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Messaggi del 26/03/2019
Post n°2045 pubblicato il 26 Marzo 2019 da blogtecaolivelli
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La pista di sabbia è un romanzo di Andrea Camilleri, il dodicesimo con protagonista il Commissario Montalbano, pubblicato da Sellerio il 7 giugno2007. TramaUn mattino il commissario Montalbano si sveglia e trova un cavallo morto ammazzato sulla spiaggia di fronte alla sua casa di Marinella. Prima di poter far prelevare la carcassa, il cavallo viene misteriosamente rimosso da sconosciuti. Più tardi la signora Rachele Esterman si reca in commissariato per denunciare il furto del suo cavallo sauro, che aveva affidato alla scuderia di Saverio Lo Duca. La signora si trova in Sicilia per partecipare ad una gara ippica che si svolge annualmente a Fiacca. È ospitata dalla sua amica Ingrid Sjöström, vecchia conoscente del commissario. La sera Ingrid si reca a cena da Montalbano, che sorprende degli sconosciuti in casa. Risulta che abbiano rubato solo il vecchio Rolex del padre. Da indagini effettuate da Mimì Augello, risulta che i cavalli rubati dalle scuderie di Lo Duca sono due, Super, appartenente a Rachele Esterman, e Rudy, appartenente a Lo Duca. Nel frattempo Fazio indaga su un giro di gare ippiche clandestine gestite da Michele Prestia, un piccolo criminale con legami mafiosi tramite Francesco Bellavia, membro della famiglia Cuffaro. Ingrid invita Montalbano a partecipare ad una festa in occasione della gara ippica, dove Rachele corre con un altro dei cavalli di Lo Duca, piazzandosi seconda. In quest'occasione il commissario incontra Lo Duca, il quale gli confida di sospettare che a rubare i cavalli sia stato per vendetta un suo vecchio dipendente, Gerlando Gurreri: Lo Duca, durante un alterco, lo aveva ferito alla testa, rendendolo invalido. Durante la cena, Rachele induce Montalbano ad allontanarsi e fanno l 'amore in un fienile presso le scuderie. Al ritorno a casa, il commissario trova segni di una perquisizione minuziosa; il Rolex risulta restituito. Con l'aiuto di Fazio, organizza una trappola: finge di uscire e lascia Galluzzo di guardia. Degli sconosciuti tentano di dar fuoco alla casa, Galluzzo li sorprende, c'è un conflitto a fuoco, uno dei malintenzionati resta ferito, ma riescono comunque a scappare. Montalbano sospetta che l'intrusione sia un tentativo di intimidazione legato alla sua testimonianza contro Giacomo Licco, un mafioso legato alla famiglia Cuffaro. Si reca dal pm Giarrizzo per comunicargli di avere dei dubbi riguardo a un possibile alibi di Licco. Viene infatti a sapere che l'amante di Licco, Concetta Siragusa, testimonierà a suo favore. Le indagini di Fazio su Gurreri rivelano che la Siragusa è sua moglie e i Cuffaro lo hanno fatto entrare nell'associazione in cambio della testimonianza. Francesco Bellavia ha minacciato di ucciderlo se la moglie non collabora. Il mattino seguente un cadavere viene trovato in mezzo alla campagna; è vestito solo di mutande ed è stato ucciso con un colpo di pistola alla schiena. Dall'analisi della scientifica risulta che il proiettile appartiene ad una pistola i n dotazione alla Polizia. Il medico legale conferma che il morto aveva in passato ricevuto un trapanamento del cranio. Montalbano capisce che si tratta di Gurreri e che era stato ucciso da Galluzzo durante l'imboscata della polizia presso l'abitazione di Montalbano; il suo complice Bellavia ha poi provveduto a disfarsi del cadavere. Dalla lavanderia mandano a Montalbano un ferro di cavallo trovato nella tasca del suo accappatoio. Solo allora il commissario si ricorda di averlo preso vicino alla carcassa trovata di fronte a casa sua. Il ferro non ha nessun segno particolare, mentre quelli del cavallo di Rachele avevano dei marchi ben precisi. Da questo Montalbano capisce che il cavallo ucciso è in realtà quello di Lo Duca. Montalbano fa credere a Lo Duca che Prestia abbia confessato e si fa raccontare tutto. Prestia lo ricattava e lo stava costringendo a dare uno dei suoi cavalli per le corse clandestine. Lo Duca aveva organizzato il furto dei due cavalli e aveva fatto credere che quello ucciso fosse di Rachele Esterman e non il suo, che era comunque in fin di vita. Bellavia e Prestia vengono arrestati e il cavallo di Rachele recuperato. Ingrid e Rachele vanno a cena da Montalbano. Il telefono suona e Rachele risponde: è Livia, che riattacca subito. Montalbano si prepara a d una gran baruffa telefonica dopo la cena e dopo aver rivelato a Rachele che il suo cavallo è salvo. |
Post n°2044 pubblicato il 26 Marzo 2019 da blogtecaolivelli
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La luna di carta è un romanzo di Andrea Camilleri, pubblicato nel 2005 dalla casa editrice Sellerio editore. È il nono romanzo della serie dedicata al Trama«Quann'era picciliddro, una volta sò patre, per babbiarlo (per prenderlo in giro, per scherzare), gli aveva contato che la luna 'n cielu era fatta di carta. E lui, che aviva sempre fiducia in quello che il patre gli diciva, ci aviva criduto.» Non è un caso che Montalbano faccia riaffiorare nei suoi pensieri i ricordi dell'infanzia, come quello del padre che per prenderlo in giro gli raccontava della luna di carta. Questi sono i ricordi della vecchiaia che è anche il periodo dei rimorsi per non aver abbastanza amato chi c'era vicino e che ora non c'è più ed è ormai troppo tardi per potergli dire tutto il nostro amore Continua la crisi di Montalbano che sta invecchiando, romanzo dopo romanzo, che sta diventando sempre più introverso e sgomento di fronte ai problemi dell'età che avanza con i suoi piccoli inconvenienti come i vuoti di memoria, a cui deve rimediare, vergognandosi, prendendo appunti, e con le grandi paure improvvise come quando al risveglio gli compare ossessivamente nel cervello «non un pinsero completo, ma un principio di pinsero, un pinsero che accomenzava con queste 'ntifiche parole: Quanno viene il jorno della tò morti...». dovesse completarsi, si dice superstiziosamente Montalbano, a quel punto si morirebbe davvero. Meglio dedicarsi al solito tran tran quotidiano come quando in commissariato arriva una bella donna a denunciare la scomparsa del fratello Angelo Pardo. Montalbano lo troverà ucciso da un colpo di rivoltella in faccia, in una sorta di pied-à-terre costruito sul terrazzo della casa, in un atteggiamento oscenamente scomposto consono turpemente all'uomo notofemminaro a cui non bastava la sua attuale amante. Il commissario si troverà preso in mezzo a queste due bellissime donne: Michela che aveva per il morto un amore morboso e l'amante Elena Sclafani, che stava per porre fine ad una relazione di cui era stanca. Intanto si manifesta una serie di morti di importanti personaggi e di politici che Montalbano scoprirà essere dovute a dosi di cocaina tagliata male. La teoria del delitto passionale di Angelo Pardo comincia a traballare e sembra invece collegata a un traffico di droghe organizzato dalla malavita locale. Intanto il commissario subisce sempre più, fino a quasi tradire l'eterna fidanzata Livia, il fascino delle due donne forti e ingannatrici che a lui «maturo, sperto, omo di ciriveddro e d'intuito,... avivano contato che la luna era fatta di carta», nascondendogli parte di quella verità che alla fine, nonostante la vecchiaia, riuscirà a scoprire. |
Post n°2043 pubblicato il 26 Marzo 2019 da blogtecaolivelli
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Il ladro di merendine è un romanzo di Andrea Camilleri, pubblicato nel 1996, dalla casa editrice Sellerio. È il terzo romanzo della serie incentrata sulle avventure del Commissario Montalbano, dopo La forma dell'acqua ed Il cane di terracotta. Da esso è stato tratto anche l'omonimo film tv, trasmesso dalla Rai nel 1999, con Luca Zingaretti nella parte del Commissario. TramaA Vigata, paese immaginario della Sicilia, si susseguono una serie di eventi: nella notte un peschereccio di Mazara del Vallo, il "Santopadre", viene intercettato e mitragliato, apparentemente in acque internazionali, da una motovedetta tunisina. I colpi esplosi uccidono un marinaio tunisino che si trovava a bordo dell'imbarcazione italiana. Sempre nella stessa giornata avviene l'assassinio dell'ex commerciante Aurelio Lapecora, accoltellato in un ascensore e la misteriosa scomparsa di Karima Moussa, una bellissima donna delle pulizie tunisina. Montalbano scopre che la ragazza lavorava anche nell'ufficio del commerciante assassinato di cui era l'amante e che questa aveva un figlio, François, anch'esso scomparso. Grazie all'aiuto dell'anziana Aisha, una conoscente di Karima, Montalbano ritrova anche un libretto di risparmio di proprietà della ragazza con depositati cinquecento milioni di lire, una somma troppo alta per una giovane immigrata che avrebbe dovuto avere solo quanto le proveniva dal suo umile lavoro. Mentre torna in commissariato dalla visita alla casa di Karima, Montalbano vede davanti a una scuola elementare un gruppetto di madri che si lamentano con un vigile di alcuni furti di merendine, di cui accusano un piccolo extracomunitario. Montalbano intuisce che si tratta di François: appostandosi insieme alla fidanzata Livia ed ai suoi uomini, riesce a prendere il piccolo tunisino che si era rifugiato in una casa abbandonata. Livia, nel tranquillizzare il bambino portato in casa da Montalbano per proteggerlo, sentirà nascere in sé il proprio istinto materno e il desiderio di formare con Salvo un'unione più intensa, adottando il bambino. Il commissario aderirà al progetto di Livia ma nel frattempo le indagini si complicano perché ci mettono lo zampino i servizi segreti nella viscida figura del colonnello Lohengrin Pera... La famiglia di MontalbanoNe Il ladro di merendine Montalbano viene a sapere da un collaboratore dell'azienda vinicola del padre che questi sta morendo di cancro. Il commissario aveva già perso da piccolo la madre ed è a François, il bambino che ha avuto la madre assassinata, che confida quanto dolore anche lui abbia provato: «Gli confidò cose che mai aveva detto a nessuno, manco a Livia. Il pianto sconsolato di certe notti, con la testa sotto il cuscino perché suo padre non lo sentisse; la disperazione mattutina quando sapeva che non c'era sua madre in cucina a preparargli la colazione o, qualche anno dopo, la merendina per la scuola. Ed è una mancanza che non viene mai più colmata, te la porti appresso fino in punto di morte.» (op. cit. pag. 155) Il padre attento e sollecito gli aveva fatto anche da madre e, rispettoso della vita del figlio, aveva voluto aspettare per risposarsi che questi si laureasse e diventasse autonomo. Montalbano non aveva preso bene la decisione del padre di risposarsi e si era quasi del tutto allontanato da lui «forse c'era stata... una quasi totale mancanza di comunicazione, non riuscivano mai a trovare le parole giuste per esprimere vicendevolmente i loro sentimenti...» (op. cit. pag. 204). I due però continuavano a volersi, sia pure da lontano, molto bene. Il padre, che vive lontano da Vigata, rimasto vedovo della seconda moglie, colleziona gli articoli di giornale che scrivono dei successi investigativi del figlio e quando il commissario è stato ferito, gli è stato vicino telefonandogli ed è andato una volta a visitarlo in ospedale. Ed ogni tanto arriva in commissariato una cassetta del suo buon vino. Durante l'indagine Montalbano riceve una lettera da un socio dell'azienda vinicola del padre che gli dà notizia che questi è da tempo gravemente ammalato di un tumore e che, sebbene consapevole della sua morte imminente, non ha voluto far sapere niente al figlio per risparmiargli lo strazio della sua sofferenza. Montalbano arriverà nell'ospedale dov'è ricoverato il padre quando questi è ormai morto e si rimprovererà amaramente del suo egoismo poiché pur avendone intuito il malessere ha come voluto inconsciamente ignorarlo. |
Post n°2042 pubblicato il 26 Marzo 2019 da blogtecaolivelli
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Il cane di terracotta è un romanzo di Andrea Camilleri pubblicato nel 1996dalla casa editrice Sellerio di Palermo. È il secondo romanzo ad avere come protagonista il commissario di polizia siciliano Salvo Montalbano. Dall'opera è stato tratto un telefilm trasmesso dalla RAI nel 2000 con attoreprincipale Luca Zingaretti nella parte del commissario Montalbano che nel corso dell'indagine narrata sarà per la prima volta seriamente ferito in un conflitto a fuoco. Trama Il romanzo si avvia su una tipica indagine per la repressione di un traffico d'armi d'origine mafiosa ma l'argomento principale diventa poi un episodio di amore e morte di un tempo ormai passato. Come la caverna che nasconde le armi cela un altro nascondiglio dove giacciono i due amanti assassinati, così il racconto contiene al suo interno un'altra storia del tutto diversa. Tutto il romanzo ruota intorno a una misteriosa caverna che appare e che scompare e che una volta ritrovata rivelerà di custodire un altro segreto Montalbano mantiene una strana amicizia per un poliziotto: quella con Gegè, protettore di prostitute, che gli ha fissato un appuntamento in un luogo che, sin dai tempi delle scuole elementari, conoscono soltanto loro due. Gegè gli riferisce che Tanu "u grecu", pluriomicida latitante, vuole consegnarsi a Montalbano. Tanu è un mafioso da sempre ma ora si sente estraneo alla nuova mafia che non rispetta più regole e tradizioni, per cui preferisce morire in galera piuttosto che in un fosso. Si consegnerà a Montalbano ma con un po' di triatro, una sceneggiata dell'arresto, per salvare la faccia. Ma la mafia non ci casca e in occasione di un trasferimento da un carcere ad un altro ritenuto più sicuro, due agenti di scorta vengono uccisi e Tanu ferito mortalmente. Ma la cosa più grave non è tanto la sconfitta della polizia quanto il fatto che l'accaduto conferma che ci sia una "talpa" al suo interno. Tanu in punto di morte, per vendicarsi confiderà a Montalbano l'esistenza di un grosso traffico d'armi che vengono depositate in una caverna mimetizzata che la squadra del commissario farà fatica a scoprire. Il preside Burgio, ormai in pensione e amico di Montalbano gli rivelerà che la grotta ha una lunga storia che risale a tempi lontani. Questo racconto farà tornare il commissario nella grotta e scoprire una parete posticcia che abbattuta rivela la presenza di due cadaveri, ricomposti, sorvegliati da un cane di terracotta con accanto una ciotola di monete. Svelati i nomi dei due giovani, Mario Cunich ed Elisa Moscato, il commissario cerca di ricostruire gli avvenimenti, che gli saranno alla fine rivelati dall'ormai vecchio Calogero Rizzitano, uno dei protagonisti di quel fatto, il quale gli conferma che l'assassino dei due giovani è il padre di lei, Stefano Moscato, che trattava la figlia come amante. Montalbano comprenderà anche il motivo simbolico della singolare composizione dei corpi nella caverna, e della presenza del cane di terracotta, per un riferimento al Corano e alla tradizione dei Dormienti di Efeso. |
Post n°2041 pubblicato il 26 Marzo 2019 da blogtecaolivelli
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Biografia del figlio cambiato è una biografia romanzata di Luigi Pirandelloscritta da Andrea Camilleri e pubblicata dalla casa editrice Trama Questo è l'intento di Camilleri: descrivere la vita di questo grande personaggio della nostra letteratura ma in maniera discorsiva come raccontando ad un amico senza riferimenti a fonti critiche o a dati bibliografici ma da un punto di vista personale, così come si può narrare di qualcuno osservandolo quasi di nascosto nei suoi comportamenti più spontanei. Forse il giudizio ne risulterà in parte alterato nella sua oggettività ma in compenso sarà colorito dalla partecipazione emotiva e sentimentale che Camilleri ha per questo suo conterraneo di cui in questa biografia romanzata vuole analizzare quello che lui immagina sia stata la sua vera vita privata, quello che egli era veramente nella sua intimità, fuori dalle luci di quella ribaltadove Pirandello ebbe tanti successi. Il romanzo s'incentra sul conflitto tra Pirandello e il padre Stefano, da cui egli si sente tanto diverso per il modo di vivere e concepire la vita, da fargli pensare che anche a lui sia accaduto quello che allora capitava abbastanza frequentemente: di essere stato cioè cambiato nella culla dalla levatrice ed allevato da una famiglia che non era quella di origine: a lui cioè sarebbe capitato proprio quello che una ragazza, Maria Stella, che abitava con la sua famiglia, gli aveva raccontato da bambino. Un altro motivo per considerarsi un "figlio cambiato" - questo potremo definirlo più letterariamente pirandelliano - è il fatto che Pirandello pensa di essere nato in un non-luogo, in un posto che non esiste: quindi egli è stato "cambiato" anche nel luogo della nascita. Questo era accaduto perché nell'imminenza del parto che doveva avvenire a Porto Empedocle, per un'epidemia di colera che stava colpendo la Sicilia, il padre Stefano aveva deciso di trasferire la famiglia in una isolata tenuta di campagna per evitare il contatto con la pestilenza. Il luogo scelto, al confine con la città di Girgenti, era un folto bosco che si chiamava Càvusu, cioè calzone in dialetto, per il fatto che in quel punto un fiume da tempo essiccato si divideva in due tronconi così da assumere la forma di un paio di pantaloni. Nel momento in cui Porto Empedocle, da borgata divenne comune autonomo da Girgenti, il comune prese come segno di confine proprio la località Càvuso che per iniziativa di un ufficiale di anagrafe ebbe la denominazione cambiata in Caos. Questo avvenimento farà dire a Pirandello di essere nato in un posto "cambiato" e quindi di non appartenere all'ordine del mondo ma al caos incomprensibile: che dovevo nascere là e non altrove e che non potevo nascer dopo né prima; ma confesso che di tutte queste cose non mi son fatto ancora né certo saprò farmi mai un'idea.» I difficili rapporti con il padre divennero definitivi, racconta Camilleri, quando, a quattordici anni, scopre che questi ha una relazione con una cugina dalla quale era nato un figlio che egli odiò al punto da sputargli in faccia. Da qui il desiderio di staccarsi dal padre e dalla terra d'origine a cui si sente estraneo e nello stesso tempo visceralmente attratto tanto da descriverla e rimpiangerla nella sua opera letteraria trasfigurandola fantasticamente. Questo è il nucleo di tutta la produzione teatrale pirandelliana: il tema dell'identità impossibile, quella del "figlio cambiato" che dubita di se stesso, che non sa, né può, distinguere tra ciò che è reale e ciò che non lo è, e anzi, come non esista una realtà definitiva, neppure per se stessi, ma come ognuno di noi appaia, e alla fine sia, quello che gli altri vedono in lui. La vita come caos, dove l'unica realtà è ciò che appare. Il tema dell'identità impossibile e perduta si riproporrà drammaticamente nella follia della moglie che Pirandello trasfigurerà nella sua produzione letteraria e che gli farà dire che «La pazzia di mia moglie sono io» (da una lettera a Ugo Ojetti del 10 aprile 1914 in op.cit.pag.191), io che per tutta la mia vita non ho saputo chi sono, io, il "figlio cambiato". |
Post n°2040 pubblicato il 26 Marzo 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet Un mondo molto lontano, nello spazio e nel tempo, è quello che viene presentato in questo libro. Lontano nel tempo: il testo è uscito nel 1918, all'inizio del nostro secolo, e descrive l'infanzia dello scrittore, che risale agli anni 1841-1851. Lontano nello spazio: il libro è uscito a Londra, ma è ambientato nella pampa argentina, nel continente sudamericano, in una natura quasi incontaminata ed in una società che ha molti aspetti primitivi, quasi selvaggi. Lo scrittore, arrivato agli 80 anni, ricorda la sua infanzia e le sue emozioni di fronte ad un ambiente naturale che poteva esplorare liberamente e gli offriva spettacoli, colori, movimenti, suoni e profumi straordinari. Il piccolo amava osservare gli uccelli ma ogni pianta, ogni animale gli riservava sorprese ed avventure. Gli esseri umani che conosceva erano altrettanto particolari: gli allevatori di bestiame, donne misteriose e potenti in un miscuglio di razze, lingue e condizioni sociali diversissime. Questo paesaggio, queste persone, tra cui i componenti della sua numerosa famiglia e una madre molto comprensiva, vicinissima alla sensibilità del figlio, hanno formato le prime esperienze e la personalità del bambino, che sarebbe poi diventato un grande naturalista ed un artista della parola.... Il libro è interessante per gli elementi e le tematiche che contiene: 1) la natura colta con spontaneità dal bambino e descritta con naturalezza non ha la freddezza del linguaggio scientifico: la natura è un serbatoio di vita, i comportamenti degli animali contengono le forme primordiali degli istinti, dell'amore, dell'aggressività, ogni elemento è dotato di un'anima e di un'intelligenza simili alle nostre ma infinitamente più potenti e le medesime opinioni vengono espresse dall'autore da vecchio. 2) Un elemento interessante è la rappresentazione di una società primitiva, di un miscuglio di popoli e di lingue e culture che hanno formato la popolazione della pampa, includendo in essa gli stranieri di lingua inglese, immigrati, colonizzatori, vicini alla sensibilità degli indigeni: un mondo che acquisisce delle caratteristiche epiche anche se Hudson paragona gli allevatori agli animali. 3)L'altro tema importante è la crescita e la formazione di Hudson grande che descrive quel mondo attraverso il ricordo ed in tal modo compie un viaggio straordinario nella memoria. |
Post n°2039 pubblicato il 26 Marzo 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet Il dottor Stranamore è un film di genere commedia, guerra del 1964, diretto da Stanley Kubrick, con Peter Sellers e George C. Scott. Durata 93 minuti. Distribuito da CEIAD, COLUMBIA PICTURES - COLUMBIA TRISTAR HOME VIDEO, L' UNITA' VIDEO (COLUMBIA CLASSICS). ANNO: 1964 REGIA: Stanley Kubrick ATTORI: Peter Sellers, George C. Scott, Sterling Hayden,Keenan Wynn, Slim Pickens, Peter Bull, James Earl Jones,Glenn Beck, Tracy Reed, Shane Rimmer, Robert Vincent O'Neill, Jack Creley, Hal Galili, Laurence Herder, Frank Berry, Paul Tamarin, Roy Stephens, Gordon Tanner, PAESE: Gran Bretagna DURATA: 93 Min FORMATO: PANORAMICA DISTRIBUZIONE: CEIAD, COLUMBIA PICTURES - COLUMBIA TRISTAR HOME VIDEO, L' UNITA' VIDEO (COLUMBIA CLASSICS) TRAMA IL DOTTOR STRANAMORE: Un generale psicopatico americano, che fa parte dell'alto comando strategico dell'aereonautica, dà ordine a una squadriglia di aeroplani, attrezzati per il trasporto di bombe atomiche, di volare per un'azione contro l'Unione Sovietica. Subito dopo si chiude nella base, e quindi tutti, compreso il presidente degli Stati Uniti, sono impossibilitati ad intervenire. Sia gli alti ufficiali americani sia i massimi esponenti sovietici, tentano di fermare la minaccia di una guerra nucleare. CRITICA DI IL DOTTOR STRANAMORE: "Il film appartiene al genere satirico-grottesco. Prendendo le mosse da uno spunto originale e valido, nello snodarsi della vicenda si rende complesso e prolisso, fino a diventare artificioso. Non mancano però momenti riusciti e battute felici. Interpretazione discreta." ( 'Segnalazioni Cinematografiche', vol. 55, 1964) "Alla base, un romanzo satirico di Peter George, 'Allarme rosso'. Immaginava che, molti secoli dopo il nostro, gli abitanti di un altro pianeta trovavano sul desolato pianeta Terra, da tempo senza più tracce di vita, un manoscritto in cui si raccontavano i motivi che ne avevano distrutto tutti gli abitanti. Motivi, agli occhi degli scopritori, abbastanza strani, ma a raccontarli oggi piuttosto terrificanti e, almento per noi, nient'affatto oscuri. (...) E il dottor Stranamore? Nel romanzo non aveva granché importanza. Nel film di Stanley Kubrick, cui tra l'altro dà il titolo, è uno scienziato tedesco passato al servizio degli americani e unicamente votato al culto della sua terribile scienza: un culto cui egli, alla fine, non esita a sacrificare tutto, anche se stesso. Parodia, metà macabra, metà umoristica, dello stregone medievale che brucia nelle fiamme che egli stesso ha evocato. (...) La satira antimilitarista è ghiotta e se la polemica contro l'atomica e i suoi miti è quasi violenta, l'alleggeriscono delle cifre sempre in abile equilibrio fra l'ironia e l'umorismo, con personaggi che quasi tutti, sia pure spesso anche con modi gelidi, tendono alla caricatura: con sarcasmi non di rado sulfurei.Concorre al successo del film la triplice interpretazione di Peter Sellers che, con la consueta abilità di prestigiatore e di trasformista, riesce ad essere nello stesso tempo un riflessivo e turbato Presidente degli Stati Uniti, un concitato e spaurito ufficiale britannico che non riesce a salvare la situazione solo per un seguito di circostanze banali, e il maniacale dottor Stranamore, affetto da una dozzina di comicissimi tic, tra cui uno, quanto mai indicativo al braccio destro che, ad ogni istante, sembra volersi prepotentemente levare in alto, nel saluto nazista..." (Gian Luigi Rondi, '"Kurosawa, Bergman e gli altri...", Le Monnier') |
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