Un blog creato da bostonbrown il 19/06/2006

crederci... sempre!!

Lo ammetto, ho avuto una buona dose di momenti intensi.Molti fanno grandi progetti e intanto la vita gli sfugge dalle mani... nel corso della mia esistenza ho lasciato brandelli di cuore qui e là e ormai quasi non me ne è rimasto abbastanza per tenermi in vita, ma mi sforzo di sorridere sapendo che la mia ambizione ha superato di gran lunga il mio talento. Ormai non trovo più cavalli bianchi o belle donne alla mia porta... George Jung - Blow

 
 
 
 
 
 

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PREFERISCO NON FIDARMI DI NESSUNO!

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"E di chi mi fido? Di me! Di chi cazzo ti puoi fidare...di nessuno. Io non ho bisogno di nessuno. Non ho bisogno di lui, non ho bisogno di lei. Che vadano a fanculo. Ho lavorato sodo per questo...venirmi a parlare di fiducia..."

(tony montana)

 
 
 
 
 
 
 

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AUGURO UNA BUONA PASQUA DAL PROFONDO DEL CUORE A TUTTI VOI

Post n°223 pubblicato il 07 Aprile 2007 da bostonbrown

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SONO SICURO CHE E' STATA LEI!!

Post n°222 pubblicato il 03 Aprile 2007 da bostonbrown
 
Foto di bostonbrown

Torino – Annamaria Franzoni è innocente, l'assassino di Samuele è "un terzo estraneo alla casa" e per questo "chiedo l'accoglimento dei motivi di appello", l'assoluzione per la mamma di Samuele. "Non chiediamo alla Corte un atto di pietas ma giustizia e siamo sicuri che l'avremo". Queste le conclusioni dell'arringa del legale della difesa di Annamaria Franzoni, l'avvocato Paola Savio, che anche oggi, dopo l'udienza di ieri, ha proseguito a smontare pezzo per pezzo la prima sentenza di condanna della mamma di Samuele, che prevedeva una pena a trenta anni, la cui conferma è stata chiesta anche dal procuratore generale Vittorio Corsi.

"Il parallelo con Erba" L'avvocato Savio ha ammonito a non trarre facili conclusioni, "ricordatevi di Erba", ha detto, infatti, a proposito della recente strage avvenuta nel Comasco. Il teorema dell'avvocato Savio ipotizza, dunque, che "l'assassino abbia visto uscire Annamaria Franzoni di casa, sia entrato in casa perchè voleva fare un dispetto, non pensando di trovare Sammy rannicchiato nel letto e sia stato preso dall'agitazione, da un raptus, abbia perso il controllo ed abbia colpito una, due, tre, quattro, cinque, sei volte e, con quel famoso sabot che teneva in mano sia uscito, se ne sia andato e magari una goccia di sangue sia caduta sulla parete delle scale".

L'arma del delitto L'arma, per l'avvocato Savio, potrebbe forse essere stata bruciata. "Allo stesso modo si possono far sparire facilmente anche gli abiti macchiati di sangue". Per quanto riguarda i tempi, l'avvocato Savio ha precisato che per compiere l'azione descritta "ci vanno veramente molto meno di otto minuti" ed ha aggiunto che, a questo proposito, l'alibi ad Annamaria Franzoni "glielo fornisce il Gup quando dice che la signora è presente per la quasi totalità dell'arco temporale ed afferma che si è assentata per otto minuti". Ha definito, quindi, "argomento ambivalente" il fatto che nessuno sia stato visto entrare o uscire dalla villetta di Montroz e ricordando il recente sopralluogo, l'avvocato Savio dice: "Lì poteva succedere di tutto. Il fatto che nessuno abbia visto non può essere un elemento a carico di Annamaria Franzoni".

Il movente Per quanto riguarda il movente della Franzoni citato dall'accusa, l'avvocato ha replicato: "Sarebbe stata la punizione di un bambino che piange troppo? Un movente si liquida cosi?". Ed ancora al pg Corsi, che aveva parlato di un'immagine costruita ad arte di - famiglia felice -, l'avvocato Savio ricorda le numerose testimonianze raccolte dai carabinieri nei giorni successivi al delitto, che parlavano di "una famiglia felice, anzi lo stereotipo di famiglia perfetta". Stoccate anche all'argomento del "circo mediatico", sollevato dal pg Corsi, "da tutti gli organi di stampa - ha detto l'avvocato Savio - è emersa un'enorme antipatia e come fa una donna antipatica a sedurre?". In aula Annamaria Franzoni per tutto il tempo ha ascoltato le parole del suo legale ed in una breve pausa del processo, con le lacrime agli occhi, ai giornalisti ha detto: "Per una mamma un figlio è una parte di sé". Ora l'udienza è aggiornata al 20 aprile prossimo per le controrepliche.

La Franzoni: "Con Samuele è morta una parte di me" "Io sono nata per essere una madre, ho sempre voluto esserlo. Per una mamma un figlio è una parte di se stessa. Samuele era una parte di me. Morendo lui una parte di me è morta": lo ha detto commossa Annamaria Franzoni, durante di una pausa dell'udienza al processo d'appello per l'omicidio del figlio.

"Una donna normale" Una lettera di Anna Maria Franzoni, inviata al proprio avvocato per spiegare perché era andata a vivere a Cogne e che oggi il difensore ha letto durante l'arringa, mentre sullo schermo dell'aula di giustizia passavano le immagini del piccolo Samuele vivo e felice. Una mossa processuale precisa e voluta, distonica rispetto alle altre immagini, terribili, di un Samuele massacrato sul tavolo dell'obitorio, viste ieri in aula. Una scelta dettata dalla volontà, dell'avvocato Savio, di dimostrare che la Franzoni "è una donna normale, una mamma normale" e che a Cogne stava bene mentre c'era "chi diceva che non era normale proprio perchè aveva deciso di trasferirsi lì".  

 
 
 

12 MAGGIO - FAMILY DAY

Post n°221 pubblicato il 03 Aprile 2007 da bostonbrown
 
Foto di bostonbrown

Roma - La nota della Conferenza episcopale italiana sulle coppie di fatto ha avuto l'avallo del Vaticano: lo ha reso noto il segretario della Cei, monsignor Giuseppe Betori. «Non ci siamo mossi senza aver sentito la Santa sede», ha detto il presule nel corso di una conferenza stampa che si è svolta oggi a conclusione del Consiglio permanente dei vescovi. Poi l'altro prelato ha aggiunto che i vescovi non saranno in piazza il prossimo 12 maggio quando si svolgerà a Roma il Family day, al contrario i parroci potrebbero essere presenti soprattutto se le associazioni laicali si appoggeranno dal punto di vista organizzativo anche sulle parrocchie. Allo stesso tempo i vescovi «esprimono il loro appoggio alla manifestazione nazionale "Più famiglia" che si terrà a Roma il prossimo 12 maggio».

Il segretario generale della Cei interviene poi sulle polemiche scaturite dalle dichiarazioni del presidente dei vescovi. «Monsignor Bagnasco è stato compreso male, anche a causa dei titoli scelti da agenzie di stampa. Ma il suo richiamo ai fondamenti dell'etica resta valido, al di là degli esempi fatti, che non intendevano mettere sullo stesso piano cose che sono diverse». Betori chiarisce così l'equivoco nato sabato scorso. «Lo ha detto anche Benedetto XVI - ha ricordato Betori - il rischio è quello di seguire aspettative, desideri e brame. Il convergere sui desideri espone al rischio di un passaggio da comportamenti considerati illeciti a comportamenti leciti. Solo se fondiamo su una base forte il riferimento normativo siamo sicuri che questo non accada».

«Monsignor Bagnasco - ha spiegato Betori - utilizza espressioni sempre articolate e complesse che le agenzie devono ridurre a un titolo. Quel che dispiace è che il dibattito poi prende per riferimento non la notizia ma addirittura il titolo dell'agenzia. Prima di intervenire invece bisognerebbe leggere i testi» In ogni caso, secondo il segretario della Cei, «se riandiamo al senso del discorso è chiaro quello che vuol dire: il riferimento etico non può essere ancorato alla maggioranza ma ha bisogno di un fondamento antropologico. Gli esempi poi potrebbero essere 10mila, conta la sostanza». Quanto alle misure di protezione prese dopo le scritte comparse sulla cattedrale di Genova, Betori ha affermato che «sono misure prese in sede locale, relative alla situazione di Genova. A livello nazionale non abbiamo notizie al riguardo».

 
 
 

Berlusconi: al Governo c'è solo un gruppo di potere.

Post n°220 pubblicato il 01 Aprile 2007 da bostonbrown
 
Foto di bostonbrown

Roma - Una giornata piena quella di Silvio Berlusconi. Che si apre con la conferenza programmatica di Azione sociale e si chiude con un lungo intervento al congresso del Pri, passando per due collegamenti telefonici con le convention di Forza Italia di Parma e Firenze e un pranzo all’hotel Parco dei Principi con i giocatori del Milan scesi nella capitale per la sfida serale con la Roma. Al punto che a sera, mentre il Cavaliere passeggia con Francesco Nucara tra le stampe dei manifesti che ripercorrono la storia del Pri, Sestino Giacomoni - deputato azzurro e stretto collaboratore dell’ex premier - si lascia scappare un bonario «anche questa è fatta». Già, perché non c’è dubbio che il timing della giornata del leader di Forza Italia, sia tornato quasi ai livelli della campagna elettorale.

D’altra parte, non è un caso che sin dalla mattina, ospite di Alessandra Mussolini, Berlusconi affondi il colpo sulle amministrative. Che, ripeterà anche nei collegamenti con Parma e Firenze, sono «una tappa importantissima per arrivare il prima possibile, a seguito di una nostra grande vittoria, alle elezioni politiche» e «tornare a governare il Paese». Per questo, spiega, «è importante che tutti i partiti del blocco liberale siano uniti». Udc compresa. Così, se venerdì da Reggio Calabria il Cavaliere non aveva risparmiato più d’una frecciatina a Pier Ferdinando Casini, nel suo tour de force romano decide di non alimentare la polemica. Anzi, proprio in nome dell’unità si dice speranzoso che i centristi «tornino rapidamente a casa», con la convinzione che «la base elettorale dell’Udc non condivide la posizione da battitore libero rispetto alle altre forze della coalizione».

l Cavaliere, dunque, riparte dalle amministrative. Deciso a politicizzare al massimo la tornata elettorale di primavera per aprire le porte a eventuali elezioni anticipate. Con una promessa per la platea di Azione sociale: «Ho intenzione di portare in Parlamento molti più giovani, ma soprattutto il 50 per cento saranno donne». Anche perché, il leader di Forza Italia è convinto i numeri in Senato non daranno più ragione a Romano Prodi. «Fino a adesso - ammette - ha avuto ragione, ma da qui in avanti sono convinto che le due sinistre potranno trovarsi in disaccordo». Insomma, la maggioranza «non resisterà a lungo» su temi come «la previdenza», i contratti del «pubblico impiego» e «la politica della famiglia». E in questo senso parla di «panorama politico paradossale», con i Ds da cui «si sta staccando una parte non piccola» del partito, e due sinistre di cui una «si dice orgogliosamente comunista» e l’altra sì «moderata» ma «ormai smarrita». E ancora: «Ds e Margherita sono sotto il ricatto della sinistra antagonista».

Dal palco del congresso del Pri, il Cavaliere torna poi a parlare delle liberalizzazioni. Incassando molti applausi ma pure qualche mugugno. «Le hanno fatte per favorire le coop rosse», ripete incassando la sonora protesta di un anziano delegato che lo invita a «studiare la storia». Berlusconi non se ne cura e affonda il colpo: «Queste liberalizzazioni sono solo propaganda mendace e dirigismo perché realizzano un’invasione indebita nel mercato, distorcendo la libera concorrenza e imponendo fatti demagogici, come l’abolizione delle ricariche telefoniche. E ora le compagnie telefoniche sono disperate». Insomma, in «tutti i provvedimenti di questo governo si ritrovano le radici ideologiche del comunismo». Secondo il Cavaliere, pure sul tema dell’immigrazione. La sinistra, dice, li vede «con favore come fattore antagonistico allo Stato borghese, alla Stato della nostra civiltà occidentale».

E dall’immigrazione, aggiunge, sono derivati maggiori problemi di criminalità. «Milano, per esempio, per la prima volta sente il bisogno di sicurezza», aggiunge il leader di Forza Italia. Con tanto di siparietto quando dalla platea del congresso repubblicano qualcuno chiede ironico se Milano sia «governata dai comunisti». «Interruzione rozza ma efficace», ribatte Berlusconi. Che torna ad attaccare il governo e la maggioranza. «È solo - dice - un gruppo di potere senza credo e senza ideali». Non manca l’accenno al «sogno» del partito unico delle libertà. Anche se, ammette, «non tutti gli alleati sono d’accordo». E dunque, per il momento la strada da seguire è quella della Federazione che sarebbe «un passo avanti importante» perché permetterebbe di prendere decisioni a maggioranza anche se un partito non è d’accordo.

 
 
 

VERGOGNA SCUOLA ITALIANA!!!

Post n°219 pubblicato il 30 Marzo 2007 da bostonbrown

CI VOGLIONO SOLO DELLE CONDANNE ESEMPLARI!!

RAGAZZI DA PRENDERE E DA SCHIAFFEGGIARE MANDANDOLI A CASA PIANGENDO

DALLE PROPRIE MAMME E.. SE OPPORTUNO DARE DUE CEFFONI ANCHE A LORO!

MALEDUCATI, IMPOSTORI, BULLI DA QUATTRO SOLDI!

NON DEVONO ESISTERE COSE DEL GENERE NEL 2007!

VERGOGNA STATO ITALIANO!

VERGOGNA FIORONI! SOLO CHIACCHIERE SAI FARE.. BLA BLA BLA..

DIMETTITI CHE FAI PIU' BELLA FIGURA!

QUESTE COSE STANNO ACCADENDO, O ALMENO STANNO USCENDO ALLO SCOPERTO

SOLO DA QUANDO AL GOVERNO C'E' LA SINISTRA!!!

CHE SCHIFO!

FOSSI IO DAREI DELLE PUNIZIONI CHE NON DIMENTICHEREBBERO PER

IL RESTO DELLA LORO VITA.

MOCCOSI DEL CA*** CHE CREDONO DI SENTIRSI IMPORTANTI CALPESTANDO VALORI

COME IL RISPETTO, L'EDUCAZIONE, LA FRATELLANZA..

MI FANNO SOLO PENA, SONO FECCIA!

 
 
 

UN ANNO E SETTE MESI NON SONO POCHI..

Post n°218 pubblicato il 30 Marzo 2007 da bostonbrown
Foto di bostonbrown

*************  (  ********   **********    ******** 

                            ********************

VORRESTI ESSERE AMATA? E TU FA' CHE IL TUO CUORE
NON SI DISCOSTI DAL SENTIERO DI ORA!
ESSENDO OGNI COSA CHE ORA TU SEI,
NON ESSERE MAI ALTRO CHE NON SEI.
COSI' I TUOI CORTESI MODI DI VITA,
LA TUA GRAZIA, LA TUA PIU' CHE BELLEZZA
SARANNO UN TEMA D'ELOGIO SENZA FINE,
E L'AMORE - NON ALTRO CHE UN PURO DOVERE.





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A U G U R I

M A R I A   G I O V A N N A

 
 
 

FINI: LA CDL C'E' ED E' BEN DETERMINATA

Post n°217 pubblicato il 30 Marzo 2007 da bostonbrown

Roma, 29 mar. - "La Cdl c'è ed è ben determinata, non ha problemi di leadership e sa cosa vuole. Questo è chiaro a tantissimi italiani. Ma non lo è per alcuni nostri amici”. Lo ha affermato il presidente di Alleanza nazionale, Gianfranco Fini, davanti ai gruppi di Fi, An e Lega riuniti nella sala della Regina a Montecitorio.
“D'ora in poi - ha detto il leader di An - dobbiamo lavorare non per dividere la Cdl ma per unirla. Servono azioni comuni da proporre su due tre questioni”. La Casa delle libertà “deve essere la lepre che viene inseguita e non il cane che la insegue. Deve indicare la strada e riprendere l'iniziativa. Fuori dal Palazzo - ha aggiunto - questa coalizione ha grande forza”.

Sull'annuncio di Silvio Berlusconi a favore di un rilancio della federazione della Cdl, Fini si è trovato d’accordo: “Va bene partire con la federazione ben sapendo che non è la fine dei partiti, anzi può rappresentare un forte rilancio per la Casa delle libertà ed è anche garanzia di bipolarismo”. “Noi siamo orgogliosi delle nostre origini – ha sottolineato - ma anteponiamo agli interessi di una parte identitaria quelli della coalizione. L'opposto della scelta di Casini che privilegia una parte sugli interessi della coalizione”.

Spiegando le ragioni dell'astensione sul voto del rifinanziamento della missione italiana in Afghanistan, il leader di An ha ribadito che "non si può scherzare sulla pelle dei nostri soldati" per questo "la scelta era doverosa”. Fini ha quindi invitato tutti i parlamentari ad andare in visita "presso i comandi delle nostre forze armate e spiegare perché ci siamo astenuti". "Noi - ha proseguito - non abbiamo nessuna difficoltà a dire quello che sta accadendo e io personalmente tra qualche giorno andrò in Libano a spiegarlo ai nostri soldati".

Per quanto riguarda le imminenti consultazioni amministrative, per il leader di An “nessuno pensa” ad andare alle elezioni senza l'Udc. “Ha ragione Berlusconi quando dice che queste elezioni hanno una valenza politica”, ma “non si prendono i voti delle politiche e si traducono in voti amministrativi, non funziona così”.

 
 
 

La repubblica dei pannoloni

Post n°216 pubblicato il 28 Marzo 2007 da bostonbrown
 
Foto di bostonbrown

A parlare a vanvera sono bravissimi, quelli della sinistra. Pacifisti, anime pie, protettori dei più deboli, ma grandissimi cacasotto quando c'è il minimo rischio di andar sotto e far cadere il governo. Così, ci tocca tenerci ancora Prodi. Il decreto sul rifinanziamento delle missioni militari all'estero è passato. Col solito voto indispensabile dei senatori a vita. I conti tornano: 180 sì in totale. Meno i venti dell'Udc fanno 160. È meglio esser chiari: se anche Casini non si fosse smarcato, il Mortadellone ce la faceva lo stesso. Siamo fermi sempre alla solita Repubblica dei Pannoloni. Casini non è la stampella di Prodi, anche perché altrimenti dovremmo prendercela pure con Lino Jannuzzi di Forza Italia che anche lui, a sorpresa, ha votato sì. Casini ha portato avanti la sua idea di politica moderata che tanto gli piace e lo ha fatto scoprendo fin da subito le carte. Gira e rigira sono i senatori a vita a tenere su Romano Prodi e finché prendono posto in parlamento, il loro voto pesa.

 
 
 

Ecco perchè la destra è seria, responsabile e matura, ma soprattutto è storia!

Post n°215 pubblicato il 26 Marzo 2007 da bostonbrown
 
Foto di bostonbrown

Grande il Sen. Viespoli, ho apprezzato molto il suo intervento, in particolare queste parole:

..Credo che tutto questo sia necessario, ma non basta, ci vuole qualcosa di più,ci vuole una scintilla che fa scoccare un sentimento, uno stato d'animo, una nuova passione politica, soprattutto tra i giovani, e questo
lo realizzi e lo concretizzi non solo se sei bravo amministratore o bravo governante,ma se recuperi il senso della dimensione alta della politica
che comunica al cuore oltre che alla testa, ai sentimento oltre che agli interessi, e lo fai se rimetti al centro i grandi temi, i grandi valori, che non si vendono al mercato, quelli che non appartengono ad un'epoca, ad una fase storica, ma che sono la quinta essenza del nostro agire politico e del nostro stare al mondo in una visione del mondo e della vita che è il substrato su cui si costruisce la politica. Voglio dire
che noi dobbiamo assumere con forza il dibattito, il confronto, sulle grandi questioni che attraversano la nostra epoca e che ci chiedono risposte innovative, che ci chiedono un approfondimento in termini culturali,che ci ripropongono la sfida di come la destra possa ancora costruire una sintesi virtuosa tra tradizione
 e modernità, tra sviluppo economico e giustizia sociale. Le grandi questioni della nostra epoca che il '900 ci consegna in maniera
diversa rispetto a quella in cui l'abbiamo vissuto e che c'impone scelte forti significative e importanti.
Guardate, noi stiamo svolgendo questo congresso, mentre sfilano nelle piazze italiane in nome di questa sorta di modernismo, di esasperazione modernista , di scardinamento della dimensione tradizionale che noi abbiamo vissuto e che noi abbiamo conosciuto. Guardate,io lo dico con chiarezza, non si tratta di non aver rispetto per le diversità, non si tratta di non aver rispetto per le scelte che ciascuno nella propria sfera privata ha il diritto di compiere e di veder rispettate dalla società , ma diciamocelo con chiarezza,un conto è l'accettazione, il rispetto della diversità,un conto è l'ostentazione, un conto è la volgarità, un conto è quello di pretendere,
di scardinare i riferimenti  tradizioanli
, fondamentali per far diventare egemone quello che è un elemto  rispettabile ma che non può diventare il paradigma a cui tutti debbono sottostare in questa sorta di deriva laicista
che stiamo conoscendo da qualche anno a questa parte
.
Non si tratta dei dico o non dico, si tratta di riconoscere il diritto alle persone a svolgere la loro libera sessualità e la loro libera scelta sul piano sessuale , ma si tratta anche di ribadire con radicalità che c'è un elemento che non si può scardinare, e che è rappresentato dal fatto che l'unica famiglia che svolge una funzione sociale è quella rappresentata dall'uomo e da una donna e che prima ancora del  diritto della coppia, c'è il diritto di chi è nato e di chi deve nascere, il diritto ad avere un PADRE e una MADRE.
I FIGLI SONO LA GIOIA DI ESSERE CONTINUATI,E SIGNIFICA CHE I FIGLI SONO UN  MODO PER TRASMETTERE, PER CONSEGNARE , PER COSTRUIRE UN PASSAGGIO DA UNA GENERAZIONE ALL'ALTRA!!
Questa è una molla che scatta quando dentro hai una cultura della tradizione, quando scardini culturalmente alcuni riferimenti non c'è asilo nido che basti per affrontare la questione demografica o della natalità!

 IL CENTRO DESTRA ITALIANO NON E' UNA PARENTESI DEL 900 ITALIANO MA E' PROFONDAMENTE RADICATO NEI VALORI FONDANTI DELLA TRADIZIONE ITALIANA E DEL POPOLO  ITALIANO!! PERCIO' PRENDIAMO I VOTI,PER LA STORIA, LA CULTURA, LA TRADIZIONE MAGGIORITARIA IN QUESTO PAESE, CHE E' CONTRO LA SINISTRA, CHE E' CONTRO IL LAICISMO, IN NOME DEI GRANDI VALORI
 DELLA TRADIZIONE NAZIONALE, PER QUESTO CI CHIAMIAMO ALLEANZA NAZIONALE, PER QUESTO ABBIAMO UNA GRANDE MISSIONE STORICA E POLITICA!


Sen. Pasquale Viespoli-Direzione Nazionale AN

 
 
 

AN SALERNO

Post n°214 pubblicato il 25 Marzo 2007 da bostonbrown
Foto di bostonbrown

Tutti i video degli interventi tenuti in occasione del IV congresso provinciale di Alleanza Nazionale.

Hotel Ariston

10 marzo 2007

http://www.ansalerno.it/video%20congresso.htm

 
 
 

FORZA!! DATEVI DA FARE!! SE PER FAR CADERE QUESTO GOVERNO CI VUOLE UN "NO".. CHE NO SIA!

Post n°213 pubblicato il 25 Marzo 2007 da bostonbrown
 
Foto di bostonbrown

Roma - L’apertura di Piero Fassino: «Siamo pronti a rivedere le regole d’ingaggio. Siamo i primi a volere la massima sicurezza per le nostre truppe che sono lì per impedire il ritorno dei talebani». La chiusura di Giovanni Russo Spena. «Il Prc è contrario». L’inciucio di Clemente Mastella, che in volo per Berlino si lavora Pierferdinando Casini. E la polemica tra l’Udc e gli alleati. «Da Berlusconi e Fini vogliamo chiarezza e senso dello Stato», dicono i centristi. «I moderati vogliono sapere perché volete salvare Prodi», ribatte Fini, mentre Umberto Bossi è convinto che il governo reggerà. A 48 ore dal voto al Senato sull’Afghanistan, tutte le bocce sono ancora in movimento.
Nella Cdl volano gli stracci. «Stampella di Prodi, chi? Noi? No, noi siamo preoccupati per la credibilità dell’Italia, che oggi è ai minimi termini e che non ci sentiamo di distruggere ancora. Siamo responsabili e un analogo senso di responsabilità ce lo aspettiamo anche da Berlusconi e Fini». A passare da trasformista, Casini non ci sta. «Il decreto - spiega - non è rinnovabile, se lo affossiamo i nostri militari dovranno lasciare l’Afghanistan. Il governo deve andare a casa il prima possibile, siamo d’accordo, ma ci sono altre occasioni. Anche per il Kosovo potevamo far cadere subito D’Alema, invece abbiamo preferito privilegiare l’interesse nazionale». Il centrodestra, insiste, «deve essere coerente». Non c’è «logica» nel chiedere da una parte maggior impegno contro il terrorismo e dall’altro «determinare una scelta per cui non si farebbe nulla». Quanto ai centristi, «non vogliamo fare da capro espiatorio».
L’Udc dunque non cambia. «Voteremo sì al rifinanziamento - annuncia Lorenzo Cesa - e presenteremo un ordine del giorno per riconfigurare la missione dal punto di vista militare e territoriale. È necessario fare chiarezza sulle regole d’ingaggio, però devono fare chiarezza pure Berlusconi e Fini, persone che stimiamo per il senso dello Stato e per i cinque anni di governo insieme. Ma basta giochetti. Si sta facendo un balletto mediatico sulle spalle dei moderati italiani e delle nostre truppe, però nessuno nel Ppe capirebbe un centrodestra che voti no al decreto».
E il governo, aggiunge Casini, non c’entra: «Noi lo vogliamo far cadere. Invece di discutere proposte assurde, esaminiamo insieme l’ordine del giorno dell’Udc. È un testo che può scardinare la maggioranza. Se passasse al Senato con i voti del centrosinistra, si aprirebbe una grande contraddizione che andrebbe risolta in sede politica e istituzionale. Se all’indomani del voto Berlusconi e Fini ci chiedessero un impegno nel sollecitare le dimissioni dell’esecutivo, io sarei con loro».
Un programma che non convince Gianfranco Fini. «La chiarezza auspicata da Cesa - commenta il presidente di An - riguarda loro. I moderati italiani hanno il diritto di sapere perché qualcuno sembra non comprendere che, per salvaguardare la credibilità internazionale dell’Italia, mantenere gli impegni e tutelare i nostri soldati, è indispensabile liberarsi del governo Prodi». Ancora meno persuaso appare Roberto Calderoli. «Ma quale ordine del giorno? - tuona - Casini deve smetterla di prendere per i fondelli il Paese. Nel iter del provvedimento sia in commissione che in aula non c’è uno, dico uno, emendamento o ordine del giorno a loro forma. E tra l’altro rammento che il termine ultimo per presentare dei testi erano le ore 19 di lunedì scorso». Conclusione: «Caro Casini, se vuoi mangiarti l’arrosto della sinistra fallo davanti a un popolo che ha dato mandato a noi di tutelare la sicurezza dei nostri militari». Polemica «inutile» la definisce Mario Baccini, vicepresidente del Senato: «È prassi parlamentare consentire tempi più elastici per la presentazione di odg su argomenti rilevanti».
Martedì Sergio De Gregorio voterà sì. An invece, racconta, Gianni Alemanno, «se non interverranno fatti nuovi si asterrà», il che al Senato vale come il no. Altero Matteoli sostiene che c’è teoricamente ancora tempo per un’intesa larga. «L’Unione accolga qualche nostro emendamento migliorativo, reso necessario dal cambiamento di scenario. D’Alema stesso ha parlato di nuovi pericoli. Dopo il voto a Palazzo Madama resterebbero cinque giorni per un altro passaggio alla Camera».

 
 
 

FANCAZZISTI E FALSI-PACIFISTI.. FUORI DALLE BALLE!!

Post n°212 pubblicato il 24 Marzo 2007 da bostonbrown
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Sono contento che da un pò di tempo a questa parte nel mio blog non mettono più piede rivoluzionari fancazzisti e falsi pacifisti, gente che si professa come tali ma al momento opportuno scappa e si nasconde come cani bastonati.
Non smetterò mai di dirlo... E' GENTE CHE PREDICA BENE MA RAZZOLA MALE!
IPOCRITI! CODARDI!
Mi stanno talmente tanto sulle balle che voi non avete idea.
Venivano nel mio blog a provocare me e altri, senza coraggio di AFFRONTARMI come Dio comanda.

Scusate il mio leggero sfogo.. ma ci voleva.

A presto.

Saluto tutti quelli che hanno coraggio di schierarsi e di affrontare i problemi con testa alta!

bostonbrown

 
 
 

I vescovi: va tutelata l’unionetra l'uomo e la donna

Post n°211 pubblicato il 24 Marzo 2007 da bostonbrown
 
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Roma - L’Europa deve riconoscere le proprie radici cristiane dando spazio ai principi etici che appartengono al suo patrimonio. Questo «non significa in alcun modo» negare la «giusta e sana laicità» che però non va confusa con il «laicismo ideologico». Lo ha detto ieri mattina il presidente della Cei, l’arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco, alla sua prima uscita ufficiale dopo la nomina, intervenendo a Roma al congresso del Comece (gli episcopati europei) per celebrare i cinquant’anni dei Trattati di Roma. Oggi i partecipanti saranno ricevuti da Benedetto XVI, che rilancerà l’impegno in difesa dei valori «non negoziabili», citati già ieri dallo stesso Bagnasco nel suo saluto. Parlando del matrimonio, l’arcivescovo ha accennato ai tentativi di «relativizzare» la famiglia rendendola «giuridicamente uguale o equivalente» ad altre forme di unione.
Il presidente della Conferenza episcopale italiana ha iniziato dicendo che, oltre ai problemi relativi al governo istituzionale dell’Europa, «appare egualmente necessaria la ricerca di valori condivisi, sul piano di una unità culturale e spirituale alimentata dal dialogo e dal rispetto delle identità». Perché il processo di integrazione sia davvero fecondo, ha continuato Bagnasco, «occorre che l’Europa riconosca le proprie radici cristiane, dando spazio ai principi etici che costituiscono parte integrante e fondamentale del suo patrimonio spirituale, dal quale la modernità europea stessa attinge i propri valori». L’arcivescovo ha subito spiegato che questa «consapevolezza delle proprie radici cristiane non significa in alcun modo negare le esigenze di una giusta e sana laicità - da non confondere con il laicismo ideologico - delle istituzioni europee, ma significa affermare prima di tutto un fatto storico che nessuno può seriamente contestare, perché il cristianesimo appartiene in modo radicale e determinante ai fondamenti dell’identità europea». Per questo il rifiuto «del riferimento alle radici religiose dell’Europa, lungi dall’essere espressione di tolleranza - perché la vera tolleranza si fonda sulla libertà religiosa e non sul rifiuto delle religioni -, è piuttosto espressione di una tendenza che vuole relegare la religione a fatto esclusivamente privato e soggettivo, elevando il relativismo etico a dogmatismo etico».
Il presidente della Cei ha quindi osservato come nello sviluppo della Ue sia necessario applicare sempre di più il principio di sussidiarietà e riconoscere il contributo peculiare delle Chiese e delle comunità religiose allo sviluppo «della casa comune europea». L’arcivescovo ha spiegato che le Chiese, «nel condividere l’impegno comune per valori essenziali quali la giustizia, la pace, la libertà, la solidarietà, la tutela dell’ambiente, riaffermano che questi valori non possono realizzarsi in modo autentico prescindendo dalla dimensione trascendente della persona e dal rispetto di norme che sono iscritte nella natura umana». Sono i valori «non negoziabili», cioè «la tutela della vita umana in tutte le sue fasi, dal concepimento alla morte naturale, resistendo a forme di aggressione e di minaccia talvolta mascherate sotto l’apparenza di un malinteso progresso scientifico e sociale: si pensi alla clonazione umana, alla manipolazione genetica, all’aborto, all’eutanasia». C’è poi «il riconoscimento e la promozione della famiglia, come relazione fondamentale e naturale tra un uomo e una donna che si apre ai figli, e la sua difesa dai frequenti tentativi di relativizzarla, rendendola giuridicamente uguale o equivalente ad altre forme di unione», la libertà di educazione e il diritto alla libertà religiosa anche nella sua dimensione «propriamente istituzionale». Si tratta, ha concluso Bagnasco, «di principi comuni a tutta l’umanità», che la Chiesa difende – ha aggiunto citando Benedetto XVI – non in nome di un principio confessionale, ma rivolgendosi a tutte le persone: negarli rappresenta «un’offesa contro la verità della persona umana».

 
 
 

Post N° 210

Post n°210 pubblicato il 22 Marzo 2007 da bostonbrown
 
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Secondo voi queste persone sono affidabili o meno?

Sono stati affidabili finora?

Saranno affidabili?

 
 
 

AFGHANISTAN: FINI, NON HA SENSO INVITARE TALEBANI A CONFERENZA PACE

Post n°209 pubblicato il 20 Marzo 2007 da bostonbrown
 
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Gianfranco Fini, come tutti, tira un sospiro di sollievo alla notizia della liberazione di Daniele Mastrogiacomo. «La soddisfazione per la conclusione positiva di questo sequestro è un dovere che avvertono tutti ed è una soddisfazione che riguarda sia coloro che sono stati impegnati a vari livelli di responsabilità per raggiungere l’obiettivo, sia coloro e mi riferisco all’opposizione che fin dal primo momento hanno avuto ben chiaro che in un frangente così delicato il primo dovere era di non alimentare polemiche, di non dar vita a comportamenti che potessero mettere in difficoltà il ministero degli Esteri, i nostri servizi, le organizzazioni umanitarie che come anche in altre circostanze simili hanno lavorato sinergicamente per arrivare a buon fine».
Ora i talebani sono diventati interlocutori politici?
«Lo escludo e sarebbe gravissimo se fosse stata seguita questa impostazione. Ma sarebbe ingiusto sostenere che il governo italiano ha riconosciuto i talebani come organizzazione politica. Non dobbiamo commettere l’errore di pensare e lo ricordo in particolare alla sinistra italiana più radicale che il commando di guerriglieri terroristi che aveva sequestrato Mastrogiacomo, ora che lo ha liberato possa essere giudicato in modo diverso rispetto a prima. Nel senso che la natura di quel movimento è annoverata a pieno titolo dalla comunità internazionale con la definizione di movimento terroristico. Non si può in alcun modo richiamare il precedente dei talebani all’epoca dell’invasione sovietica perché nel contesto attuale i talebani si muovono in una logica che è quella del terrorismo internazionale con sinergie con il network del terrore che è attivo dopo l’11 settembre».
Come giudica la proposta lanciata dal leader ds, Piero Fassino, di una conferenza di pace dove al tavolo siedano anche i talebani?
«Quello sì che rappresenterebbe una sorta di riconoscimento politico di una organizzazione terroristica. E mi permetto di osservare che non ha senso che sia un esponente politico di un Paese amico dell’Afghanistan ad avanzare questa ipotesi: i primi che devono pronunciarsi al riguardo sono le autorità di Kabul, autorità ed è un punto fondamentale che sono state elette democraticamente: non si tratta di un governo imposto dagli invasori».
Dunque secondo lei la proposta della Quercia è da respingere...
«E’ una proposta che Fassino ha fatto più per ragione di politica interna italiana che per autentica convinzione. Il segretario ds sa perfettamente che una conferenza di pace presenti i talebani è impossibile finché non è accettata dal legittimo governo afghano ancor prima che dalla comunità internazionale. Fassino sa che la comunità internazionale, e non mi riferisco solo agli Usa, non si ritrova su questa posizione. Per cui l’unica spiegazione che riesco a darmi è tutta di natura interna. Siamo alla vigilia del voto per il rifinanziamento della missione militare in Afghanistan: forse con quella stupefacente e bizzarra proposta Fassino ha solo cercato di ammorbidire la posizione della sinistra radicale, indorando la pillola. Peraltro voglio ricordare che i talebani che il segretario ds vorrebbe invitare al tavolo della pace sono gli stessi che hanno massacrato un popolo. Sono terroristi, non patrioti».
Onorevole Fini, ma in Afghanistan l’unica soluzione possibile è di tipo militare?
«E’ anche militare. Non esiste una soluzione politica scissa da quella di una questione che è connessa agli attentati, al terrorismo. Chi dice che siamo là a fare la guerra mente sapendo di mentire. Nel contempo, visto che il terrorismo è così vivo e dimostra, anche col sequestro del giornalista di Repubblica, di essere in grado di minare le basi della convivenza civile, ebbene nei confronti del terrorismo non si può avere altra linea che quella della risposta militare, per difesa. Caso mai, ciò che è grave è che il permanere di certe regole di ingaggio rischiano di esporre i nostri soldati a pericoli maggiori, soprattutto in presenza di una recrudescenza terroristica che qualcuno immagina imminente».
Lei si riferisce all’offensiva di primavera. Se dovesse verificarsi, l’Italia come dovrebbe comportarsi? In altri termini: servirebbe un altro governo visto che quello attuale, come dice lei, non ha la maggioranza?
«Servirebbe un governo degno di tale nome. E’ chiaro che se Prodi, come accaduto, insiste a voler giocare con le parole, nasconde una parte di verità, si trincera dietro a delle prospettive fumose per assicurarsi il consenso della sinistra radicale, si presta ad esporre i nostri soldati a rischi».
E la soluzione non potrebbe essere quella prospettata dal ministro Amato: le maggioranze variabili?
«Le maggioranze variabili sono un espediente risibile per occultare il dato politico che l’attuale governo è privo di maggioranza su molti campi, a partire da quello della politica estera per arrivare ai temi etici, alla giustizia, e così via».

 
 
 

ALLORA E' VERO?!?!?!?!?! E BRAVO SIRCANA.. LA MAGISTRATURA TI COPRE

Post n°208 pubblicato il 17 Marzo 2007 da bostonbrown
 
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Milano - Le foto ci sono. Per ora, però, restano in redazione. Ordine del Garante della privacy, diventato più veloce di Schumacher nel momento in cui è esploso il caso Sircana: chi le pubblica verrà denunciato alla magistratura e rischia una condanna da tre mesi fino a due anni. Le foto sono cinque e sono state scattate da qualcuno che ha pedinato il neoportavoce del governo Silvio Sircana.

Il paparazzo ha immortalato Sircana a Roma, ai tavoli del ristorante «Dal Bolognese», ha colto diversi momenti della serata, infine l’ha seguito e ha catturato quell’ultima immagine oggetto dell’intercettazione pubblicata mercoledì dal Giornale: l’auto ferma in una strada della capitale, un transessuale sul ciglio della via. Max Scarfone, il presunto autore, ora nega. Ha dato una collezione di interviste per dire che lui scherzava al telefono con Fabrizio Corona. Dunque, quelle istantanee le ha scattate qualcun altro? Oppure sono un parto collettivo, opera di due o più fotografi? Domande. Quesiti che dev’essersi posto anche il pm di Potenza Henry John Woodcock che parla dell’episodio nella richiesta di arresto di Corona. Le foto ci sono. Eccome. Anche se qualche giornale ha seminato dubbi, punti di domanda e pure qualche insinuazione.

Ma, per ora, il servizio non finirà in pagina. Il testo del Garante Franco Pizzetti, approdato già ieri sulla Gazzetta ufficiale, vieta la diffusione di «dati personali che si riferiscano a fatti e condotte private che non hanno interesse pubblico o eccedenti rispetto all’essenzialità dell’informazione» o attinenti «a particolari della vita privata delle persone in violazione della tutela della loro sfera sessuale». Il provvedimento, come rimarca lo stesso Garante, è cucito addosso all’inchiesta di Potenza e al caso Sircana.

Dunque, il Giornale non pubblicherà quelle immagini. E dovrà calibrare tutte le parole per evitare di violare la sfera privata di questo o quel personaggio. Certo, è difficile tracciare una linea di confine netta e atti lo stesso Pizzetti chiede la collaborazione dei giornalisti. Ma aggiunge che un primo invito a giugno era caduto nel vuoto: allora erano state pubblicate altre intercettazioni, relative a casa Savoia. C’erano state proteste, polemiche, reazioni indignate e si era riaperto per l’ennesima volta il dibattito sulla libertà di stampa e sui suoi limiti.

Oggi il Garante ha chiuso i rubinetti dell’informazione. Una mossa liberticida? «Da oggi la stampa italiana è meno libera - nota Information Safety and Freedom, associazione per la libertà di stampa nel mondo -, le nuove norme riducono la libertà di informazione e la sottomettono al rispetto di criteri soggettivi molto simili ai meccanismi censori in vigore nei regimi autoritari».

Critica anche l’Unione nazionale cronisti italiani: «Il Garante per la privacy ha preso a pretesto un episodio circoscritto, sul quale peraltro indaga la magistratura, per fare di ogni erba un fascio e per imporre un ulteriore giro di vite all’informazione, ricorrendo a sanzioni da galera finora mai applicate. Chi sbaglia fra i cronisti paga, chi ingiuria e diffama commette reato, ma è liberticida - prosegue l’Unci - mettere alla gogna un’intera categoria, imbavagliare e intimidire chi compie il proprio dovere a suo rischio e pericolo. Non può essere il Garante a stabilire confini sulla correttezza dell’informazione sul diritto di cronaca e piantare paletti sulla libertà di stampa tutelata dalla Costituzione». E il segretario generale della Federazione nazionale della stampa italiana Paolo Serventi Longhi punta il dito contro i tempi dell’intervento: «È peraltro singolare che dal Garante vengano provvedimenti così drastici soltanto quando essi riguardano personalità del mondo politico».

Una contestazione che Mauro Paissan, componente del Garante, respinge al mittente: «È gratuitamente offensiva l’accusa che ci saremmo mossi solo in seguito a un caso che coinvolgeva un personaggio politico». Da Torino infine Pizzetti prova a ricucire il rapporto con il mondo dell’informazione: «Non c’è alcuna censura, non stiamo puntando il dito contro i giornalisti, stiamo solo dicendo ai giornalisti di applicare il loro codice deontologico e io sono convinto come costituzionalista prima che come presidente dell’Autorità che il difensore della libertà di stampa è prima di tutto il giornalista».

 
 
 

DICO: BOCCHINO, DA GOVERNO PROPOSTA-MANIFESTO CONTRO LA FAMIGLIA

Post n°207 pubblicato il 16 Marzo 2007 da bostonbrown
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Gasparri: "Legge è morta, il centrosinistra ne prenda atto"

Roma - “La proposta del governo si sta rivelando un pasticcio che ormai non piace a nessuno e che non avrà i numeri in Parlamento”. E’ quanto ha affermato il deputato di Alleanza nazionale Italo Bocchino.
“E’ una proposta-manifesto che attacca la famiglia, indispettisce gli italiani e – ha concluso l’esponente di An – non risolve i problemi dei conviventi”.

Maurizio Gasparri ha invece sottolineato come “il livello della discussione, il numero delle prese di posizione, le divisioni all’interno del governo fanno capire con chiarezza che la legge sui cosiddetti Dico non sarà mai approvata. Il centrosinistra ne prenda atto e rinunci ad ogni inutile discussione in commissione al Senato. Il tentativo di sfasciare la famiglia è stato superato dalla forte reazione del centrodestra, delle associazioni cattoliche, nella grande maggioranza del popolo italiano. Per altro ci hanno aiutato in questa nostra chiara vittoria le manifestazioni estremiste della sinistra come quella di sabato che ha avuto toni inaccettabili e persino offensivi nei confronti del Santo Padre. I Dico non ci sono più. Cancellarli dall’agenda del Parlamento è un atto dovuto”.

Per quanto riguarda le parole del presidente della Cei, mons. Angelo Bagnasco, in una intervista rilasciata al settimanale 'Famiglia Cristiana', il presidente della Consulta etico-religiosa di An, Riccardo Pedrizzi, ha detto che si è trattato di un intervento "chiaro, preciso, inequivocabile, impegnativo e vincolante: nel dialogo, nella collaborazione e nella mediazione vi sono limiti non valicabili, perché oltrepassarli significa tradire il bene e la verità. Vi sono cioè valori, come quello della difesa e della promozione della famiglia fondata sul matrimonio monogamico tra due persone di sesso diverso, sui quali non si può negoziare".
"La linea di Bagnasco, d'altronde - ha osservato Pedrizzi - è quella di Ruini, di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, quella di una Chiesa che non insegue il consenso ma custodisce fedelmente e annuncia coraggiosamente la verità rivelataci da Gesù Cristo. Qualche giorno fa il Papa ha ammonito: Cesare non è tutto, c'è un'autorità superiore, lassù, che si chiama Dio, cioè Verità, da cui pure Cesare non può prescindere. E il segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, ha avvertito: la coscienza non è al di sopra della Verità e deve conformarsi ad essa. Che a non capire tutto ciò siano i laicisti e gli anticlericali in servizio permanente effettivo, è una non notizia. Ma che a non capirlo siano i cattolici impegnati in politica, benché adulti - ha concluso l'esponente di An - è estremamente grave: o si è cattolici o non lo si è; non lo si può essere solo in campagna elettorale, salvo poi agire come se il Papa e la Chiesa non ci fossero".

 
 
 

L'ultimo scandalo: dall'Ordine avviso disciplinare per Belpietro

Post n°206 pubblicato il 16 Marzo 2007 da bostonbrown
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Milano - Dopo le reazioni sdegnate e falso moraliste di un esercito di colleghi o presunti tali dell'area di sinistra e di quella "governativa", arriva pure il richiamo ufficiale dell'Ordine dei giornalisti. L'elefante si muove e, sull'onda del clima da censura e dei peana che urlano allo scandalo solo e sempre quando si sentono dalla parte della ragione (che sta sempre a sinistra...), partorisce un "richiamo".

Il presidente dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia, Franco Abruzzo, comunica di avere notificato al direttore del Giornale, Maurizio Belpietro, un avviso disciplinare in relazione alla pubblicazione sul suo quotidiano, mercoledì 14 marzo, di alcune intercettazioni telefoniche nell'ambito dell'indagine di Vallettopoli, in particolare quelle relative al portavoce di Prodi, Silvio Sircana (da oggi ufficialmente anche portavoce del governo). Al direttore vengono contestate, tra le altre, le violazioni della carta dei doveri dei giornalisti e della legge sulla privacy.

Intercettazioni che, è cronaca, sono state pubblicate da tutti gli altri quotidiani italiani. Non solo quelle. Frasi, parole, rivelazioni smozzicate che aprono uno squarcio sul mercimonio che è diventata una certa parte della società italiana. Pubblicate e ripubblicate da tutti i media a ripetizione. Poi lo squarcio sulla politica. E allora ecco, pronto e immediato, il bavaglio. Prima della politica. Poi del Garante della privacy (divieto, pena fino a due anni di carcere di pubblicare carte e documenti dell'inchiesta di Potenza). Poi dei colleghi sdegnati a senso unico. Infine dell'Ordine dei giornalisti. "Si tratta del corrispettivo di un avviso giudiziario - spiega Abruzzo -. Adesso Belpietro avrà il tempo di consegnare al Consiglio la sua memoria difensiva e poi il Consiglio deciderà se aprire il procedimento disciplinare o archiviarlo".

Ma dal mondo politico si levano voci in difesa del Giornale e del suo direttore. "Nel giorno in cui l'autorità per le garanzie nelle comunicazioni sanziona la mortificazione del pluralismo commessa la Rai e da Lucia Annunziata, l'Ordine dei giornalisti non trova di meglio che spostare il tiro contro Maurizio Belpietro. Davvero basta: è tempo di sciogliere per legge un ente davvero inutile. Massima solidarietà al direttore del Giornale" dice Francesco Storace (An). "Non ha davvero neppure il senso del ridicolo il presidente dell'ordine dei giornalisti della Lombardia che manda, guarda caso solo al direttore del Giornale Maurizio Belpietro, uno stravagante avviso disciplinare per la pubblicazione di intercettazioni telefoniche che compaiono da sempre regolarmente su tutti i giornali che si stampano in Italia e che hanno come fonte le ordinanze e i verbali della magistratura" sottolinea l'onorevole di An Daniela Santanché.

"Da giornalista professionista regolarmente iscritto all'Ordine, trovo sconcertante l'iniziativa assunta nei confronti di Maurizio Belpietro. Che si debba disciplinare diversamente l'uso delle intercettazioni e la loro eventuale pubblicazione non vi è dubbio. Ma la notifica al direttore del Giornale di un avviso disciplinare da parte dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia è sconcertante dopo che si è assistito per anni alla pubblicazione di tutto e del contrario di tutto nel silenzio degli organi dell'Ordine" commenta Maurizio Gasparri, di Alleanza nazionale. "Pubblicazioni inopportune e intempestive hanno vanificato inchieste giudiziarie, hanno smantellato reti di sicurezza indispensabili per combattere il terrorismo e l'Ordine dei giornalisti è rimasto inerte. Viene da pensare che in questo caso ci si muova per un riflesso condizionato. Tutti siamo stati solidali con i colleghi parlamentari indegnamente coinvolti dalla magistratura in questa vicenda. Al di là delle appartenenze. Ma resta il sospetto che si voglia intervenire contro Belpietro per ragioni politiche, non per ragioni deontologiche. Questa vicenda è vergognosa e l'iniziativa andrebbe ritirata perché rappresenta un mega spot per l'abolizione dell'Ordine dei giornalisti. Eventualità che io ho sempre contrastato, ma che a questo punto va presa seriamente in considerazione". Siamo al teatro dell'assurdo: si colpisce Belpietro reo di aver pubblicato una notizia. È tempo di abrogare l'Ordine dei giornalisti. In Parlamento dovrebbe esserci una proposta di legge in tal senso. Approviamola subito", ha rincarato la dose il presidente della commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai, Mario Landolfi.

Benedetto Della Vedova, presidente dei Riformatori Liberali e Deputato di Forza Italia parla invece di "inquitante doppiopesismo". La singolare tempestività con cui l'Ordine dei giornalisti è intervenuto contro Maurizio Belpietro è un segno di inquietante di "doppiopesismo" politico-giornalistico - dice - Analoga sospetta tempestività ha già dimostrato ieri il Garante sulla privacy con un provvedimento che sembra concepito per accrescere non già la certezza del diritto, ma la discrezionalità nell'applicazione di una normativa incerta". "La pubblicazione delle informazioni personali e non rilevanti a fini istruttori, contenute negli atti giudiziari è in Italia una consuetudine accettata e perfino rivendicata da giornalisti e direttori - prosegue Della Vedova - Però, a quanto pare, diventa censurabile quando miete vittime "speciali", come nel caso di Sircana. Qualcuno all'Ordine dei giornalisti vorrà spiegare pubblicamente quale sia il principio normativo e deontologico per cui Belpietro merita oggi un procedimento disciplinare che altri direttori, per atti identici a quelli contestati a chi dirige il Giornale, non hanno mai subito? E perché tutti i giornali possono continuare a pubblicare le notizie riservate e persino gli interrogatori di decine di persone e personaggi che sono vittime, e non complici e autori, delle presunte estorsioni del fotografo Corona? A Belpietro, un sincero attestato di solidarietà".

Curzi: decisioni preoccupanti «Ieri il divieto a pubblicare certe notizie da parte del Garante della privacy. Oggi l'avviso disciplinare dell'Ordine dei giornalisti di Milano a Belpietro per aver pubblicato sul suo giornale alcune intercettazioni telefoniche. Due fatti non possono non preoccupare molto quanti hanno a cuore la libertà di stampa e sanno quanto essa sia importante per la vita democratica di un paese»: lo dice Sandro Curzi, consigliere d'amministrazione Rai. «Niente è più lontano da me - precisa Curzi - del giornalismo scandalistico. E non posso dire di condividere le scelte giornalistiche che spesso fa Belpietro. Anzi alcune campagne e una certa titolazione del suo giornale, quando ispirate a evidenti finalità politiche, mi sono apparse francamente indecorose. Ma la pratica della pubblicazione delle intercettazioni telefoniche riguarda il costume giornalistico, comunque non solo il giornale di Belpietro, ma ormai da tempo le più importanti testate nazionali e, sul piano delle responsabilità, primariamente coloro che mettono a disposizione dei giornalisti atti che dovrebbero restare riservati. E improprio e pericoloso - sottolinea Curzi - affidare al potere del singolo direttore la decisione su cosa pubblicare e cosa omettere. Anzi, il giornalista ha il diritto e prima ancora il dovere di pubblicare tutto ciò che viene a sapere su determinati episodi, specie se riguardano persone e funzioni istituzionali, e se servono a mettere a fuoco realtà, pratiche e costumi diffusi nella società italiana».

Fonte: il giornale

 
 
 

Dalle farfalle ai mobili antichi. Ecco le pazze fobie delle star

Post n°205 pubblicato il 15 Marzo 2007 da bostonbrown
 
Tag: Vip
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Non hanno il problema di arrivare alla quarta settimana. Né quello dell'affitto o della spesa. Ma non vivono bene lo stesso e nonostante la fama, il successo, spesso planetario, e il denaro come se piovesse, sono ossessionati da autentiche fisse che ne rendono l’esistenza snervante. I vip, che più vip non si può, hanno la vita condizionata da vere fobie. Pare siano 500 le paure che, come spade di Damocle, pendono sulla testa dei personaggi famosi. Il battito cardiaco accelera, la sudorazione aumenta, il respiro si fa più affannato. Non ci sono dubbi. Siamo nel clou della paura, nel regno dell'irrazionale e dell’assurdo.
Un esempio limite? Angelina Jolie terrorizzata (chissà poi perché) dai mobili antichi. C'è chi sta male davvero e si scopre che il mondo dei fobici si allarga a macchia d'olio (ne soffre anche il 4% degli italiani). Paura dell'aereo, degli spazi troppo stretti o dei luoghi vasti e affollati, terrore dei serpenti, timore del buio, del vuoto o dell’altezza. E ancora ossessione dei ragni, dei topi, di tutto ciò che striscia. In tema di fobie, le star hanno sembrano imbattibili.
L'attrice Scarlett Johansson teme gli scarafaggi, mentre la collega Christina Ricci prova panico all'idea che uno squalo le possa entrare in piscina. Le farfalle? Sono il terrore di Nicole Kidman. David Beckham, invece, è ossessionato dal disordine e allinea tutto secondo i colori. Alcuni timori sono più che fondati, altri diffusi tra i «comuni mortali», altri ancora piuttosto bizzarri o al limite dell'ossessione. Sono afflitte da claustrofobia (paura degli spazi chiusi) sia Drew Barrymore sia Uma Thurman: quest'ultima, comunque coraggiosa, confessò che essere stata «sepolta viva» per una scena di «Kill Bill 2» era stata un'esperienza «terrificante». Il protagonista di «Edtv», Matthew McConaughey, ha invece serie angosce a passare attraverso le porte girevoli e i tunnel, mentre sorprende la fobia di Carmen Electra: l'ex baywatch non sa nuotare e ha il terrore dell'acqua!
Un'altra formosa e seducente «bagnina», Pamela Anderson, ha invece il terrore degli specchi, come del resto anche la bellissima Evangeline Lilly di «Lost». Uno che non se la passa particolarmente bene è Billy Bob Thornton, ex marito di Angelina Jolie: non solo ha paura di volare (come Colin Farrell e Cher), ma anche guardare colori troppo intensi lo agita, mentre prova fastidio se si trova davanti a un mobile di antiquariato. Ha coraggio da vendere, invece, Orlando Bloom, ma non mettetegli davanti un roseo porcellino: i maiali gli provocano veri e propri attacchi di fifa. Ragni, serpenti e squali sono il tormento di Justin Timberlake, ma ciò che più lo spaventa è «morire senza essere stato amato». Durante i temporali, non trova pace Madonna, che soffre di «brontofobia» o paura dei tuoni.
Anche se non piove, invece, di notte non esce Keanu Reeves, terrorizzato dal buio: per lui un black-out è puro panico. Per concludere, il re delle fobie, Woody Allen: avrebbe il timore morboso di tutti gli aninamil. E non solo, nella lista nera di Allen anche cani, bambini, stanze troppo piccole, sole e folla. Inevitabile una seduta sul lettino dello psicanalista.

 
 
 

AGROPOLI: FILASTROCCA ANTICOMUNISTA IN AULA, GENITORI RITIRANO ALUNNA

Post n°204 pubblicato il 15 Marzo 2007 da bostonbrown
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Un insegnante di una scuola media legge in classe una filastrocca: "O Gesù dagli occhi tristi fai sparire i comunisti...". Fra gli allievi, ragazzini di 11-12 anni, c'é la giovanissima parente di un importante esponente dei Ds, che si offende. A casa riferisce l'accaduto ai genitori, che decidono di ritirarla dall'istituto. E' accaduto ad Agropoli, nel Salernitano: dove sull'episodio si è alzato un polverone, che ha indotto il docente a chiedere un permesso di congedo temporaneo. Nel testo, una filastrocca in forma di preghiera, scaricabile da Internet, si elencano gli esponenti dell'Esecutivo, D'Alema, Prodi, Bertinotti e Diliberto, e si chiede a Gesù di "chiamarseli". Non è ancora chiaro se la lettura delle rime, avvenuta nell'ora del laboratorio di Informatica, sia stata iniziativa del docente o di un alunno che gliela avrebbe sottoposta: è certo che la filastrocca ha urtato la sensibilità di una ragazzina di seconda media, che ha poi lasciato l'istituto. "Sono amareggiato per quanto accaduto, ha commentato il preside Piero Nese, subito dopo il fatto ho avviato un'indagine interna, e convocato i rappresentanti di classe e d'istituto. Stando alle informazioni in mio possesso, il fatto è accaduto mentre il docente teneva una lezione sull'uso di internet e un allievo ha scaricato la 'preghiera'. A quel punto il docente, dopo averla letta agli alunni, ha spiegato loro quanto internet possa essere dannoso, se mal utilizzato". "In seguito - ha concluso Nese - ho ricevuto i genitori di un paio di alunni, che si sono detti offesi dal comportamento del mio docente. Ho chiesto loro scusa, chiarendo l'accaduto".

TV oggi

 
 
 
 
 
 
 
 
 

ORGOGLIOSO!!

 
 
 
 
 
 
 

SCHIFOSI PEDOFILI AL ROGO!!!

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FAMILY DAY - 12 MAGGIO 2007 - ROMA

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il Family day intende veicolare un messaggio civile, pubblico e, in ragione di ciò, laico, dunque universalmente aperto a tutti coloro che concepiscono ancora la famiglia secondo il dettato della nostra Carta costituzionale.
Roma- 1 MILIONE di persone

 
 
 
 
 
 
 
 

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AL PACINO - SCARFACE

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Siete solo una manica di coglioni! Sapete perche’? Perche’ non avete il fegato per stare dove vorreste stare.Voi avete bisogno di gente come me, vi serve la gente come me, cosi’ potete puntare il vostro dito del cazzo e dire:” Quello e’ un uomo cattivo’’. Beh? E dopo come vi sentite, buoni? Voi non siete buoni. Sapete solo nascondervi, solo dire bugie. Io non ho questo problema. Io dico solo la verita’, anche quando dico le bugie.

Al Pacino

 
 
 
 
 
 
 

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