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Messaggi del 11/12/2019
Post n°2453 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli
04 novembre 2019Comunicato stampa Mad for Science 2020: ancora 15 giorni per le candidature© Agf/Zeljko Dangubic Ha preso il via la quarta edizione del concorso Mad For Science (e seconda edizione a livello nazionale). Sono già quasi 100 le richieste di iscrizione pervenute a oggi. Il 18 novembre il termine ultimo per presentare la propria candidatura. 75mila euro al primo team classificato Mancano meno di 3 settimane alla scadenza del termine per presentare la propria candidatura alla seconda edizione nazionale del Mad For Science, il concorso promosso da DiaSorin rivolto ai licei scientifici di tutta Italia. scientifici, provenienti da 17 regioni su 20. Per il 13% le candidature provengono dal Piemonte, che già conosce e apprezza questa iniziativa dal 2017, a pari merito con la Lombardia, seguiti dal Lazio con l'11%, dalla Campania con il 10% e dal Veneto con l'8%. Seguono Sicilia, Puglia, Umbria e Emilia Romagna con il 6%, Calabria con il 5%, Toscana e Sardegna con il 4%. Chiudono Marche e Basilicata con il 2%, Abruzzo, Molise e Trentino Alto Adige con l'1%. scade il prossimo 18 novembre. Come noto i Licei in gara concorreranno per aggiudicarsi un premio in denaro da 75mila euro da investire nell'implementazione del laboratorio di scienze del proprio istituto. dei Licei scientifici a ideare 5 esperienze didattiche di laboratorio coerenti con gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell'Agenda 2030 promossa dall'ONU, e progettarne l'implementazione nel laboratorio scientifico della scuola. I temi selezionati in questa edizione di Mad for Science dal titolo "Mens sana in corpore sano" sono quelli inerenti al tema della fame nel mondo (SDG 2), a quello della salute e del benessere (SDG 3) e alla gestione sostenibile dell'acqua e dei servizi igienico-sanitari (SDG 6). liceo dovrà seguire le istruzioni di candidatura presenti sul sito www.madforscience.it entro il 18 novembre 2019, inviando la propria scheda di progetto con il concept del percorso laboratoriale che si intende sviluppare. scientifico valuterà le schede di progetto pervenute e selezionerà le 50 candidature migliori entro il 28 novembre 2019. I progetti completi dei 50 Licei che accederanno alla seconda fase del concorso dovranno essere inviati entro e non oltre il 3 aprile 2020. Entro il 24 aprile 2020 un Comitato appositamente costituito da DiaSorin selezionerà, a proprio insindacabile giudizio, le 8 proposte progettuali più interessanti. Gli 8 team finalisti presenteranno i loro progetti in occasione della Mad for Science Challenge 2020, che avrà luogo a Torino di fronte a una Giuria composta da professionisti della comunicazione ed esponenti della comunità scientifica, che eleggerà i vincitori. l'implementazione del biolaboratorio (per un valore massimo rispettivamente di 50.000 e 25.000 euro) e la fornitura dei relativi materiali di consumo (fino a un massimo rispettivamente di 5.000 e 2.500 euro all'anno per 5 anni a partire dall'anno 2019). La Giuria, in questa edizione, assegnerà anche il Premio Ambiente al team che - tra gli 8 finalisti - si dimostrerà capace di integrare il concetto di ecosostenibilità e tutela dell'ambiente all'interno di una o più esperienze laboratoriali e dimostrerà il miglior approccio scientifico rivolto all'educazione ambientale. Il premio consiste nell'assegnazione di 10.000 euro per l'acquisto di materiale vario da laboratorio. rivedere il timing del concorso. Questo per permettere agli studenti e ai docenti di pianificare al meglio il loro progetto ed integrare questo impegno con il normale flusso di studio. " ha ricordato Carlo Rosa, Amministratore Delegato DiaSorin. state vinte dall'IIS Nicola Pellati (indirizzo liceo scientifico Galileo Galilei) di Nizza Monferrato, dall'Istituto Statale Augusto Monti di Asti e dal Liceo Scientifico Ariosto Spallanzani di Reggio Emilia. al sito www.madforscience.it |
Post n°2452 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet 10 dicembre 2019 Mad for Science 2020: ecco i 50 candidati, al via la seconda fase del concorsodi Giulia Alice Fornaro© iStock/Halfpoint scientifici che passeranno alla seconda fase di Mad for Science, il concorso che premia le migliori proposte didattiche in linea con gli Obiettivi ONU per la sostenibilità. La novità di quest'anno è un corso gratuito per i docenti degli istituti premiati sull'utilizzo degli strumenti di laboratorio acquistati Dalla crisi climatica, all'inquinamento atmosferico e ambientale, dai rischi per la biodiversità di terra, aria e acqua allo sviluppo di patologie connesse alle condizioni ambientali. Riequilibrare il rapporto tra essere umano e ambiente è soprattutto una sfida per il futuro di tutta l'umanità. italiana leader nella diagnostica in vitro, con il concorso Mad for Science parte dai giovani: 50 licei scientifici provenienti da 17 regioni italiane, selezionati tra oltre 160 candidati, possono ora passare alla fase successiva del concorso che sfida una squadra di cinque studenti e un docente per ogni istituto a ideare una serie di esperienze didattiche di laboratorio coerenti con gli Obiettivi 2, 3 e 6 per lo Sviluppo Sostenibile (SDG) dell'Agenda ONU 2030 e progettarne l'implementazione nel laboratorio scientifico della scuola. edizione di Mad for Sciencepropone un focus sugli SDG relativi al tema della fame nel mondo (SDG 2), a quello della salute e del benessere (SDG 3) e alla gestione sostenibile dell'acqua e dei servizi igienico-sanitari (SDG 6). dal sud Italia, di cui sette dalla Campania. Dal centro provengono in otto e dal nord i restanti 22. "Una conferma che aver esteso il concorso dal Piemonte a tutta Italia è stata una mossa vincente", dichiara Carlo Rosa, Ceo di DiaSorin. proposte che conterranno cinque esperienze didattiche di laboratorio e la descrizione dettagliata del progetto di implementazione e aggiornamento del laboratorio scolastico. E se tutti i 50 istituti riceveranno l'abbonamento di un anno a "Le Scienze" a partire da settembre 2020, a fine aprile verranno comunicati gli 8 finalisti che presenteranno i loro progetti a Torino, nella seconda metà di maggio, durante la Mad for Science Challenge 2020. euro per implementare il biolaboratorio dell'istituto e 25mila euro di materiali di consumo nei cinque anni successivi, mentre il secondo si aggiudicherà rispettivamente 25mila e 12,5mila euro. E se lo scorso anno il premio speciale di 10mila euro era per la comunicazione quest'anno il focus è sull'ambiente e andrà al team che si dimostrerà capace di integrare il concetto di ecosostenibilità e tutela dell'ambiente in una o più esperienze laboratoriali. anche premiata la passione con cui il corpo docente accompagna i ragazzi in questo percorso. Le docenti e i docenti vincitori delle tre edizioni precedenti di Mad For Science avranno l'opportunità di partecipare gratuitamente, insieme ai colleghi di scienze del proprio istituto, a un corso di forma- zione per garantire un uso ottimizzato dei nuovi strumenti dei laboratori finanziati dal premio. Organizzato da DiaSorin in collaborazione con IFOM nell'ambito del programma YouScientist il primo corso si terrà il 6 e 7 febbraio 2020 presso la sede di IFOM a Milano e prevede attività di laboratorio di microbiologia e biologia molecolare dedicando un ampio spazio al tema della sicurezza in laboratorio. |
Post n°2451 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet L'esordio di Clara Sánchez per la prima volta nelle librerie italianeUn'autrice in grado di conciliare una scrittura agile e raffinata con l'introspezione tra i disagi esistenziali della contemporaneità. La LetturaUna scrittrice da due milioni di copie.La StampaDal primo romanzo che l'ha fatta conoscere e amare in Italia Clara Sánchez declina le mille sfaccettature dell'inganno, della manipolazione, delle trap- pole tese dai sentimenti.Elisabetta Rosaspina, IO DonnaLa scrittrice spagnola più letta in Italia. Livio Colombo, Oggi"L'estate dell'innocenza" è il resoconto color seppia di quel momento della vita in cui l'infanzia si trasforma - irreversibil- mente - in qualcosa di diverso. Maria Grazia Ligato, IO DonnaCon "L'estate dell'innocenza" Clara Sánchez sembra presentarci una conchiglia: se lo avvicini all'orecchio, senti dentro una storia grande, come il mare.Michele Trecca, La C'è un'età della vita in cui sono gli altri a scegliere, perché noi non siamo ancora in grado di farlo da soli. È la magia dell'essere bambini, il segreto che si nasconde dietro l'innocenza di quegli anni. Così è per Beatrice durante le vacanze estive dei suoi dieci anni, in compagnia del mare della Costa Brava che brilla di mille puntini all'orizzonte e della sua famiglia un po' fuori dagli schemi: donne tenaci, indipendenti e a volte nevrotiche, che non si sono mai rassegnate al ruolo di mogli e madri. Sua mamma non ha peli sulla lingua ed è in cerca di protezione, più che offrirne. Olga, la zia preferita, colta e sofisticata, è come avvolta in un'aura di luce e la trascina in un mondo fatto di abiti di seta e balli. In loro Beatrice vede la donna che vuole diventare. In loro intravede, senza capirlo appieno, l'equilibrio sottile delle relazioni con gli uomini, fatto di amore e, talvolta, dolore. E mentre suo padre sembra non interessarsi di nulla, ridotto a pura presenza fisica, lo zio Albert le chiede il vero motivo per cui da grande vorrebbe fare la scrittrice, ed è l'unico a dirle che la vita non è come appare: né migliore né peggiore, ma diversa. Beatrice è solo una bambina ma, in quell'estate, qualcosa comincia a cambiare. Una crepa scheggia la sua innocenza portandola lontano dall'infanzia. Il ricordo delle onde e della sabbia sui piedi resterà per sempre nel suo cuore, insieme al sapore di un'età in cui tutto è possibile, ma al contempo si fa strada in lei la consapevolezza che crescere vuol dire cambiare mille volte corpo, voce e volto. L'estate dell'innocenza è una perla che Clara Sánchez regala ai suoi lettori. Dall'autrice bestseller in Italia che in patria ha vinto i tre più importanti premi letterari, un libro poetico, delicato e vero allo stesso tempo. Un affresco romanzato della vita che ha fatto di lei una scrittrice amata e apprezzata in tutto il mondo. Tutti siamo stati bambini. àTutti siamo stati innocenti. Tutti ricordiamo l'attimo à in cui ci siamo spinti un passo più in là: un passoà verso il futuro, qualunque cosa potesse significare. |
Post n°2450 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet Sangue sporco Roma, fine anni Settanta: un quartiere appena nato che confina con l'inferno, il sogno della casa popolare che diventa subito incubo. Scilla ha quattro anni quando, sul volto di suo padre, vede disegnarsi la rabbia per la vita che li attende. Ma in un luogo dove ognuno ha un dolore a cui sopravvivere, in uno spazio di abban- dono che contamina chi ci vive fino a distrug- gerlo, c'è anche Renata. Ed ecco che quello spazio si dischiude, poco a poco, e quei palazzoni fatiscenti diventano lo scenario in cui nasce e cresce un rapporto fatto di amicizia, desiderio e paura, un rifugio in cui Scilla e Renata si nascondono da una realtà dove nei vasi fioriscono le siringhe e il riscatto si porta sempre dietro la colpa. Perché dove non ci si può permettere di sognare, la vita corrode ogni legame, separa i destini, allontana le persone. Ma lascia, comunque, la speranza di potersi salvare. Il primo romanzo, intenso e potente di una nuova voce italiana |
Post n°2449 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet Tra Noi una vita intera M.Levensohn Tre donne, tre epoche, tre destini indis- solubilmente legati da una promessa Parigi, 1941. Judith, giovane studentessa ebrea, è minacciata dall'occupazione nazista ed è ormai costretta a vivere in clandestinità. Insieme al fidanzato Christian, figlio di un ricco banchiere, progetta una fuga in Sviz- zera ma, a poche ore dalla partenza, il suo nascondiglio viene scoperto e lei deportata. Da allora non si sa più nulla di lei. Montreal, 1982. Jacobina non ha mai avuto un buon rapporto con il padre e sono decenni che vive a Washington, ma adesso il padre è in punto di morte e le ha chiesto di andare al suo capezzale per farsi fare una promessa solenne: Jacobina deve impegnarsi a cercare Judith, una sorellastra di cui lei ignorava l'esistenza e che il padre ha visto per l'ultima volta a Parigi prima della guerra e prima di abbandonare la Francia per rifarsi una vita in Romania. Washington, 2006. Béatrice, parigina, lavora alla Banca Mondiale e si è trasferita da poco negli Stati Uniti. Nonostante il lavoro massacrante, Béatrice opera anche come volontaria in un centro di assistenza. Le viene affidata una signora anziana, Jacobina, che vive da sola e che non sembra provare alcuna simpatia per chi la assiste: ma quando scopre di avere di fronte una ragazza francese decide di mantenere finalmente la promessa fatta al padre e le chiede di aiutarla a trovare notizie della sorella mai conosciuta. La storia narrata da Jacobina spinge Béatrice ad avviare una ricerca attraverso i decenni e i continenti, una ricerca che la porterà a scoprire una verità che la coinvolge ben più di quanto non pensi. |
Post n°2448 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet
I leoni di Sicilia A Bassano del Grappa la quarta edizione del festival "Resistere", organizzato dalla Libreria Palazzo RobertiIl romanzo intreccia le vicende storiche con la vita privata dei Florio, trasportando il lettore in un mondo affascinante di forti personalità.La Lettura Corriere della SeraDa tempo non leggevo un romanzo così: grande storia e grande letteratura. Le vicende e i sentimenti umani sono sorretti da una scrittura solida, matura, piena di pas- sione e di grazia. Stefania Auci ha scritto un romanzo meraviglioso, indimenticabile.Nadia TerranovaUna famiglia da leggenda... Un appassionante spaccato di storia pubblica, privata e di costume.Vanity FairAvvincente e documentato, parla di coraggio e ambizione, di sentimenti e di magarìe, ed è la sorpresa di questa stagione editoriale.TTL - La StampaStorie d'amore, di sogni, tradimenti e fatica in un romanzo che vibra di vita.Marie ClaireLa saga dei Florio fa il pieno di lettori.la RepubblicaStefania Auci, con uno stile diretto e penetrante, ha scritto un libro indimenticabile.Giulia Ciarapica, Il Foglio Mi candido per crearne una serie TV! Alessandra MastronardiUna vicenda appassionante di uomini ambiziosi, infuocati, di donne che amano tanto, di figli destinati a portare avanti il marchio di famiglia, in una Palermo scossa dai moti del 1818 fino allo sbarco di Garibaldi. Una storia vera, appassionante, avvincente fino all'ultima riga. Obbligatoria una serie tv.Luciana Littizzetto Preso dalla lettura, ho perso l'aereo pur essendo seduto davanti al gate, non riuscivo a staccarmi dalle pagine. In un certo senso quel volo perso è la mia recensione. Pietrangelo Buttafuoco, Il Fatto Quotidiano Una scrittura visiva, che ci immerge nei luoghi e nella storia, che non indulge al sentimentalismo e rimane lucida e anche un po' spietata. Con echi del Gattopardo e del Camilleri storico. Famiglia CristianaIl romanzo rivelazione del 2019 C'è stata una famiglia che ha sfidato il mondo. Una famiglia che ha conquistato tutto. Una famiglia che è diventata leggenda. Questa è la sua storia. Dal momento in cui sbarcano a Palermo da Bagnara Calabra, nel 1799, i Florio guardano avanti, i rrequieti e ambiziosi, decisi ad arrivare più in alto di tutti. A essere i più ricchi, i più potenti. E ci riescono: in breve tempo, i fratelli Paolo e Ignazio rendono la loro bottega di spezie la migliore della città, poi avviano il commercio di zolfo, acquistano case e terreni dagli spiantati nobili palermitani, creano una loro compagnia di navigazione... E quando Vincenzo, figlio di Paolo, prende in mano Casa Florio, lo slancio continua, inarrestabile: nelle cantine Florio, un vino da poveri - il marsala - viene trasformato in un nettare degno della tavola di un re; a Favignana, un metodo rivoluzionario per conservare il tonno - sott'olio e in lattina - ne rilancia il consumo... In tutto ciò, Palermo osserva con stupore l'espansione dei Florio, ma l'orgoglio si stempera nell'invidia e nel disprezzo: quegli uomini di successo rimangono comunque «stranieri», «facchini» il cui «sangue puzza di sudore». Non sa, Palermo, che proprio un bruciante desiderio di riscatto sociale sta alla base dell'ambizione dei Florio e segna nel bene e nel male la loro vita; che gli uomini della famiglia sono individui eccezionali ma anche fragili e - sebbene non lo possano ammettere - hanno bisogno di avere accanto donne altrettanto eccezionali: come Giuseppina, la moglie di Paolo, che sacrifica tutto - compreso l'amore - per la stabilità della famiglia, oppure Giulia, la giovane milanese che entra come un vortice nella vita di Vincenzo e ne diventa il porto sicuro, la roccia inattaccabile. Intrecciando il percorso dell'ascesa commerciale e sociale dei Florio con le loro tumultuose vicende private, sullo sfondo degli anni più inquieti della Storia italiana - dai moti del 1818 allo sbarco di Garibaldi in Sicilia - Stefania Auci dipana una saga familiare d'incredibile forza, così viva e pulsante da sembrare contemporanea. Il romanzo italiano che ha conquistato il mondo: venduto in Stati Uniti, Germania, Francia, Spagna e Olanda e opzionato per una serie televisiva |
Post n°2447 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet La Porta delle Tenebre di Glenn Cooper «Il re americano del thriller storico.»ttL - la Stampa«Uno degli scrittori più amati dai lettori italiani.»la Repubblica«Appare sempre più evidente che il nuovo millennio ha un cuore macabro. Glenn Cooper lo ha intuito prima e meglio di tutti. E sa raccontarcelo.»Antonio D'Orrico, La Lettura - Corriere della Sera«Il nuovo fenomeno letterario.»Vanity Fair La speranza è durata poco più di un battito di ciglia. La speranza di potere, un giorno, dimenticare il cielo plumbeo e l'atmosfera opprimente dell'Oltre. La speranza di essersi lasciati per sempre alle spalle il mondo dove sono confinati tutti i malvagi vissuti sulla Terra dall'inizio dei tempi. Invece, non appena si rendono conto di avercela fatta, di essere nuovamente a casa, John Camp ed Emily Loughty sono costretti ad affrontare una realtà agghiacciante. L'incubo non è finito. Come previsto, l'avvio dello acceleratore di particelle ha aperto il varco grazie al quale John ed Emily si sono ritrovati nel laboratorio di Dartford, in Inghilterra, ma allo stesso tempo ha inghiottito un numero imprecisato d'innocenti. Tra cui ci sono anche la sorella e i nipotini di Emily. Lei quindi non ha scelta: per salvarli, deve attraversare ancora una volta la Porta delle Tenebre e tornare all'Inferno. E, mentre a Londra c'è chi è determinato a smascherare le menzogne del governo su quanto sta accadendo a Dartford, Emily e John si preparano insieme con una squadra di recupero ad affrontare un viaggio ancor più pericoloso e ricco d'insidie del precedente. Un viaggio durante il quale incontreranno nuovi, terribili nemici, e stringeranno alleanze con coloro che li hanno aiutati a sopravvivere all'Inferno. Ma ci si può veramente fidare di chi, in vita, ha ceduto alle seduzioni del Male ed è da secoli relegato nella terra dei Dannati? |
Post n°2446 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet IL LIBRO La libreria del tempo andatodi Amy Meyerson Un omaggio colto, ammaliante e appassionato al magico mondo dei libri.Publishers Weekly Una caccia al tesoro fra i libricon in palio un premio speciale: la felicità Da bambina, infatti, passava ore e ore a vagare tra gli scaffali di una libreria, giocando alle cacce al tesoro letterarie che il proprietario, suo zio Billy, organizzava per lei. Grazie a lui, Miranda ha imparato ad amare quei mondi d'inchiostro racchiusi tra le pagine, il profumo inconfondibile della carta, il mosaico variopinto delle copertine . Un giorno, però, quando lei aveva dodici anni, la madre aveva all'improvviso tagliato i ponti col fratello e l'aveva portata via, lontano da lui e dalle sue avventure. Ma ecco che, sedici anni dopo, lo zio Billy muore, lasciando in eredità a Miranda la libreria. E non solo. Miranda riceve per posta una copia della Tempesta, con un'unica frase sottolineata: Siedi: ora devi sapere di più. Il messaggio è chiarissimo. È l'inizio di una nuova caccia al tesoro. L'una dopo l'altra, Miranda raccoglie le molliche di pane disseminate dallo zio, incamminandosi lungo un sentiero costellato di citazioni letterarie e segreti taciuti troppo a lungo. E, cercando tra le pagine dei romanzi che hanno segnato la sua giovinezza, Miranda non solo scoprirà la verità sullo zio e sulla loro separazione, ma si renderà conto che quella libreria è la sua casa e il suo destino... è un inno alla forza dei legami familiari e al potere che hanno i libri di connetterci con le persone che amiamo. Perché spesso regalare un libro è un modo per confessare sentimenti che non riusciamo a esprimere a parole. |
Post n°2445 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet Ninfa dormiente di Ilaria Tuti
regalo che uno scrittore possa fare ai suoi l ettori: qualcuno cui affezionarsi.Donato Carrisi, Corriere della SeraIlaria Tuti sa conquistare e mantenere alta l'attenzione dei lettori. Claudia Morgoglione, Robinson - La Repubblica Il primo romanzo di Ilaria Tuti, Fiori sopra l'inferno, è un thriller. Ma racconta, attraverso il mistero e la morte, la vita. Antonella Lattanzi, Vanity FairUn thriller che entra nelle pieghe dell'animo, e ci fa scoprire un'autrice da seguire attentamente. Marta Cervino, Marie ClaireUna vicenda piena di colpi di scena con una scrittura tesa, rapida e che sa sfruttare l'ambientazione a dovere: le montagne, la natura primitiva, il bosco.Alberto Grandi, Wired.itTuti conferma se non supera il suo stesso talento nell'ordire storie che tengono incollato il lettore non solo per il loro andamento da giallo classico ma anche per la commistione sapiente di tanti ingredienti, dalla ricostruzione storica all'indagine antropologica, passando anche per un distillatissimo misticismo. Paolo Armelli , Wired.itUna protagonista "normale" che indaga tra le violenze sepolte nel tempo. Un ritratto dipinto col sangue, un caso che sposta le indagini nel passato e intreccia i riti legati a terra e natura. Giulia Calligaro, Io DonnaIlaria Tuti, davvero un gran talento da narratrice e con "Ninfa dormiente" è destinata a superare il successo di "Fiori sopra l'inferno", il suo libro d'esordio. In questo thriller ci sono tante cose. Non solo il buio del Male, ma anche il nostro passato, i personaggi, i luoghi. Scopriteli.Fabrizio D'Esposito, il Fatto QuotidianoUn romanzo rosso di sangue e nero di passione, ma ciò che, alla fine, emerge su tutto è la diade madre-figlio. E il potere, qui salvifico, della madre.Alessandra Milanese, L'Arena"Ninfa dormiente" è all'altezza del suo romanzo d'esordio, acclamato perfino dal Times.Nicoletta Sipos, ChiCon "Ninfa dormiente" Ilaria Tuti si conferma una delle voci più singolari del thriller europeo scegliendo un'originale ambientazione come quella della Val Resia ma anche una protagonista sui generis come Teresa Battaglia.Luca Crovi, il Giornale Fino al 2 giugno, acquistando una copia di Ninfa dormiente sul sito ibs.it, partecipi all'estrazione per vincere una notte per due persone in un country resort da sogno tra le vigne e i boschi del Collio Goriziano, per immergerti totalmente nelle atmosfere del libro. In più una cena a una stella Michelin che unisce tradizione regionale e innovazione gastronomica!
posso occuparmi, ormai. Casi freddi, come il vento che spira tra queste valli, come il ghiaccio che lambisce le cime delle montagne. Violenze sepolte dal tempo e che d'improvviso riaffiorano, con la crudele perentorietà di un enigma. Ma ciò che ho di fronte è qualcosa di più cupo e più complicato di quanto mi aspettavo. Il male ha tracciato un disegno e a me non resta che analizzarlo minuziosamente e seguire le tracce, nelle valli più profonde, nel folto del bosco che rinasce a primavera. Dovrò arrivare fin dove gli indizi mi porteranno. E fin dove le forze della mia mente mi sorreggeranno. Mi chiamo Teresa Battaglia e sono un commissario di polizia specializzato in profiling. Ogni giorno cammino sopra l'inferno, ogni giorno l'inferno mi abita e mi divora. Perché c'è qualcosa che, poco a poco, mi sta consumando come fuoco. Il mio lavoro, la mia squadra, sono tutto per me. Perderli sarebbe come se mi venisse strappato il cuore dal petto. Eppure, questa potrebbe essere l'ultima indagine che svolgerò. E, per la prima volta nella mia vita, ho paura di non poter salvare nessuno, nemmeno me stessa. più amato dai lettori - torna la straordinaria Teresa Battaglia: un carattere fiero e indomito, a tratti brusco, sempre compassionevole. Torna l'ambientazione piena di suggestioni, una natura fatta di boschi e cime montuose, di valli isolate e di bellezze insospettabili. Tornano soprattutto il talento, l'immaginazione e la scrittura piena di grazia di una grande autrice. |
Post n°2444 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet Il sigillo del cielo di Glenn Cooper Un grandissimo scrittore.Gianluigi Nuzzi Uno degli scrittori più amati dai lettori italiani. La RepubblicaUno degli autori di thriller più amati in Italia. Vanity FairIl nuovo millennio ha un cuore macabro. Glenn Cooper lo ha intuito prima e meglio di tutti. E sa raccontarcelo. Antonio D'OrricoNon conosco altri scrittori di thriller che abbiano un simile controllo sulla trama e una scrittura così: intelligente, intrigante, incalzante. Tullio AvoledoUna pietra nasconde il segreto per raggiungere il paradiso o evocare l'inferno... Mosul, 1095. Daniel Basidi è un uomo di fede. Eppure teme che stavolta il Signore abbia caricato un fardello troppo grande sulle sue spalle. Per anni ha cercato di mettere il suo dono al servizio degli altri. Ma quest'ultima rivelazione, terribile e sublime, non può essere condivisa con nessuno, perché è troppo pericolosa. Daniel deve portarla con sé nella tomba. Iraq, 1989. Hiram Donovan è un uomo di scienza. Eppure, quando tocca quella pietra sepolta nella sabbia, si sente come pervadere da una corrente elettrica. E ha paura. Infrangendo la legge e i suoi stessi principi morali, Hiram sottrae l'oggetto dallo scavo e lo spedisce alla moglie, in America. Sarà l'ultima cosa che farà prima di morire. New York, oggi. Cal Donovan è un uomo d'azione. Eppure, non appena riceve la notizia che sua madre è stata uccisa, si sente crollare la terra sotto i piedi. All'apparenza sembrerebbe un furto andato male, se non fosse che in casa non manca nulla. I presunti ladri hanno messo a soqquadro ogni stanza, senza prendere né gioielli, né quadri, né contanti. Che cosa cercassero, Cal lo scopre dopo qualche giorno, in una scatola da scarpe nascosta in fondo a un armadio. Un pacco ancora sigillato che suo padre aveva mandato dall'Iraq trent'anni prima. All'interno, c'è l'ossessione che ha tormentato avventurieri e imperatori, il segreto per cui hanno dato la vita santi e ciarlatani, la minaccia che deve restare sepolta, per il bene del mondo. E ora tocca a Cal proteggerla. A ogni costo. |
Post n°2443 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet Atti spietati di Jane Casey Kerrigan è donna, irlandese, giovane, agente investigativo. Lavorare nella polizia londinese è una lotta... che vince. Londra è sconvolta da una catena di omicidi, le cui vittime sono uomini che si sono macchiati di un crimine orrendo, la pedofilia. L'opinione pubblica sembra considerare l'assassino una sorta di eroe e anche la polizia non considera il caso una priorità. Maeve Kerrigan pensa invece che nessuno abbia diritto di farsi giustizia con le proprie mani. Giovane e inesperta, crede che un omicidio rimanga tale a prescindere dai peccati commessi dalle vittime. E a mano a mano che l'indagine progredisce, si scopre che una ragazza, figlia di un trafficante di droga, è scomparsa, probabil- mente rapita, ed è compito di Maeve e della sua squadra capire se c'è un filo rosso che collega gli omicidi alla scomparsa della ragazza. Mentre la violenza aumenta, Maeve deve anche fare i conti con Josh Derwent, il suo nuovo superiore, che la tratta come una perfetta idiota, e con Rob Langdon, il collega con cui ha iniziato una storia, contravvenendo alle regole interne che non permettono relazioni sentimentali tra poliziotti. |
Post n°2442 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet «Una trama forte... una catastrofe talmente verosimile da risultare agghiacciante».«The Financial Times»«Con un cast spettacolare di personaggi, il romanzo di Al-Khalili dimostra che l'umanità ha bisogno di esperti come lui, se speriamo di sopravvivere. Al-Khalili è il Carl Sagan della nostra generazione».Marcus du Sautoy, autore di Come contare fino a infinito «Un romanzo emozionante che ti tiene incollato alla pagina, dove il futuro della scienza, e la tecnologia che ne è alla base, è altrettanto avvincente della trama».Mark Miodownik, autore di La sostanza delle cose «Questo thriller frenetico ambientato in un futuro prossimo è l'impressionante esordio di uno dei nostri migliori divulgatori scientifici». Ian Stewart, autore di Domare l'infinito T2041. Pericolo dal Sole: entro poche ore, emissioni straordinarie di massa coronale colpiranno la Terra, già a rischio per l'indebolimento del campo magnetico che protegge il pianeta. In Nuova Zelanda un'aurora australe, che dovrebbe essere rivolta a sud, appare invece a nord. Un aereo in atterraggio a Nuova Delhi si schianta al suolo per il danneggiamento dei satelliti di comunicazione dovuto a una raffica di particelle ad alta energia provenienti dallo spazio. Su un'isola delle Bahamas si scatena un uragano di violenza inaudita. La Terra è fuori controllo e le autorità mondiali stanno nascondendo la verità sulla catastrofe imminente per non seminare il panico. Toccherà a quattro scienziati, due uomini e due donne, far ricorso a tutto il proprio sapere, al proprio coraggio e alla propria inventiva per salvare il pianeta. Ma c'è chi è convinto che l'estinzione dell'umanità sia l'unica soluzione possibile... Dal notissimo fisico quantistico Jim Al-Khalili, un romanzo scientificamente plausibile che ci proietta nel futuro, un thriller dal ritmo serrato che svela chi saremo e come vivremo tra non molti anni e, soprattutto, ci ricorda che in un mondo di raffinate tecnologie - a partire dai droni e dalle intelligenze artificiali, così simili a quelle che già conosciamo - la variabile umana e la conoscenza rimangono le nostre principali alleate. Con grande accuratezza scientifica, Jim Al-Khalili conduce il lettore in un futuro agghiacciante e ma allo stesso tempo più vicino a noi di quello che possiamo pensare. |
Post n°2441 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet Un suspense psicologico unico e perfet- tamente congegnato.Sunday TimesUno 'Sliding Doors thriller' originale e coinvol- gente.Claire DouglasUna premessa geniale. Clare MackintoshDue possibilità. Due scelte. Due storie. Dopo aver passato la serata con la tua migliore amica, stai tornando a casa, da sola. Non c'è nessuno in giro. Poi senti il rumore che ogni donna teme. Passi. Qualcuno ti sta seguendo. E si avvicina. Tu sei sicura che sia lui: il tizio che ti ha importunato al bar. Insistente, molesto. I passi sono sempre più vicini. Ormai lui è proprio alle tue spalle. E allora reagisci d'istinto. Ti giri. Spingi. L'uomo perde l'equilibrio e cade lungo la scalinata. Poi rimane immobile, con la faccia a terra. E adesso? Devi fare una scelta. Restare scopri che non è quello del bar. Ora devi convincere la polizia, tuo marito, la tua famiglia e i tuoi amici che sei innocente. Che eri in pericolo. Che non hai fatto nulla di male. Che è stato un incidente. Riuscirai a dimostrarlo? Scappare Ti guardi attorno. Nessuno ha visto niente. Te ne vai. E il giorno dopo scopri che l'uomo è morto. E che non era quello del bar. Ora devi solo distrug- gere tutte le prove che possono collegarti a lui. E mentire, a tutti. A tuo marito, alla tua famiglia, ai tuoi amici. Riuscirai a resistere? |
Post n°2440 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli
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Post n°2439 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet Madrigale senza suono «Solo la fragilità e il dolore, presi per mano dall'amore ci portano nel punto più profondo del mondo». Alessandro D'Avenia, «Corriere della Sera» «Tarabbia si avvicina a un fatto attirato da un richiamo morale, e lo usa per indagare - senza alcunché di morboso, miracolo - il Male nella e della Storia attraverso la scrittura, in una tradizione che va dai Demoni di Dostoevskij fino a Carrère o Vollmann».Marco Rossari, «Il Sole 24Ore»«Tarabbia non dà risposte. Forse perché, come tutti, non le possiede. Forse perché il compito della letteratura - e dei bravi scrittori - non è quello di dispensare certezze ma di instillare dubbi e suscitare quesiti. Di spronare alla riflessione, sempre». Antonella Falco, «Nazione Indiana»Un uomo solo, tormentato, compie un efferato omicidio perché obbligato dalle convenzioni del suo tempo. Da lì scaturisce, inarginabile, il suo genio artistico. Gesualdo da Venosa, il celebre principe madrigalista vissuto a cavallo tra Cinque e Seicento, è il centro attorno a cui ruota il congegno ipnotico di questo romanzo gotico e sensuale. Come può, è la domanda scandalosa sottesa, il male dare vita a tale e tanta purezza sopra uno spartito? di Venosa uccide Maria D'Avalos, dopo averla sposata con qualche pettegolezzo e al tempo stesso con clamore. Fin qui la Storia. Il resto è la nostalgia che ne deriva, la solitudine del principe: è lì, nel sangue e nel tormento, che Andrea Tarabbia intinge il suo pennino e trascina il lettore in un labirinto. Questa storia - è ciò che il lettore scopre sbalordito - ci parla dritti in faccia, scollina i secoli e arriva fino al nostro oggi, si spinge fino a lambire i confini noti eppure sempre imprendibili tra delitto e genio. Con un gioco colto e irresistibile, tra manoscritti ritrovati e chiose di Igor' Stravinskij - che nel Novecento riscoprì e rilanciò il genio di Gesualdo - Andrea Tarabbia, scrittore tra i migliori della sua generazione, costruisce un romanzo importante, destinato a restare. L'edificio che attraverso Madrigale senza suono Tarabbia innalza è una cattedrale gotica da cui scaturisce la potenza misteriosa della musica. È impossibile, per il lettore, non spingere il portale. E, una volta entrato, non restarne intrappolato. |
Post n°2438 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet 1001 libri da leggere nella vita. I grandi capolavori della narrativa mondialeCuratore: P. Boxall Editore: Atlante Edizione: 5 Anno edizione: 2016 In commercio dal: 29 settembre 2016 Pagine: 959 p., ill. , Brossura 1001 libri da leggere nella vita è il titolo provocatorio di un libro dedicato ai capolavori della narrativa universale. Ripercorrendo secoli di scrittura e di storia, i libri selezionati rappresentano una biblioteca di base imprescindibile, una rassegna dei romanzi e degli scrittori che hanno lasciato il segno nella storia della letteratura. Un elenco di opere in cui trovano posto i capolavori e i bestseller, i romanzi popolari e la narrativa pulp, ovvero tutto ciò che definisce l'invenzione letteraria in prosa. Da sempre l'umanità avverte il bisogno di raccontare, intrecciando gli avvenimenti reali con la fantasia, le speranze e le paure che ne accompagnano il cammino. L'apparizione del romanzo così come lo conosciamo oggi ha contribuito a varcare i limiti dei generi letterari classici, imponendo un nuovo linguaggio e indiriz- zandosi a un nuovo pubblico di lettori. Aggiornato e impreziosito da una ricca galleria fotografica, 1001 libri da leggere nella vita spazia da Le mille e una notte a Ballando al buio, da Achebe a Zweig, dal fondo della cella del Marchese de Sade ai recessi della mente di William Burroughs, dai turba- menti di Madame Bovary al medioevo de Il nome della rosa. Uno strumento di consultazione e una lettura appassionante. |
Post n°2437 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet Sangue del tuo sangueAndrea Biavardi Editore: Cairo Anno edizione: 2019 In commercio dal: 27 giugno 2019 Pagine: 334 p., Rilegato Una ragazza viene trovata assassinata nei giardini pubblici Indro Montanelli a Porta Venezia, nel cuore di Milano. La vittima è figlia di un noto e stimatissimo ginecologo e di una implacabile regina della finanza: il movente va cercato dunque tra i nemici della famiglia altoborghese? A indagare sull'omicidio il capitano dei carabinieri Massimo Ademarchi che ha un'assistente speciale: Aurora, una fotomodella di successo, figlia di un maresciallo dei carabinieri a riposo. Tra il capitano e Aurora una tormentata storia d'amore, mai risolta, che il delitto metterà a dura prova. Le indagini partono subito dall'analisi del Dna trovato sul corpo della vittima, dai filmati delle telecamere, dalle celle telefoniche dei sospettati: ma c'è da fidarsi del metodo investigativo- scientifico? Il Dna può mentire? Sullo sfondo la dialettica tra i carabinieri e il magistrato che coordina le indagini, sottoposto a pesanti pressioni politiche da misteriosi nobili decaduti, medici senza scrupoli e avvocati a caccia di fama. Ma quando l'assassino sembra assicurato alla giustizia ecco che la verità cambia forma. Perché la verità spesso sta in un particolare che solo occhi attenti possono cogliere: gli occhi di chi le indagini è abituato a condurle sul campo. |
Post n°2436 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet 23 ottobre 2019 Catrame come colla: la tecnologia avanzata dei Neanderthal Reperto in selce di origine neanderthaliana con uno strato di catrame ottenuto dalla betulla (Rijksmuseum van Oudheden) I nostri cugini estinti producevano catrame di betulla e lo usavano per realizzare strumenti complessi. Lo suggerisce l'analisi di un reperto in selce scoperto di recente, che conferma così le conclusioni di altri stud I Neanderthal avevano una tecnologia complessa, sufficiente a realizzare strumenti anche con l'uso di catrame di betulla. Lo rivela un articolo pubblicato sui "Proceedings of the National Academy of Sciences" da Marcel Niekus, della Foundation for Stone Age Research in the Netherlands a Groeningen, nei Paesi Bassi, e colleghi. fissare pietre affilate su supporti di legno e realizzare così vari tipi di strumenti era già stato documentato nei Neanderthal. Niekus e colleghi hanno analizzato un reperto scoperto nel 2016 sulla spiaggia di Zandmotor, nei Paesi Bassi, in uno strato geologico in cui c'era anche una porzione di cranio neanderthaliano, datato a circa 50.000 anni fa. Si tratta di un frammento di selce affilato su un lato e coperto di catrame di betulla sull'altro, in modo da poter essere impugnato e usato esercitando molta pressione senza ferirsi. La novità rispetto a quanto già noto in passato, è che probabilmente l'oggetto non era destinato alla caccia ma al taglio e alla raschiatura. richiedeva un procedimento in più fasi, dalla raccolta di un particolare tipo di legno alla sua combustione per estrarne il catrame: l'analisi della microstruttura dei residui ha stabilito che la temperatura doveva raggiungere i 350-400 gradi Celsius per una resa ottimale. Inoltre, il catrame ottenuto, simile alla gomma, doveva essere modellato, aspettando che diventasse solido una volta raffreddato a temperatura ambiente. La buona tecnologia dei Neanderthal Le conclusioni delle analisi di Niekus e colleghi portano a diverse possibili interpretazioni sul comportamento dei Neanderthal. La prima è che lo strumento doveva avere una notevole utilità pratica per giustificare un così ampio impiego di risorse. Inoltre, l'uso di catrame come adesivo implica un certo grado di pensiero complesso, fatto di pianificazione, conoscenza dei materiali e astrazione, oltre a una capacità di conserva- zione e trasmissione delle conoscenze tecniche. società, come quella neanderthaliana, formata da piccoli gruppi nomadi. Una popolazione numerosa, sottolineano Niekus e colleghi nell'articolo, non è quindi una condizione necessaria per sviluppare tecnologie avanzate. mente freddo e ostile delle latitudini a cui è stato scoperto il reperto di selce, ai limiti settentrionali dell'area occupata dai Neanderthal, può aver rivestito un ruolo importante nello sviluppo di tecnologie raffinate e nella produzione di catrame in grandi quantità. (red) |
Post n°2435 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte:Internet In caso di pandemia: tutti in Australia! O in Nuova Zelanda oppure, alla peggio, in Islanda... uno studio spulcia la mappa delle terre emerse per trovare i rifugi più adatti alle ultime sacche di umanità. Il bunker ideale è un'isola ricca, tecnologicamente avanzata e il più possibile autonoma nelle risorse. Tutti in Australia (se ci fanno entrare). | SHUTTERSTOCK Uno studio da poco commissionato dall'OMS non lascia spazio a dubbi: il mondo non è pronto per fronteggiare una pandemia. Che la minaccia arrivi da un virus influenzale aggressivo come quello della Spagnola, da un patogeno subdolo e letale come Ebola, da un'arma biologica sfuggita a un laboratorio o - ben più probabile - dall'antibiotico-resistenza, vi sono tutte le condizioni per favorire la diffusione di infezioni su larga scala. In una simile circostanza, se volessimo fuggire, dove potremmo andare? CRITERI STRINGENTI. I ricercatori dell'Università di Otago, Wellington (Nuova Zelanda) hanno cercato di capire dove gli ultimi scampoli di umanità potrebbero trovare riparo, nella speranza di sfuggire al contagio e ripristinare la civiltà. In uno studio pubblicato su Risk Analysis, hanno messo a punto un sistema di punteggi da assegnare alle località considerate più sicure in caso di una futura pandemia: nazioni insulari che abbiano riserve e sistemi di produ- zione di cibo ed energia, una popolazione sufficientemente numerosa, un territorio adatto e strutture socio-politiche abbastanza solide da supportare quel che resta dell'umanità fino a tempi migliori. Anche se alcuni sparuti gruppi umani potrebbero sopravvivere in habitat remoti, sarebbe impossibile ricreare una società evoluta senza risorse umane e tecnologiche sufficientemente diversificate. Per queste ragioni, gli scienziati hanno preso in considerazione soltanto stati sovrani indipendenti riconosciuti dalle Nazioni Unite e con una popolazione minima di 250.000 abitanti. SI SALVI CHI PUÒ. «Una catastrofica pandemia probabilmente stravolgerebbe agricoltura e industria di tutto il Pianeta - scrivono i ricercatori - a causa della decimazione della forza lavoro e delle interruzioni della catena logistica. Ma se una popolazione umana solida dal punto di vista agricolo e industriale potesse essere separata dal resto del mondo, vi sarebbero buone prospettive di recupero post catastrofe.» Dopo aver cercato Paesi con questi attributi, gli scienziati hanno stilato una lista di 20 luoghi con le caratteristiche adatte a trasformarsi in isole-rifugio. Tre in particolare spiccano quanto a punteggio, calcolato in un intervallo compreso 0 a 1: Australia, Nuova Zelanda e Islanda (con ranking rispettivi di 0,71, 0,68, e 0,64). Fatta eccezione per questi tre Paesi, tutti gli altri ipotetici rifugi nella top 20 hanno ottenuto punteggi inferiori a 0,50: peccato insomma per Giappone, Malta, Capo Verde, Barbados, Cuba, Fiji, Jamaica, Trinidad - comunque, siamo onesti: difficilmente ci sarebbe stato posto per tutti. ADATTE, MA NON TROPPO. «Non sorprende che siano nazioni con un alto prodotto interno lordo, autosufficienti in fatto di cibo e produzione energetica e collocate in località remote, a risultare le più alte in classifica», spiegano gli autori. Figurare ai piani alti del ranking non equivale alla perfezione. Alcuni Paesi dovrebbero migliorare l'autosufficienza alimentare (vero, Islanda?) o quella energetica, altri potrebbero rivelarsi delle trappole per l'instabilità politica o l'esposizione a minacce climatiche. E a quel punto, sarebbe complicato scappare di nuovo. «Per ricostruire la civiltà occorreranno mobilità, risorse e una popolazione consistente che si possa di nuovo diffondere nel globo. Molte delle nazioni insulari esaminate non hanno risorse indipendenti, riserve energetiche, capitale sociale e stabilità politica per consentire un'efficace cooperazione post-catastrofe». Non ci resta che sperare che, se pandemia dev'essere, succeda il più tardi possibile, magari dopo avere colonizzato Marte. |
Post n°2434 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet Vaccini e vaccinazioni Le cose da sapere per non farsi intrappolare nelle false ma fin troppo diffuse convinzioni sulla inutilità (o peggio) dei vaccini. Al di là dell'imminente stagione influenzale, quello sui vaccini è uno dei temi caldi degli ultimi mesi, soprattutto dopo il ritorno del morbillo in Europa a causa della scarsa copertura vaccinale in alcuni Paesi. Partendo da false (ma diffuse) convin- zioni, ecco allora alcune cose da sapere che speriamo possano chiarire i dubbi più comuni sui vaccini e sulle vaccinazioni. 1. MI SONO AMMALATO A CAUSA DEL VACCINO È molto, molto improbabile. Ci sono due grandi tipologie di vaccini: quelli prodotti a partire da agenti infettivi resi non patogeni sono dettiattenuati; quelli che invece utilizzano virus o batteri uccisi tramite esposizione al calore o con sostanze chimiche sono detti inattivati. Al giorno d'oggi si utilizzano per lo più vaccini inattivati: è impos- sibile contrarre il virus di quello specifico vaccino, in quanto il virus è morto. I vaccini attenuati possono invece provocare sintomi simili a quelli della malattia dalla quale ci si immunizza, ma è raro che sfocino nella patologia vera e propria: per esempio, nel caso del morbillo (vaccino attenuato), la possibilità che si verifichi un'eruzione cutanea simile (ma non uguale) a quella della patologia è attorno al 5%. Solamente in condizioni di pessima igiene e di totale trascuratezza delle norme sanitarie può succedere che una persona a cui sia stato somministrato un vaccino attenuato diffonda la malattia, come nel caso della poliomielite in Paesi come il Pakistan e l'Afganistan, dove purtroppo è successo, come abbiamo spiegato in occasione del 2. MI SONO AMMALATO NONOSTANTE IL VACCINO fatto è che la loro efficacia non raggiunge il 100%. Ad oggi, nessun vaccino garantisce una copertura totale, anche se molti ci si avvicinano: il vaccino contro il morbillo, ad esempio, copre per il 93% dopo la prima dose, e per oltre il 97% dopo la seconda. Un esempio: in una scuola "colpita" da un'epidemia di morbillo, la metà dei bambini è vaccinata, l'altra metà no; le possibilità che i bambini non vaccinati si ammalino sono del 97-98%, mentre per i bambini vaccinati si fermano al 2-3%. 3. I VACCINI SONO UNO SPRECO DI SOLDI PER LO STATO Falso: salvano da due a tre milioni di vite l'anno e, sul fronte delle spese sanitarie, fanno risparmiare miliardi di dollari. L'OMS stima che, nel periodo 2001-2020, 73 paesi a medio e basso reddito avranno risparmiato in cure mediche una media di 350 miliardi di dollari (con un'oscillazione dai 260 ai 460 miliardi), grazie a 10 vaccinazioni. 4. NON POSSO VACCINARMI Attenzione, qui dobbiamo riprendere un discorso fatto più volte sulle nostre pagine, quello dell'immunità di gruppo o, come si sente più spesso dire, immunità di gregge. Perché "gregge"? Perché "la numerosità" consente di fare fronte meglio alle minacce: in estrema sintesi, più persone si vaccinano più si protegge l'intero gruppo sociale, comprese le persone che per vari e seri motivi non possono vaccinarsi e che in un ambiente ragionevolmente protetto hanno meno probabilità di entrare in contatto con la malattia. Naturalmente, anche in presenza di leggi che impongono percorsi vaccinali, bisogna avere molta fiducia nel prossimo. 5. PERCHÉ CI SONO VACCINI CHE VALGONO PER LA VITA E ALTRI NO? (il Paramyxovirus) e il vaccino (attenuato, non inattivo) stimola la risposta immunitaria e fornisce una protezione a lungo termine(non per tutta la vita, a differenza dell'immunità lasciata dalla malattia stessa). Per quanto riguarda invece l'influenza, la necessità di ripetere ogni anno la vaccinazione (almeno per quanto riguarda i soggetti deboli) è data dal fatto i ceppi influenzali che prevalgono di anno in anno sono differenti: in effetti, la parola "influenza" descrive dei sintomi provocati da un'intera famiglia di virus influenzali, gli Orthomyxoviridae. 6. I BAMBINI HANNO GLI ANTICORPI DELLE MAMME... In gravidanza gli anticorpi sono quelli della mamma, in seguito l'immunità è trasmessa col latte materno. L'immunità però dura solo qualche mese, dopo la nascita, e riguarda solo le malattie alle quali la madre è immune e solo quando la concentra- zione dei suoi anticorpi è sufficientemente alta. |
Post n°2433 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet 14 novembre 2019 Il ruolo della subsidenza nell'acqua alta a Venezia di Jacopo Pasotti© Filippo Monteforte/AFP via Getty Images Nel fenomeno che colpisce la città lagunare sempre più di frequente gioca un ruolo importante l'abbassamento del terreno, che accelera gli effetti della risalita del livello del mare e a cui contribuisce in misura rilevante l'azione dell'uomo. Anche quest'anno la laguna veneta e la città di Venezia sono state colpite da un'acqua alta ec- cezionale. Nella notte del 12 novembre alla Punta della Salute l'acqua si è fermata a 187 centimetri di livello. Dopo i 194 centimetri dell'alluvione del 1966 è il secondo record storico. Eccezionale, certo, ma sempre meno, visto che con il passare del tempo l'evento si ripete con maggior frequenza. secoli di splendori, conflitti e pestilenze, si è affacciata al nuovo millennio scoprendosi vulnerabile alla alta marea. A inginocchiare la città con maggior frequenza non sono solo i venti e le maree, o il livello marino che sale. A giocare un ruolo importante è anche la subsidenza, ovvero lo sprofondamento del terreno, che può essere naturale o indotto dalle attività umane. a tre fenomeni. Il primo è la compattazione di sedimenti fini, geologica- mente giovani e, appunto, comprimibili. Ci sono poi i movimenti tettonici, gli spostamenti della crosta terrestre legati al movimento delle placche continentali. Mentre il terzo fenomeno è dovuto a un aggiusta- mento della crosta terrestre per lo scioglimento di grandi masse di ghiaccio. presso la Università di Padova, ci spiega: "Nella costiera padano-veneta, la componente naturale più importante è la compattazione dei terreni più superficiali depositatisi negli ultimi 11.000 anni". Si tratta di sedimenti prodotti in gran parte dai ghiacciai che invadevano le vallate alpine durante l'ultima glaciazione e trasportati dai fiumi verso l'antico Mare Adriatico. La laguna di Venezia si è formata circa 6000-7000 anni fa quando finalmente il mare inondò l'Alto Adriatico a lungo rimasto libero dall'acqua più o meno fino alla altezza di Pescara (durante l'ultima era glaciale era insomma possibile camminare dall'Abruzzo alle coste della Croazia). In breve, sotto la laguna ci sono quasi 1000 metri di sedimenti delicati che si stanno tutt'ora consolidando, al ritmo di 1-1,5 millimetri l'anno. l'azione dell'uomo, che si è fatta sentire soprattutto in un periodo ristretto, un batter d'occhio nella scala dei tempi geologici. La maggior parte della subsidenza è infatti avvenuta nel secondo dopoguerra e in particolar modo nella zona industriale di Marghera a causa di un massiccio emungimento di acqua dalle falde. Dal 1950 al 1970 l'abbassamento medio del suolo nell'area veneziana è stato di circa 12 centimetri. Dagli anni settanta l'estrazione è cessata, anche a seguito della attenzione al problema sorto dopo la alluvione del 1966. Ora lo sprofondamento è dunque tornato ad essere dominato dal fenomeno naturale. Ma "diversa la questione a livello di laguna dove, principalmente nell'area settentrionale, potrebbe esserci ancora qualche prelievo e si potrebbe risentire di un certo contributo alla subsidenza ancorché modesto", sottolinea Teatini. E dunque quanto contribuisce la subsidenza alla risalita del livello marino misurato a Venezia? calcolare un valore medio, per l'intero centro storico, di quanta parte della perdita di quota di Venezia negli ultimi 100 anni sia dovuta alla subsidenza naturale, a quella antropica, e all'innalzamento mare per cause climatiche", spiega ancora Teatini. "Complessivamente nell'ultimo secolo la città ha perso 26 centimetri, di cui circa 12 per innalza- mento del mare legato al clima che cambia, circa 6 centimetri per subsidenza naturale e circa 8 centimetri per subsidenza antropica, in particolare per emungimento dalle falde acquifere." non è un processo che può essere limitato facilmente perché sulla componente naturale non si può intervenire. "Sono però presenti effetti di subsidenza localizzata che si manifestano qualora si interviene sull'edificato urbano e sui canali cittadini. Quello che bisognerebbe cercare eventualmente di fare è recuperare l'elevazione persa in passato", spiega Teatini. In uno studio pubblicato su "Scientific Reports", Luigi Tosi, dell'Istituto delle Scienze Marine di Venezia, spiega che considerando uno scenario di emissioni moderate (lo scenario IPCC A1B) a cui va sommata la subsidenza attuale, la risalita del livello marino relativo dovrebbe variare tra 17 e 53 centimetri entro il 2100. "Ciò significa che l'elevazione del suolo del centro storico, che emerge a soli 90 centimetri sopra il mare medio, sarà drasticamente ridotta. Di conseguenza, la frequenza degli eventi di acqua alta, ovvero maree superiori a 110 centimetri, aumenterà e gli eventi potranno ripetersi tra 20 e 250 l'anno." rivista "Water" da un team internazionale, a cui ha partecipato Marco Anzidei, dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, è più preoccupante, anche perché usando misure con il GPS il team stima ben 3,3 millimetri l'anno di subsidenza naturale: "Alla fine del secolo, a causa del riscaldamento climatico che provoca l'aumento del livello marino e della subsidenza che ne accelera gli effetti, noi stimiamo che a Venezia il livello medio potrebbe crescere fra i 60 e gli 82 centimetri rispetto ad oggi. Questo, sommato alla marea potrà causare acque alte di oltre 2,5 metri. Ciò che è successo oggi potrebbe essere la normalità tra 80 anni." |
Post n°2432 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet Il diabete: che cos'è, come si cura, quello che c'è da sapere sulla malattia del secolo Da che cosa dipende il diabete? Chi colpisce? Come si riconosce? Perché tutte quelle iniezioni? A tu per tu con una delle patologie croniche in più rapido aumento e legate a doppio filo con lo stile di vita: una condizione che è bene conoscere, perché fattore di rischio per una serie di altri gravi disturbi. Diabete è un "termine contenitore" che racchiude un insieme di sindromi diverse con una caratteristica comune: gli alti livelli diglucosio nel sangue per un'alterata quantità o per l'inefficacia dell'insulina, un ormone prodotto dal pancreas che permette alle cellule di prelevare lo zucchero presente nel sangue e assunto con l'alimentazione, per utilizzarlo per quello che è, ossia una fonte di energia. Quando per qualche motivo questo meccanismo si inceppa, il glucosio inutilizzato si accumula nel sangue mentre le cellule si ritrovano senza energia sufficiente per funzionare. Per poter assorbire il glucosio, le cellule devono avere abbastanza "porte" per farlo entrare (ossia i recettori) e la chiave giusta per aprire queste porte, che è l'insulina. A seconda del tipo di diabete sviluppato, salta una di queste condizioni. Quando il pancreas non produce insulina, e quindi ci sono le porte, ma non la chiave, si parla di diabete di tipo 1. Se l'insulina è disponibile, ma mancano le porte da aprire si verifica una condizione detta di insulino-resistenza, una scarsa sensibilità all'insulina che è l'anticamera e la caratteristica principale del diabete di tipo 2. QUANTO È DIFFUSO. Nelle sue varie sfumature, il diabete (o diabete mellito) è una malattia cronica del metabolismo che interessa 422 milioni di persone nel mondo (dati OMS 2014), 1 adulto ogni 11, e che risulta in rapidissima crescita: nel 1980 ne soffrivano 108 milioni di persone, nel 2040 si potrebbe arrivare a 642 milioni, complice l'alimentazione inadeguata nei Paesi a medio e basso reddito. In Italia, i casi diagnosticati sono oltre 3 milioni e 200 mila (dati Istat 2016). La classificazione più nota delle tipologie di diabete considera cinque principali varietà: diabete di tipo 1, diabete di tipo 2, diabete gestazionale, diabete monogenico e diabete secondario ad altre patologie (fonte: Società italiana di diabetologia). GIOVANILE. Il diabete di tipo 1 riguarda circa il 10% delle persone affette da diabete e insorge in genere tra bambini, adolescenti e giovani adulti di età inferiore ai 40 anni. Dipende dalla distruzione delle cellule del pancreasincaricate della produzione di insulina (cellule beta) ad opera di anticorpi prodotti dallo stesso sistema immunitario del paziente. È pertanto unamalattia autoimmune legata a un insieme di fattori ancora non del tutto chiari: a una certa predisposizione genetica si associano uno stimolo immunologico, come un'infezione batterica o virale (per esempio il virus della parotite o ilcitomegalovirus), o anche elementi non infettivi presenti nell'ambiente. Così, una banale risposta immunitaria indirizzata a presunti intrusi entrati nell'organismo può trasformarsi, in soggetti geneticamente predisposti, nella produzione di anticorpi diretti verso le proprie cellule beta. L'organismo cessa di produrre insulina, che pertanto andrà iniettata ogni giorno per tutta la vita: questa forma di diabete è infatti detta insulino-dipendente. La distruzione delle cellule beta avviene con ritmi diversi: può verificarsi molto rapidamente (in alcuni mesi) nei giovani e nei bambini, o più lentamente in alcune forme specifiche, come in una variante del diabete di tipo 1 chiamata LADA, in cui l'attacco autoimmune è più lento e meno aggressivo, e si sviluppa nell'arco di anni, quando il paziente è ormai in età adulta. Da naso e bocca fino al sangue: l'inquinamento atmosferico può interferire con la capacità di tenere sotto controllo la glicemia. I sintomi del diabete di tipo 1 comprendono eccessiva e frequente produzione di urine (poliuria), sete intensa (polidipsia), stanchezza, perdita di peso nonostante ci si alimenti correttamente. Dopo l'esordio e una volta iniziata la cura, la somministrazione di insulina avviene per via sottocutanea, con iniezioni o con un infusore(uno strumento che eroga insulina automaticamente in base alle necessità), prima dei pasti, e predispone a una condizione di ipoglicemia, l'abbassamento della concentrazione di glucosio nel sangue: si rende quindi poi necessario l'apporto di zuccheri attraverso il cibo. Altro strumento indispensabile per i pazienti diabetici è il glucometro, un piccolo strumento portatile che consente di automonitorare la glicemia prima della somministrazione di insulina, misurandone i valori in una goccia di sangue prelevata, in genere, dall'azione di un micro ago su di un polpastrello. Esistono vari tipi di insulina, che si distinguono in base alla rapidità d'azione e della durata dell'effetto. Le complicanze più temute di questo tipo di diabete sono quelle acute dovute all'assenza totale o quasi di insulina, come l'accumulo di chetoni, sostanze tossiche del metabolismo messe in circolo per un meccanismo compensatorio: poiché non può sfruttare il glucosio, l'organismo prova a ottenere energia bruciando i grassi (trigliceridi) e ottenendo come sottoprodotti anche sostanze acide, come l'acetone (il più semplice dei chetoni), che avvelenano il sangue e possono portare al coma. Anche un'importante ipoglicemia (un basso livello di zuccheri nel sangue) può risultare fatale: ecco perché è necessario che amici e familiari dei pazienti la sappiano riconoscere e siano attrezzati a fronteggiarla, con una tempestiva e controllata somministrazione di zuccheri. IL PIÙ DIFFUSO. Il diabete di tipo 2, la varietà più frequente (circa il 90% dei casi), non è una malattia autoimmune e insorge per una combinazione di fattori: un difetto della produzione di insulina (il pancreas ne produce troppo poca per le esigenze dell'organismo) che si aggiunge a cellule scarsamente sensibili alla sua azione, che non riescono a utilizzarla. Quest'ultimo fenomeno, l'insulino-resistenza, può dipendere da fattori genetici (familiarità), ormonali, farmacologici o legati allo stile di vita (scarsa attività fisica, sovrappeso, alimentazione troppo ricca di zuccheri e grassi animali). Il diabete di tipo 2 colpisce in genere dopo i 40 anni e ha un esordio meno violento rispetto al diabete di tipo 1: l'iperglicemia si sviluppa gradualmente. Se trascurato, dà origine a complicanze che possono ridurre l'aspettativa di vita, come ipertensione e ipercolesterolemia, retinopatie, cecità, malattie renali, dei nervi e delle arterie. È inoltre una delle principali cause di infarto e ictus cerebrale: nelle persone con diabete il rischio di malattie cardiovascolari è da 2 a 4 volte più alto che nel resto della popolazione. I danni causati su arterie e nervi dall'eccesso di glicemia possono portare a disfunzione erettile, ulcere e gravi problemi di circolazione e nervosi agli arti inferiori, soprattutto del piede (piede diabetico, una complicanza che interessa un terzo della popolazione diabetica, e che se trascurata può rendere necessaria l'amputazione). Tra le complicanze a lungo termine del diabete ci sono anche le frequenti infezioni, tuttavia anche un malessere fisico o psicologico passeggero (come un'influenza, un lutto o una fonte di stress personale) può causare un aumento della glicemia nei pazienti diabetici, e provocare scompensi ai quali è bene essere preparati. Chi soffre di diabete di tipo 2 probabilmente in fase iniziale non ha bisogno di iniezioni di insulina: i livelli di glicemia possono essere tenuti sotto controllo con una dieta adeguata, la perdita di peso e l'esercizio fisico, o con farmaci d'uso orale, mentre in una seconda fase potrebbe esserci bisogno di ricorrere all'insulina. C'è anche una forma rara di diabete di tipo 2 (cioè non autoimmune) chiamata MODY che ha un esordio giovanile e si manifesta in genere entro i 25 anni. È anche chiamato diabete monogenico, perché dipende dalla mutazione di un singolo gene, e si trasmette facilmente tra generazioni: tutti i figli di una persona che ne è affetta hanno il 50% di probabilità di ereditare il gene difettoso e di manifestare a propria volta questa forma della malattia. CIRCOSTANZE PARTICOLARI. Il diabete diagnosticato in gravidanzaprende il nome di diabete gestazionale: interessa il 4% circa di tutte le gravidanze e nella maggior parte dei casi scompare dopo il parto. Se non diagnosticato e trattato aumenta il rischio di parti prematuri, digestosi (una sindrome grave caratterizzata dall'aumento di pressione arteriosa nella donna incinta) e di una serie di altre complicanze per la madre e per il feto. Si diagnostica misurando i livelli di glicemia nelle gestanti dopo un test da carico orale di glucosio (l'assunzione di 75 grammi di zucchero in soluzione). Il diabete può infine sorgere in associazione o in seguito ad altre patologie, come pancreatiti, epatiti, malattie renali, tumori, disturbi del sistema endocrino, dopo l'asportazione del pancreas o per effetto di alcune terapie farmacologiche prolungate (per esempio, con cortisone). In questi casi si parla di diabete secondario. PREVENZIONE E CURA. In base alle attuali conoscenze il diabete di tipo 1 non è prevenibile. Il rischio di sviluppare diabete di tipo 2 si può invece ridurre notevolmente con lo stile di vita: sedentarietà e sovrappesosono cause di insulino-resistenza, e possono quindi aumentare notevolmente la possibilità di una diagnosi di questo tipo. Si pensa che le persone obese corrano un rischio 10 volte maggiore delle persone normopeso di sviluppare la malattia. Basta un calo ponderale del 5-10 per cento per ridurre in modo significativo il rischio individuale, con risultati più consistenti di ciò che si può ottenere con i farmaci di prevenzione. L'attività fisica fa consumare glucosio ai muscoli, aumenta la sensibilità all'insulina e combatte l'ipertensione, una delle maggiori complicanze del diabete di tipo 2. Alimentazione sana ed esercizio sono, insieme ai farmaci, anche parte integrante della cura dei pazienti diabetici, che alla diagnosi devono affrontare un percorso di educazione terapeuticaper i mparare a misurare la glicemia, gestire l'insulina, adeguare dieta e movimento, affrontare i cali glicemici e le complicanze della malattia. Infine, è bene ricordare che anche l'astensione dal fumo fa parte delle buone abitudini per la prevenzione del diabete ma soprattutto delle sue complicanze cardiovascolari. |
Post n°2431 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet
della tettonica a placche. Un nuovo modello indica che sarebbero principalmente le placche litosferiche a trascinare il mantello terrestre SCIENZE DELLA TERRA Sono le placche tettoniche che si muovono grazie alla spinta del mantello terrestre, o è il mantello a essere trascinato dalle placche in movimento? Il dubbio c'è ancora, ma alcuni ricercatori dell'École Normale Supérieure di Parigi, del Centre national de la recherche scientifique e dell'Università degli Studi Roma Tre, propongono ora su "Science Advances" di superare la classica opposizione fra la spinta esercitata dal mantello o il trascinamento da parte delle placche e di considerare placche e mantello come un sistema unico. Partendo da questo approccio, le loro simulazioni li hanno infatti portati a concludere che è principal- mente la superficie terrestre a guidare i movimenti del mantello, sebbene questa dinamica non sia fissa nello spazio e nel tempo. L'ipotesi di una "Terra mobile" fu formulata per la prima volta da Alfred Wegener nel 1915, che spiegò l'attuale disposizione delle terre emerse attraverso la teoria della deriva dei continenti. Ma la teoria del geologo e meteorologo tedesco fu inizialmente accolta con forte scetticismo e già all'epoca mancava un qualcosa di fondamentale per chiudere il cerchio: qual è la forza che spinge i continenti? Wegener non riuscì a trovare una risposta, ma la sua teoria fu riconsiderata negli anni Sessanta quando, grazie a una mappatura del fondale oceanico, si arrivò a scoprire che il pavimento degli oceani non è fisso, ma in continua evoluzione. Queste prove portarono alla formulazione di una nuova teoria: la tettonica a placche. La tettonica a zolle crostali terremoti, eruzioni vulcaniche, espansione dei fondali oceanici e formazione delle montagne, basandosi su un'idea fondamentale: l'involucro più esterno della Terra, la litosfera (fatta da crosta e parte sommitale del mantello) è costituito da un mosaico di placche, accostate l'una all'altra e in reciproco movimento, che galleggiano come delle zattere sullo strato sottostante di mantello (l'astenosfera). Rimane ancora aperto però il dibattito su quale sia il motore che aziona il movimento. Sono le fredde e rigide placche litosferiche che scivolando sul caldo mantello della Terra lo trascinano oppure è il mantello, che con i suoi moti convettivi, aziona come un nastro trasportatore il movimento delle placche? Nonostante molti elementi facciano pensare che siano i moti convettivi del mantello a innescare il movimento delle placche, la questione è tutt'altro che vicina alla definitiva risoluzione. Ed è in questa molteplicità di ipotesi che si inserisce l'approccio globale da cui è partito il team italo- francese. Forse ci si è sempre posti la domanda sbagliata. Forse le placche potrebbero essere considerate come la parte superiore del mantello in lento movimento. Per far luce sulle forze in atto, i ricercatori hanno trattato la Terra come un unico sistema e hanno sviluppato il più completo modello dell'evoluzione di un pianeta immaginario, molto simile alla Terra, fino a ora realizzato. Il modello, basato su appropriati parametri come i modi di riscaldamento e di scorrimento e la presenza dei continenti, ricostruisce l'evoluzione di un pianeta di circa un miliardo e mezzo di anni. Il lavoro del team ha mostrato che due terzi della superficie terrestre si muovono più velocemente rispetto al sottostante mantello. Il risultato suggerisce che in queste aree sono le placche litosferiche a trascinare il mantello. I ruoli però sono invertiti nel terzo di superficie rimanente e questo equilibrio di forze cambia nel tempo, soprattutto per le aree continentali. I continenti renderebbero quindi la superficie terrestre più sensibile ai flussi del mantello.
Verso l'alba delle tettonica a placche di Shannon Hall/Scientific American
trascinate principalmente da movimenti profondi del mantello durante le fasi di costruzione dei supercontinenti, come per esempio nella collisione fra la placca indiana e quella eurasiatica, che ha dato origine alla catena dell'Himalaya e continua a convergere. Al contrario invece, il movimento che porta alla fra- mentazione di un supercontinente e l'apertura di un oceano, sarebbe guidato dalle placche che affondano nel mantello, trascinandolo. Nonostante le informazioni che emergono dalle simulazioni del gruppo italo-francese, il dibattito su quale sia il motore della tettonica delle placche rimane ancora aperto. I dati però aumentano e forse, come per la teoria di Wegener, è solo questione di tempo prima di venirne definitivamente a capo. |
Post n°2430 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli
fonte: Internet Alzheimer: una rara variante genetica apre nuove speranze di ricerca Una donna colombiana geneticamente predisposta a sviluppare una forma precoce della demenza è risultata per lungo tempo protetta dal declino cognitivo, nonostante il suo cervello fosse invaso di placche amiloidi. La chiave del meccanismo preventivo è racchiusa nel suo DNA. Alzheimer: un caso singolo porta a ripensare alcune convinzioni sulla malattia, e apre interes- santi possibilità di studio. | SHUTTERSTOCK Una speranza dopo 15 anni di stallo nelle ricerche sulla malattia diAlzheimer - la più comune forma di demenza, che interessa quasi 30 milioni di persone nel mondo - arriva dalla Colombia: una donna geneticamente predisposta a mostrare i primi sintomi clinici di questa condizione poco dopo i 40 anni (come centinaia di suoi familiari in vita o delle passate generazioni) è rimasta protetta per trent'anni dal declino cognitivo, grazie a una doppia - e rarissima - variante genetica. Il suo caso, che apre nuove prospettive nella comprensione di questa malattia, è descritto su Nature Medicine. UNA SCOMODA EREDITÀ. La paziente, che vive a Medellín, fa parte di una famiglia estesa di 6.000 persone nate nella città e in alcuni remoti villaggi andini, da secoli perse- guitate da quella che i locali chiamano "La Bobera" (la follia): una forma di Alzheimer precoce riconducibile a una variante genetica ormai nota, sul gene Presenilin 1, e legata a un andamento piuttosto prevedibile del declino cognitivo, con i primi sintomi attorno ai 44 anni e la morte entro i 60. Anche se la versione colombiana della malattia interessa una minuscola frazione dei pazienti con Alzheimer, questa famiglia è studiata da decenni: conoscendo origine e progressione della malattia si cercano risposte per questa e altre popolazioni di pazienti e per le loro famiglie. Così, quando un gruppo di ricercatori guidato da Eric Reiman, direttore generale del Banner Alzheimer's Institute di Phoenix (Arizona), si è accorto che una 70enne con la mutazione "incriminata" non mostrava ancora neanche le prime avvisaglie di demenza, è rimasto spiazzato. CONTRO OGNI PREVISIONE. Gli esami di neuroimaging eseguiti al Massachusetts General Hospital di Boston hanno rivelato che il cervello della paziente era disseminato di placche amiloidi, i depositi di proteina beta-amiloide caratteristici della malattia. Eppure, la donna, madre di quattro figli e con un anno appena di istruzione alle spalle, esibiva unaforma cognitiva degna di una 45enne: la prote- zione di cui sembrava beneficiare non poteva derivarle da un'elevata scolarità, e doveva invece dipendere da un fattore biologico. Inoltre, nel cervello della paziente non c'era praticamente traccia dei grovigli di proteina tau che di solito contaminano le cellule cerebrali di chi è affetto dalla malattia; e anche neurodegenerazione e atrofia cerebrale risultavano ridotte al minimo. ISTRUZIONI PROTETTIVE. Le analisi genetiche della paziente hanno rivelato una mutazione estremamente rara a carico di un gene comune e importante nello studio dell'Alzheimer, l'APOE, che si presenta in tre varianti. Una di queste, l'APOE4, aumenta di molto il rischio di sviluppare la malattia ed è presente nel 40% dei pazienti con Alzheimer. La donna presentava due copie della variante APOE3, la più comune, ma entrambe con una mutazione nota come Christchurch (dal nome della città neozelandese in cui è stata scoperta. Già possedere una sola mutazione Christchurch è un evento molto raro, osservato in alcuni membri della famiglia colombiana interessata da Alzheimer precoce: queste persone svilup- pavano comunque la malattia alla stessa età dei loro parenti. La fortuna della paziente è nella doppia mutazione, che si trova in un'area del gene che si lega a un composto che favorisce la diffusione della proteina tau nei cervelli con Alzheimer. La doppia mutazione ha avuto un effetto talmente potente da impedire quasi del tutto che questo legame si formasse. In laboratorio gli scienziati sono riusciti a ricreare un composto che riuscisse a imitare questo effetto, ma siamo ben lontani da un farmaco che possa replicare l'azione protettiva osservata: occorrerebbe prima testarne l'azione su colture di cellule animali e umane.
PER TUTTI GLI ALTRI PAZIENTI. Dallo studio emergono almeno due elementi i mportanti. Il primo, è che i prossimi trattamenti potrebbero concentrarsi sulla riduzione, o il silenziamento, del gene APOE, anziché sulla lotta agli accumuli proteici, che negli ultimi anni ha condotto a più buchi nell'acqua. Il secondo, riguarda il ruolo della proteina beta -amiloide. Poiché il cervello della paziente ne ospitava in grandi quantità, senza accusarne però i danni, «questo indica, per quanto ne sappia per la prima volta in assoluto, una chiara dissociazione tra accumulo di amiloide e patologia da tau, neurodegenerazione e declino cognitivo» ha spiegato Yadong Huang, non coinvolto nello studio, ma autore di un articolo a commento della scoperta. Gli occhi sono puntati ora su alcuni più giovani parenti della donna, che pur non avendo la mutazione Christchurch sembrano per ora tutelati dalla malattia a cui l'altra mutazione li condurrà. Potrebbero esserci, insomma, altri meccanismi protettivi ancora da scoprire. |
Post n°2429 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte:l'Internet Esercizio fisico: meglio prima di colazione? Allenarsi al mattino, prima di fare colazione, migliora la risposta dell'organismo all'insulina e raddoppia la quantità di grassi bruciati (ma non quella di peso perso). Allenarsi prima di riempire lo stomaco può migliorare la reazione cellulare all'insulina. L'esercizio fisico è (quasi) sempre una buona idea, ma in quale momento della giornata dà maggiori benefici per la salute? Una ricerca pubblicata sul Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism rivela che spostare la sessione quotidiana di allenamento a prima della prima colazione migliora il controllo degli zuccheri nel sangue e aiuta a bruciare più grassi. GIÙ DAL LETTO! Un gruppo di scienziati delle Università di Bath e Birmingham, nel Regno Unito, ha sottoposto 30 uomini obesi o sovrappeso a una sezione di esercizio fisico guidato (50 minuti di cyclette per tre volte alla settimana) per sei settimane. I volontari sono stati divisi in due gruppi attivi, che si sono allenati rispettivamente prima edopo aver fatto colazione, e un gruppo di controllo che non ha faticato. UN'AZIONE PIÙ EFFICACE. Gli uomini che si sono allenati prima di colazione hanno bruciato una quantità doppia di grassi rispetto a quelli che hanno fatto sport a pancia piena. Secondo gli scienziati, l'aumentato consumo di grasso corporeo è riconducibile ai bassi livelli di insulina nel sangue durante l'esercizio fisico: poiché i volontari erano reduci dal digiuno not- turno, hanno bruciato prima i pochi carboidrati ancora disponibili, e subito dopo le riserve di grasso nei loro tessuti come fonte di energia. Non solo: questo gruppo ha mostrato una migliore risposta all'insulina anche in seguito, nel corso della giornata - ossia ha avuto bisogno di minori livelli di insulina per controllare la glicemia (la concentrazione di glucosio nel sangue). L'insulina è un ormone prodotto dal pancreas che permette alle cellule di prelevare lo zucchero presente nel sangue e assunto con l'alimentazione, per utilizzarlo come fonte energetica. Le persone che non fanno abbastanza esercizio fisico e accumulano peso in eccesso devono produr- re più insulina affinché l'ormone svolga il suo compito: una condizione nota come insulino- resistenza, anticamera e caratteristica principale deldiabete di tipo 2. Allenarsi prima di colazione potrebbe contribuire ad allontanare questo rischio. SULLA BILANCIA. I volontari che hanno fatto sport a digiuno non sono dimagriti più degli altri - bruciare grassi non porta a perdere peso, se il bilancio con le calorie ingerite rimane in pari - ma la loro salute metabolica e cardiovascolare è notevolmente migliorata. Il prossimo passo sarà verificare questi benefici su un campione più numeroso di pazienti, che includa anche le donne. |
Post n°2428 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli
Terapia larvale: larve di mosca per la pulizia delle ferite MEDICINA ANTICA E PSICOLOGIAluglio 10, 2019 - by ZonWu - In condizioni di sopravvivenza è spesso necessario fare tutto ciò che serve per salvarsi la vita, anche a costo di dover essere costretti a superare le nostre paure più profonde o un senso di disgusto considerato intollerabile dalla maggior parte di noi. Nel post dedicato a Hugh Glass viene descrit- to un metodo di disinfezione e pulizia di una ferita aperta che moltissime persone rifiutereb- bero senza la minima riflessione, anche in condizioni estreme: lasciare che le larve di mosca si nutrano della propria carne. Quando è realmente efficace questo sistema di pulizia delle ferite? E' davvero applicabile in condizioni di estrema necessità? Tabella dei contenuti Breve storia della terapia larvale Quando e come praticare la terapia larvale Breve storia della terapia larvale Le larve di mosca sono state utilizzate in passato come efficace trattamento di disinfezione delle ferite: i Maya le utiliz- zavano comunemente per eliminare sporcizia e tessuti necrotici, e gli aborigeni australiani prevedono ancora questo trattamento nel loro complesso di medicina tradizionale. Le ricerche antropologiche sulla medicina maya hanno ipotizzato che le ferite aperte venissero medicate tramite l'utilizzo di garze imbevute di sangue animale lasciate esposte al sole per favorire la deposizione di larve di mosca. Una volta applicati i bendaggi sulle lesioni, le uova si sarebbero schiuse dando modo alle larve di nutrirsi del tessuto necrotico. Durante il Rinascimento, molti chirurghi militari si resero conto che le ferite invase dalle larve di mosca tendevano a causare meno complica- zioni e ad essere meno fatali rispetto a quelle trattate soltanto secondo la scienza medica del tempo. Ambroise Paré (1510-1590) fu il primo medico ad annotare gli effetti benefici delle larve di mosca all'interno di tessuti in stato di necrosi, anche se inizialmente le sue osservazioni si concentrarono sull'azione distruttiva delle larve. Dopo aver notato che alcuni pazienti traevano benefici dall'azione delle larve di mosca, diven- ne pratica comune di Paré lasciare che le larve si nutrissero dei tessuti morti per favorire il recupero dei pazienti. Affini a "Terapia larvale: larve di mosca per la pulizia delle ferite":» Il barone Dominique Larrey, chirurgo francese al seguito di Napoleone, durante la campagna in Siria tra il 1798 e il 1801, osservò che alcune specie di larve di mosca consumavano esclusi- vamente solo i tessuti necrotici e contribuivano a mantenere pulite le ferite e a favorire il processo di guarigione. La prima vera e propria terapia larvale docu- mentata fu utilizzata dall'ufficiale medicoJohn Forney Zacharias durante la Guerra civile americana. Il medico riportò nel suo diario che "In un solo giorno possono pulire una ferita molto meglio di ogni altro metodo a nostra disposi- zione...sono sicuro di aver salvato molte vite con il loro utilizzo, evitato la setticemia e favorito un recupero rapido". Quali larve di mosca? Mosca verde (Lucilia sericata). Pete Hillman Solo alcune larve appartenenti a specie che si nutrono di animali morti (come laLucilia sericata, la mosca verde) sono indicate per la terapia larvale. Essendo una specie molto comune, la Lucilia sericata è probabilmente la larva più impiegata, ma le larve di Protophormia terraenovae creano delle secrezioni in grado di combattere infezioni di Streptococcus pyogenes e S. pneumoniae. Le larve di mosca verde sono biancastre, di forma conica, e dotate di doppi uncini boccali che usano per cibarsi. Dopo essere uscite dalle loro uova, trovano un cadavere pronto ad essere sfruttato e attaccano gli strati più nutrienti del corpo ammorbidendoli tramite la secrezione di enzimi digestivi. Le larve usano un procedimento noto come "digestione extracorporea": producono enzimi in grado di liquefare il tessuto necrotico, che verrà succcessivamente assorbito tramite il loro apparato boccale. Nell'arco del loro periodo di attività, le larve passano da 1-2 millimetri di lunghezza a 8-10 millimetri, aumentando anche la circonferenza del loro corpo. Nel caso non fosse disponibile un punto d'ingresso alla carcassa, una una ferita o un'ulcerazione, le larve iniziano a secernere i loro succhi digestivi in un unico punto, favorendo la degradazione della pelle e praticando una lacerazione che consentirà loro di accedere agli strati più nutrienti del cadavere. Quando e come praticare la terapia larvale L'uso di larve è indicato in presenza di ferite umide: le lacerazioni secche o non molto ossige- nate non costituiscono un buon ambiente di sviluppo delle larve. In alcuni casi è possibile creare un ecosistema gradevole per le larve di mosca inumidendo la ferita con un impacco di acqua salata per 48 ore. Le larve di mosca svolgono principalmente quattro funzioni: ripuliscono la ferita da tessuto necrotico e da impurità organiche, disinfettano la ferita, stimolano la guarigione e limitano la produzione di biofilm che favoriscono la crescita di batteri potenzialmente nocivi. Un sufficiente numero di larve è in grado di ripulire una ferita molto più precisamente della pulizia chirurgica, impiegando solo un giorno o due per svolgere il loro lavoro. Nell'arco di 48-72 ore le larve di mosca lasciano una ferita sostanzialmente pulita e priva di tessuto necrotico. Il monitoraggio di ferite trattate secondo metodi tradizionali o tramite terapia larvale ha mostrato inoltre che le larve di mosca possono ripulire completamente un'ulcerazione vasta e profonda in meno di 14 giorni, mentre le terapie tradizionali non riuscivano a rimuovere circa la metà del tessuto necrotico. Gli studi clinici e in vitro hanno infine dimostrato che le larve di mosca inibiscono la crescita o distruggono alcuni batteri patogeni resistenti alla meticillina, ma risultano inefficaci contro i batteri Pseudomonas aeruginosa e E. coli. |
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