VIETATO CALPESTARE LE IDEE
In questi giorni non faccio altro che vedere mazzolini di fiori rossi e coroncine di alloro per laureandi...Come non pensare alla mia dolce, amata e bravissima Katia? Logicamente trenta e lode per la sua laurea in lettere nel 1992...Allora non pensammo a fare le foto, i cellulari non erano così completi...e mi dispiace non avere quelle foto che avrebbero dato un immagine di Katia più che felice:raggiante! Il mio pensiero è tutto per lei, in suo ricordo e in suo onore per la gioia che ha saputo donarci nei suoi anni trascorsi insieme a noi... |
"A rifletterci bene, i migliori sono sempre allegri." È molto meglio essere allegri, ed è anche il segno di qualche cosa: è come avere l'immortalità mentre si è ancora vivi. Una cosa complicata. Ma non ne sono rimasti molti, no, di tipi allegri; non ne sono rimasti molti. Ce ne sono rimasti maledettamente pochi". |
Stringo il tuo cuscino fra le mie braccia proprio come facevo con te, con il tuo corpo,ogni sera, e ogni sera immancabilmente s'infiamma la malinconia che divampa come un incendio inarrestabile...
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Post n°783 pubblicato il 17 Giugno 2014 da brunaverdone
Ebbene sì siamo state felici a contente a Barcellona... Dopo tante pagine scritte sui dolori e le sofferenze che il destino mi ha voluto infliggere ora riesco ad assaporare un poco di felicità insieme a mia figlia...Sono stati giorni intensi e bellissimi . Li conserverò tra le cose più belle della mia vita, I bei giorni trascorsi a Barcellona con Barbara Verdone, continuano a darmi, per riflesso, ancora gioia e felicità per le bellezze che hanno colorato le giornate passate insieme...Un pieno di energie positive che ci volevano proprio! Sembra come aver fatto un pieno di un nuovo carburante...Evviva il viaggio! Evviva mia figlia che ha avuto questa idea splendida del viaggio insieme. Grazie amore mio!
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Emozionante viaggio, solo di quattro giorni, ma intensi e bellissimi. Trascorrere insieme queste giornate sempre insieme a mia figlia è stato gratificante e piacevole perchè eravamo sempre in sintonia dei tempi e dei luoghi da visitare...L'unico rammarico era "sentire"la mancanza di Renzo e Katia, in special modo quando le emozioni o le sensazioni erano davvero intense e suggestive...Poi arrivava sempre una farfalla che mi "diceva" che anche loro erano lì... Inizio con l'emozione del viaggio in aereo, che mi mette sempre un poco d'ansia ma che alla fine mi eccita come una bambina sulle giostre...Dio mio che città meravigliosa! Che bello essere salutate ad ogni passo con un" Hola", veramente allegro questo saluto, tutte gentili le persone che abbiamo incontrate anche solo per le informazioni, per nulla stressati gli automobilisti che anche se capitava di passare con il rosso non urlavano improperi come da noi...Tantissime le persone in bicicletta e i percorsi per poter pedalare in tutta tranquillità...Io e Barbara Verdone siamo rimaste molto colpite e affascinate dal quartiere Gotico,tante piccole viuzze strette strette,tanti negozi, tanto via vai,tante piccole cosa d'ammirare, d'altra parte come non esserlo? Davanti a tanta bellezza si rischia di stare addirittura male...un eccesso di meraviglie da scatenare la sindrome di Stendhal. Mi girava la testa...non sapevi dove volgere lo sguardo, in special modo alla Cattedralle che sorge sopra una piazza molto grande...piazza che è straripante di folla e tantissime persone che ballano tutte in cerchio...La fortuna ha voluto che mentre arrivavamo a questa piazza sentivamo della musica ...quasi come un suono di una banda, logicamente ho pensato a mio padre e quasi quasi non riuscivo a trattenere le lacrime quando mi sono apparsi i suonatori che con la loro orchestra creavano una magica atmosfera... Che dire di tutti i bellissimi palazzi Gaudì con quelle architetture e decorazioni pazzesche? E del bellissimo parco Guell ne vogliamo parlare? E la Sagrada Famiglia? E la grande via delle passeggiate ,proprio dietro il nostro albergo, la famosa La Rambla...uno struscio davvero impressionante, un via vai di persone di ogni nazionalità, vestiti tutti come gli pare e piace incuranti della ciccia e del gusto, stravaganti e non, colori,luci e suoni che si mescolano creando un immaginario caledescopio, insomma una libera gioiosa interpretazione della vita che passa...Ultima osservazione e non ultima per importanza, mi ha molto colpita la grande pulizia che c'è in ogni luogo e nelle strade: i cestini dei rifiuti mai straripanti, mai, e dico mai, ho visto neanche una bottiglia o una carta abbandonata a terra...perchè loro ci riescono e noi no? Mi rode proprio l'anima nel fare il confronto con ROMA - città eterna ma sempre sporca. Altre foto in questo link https://www.facebook.com/media/set/?set=a.10203343051011085.1073741848.1655190911&type=1&l=7f46698e20
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OGNI SECONDO DI VITA E' UN REGALO SUBLIMEOgni secondo di vita è un regalo sublime.Mi piace invecchiare perché il tempo dissolve il superfluo e conserva l'essenziale Por Osmar Alejandro Jodorowsky
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21 maggio 2014 Caro amore mio, da un certo punto in poi vi è per tutti,un punto di non ritorno. Te, adorato compagno di una vita, hai dovuto arrenderti al destino e, da quel maledetto giorno, il 21 Maggio 2011, hai attraversato quella linea di confine: quel punto di non ritorno. Hai intrapreso un percorso a noi sconosciuto e misterioso. Ora sei dall'altra parte della frontiera. Io non potrò varcarla, tranne che solo con un lasciapassare inoppugnabile e irreversibile. Il mio tempo, per ora, è qui e adesso. Il tuo è eterno. La vita continua, ed io ogni giorno lo affronto come fossi una scalatrice che si arrampica sulle pareti di un aspra montagna. Proseguo con grande impegno e sacrificio come dovessi arrivare alla vetta dell'Everest. Continuo con grande impegno senza sapere cosa troverò una volta arrivata alla vetta.Durante il percorso ci sono inerpicate scoscese, strapiombi da vertigini,creste strette,scarsità d'appigli .L'asprezza del cammino però non mi impedisce dal proseguire, un passo dopo l'altro andando oltre me stessa...Ogni tanto guardo indietro. Le vertigini prendono il sopravvento,sento che come un vortice mi avvolge...Il silenzio è assoluto. Il vento mi soffia sul volto e in quel attimo preciso si accende un pensiero "[...]io sono i mille venti che soffiano" . Improvvisamente un ritorno alla realtà!Un frammento delle parole incise sulla fredda lapide al cimitero, per ricordare che ltu sei sempre con me. Mi ero persa nelle montagne dei pensieri. Sono tornata. Amore mio, la mia anima senza di te è perduta. Mi mancano le nostre ininterrotte chiacchierate sino a notte inoltrata. Le risate con le lacrime agli occhi, la tenerezza del nostro passeggiare quotidiano mano nella mano... Il nostro perseguire ostinato di andare controvento. La complicità nel resistere al mondo e alle sue tendenze sempre più lontane dai nostri ideali. Vedere un film insieme e argomentare le varie tematiche affrontate...Le visite alle mostre d'arte...Mi manchi ogni attimo che passa, mi manchi in ogni situazione che mi trovo a vivere... Il fatto tragico e desolante è che non c'è rimedio. Devo proseguire il cammino senza la tua presenza fisica. La fortuna vuole che riesco ancora ad amare il bello che mi circonda, e questo aiuta, aiuta parecchio. Un raggio di sole mi prende in pieno, come a rafforzare le mie parole. In questo modo,alle mie spalle, appare la mia ombra che mi segue. E' un segno! Sì ,sembra infantile ,ma mi piace credere a tutto questo. La tua assenza si è trasformata nella mia ombra. Sei eternamente accanto a me. Quando il sole non c'è non ti vedo,ma questo non vuol dire che non ci sei. Sei con me ,dentro e fuori di me.Sempre! Per non arrestare il flusso dei ricordi ,grande nostro patrimonio, vivo i miei giorni popolandoli di nuove epifanie, per dare peso e sostanza a ciò che oggi non c'è più, consolazione e condizione estrema per esistere e resistere... Sempre e per sempre con amore infinito Riposa in pace mio amor La tua Bruna
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Post n°778 pubblicato il 19 Maggio 2014 da brunaverdone
NEL DIARIO DI KATIA IN QUESTA DATA C'E' SCRITTO Ora la mia Katia non c'è più, il male è stato più forte di lei... Noi da quella prima maratona abbiamo mantenuto la promessa che ci ha imposto: continuare anche senza di lei ,ogni anno. Così abbiamo fatto anche nel momento di maggior dolore, come quando è morto mio marito, il 21 Maggio del 2011,(anche lui di cancro) Il giorno dopo,il 22 abbiamo mantenuto fede alla promessa e siamo scesi in piazza per la maratona a favore della ricerca... Una sua amica le dedica sempre un pensiero con il suo pettorale di "donna in rosa" dove scrive una dedica per Katia La nostra mascotte...è venuta sempre con noi...nel grembo della mammma , poi con il passeggino ed ora con le sue gambette...
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Barbara, mia figlia ,proprio ieri ha scritto un post dedicato al fatto inequivocabile che nella cassetta della nostra posta troviamo solo pubblicità e bollette da pagare.... Allora ho dovuto ammettere di essere felicemente privilegiata perchè io ricevo ancora lettere e cartoline. Ho messo insieme le ultime lettere e cartoline ricevute ultimamente. Mentre le tenevo in mano ne ho riletta qualcuna, e nel rileggerla ho provato la stessa bella sensazione che ho avvertito nel riceverla. Sembra una sciocchezza questa riflessione che sto facendo ma in realtà è un pensiero che voglio appuntare in queste mie pagine. Come se fosse un fermo immagine, come un fiore messo in un libro, come una frase sottolineata in una pagina che mi ha colpito l'anima...Per ricordare l'emozione che si prova quando, in mezzo alle tante sgradite e inopportune pubblicità, nella cassetta delle lettere, spunta una busta bianca con il nostro nome scritto sopra. E' come tornare indietro nel tempo. Un guizzo al cuore ti coglie all'improvviso. E' un raggio di sole inaspettato. Una persona che si è presa cura di prendere una busta, un foglio, la penna e si è seduta, forse in un angolo, in silenzio, per scrivere dei pensieri tutti dedicati a te...Come non rimanere colpiti da tale comportamento? Davvero vorrebbe dire che non abbiamo più occhi per vedere e cuore per sentire...Una sensibile e cara persona ha speso per noi la cosa più preziosa che ha:del tempo. Ecco io sono profondamente grata a queste persone, che mi hanno scritto. Alcune sono mie amiche attraverso il contatto di fb o del mio blog , e per questo sono ancora di più commossa da questa scelta di comunicare con me attraverso uno scritto a mano e non attraverso i pratici e abusati messaggini telefonici o l'e-mail...Leggo in questo gesto una voglia di comunicare ancora più profonda, più personale...come a mettere un sigillo alla nostra amicizia, come uno sfiorarsi l'anima. Grazie amiche ed amici .Grazie alla vita per avermi regalato la fortuna di avervi come amici. |
Sono andata da sola a visitare la Mostra dedicata a Rodin. Come non emozionarsi davanti a tanta bellezza? ...è come non pensare ancora al mio Renzo? Eravamo abituati a fare insieme ogni cosa...Questa meraviglia ed emozione sarebbe stato bello poterla condividere con lui, lo faccio lo stesso, ma solo con il pensiero... È come se non bastasse, appena varcati i cancelli della mostra-Auguste Rodin alle Terme di Diocleziano di Roma.- una farfallina mi ha sfiorato il volto...anche katia e con me...sempre ogni volta che vedo un film, vado ad una mostra o qualsiasi cosa bella io faccia...Grazie Katia per farmi "sentire" in questo modo la tua presenza... Davanti a questa scultura ho sostato a lungo... |
Il tuo passaggio in questo mondo, Madre mia adorata, ha lasciato delle tracce profonde, come i solchi di un aratro. Non sei vissuta invano. E' come se te avessi lasciato delle impronte indelebili durante tutto il percorso del tuo cammino, dei tuoi sessantanove splendidi anni, che sono volati via in un attimo. Dopo la tua scomparsa, mi son trovata spesso a riflettere e capire di quanto,delle persone che se ne vanno via per sempre, resta in quelli che rimangono... Di te è rimasto molto nei ricordi di chi ti ha amato, hai lascato tracce che mai saranno cancellate. Nessun vento o tempesta potrà eliminare questo tuo percorso illuminante. Chiunque ha avuto la fortuna di conoscerti non ha altro che parole e sentimenti belli per ricordarti. Come potrebbe essere diversamente? Come dimenticare che la tua casa,per la disperazione di papà, era un porto di mare, un rifugio per tutti quelli che avevano bisogno? Che nei tuoi frequenti ricoveri ospedalieri, riuscivi sempre a conoscere persone che poi, per loro necessità, soggiornavano per il tempo necessario a casa vostra... La tua bontà, l' altruismo, la generosità, la tua operosità...ogni tuo gesto,o impulso improvviso, o sentimento erano una pietra miliare da posare a terra, per me da rammentare come insegnamento e conservare a futura memoria da tramandare alle mie figlie. Madre adorata,il tuo profondo modo di amare ce lo siamo sentiti addosso,come una indistruttibile armatura che ci proteggeva...come un abbraccio mai allentato...una eterna difesa di protezione totale. In fondo non facevi altro che ripeterci: "Io prego sempre che, se deve essere destinato del male o malattia per tutti voi,figli o nipoti allora è giusto che sia io a prenderlo su di me... è questo che desidero, più di ogni altra cosa al mondo. Tutto a me e niente a voi." Questo è stato il tuo mantra ripetuto all'infinito. Tanto, che quando siamo state ricoverate tutte e due in contemporanea, per un sospetto nodulo al seno, al risveglio ti sei subito preoccupata di controllare come erano andate le cose. Quando capisti che io avevo ancora il mio seno, a quel punto fosti contenta che l'evento tanto temuto fosse capitato a te. La tua preghiera era stata esaudita. Tu avevi un cancro al seno ed io no. Ti sembrava di essere stata esaudita in quel tuo folle progetto. Tanto che papà, con le lacrime agli occhi ti rimproverò duramente: "Ecco sei stata accontentata...l'hai voluta tu!" Come potremmo dimenticare queste tangibili prove d'amore? E questo amore addosso ce lo portiamo ancora con noi. Eri il centro della famiglia. Tutto ruotava attorno a te. Le immancabili feste in cui eravamo tutti riuniti attorno alla tua tavola, ai tuoi cibi preparati con amore. Ci hai allevato a pane e amore. Amore a profusione senza badare al risparmio:amore,amore e ancora amore. Questo amore che ora è in noi e che, per merito tuo, per noi è diventato un Sentimento Sacro, da onorare sempre al meglio, come hai saputo fare te. Mi domando se saremo capaci di fare tesoro dei tuoi insegnamenti. Se saremo in grado di seguire le tue orme, perché se no, in fondo perché le avresti lasciate? Una traccia da seguire...per non perdersi in inutili rivoli che non portano a nulla. Basta che il pensiero voli da te e subito sappiamo come dobbiamo comportarci. Amore ,amore, amore. Sempre l'amore in ogni manifestazione possibile, vivere con l'amore come bandiera da sventolare in alto...ci proviamo mamma,ci proviamo e ci proveremo sempre. Fosse pure l'ultimo nostro gesto ci proveremo, costi quel che costi non baderemo a spese..
Grazie madre mia di essere stata mia madre |
Post n°772 pubblicato il 11 Maggio 2014 da brunaverdone
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Post n°770 pubblicato il 07 Maggio 2014 da brunaverdone
Chissà perché, l'altro giorno, forse la malinconia, oppure il grigio giorno di pioggia, tanto è che ho ripreso in mano tra i moltissimi libri proprio quelli che mi facevano sentire vicina al mio amore di una vita. Infatti, ritrovo in questi libri tante, tantissime analogie con la personalità ed il temperamento del mio Renzo. Come non coglierne le continue corrispondenze? Forse anche perché lui mi ha sempre detto che la sua formazione culturale l'aveva avuta da adolescente proprio cominciando a leggere i romanzi di Dostoevskij, Nietzsche, Sartre, Omar Khayam, Lorca, Rimbaud, Baudelaire, Schopenhauer...In "Memorie del sottosuolo" ritrovo tutta la gamma dei malesseri di Renzo. "L'eccesso di coscienza è una malattia, una vera e propria malattia"... Rifletto anche sfogliando Pessoa "il libro dell'inquietudine" dove a margine del libro Renzo ha scritto di suo pugno: "Le opere drammati non ne produco più, non perchéio non le senta ma perché, non avendo più speranze-gli ideali sono statitotalmente annullati. Tutto è inutile !" oppure la sua sottolineatura della frase: " Ci sono uomini sfruttati perfino da Dio: sono profeti e santi, nella vacuità di questo mondo."
Riaprendo questi libri mi rendo conto che sono molti i frammenti sottolineati da me. Li rileggo e oggi più che ieri ritrovo l'immagine di Renzo che si sovrappone a quella dei grandi poeti e letterati inquieti e tormentati... Da sempre avrebbe voluto fare un ciclo di opere dedicate a loro, ma poi non ha mai avuto il tempo sufficiente per concentrarsi su quell'idea. Quanto ho pensato a lui, ai suoi malesseri esistenziali quando ho riletto i Diari di Baudelaire :
Tanto forte quell'urlo che una volta mentre ero al suo cavalletto in via Margutta, durante l'esposizione dei quadri per la mostra dei cento pittori, passò un distinto signore che rimase diverse ore a guardare le opere esposte...alla fine mi diede un biglietto da visita dicendomi di darlo all'Artista perché secondo lui ne avrebbe avuto bisogno. Era uno psicologo.
Forse dipingere per lui era un modo per cacciare via dal suo animo i fantasmi che l'opprimevano. Aprire così un varco nel buio. Per non soccombere. Uno spazio bianco dove combattere contro i suoi mostri conducendo una guerra spietata testa a testa con questo subdolo nemico.
Aveva disgusto per questa società corrotta, lui uomo integro e sorretto da ideali mai abbandonati. Faceva un immane fatica a vivere la sua vita. Testimone sdegnoso e giudice della condizione umana e della società contemporanea con cui non riusciva a condividere nulla...
Un'incapacità di essere"normale" di essere semplicemente al mondo e non contro e perennemente in rivolta. L'astiosa insofferenza verso le apparenze e la superficialità che tanto occupa i nostri giorni. L'inadattabilità ad una società fondata sul profitto, una società che dava spazio e merito a uomini discutibili , furbetti opportunisti, senza etica e nessun rigore morale... Tutto questo lo infastidiva enormemente. Così,istintivamente, il suo carattere impulsivo e insofferente diventava nelle discussioni sempre infiammato, polemico ,tagliente, spesso anche condito con forme di sarcasmo molto aggressivo.
Per me che ero, e sono l'opposto, è stata una continua sfida tentare di arginare quel fiume in piena.Illuminare le sue zone d'ombra non era per niente facile, era un continuo esercizio d'amore. Convinta com'ero che tutto il suo malessere scaturisse da una "mancanza profonda d'amore...Il suo "bisogno d'amore" era immenso. Non bastava solo il mio grande amore e la completa dedizione a lui e alla sua Arte. Troppo vaste e profonde le praterie e le ondulate vallate della sua anima sofferente.
Pianse calde lacrime quando mi confidò che non aveva mai ricevuto un abbraccio dalla madre, né tantomeno dal padre. Mai apprezzamenti o riconoscimenti in famiglia. Tutto questo lo aveva segnato profondamente, come un marchio a fuoco, di sofferenza sempre lacerante e viva.
Quanta amarezza ha dovuto sopportare!
Da parte mia per cercare di essergli d'aiuto ho letto veramente tantissimi saggi di psicologia, ma il suo essere orgogliosamente "escluso" per scelta e suo malgrado è stata una barriera che non ho saputo infrangere completamente ma solo in parte...
Era come un eterno naufrago in cerca di appigli per restare a galla.
Mi viene in mente che un titolo di una sua opera era stato : "Orfani con rabbia" Con questa rabbia se n'è andato da questo mondo ...preoccupato di lasciare in eredità a sua figlia questa società da lui combattuta, disprezzata e odiata. Una società che osteggia chi crede in certi immutabili valori con una presa di coscienza costante. E' morto con questo dolore nel cuore. Il rammarico di lasciare alla figlia un mondo senza speranze.
Con amore infinito
Bruna
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"Era l'odore della mia pelle che cambiava, era prepararsi prima della lezione, era fuggire da scuola e dopo aver lavorato nei campi con mio padre perché eravamo dieci fratelli, fare quei due chilometri a piedi per raggiungere la scuola di danza.
Non avrei mai fatto il ballerino, non potevo permettermi questo sogno, ma ero lì, con le mie scarpe consumate ai piedi, con il mio corpo che si apriva alla musica, con il respiro che mi rendeva sopra le nuvole. Era il senso che davo al mio essere, era stare lì e rendere i miei muscoli parole e poesia, era il vento tra le mie braccia, erano gli altri ragazzi come me che erano lì e forse non avrebbero fatto i ballerini, ma ci scambiavamo il sudore, i silenzi, a fatica. Per tredici anni ho studiato e lavorato, niente audizioni, niente, perché servivano le mie braccia per lavorare nei campi. Ma a me non interessava: io imparavo a danzare e danzavo perché mi era impossibile non farlo, mi era impossibile pensare di essere altrove, di non sentire la terra che si trasformava sotto le mie piante dei piedi, impossibile non perdermi nella musica, impossibile non usare i miei occhi per guardare allo specchio, per provare passi nuovi. Ogni giorno mi alzavo con il pensiero del momento in cui avrei messo i piedi dentro le scarpette e facevo tutto pregustando quel momento. E quando ero lì, con l'odore di canfora, legno, calzamaglie, ero un'aquila sul tetto del mondo, ero il poeta tra i poeti, ero ovunque ed ero ogni cosa. Ricordo una ballerina Elèna Vadislowa, famiglia ricca, ben curata, bellissima. Desiderava ballare quanto me, ma più tardi capii che non era così. Lei ballava per tutte le audizioni, per lo spettacolo di fine coso, per gli insegnanti che la guardavano, per rendere omaggio alla sua bellezza. Si preparò due anni per il concorso Djenko. Le aspettative erano tutte su di lei. Due anni in cui sacrificò parte della sua vita. Non vinse il concorso. Smise di ballare, per sempre. Non resse la sconfitta. Era questa la differenza tra me e lei. Io danzavo perché era il mio credo, il mio bisogno, le mie parole che non dicevo, la mia fatica, la mia povertà, il mio pianto. Io ballavo perché solo lì il mio essere abbatteva i limiti della mia condizione sociale, della mia timidezza, della mia vergogna. Io ballavo ed ero con l'universo tra le mani, e mentre ero a scuola, studiavo, aravo i campi alle sei del mattino, la mia mente sopportava perché era ubriaca del mio corpo che catturava l'aria.
Ero povero, e sfilavano davanti a me ragazzi che si esibivano per concorsi, avevano abiti nuovi, facevano viaggi. Non ne soffrivo, la mia sofferenza sarebbe stata impedirmi di entrare nella sala e sentire il mio sudore uscire dai pori del viso. La mia sofferenza sarebbe stata non esserci, non essere lì, circondato da quella poesia che solo la sublimazione dell'arte può dare. Ero pittore, poeta, scultore. Il primo ballerino dello spettacolo di fine anno si fece male. Ero l'unico a sapere ogni mossa perché succhiavo, in silenzio ogni passo. Mi fecero indossare i suoi vestiti, nuovi, brillanti e mi dettero dopo tredici anni, la responsabilità di dimostrare. Nulla fu diverso in quegli attimi che danzai sul palco, ero come nella sala con i miei vestiti smessi. Ero e mi esibivo, ma era danzare che a me importava. Gli applausi mi raggiunsero lontani. Dietro le quinte, l'unica cosa che volevo era togliermi quella calzamaglia scomodissima, ma mi raggiunsero i complimenti di tutti e dovetti aspettare. Il mio sonno non fu diverso da quello delle altre notti. Avevo danzato e chi mi stava guardando era solo una nube lontana all'orizzonte. Da quel momento la mia vita cambiò, ma non la mia passione ed il mio bisogno di danzare. Continuavo ad aiutare mio padre nei campi anche se il mio nome era sulla bocca di tutti. Divenni uno degli astri più luminosi della danza.
Ora so che dovrò morire, perché questa malattia non perdona, ed il mio corpo è intrappolato su una carrozzina, il sangue non circola, perdo di peso. Ma l'unica cosa che mi accompagna è la mia danza la mia libertà di essere. Sono qui, ma io danzo con la mente, volo oltre le mie parole ed il mio dolore. Io danzo il mio essere con la ricchezza che so di avere e che mi seguirà ovunque: quella di aver dato a me stesso la possibilità di esistere al di sopra della fatica e di aver imparato che se si prova stanchezza e fatica ballando, e se ci si siede per lo sforzo, se compatiamo i nostri piedi sanguinanti, se rincorriamo solo la meta e non comprendiamo il pieno ed unico piacere di muoverci, non comprendiamo la profonda essenza della vita, dove il significato è nel suo divenire e non nell'apparire. Ogni uomo dovrebbe danzare, per tutta la vita. Non essere ballerino, ma danzare.
Chi non conoscerà mai il piacere di entrare in una sala con delle sbarre di legno e degli specchi, chi smette perché non ottiene risultati, chi ha sempre bisogno di stimoli per amare o vivere, non è entrato nella profondità della vita, ed abbandonerà ogni qualvolta la vita non gli regalerà ciò che lui desidera. È la legge dell'amore: si ama perché si sente il bisogno di farlo, non per ottenere qualcosa od essere ricambiati, altrimenti si è destinati all'infelicità. Io sto morendo, e ringrazio Dio per avermi dato un corpo per danzare cosicché io non sprecassi neanche un attimo del meraviglioso dono della vita... "
RUDOLF NUREYEV
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