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Messaggi del 11/12/2019

Altre novità....

Post n°2453 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli

04 novembre 2019Comunicato stampa

Mad for Science 2020: ancora 15 giorni per le candidature

© Agf/Zeljko Dangubic Ha preso il via

la quarta edizione del concorso Mad For

Science (e seconda edizione a livello nazionale).

Sono già quasi 100 le richieste di iscrizione

pervenute a oggi. Il 18 novembre il termine

ultimo per presentare la propria candidatura.

75mila euro al primo team classificato

Mancano meno di 3 settimane alla scadenza

del termine per presentare la propria candidatura

alla seconda edizione nazionale del Mad For

Science, il concorso promosso da DiaSorin

rivolto ai licei scientifici di tutta Italia.

Ad oggi si sono già iscritti quasi 100 licei

scientifici, provenienti da 17 regioni su 20.

Per il 13% le candidature provengono dal

Piemonte, che già conosce e apprezza questa

iniziativa dal 2017, a pari merito con la Lombardia,

seguiti dal Lazio con l'11%, dalla Campania

con il 10% e dal Veneto con l'8%. Seguono

Sicilia, Puglia, Umbria e Emilia Romagna con il

6%, Calabria con il 5%, Toscana e Sardegna

con il 4%. Chiudono Marche e Basilicata con il

2%, Abruzzo, Molise e Trentino Alto Adige con l'1%.

Il termine per la presentazione delle candidature

scade il prossimo 18 novembre.

Come noto i Licei in gara concorreranno per

aggiudicarsi un premio in denaro da 75mila euro

da investire nell'implementazione del laboratorio

di scienze del proprio istituto.

Il Bando di Concorso 2019/2020 invita gli studenti

dei Licei scientifici a ideare 5 esperienze didattiche

di laboratorio coerenti con gli Obiettivi per lo

Sviluppo Sostenibile dell'Agenda 2030 promossa

dall'ONU, e progettarne l'implementazione nel

laboratorio scientifico della scuola.

I temi selezionati in questa edizione di Mad for

Science dal titolo "Mens sana in corpore sano"

sono quelli inerenti al tema della fame nel

mondo (SDG 2), a quello della salute e del

benessere (SDG 3) e alla gestione sostenibile

dell'acqua e dei servizi igienico-sanitari (SDG 6).

Per accedere alla fase di preselezione ciascun

liceo dovrà seguire le istruzioni di candidatura

presenti sul sito www.madforscience.it entro il

18 novembre 2019, inviando la propria scheda

di progetto con il concept del percorso

laboratoriale che si intende sviluppare.

Una Commissione di esperti in ambito tecnico-

scientifico valuterà le schede di progetto pervenute

e selezionerà le 50 candidature migliori entro

il 28 novembre 2019.

I progetti completi dei 50 Licei che accederanno

alla seconda fase del concorso dovranno essere

inviati entro e non oltre il 3 aprile 2020.

Entro il 24 aprile 2020 un Comitato appositamente

costituito da DiaSorin selezionerà, a proprio 

insindacabile giudizio, le 8 proposte progettuali

più interessanti.

Gli 8 team finalisti presenteranno i loro progetti

in occasione della Mad for Science Challenge 2020,

che avrà luogo a Torino di fronte a una Giuria

composta da professionisti della comunicazione

ed esponenti della comunità scientifica, che

eleggerà i vincitori.

I primi due licei classificati verranno premiati con

l'implementazione del biolaboratorio (per un valore

massimo rispettivamente di 50.000 e 25.000 euro)

e la fornitura dei relativi materiali di consumo (fino

a un massimo rispettivamente di 5.000 e 2.500

euro all'anno per 5 anni a partire dall'anno 2019).

La Giuria, in questa edizione, assegnerà anche

il Premio Ambiente al team che - tra gli 8 finalisti - si

dimostrerà capace di integrare il concetto di

ecosostenibilità e tutela dell'ambiente all'interno di

una o più esperienze laboratoriali e dimostrerà il

miglior approccio scientifico rivolto all'educazione

ambientale. Il premio consiste nell'assegnazione

di 10.000 euro per l'acquisto di materiale vario da

laboratorio.

"Il successo di questa iniziativa ci ha indotti a

rivedere il timing del concorso.

Questo per permettere agli studenti e ai docenti

di pianificare al meglio il loro progetto ed integrare

questo impegno con il normale flusso di studio.

" ha ricordato Carlo Rosa, Amministratore Delegato

DiaSorin.
Le prime tre edizioni del Mad for Science sono

state vinte dall'IIS Nicola Pellati (indirizzo liceo

scientifico Galileo Galilei) di Nizza Monferrato,

dall'Istituto Statale Augusto Monti di Asti e dal Liceo

Scientifico Ariosto Spallanzani di Reggio Emilia.

Per ulteriori informazioni sul concorso, si rimanda

al sito www.madforscience.it

 
 
 

Grande novità

Post n°2452 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli

 

Fonte: Internet

10 dicembre 2019

Mad for Science 2020: ecco i 50 candidati, al via la seconda fase del concorso

di Giulia Alice Fornaro© iStock/Halfpoint
  Vengono da 17 regioni italiane i 50 licei

scientifici che passeranno alla seconda fase

di Mad for Science, il concorso che premia le

migliori proposte didattiche in linea con gli

Obiettivi ONU per la sostenibilità.

La novità di quest'anno è un corso gratuito

per i docenti degli istituti premiati sull'utilizzo

degli strumenti di laboratorio acquistati

Dalla crisi climatica, all'inquinamento atmosferico

e ambientale, dai rischi per la biodiversità

di terra, aria e acqua allo sviluppo di patologie

connesse alle condizioni ambientali.

Riequilibrare il rapporto tra essere umano e

ambiente è soprattutto una sfida per il futuro

di tutta l'umanità.

Così, anche quest'anno DiaSorin, azienda

italiana leader nella diagnostica in vitro, con

il concorso Mad for Science parte dai giovani:

50 licei scientifici provenienti da 17 regioni

italiane, selezionati tra oltre 160 candidati,

possono ora passare alla fase successiva del

concorso che sfida una squadra di cinque

studenti e un docente per ogni istituto a ideare

una serie di esperienze didattiche di laboratorio

coerenti con gli Obiettivi 2, 3 e 6 per lo Sviluppo

Sostenibile (SDG) dell'Agenda ONU 2030 e

progettarne l'implementazione nel laboratorio

scientifico della scuola.  

Dal titolo Mens sana in corpore sanola quarta

edizione di Mad for Sciencepropone un focus

sugli SDG relativi al tema della fame nel mondo

(SDG 2), a quello della salute e del benessere

(SDG 3) e alla gestione sostenibile dell'acqua e

dei servizi igienico-sanitari (SDG 6).

Dei 50 licei scelti, su 167 iscritti, ben 20 provengono

dal sud Italia, di cui sette dalla Campania.

Dal centro provengono in otto e dal nord i restanti 22.

"Una conferma che aver esteso il concorso dal

Piemonte a tutta Italia è stata una mossa vincente",

dichiara Carlo Rosa, Ceo di DiaSorin.

Entro il 3 aprile 2020 dovranno tutti inviare le

proposte che conterranno cinque esperienze

didattiche di laboratorio e la descrizione dettagliata

del progetto di implementazione e aggiornamento

del laboratorio scolastico. E se tutti i 50 istituti

riceveranno l'abbonamento di un anno a "Le Scienze"

a partire da settembre 2020, a fine aprile verranno

comunicati gli 8 finalisti che presenteranno i loro

progetti a Torino, nella seconda metà di maggio,

durante la Mad for Science Challenge 2020.

Al primo classificato saranno assegnati 50mila

euro per implementare il biolaboratorio dell'istituto

e 25mila euro di materiali di consumo nei cinque

anni successivi, mentre il secondo si aggiudicherà

rispettivamente 25mila e 12,5mila euro.

E se lo scorso anno il premio speciale di 10mila euro

era per la comunicazione quest'anno il focus è

sull'ambiente e andrà al team che si dimostrerà

capace di integrare il concetto di ecosostenibilità e

tutela dell'ambiente in una o più esperienze

laboratoriali.

Ma la vera novità di quest'anno è che verrà

anche premiata la passione con cui il corpo

docente accompagna i ragazzi in questo percorso.

Le docenti e i docenti vincitori delle tre edizioni

precedenti di Mad For Science avranno l'opportunità

di partecipare gratuitamente, insieme ai colleghi

di scienze del proprio istituto, a un corso di forma-

zione per garantire un uso ottimizzato dei nuovi

strumenti dei laboratori finanziati dal premio.

Organizzato da DiaSorin in collaborazione con

IFOM nell'ambito del programma YouScientist il

primo corso si terrà il 6 e 7 febbraio 2020 presso

la sede di IFOM a Milano e prevede attività di

laboratorio di microbiologia e biologia molecolare

dedicando un ampio spazio al tema della sicurezza

in laboratorio.

 
 
 

Un'autrice contemporanea.

Post n°2451 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

L'esordio di Clara Sánchez per la prima

volta nelle librerie italianeUn'autrice in

grado di conciliare una scrittura agile e

raffinata con l'introspezione tra i disagi

esistenziali della contemporaneità.

La LetturaUna scrittrice da due milioni di

copie.La StampaDal primo romanzo che

l'ha fatta conoscere e amare in Italia

Clara Sánchez declina le mille sfaccettature

dell'inganno, della manipolazione, delle trap-

pole tese dai sentimenti.Elisabetta Rosaspina,

IO DonnaLa scrittrice spagnola più letta in Italia.

Livio Colombo, Oggi"L'estate dell'innocenza"

è il resoconto color seppia di quel momento

della vita in cui l'infanzia si trasforma - irreversibil-

mente - in qualcosa di diverso.

Maria Grazia Ligato, IO DonnaCon "L'estate

dell'innocenza" Clara Sánchez sembra presentarci

una conchiglia: se lo avvicini all'orecchio, senti

dentro una storia grande, come il mare.Michele

Trecca, La 

C'è un'età della vita in cui sono gli altri a scegliere,

perché noi non siamo ancora in grado di farlo da soli.

È la magia dell'essere bambini, il segreto che si

nasconde dietro l'innocenza di quegli anni.

Così è per Beatrice durante le vacanze estive

dei suoi dieci anni, in compagnia del mare della

Costa Brava che brilla di mille puntini all'orizzonte

e della sua famiglia un po' fuori dagli schemi:

donne tenaci, indipendenti e a volte nevrotiche,

che non si sono mai rassegnate al ruolo di mogli

e madri.

Sua mamma non ha peli sulla lingua ed è in cerca

di protezione, più che offrirne.

Olga, la zia preferita, colta e sofisticata, è come

avvolta in un'aura di luce e la trascina in un mondo

fatto di abiti di seta e balli. In loro Beatrice vede la

donna che vuole diventare.

In loro intravede, senza capirlo appieno, l'equilibrio

sottile delle relazioni con gli uomini, fatto di amore

e, talvolta, dolore.

E mentre suo padre sembra non interessarsi di nulla,

ridotto a pura presenza fisica, lo zio Albert le chiede

il vero motivo per cui da grande vorrebbe fare

la scrittrice, ed è l'unico a dirle che la vita non

è come appare: né migliore né peggiore, ma

diversa.

Beatrice è solo una bambina ma, in quell'estate,

qualcosa comincia a cambiare.

Una crepa scheggia la sua innocenza portandola

lontano dall'infanzia. Il ricordo delle onde e della

sabbia sui piedi resterà per sempre nel suo cuore,

insieme al sapore di un'età in cui tutto è possibile,

ma al contempo si fa strada in lei la consapevolezza

che crescere vuol dire cambiare mille volte corpo,

voce e volto.

L'estate dell'innocenza è una perla che Clara Sánchez

regala ai suoi lettori. Dall'autrice bestseller in Italia

che in patria ha vinto i tre più importanti premi

letterari, un libro poetico, delicato e vero allo

stesso tempo.

Un affresco romanzato della vita che ha fatto di

lei una scrittrice amata e apprezzata in tutto il mondo.

Tutti siamo stati bambini.

àTutti siamo stati innocenti. Tutti ricordiamo l'attimo à

in cui ci siamo spinti un passo più in là: un passoà

verso il futuro, qualunque cosa potesse significare.  

 
 
 

Altro romanzo...

Post n°2450 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

Sangue sporco

di Enrica Aragona

Roma, fine anni Settanta: un quartiere

appena nato che confina con l'inferno, il

sogno della casa popolare che diventa

subito incubo.

Scilla ha quattro anni quando, sul volto

di suo padre, vede disegnarsi la rabbia

per la vita che li attende.

Ma in un luogo dove ognuno ha un dolore

a cui sopravvivere, in uno spazio di abban-

dono che contamina chi ci vive fino a distrug-

gerlo, c'è anche Renata.

Ed ecco che quello spazio si dischiude, poco

a poco, e quei palazzoni fatiscenti diventano

lo scenario in cui nasce e cresce un rapporto

fatto di amicizia, desiderio e paura, un rifugio

in cui Scilla e Renata si nascondono da una

realtà dove nei vasi fioriscono le siringhe e il

riscatto si porta sempre dietro la colpa.

Perché dove non ci si può permettere di sognare,

la vita corrode ogni legame, separa i destini,

allontana le persone. Ma lascia, comunque,

la speranza di potersi salvare.

Il primo romanzo, intenso e potente di una nuova

voce italiana  

 
 
 

Altro romanzo.

Post n°2449 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

Tra Noi una vita intera

M.Levensohn

Tre donne, tre epoche, tre destini indis-

solubilmente legati da una promessa

Parigi, 1941. Judith, giovane studentessa

ebrea, è minacciata dall'occupazione

nazista ed è ormai costretta a vivere in

clandestinità.

Insieme al fidanzato Christian, figlio di un

ricco banchiere, progetta una fuga in Sviz-

zera ma, a poche ore dalla partenza, il suo

nascondiglio viene scoperto e lei deportata.

Da allora non si sa più nulla di lei.

Montreal, 1982. Jacobina non ha mai avuto

un buon rapporto con il padre e sono decenni

che vive a Washington, ma adesso il padre è

in punto di morte e le ha chiesto di andare

al suo capezzale per farsi fare una promessa

solenne: Jacobina deve impegnarsi a cercare

Judith, una sorellastra di cui lei ignorava

l'esistenza e che il padre ha visto per l'ultima

volta a Parigi prima della guerra e prima di

abbandonare la Francia per rifarsi una vita

in Romania. 

Washington, 2006. Béatrice, parigina, lavora

alla Banca Mondiale e si è trasferita da poco

negli Stati Uniti. Nonostante il lavoro massacrante,

Béatrice opera anche come volontaria in un centro

di assistenza. Le viene affidata una signora

anziana, Jacobina, che vive da sola e che non

sembra provare alcuna simpatia per chi la assiste:

ma quando scopre di avere di fronte una ragazza

francese decide di mantenere finalmente la

promessa fatta al padre e le chiede di aiutarla

a trovare notizie della sorella mai conosciuta.

La storia narrata da Jacobina spinge Béatrice

ad avviare una ricerca attraverso i decenni e i

continenti, una ricerca che la porterà a scoprire

una verità che la coinvolge ben più di quanto

non pensi.

 
 
 

La Saga del 2019

Post n°2448 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

 

I leoni di Sicilia

di Stefania Auci

A Bassano del Grappa la quarta edizione

del festival "Resistere", organizzato dalla

Libreria Palazzo RobertiIl romanzo intreccia

le vicende storiche con la vita privata dei

Florio, trasportando il lettore in un mondo

affascinante di forti personalità.La Lettura

Corriere della SeraDa tempo non leggevo

un romanzo così: grande storia e grande

letteratura.

Le vicende e i sentimenti umani sono sorretti

da una scrittura solida, matura, piena di pas-

sione e di grazia.

Stefania Auci ha scritto un romanzo meraviglioso,

indimenticabile.Nadia TerranovaUna famiglia

da leggenda... Un appassionante spaccato

di storia pubblica, privata e di costume.Vanity

FairAvvincente e documentato, parla di

coraggio e ambizione, di sentimenti e di

magarìe, ed è la sorpresa di questa stagione

editoriale.TTL - La StampaStorie d'amore, di

sogni, tradimenti e fatica in un romanzo che

vibra di vita.Marie ClaireLa saga dei Florio fa

il pieno di lettori.la RepubblicaStefania Auci,

con uno stile diretto e penetrante, ha scritto

un libro indimenticabile.Giulia Ciarapica, Il Foglio

Mi candido per crearne una serie TV!

Alessandra MastronardiUna vicenda appassionante

di uomini ambiziosi, infuocati, di donne che amano

tanto, di figli destinati a portare avanti il marchio di

famiglia, in una Palermo scossa dai moti del 1818

fino allo sbarco di Garibaldi.

Una storia vera, appassionante, avvincente fino

all'ultima riga.

Obbligatoria una serie tv.Luciana Littizzetto

Preso dalla lettura, ho perso l'aereo pur essendo

seduto davanti al gate, non riuscivo a staccarmi

dalle pagine.

In un certo senso quel volo perso è la mia recensione.

Pietrangelo Buttafuoco, Il Fatto Quotidiano

Una scrittura visiva, che ci immerge nei luoghi e

nella storia, che non indulge al sentimentalismo

e rimane lucida e anche un po' spietata.

Con echi del Gattopardo e del Camilleri storico.

Famiglia CristianaIl romanzo rivelazione del 2019

C'è stata una famiglia che ha sfidato il mondo. 

Una famiglia che ha conquistato tutto.

Una famiglia che è diventata leggenda.

Questa è la sua storia.

Dal momento in cui sbarcano a Palermo da

Bagnara Calabra, nel 1799, i Florio guardano avanti, i

rrequieti e ambiziosi, decisi ad arrivare più in alto

di tutti.

A essere i più ricchi, i più potenti. E ci riescono:

in breve tempo, i fratelli Paolo e Ignazio rendono

la loro bottega di spezie la migliore della città, poi

avviano il commercio di zolfo, acquistano case e

terreni dagli spiantati nobili palermitani, creano

una loro compagnia di navigazione... E quando

Vincenzo, figlio di Paolo, prende in mano Casa

Florio, lo slancio continua, inarrestabile: nelle

cantine Florio, un vino da poveri - il marsala - viene

trasformato in un nettare degno della tavola di un

re; a Favignana, un metodo rivoluzionario per

conservare il tonno - sott'olio e in lattina - ne

rilancia il consumo... In tutto ciò, Palermo osserva

con stupore l'espansione dei Florio, ma l'orgoglio

si stempera nell'invidia e nel disprezzo: quegli

uomini di successo rimangono comunque «stranieri»,

«facchini» il cui «sangue puzza di sudore».

Non sa, Palermo, che proprio un bruciante desiderio

di riscatto sociale sta alla base dell'ambizione dei Florio

e segna nel bene e nel male la loro vita; che gli uomini

della famiglia sono individui eccezionali ma anche

fragili e - sebbene non lo possano ammettere -

hanno bisogno di avere accanto donne altrettanto

eccezionali: come Giuseppina, la moglie di Paolo, che

sacrifica tutto - compreso l'amore - per la stabilità

della famiglia, oppure Giulia, la giovane milanese che

entra come un vortice nella vita di Vincenzo e ne

diventa il porto sicuro, la roccia inattaccabile.

Intrecciando il percorso dell'ascesa commerciale

e sociale dei Florio con le loro tumultuose vicende

private, sullo sfondo degli anni più inquieti della

Storia italiana - dai moti del 1818 allo sbarco di

Garibaldi in Sicilia - Stefania Auci dipana una

saga familiare d'incredibile forza, così viva e pulsante

da sembrare contemporanea.

Il romanzo italiano che ha conquistato il mondo

venduto in Stati Uniti, Germania, Francia, Spagna

e Olanda e opzionato per una serie televisiva

 
 
 

Altro libro....

Post n°2447 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

La Porta delle Tenebre

di Glenn Cooper

«Il re americano del thriller storico.»ttL -

la Stampa«Uno degli scrittori più amati dai

lettori italiani.»la Repubblica«Appare sempre

più evidente che il nuovo millennio ha un cuore

macabro. Glenn Cooper lo ha intuito prima e

meglio di tutti.

E sa raccontarcelo.»Antonio D'Orrico, La Lettura

- Corriere della Sera«Il nuovo fenomeno letterario.»Vanity Fair

La speranza è durata poco più di un battito di ciglia.

La speranza di potere, un giorno, dimenticare il

cielo plumbeo e l'atmosfera opprimente dell'Oltre.

La speranza di essersi lasciati per sempre alle

spalle il mondo dove sono confinati tutti i malvagi

vissuti sulla Terra dall'inizio dei tempi.

Invece, non appena si rendono conto di avercela

fatta, di essere nuovamente a casa, John Camp ed

Emily Loughty sono costretti ad affrontare una

realtà agghiacciante.

L'incubo non è finito. Come previsto, l'avvio dello

acceleratore di particelle ha aperto il varco grazie

al quale John ed Emily si sono ritrovati nel laboratorio

di Dartford, in Inghilterra, ma allo stesso tempo ha

inghiottito un numero imprecisato d'innocenti.

Tra cui ci sono anche la sorella e i nipotini di Emily.

Lei quindi non ha scelta: per salvarli, deve

attraversare ancora una volta la Porta delle

Tenebre e tornare all'Inferno.

E, mentre a Londra c'è chi è determinato a

smascherare le menzogne del governo su quanto

sta accadendo a Dartford, Emily e John si preparano

insieme con una squadra di recupero ad affrontare

un viaggio ancor più pericoloso e ricco d'insidie del

precedente.

Un viaggio durante il quale incontreranno nuovi,

terribili nemici, e stringeranno alleanze con coloro

che li hanno aiutati a sopravvivere all'Inferno.

Ma ci si può veramente fidare di chi, in vita, ha ceduto

alle seduzioni del Male ed è da secoli relegato nella

terra dei Dannati? 

 
 
 

Altri scritti..

Post n°2446 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

IL LIBRO

La libreria del tempo andatodi Amy Meyerson

Un omaggio colto, ammaliante e appassionato

al magico mondo dei libri.Publishers Weekly

Una caccia al tesoro fra i libricon in palio un

premio speciale: la felicità
Miranda è cresciuta in mezzo ai libri. Letteralmente.

Da bambina, infatti, passava ore e ore a vagare tra

gli scaffali di una libreria, giocando alle cacce

al tesoro letterarie che il proprietario, suo zio

Billy, organizzava per lei. Grazie a lui, Miranda

ha imparato ad amare quei mondi d'inchiostro

racchiusi tra le pagine, il profumo inconfondibile

della carta, il mosaico variopinto delle copertine

. Un giorno, però, quando lei aveva dodici anni,

la madre aveva all'improvviso tagliato i ponti col

fratello e l'aveva portata via, lontano da lui e

dalle sue avventure.

Ma ecco che, sedici anni dopo, lo zio Billy muore,

lasciando in eredità a Miranda la libreria.

E non solo. Miranda riceve per posta una copia

della Tempesta, con un'unica frase sottolineata:

 Siedi: ora devi sapere di più. Il messaggio è

chiarissimo. È l'inizio di una nuova caccia al

tesoro.

L'una dopo l'altra, Miranda raccoglie le molliche

di pane disseminate dallo zio, incamminandosi

lungo un sentiero costellato di citazioni letterarie

e segreti taciuti troppo a lungo.

E, cercando tra le pagine dei romanzi che hanno

segnato la sua giovinezza, Miranda non solo

scoprirà la verità sullo zio e sulla loro separazione,

ma si renderà conto che quella libreria è la sua

casa e il suo destino...
 
Delicato e toccante, La libreria del tempo andato

 è un inno alla forza dei legami familiari e al potere

che hanno i libri di connetterci con le persone che

amiamo. Perché spesso regalare un libro è un modo

per confessare sentimenti che non riusciamo a

esprimere a parole.

 
 
 

Altri romanzi..

Post n°2445 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

Ninfa dormiente

di Ilaria Tuti


Con la sua protagonista, Ilaria Tuti fa il miglior

regalo che uno scrittore possa fare ai suoi l

ettori: qualcuno cui affezionarsi.Donato Carrisi,

Corriere della SeraIlaria Tuti sa conquistare

e mantenere alta l'attenzione dei lettori.

Claudia Morgoglione, Robinson - La Repubblica

Il primo romanzo di Ilaria Tuti, Fiori sopra l'inferno,

è un thriller.

Ma racconta, attraverso il mistero e la morte, la vita.

Antonella Lattanzi, Vanity FairUn thriller che entra

nelle pieghe dell'animo, e ci fa scoprire un'autrice

da seguire attentamente.

Marta Cervino, Marie ClaireUna vicenda piena

di colpi di scena con una scrittura tesa, rapida e

che sa sfruttare l'ambientazione a dovere: le

montagne, la natura primitiva, il bosco.Alberto

Grandi, Wired.itTuti conferma se non supera il

suo stesso talento nell'ordire storie che tengono

incollato il lettore non solo per il loro andamento

da giallo classico ma anche per la commistione

sapiente di tanti ingredienti, dalla ricostruzione

storica all'indagine antropologica, passando

anche per un distillatissimo misticismo.

Paolo Armelli , Wired.itUna protagonista "normale"

che indaga tra le violenze sepolte nel tempo.

Un ritratto dipinto col sangue, un caso che sposta le

indagini nel passato e intreccia i riti legati a terra e

natura.

Giulia Calligaro, Io DonnaIlaria Tuti, davvero un

gran talento da narratrice e con "Ninfa dormiente"

è destinata a superare il successo di "Fiori sopra

l'inferno", il suo libro d'esordio.

In questo thriller ci sono tante cose. Non solo il buio

del Male, ma anche il nostro passato, i personaggi,

i luoghi. Scopriteli.Fabrizio D'Esposito, il Fatto

QuotidianoUn romanzo rosso di sangue e nero

di passione, ma ciò che, alla fine, emerge su tutto

è la diade madre-figlio. E il potere, qui salvifico,

della madre.Alessandra Milanese, L'Arena"Ninfa

dormiente" è all'altezza del suo romanzo d'esordio,

acclamato perfino dal Times.Nicoletta Sipos,

ChiCon "Ninfa dormiente" Ilaria Tuti si conferma

una delle voci più singolari del thriller europeo

scegliendo un'originale ambientazione come quella

della Val Resia ma anche una protagonista sui

generis come Teresa Battaglia.Luca Crovi, il Giornale

Fino al 2 giugno, acquistando una copia di Ninfa

dormiente sul sito ibs.it, partecipi all'estrazione

per vincere una notte per due persone in un

country resort da sogno tra le vigne e i boschi

del Collio Goriziano, per immergerti totalmente

nelle atmosfere del libro. 

In più una cena a una stella Michelin che unisce

tradizione regionale e innovazione gastronomica! 


Li chiamano «cold case», e sono gli unici di cui

posso occuparmi, ormai. Casi freddi, come il vento

che spira tra queste valli, come il ghiaccio che

lambisce le cime delle montagne.

Violenze sepolte dal tempo e che d'improvviso

riaffiorano, con la crudele perentorietà di un enigma.

Ma ciò che ho di fronte è qualcosa di più cupo

e più complicato di quanto mi aspettavo.

Il male ha tracciato un disegno e a me non resta

che analizzarlo minuziosamente e seguire le tracce,

nelle valli più profonde, nel folto del bosco che

rinasce a primavera.

Dovrò arrivare fin dove gli indizi mi porteranno.

E fin dove le forze della mia mente mi sorreggeranno.

Mi chiamo Teresa Battaglia e sono un commissario

di polizia specializzato in profiling.

Ogni giorno cammino sopra l'inferno, ogni giorno

l'inferno mi abita e mi divora.

Perché c'è qualcosa che, poco a poco, mi sta

consumando come fuoco. Il mio lavoro, la mia squadra,

sono tutto per me.

Perderli sarebbe come se mi venisse strappato il

cuore dal petto. Eppure, questa potrebbe essere

l'ultima indagine che svolgerò. E, per la prima volta

nella mia vita, ho paura di non poter salvare

nessuno, nemmeno me stessa.

Dopo Fiori sopra l'inferno - l'esordio italiano del 2018

più amato dai lettori - torna la straordinaria Teresa

Battaglia: un carattere fiero e indomito, a tratti brusco,

sempre compassionevole.

Torna l'ambientazione piena di suggestioni, una

natura fatta di boschi e cime montuose, di valli isolate

e di bellezze insospettabili.

Tornano soprattutto il talento, l'immaginazione e la

scrittura piena di grazia di una grande autrice.   

 
 
 

Altro autore.

Post n°2444 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

Il sigillo del cielo

di Glenn Cooper

Un grandissimo scrittore.Gianluigi Nuzzi

Uno degli scrittori più amati dai lettori italiani.

La RepubblicaUno degli autori di thriller più

amati in Italia.

Vanity FairIl nuovo millennio ha un cuore

macabro. Glenn Cooper lo ha intuito prima e

meglio di tutti. E sa raccontarcelo.

Antonio D'OrricoNon conosco altri scrittori di

thriller che abbiano un simile controllo sulla

trama e una scrittura così: intelligente, intrigante,

incalzante.

Tullio AvoledoUna pietra nasconde il segreto

per raggiungere il paradiso o evocare l'inferno...

Mosul, 1095. Daniel Basidi è un uomo di fede.

Eppure teme che stavolta il Signore abbia caricato

un fardello troppo grande sulle sue spalle.

Per anni ha cercato di mettere il suo dono al

servizio degli altri.

Ma quest'ultima rivelazione, terribile e sublime,

non può essere condivisa con nessuno, perché

è troppo pericolosa. Daniel deve portarla con

sé nella tomba.

Iraq, 1989. Hiram Donovan è un uomo di scienza.

Eppure, quando tocca quella pietra sepolta nella

sabbia, si sente come pervadere da una corrente

elettrica.

E ha paura. Infrangendo la legge e i suoi stessi

principi morali, Hiram sottrae l'oggetto dallo

scavo e lo spedisce alla moglie, in America.

Sarà l'ultima cosa che farà prima di morire.

New York, oggi. Cal Donovan è un uomo

d'azione. Eppure, non appena riceve la notizia che

sua madre è stata uccisa, si sente crollare la terra

sotto i piedi.

All'apparenza sembrerebbe un furto andato male,

se non fosse che in casa non manca nulla.

I presunti ladri hanno messo a soqquadro ogni stanza,

senza prendere né gioielli, né quadri, né contanti.

Che cosa cercassero, Cal lo scopre dopo qualche

giorno, in una scatola da scarpe nascosta in fondo

a un armadio.

Un pacco ancora sigillato che suo padre aveva

mandato dall'Iraq trent'anni prima.

All'interno, c'è l'ossessione che ha tormentato avventurieri

e imperatori, il segreto per cui hanno dato la vita santi

e ciarlatani, la minaccia che deve restare sepolta,

per il bene del mondo. E ora tocca a Cal proteggerla.

A ogni costo.

 
 
 

Altro romanzo.

Post n°2443 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

Atti spietati

di Jane Casey

Kerrigan è donna, irlandese,

giovane, agente investigativo.

Lavorare nella polizia londinese

è una lotta... che vince.

Londra è sconvolta da una catena di omicidi, le cui vittime sono

uomini che si sono macchiati di un crimine orrendo, la pedofilia.

L'opinione pubblica sembra considerare l'assassino una sorta

di eroe e anche la polizia non considera il caso una priorità.

Maeve Kerrigan pensa invece che nessuno abbia diritto di

farsi giustizia con le proprie mani. Giovane e inesperta,

crede che un omicidio rimanga tale a prescindere dai peccati

commessi dalle vittime.

E a mano a mano che l'indagine progredisce, si scopre che una

ragazza, figlia di un trafficante di droga, è scomparsa, probabil-

mente rapita, ed è compito di Maeve e della sua squadra capire

se c'è un filo rosso che collega gli omicidi alla scomparsa della

ragazza.

Mentre la violenza aumenta, Maeve deve anche fare i conti con

Josh Derwent, il suo nuovo superiore, che la tratta come una

perfetta idiota, e con Rob Langdon, il collega con cui ha iniziato

una storia, contravvenendo alle regole interne che non permettono

relazioni sentimentali tra poliziotti. 

 
 
 

Sunfall

Post n°2442 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

di Jim Al-Khalili

«Una trama forte... una catastrofe talmente

verosimile da risultare agghiacciante».«The

Financial Times»«Con un cast spettacolare

di personaggi, il romanzo di Al-Khalili dimostra

che l'umanità ha bisogno di esperti come lui,

se speriamo di sopravvivere. Al-Khalili è il Carl

Sagan della nostra generazione».Marcus du

Sautoy, autore di Come contare fino a infinito

«Un romanzo emozionante che ti tiene

incollato alla pagina, dove il futuro della scienza,

e la tecnologia che ne è alla base, è altrettanto

avvincente della trama».Mark Miodownik,

autore di La sostanza delle cose

«Questo thriller frenetico ambientato in un futuro

prossimo è l'impressionante esordio di uno dei

nostri migliori divulgatori scientifici».

Ian Stewart, autore di Domare l'infinito

T2041. Pericolo dal Sole: entro poche ore,

emissioni straordinarie di massa coronale

colpiranno la Terra, già a rischio per

l'indebolimento del campo magnetico che

protegge il pianeta. In Nuova Zelanda

un'aurora australe, che dovrebbe essere

rivolta a sud, appare invece a nord.

Un aereo in atterraggio a Nuova Delhi si

schianta al suolo per il danneggiamento dei

satelliti di comunicazione dovuto a una

raffica di particelle ad alta energia provenienti

dallo spazio.

Su un'isola delle Bahamas si scatena un

uragano di violenza inaudita.

La Terra è fuori controllo e le autorità mondiali

stanno nascondendo la verità sulla catastrofe

imminente per non seminare il panico.

Toccherà a quattro scienziati, due uomini e due

donne, far ricorso a tutto il  proprio sapere, al

proprio coraggio e alla propria inventiva per

salvare il pianeta.

Ma c'è chi è convinto che l'estinzione dell'umanità

sia l'unica soluzione possibile...

Dal notissimo fisico quantistico Jim Al-Khalili, un

romanzo scientificamente plausibile che ci proietta

nel futuro, un thriller dal ritmo serrato che svela

chi saremo e come vivremo tra non molti anni e,

soprattutto, ci ricorda che in un mondo di raffinate

tecnologie - a partire dai droni e dalle intelligenze

artificiali, così simili a quelle che già conosciamo -

la variabile umana e la conoscenza rimangono le

nostre principali alleate.

Con grande accuratezza scientifica, Jim Al-Khalili

conduce il lettore in un futuro agghiacciante e ma

allo stesso tempo più vicino a noi di quello che

possiamo pensare. 

 
 
 

Altri romanzi.

Post n°2441 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

Un suspense psicologico unico e perfet-

tamente congegnato.Sunday TimesUno

'Sliding Doors thriller' originale e coinvol-

gente.Claire DouglasUna premessa geniale.

Clare MackintoshDue possibilità. Due scelte.

Due storie.

Dopo aver passato la serata con la tua

migliore amica, stai tornando a casa, da sola.

Non c'è nessuno in giro.

Poi senti il rumore che ogni donna teme.

Passi. Qualcuno ti sta seguendo. E si avvicina.

Tu sei sicura che sia lui: il tizio che ti ha

importunato al bar. Insistente, molesto.

I passi sono sempre più vicini.

Ormai lui è proprio alle tue spalle.

E allora reagisci d'istinto. Ti giri. Spingi.

L'uomo perde l'equilibrio e cade lungo la

scalinata. Poi rimane immobile, con la

faccia a terra.

E adesso? Devi fare una scelta.

Restare
Chiami un'ambulanza. Soccorri l'uomo, e

scopri che non è quello del bar.

Ora devi convincere la polizia, tuo marito,

la tua famiglia e i tuoi amici che sei innocente.

Che eri in pericolo. Che non hai fatto nulla di

male. Che è stato un incidente. Riuscirai a

dimostrarlo?

Scappare

Ti guardi attorno. Nessuno ha visto niente.

Te ne vai. E il giorno dopo scopri che l'uomo è

morto.

E che non era quello del bar. Ora devi solo distrug-

gere tutte le prove che possono collegarti a lui.

E mentire, a tutti. A tuo marito, alla tua famiglia,

ai tuoi amici. Riuscirai a resistere?

 
 
 

La narrativa del 2019

Post n°2440 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli

La Narrativa del 2019 è molto ricca e anche

interessante, non è un mercato ma soltanto

informazione su quanto accade nel mondo

editoriale italiano e straniero.

 
 
 

Narrativa del 2019

Post n°2439 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

Madrigale senza suono

di Andrea Tarabbia

«Solo la fragilità e il dolore, presi per mano

dall'amore ci portano nel punto più profondo

del mondo».

Alessandro D'Avenia, «Corriere della Sera»

«Tarabbia si avvicina a un fatto attirato da

un richiamo morale, e lo usa per indagare -

senza alcunché di morboso, miracolo - il Male

nella e della Storia attraverso la scrittura, in

una tradizione che va dai Demoni di Dostoevskij

fino a Carrère o Vollmann».Marco Rossari,

«Il Sole 24Ore»«Tarabbia non dà risposte.

Forse perché, come tutti, non le possiede.

Forse perché il compito della letteratura - e

dei bravi scrittori - non è quello di dispensare

certezze ma di instillare dubbi e suscitare

quesiti. Di spronare alla riflessione, sempre».

Antonella Falco, «Nazione Indiana»Un uomo

solo, tormentato, compie un efferato omicidio

perché obbligato dalle convenzioni del suo tempo.

Da lì scaturisce, inarginabile, il suo genio artistico.

Gesualdo da Venosa, il celebre principe

madrigalista vissuto a cavallo tra Cinque e

Seicento, è il centro attorno a cui ruota il

congegno ipnotico di questo romanzo gotico e

sensuale.

Come può, è la domanda scandalosa sottesa,

il male dare vita a tale e tanta purezza sopra

uno spartito?
Per vendicare l'onore e il tradimento, il principe

di Venosa uccide Maria D'Avalos, dopo averla

sposata con qualche pettegolezzo e al tempo

stesso con clamore.

Fin qui la Storia. Il resto è la nostalgia che ne

deriva, la solitudine del principe: è lì, nel sangue

e nel tormento, che Andrea Tarabbia intinge il

suo pennino e trascina il lettore in un labirinto.

Questa storia - è ciò che il lettore scopre sbalordito

- ci parla dritti in faccia, scollina i secoli e arriva fino

al nostro oggi, si spinge fino a lambire i confini noti

eppure sempre imprendibili tra delitto e genio.

Con un gioco colto e irresistibile, tra manoscritti

ritrovati e chiose di Igor' Stravinskij - che nel

Novecento riscoprì e rilanciò il genio di Gesualdo

- Andrea Tarabbia, scrittore tra i migliori della

sua generazione, costruisce un romanzo

importante, destinato a restare.

L'edificio che attraverso Madrigale senza suono

Tarabbia innalza è una cattedrale gotica da cui

scaturisce la potenza misteriosa della musica.

È impossibile, per il lettore, non spingere il portale.

E, una volta entrato, non restarne intrappolato. 

 
 
 

1001 libri da leggere nella vita.

Post n°2438 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

1001 libri da leggere nella vita.

I grandi capolavori della narrativa

mondialeCuratore: P. Boxall

Editore: Atlante

Edizione: 5

Anno edizione: 2016

In commercio dal: 29 settembre 2016

Pagine: 959 p., ill. , Brossura

1001 libri da leggere nella vita è il titolo

provocatorio di un libro dedicato ai capolavori

della narrativa universale.

Ripercorrendo secoli di scrittura e di storia, i

libri selezionati rappresentano una biblioteca

di base imprescindibile, una rassegna dei romanzi

e degli scrittori che hanno lasciato il segno nella

storia della letteratura.

Un elenco di opere in cui trovano posto i capolavori

e i bestseller, i romanzi popolari e la narrativa pulp,

ovvero tutto ciò che definisce l'invenzione letteraria

in prosa.

Da sempre l'umanità avverte il bisogno di raccontare,

intrecciando gli avvenimenti reali con la fantasia,

le speranze e le paure che ne accompagnano il

cammino.

L'apparizione del romanzo così come lo conosciamo

oggi ha contribuito a varcare i limiti dei generi letterari

classici, imponendo un nuovo linguaggio e indiriz-

zandosi a un nuovo pubblico di lettori.

Aggiornato e impreziosito da una ricca galleria

fotografica, 1001 libri da leggere nella vita spazia da

Le mille e una notte a Ballando al buio, da Achebe a

Zweig, dal fondo della cella del Marchese de Sade

ai recessi della mente di William Burroughs, dai turba-

menti di Madame Bovary al medioevo de Il nome della

rosa.

Uno strumento di consultazione e una lettura

appassionante.

 
 
 

La narrativa del 2019

Post n°2437 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

Sangue del tuo sangueAndrea Biavardi

Editore: Cairo

Anno edizione: 2019

In commercio dal: 27 giugno 2019

Pagine: 334 p., Rilegato

Una ragazza viene trovata assassinata

nei giardini pubblici Indro Montanelli a

Porta Venezia, nel cuore di Milano.

La vittima è figlia di un noto e stimatissimo

ginecologo e di una implacabile regina della

finanza: il movente va cercato dunque tra i

nemici della famiglia altoborghese? A indagare

sull'omicidio il capitano dei carabinieri Massimo

Ademarchi che ha un'assistente speciale:

Aurora, una fotomodella di successo, figlia di

un maresciallo dei carabinieri a riposo.

Tra il capitano e Aurora una tormentata storia

d'amore, mai risolta, che il delitto metterà a

dura prova.

Le indagini partono subito dall'analisi del Dna

trovato sul corpo della vittima, dai filmati delle

telecamere, dalle celle telefoniche dei sospettati:

ma c'è da fidarsi del metodo investigativo-

scientifico? Il Dna può mentire?

Sullo sfondo la dialettica tra i carabinieri e il

magistrato che coordina le indagini, sottoposto

a pesanti pressioni politiche da misteriosi nobili

decaduti, medici senza scrupoli e avvocati a

caccia di fama.

Ma quando l'assassino sembra assicurato alla

giustizia ecco che la verità cambia forma.

Perché la verità spesso sta in un particolare che

solo occhi attenti possono cogliere: gli occhi di

chi le indagini è abituato a condurle sul campo.

 
 
 

Catrame come colla.

Post n°2436 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

23 ottobre 2019

Catrame come colla: la tecnologia

avanzata dei Neanderthal

Reperto in selce di origine neanderthaliana

con uno strato di catrame ottenuto dalla

betulla (Rijksmuseum van Oudheden) I nostri

cugini estinti producevano catrame di betulla

e lo usavano per realizzare strumenti complessi.

Lo suggerisce l'analisi di un reperto in selce

scoperto di recente, che conferma così le

conclusioni di altri stud

I Neanderthal avevano una tecnologia complessa,

sufficiente a realizzare strumenti anche con l'uso

di catrame di betulla.

Lo rivela un articolo pubblicato sui "Proceedings

of the National Academy of Sciences" da Marcel

Niekus, della Foundation for Stone Age Research

in the Netherlands a Groeningen, nei Paesi Bassi,

e colleghi.

L'uso di catrame di betulla come adesivo per

fissare pietre affilate su supporti di legno e

realizzare così vari tipi di strumenti era già

stato documentato nei Neanderthal.

Niekus e colleghi hanno analizzato un reperto

scoperto nel 2016 sulla spiaggia di Zandmotor,

nei Paesi Bassi, in uno strato geologico in cui

c'era anche una porzione di cranio

neanderthaliano, datato a circa 50.000 anni fa.

Si tratta di un frammento di selce affilato su

un lato e coperto di catrame di betulla sull'altro,

in modo da poter essere impugnato e usato

esercitando molta pressione senza ferirsi.

La novità rispetto a quanto già noto in passato,

è che probabilmente l'oggetto non era

destinato alla caccia ma al taglio e alla

raschiatura.

La costruzione di uno strumento di questo tipo

richiedeva un procedimento in più fasi, dalla

raccolta di un particolare tipo di legno alla sua

combustione per estrarne il catrame: l'analisi

della microstruttura dei residui ha stabilito che

la temperatura doveva raggiungere i 350-400

gradi Celsius per una resa ottimale.

Inoltre, il catrame ottenuto, simile alla gomma,

doveva essere modellato, aspettando che

diventasse solido una volta raffreddato a

temperatura ambiente.

La buona tecnologia dei Neanderthal

Le conclusioni delle analisi di Niekus e colleghi

portano a diverse possibili interpretazioni sul

comportamento dei Neanderthal.

La prima è che lo strumento doveva avere una

notevole utilità pratica per giustificare un così

ampio impiego di risorse.

Inoltre, l'uso di catrame come adesivo implica

un certo grado di pensiero complesso, fatto

di pianificazione, conoscenza dei materiali e

astrazione, oltre a una capacità di conserva-

zione e trasmissione delle conoscenze tecniche.

Tutto questo non è affatto banale in una

società, come quella neanderthaliana, formata

da piccoli gruppi nomadi.

Una popolazione numerosa, sottolineano Niekus

e colleghi nell'articolo, non è quindi una

condizione necessaria per sviluppare tecnologie

avanzate.

Secondo i ricercatori, anche l'ambiente relativa-

mente freddo e ostile delle latitudini a cui è stato

scoperto il reperto di selce, ai limiti settentrionali

dell'area occupata dai Neanderthal, può aver

rivestito un ruolo importante nello sviluppo di

tecnologie raffinate e nella produzione di catrame

in grandi quantità. (red)

 
 
 

ddddddddddddddddd

Post n°2435 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte:Internet

In caso di pandemia: tutti in Australia!

O in Nuova Zelanda oppure, alla peggio, in Islanda... uno studio

spulcia la mappa delle terre emerse per trovare i rifugi più adatti

alle ultime sacche di umanità. Il bunker ideale è un'isola ricca,

tecnologicamente avanzata e il più possibile autonoma nelle risorse.

australia-tuttiTutti in Australia (se ci fanno entrare). | SHUTTERSTOCK

Uno studio da poco commissionato dall'OMS non lascia spazio a

dubbi: il mondo non è pronto per fronteggiare una pandemia.

Che la minaccia arrivi da un virus influenzale aggressivo come

quello della Spagnola, da un patogeno subdolo e letale come Ebola,

da un'arma biologica sfuggita a un laboratorio o - ben più probabile

dall'antibiotico-resistenza, vi sono tutte le condizioni per favorire

la diffusione di infezioni su larga scala. In una simile circostanza,

se volessimo fuggire, dove potremmo andare?


CRITERI STRINGENTI. I ricercatori dell'Università di Otago,

Wellington (Nuova Zelanda) hanno cercato di capire dove gli ultimi

scampoli di umanità potrebbero trovare riparo, nella speranza di

sfuggire al contagio e ripristinare la civiltà. In uno studio pubblicato

su Risk Analysis, hanno messo a punto un sistema di punteggi da

assegnare alle località considerate più sicure in caso di una futura

pandemia: nazioni insulari che abbiano riserve e sistemi di produ-

zione di cibo ed energia, una popolazione sufficientemente numerosa,

un territorio adatto e strutture socio-politiche abbastanza solide

da supportare quel che resta dell'umanità fino a tempi migliori.

Anche se alcuni sparuti gruppi umani potrebbero sopravvivere

in habitat remoti, sarebbe impossibile ricreare una società evoluta

senza risorse umane e tecnologiche sufficientemente diversificate.

Per queste ragioni, gli scienziati hanno preso in considerazione

soltanto stati sovrani indipendenti riconosciuti dalle Nazioni Unite

e con una popolazione minima di 250.000 abitanti.

SI SALVI CHI PUÒ. «Una catastrofica pandemia probabilmente

stravolgerebbe agricoltura e industria di tutto il Pianeta - scrivono

i ricercatori - a causa della decimazione della forza lavoro e delle

interruzioni della catena logistica.

Ma se una popolazione umana solida dal punto di vista agricolo e

industriale potesse essere separata dal resto del mondo, vi sarebbero

buone prospettive di recupero post catastrofe.»

Dopo aver cercato Paesi con questi attributi, gli scienziati hanno stilato

una lista di 20 luoghi con le caratteristiche adatte a trasformarsi in

isole-rifugio.

Tre in particolare spiccano quanto a punteggio, calcolato in un

intervallo compreso 0 a 1: AustraliaNuova Zelanda e Islanda 

(con ranking rispettivi di 0,71, 0,68, e 0,64).

Fatta eccezione per questi tre Paesi, tutti gli altri ipotetici rifugi

nella top 20 hanno ottenuto punteggi inferiori a 0,50: peccato

insomma per Giappone, Malta, Capo Verde, Barbados, Cuba,

Fiji, Jamaica, Trinidad - comunque, siamo onesti: difficilmente

ci sarebbe stato posto per tutti.

ADATTE, MA NON TROPPO. «Non sorprende che siano

nazioni con un alto prodotto interno lordo, autosufficienti in fatto

di cibo e produzione energetica e collocate in località remote, a

risultare le più alte in classifica», spiegano gli autori.

Figurare ai piani alti del ranking non equivale alla perfezione.

Alcuni Paesi dovrebbero migliorare l'autosufficienza alimentare

(vero, Islanda?) o quella energetica, altri potrebbero rivelarsi delle

trappole per l'instabilità politica o l'esposizione a minacce

climatiche. E a quel punto, sarebbe complicato scappare di

nuovo.

«Per ricostruire la civiltà occorreranno mobilità, risorse e una

popolazione consistente che si possa di nuovo diffondere nel

globo.

Molte delle nazioni insulari esaminate non hanno risorse indipendenti,

riserve energetiche, capitale sociale e stabilità politica per consentire

un'efficace cooperazione post-catastrofe».

Non ci resta che sperare che, se pandemia dev'essere, succeda il più

tardi possibile, magari dopo avere colonizzato Marte.

 
 
 

I vaccini sono importanti e preziosi.

Post n°2434 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

Vaccini e vaccinazioni

Le cose da sapere per non farsi intrappolare nelle false ma

fin troppo diffuse convinzioni sulla inutilità (o peggio) dei

vaccini.

thank-you-science

Al di là dell'imminente stagione influenzale, quello sui vaccini

è uno dei temi caldi degli ultimi mesi, soprattutto dopo il 

ritorno del morbillo in Europa a causa della scarsa copertura

vaccinale in alcuni Paesi. Partendo da false (ma diffuse) convin-

zioni, ecco allora alcune cose da sapere che speriamo possano

chiarire i dubbi più comuni sui vaccini e sulle vaccinazioni.

1. MI SONO AMMALATO A CAUSA DEL VACCINO

È molto, molto improbabile. Ci sono due grandi tipologie di vaccini:

quelli prodotti a partire da agenti infettivi resi non patogeni sono

dettiattenuati; quelli che invece utilizzano virus o batteri uccisi

tramite esposizione al calore o con sostanze chimiche sono detti 

inattivati.

Al giorno d'oggi si utilizzano per lo più vaccini inattivati: è impos-

sibile contrarre il virus di quello specifico vaccino, in quanto il virus è

morto.

I vaccini attenuati possono invece provocare sintomi simili a quelli

della malattia dalla quale ci si immunizza, ma è raro che sfocino nella

patologia vera e propria: per esempio, nel caso del morbillo (vaccino

attenuato), la possibilità che si verifichi un'eruzione cutanea simile

(ma non uguale) a quella della patologia è attorno al 5%.

Solamente in condizioni di pessima igiene e di totale trascuratezza delle

norme sanitarie può succedere che una persona a cui sia stato

somministrato un vaccino attenuato diffonda la malattia, come nel

caso della poliomielite in Paesi come il Pakistan e l'Afganistan, dove

purtroppo è successo, come abbiamo spiegato in occasione del 

World Polio Day (24 ottobre).

2. MI SONO AMMALATO NONOSTANTE IL VACCINO
Sì, questo è possibile, ma non perché il vaccino non funziona: il

fatto è che la loro efficacia non raggiunge il 100%.

Ad oggi, nessun vaccino garantisce una copertura totale, anche se

molti ci si avvicinano: il vaccino contro il morbillo, ad esempio,

copre per il 93% dopo la prima dose, e per oltre il 97% dopo la

seconda.

Un esempio: in una scuola "colpita" da un'epidemia di morbillo,

la metà dei bambini è vaccinata, l'altra metà no; le possibilità che i

bambini non vaccinati si ammalino sono del 97-98%, mentre per i

bambini vaccinati si fermano al 2-3%.

3. I VACCINI SONO UNO SPRECO DI SOLDI PER LO

STATO

Falso: salvano da due a tre milioni di vite l'anno e, sul fronte delle

spese sanitarie, fanno risparmiare miliardi di dollari. L'OMS stima

che, nel periodo 2001-2020, 73 paesi a medio e basso reddito

avranno risparmiato in cure mediche una media di 350 miliardi di

dollari (con un'oscillazione dai 260 ai 460 miliardi), grazie a 10

vaccinazioni.

4. NON POSSO VACCINARMI

Attenzione, qui dobbiamo riprendere un discorso fatto più volte

sulle nostre pagine, quello dell'immunità di gruppo o, come si

sente più spesso dire, immunità di gregge. Perché "gregge"? Perché

"la numerosità" consente di fare fronte meglio alle minacce: in estrema

sintesi, più persone si vaccinano più si protegge l'intero gruppo sociale,

comprese le persone che per vari e seri motivi non possono vaccinarsi

e che in un ambiente ragionevolmente protetto hanno meno probabilità

di entrare in contatto con la malattia. Naturalmente, anche in presenza

di leggi che impongono percorsi vaccinali, bisogna avere molta fiducia

nel prossimo.

5. PERCHÉ CI SONO VACCINI CHE VALGONO PER LA VITA

E ALTRI NO?
Facciamo due esempi. Il morbillo è causato da un'entità biologica precisa

(il Paramyxovirus) e il vaccino (attenuato, non inattivo) stimola la

risposta immunitaria e fornisce una protezione a lungo termine(non

per tutta la vita, a differenza dell'immunità lasciata dalla malattia stessa).

Per quanto riguarda invece l'influenza, la necessità di ripetere ogni anno

la vaccinazione (almeno per quanto riguarda i soggetti deboli) è data dal

fatto i ceppi influenzali che prevalgono di anno in anno sono differenti:

in effetti, la parola "influenza" descrive dei sintomi provocati da un'intera

famiglia di virus influenzali, gli Orthomyxoviridae.

6. I BAMBINI HANNO GLI ANTICORPI DELLE MAMME...

In gravidanza gli anticorpi sono quelli della mamma, in seguito

l'immunità è trasmessa col latte materno.

L'immunità però dura solo qualche mese, dopo la nascita, e riguarda

solo le malattie alle quali la madre è immune e solo quando la concentra-

zione dei suoi anticorpi è sufficientemente alta.

 
 
 

Sull'acqua alta a Venezia.

Post n°2433 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

14 novembre 2019

Il ruolo della subsidenza

nell'acqua alta a Venezia

di Jacopo Pasotti© Filippo Monteforte/AFP via Getty Images

 Nel fenomeno che colpisce la città lagunare

sempre più di frequente gioca un ruolo importante

l'abbassamento del terreno, che accelera gli

effetti della risalita del livello del mare e a cui

contribuisce in misura rilevante l'azione

dell'uomo.

Anche quest'anno la laguna veneta e la città di

Venezia sono state colpite da un'acqua alta ec-

cezionale.

Nella notte del 12 novembre alla Punta della

Salute l'acqua si è fermata a 187 centimetri di

livello.

Dopo i 194 centimetri dell'alluvione del 1966 è

il secondo record storico.

Eccezionale, certo, ma sempre meno, visto che

con il passare del tempo l'evento si ripete

con maggior frequenza.

E così la Serenissima, dopo aver attraversato

secoli di splendori, conflitti e pestilenze, si è

affacciata al nuovo millennio scoprendosi vulnerabile

alla alta marea.

A inginocchiare la città con maggior frequenza

non sono solo i venti e le maree, o il livello marino

che sale.

A giocare un ruolo importante è anche la subsidenza,

ovvero lo sprofondamento del terreno, che può essere

naturale o indotto dalle attività umane.

In natura la subsidenza è dovuta principalmente

a tre fenomeni.

Il primo è la compattazione di sedimenti fini, geologica-

mente giovani e, appunto, comprimibili.

Ci sono poi i movimenti tettonici, gli spostamenti

della crosta terrestre legati al movimento delle

placche continentali.

Mentre il terzo fenomeno è dovuto a un aggiusta-

mento della crosta terrestre per lo scioglimento di

grandi masse di ghiaccio.

Pietro Teatini, docente di Costruzioni idrauliche

presso la Università di Padova, ci spiega:

"Nella costiera padano-veneta, la componente

naturale più importante è la compattazione dei

terreni più superficiali depositatisi negli ultimi

11.000 anni".

Si tratta di sedimenti prodotti in gran parte dai

ghiacciai che invadevano le vallate alpine durante

l'ultima glaciazione e trasportati dai fiumi verso

l'antico Mare Adriatico.

La laguna di Venezia si è formata circa 6000-7000

anni fa quando finalmente il mare inondò l'Alto Adriatico

a lungo rimasto libero dall'acqua più o meno fino

alla altezza di Pescara (durante l'ultima era glaciale

era insomma possibile camminare dall'Abruzzo alle

coste della Croazia). In breve, sotto la laguna ci

sono quasi 1000 metri di sedimenti delicati che si

stanno tutt'ora consolidando, al ritmo di 1-1,5 millimetri

l'anno.

Più recentemente, alla natura si è sovrapposta

l'azione dell'uomo, che si è fatta sentire soprattutto

in un periodo ristretto, un batter d'occhio nella scala

dei tempi geologici.

La maggior parte della subsidenza è infatti avvenuta

nel secondo dopoguerra e in particolar modo nella

zona industriale di Marghera a causa di un massiccio

emungimento di acqua dalle falde.

Dal 1950 al 1970 l'abbassamento medio del suolo

nell'area veneziana è stato di circa 12 centimetri.

Dagli anni settanta l'estrazione è cessata, anche

a seguito della attenzione al problema sorto dopo

la alluvione del 1966.

Ora lo sprofondamento è dunque tornato ad essere

dominato dal fenomeno naturale.

Questo almeno nel centro storico di Venezia.

Ma "diversa la questione a livello di laguna dove,

principalmente nell'area settentrionale, potrebbe

esserci ancora qualche prelievo e si potrebbe

risentire di un certo contributo alla subsidenza

ancorché modesto", sottolinea Teatini.

E dunque quanto contribuisce la subsidenza alla

risalita del livello marino misurato a Venezia?
 
"Ci sono alcune stime che hanno permesso di

calcolare un valore medio, per l'intero centro

storico,  di quanta parte della perdita di quota

di Venezia negli ultimi 100 anni sia dovuta alla

subsidenza naturale, a quella antropica, e

all'innalzamento mare per cause climatiche",

spiega ancora Teatini.

"Complessivamente nell'ultimo secolo la città ha

perso 26 centimetri, di cui circa 12 per innalza-

mento del mare legato al clima che cambia, circa

6 centimetri per subsidenza naturale e circa

8 centimetri per subsidenza antropica, in

particolare per emungimento dalle falde

acquifere."

Oggi nel centro storico la subsidenza naturale

non è un processo che può essere limitato

facilmente perché sulla componente naturale

non si può intervenire.

"Sono però presenti effetti di subsidenza localizzata

che si manifestano qualora si interviene sull'edificato

urbano e sui canali cittadini.

Quello che bisognerebbe cercare eventualmente

di fare è recuperare l'elevazione persa in passato",

spiega Teatini.

A preoccupare, ora, è soprattutto il futuro. 

In uno studio pubblicato su "Scientific Reports",

Luigi Tosi, dell'Istituto delle Scienze Marine di Venezia, 

spiega che considerando uno scenario di emissioni

moderate (lo scenario IPCC A1B) a cui va sommata

la subsidenza attuale, la risalita del livello marino

relativo dovrebbe variare tra 17 e 53 centimetri

entro il 2100.

"Ciò significa che l'elevazione del suolo del centro

storico, che emerge a soli 90 centimetri sopra il

mare medio, sarà drasticamente ridotta.

Di conseguenza, la frequenza degli eventi di acqua

alta, ovvero maree superiori a 110 centimetri,

aumenterà e gli eventi potranno ripetersi tra 20

e 250 l'anno."

Lo studio condotto e appena pubblicato sulla

rivista "Water" da un team internazionale, a

cui ha partecipato Marco Anzidei, dell'Istituto

Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, è più

preoccupante, anche perché usando misure con

il GPS il team stima ben 3,3 millimetri l'anno di

subsidenza naturale: "Alla fine del secolo, a causa

del riscaldamento climatico che provoca l'aumento

del livello marino e della subsidenza che ne

accelera gli effetti, noi stimiamo che a Venezia

il livello medio potrebbe crescere fra i 60 e

gli 82 centimetri rispetto ad oggi.

Questo, sommato alla marea potrà causare

acque alte di oltre 2,5 metri.

Ciò che è successo oggi potrebbe essere la

normalità tra 80 anni."

 
 
 

La lotta contro la malattia del secolo

Post n°2432 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

Il diabete: che cos'è, come

si cura, quello che c'è da

sapere sulla malattia del

secolo

Da che cosa dipende il diabete? Chi colpisce? Come si

riconosce? Perché tutte quelle iniezioni? A tu per tu con

una delle patologie croniche in più rapido aumento e legate

a doppio filo con lo stile di vita: una condizione che è

bene conoscere, perché fattore di rischio per una serie di

altri gravi disturbi.

Diabete è un "termine contenitore" che racchiude un insieme

di sindromi diverse con una caratteristica comune: gli alti livelli

diglucosio nel sangue per un'alterata quantità o per l'inefficacia

dell'insulina, un ormone prodotto dal pancreas che permette

alle cellule di prelevare lo zucchero presente nel sangue e

assunto con l'alimentazione, per utilizzarlo per quello che è,

ossia una fonte di energia.

Quando per qualche motivo questo meccanismo si inceppa,

il glucosio inutilizzato si accumula nel sangue mentre le cellule

si ritrovano senza energia sufficiente per funzionare.

Per poter assorbire il glucosio, le cellule devono avere abbastanza

"porte" per farlo entrare (ossia i recettori) e la chiave giusta per

aprire queste porte, che è l'insulina.

A seconda del tipo di diabete sviluppato, salta una di queste

condizioni.

Quando il pancreas non produce insulina, e quindi ci sono le

porte, ma non la chiave, si parla di diabete di tipo 1.

Se l'insulina è disponibile, ma mancano le porte da aprire si

verifica una condizione detta di insulino-resistenza, una scarsa

sensibilità all'insulina che è l'anticamera e la caratteristica

principale del diabete di tipo 2.

QUANTO È DIFFUSO. Nelle sue varie sfumature, il diabete

(o diabete mellito) è una malattia cronica del metabolismo che

interessa 422 milioni di persone nel mondo (dati OMS 2014), 

1 adulto ogni 11, e che risulta in rapidissima crescita: nel 1980

ne soffrivano 108 milioni di persone, nel 2040 si potrebbe

arrivare a 642 milioni, complice l'alimentazione inadeguata nei

Paesi a medio e basso reddito. In Italia, i casi diagnosticati sono

oltre 3 milioni e 200 mila (dati Istat 2016).

La classificazione più nota delle tipologie di diabete considera

cinque principali varietà: diabete di tipo 1, diabete di tipo 2,

diabete gestazionale, diabete monogenico e diabete secondario

ad altre patologie (fonte: Società italiana di diabetologia).

GIOVANILE. Il diabete di tipo 1 riguarda circa il 10% delle

persone affette da diabete e insorge in genere tra bambini,

adolescenti e giovani adulti di età inferiore ai 40 anni.

Dipende dalla distruzione delle cellule del pancreasincaricate

della produzione di insulina (cellule beta) ad opera di anticorpi

prodotti dallo stesso sistema immunitario del paziente.

È pertanto unamalattia autoimmune legata a un insieme di fattori

ancora non del tutto chiari: a una certa predisposizione genetica

si associano uno stimolo immunologico, come un'infezione

batterica o virale (per esempio il virus della parotite o

ilcitomegalovirus), o anche elementi non infettivi presenti

nell'ambiente.

Così, una banale risposta immunitaria indirizzata a presunti

intrusi entrati nell'organismo può trasformarsi, in soggetti

geneticamente predisposti, nella produzione di anticorpi diretti

verso le proprie cellule beta.

L'organismo cessa di produrre insulina, che pertanto andrà iniettata

ogni giorno per tutta la vita: questa forma di diabete è infatti detta 

insulino-dipendente.

La distruzione delle cellule beta avviene con ritmi diversi: può

verificarsi molto rapidamente (in alcuni mesi) nei giovani e nei

bambini, o più lentamente in alcune forme specifiche, come

in una variante del diabete di tipo 1 chiamata LADA,  in cui

l'attacco autoimmune è più lento e meno aggressivo, e si sviluppa

nell'arco di anni, quando il paziente è ormai in età adulta.

Da naso e bocca fino al sangue: l'inquinamento atmosferico

può interferire con la capacità di tenere sotto controllo la glicemia. 

I sintomi del diabete di tipo 1 comprendono eccessiva e frequente

produzione di urine (poliuria), sete intensa (polidipsia),

stanchezza, perdita di peso nonostante ci si alimenti correttamente.

Dopo l'esordio e una volta iniziata la cura, la somministrazione

di insulina avviene per via sottocutanea, con iniezioni o con un

 infusore(uno strumento che eroga insulina automaticamente

in base alle necessità), prima dei pasti, e predispone a una

condizione di ipoglicemia, l'abbassamento della concentrazione

di glucosio nel sangue: si rende quindi poi necessario l'apporto

di zuccheri attraverso il cibo.

Altro strumento indispensabile per i pazienti diabetici è il 

glucometro, un piccolo strumento portatile che consente di

automonitorare la glicemia prima della somministrazione di insulina,

misurandone i valori in una goccia di sangue prelevata, in genere,

dall'azione di un micro ago su di un polpastrello.

Esistono vari tipi di insulina, che si distinguono in base alla rapidità

d'azione e della durata dell'effetto.

Le complicanze più temute di questo tipo di diabete sono quelle

acute dovute all'assenza totale o quasi di insulina, come l'accumulo

di chetoni, sostanze tossiche del metabolismo messe in circolo

per un meccanismo compensatorio: poiché non può sfruttare

il glucosio, l'organismo prova a ottenere energia bruciando i grassi

(trigliceridi) e ottenendo come sottoprodotti anche sostanze acide,

come l'acetone (il più semplice dei chetoni), che avvelenano il

sangue e possono portare al coma.

Anche un'importante ipoglicemia (un basso livello di zuccheri

nel sangue) può risultare fatale: ecco perché è necessario che amici

e familiari dei pazienti la sappiano riconoscere e siano attrezzati a

fronteggiarla, con una tempestiva e controllata somministrazione di zuccheri.

IL PIÙ DIFFUSO. Il diabete di tipo 2, la varietà più frequente

(circa il 90% dei casi), non è una malattia autoimmune e insorge

per una combinazione di fattori: un difetto della produzione di

insulina (il pancreas ne produce troppo poca per le esigenze dell'organismo)

che si aggiunge a cellule scarsamente sensibili alla sua azione,

che non riescono a utilizzarla.

Quest'ultimo fenomeno, l'insulino-resistenza, può dipendere

da fattori genetici (familiarità), ormonali, farmacologici o legati

allo stile di vita (scarsa attività fisica, sovrappeso, alimentazione

troppo ricca di zuccheri e grassi animali).

Il diabete di tipo 2 colpisce in genere dopo i 40 anni e ha un

esordio meno violento rispetto al diabete di tipo 1: l'iperglicemia

si sviluppa gradualmente.

Se trascurato, dà origine a complicanze che possono ridurre

l'aspettativa di vita, come ipertensione e ipercolesterolemia,

retinopatie, cecità, malattie renali, dei nervi e delle arterie.

È inoltre una delle principali cause di infarto e ictus cerebrale:

nelle persone con diabete il rischio di malattie cardiovascolari

è da 2 a 4 volte più alto che nel resto della popolazione.

I danni causati su arterie e nervi dall'eccesso di glicemia possono

portare a disfunzione erettile, ulcere e gravi problemi di

circolazione e nervosi agli arti inferiori, soprattutto del piede

(piede diabetico, una complicanza che interessa un terzo della

popolazione diabetica, e che se trascurata può rendere

necessaria l'amputazione).

Tra le complicanze a lungo termine del diabete ci sono anche

le frequenti infezioni, tuttavia anche un malessere fisico o

psicologico passeggero (come un'influenza, un lutto o una fonte

di stress personale) può causare un aumento della glicemia nei

pazienti diabetici, e provocare scompensi ai quali è bene essere

preparati.

Chi soffre di diabete di tipo 2 probabilmente in fase iniziale non

ha bisogno di iniezioni di insulina: i livelli di glicemia possono

essere tenuti sotto controllo con una dieta adeguata, la perdita

di peso e l'esercizio fisico, o con farmaci d'uso orale, mentre in una

seconda fase potrebbe esserci bisogno di ricorrere all'insulina.

C'è anche una forma rara di diabete di tipo 2 (cioè non autoimmune)

chiamata MODY che ha un esordio giovanile e si manifesta in

genere entro i 25 anni. È anche chiamato diabete monogenico,

perché dipende dalla mutazione di un singolo gene, e si trasmette

facilmente tra generazioni: tutti i figli di una persona che ne è

affetta hanno il 50% di probabilità di ereditare il gene difettoso e

di manifestare a propria volta questa forma della malattia.

CIRCOSTANZE PARTICOLARI. Il diabete diagnosticato 

in gravidanzaprende il nome di diabete gestazionale: interessa

il 4% circa di tutte le gravidanze e nella maggior parte dei casi scompare

dopo il parto.

Se non diagnosticato e trattato aumenta il rischio di parti prematuri,

digestosi (una sindrome grave caratterizzata dall'aumento di pressione

arteriosa nella donna incinta) e di una serie di altre complicanze per

la madre e per il feto.

Si diagnostica misurando i livelli di glicemia nelle gestanti dopo un

 test da carico orale di glucosio (l'assunzione di 75 grammi di

zucchero in soluzione).

Il diabete può infine sorgere in associazione o in seguito ad altre

patologie, come pancreatiti, epatiti, malattie renali, tumori, disturbi

del sistema endocrino, dopo l'asportazione del pancreas o per effetto

di alcune terapie farmacologiche prolungate (per esempio, con

cortisone). In questi casi si parla di diabete secondario.

PREVENZIONE E CURA. In base alle attuali conoscenze il diabete

di tipo 1 non è prevenibile. Il rischio di sviluppare diabete di tipo 2

si può invece ridurre notevolmente con lo stile di vita: sedentarietà 

sovrappesosono cause di insulino-resistenza, e possono quindi

aumentare notevolmente la possibilità di una diagnosi di questo tipo.

Si pensa che le persone obese corrano un rischio 10 volte maggiore

delle persone normopeso di sviluppare la malattia.

Basta un calo ponderale del 5-10 per cento per ridurre in modo

significativo il rischio individuale, con risultati più consistenti di

ciò che si può ottenere con i farmaci di prevenzione.

L'attività fisica fa consumare glucosio ai muscoli, aumenta la

sensibilità all'insulina e combatte l'ipertensione, una delle maggiori

complicanze del diabete di tipo 2.

Alimentazione sana ed esercizio sono, insieme ai farmaci, anche

parte integrante della cura dei pazienti diabetici, che alla diagnosi

devono affrontare un percorso di educazione terapeuticaper i

mparare a misurare la glicemia, gestire l'insulina, adeguare dieta e

movimento, affrontare i cali glicemici e le complicanze della

malattia. Infine, è bene ricordare che anche l'astensione dal fumo

fa parte delle buone abitudini per la prevenzione del diabete ma

soprattutto delle sue complicanze cardiovascolari.

 
 
 

Sulle placche tettoniche.

Post n°2431 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli

 Fonte: Internet


05 novembre 2019
Come si muove la superficie della Terra?
di Enrico Nicosia

© ANDRZEJ WOJCICKI/SPL/AGF
Continua il dibattito per individuare il motore

della tettonica a placche.

Un nuovo modello indica che sarebbero

principalmente le placche litosferiche a trascinare

il mantello terrestre

SCIENZE DELLA TERRA

Sono le placche tettoniche che si muovono grazie

alla spinta del mantello terrestre, o è il mantello

a essere trascinato dalle placche in movimento?

Il dubbio c'è ancora, ma alcuni ricercatori

dell'École Normale Supérieure di Parigi, del Centre

national de la recherche scientifique e dell'Università

degli Studi Roma Tre, propongono ora su "Science

Advances" di superare la classica opposizione fra

la spinta esercitata dal mantello o il trascinamento

da parte delle placche e di considerare placche e

mantello come un sistema unico.

Partendo da questo approccio, le loro simulazioni

li hanno infatti portati a concludere che è principal-

mente la superficie terrestre a guidare i movimenti

del mantello, sebbene questa dinamica non sia fissa

nello spazio e nel tempo.

L'ipotesi di una "Terra mobile" fu formulata per la

prima volta da Alfred Wegener nel 1915, che spiegò

l'attuale disposizione delle terre emerse attraverso

la teoria della deriva dei continenti.

Ma la teoria del geologo e meteorologo tedesco fu

inizialmente accolta con forte scetticismo e già all'epoca

mancava un qualcosa di fondamentale per chiudere il

cerchio: qual è la forza che spinge i continenti?

Wegener non riuscì a trovare una risposta, ma

la sua teoria fu riconsiderata negli anni Sessanta

quando, grazie a una mappatura del fondale

oceanico, si arrivò a scoprire che il pavimento

degli oceani non è fisso, ma in continua evoluzione.

Queste prove portarono alla formulazione di una

nuova teoria: la tettonica a placche.

La tettonica a zolle crostali
di John F. Dewey
La teoria spiega i grandi fenomeni geologici, come

terremoti, eruzioni vulcaniche, espansione dei fondali

oceanici e formazione delle montagne, basandosi

su un'idea fondamentale: l'involucro più esterno

della Terra, la litosfera (fatta da crosta e parte

sommitale del mantello) è costituito da un mosaico

di placche, accostate l'una all'altra e in reciproco

movimento, che galleggiano come delle zattere

sullo strato sottostante di mantello (l'astenosfera).

Rimane ancora aperto però il dibattito su quale sia

il motore che aziona il movimento.

Sono le fredde e rigide placche litosferiche che

scivolando sul caldo mantello della Terra lo trascinano

oppure è il mantello, che con i suoi moti convettivi,

aziona come un nastro trasportatore il movimento

delle placche? Nonostante molti elementi facciano

pensare che siano i moti convettivi del mantello a

innescare il movimento delle placche, la questione

è tutt'altro che vicina alla definitiva risoluzione.

Ed è in questa molteplicità di ipotesi che si inserisce

l'approccio globale da cui è partito il team italo-

francese.

Forse ci si è sempre posti la domanda sbagliata.

Forse le placche potrebbero essere considerate

come la parte superiore del mantello in lento

movimento.

Per far luce sulle forze in atto, i ricercatori hanno

trattato la Terra come un unico sistema e hanno

sviluppato il più completo modello dell'evoluzione

di un pianeta immaginario, molto simile alla Terra,

fino a ora realizzato.

Il modello, basato su appropriati parametri come i

modi di riscaldamento e di scorrimento e la presenza

dei continenti, ricostruisce l'evoluzione di un pianeta

di circa un miliardo e mezzo di anni.

Il lavoro del team ha mostrato che due terzi della

superficie terrestre si muovono più velocemente

rispetto al sottostante mantello.

Il risultato suggerisce che in queste aree sono le

placche litosferiche a trascinare il mantello.

I ruoli però sono invertiti nel terzo di superficie

rimanente e questo equilibrio di forze cambia nel

tempo, soprattutto per le aree continentali.

I continenti renderebbero quindi la superficie

terrestre più sensibile ai flussi del mantello.

 

Verso l'alba delle tettonica a placche

di Shannon Hall/Scientific American


Inoltre, sembrerebbe che le placche vengano

trascinate principalmente da movimenti profondi

del mantello durante le fasi di costruzione dei

supercontinenti, come per esempio nella collisione

fra la placca indiana e quella eurasiatica, che ha

dato origine alla catena dell'Himalaya e continua a

convergere.

Al contrario invece, il movimento che porta alla fra-

mentazione di un supercontinente e l'apertura di un

oceano, sarebbe guidato dalle placche che affondano

nel mantello, trascinandolo.

Nonostante le informazioni che emergono dalle

simulazioni del gruppo italo-francese, il dibattito

su quale sia il motore della tettonica delle placche

rimane ancora aperto.

I dati però aumentano e forse, come per la teoria

di Wegener, è solo questione di tempo prima di

venirne definitivamente a capo.

 
 
 

Una nuova speranza...

Post n°2430 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli

fonte: Internet

Alzheimer: una rara variante genetica apre nuove speranze di ricerca

Una donna colombiana geneticamente

predisposta a sviluppare una forma precoce

della demenza è risultata per lungo tempo

protetta dal declino cognitivo, nonostante il

suo cervello fosse invaso di placche amiloidi.

La chiave del meccanismo preventivo è

racchiusa nel suo DNA.

alzheimer-cervelloAlzheimer: un caso singolo porta a ripensare

alcune convinzioni sulla malattia, e apre interes-

santi possibilità di studio. | SHUTTERSTOCK

Una speranza dopo 15 anni di stallo nelle ricerche

 sulla malattia diAlzheimer - la più comune forma

di demenza, che interessa quasi 30 milioni di

persone nel mondo - arriva dalla Colombia: una

donna geneticamente predisposta a mostrare

i primi sintomi clinici di questa condizione poco

dopo i 40 anni (come centinaia di suoi familiari

in vita o delle passate generazioni) è rimasta

protetta per trent'anni dal declino cognitivo, grazie

a una doppia - e rarissima - variante genetica.

Il suo caso, che apre nuove prospettive nella

comprensione di questa malattia, è descritto

su Nature Medicine.

UNA SCOMODA EREDITÀ. 

La paziente, che vive a Medellín, fa parte di una

famiglia estesa di 6.000 persone nate nella città

e in alcuni remoti villaggi andini, da secoli perse-

guitate da quella che i locali chiamano

"La Bobera" (la follia): una forma di Alzheimer 

precoce riconducibile a una variante genetica

ormai nota, sul gene Presenilin 1, e legata a un

andamento piuttosto prevedibile del declino

cognitivo, con i primi sintomi attorno ai 44 anni

e la morte entro i 60.

Anche se la versione colombiana della malattia

 interessa una minuscola frazione dei pazienti

con Alzheimer, questa famiglia è studiata da

decenni: conoscendo origine e progressione

della malattia si cercano risposte per questa e

altre popolazioni di pazienti e per le loro famiglie.

Così, quando un gruppo di ricercatori guidato

da Eric Reiman, direttore generale del Banner

Alzheimer's Institute di Phoenix (Arizona), si è

accorto che una 70enne con la mutazione

"incriminata" non mostrava ancora neanche

le prime avvisaglie di demenza, è rimasto

spiazzato.

CONTRO OGNI PREVISIONE. 

Gli esami di neuroimaging eseguiti al

Massachusetts General Hospital di Boston hanno

rivelato che il cervello della paziente era

disseminato di placche amiloidi, i depositi di

proteina beta-amiloide caratteristici della malattia.

Eppure, la donna, madre di quattro figli e con un

anno appena di istruzione alle spalle, esibiva

unaforma cognitiva degna di una 45enne: la prote-

zione di cui sembrava beneficiare non poteva

derivarle da un'elevata scolarità, e doveva invece

dipendere da un fattore biologico. Inoltre, nel

cervello della paziente non c'era praticamente

traccia dei grovigli di proteina tau che di solito

contaminano le cellule cerebrali di chi è affetto

dalla malattia; e anche neurodegenerazione e

atrofia cerebrale risultavano ridotte al minimo.

ISTRUZIONI PROTETTIVE.

 Le analisi genetiche della paziente hanno

rivelato una mutazione estremamente rara a

carico di un gene comune e importante nello

studio dell'Alzheimer, l'APOE, che si presenta

in tre varianti.

Una di queste, l'APOE4, aumenta di molto il

rischio di sviluppare la malattia ed è presente

nel 40% dei pazienti con Alzheimer.

La donna presentava due copie della variante

APOE3, la più comune, ma entrambe con una

mutazione nota come Christchurch (dal nome

della città neozelandese in cui è stata scoperta.

Già possedere una sola mutazione Christchurch

è un evento molto raro, osservato in alcuni

membri della famiglia colombiana interessata

da Alzheimer precoce: queste persone svilup-

pavano comunque la malattia alla stessa età

dei loro parenti.

La fortuna della paziente è nella doppia mutazione,

che si trova in un'area del gene che si lega a un

composto che favorisce la diffusione della

proteina tau nei cervelli con Alzheimer.

La doppia mutazione ha avuto un effetto talmente

potente da impedire quasi del tutto che questo

legame si formasse. In laboratorio gli scienziati

sono riusciti a ricreare un composto che riuscisse

a imitare questo effetto, ma siamo ben lontani da

un farmaco che possa replicare l'azione protettiva

osservata: occorrerebbe prima testarne l'azione

su colture di cellule animali e umane.

 

PER TUTTI GLI ALTRI PAZIENTI. 

Dallo studio emergono almeno due elementi i

mportanti. Il primo, è che i prossimi trattamenti

potrebbero concentrarsi sulla riduzione, o il

silenziamento, del gene APOE, anziché sulla

lotta agli accumuli proteici, che negli ultimi anni 

ha condotto a più buchi nell'acqua.

Il secondo, riguarda il ruolo della proteina beta

-amiloide.

Poiché il cervello della paziente ne ospitava in

grandi quantità, senza accusarne però i danni,

«questo indica, per quanto ne sappia per la

prima volta in assoluto, una chiara dissociazione

tra accumulo di amiloide e patologia da tau,

neurodegenerazione e declino cognitivo» ha

spiegato Yadong Huang, non coinvolto nello studio,

ma autore di un articolo a commento della scoperta.

Gli occhi sono puntati ora su alcuni più giovani

parenti della donna, che pur non avendo la

mutazione Christchurch sembrano per ora tutelati

dalla malattia a cui l'altra mutazione li condurrà.

Potrebbero esserci, insomma, altri meccanismi

protettivi ancora da scoprire.

 
 
 

L'ora giusta per fare running.

Post n°2429 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte:l'Internet

Esercizio fisico: meglio prima di colazione?

Allenarsi al mattino, prima di fare colazione,

migliora la risposta dell'organismo all'insulina

e raddoppia la quantità di grassi bruciati

(ma non quella di peso perso).

corsa-albaAllenarsi prima di riempire lo stomaco può

migliorare la reazione cellulare all'insulina. 

|SHUTTERSTOCK

L'esercizio fisico è (quasi) sempre una buona

idea, ma in quale momento della giornata dà

maggiori benefici per la salute? Una ricerca

pubblicata sul Journal of Clinical Endocrinology

and Metabolism rivela che spostare la sessione

quotidiana di allenamento a prima della prima

colazione migliora il controllo degli zuccheri nel

sangue e aiuta a bruciare più grassi.

GIÙ DAL LETTO! 

Un gruppo di scienziati delle Università di Bath

e Birmingham, nel Regno Unito, ha sottoposto

30 uomini obesi o sovrappeso a una sezione di

esercizio fisico guidato (50 minuti di cyclette

per tre volte alla settimana) per sei settimane.

I volontari sono stati divisi in due gruppi attivi,

che si sono allenati rispettivamente prima edopo 

aver fatto colazione, e un gruppo di controllo

che non ha faticato.

UN'AZIONE PIÙ EFFICACE. 

Gli uomini che si sono allenati prima di colazione

hanno bruciato una quantità doppia di grassi

rispetto a quelli che hanno fatto sport a pancia

piena.

Secondo gli scienziati, l'aumentato consumo di

grasso corporeo è riconducibile ai bassi livelli di

insulina nel sangue durante l'esercizio fisico:

poiché i volontari erano reduci dal digiuno not-

turno, hanno bruciato prima i pochi carboidrati

ancora disponibili, e subito dopo le riserve di

grasso nei loro tessuti come fonte di energia.

Non solo: questo gruppo ha mostrato una

migliore risposta all'insulina anche in seguito,

nel corso della giornata - ossia ha avuto bisogno

di minori livelli di insulina per controllare la glicemia

(la concentrazione di glucosio nel sangue).

L'insulina è un ormone prodotto dal pancreas

che permette alle cellule di prelevare lo zucchero

presente nel sangue e assunto con l'alimentazione,

per utilizzarlo come fonte energetica.

Le persone che non fanno abbastanza esercizio

fisico e accumulano peso in eccesso devono produr-

re più insulina affinché l'ormone svolga il suo

compito: una condizione nota come insulino-

resistenza, anticamera e caratteristica principale

deldiabete di tipo 2. Allenarsi prima di colazione

potrebbe contribuire ad allontanare questo rischio.

SULLA BILANCIA. 

I volontari che hanno fatto sport a digiuno non

sono dimagriti più degli altri - bruciare grassi non

porta a perdere peso, se il bilancio con le calorie

ingerite rimane in pari - ma la loro salute metabolica

e cardiovascolare è notevolmente migliorata.

Il prossimo passo sarà verificare questi benefici

su un campione più numeroso di pazienti, che

includa anche le donne.

 
 
 

Che schifo!!

Post n°2428 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli

Terapia larvale: larve

di mosca per la pulizia

delle ferite

MEDICINA ANTICA E PSICOLOGIAluglio 10, 2019 - by ZonWu - Terapia larvale: larve di mosca per la pulizia delle ferite

In condizioni di sopravvivenza è spesso

necessario fare tutto ciò che serve per 

salvarsi la vita, anche a costo di dover

essere costretti a superare le nostre paure

più profonde o un senso di disgusto

considerato intollerabile dalla maggior

parte di noi.

Nel post dedicato a Hugh Glass viene descrit-

to un metodo di disinfezione e pulizia di una

ferita aperta che moltissime persone rifiutereb-

bero senza la minima riflessione, anche in

condizioni estreme: lasciare che le larve di

mosca si nutrano della propria carne.

Quando è realmente efficace questo sistema

di pulizia delle ferite? E' davvero applicabile

in condizioni di estrema necessità?

Tabella dei contenuti

Breve storia della terapia larvale

Quali larve di mosca?

Quando e come praticare la terapia larvale

Breve storia della terapia larvale

Le larve di mosca sono state utilizzate

in passato come efficace trattamento di

disinfezione delle ferite: i Maya le utiliz-

zavano comunemente per eliminare sporcizia

e tessuti necrotici, e gli aborigeni australiani 

prevedono ancora questo trattamento nel loro

complesso di medicina tradizionale.

Le ricerche antropologiche sulla medicina

maya hanno ipotizzato che le ferite aperte

venissero medicate tramite l'utilizzo di garze

imbevute di sangue animale lasciate esposte

al sole per favorire la deposizione di larve di

mosca.

Una volta applicati i bendaggi sulle lesioni, le

uova si sarebbero schiuse dando modo alle

larve di nutrirsi del tessuto necrotico.

Durante il Rinascimento, molti chirurghi militari

si resero conto che le ferite invase dalle larve

di mosca tendevano a causare meno complica-

zioni e ad essere meno fatali rispetto a quelle

trattate soltanto secondo la scienza medica

del tempo.

Ambroise Paré (1510-1590) fu il primo medico

ad annotare gli effetti benefici delle larve di

mosca all'interno di tessuti in stato di necrosi,

anche se inizialmente le sue osservazioni si

concentrarono sull'azione distruttiva delle larve.

Dopo aver notato che alcuni pazienti traevano

benefici dall'azione delle larve di mosca, diven-

ne pratica comune di Paré lasciare che le larve

si nutrissero dei tessuti morti per favorire il

recupero dei pazienti.

Affini a "Terapia larvale: larve di mosca per

la pulizia delle ferite":»

Il barone Dominique Larrey, chirurgo francese

al seguito di Napoleone, durante la campagna

in Siria tra il 1798 e il 1801, osservò che alcune

specie di larve di mosca consumavano esclusi-

vamente solo i tessuti necrotici e contribuivano

a mantenere pulite le ferite e a favorire il

processo di guarigione.

La prima vera e propria terapia larvale docu-

mentata fu utilizzata dall'ufficiale medicoJohn

Forney Zacharias durante la Guerra civile

americana.

Il medico riportò nel suo diario che "In un

solo giorno possono pulire una ferita molto

meglio di ogni altro metodo a nostra disposi-

zione...sono sicuro di aver salvato molte vite

con il loro utilizzo, evitato la setticemia e

favorito un recupero rapido".

Quali larve di mosca?

Mosca verde (Lucilia sericata). Pete HillmanMosca verde (Lucilia sericata). Pete Hillman

Solo alcune larve appartenenti a specie che

si nutrono di animali morti (come laLucilia

sericata, la mosca verde) sono indicate per la

terapia larvale. Essendo una specie molto

comune, la Lucilia sericata è probabilmente

la larva più impiegata, ma le larve di

 Protophormia terraenovae creano delle

secrezioni in grado di combattere infezioni di 

Streptococcus pyogenes e S. pneumoniae.

Le larve di mosca verde sono biancastre, di

forma conica, e dotate di doppi uncini boccali

che usano per cibarsi.

Dopo essere uscite dalle loro uova, trovano

un cadavere pronto ad essere sfruttato e

attaccano gli strati più nutrienti del corpo

ammorbidendoli tramite la secrezione di

enzimi digestivi.

Le larve usano un procedimento noto come

"digestione extracorporea": producono enzimi

in grado di liquefare il tessuto necrotico, che

verrà succcessivamente assorbito tramite il loro

apparato boccale.

Nell'arco del loro periodo di attività, le larve

passano da 1-2 millimetri di lunghezza a 8-10

millimetri, aumentando anche la circonferenza

del loro corpo.

Nel caso non fosse disponibile un punto

d'ingresso alla carcassa, una una ferita o

un'ulcerazione, le larve iniziano a secernere

i loro succhi digestivi in un unico punto, favorendo

la degradazione della pelle e praticando una

lacerazione che consentirà loro di accedere agli

strati più nutrienti del cadavere.

Quando e come praticare la terapia larvale

L'uso di larve è indicato in presenza di ferite

umide: le lacerazioni secche o non molto ossige-

nate non costituiscono un buon ambiente di

sviluppo delle larve. In alcuni casi è possibile

creare un ecosistema gradevole per le larve di

mosca inumidendo la ferita con un impacco di 

acqua salata per 48 ore.

Le larve di mosca svolgono principalmente

quattro funzioni: ripuliscono la ferita da tessuto

necrotico e da impurità organiche, disinfettano

la ferita, stimolano la guarigione e limitano la

produzione di biofilm che favoriscono la crescita

di batteri potenzialmente nocivi.

Un sufficiente numero di larve è in grado di 

ripulire una ferita molto più precisamente della

pulizia chirurgica, impiegando solo un giorno o

due per svolgere il loro lavoro.

Nell'arco di 48-72 ore le larve di mosca lasciano

una ferita sostanzialmente pulita e priva di

tessuto necrotico.

Il monitoraggio di ferite trattate secondo

metodi tradizionali o tramite terapia larvale

ha mostrato inoltre che le larve di mosca

possono ripulire completamente un'ulcerazione

vasta e profonda in meno di 14 giorni, mentre

le terapie tradizionali non riuscivano a rimuovere

circa la metà del tessuto necrotico.

Gli studi clinici e in vitro hanno infine dimostrato

che le larve di mosca inibiscono la crescita o

distruggono alcuni batteri patogeni resistenti

alla meticillina, ma risultano inefficaci contro i

batteri Pseudomonas aeruginosa e E. coli.

 
 
 

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