Creato da cris.cambs il 12/01/2011

IO ALTROVE

Ci sono momenti in cui una persona si pone domande, persegue obiettivi e spera...........

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DEL NON SO CHE

Post n°57 pubblicato il 10 Aprile 2012 da cris.cambs

C’era il ‘paese dei non so chi’, e l’unico antipatico che non li apprezzava era il Grinch.

Alla fine nonostante il tratto rabbioso che lo contraddistingue, capisce che gli vogliono bene e diventa morbido anche lui.

Prima era sempre arrabbiato, poi inizia a divertirsi .

 Io non sono come il Grinch ma come la bambina che cerca di mostrargli il mondo in modo diverso.

O forse lo ero e non lo sono più. Perché io mi sento ‘dei non so chi’, mi sento o mi fanno sentire ‘dei non so cosa’.

Scali una montagna in salita per tanto tempo e non hai i sherpa che ti aiutano, ti cimenti come meglio puoi per salire l’Everest. Credi di farcela.

Ti piaci anche un po’ e sei orgogliosa di ciò che stai diventando. Ma attenzione, tu ci lavori, ti dedichi e t’illudi che anche chi ti è vicino apprezzi. Ma checcavolo, anzi ci sta meglio checcazz……. t’illudi!

Hai visto le tue colleghe essere forti, essere capaci, tenere il timone della nave ed esserne coscienti e far credere di essere fragili ai loro mariti. Certo, loro lo hanno imparato a fare in età coerente con l’obiettivo di apprendimento.

Tu quella fase del processo di crescita l’hai superata da mo’ e non è che puoi tornare indietro. E’ come se avessi saltato la fase senso – motoria, non è che Piaget mi dice ritorna dal via. L’ho persa e anche il resto sarà tutto scompensato.

Se hai il secondo chakra,quello delle emozioni e sensazioni, non allineato, non ti credere che il quarto quello del cuore possa andare meglio. Anche quello va malino e con lui ti porti dietro tutta una serie di sfortunati eventi.

 Perciò, senza far drammi, almeno fattene una ragione.

Tu sei fuori target.

Tu sei out.

 Tu sei sold out.

Qualche persona dolce e con tanto calore, un po’ rappezzata come te fa il tifo. Nel senso che ha preso la malattia e cerca di spiegarti come evitare di venire in contatto con il microrganismo. Ma tu che sei curiosa, come puoi pensare di non conoscere il tifo e perciò per non essere da meno, ti ammali anche tu. E se sei malata chi ti vuole? Già prima non è che ci fosse la fila. Adesso immagina.

In questa quarantena coatta ti aggiri in ambiente protetto e sufficientemente sterile: il web. Conosci, interagisci, interloquisci. Cerchi di fare la simpatica, ti rendi dimessa e fastidiosamente triste quando proprio vedi che si tratta di una retta che gira verso un altro infinito. Se ti assomiglia o semplicemente ti va, vedi che becchi un complimento. E la domanda sorge con una rapidità che la velocità della luce ti fa un baffo: ma che quello o lei sta parlando a me? Mi sa che stava parlando con l’url precedente e il pc ha fatto le bizze. Riscuoto interesse.

 Non sia mai. Mai successo. Potrebbe essere che una volta capiti a tutti.

E il grillo parlante ti dice che se ti parlano è perché l’obiettivo è uno solo. C’è chi però sembra vero, qualcuno che sai sicuro che lo è .

 Nel frattempo scade il tempo dell’isolamento.

Da una parte, hai fatto conoscenze più o meno, anzi meno che più.

Dall’altra, ti senti dire di ogni per il tuo accesso al mondo virtuale.

E visto che ti sei indebolita scivoli a valle e ti rotoli sui crinali della montagna, che ti sembrava l’Everest, ma è solo un monte della Val Dumentina. Lo dico che nessuno la conosce ed è la volta buona che la vanno a cercare sulla cartina della provincia di Varese, tanto per essere precisi. Dicasi anche valle Smeralda perché tutta verde, come i miei occhi che sarebbero ciò che ho di meglio da mostrare. In realtà, sembra piaccia altro.

Comunque dicevamo, rotoli, cadi, ti fai male. Arrivi a fermarti un pochino provata, che dire proprio un pochino. Ma mica finita qui. C’è chi ti dice che non sei né carne né pesce.

E’ vero è, che non  mi piace né l’una né l’altra. Infatti.

 Che non stai né da una parte né dall’altra. Che sarebbe a dire che non sai salire in montagna e neanche scendere a valle. Che non sai interagire con il mondo dei vivi, né con quello dei morti per finta. Insomma, sei un fallimento.

A quel punto, che può succedere? Accade che sulla tua pagina di facebook ci sia una dolce malinconia fatta di scambi di parole tra due persone che si scrivono.

 Peccato lo facciano  sotto un post che dovrebbe essere dedicato a te. Quelle persone si cercano teneramente , ma sappi che nessuna delle due sei tu.

 E allora ti dici me ne vado ALTROVE! E io Altrove ci sono e ci rimango e che non mi si dica nulla perché anch’io mi sono r…..

Nel frattempo, mi diverto nel gruppo dei miei studenti su fb, che loro malgrado mi sopportano. E loro sono veri, loro sìsì che lo sono.

E allora buona notte a tutti! Intanto mi programmo il sogno, il mio sogno in cui vado bene a me stessa e se non vado bene agli altri chissene………..

 
 
 

DEL TIMER

Post n°56 pubblicato il 13 Marzo 2012 da cris.cambs

La dote della sintesi non mi appartiene, a meno che non mi concentri in particolar modo.

Se mi si fa una domanda, io aggiro il quesito e argomento l’idea che dalla risposta porta il tema sull’archeologia dei principi.

Difficile dire sì e no, sic et simpliciter, è difficile, come rimanere in apnea sul fondo del mare.

Ad un certo punto ti parte l’embolo e accade molto prima che poi.

Sono tante le cose che non faccio nel modo corretto.

Oltre a non rispondere in modo puntuale, faccio ragionamenti che capisco solo io.

Circumnavigo e ritorno dopo più di ottanta giorni al punto di partenza, sempre che mi sia mai mossa da lì.

Io trovo che il mio pensiero sia comprensibile e illuminante, ma la luce la vedo solo io.

Altro rilievo che permane tra le sottolineature più accreditate è che non sto ad ascoltare in modo libero quando l’altro parla, ma ho la testa che elabora già la risposta.

Di quale peccato si tratti non so, di superbia forse.

Decisamente  imperdonabile.

Inoltre , si evidenzia una rara mancanza di attenzione nei confronti coloro che circondano la mia persona per il fatto che inizio a parlare con loro omettendo il soggetto della frase e pretendendo che esse captino immediatamente e precisamente l’oggetto della disquisizione.

Con mia figlia funziona e con pochi altri.

Per qualcuno è inammissibile, inaccettabile, oltraggioso.

Insomma, si configura come  mancanza totale di rispetto e riprovevole atteggiamento.

Valli a capire.

Per me è così semplice!

Possibile non afferrino al volo!

Adesso stavo cancellando dal cestino i messaggi e gmail mi dice : Che bisogno c'è di eliminare i messaggi quando si ha a disposizione così tanto spazio di memoria?

Adesso ditemi voi se mi deve riprendere anche la posta di gmail per quel faccio o non faccio.

Mi ci manca solo questo.

Saranno affaracci miei.

Però che anche l’account di posta abbia da dire!

Io direi che potrebbe trattarsi di un complotto predeterminato, un'azione preterintenzionale, beh una brutta, bruttissima cosa.

Ultima annotazione.

Quando si risponde ricordate di portare un timer, quello da cucina va bene.

Basta che funzioni.

Non il film di Woody Allen. Che poi vi trovate a buttarvi dalla finestra e non vi riesce come volevate.

Il mio timer altro che, non funziona, non va, cioè non suona. Come altri oggetti che abitano misteriosamente la casa, è posseduto dall'impossibilità di essere ciò che è.

Mi tocca trascorrere tutto il tempo a controllare i minuti che passano.

A che serve il timer?

Il mio a ben poco, chiaro.

Quello degli altri, quello che funziona ache serve?

Ovvio, ma non l’avete ancora capito?

Serve a valutare i tempi di risposta.

Ci sono risposte per cui trenta secondi sono ritenuti già eccessivi.

Per altre sono concessi i tre minuti.

E se mentre l’altro parla, vi viene in mente qualcosa e vorreste dirlo altrimenti il rischio è che ve lo dimentichiate, nel dubbio mordetevi la lingua.

Vi assicuro è sempre meglio che ricevere commenti sulla vostra indelicatezza.

Chiamiamola così, vogliamo essere eleganti.

Se non l’avete ben chiaro, siate gentili e state zitti.

Sempre meglio tacere, consiglio spassionato!

Chiaro che io sentenzio, ma sono teorica, nella pratica ho difficoltà nell’applicazione!

Sempre e solo stata brava sui libri.

Sempre stata più convincente nello sproloquio che nella pragmatica.

Però, adesso al telefono ho parlato, ho ricordato pedantemente, rischiando che per lo sbuffo a distanza volassi via, una cosa.

Altre volte ha ottenuto un che pal………..…….

Questa sera no.

Pare abbia meritato un barattolo di marmellata.

Perciò sappiate che quello che volevate dire è magari qualcosa d’importante e qualche volta vale la pena rischiare!

Magari un barattolo di marmellata fatta in casa capita anche a voi!

 

 

 

 

 
 
 

DELLA SCACCHIERA

Post n°55 pubblicato il 29 Febbraio 2012 da cris.cambs

Non so giocare a scacchi e si capisce da tante cose.

 Non uso strategie e si vede.

Uff, hai voglia se si vede!

Un bravo giocatore di scacchi può prevedere l’andamento della partita dalla prima mossa.

Insomma, sembro un disastro in termini di capacità di raggiungere obiettivi.

Non è che sembro, lo sono.

In realtà, non è proprio così.

Se uno guarda quanti ‘non’ ci sono fino a ora nelle frasi, già si fa un’idea di che aria tira da queste parti.

Comunque, un conto se qualcosa dipende da me e non ha interazioni con altri e lì si  può fare che l'obiettivo lo raggiunga.

Portare a termine un lavoro usando giorno e notte, studiare indefessamente fa per me.

Lì dipende solo da me, eccerto che sono una macchina da guerra.

Se la questione riguarda le relazioni interpersonali, c’è chi mi fa notare che sono un ‘vuoto a perdere’ su tutti i fronti.

Che però è un eufemismo se la dico così!

Ho problemi, chi lo dice è una persona che sa quel che dice e lo dice in modo schietto e preciso.

Inappuntabile, inconfutabile, incotenstabile affermazione.

L’ipse, quello che ipse dixit , se ha dinamiche difficili con una persona non è che con gli altri ne abbia.

E’ capace di scindere.

A suo dire, io no.

Io dilago come un fiume in piena e inondo e travolgo tutto e tutti.

Spero renda l’idea, il tono con cui mi si parla mi fa capire che sono così.

Come diga e come argine deterrente, mi è stato caldeggiato l’assunzione di comportamenti per schemi: sappi che se fai una cosa l’altro reagisce così, perciò se vuoi raggiungere qualcosa agisci di conseguenza.

Qui mi sa dà l’input che non coinvolge solo le questioni professionali, ma  anche le relazioni affettive.

Se non vuoi che gli altri si rompano a sentire te che sei triste, evita di renderti disponibile alla conversazione quando sei così, se ti senti così o se lo sei per davvero.

Se sei furba negati, fai finta di non esserci, fingi un impegno improvviso, il cellulare che si è rotto, insomma o trovi una scusa che convinca anche te stessa  o semplicemente non rispondere al telefono, diversamente vai in doccia per un po' e sparisci dalla circolazione, insomma hai capito cosa devi fare?

Se no, ci pensa l’altro a cancellarti.

Ora reputandomi neofita in materia, chiedo un riscontro a coloro i quali hanno un' opinione in merito.

E’ necessario cantare:

(ipotesi A) ‘ Se sei triste e tu lo sai, vai via!’ ,

perché ‘Se sei felice e tu lo sai, batti le mani!’  lo sanno tutti e poi tutti ti battono le mani. (ipotesi B).

Nell’ipotesi ‘A’, tutti invece se la danno a gambe.

Quasi, quasi sembro un po’ strategica nell’esposizione.

O meglio sembro a me stessa strategica e quasi mi commuovo.

No un momento, mi commuovo con il sorriso.

Domanda, ‘Se l’altro o l’altra è triste, tu che fai?

Tieni conto della variante che fa la differenza, e cioè che è  da tempo che è così.

Insomma ti sei rotto, no strarotto.

Che fai?

Che poi hai paura di prendere il virus che diventa peggio del battere per combattere il quale puoi usare l’antibiotico.

E con il virus sono c……, perché quello continua a mutare e il vaccino non va bene, se l’hai fatto a ottobre a gennaio non vale già più!

Che fai?

Mentre aspetto risposte di menti illuminate e illuminanti, mi guardo la teoria dei giochi.

Anche lì, mica facile, c’è tanta matematica.

Nash, un genio, ma pure lui aveva  i suoi problemini, vedeva, immaginava, sentiva……….

Ecchecavolo, poi ce la si prende con una che vede tutto nero!

Vabbè, lui sicuramente aveva una visione più colorata e questo lo rende decisamente più accettabile.

Nel  frattempo prendo tutti i pennarelli che ho di là e inizio a colorare!

 

 

 

 

 
 
 

DELL'ESSERE

Post n°54 pubblicato il 24 Febbraio 2012 da cris.cambs

Capita ad alcuni di affrontare indicibili avversità nella vita e di riuscire a ritornare a Itaca ed essere vincitori. 

Succede e ti senti forte, invincibile. La tua Itaca non è quella che hai lasciato, ma tu sei capace di riadattarti nella tua nuova vita o in ciò che è rimasto di essa.

Non tutti hanno la fortuna di ritrovare la loro Penelope, intesa come figura emblema. Non è che io cercassi Penelope. Casomai Ulisse.

 E ce la fai nonostante tutto.

Il tuo viaggio continua e ti trovi ribaltata tra Scilla e Cariddi e tra la seduzione  delle sirene, non sei furba, non sei legata, e tu che assomigli a un vaso di Pandora e ti scoperchi.

 Ecchecavolo, una molteplicità di forze centrifughe e centripete si scatenano, fuori controllo. Si scatena un mondo che non sapevi fosse dentro te.

Ma diciamocelo, gli altri ti guardano basiti e come mi è stato detto, sembro la Bella addormentata che si sveglia.

Mi stropiccio gli occhi e mi ritrovo sulle montagne russe.

 Mi sveglio e c’è il principe azzurro che azzurro non è. Sei cresciuta con quella indissolubile convinzione, ti hanno detto che è di quel colore, invece dipende, se si arrabbia è rosso rosso, quando è risentito è verde, a volte diventa arancione se riesce a essere dolce.

 E il tuo principe che oltre a essere multicolore e di multiforme ingegno come Ulisse e come Ulisse ha vissuto più di te,  ti guarda basito anche lui come se tu fossi venuta da tre galassie oltre. Fin lì non c’era mai arrivato.

Ma senza fatica e senza sforzo ti ha trovato lì sotto i suoi occhi e incomincia a chiedersi quanti anni tu abbia.

E tu spieghi che forse arrivi da lontano per essere vicino.

Mi è venuta di getto, mi piace proprio. E’ un’affermazione soggettiva.

 E chi ti vuole?

 Stonata, funzionante a corrente alternata che non è una bella cosa, con un cuore che si illude come quello di un’adolescente, ma che porta con sé sofferenze che anche la cardiologa dice che sembra un cuore di una settantenne.

 E chi ti si piglia?

Qualcuno, un principe multicolore, tendente al rosso verde.

E intanto di nuovo ti sei persa, non hai nemmeno il senso dell’orientamento e il navigatore non basta, non sempre riesci a decodificarne le indicazioni.

Che vuol dire tra 200 metri?

 Che ne so io?

 E che me lo dicesse prima della curva quando devo girare, non dopo che sono già andata da un’altra parte.

Ma ho sempre la cartina e nel dubbio mi fermo.

 Mi sa però che mi sono fermata troppo spesso, per quello sono più indietro rispetto agli altri.

Gira che ti gira, ho incontrato onde che mi hanno scalfito lentamente come uno scoglio che apparentemente sembra indistruttibile e invece lo si può scalfire come qualsiasi altro.

 E allora, non sei più invincibile e fai come Ulisse che deve andare anche lui agli inferi a incontrare Tiresia e la madre Anticlea per cercare le risposte che solo lì può trovare.

E tu ci vai perché affondi nei tuoi abissi, nelle tue paure, nelle tue aspettative disattese, nelle tue certezze destabilizzate e nei tuoi sogni che scopri essere forse solo tuoi.

Ma dopo tutto, sai che non sei solo quella disperazione che sta perdendosi e pur non sapendo nuotare, trovi il modo e cerchi di risalire trasformandoti in sirena come Ariel e per un po’ continuerai a nuotare lasciando l’ordine umano, ti impegnerai con tutta te stessa.

 A dispetto di tutto, potresti scoprire che puoi essere quella persona allegra, vivace, spiritosa, ironica, intelligente e capace che hai lasciato alle tue spalle.

E magari scoprirai cose nuove, che magari sei anche piacevole, un pochino affascinante, osiamo dire l’impronunciabile anche desiderabile, magari non desiderata, ma sei tu quella che conta!

 E allora promettitelo che ce la puoi fare, ricordati che sei arrivata fino a qui e forse neanche Odisseo ce l’avrebbe fatta!

 Forza e sorridi con ogni parte del tuo corpo e ridi con te e di te, ma fallo volendoti bene, davvero!

 Te lo meriti e te lo devi!

 
 
 

DELLA MIA BEATRICE

Post n°53 pubblicato il 20 Febbraio 2012 da cris.cambs

Nasci e non ti danno le istruzioni.

Cresci e impari a non fare.

Ti spiegano cosa è bene non accingersi a fare, ti spiegano come non comportarti, ti insegnano le cose che sarebbe bene tu evitassi.

Ti indicano le strade da percorrere per essere una persona educata, votata al dovere, dedita al giusto.

Questa è certamente una buona cosa.

Fa molto messa se ci aggiungo è cosa buona e giusta! Anche se non suora o sacerdote, la mia vita è da foca monaca, più di quanto non si creda, da tempo,dai tempi che non ricordo più quando è iniziata.

Poco importa tanto è così. Stavo dicendo che è altrettanto giusto cercare la felicità. Almeno le mamme stentano e io non sono stata da meno, come mamma.

Non ci ho pensato e non è che me mi sia detta che è bene insegnare a perseguire la gioia assoluta, la serenità.

Ho insegnato il senso del dovere, che è quello di cui sento di poter dire molto. Insomma, quello in cui mi sento forte.

So raccontare dell’impegno, della rinuncia, della caparbietà nel perseguire un obiettivo legato allo studio, al lavoro, alla parola data, al non disattendere le attese altrui e alle mie. Ho insegnato a essere bravi ragazzi ai miei figli. Ed è bene.

E non credo di aver fatto un cattivo lavoro fino ad ora. Ma in dotazione a me mancava una serie di pagine del manuale.

Forse un prof. Keating negativo, al contrario,  ha fatto strappare le pagine del libro prima che nascessi.

Ci sono pagine che raccontano di come sia importante perseguire il sorriso, la gioia, la felicità, l’amore!

Anche qui non mi devo buttar giù, cosa che ultimamente faccio ogni giorno, un po’ come gli Spartani che buttavano giù dalla rupe i figli venuti male.

Io mi lancio in caduta libera e visto la mia agilità mi rovino, rotolo e mi rialzo con un pezzo di meno e con quelli che rimangono cerco di ridarmi forma.

Beh, non divaghiamo! Stavamo dicendo e con il plurale maiestatis mi faccio paura da sola, della serie mago Otelma in apprendistato ne ‘ Il Manuale delle giovani marmotte’!

Facciamo vedere ai nostri figli il cielo e le galassie, dicendo c’è la felicità, ricercarla, anche se dovrai girare tra pianeti lontani, cercala! Io insieme al noi un po’ vezzoso e imperante che mi è rimasto, non l’abbiamo indicato quel punto nell’universo.

Però, io sono fortunata, anzi molto di più e ho due figli che sono la mia gioia, la mia felicità, nonostante me, e sono non l’idea ma la realtà, la verità assoluta che qualcosa di davvero bello nella vita sono riuscita a fare.

E la lezione da magna cum laude non viene da me, l’ho appresa da mia figlia Beatrice. Sì, l’ho presa in giro per la sua ricerca della pace interiore. Che significava non far nulla in casa, ma adesso che forse ha deciso che qualcosa fa, mi ha mostrato un cielo stellato che non conoscevo.

Mi ha mostrato la felicità dell’amore! Un amore semplice, in cui lei non ricerca alterazioni cromatiche per essere , lei è i colori ed è bellissima così come è.

Lei ride, scherza, è tornata a giocare, a ridere, a sorridere e a correre per le vie del mondo senza paura, senza ansia, senza tensioni. Insieme al suo Edoardo, non so se si può dire il nome, al limite dopo me lo fa cancellare, lei è il sole. Lei è se stessa e se sbaglia non ha timore di cosa possa accadere.

Se non è proprio adeguata, non si arrovella a pensare cosa dire, lo faceva, ma ora esplode come una primavera che aspetta l’estate e insieme ridono di felicità! Sono belli perché sono come sono e così va bene, anzi sono perfetti così come sono! Questo è l’amore fatto di cose semplici, che loro rendono straordinarie, meravigliose, imperdibili come un’alba boreale!

E sono liberi di essere ciò che sono, di prendersi in giro, di arrabbiarsi, giocando al gioco della vita, ma con la serietà che la felicità porta con sé. E lei mi insegna quanta gioia possa esserci nell’attesa, nel rispetto del proprio tempo, nel rispetto di se stessa e dell’altro.

E mi insegna la dolcezza di un bacio, la tenerezza di un abbraccio, la franchezza, l’immaginazione, l’allegria, lo scoppio di risate nei fragori dei silenzi della notte, la sorpresa di un gesto inaspettato, la tranquillità della vita. E sì ha ragione lei, mi insegna della pace interiore in una dimensione nuova raggiante, solare, piena di cieli azzurri!

E chi l’ha detto che sono le mamme a insegnare. Io la guardo e mi commuovo nel vedere l’infinito che c’è in lei e so che ha fatto tutto da sola e ha cercato e cerca la felicità e io la guardo crescere con tutto il mio amore e l’orgoglio di essere la sua mamma!

Grazie Bea di essere così come sei!

 
 
 

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