DarkSoulLa mia vita dopo la tossicodipendenza |
L'abuso della droga non è una malattia, ma una decisione, come quella di andare incontro ad una macchina che si muove. Questo non si chiama malattia, ma mancanza di giudizio. (Philip Dick, da “Un oscuro scrutare”, 1977)
Comprare droga è come comprare un biglietto per un mondo fantastico, ma il prezzo di questo biglietto è la vita.
ORA SONO LIBERO
Il mio passato ed il mio errore sono sepolti senza nome e senza ricordo.
PENTIMENTO
Io rimpiango
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Sentirsi soli con un padre che non chiama
Post n°263 pubblicato il 04 Marzo 2018 da mygangsta
Venerdì è stato, come di consueto ogni 2 marzo, il compleanno di mio padre. E, come di consueto, non è stato possibile nessun avvicinamento. Però un giorno come quello mi riporta indietro nel tempo, a quei rari ma preziosi momenti in cui lui, sempre serio e discretamente distante, con quell'atteggiamento da "guai a te se mi deludi" si apriva in un sorriso e diventava, anche per me, un padre vero. Il 2 marzo era uno di quei giorni. Così appassionato del giorno del suo compleanno, lo dedicava soltanto a sè e alla famiglia, quasi fosse il giorno di Natale. E allora quello diventava il giorno in cui crollava il muro di freddezza e di distanza anche con me (con le mie sorelle è sempre stato, invece, morbido e accomodante, sereno e amico) e lui rideva e scherzava senza mai dirmi una sola volta "non puoi deludermi", "non tradire mai la mia fiducia", "ho scommesso tutto su di te", "non hai fatto abbastanza" e via dicendo. Posso dire di aver atteso giorni come quello per tutta l'infanzia e l'adolescenza (prima di perdermi nella tossicodipendenza ovviamente), sono stato un figlio che guardava il calendario per sapere i giorni in cui il padre sarebbe stato autentico e presente. Per me il 2 marzo era come il 2 novembre (mio compleanno), Natale, Pasqua, la settimana di Ferragosto, Capodanno, il 29 giugno (compleanno delle mie sorelle), il 10 dicembre (compleanno di mia mamma): insomma, quei giorni da calendario in cui mio padre rompeva tutti gli indugi e si fermava, sorrideva, "abbracciava" tutta la famiglia, mi chiedeva "come stai", mi considerava come persona autonoma e non come "prolungamento di se stesso" in cui rispecchiarsi per avere soddisfazione personale. Mi viene in mente quel momento in cui, al mattino del 2 marzo, faceva il suo ingresso in cucina dichiarandosi "re della giornata" e impegnandosi, quindi, a farci trascorrere "momenti da ricordare". Rivedo tutto il suo entusiasmo e l'adrenalina di scoprire cosa si sarebbe inventato. Ora, queste stesse cose le ripete ancora ma io non sono più presente. Mi hanno riferito che si è impegnato anche quest'anno a dare il meglio di sè anche se, dicono, è stato meno brillante del solito. Gli anni passano e quest'ombra dal mio cuore e dal suo non si è ancora dissolta. Quanti anni sprecati a farsi la guerra, a ignorare uno l'esistenza dell'altro, anni di porte chiuse, di silenzi, di odio... Ho comprato un regalo per ogni 2 marzo di tutti questi anni e l'ho messo da parte. Ora ho uno scatolone colmo di pacchetti che sta a prendere polvere in attesa di essere aperto. Mi auguro soltanto un giorno non sia troppo tardi. |
Inviato da: cassetta2
il 14/01/2024 alle 03:31
Inviato da: mygangsta
il 21/12/2023 alle 22:10
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il 05/12/2023 alle 16:57
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il 22/07/2023 alle 22:41
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il 16/07/2023 alle 19:18