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Lana fuori..Cotone sulla pelle

 

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QUELLO CHE NON SAPEVO

Post n°172 pubblicato il 27 Luglio 2008 da cingomma

... SOLITUDINE PERICOLOSA

Venerdi notte ho spento il telefonino e cosi l’ho lasciato per due giorni.

S. era in vacanza. Sapevo che sarebbe tornata oggi. Quello che non sapevo era che mi stava cercando da ieri. Ho trascorso il fine settimana in casa. Ieri ho fatto giusto un salto al supermercato nell’ora di pranzo e oggi, invece, l’unico momento all’aria aperta è stato quando ho steso e quando ho raccolto i panni. Il resto delle giornate si è consumato fra qualche faccenda e lunghi pisoli a pelle d’orso sul letto sfatto, intervallati da lunghe ore sul divano col computer sulle gambe a giocare a mahjong e a guardare passivamente film scadenti in tv. Cento sigarette e Zero contatti col mondo. Avevo mal di schiena e male ai reni. Facava caldo. Ero un po’ a pezzi e non mi andava di avere contatti. Non ero triste. Avevo solo voglia di un po’ di serena solitudine.

Quello che non sapevo era che S., di ritorno sulla nave, mi stava bombardando di telefonate perse e sms a vuoto. Da ieri. Quello che non sapevo era che si stava preoccupando mi fosse successo qualcosa e che a causa mia stava facendo un viaggio di merda. Quello che lei però dovrebbe sapere è che sono solita diventare fantasma. .. ma capisco anche che, lontani, si pensa spesso al peggio.

Alle sette di questa sera ho deciso di resuscitare dalla catarsi. Ho lasciato il sudario e mi sono buttata sotto la doccia. Ci sono stata il tempo necessario a farmi venire le unghie trasparenti e ne sono uscita. E’ stato venendo verso la cucina che ho visto la segreteria di casa lampeggiare. Ascoltavo i messaggi delle chiamate perse intanto che accendevo il telefonino dove altrettante si palesavano in buste chiuse sul display. A parte gli altri, S. l’ho cercata subito. Ho rispento il telefonino e l’ho chiamata a casa pensando ai momenti in cui in questi giorni sentivo squillare quello di casa e continuavo ad ignorarlo convincendomi che se fosse stato importante avrebbero lasciato un messaggio. Quello che non sapevo era che S. era ancora sulla nave per questo il telefono nel suo salotto squillava invano.

Ho provato a chiamarla piu volte, intanto che cucinavo e sistemavo il salotto. Ero talmente in coma che non ho immaginato fosse ancora in viaggio e insistevo nel cercarla solo a casa, al punto che alla fine ho deciso di aspettare dopo cena, figurandomela da sua madre a rimediare un piatto pasta, avendo il frigor vuoto come tutti quelli che tornano dalle ferie. Così ho gustato il mio riso bollito, mi son bevuta un caffè e ho catalizzato il neurone in qualche partitella al pc in attesa del momento giusto per riprovare a cercarla.

Quello che non sapevo era che S., sulla nave con la nausea pur col mare liscio come l’olio, ha chiamato M. Quello che non sapevo era che M. in bici e col piccolo seduto nel seggiolino mi stava suonando il campanello.

Accidenti, ci eravamo viste venerdi sera! Sapevo che vivere da soli desta preoccupazioni. Quello che non sapevo era che stare due giorni isolata avrebbe allarmato due donne al punto da venire sotto casa pronte a sfondarmi la porta. E’ terribilmente confortante tutto questo.

A quel punto era tutto più chiaro cosi ho chiamato S. sul telefonino per tranquillizzarla e pensando di chiudere la cosa con una bella risata. Quello che non sapevo era che S. mi avrebbe ricoperta d’insulti. Il piu’ carino e gettonato era Stronza..gli altri li taccio. Alla fine ce l’ho fatta a calmarla. Spiegandole che nulla è stato voluto.  Che mi dispiaceva di averle causato noie. E che non potevo sapere si stesse preoccupando cosi. Non era molto convinta. Ma ha smesso di farmi complimenti. Le ho augurato un buon viaggio... quel poco che le restava e siamo rimaste che mi chiamerà con calma domani sera.

Giuro che risponderò. Ma il fatto di non poter isolarmi senza che qualcuno si spaventi se non rispondo per due giorni al telefono mi crea disagio. Al tempo stesso mi conforta sapere che difficilmente il mio cadavere giungerà alla putrefazione prima che qualcuno si accorga che da giorni non mi si vede e non mi si sente.

 

 

Così M. si è fermata per un paio di tiri. Non di piu, viste le lagne di suo figlio.

Nel tempo che è stata qui il piccolo A. ha fatto in tempo a rovesciare un bicchiere d’acqua, a seviziarmi un cuscino e a interrompere ogni nostra chiacchiera sino a vietare a sua madre di parlare tappandole la bocca e riempiendola di calci.

E quando ho proposto il dvd dei barbapapa’ sperando di tenerlo occupato M. li ha bocciati perché troppo da piccoli. Forse ha dimenticato che suo figlio ha solo 3 anni. O forse sono io la scema a credere che a quell’età siano meglio allegri pupazzi colorati che si trasformano in fiori o animali, piuttosto che jack sparrow e la sua fila di denti di ferro.

Io però non ho un figlio di 3 anni.

 
 
 
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