Creato da StefySelvatica il 29/01/2007 |
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Post n°192 pubblicato il 19 Agosto 2010 da StefySelvatica
Ragazzi, sabato finalmente... PARTIRO' PER LE VACANZE!!!! Credo che il massimo che riuscirò a fare, in una settimana, sarà più o meno questo....
Ci rivedremo qui sul blog a settembre Con affetto, Selvatica N.B.: il numero di telefono per info sul futuro gruppo a.m.a. per chi soffre di bulimia rimarrà comunque attivo nei giorni e negli orari indicati!!! |
Post n°191 pubblicato il 13 Agosto 2010 da StefySelvatica
Ed eccoci qui! Vi comunico con estrema gioia che, raggiunto il numero minimo di partecipanti, avvieremo il primo gruppo di auto mutuo aiuto (a.m.a.) per chi soffre di bulimia a Torino. Dopo il POST del 12 maggio 2010, per chiarire ulteriormente le idee, scriverò di seguito alcuni concetti di base per spiegare meglio cosa sia un gruppo a.m.a. Chiunque abbia il desiderio di partecipare, può contattarci - al numero: 345 0225630 - ogni mercoledì e sabato dalle 14:30 alle 16:00 Siete i benvenuti, vi aspettiamo Cos’è l’Auto Mutuo Aiuto (A.M.A.)? L’Auto Mutuo Aiuto è un "momento di incontro tra persone (…) unite da uno stesso problema (dipendenza, stato di bisogno, difficoltà in generale) per rompere l’isolamento, per raccontarsi le proprie esperienze di vita (gioiose e dolorose), per scambiarsi informazioni e soluzioni, per condividere sofferenze e conquiste con l’obiettivo di riscoprirsi risorsa, non solo per sé, ma per l’intera collettività" (Stefano Bertoldi). Cosa sono i gruppi di Auto Mutuo Aiuto (gruppi A.M.A.)? I gruppi A.M.A. sono formati da persone che vivono o hanno vissuto uno stesso disagio e che spontaneamente e liberamente decidono di incontrarsi per condividere le proprie esperienze trasformandole così in risorse e sostegno per se stessi e per gli altri. Sono costituiti da un numero minimo di 3-4 persone ad un numero massimo di 10-12; gli incontri avvengono periodicamente (di solito settimanalmente) e si svolgono in cerchio per favorire la comunicazione e sottolineare la parità dei partecipanti. La partecipazione al gruppo è libera e gratuita. Quali sono le regole dei gruppi A.M.A.? I gruppi A.M.A. basano il proprio funzionamento su:
Chi è il facilitatore? Il facilitatore acquisisce una sua "professionalità" grazie a specifici corsi di formazione ma è, a tutti gli effetti, un componente del gruppo alla pari di tutti gli altri partecipanti. Il suo ruolo consiste nell’agevolare la coesione e la comunicazione, soprattutto durante le fasi iniziali di un gruppo. Esistono infatti gruppi A.M.A. autogestiti, ovvero senza la presenza di un facilitatore. Questo deriva dal fatto che la centralità del gruppo e quindi lo scambio reciproco di ogni singola esperienza è alla base della filosofia dell’auto mutuo aiuto. L’A.M.A. è una terapia? No. L’auto mutuo aiuto può essere considerato come una pratica di sostegno tra persone che condividono uno stesso problema e che traggono dallo scambio di visuali, opinioni e testimonianze, nuove risorse per migliorare la propria vita e crescere assieme. Cosa ne pensa l’O.M.S.? L’OMS definisce l’auto mutuo aiuto l’insieme di "tutte le misure adottate da non professionisti per promuovere, mantenere e recuperare la salute intesa come completo benessere fisico, psicologico e sociale di una determinata comunità" e lo annovera tra gli strumenti di maggior interesse per ridare ai cittadini responsabilità e protagonismo, per umanizzare l’assistenza socio-sanitaria, per migliorare il benessere della comunità. Un bacio grandissimo, Selvatica |
Post n°190 pubblicato il 21 Luglio 2010 da StefySelvatica
Stavo pensando a quanto siano importanti nella vita le piccole cose. In quarta ginnasio (1a superiore al liceo classico) il professore di italiano ci fece scrivere un tema su "cosa avevamo visto" nella stessa mattinata durante il tragitto tra casa e scuola. Mi resi conto che, per mia fortuna, proprio quel giorno non mi ero chiusa mentalmente sulle interrogazioni che avrei dovuto sostenere, ma avevo osservato una passerotto che si trovava sul ramo di una pianta vicino alla strada mentre eravamo in coda con l’auto. Lo descrissi minuziosamente nell’aspetto fisico, nel comportamento. Ne venne fuori un tema meraviglioso, sensibile, trasparente. Quell’uccellino, nel suo piccolo, quel giorno mi rallegrò la giornata e mi diede pure una giusta ispirazione. Concentrarsi troppo sul fine delle proprie azioni molto spesso fa tralasciare molti altri aspetti della quotidianità. Non alzare mai gli occhi da un punto fisso non permette di godere appieno dei momenti della vita, non permette di sorprendersi, non permette di ascoltare. I piccoli passettini ai quali mi riferisco sempre quando consiglio di concentrarsi sul "poco per volta" sono proprio questi. Autoimporsi di smettere di abbuffarsi e vomitare dal solito "domani" può sembrare un nobile proposito ma molto spesso va a gambe all’aria proprio per il fatto che si prosegue nell’ottica del tutto o niente, con il paraocchi, senza vedere invece tutto ciò che di possibile e di bello può esserci lungo la strada. Reimparare a rallentare è importante anche in un percorso di guarigione. La frenesia della malattia molto spesso porta non solo ad agire in fretta secondo i soliti meccanismi malsani ma anche a non sentire più la propria pancia. Si arriva a buttarsi sul cibo ed ad immettere tutto ciò che capita sotto tiro prima ancora di capire quale emozione si cerca di reprimere e poi ci si anestetizza fino a stordirsi in modo da raggiungere un solo pensiero: come liberarsi di tutto ciò che si è ingurgitato. Tutto il resto passa in secondo piano, tutto il resto non si vede nemmeno più, rimane nascosto ed offuscato dalla solita voglia di farsi la dose perché rimane l’unico gesto eccitante in un continuo pieno di…noia! E invece la vita per fortuna propone costantemente nuovi stimoli: sta alla persona rieducarsi a notarli. Come fare per ricominciare? Si può partire proprio dal basso, dalle parole che si dicono, dai piccoli gesti che si compiono, dalle micro riflessioni sui comportamenti che si tengono. Un esempio. E’ domenica, mi sono alzata dal letto e ho appena fatto colazione. Dopo una settimana di lavoro la casa è da riordinare, bisognerebbe passare l’aspirapolvere ovunque, ci sarebbero i panni da lavare…il mio unico pensiero fisso? Piazzarmi sotto una pianta nel parco più vicino! Da malata come agisco? Inizio pigramente a riempire d’acqua il lavandino per lavare i piatti, riempio il cestello della lavatrice per il primo carico, do una scopata al corridoio, rifaccio il letto e poi inizio a rassettare, sempre più veloce, sempre più nervosa. L’idea di andare al parco mi irrita sempre di più perché vorrei tanto raggiungere quella pianta il prima possibile ma ora la casa è ancora più in disordine ed io DEVO finire di eseguire i miei compiti altrimenti che brava bimba sarei? Faccio uno spuntino in piedi, poi bevo un po’ di succo, poi mangio ancora un biscotto poi, stoica, mi impongo di lavorare ancora almeno per un’altra ora…e ricomincio! sempre più furiosa, sempre più arrabbiata con me stessa perché non so dividere meglio i compiti durante la settimana, perché tante cose non riesco a tralasciarle, perché non mi aiuta nessuno, perchè dopo la colazione mi sono concessa un'altra colazione, perché il cielo è blu e i prati sono verdi, perchè io da piccola non potevo mai giocare e mi sento sola e triste e afflitta e ho una casa troppo grande da mantenere e poi come faccio? Etc…etc…etc…finchè?…finchè arriva l’abbuffata e arrivederci e grazie! Da sana cosa faccio? Lascio tutto così com’è, tanto non vinco il mongolino d’oro per la rassettatrice più veloce dell’anno. Mi preparo una borsa nella quale infilo asciugamano, occhiali da sole, acqua naturale e giornale di turno. Indosso costume, copricostume, infradito sgargianti e qualche spicciolo: metti mai che mi venga VOGLIA di un gelatone? Parto col sorriso stampato in faccia e penso: "però: bello tornare a vivere!!!" Besitooooooooos Selvatica |
In seguito alla gentile concessione dell'autrice pubblico questa mail inviatami pochi giorni fa. Ho deciso di inserirla nel blog per la sua meravigliosa determinazione. Ceciclia con le sue parole è riuscita ad esprimere tutta la propria forza, tutta la propria voglia di vivere, tutto il proprio coraggio. Credo che sia il minimo da parte mia condivivere la sua capacità di reagire con voi perchè può essere di esempio ed aiuto durante i momenti difficili che spesso ci si ritrova ad affrontare! "Ciao! Sono Cecilia, una ragazza di 20 anni. Ho letto il tuo blog mentre cercavo informazioni sulla bulimia. Anche io sono bulimica ma ne sto uscendo , lentamente. Ho sempre meno crisi e di minore intensità. Dopo aver sentito tante storie che ti fanno sentire VITTIMA della malattia, è bello trovare qualcuno che finalmente ti dice che dipende da te guarire, dalla tua FORZA di volontà di non dare spazio a questo problema che limita la tua salute e la tua libertà. E' proprio vero sentirsi colpiti da una malattia ci mette in una posizione quasi di comodo in cui non si reagisce e ci si giustifica con una diagnosi. Solo se ci si risveglia dal torpore, dalla vita a metà e si decide di agire si può uscirne. Io sono arrivata a queste conclusioni solo dopo qualche anno. Ma questo brutto periodo deprimente mi ha dato l'opportunità di maturare, di riflettere, di conoscermi e di capire profondamente tante cose. E' stato cosi anche per te? A forza di vergognarmi dello spreco dei doni della vita che stavo facendo, di cercare delle spiegazioni a quello che stavo facendo a me stessa ho riempito quel "VUOTO COSMICO" che era dentro di me quando la malattia mi ha preso. Dio mi ha dato la fede in questo periodaccio e sono felice perché adesso che ne sto uscendo sono sicuramente più forte di prima, ma anche più umana e più attenta al prossimo perché c'è tanta sofferenza nascosta in molte persone (come io nascondevo la mia). Per questo ti ringrazio per il tuo blog e per le tue parole perché a me hanno dato CONFERME, a molti daranno SPERANZA e una spinta nella direzione giusta per guarire. Il tuo blog è bellissimo, le tue parole sono chiare e forti, ed è raro. (anche le immagini liberty sono belle e le tue foto pure, mi piace vedere chi è che scrive!) Tutto questo per dirti grazie e continua così!" GRAZIE CECILIAAAAAAA Selvatica |
DOMANDA: come si fa a far vedere ad una persona che è stata ripetutamente violentata (psicologicamente o fisicamente) che la vita non fa schifo? Come si fa a far capire a chi è stato sempre trattato come una nullità che ha il diritto di occupare uno spazio nel mondo e che la sua presenza non serve solo a togliere ossigeno prezioso a tutti gli altri? Il male genera male, sempre! Ed è constatato che chi viene usato ed abusato ha molte probabilità , a sua volta, di usare ed abusare. Potenzialmente dunque va a crearsi un loop, una spirale infernale, un tunnel nero al fondo del quale, spesso, la bulimia rappresenta soltanto un pezzettino di un puzzle molto più ampio. Lo sfogo malsano, l’autolesionismo, la capacità acquisita di procurarsi dolore diventano strumenti per esorcizzare la sofferenza causata da un altro filo: che si è spezzato ad un livello molto più profondo dell’animo e che sembra essere irreparabile. Sopportando il dolore auto inflitto si dimostra di essere potenti, forti, cattivi: più cattivi degli altri, più cattivi del mondo, più capaci di tutti a compiere gesti malsani, impazziti, fuori da ogni controllo, fino a provarne compiacimento. Ci si piega ma non ci si spezza e ci si allena a non cedere, anzi, ad essere più bastardi di chiunque. Che fare dunque per spezzare questo circolo vizioso? Non ho la soluzione in tasca ma mi sembra il minimo rifletterci un po’ su senza liquidare lo scomodo argomento dando una pacca virtuale sulla spalla a chi sta vivendo questi conflitti dicendo "vedrai che passerà!". Non è così che funziona, non è così semplice! Riuscire a riprendere il filo di se stessi richiede un grande sforzo, è difficile e diventa complicato soprattutto quando le esperienze già vissute e le persone conosciute hanno ripetutamente messo in rilievo che "non vale la pena lottare per se stessi". La realtà è che non si nasce né buoni né cattivi e che, col tempo, ci si adatta a quello che capita e che avviene nel proprio destino: senza istruzioni per l’uso, né possibilità di ripartire dal via. Ma c’è un "ma": credo, parallelamente, che ognuno di noi possieda una propria auto coscienza ben definita, al di là degli insegnamenti, al di là della quotidianità, al di là delle regole e che dentro alla propria intimità sappia veramente cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, cosa sia il dolore o cosa sia lo star bene, cosa sia la morte o cosa sia la vita. Questo può permettere di scegliere, questo può cominciare a far intuire che ha un senso la propria presenza nel mondo, questo può far alzare la testa e far smettere di ledersi, di tagliarsi, di ubriacarsi, di drogarsi, di vomitare.
Si prende la consapevolezza che vivere non significa sopravvivere e questo può far capire che, se si ha avuto la sfortuna di attraversare momenti bui, si possiede comunque la capacità di scindere, di decidere per se stessi cercando di imparare, di sperimentare, di vivere come suggeriscono il cuore e l’istinto (anche in netta contrapposizione a cosa è stato imposto fino ad un dato momento e per le cause più disparate). La propria coscienza forse ne sa un tot di più di quanto la mente, così razionale, cerchi disperatamente di capire ed inquadrare; va al di là della ragione, va al di là della più logica comprensione eppure esiste, sempre, ed è forse l’unica "cosa" certa dalla quale ogni essere vivente può trarre la propria sincera ispirazione. Nasciamo onniscienti, trasparenti, candidi come le pagine di un libro non scritto, poi, invecchiando, con la mente dimentichiamo; per fortuna il corpo registra e l’anima sa comunque riconoscere cos’è meglio per noi. Arrivati al punto nel quale la morte sembra più leggera della vita, arrivati al punto nel quale il dolore auto inflitto serve a coprire soltanto altro dolore, si comincia ad intuire che in qualche modo si ha la necessità di agire diversamente, allora si trova la forza per muoversi. E’ inevitabile: i campanelli d’allarme scattano. Il problema è che si è tanto bravi a raccontarsi balle ed a fingere che non esistano ma, a quel punto si compie comunque una scelta e cominciare ad ammetterlo prendendosi le proprie responsabilità è un passo importante. Credo che l’allenamento all’ascolto interiore rappresenti un gesto di grande affetto verso se stessi ma non solo, penso davvero che sia in grado di regalare ad ognuno proprio quegli strumenti utili per sbloccare il circolo vizioso del male al quale mi riferivo prima. E il bene genera bene, è constatato. Con affetto, Selvatica |
E’ quando ti sembra di aver toccato il fondo che una luce dentro di te si accende e ti fa vedere davvero chi sei È quando stai provando a scavare e le tue unghie sono piene di terra che col palmo delle mani ti dai una spinta e torni su È quando i tuoi occhi smettono di piangere perché non hai più lacrime che ti guardi allo specchio e ti sorridi È quando tocchi con mano le braccia fredde della morte che guardi improvvisamente in alto e cerchi il volto di un amico La tua forza esiste sempre, ti accompagna e non ti permette di piombare in una tomba già pronta Ti alzi e cammini Tutto il resto te lo butti alle spalle E NON TI VOLTI PIU’ |
Post n°186 pubblicato il 18 Giugno 2010 da StefySelvatica
TRATTO DA http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/disturbi_alimentari/ La prima mappa completa dei Centri per il trattamento dei disturbi del comportamento alimentare in Italia e i risultati di un anno di lavoro degli sportelli on-line di supporto per i giovanissimi affetti da anoressia e bulimia: queste alcune delle iniziative presentate il 9 giugno 2010, presso la sala stampa di Palazzo Chigi, dal Sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, e dal Ministro della Gioventù, Giorgia Meloni. Alla conferenza, dal titolo “Disturbi dell’alimentazione: per un’azione di sistema”, hanno partecipato la dottoressa Laura Dalla Ragione, responsabile del Centro disturbi del comportamento alimentare Palazzo Francisci della Ausl 2 della Regione Umbria e il professor Stefano Vicari responsabile della Neuropsichiatria infantile dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Nel corso della conferenza il ministro Meloni ha ricordato la necessità di rivolgersi ai medici per la cura di queste malattie, perchè non è possibile curarsi da soli ed è importantissimo non sentirsi soli. Essenziale, inoltre, contrastare il diffondersi di messaggi sbagliati e diseducativi su questi argomenti. E’ stato quindi presentato il sito web www.disturbialimentarionline.gov.it, (provvisoriamente ospitato all’indirizzo www.disturbialimentazione.eu) che si prefigge l’obiettivo di diventare il fulcro dell’azione di sistema istituzionale contro anoressia, bulimia e disturbi dell’alimentazione in genere. Grazie al riferimento di carattere istituzionale, chi visita il sito potrà avere la certezza che ciò che legge è certificato. Le iniziative si inseriscono nel progetto “Le Buone Pratiche di cura nei disturbi del comportamento alimentare”, realizzato di concerto tra i due ministeri e affidato alla regione Umbria, capofila del progetto, nel quadro del Protocollo di Intesa “Guadagnare Salute”, finalizzato a promuovere campagne informative ed azioni che mirino a modificare i comportamenti dannosi per la salute. Per chi soffre di disturbi dell’alimentazione, come anoressia e bulimia, rivolgersi al più presto ai centri specializzati nella diagnosi e nella cura può fare la differenza. Per questo motivo, l’obiettivo chiave del progetto è stato realizzare una mappa dei servizi specificamente dedicati al trattamento dei Disturbi del Comportamento Alimentare, rispondenti a requisiti di scientificità, che permettesse da un lato di informare il cittadino sulle possibilità di trattamento offerte a livello nazionale e, dall’altro, di fornire alle Istituzioni indicazioni sulle necessità di potenziamento dell’offerta terapeutica. Fonte: Ministero della Gioventù Redazione internet - Maddalena Baldi |
Post n°185 pubblicato il 07 Giugno 2010 da StefySelvatica
Pubblico il seguente commento scritto in mattinata (primissima mattinata^_____^) a questo post e la mia successiva risposta perchè credo possano essere significativi e utili per molti. Greta ha scritto: "Ciao! Non mi dilungo in complimentarti, perché l'hanno giá fatto in molti, semplicemente mi associo ai commenti precedenti! Io é da piú o meno 8 anni che vivo con questo problema e sinceramente passa il tempo e mi sembra insormontabile... Non so, io cerco in tutti i modi la forza per uscirne, per smettere questa routine devastante, ma a quanto pare la mia volontá non riesce a contrapporsi a me stessa... Ed é qualcosa che, letteralmente, ti impedisce di vivere, non sei una persona "normale", passi il giorno pensando in cibo e ossessionandoti... So che in me c'é la forza per superarlo... ma come la faccio venir fuori questa forza, cual é la chiave? So che la risposta é in me, e andró da uno psicologo specialista, ma... non so, mi sembra cosí difficile... Come ci sei riuscita?! Ti ammiro un sacco... un bacio. Greta" La mia risposta: "Ci sono riuscita a forza di battere testate contro il muro. Ho toccato un fondo oltre al quale mi sono resa conto che ormai ero arrivata ad abbuffarmi e vomitare solo per abitudine. La malattia era una scusa per non reagire, per non affrontare direttamente i problemi, per nascondermi dietro all'ennesima giustificazione. Ho capito che per urlare al mondo che stavo male ero riuscita ad ottenere un unico risultato: danneggiare me stessa. La capacità di cambiare la situazione dipendeva solo da me e dal non aspettare più che arrivasse qualcosa dagli altri . In pratica dalla passività ho provato a diventare attiva ed a forza di calci e spintoni sono riuscita a ridimensionare la malattia, a toglierle tutto quel potere che le davo e che invece non esisteva. In ognuno di noi esistono risorse illimitate alle quali ci si può aggrappare e per far questo bisogna prima scavare e poi risalire. Io penso che tu sappia perfettamente quali siano i tuoi difetti ed i tuoi pregi. Valuta i tuoi punti di forza, prova a ripartire da quelli, non mollare. Come scrivevo prima la bulimia non ti obbliga a far nulla se tu non glielo concedi più e il punto non è trovare la forza per uscirne ma per entrare davvero nella propria vita. Coraggio Greta, hai la possibilità di farcela davvero e se hai trovato le parole per esprimere il tuo disagio puoi trovare le parole per dire a te stessa perchè sei degna di volerti bene. Un abbraccio fortissimo Stefy" Forzaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!! Selvatica |
Post n°184 pubblicato il 12 Maggio 2010 da StefySelvatica
Ragassuoli voglio comunicarvi una notizia meravigliosa: sono diventata FACILITATRICE DI GRUPPI DI AUTO MUTUO AIUTO (A.M.A.). Nel prossimo post spiegherò meglio, per chi non lo sapesse, in cosa consistono i gruppi A.M.A e qual è il ruolo del facilitatore, ma vorrei almeno scrivere una breve introduzione sull’argomento per chiarire le finalità del corso che ho da poco concluso e di ciò che, come associazione, ci proponiamo di creare nel prossimo futuro. I gruppi di auto mutuo aiuto sono, in sostanza, degli incontri a cadenza periodica (di solito settimanale), effettuati da una decina di persone che hanno sofferto o soffrono di uno stesso disagio e che si propongono di mettere in campo le proprie esperienze e le proprie risorse per aiutarsi vicendevolmente. Il gruppo a.m.a. non sostituisce un percorso terapeutico ma fornisce un appoggio per chiunque desideri condividere liberamente la propria opinione. Chi è il facilitatore? Semplicemente un componente del gruppo che si incarica di dare l’avvio allo stesso, di mantenere in vita i contatti tra le persone partecipanti e di agevolarne la comunicazione. Ebbene, avevo letto della formazione di questi gruppi soprattutto da parte dell’A.M.A. di Trento (diciamo la capostipite di questa filosofia in Italia) e, più di un anno fa, avevo iniziato ad interessarmi all’argomento ma, allora, non ero riuscita a trovare corsi attivi in zona. Riprese le ricerche nell’autunno del 2009, m’imbattei in un nuovo sito, quello del Camap, ovvero il coordinamento dell’auto mutuo aiuto in Piemonte. Copiato il numero di cellulare di riferimento, presi coraggio e telefonai per presentarmi ed informarmi. Rimasta in contatto con "gli addetti ai lavori" a febbraio 2010 venni a conoscenza di un corso di formazione proprio a Torino. Dunque? Logicamente mi iscrissi e… a marzo è iniziata una nuova avventura! Durante le giornate formative si sono alternati lezioni frontali a momenti di confronto, di racconto, di raccoglimento e di esercitazioni pratiche anche molto divertenti ma non solo…la condivisione è proseguita durante le pause, i pranzi, gli intervalli e lo scambio reciproco di esperienze e di opinioni non ha fatto che arricchirci. In quell'occasione ho conosciuto persone speciali che, come me, si propongono di diffondere la conoscenza dell'auto mutuo aiuto e che mi hanno ulteriormente invogliata a proseguire in questa direzione. Nel mio piccolo, avendo sperimentato personalmente la validità della terapia di gruppo ed avendo ascoltato altre esperienze a riguardo molto positive, credo che incontri di questo tipo (ovviamente anche affiancati alle terapie tradizionali di cura) possano essere molto utili, soprattutto perchè possono far comprendere che, mentre si vive un disagio:
e che anzi: come tutti si può cadere ma, cosa più importante, ci si può rialzare proprio a partire dalle risorse personali che ogni essere umano possiede! Di tutti gli incontri collettivi ai quali partecipai mi ricorderò sempre, in particolare, di questo: potevo condividere! e le persone che avevo intorno mi ascoltavano, senza giudicare, senza puntare il dito ma semplicemente essendo lì con me e vivendo assieme a me un momento di apertura reciproca. In definitiva: non penso che la partecipazione ai gruppi a.m.a possa, da sè, "far guarire" una persona, ma che essa offra, a chi lo desidera, l'opportunità di confrontarsi con altre realtà, permettendo di vedere il problema sotto punti di vista ed angolazioni diversi dai propri...condizione da non sottovalutare e che può permettere l'avvio di numerose conseguenze positive. Per questi motivi mi sembra il minimo farmi promotrice di un metodo che è ancora in parte sconosciuto ma che è più che sperimentato ed efficace, non solo per quanto riguarda i disturbi alimentari, ma in campi molto più vasti: dalla depressione al supporto dei famigliari di malati oncologici, dalla droga alle dipendenze affettive. Vi illustrerò, appena saremo pronti per iniziare, le modalità con le quali la nostra associazione darà vita ai gruppi, ma vi anticipo che il desiderio è proprio quello di partire da incontri specifici tra persone che patiscono o hanno patito di bulimia. Per ora: un forte abbraccio a tutti! con affetto, Selvatica |
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ASL DI CIRIE' tel 0119217506 Via Mazzini n° 13, 3° piano. Orari: tutti i giorni dalle 9 alle 17 (seguono i pazienti che fanno parte dell'asl di ciriè e di Ivrea). OSPEDALE SAN LUCA, Via Spagnoletto 3, Milano, tel. 02-61911.2500 linea PRIVATA; il servizio è attivo dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 18.30, il sabato dalle 8.00 alle 12.30. CPS (centro psicosociale) di Zona 6 Via Procaccini 14, Milano - Tel. 02 63632731. Orario di apertura al pubblico: dal lunedì al venerdì dalle ore 8.00 alle ore 16.30. Se sono qui, lo devo anche a loro!
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