frattempo le indagini si complicano perché

ci mettono lo zampino i servizi segreti nella

viscida figura del colonnello Lohengrin Pera...

La famiglia di Montalbano

Ne Il ladro di merendine Montalbano viene a

sapere da un collaboratore dell'azienda vinicola

del padre che questi sta morendo di cancro.

Il commissario aveva già perso da piccolo la

madre ed è a François, il bambino che ha avuto

la madre assassinata, che confida quanto dolore

anche lui abbia provato:

«Gli confidò cose che mai aveva detto a nessuno,

manco a Livia.

Il pianto sconsolato di certe notti, con la testa

sotto il cuscino perché suo padre non lo sentisse;

la disperazione mattutina quando sapeva che non

c'era sua madre in cucina a preparargli la colazione

o, qualche anno dopo, la merendina per la scuola.

Ed è una mancanza che non viene mai più colmata,

te la porti appresso fino in punto di morte.» (op. cit. pag. 155)

Il padre attento e sollecito gli aveva fatto anche

da madre e, rispettoso della vita del figlio, aveva

voluto aspettare per risposarsi che questi si

laureasse e diventasse autonomo. Montalbano

non aveva preso bene la decisione del padre di

risposarsi e si era quasi del tutto allontanato da

lui «forse c'era stata... una quasi totale mancanza

di comunicazione, non riuscivano mai a trovare le

parole giuste per esprimere vicendevolmente i

loro sentimenti...» (op. cit. pag. 204).

I due però continuavano a volersi, sia pure da

lontano, molto bene.

Il padre, che vive lontano da Vigata, rimasto

vedovo della seconda moglie, colleziona gli articoli

di giornale che scrivono dei successi investigativi

del figlio e quando il commissario è stato ferito,

gli è stato vicino telefonandogli ed è andato una

volta a visitarlo in ospedale. Ed ogni tanto arriva

in commissariato una cassetta del suo buon vino.

Durante l'indagine Montalbano riceve una lettera

da un socio dell'azienda vinicola del padre che gli

dà notizia che questi è da tempo gravemente

ammalato di un tumore e che, sebbene consapevole

della sua morte imminente, non ha voluto far sapere

niente al figlio per risparmiargli lo strazio della sua

sofferenza.

Montalbano arriverà nell'ospedale dov'è ricoverato

il padre quando questi è ormai morto e si

rimprovererà amaramente del suo egoismo poiché

pur avendone intuito il malessere ha come voluto

inconsciamente ignorarlo.

 
 
 

Il cane di terracotta

Post n°2042 pubblicato il 26 Marzo 2019 da blogtecaolivelli

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Autore

Andrea Camilleri

1ª ed. originale

1996

Genere

romanzo

Sottogenere

giallo

Lingua originale

italiano

Ambientazione

Vigata, giorni nostri

Protagonisti

Il commissario Salvo Montalbano

Antagonisti

La mafia

Altri personaggi

Mario Cunich, Elisa Moscato, Stefano Moscato

Preceduto da

La forma dell'acqua

Seguito da

Il ladro di merendine

Il cane di terracotta è un romanzo di Andrea Camilleri

pubblicato nel 1996dalla casa editrice Sellerio di Palermo.

È il secondo romanzo ad avere come protagonista

il commissario di polizia siciliano Salvo Montalbano.

Dall'opera è stato tratto un telefilm trasmesso dalla RAI nel 2000 con attoreprincipale Luca Zingaretti 

nella parte del commissario Montalbano che nel corso

dell'indagine narrata sarà per la prima volta

seriamente ferito in un conflitto a fuoco.

Trama

Il romanzo si avvia su una tipica indagine per

la repressione di un traffico d'armi d'origine

mafiosa ma l'argomento principale diventa poi

un episodio di amore e morte di un tempo ormai

passato. Come la caverna che nasconde le armi

cela un altro nascondiglio dove giacciono i due

amanti assassinati, così il racconto contiene al

suo interno un'altra storia del tutto diversa.

Tutto il romanzo ruota intorno a una misteriosa

caverna che appare e che scompare e che una

volta ritrovata rivelerà di custodire un altro segreto

 Montalbano mantiene una strana amicizia per un

poliziotto: quella con Gegè, protettore di prostitute,

che gli ha fissato un appuntamento in un luogo che,

sin dai tempi delle scuole elementari, conoscono

soltanto loro due.

Gegè gli riferisce che Tanu "u grecu", pluriomicida

latitante, vuole consegnarsi a Montalbano.

Tanu è un mafioso da sempre ma ora si sente

estraneo alla nuova mafia che non rispetta più

regole e tradizioni, per cui preferisce morire in

galera piuttosto che in un fosso.

Si consegnerà a Montalbano ma con un po' di triatro,

una sceneggiata dell'arresto, per salvare la faccia.

Ma la mafia non ci casca e in occasione di un

trasferimento da un carcere ad un altro ritenuto

più sicuro, due agenti di scorta vengono uccisi e

Tanu ferito mortalmente.

Ma la cosa più grave non è tanto la sconfitta della

polizia quanto il fatto che l'accaduto conferma che

ci sia una "talpa" al suo interno.

Tanu in punto di morte, per vendicarsi confiderà

a Montalbano l'esistenza di un grosso traffico d'armi

che vengono depositate in una caverna mimetizzata

che la squadra del commissario farà fatica a scoprire.

Il preside Burgio, ormai in pensione e amico di

Montalbano gli rivelerà che la grotta ha una lunga

storia che risale a tempi lontani.

Questo racconto farà tornare il commissario nella

grotta e scoprire una parete posticcia che abbattuta

rivela la presenza di due cadaveri, ricomposti,

sorvegliati da un cane di terracotta con accanto

una ciotola di monete.

Svelati i nomi dei due giovani, Mario Cunich ed

Elisa Moscato, il commissario cerca di ricostruire

gli avvenimenti, che gli saranno alla fine rivelati

dall'ormai vecchio Calogero Rizzitano, uno dei

protagonisti di quel fatto, il quale gli conferma

che l'assassino dei due giovani è il padre di lei,

Stefano Moscato, che trattava la figlia come amante.

Montalbano comprenderà anche il motivo

simbolico della singolare composizione dei

corpi nella caverna, e della presenza del

cane di terracotta, per un riferimento al Corano 

e alla tradizione dei Dormienti di Efeso.

 
 
 

Biografia del figlio cambiato

Post n°2041 pubblicato il 26 Marzo 2019 da blogtecaolivelli

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Autore

Andrea Camilleri

1ª ed. originale

2000

Genere

romanzo

Sottogenere

biografia

Lingua originale

italiano

Ambientazione

Porto Empedocle, Agrigento, Palermo, Bonn, Roma fine secolo XIX, prima metà secolo XX

Protagonisti

Luigi Pirandello

Biografia del figlio cambiato è una biografia

romanzata di Luigi Pirandelloscritta da 

Andrea Camilleri e pubblicata dalla casa editrice 

Rizzoli nel 2000.

Trama

Questo è l'intento di Camilleri: descrivere la vita

di questo grande personaggio della nostra

 letteratura ma in maniera discorsiva come

raccontando ad un amico senza riferimenti a

fonti critiche o a dati bibliografici ma da un

punto di vista personale, così come si può

narrare di qualcuno osservandolo quasi di

nascosto nei suoi comportamenti più spontanei.

Forse il giudizio ne risulterà in parte alterato

nella sua oggettività ma in compenso sarà

colorito dalla partecipazione emotiva e sentimentale

che Camilleri ha per questo suo conterraneo

di cui in questa biografia romanzata vuole

analizzare quello che lui immagina sia stata la

sua vera vita privata, quello che egli era

veramente nella sua intimità, fuori dalle luci

di quella ribaltadove Pirandello ebbe tanti

successi.

Il romanzo s'incentra sul conflitto tra Pirandello

e il padre Stefano, da cui egli si sente tanto

diverso per il modo di vivere e concepire la vita,

da fargli pensare che anche a lui sia accaduto

quello che allora capitava abbastanza frequentemente:

di essere stato cioè cambiato nella culla dalla levatrice 

ed allevato da una famiglia che non era quella di origine:

a lui cioè sarebbe capitato proprio quello che una

ragazza, Maria Stella, che abitava con la sua famiglia,

gli aveva raccontato da bambino.

Un altro motivo per considerarsi un "figlio cambiato"

- questo potremo definirlo più letterariamente pirandelliano

- è il fatto che Pirandello pensa di essere nato in un

non-luogo, in un posto che non esiste: quindi egli è

stato "cambiato" anche nel luogo della nascita.

Questo era accaduto perché nell'imminenza del 

parto che doveva avvenire a Porto Empedocle,

per un'epidemia di colera che stava colpendo la

 Sicilia, il padre Stefano aveva deciso di trasferire

la famiglia in una isolata tenuta di campagna per

evitare il contatto con la pestilenza.

Il luogo scelto, al confine con la città di Girgenti,

era un folto bosco che si chiamava Càvusu, cioè

calzone in dialetto, per il fatto che in quel punto

un fiume da tempo essiccato si divideva in due

tronconi così da assumere la forma di un paio di

pantaloni. Nel momento in cui Porto Empedocle,

da borgata divenne comune autonomo da Girgenti,

il comune prese come segno di confine proprio

la località Càvuso che per iniziativa di un ufficiale

di anagrafe ebbe la denominazione cambiata in

Caos.

Questo avvenimento farà dire a Pirandello di

essere nato in un posto "cambiato" e quindi

di non appartenere all'ordine del mondo ma

al caos incomprensibile:
«Io penso però che sarà cosa certa per gli altri

che dovevo nascere là e non altrove e che non

potevo nascer dopo né prima; ma confesso che

di tutte queste cose non mi son fatto ancora né

certo saprò farmi mai un'idea.»

I difficili rapporti con il padre divennero definitivi,

racconta Camilleri, quando, a quattordici anni,

scopre che questi ha una relazione con una cugina

dalla quale era nato un figlio che egli odiò al

punto da sputargli in faccia.

Da qui il desiderio di staccarsi dal padre e dalla

terra d'origine a cui si sente estraneo e nello

stesso tempo visceralmente attratto tanto da

descriverla e rimpiangerla nella sua opera letteraria

trasfigurandola fantasticamente.

Questo è il nucleo di tutta la produzione teatrale

pirandelliana: il tema dell'identità impossibile,

quella del "figlio cambiato" che dubita di se stesso,

che non sa, né può, distinguere tra ciò che è reale

e ciò che non lo è, e anzi, come non esista una

realtà definitiva, neppure per se stessi, ma come

ognuno di noi appaia, e alla fine sia, quello che gli

altri vedono in lui. La vita come caos, dove l'unica

realtà è ciò che appare.

Il tema dell'identità impossibile e perduta si

riproporrà drammaticamente nella follia della

moglie che Pirandello trasfigurerà nella sua

produzione letteraria e che gli farà dire che

«La pazzia di mia moglie sono io» (da una lettera

Ugo Ojetti del 10 aprile 1914 in op.cit.pag.191),

io che per tutta la mia vita non ho saputo chi sono,

io, il "figlio cambiato".

 
 
 

Hudson W.H. Un mondo lontano

Post n°2040 pubblicato il 26 Marzo 2019 da blogtecaolivelli

 

Fonte: Internet

Un mondo molto lontano, nello spazio e nel tempo,

è quello che viene presentato in questo libro.

Lontano nel tempo: il testo è uscito nel 1918,

all'inizio del nostro secolo, e descrive l'infanzia

dello scrittore, che risale agli anni 1841-1851.

Lontano nello spazio: il libro è uscito a Londra,

ma è ambientato nella pampa argentina, nel

continente sudamericano, in una natura quasi

incontaminata ed in una società che ha molti

aspetti primitivi, quasi selvaggi.

Lo scrittore, arrivato agli 80 anni, ricorda la sua

infanzia e le sue emozioni di fronte ad un ambiente

naturale che poteva esplorare liberamente e gli

offriva spettacoli, colori, movimenti, suoni e

profumi straordinari. Il piccolo amava osservare

gli uccelli  ma ogni pianta, ogni animale gli

riservava sorprese ed avventure.

Gli esseri umani  che conosceva erano altrettanto

particolari: gli allevatori di bestiame, donne

misteriose e potenti in un miscuglio di razze,

lingue e condizioni sociali diversissime.

Questo paesaggio, queste persone, tra cui

i componenti della sua numerosa famiglia e

una madre molto comprensiva, vicinissima alla

sensibilità del figlio, hanno formato le prime

esperienze e la personalità del bambino, che

sarebbe poi diventato un grande naturalista

ed un artista della parola....

Il libro è interessante per gli elementi e le

tematiche che contiene:

1)      la natura colta con spontaneità dal

bambino e descritta con naturalezza non ha

la freddezza del linguaggio scientifico:

la natura è un serbatoio di vita, i comportamenti

degli animali contengono le forme primordiali

degli istinti, dell'amore, dell'aggressività, ogni

elemento è dotato di un'anima e di un'intelligenza

simili alle nostre ma infinitamente più potenti e le

medesime opinioni vengono espresse dall'autore

da vecchio.

2) Un elemento interessante è la rappresentazione

di una società primitiva, di un miscuglio di popoli e

di lingue e culture che hanno formato la popolazione

della pampa, includendo in essa gli stranieri di lingua

inglese, immigrati, colonizzatori, vicini alla sensibilità

degli indigeni: un mondo che acquisisce delle

caratteristiche epiche anche se Hudson paragona

gli allevatori agli animali.

3)L'altro tema importante è la crescita e la

formazione di Hudson grande che descrive quel

mondo attraverso il ricordo ed in tal modo compie

un viaggio straordinario nella memoria.

 
 
 

Il Dottor Stranamore

Post n°2039 pubblicato il 26 Marzo 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

Il dottor Stranamore è un film di genere

commedia, guerra del 1964, diretto da

Stanley Kubrick, con Peter Sellers e George

C. Scott. Durata 93 minuti. Distribuito da

CEIAD, COLUMBIA PICTURES - COLUMBIA

TRISTAR HOME VIDEO, L' UNITA' VIDEO

(COLUMBIA CLASSICS).

GENERECommediaGuerra

ANNO1964

REGIAStanley Kubrick

ATTORIPeter SellersGeorge C. ScottSterling

Hayden,Keenan WynnSlim PickensPeter Bull

James Earl Jones,Glenn BeckTracy ReedShane

RimmerRobert Vincent O'NeillJack Creley

Hal GaliliLaurence HerderFrank Berry

Paul TamarinRoy StephensGordon Tanner

John McCarthy (II)

PAESE: Gran Bretagna

DURATA: 93 Min

FORMATO: PANORAMICA

DISTRIBUZIONE: CEIAD, COLUMBIA PICTURES -

COLUMBIA TRISTAR HOME VIDEO, L' UNITA' VIDEO

(COLUMBIA CLASSICS)


TRAMA IL DOTTOR STRANAMORE:

Un generale psicopatico americano, che fa parte

dell'alto comando strategico dell'aereonautica,

dà ordine a una squadriglia di aeroplani, attrezzati

per il trasporto di bombe atomiche, di volare per

un'azione contro l'Unione Sovietica.

Subito dopo si chiude nella base, e quindi tutti,

compreso il presidente degli Stati Uniti, sono

impossibilitati ad intervenire.

Sia gli alti ufficiali americani sia i massimi esponenti

sovietici, tentano di fermare la minaccia di una

guerra nucleare.

CRITICA DI IL DOTTOR STRANAMORE:

"Il film appartiene al genere satirico-grottesco.

Prendendo le mosse da uno spunto originale e

valido, nello snodarsi della vicenda si rende

complesso e prolisso, fino a diventare artificioso.

Non mancano però momenti riusciti e battute

felici. Interpretazione discreta." (

'Segnalazioni Cinematografiche', vol. 55, 1964)

"Alla base, un romanzo satirico di Peter George,

'Allarme rosso'. Immaginava che, molti secoli dopo

il nostro, gli abitanti di un altro pianeta trovavano

sul desolato pianeta Terra, da tempo senza più

tracce di vita, un manoscritto in cui si raccontavano

i motivi che ne avevano distrutto tutti gli abitanti.

Motivi, agli occhi degli scopritori, abbastanza

strani, ma a raccontarli oggi piuttosto terrificanti

e, almento per noi, nient'affatto oscuri. (...)

E il dottor Stranamore?

Nel romanzo non aveva granché importanza.

Nel film di Stanley Kubrick, cui tra l'altro dà il

titolo, è uno scienziato tedesco passato al

servizio degli americani e unicamente votato

al culto della sua terribile scienza: un culto

cui egli, alla fine, non esita a sacrificare tutto,

anche se stesso. Parodia, metà macabra,

metà umoristica, dello stregone medievale

che brucia nelle fiamme che egli stesso ha

evocato. (...) La satira antimilitarista è ghiotta

e se la polemica contro l'atomica e i suoi miti

è quasi violenta, l'alleggeriscono delle cifre

sempre in abile equilibrio fra l'ironia e l'umorismo,

con personaggi che quasi tutti, sia pure spesso

anche con modi gelidi, tendono alla caricatura:

con sarcasmi non di rado sulfurei.Concorre al

successo del film la triplice interpretazione di

Peter Sellers che, con la consueta abilità di

prestigiatore e di trasformista, riesce ad essere

nello stesso tempo un riflessivo e turbato

Presidente degli Stati Uniti, un concitato e spaurito

ufficiale britannico che non riesce a salvare la

situazione solo per un seguito di circostanze

banali, e il maniacale dottor Stranamore, affetto

da una dozzina di comicissimi tic, tra cui uno,

quanto mai indicativo al braccio destro che, ad

ogni istante, sembra volersi prepotentemente

levare in alto, nel saluto nazista..."

(Gian Luigi Rondi, '"Kurosawa, Bergman e gli altri...",

Le Monnier')

 
 
 

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