Creato da cassonetto99 il 11/01/2007
...tentando di rincollarmi
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Chi può scrivere sul blog
A chi si può raccontare cosa mi porto dentro dopo cinque giorni di ritardo?
I saggi dicono che è cambiata la stagione, adesso fa caldo.
A me sembra che abbia fatto molto caldo, molto freddo, molto caldo e via così.
Ma il mio ciclo è sempre stato lo stesso.
Scuoto la testa.
Qualcuno dice “sei infiammata”.
In che senso?
Pasionaria, esageratamente fedele, accecata dall’amore?
Scuoto la testa.
Il marchingegno tecnologico sensibilissimo - che costa la bellezza di sedicieuroedieci - ha detto a chiare lettere “NON INCINTA”: non potevo comprarne uno più semplice ma meno cafone? Bastava vedere una sola lineetta invece di due piuttosto che farsi urlare quello che non si vuole sentire...
Scuoto la testa, ancora.
E dunque adesso, dopo consulti vari, cosa mi resta da fare?
La consapevolezza dell’ennesima buca mi fa essere loquace, se credessi il contrario sarei probabilmente più scaramantica.
Scuoto la testa.
Perché in fondo, molto in fondo, finchè non vedrò quel maledetto rosso, un po’ ci crederò.
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Sono così stanca e scoraggiata e avvilita e sfiduciata e magonata.
E anche con la febbre.
Vorrei che almeno una volta qualcuno mi ascoltasse, mi curasse, si preoccupasse di me, davvero.
Una sola.
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Mi rifugio qui per sfuggire a quel che mi sta intorno.
Peccato non trovi rifugio da nessuna parte per sfuggire a me.
In un modo o nell’altro mi tocca guardarmi allo specchio.
Comincio a desiderare di far fagotto e andare via, ho bisogno di conoscere altre realtà, altri paesaggi, altre vite.
Voglio altre strade da percorrere.
Mi sta stretto tutto e finirò per scoppiare, così.
Forse quel numero tondo che si avvicina mi dà la spinta a tirare le somme.
E ‘ste benedette somme non mi soddisfano affatto.
Avviserò tutti, quando la valigia sarà pronta.
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Arriva sempre un momento in cui si devono fare i conti col dolore.
E’ la vita.
Quando io e te ci siamo conosciute io ero molto piccola.
Presumo d’averti amata immediatamente ed immediatamente sei diventata la “mia zia”.
Curioso modo di chiamarti, perché in realtà sei stata la nonna che non ho mai avuto.
Adesso è un po’ difficile riordinare i ricordi, perché fa male.
Però la prima cosa che mi è venuta in mente quando Marco mi ha detto “è mancata la zia” e sono rimasta senza respiro per un attimo, è stato il tuo sugo di pomodoro che sapeva di rosmarino.
Che strano non mi sia salito alle narici un profumo, in genere è così che sento le cose: l’olfatto mi guida, mi ricorda, mi fa rivivere.
Invece tu mi hai invasa con quel sapore delizioso che mi fa tornare piccola.
Ai prati di narcisi, al pane caldo, alle sere d’estate a catturare lucciole, alle susine staccate e mangiate dall’albero.
Il pezzo di vita che ho trascorso accanto a te è stato felice e spensierato, ti sei occupata di me fino a che sono stata abbastanza grande da cavarmela da sola. E non essere più spensierata.
Ecco perché mi cullo negli anni passati assieme quando ho bisogno di un porto sicuro. E’ stato sempre così.
Te lo ricordi quando seduta sullo scalino fuori casa – sei anni – cantavo “ti aaaamo, io solo ti aaamo e chiedo perdono..”? tu strabuzzavi gli occhi poi ridevi.
Proprio tu che me ne avevi insegnata un’altra, di canzone, molte altre in verità, ma la prima era “una mattina mi son svegliata oh bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao…:”
Sorrido, ma le lacrime spingono.
Come faccio a venire a salutarti? Non riesco a crederci, perché nonostante ci dividessero una sessantina di km sapevo che eri là ed eri il mio “pensiero della serenità”.
Sapevo che il filo che ci legava era sempre annodato strettissimo.
E adesso mi vergogno paurosamente di non essere venuta a trovarti negli ultimi quattro mesi.
Chissà se mi potrai perdonare. Chissà se saprò farlo io.
In effetti non sono i ricordi che fanno male, sono le assenze.
Grazie zia.
Bella, ciao.
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E’ proprio uno strano percorso quello che intraprendi quando decidi di dare una famiglia a un bambino abbandonato.
Per le persone che incontri, per le leggi di cui vieni a conoscenza, per gli iter che sei obbligato a seguire.
Ma, per quanto io mi giudichi proprio poco venale, la caratteristica che più salta all’occhio in questa “passeggiata di salute” sono i soldi che ti chiedono.
Decidere di adottare un bambino all’estero significa necessariamente – secondo le leggi del nostro Paese - dare mandato ad un Ente autorizzato. Questo significa che dopo mesi di corsi preparatori, “trattamenti” psicologici, indagini di ogni genere (l’unica cosa che non ci è stata chiesta è quante volte al giorno ci cambiamo le mutande), ispezioni domestiche e un’udienza davanti a un giudice onorario, non puoi prendere il tuo decreto di idoneità e fare le pratiche di adozione in un Paese che ti richiede quest’unico documento.
E no.
Devi dare mandato all’Ente. Cosa non semplicissima intanto, perché alcuni hanno attese di mesi (e il tuo decreto vale UN anno) per “riceverti” e “accettarti”.
Dopodichè i costi per questo mandato vanno dai 2.000 ai 6.000 euro.
Costi per i “servizi resi in Italia”, li chiamano loro; ovviamente ci sono poi quelli da sostenere per il Paese di origine del bambino, che variano a seconda della tua scelta.
Mi sono domandata “ma quando ho deciso di dare la mia disponibilità ad adottare, volevo comprare legalmente una creatura?”.
No.
Oh, no.
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Inviato da: cassonetto99
il 11/06/2013 alle 14:15
Inviato da: mammapasticcio
il 04/06/2013 alle 10:30
Inviato da: sposa_di_giugno
il 29/04/2013 alle 16:00
Inviato da: odio_via_col_vento
il 22/04/2013 alle 16:34
Inviato da: odio_via_col_vento
il 05/10/2012 alle 19:03