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La mia vita dopo la tossicodipendenza

 

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Sentirsi soli con un padre che non chiama

Post n°263 pubblicato il 04 Marzo 2018 da mygangsta

 

Venerdì è stato, come di consueto ogni 2 marzo, il compleanno di mio padre.

E, come di consueto, non è stato possibile nessun avvicinamento.

Però un giorno come quello mi riporta indietro nel tempo, a quei rari ma preziosi momenti in cui lui, sempre serio e discretamente distante, con quell'atteggiamento da "guai a te se mi deludi" si apriva in un sorriso e diventava, anche per me, un padre vero.

Il 2 marzo era uno di quei giorni. Così appassionato del giorno del suo compleanno, lo dedicava soltanto a sè e alla famiglia, quasi fosse il giorno di Natale.

E allora quello diventava il giorno in cui crollava il muro di freddezza e di distanza anche con me (con le mie sorelle è sempre stato, invece, morbido e accomodante, sereno e amico) e lui rideva e scherzava senza mai dirmi una sola volta "non puoi deludermi", "non tradire mai la mia fiducia", "ho scommesso tutto su di te", "non hai fatto abbastanza" e via dicendo.

Posso dire di aver atteso giorni come quello per tutta l'infanzia e l'adolescenza (prima di perdermi nella tossicodipendenza ovviamente), sono stato un figlio che guardava il calendario per sapere i giorni in cui il padre sarebbe stato autentico e presente.

Per me il 2 marzo era come il 2 novembre (mio compleanno), Natale, Pasqua, la settimana di Ferragosto, Capodanno, il 29 giugno (compleanno delle mie sorelle), il 10 dicembre (compleanno di mia mamma): insomma, quei giorni da calendario in cui mio padre rompeva tutti gli indugi e si fermava, sorrideva, "abbracciava" tutta la famiglia, mi chiedeva "come stai", mi considerava come persona autonoma e non come "prolungamento di se stesso" in cui rispecchiarsi per avere soddisfazione personale.

Mi viene in mente quel momento in cui, al mattino del 2 marzo, faceva il suo ingresso in cucina dichiarandosi "re della giornata" e impegnandosi, quindi, a farci trascorrere "momenti da ricordare". Rivedo tutto il suo entusiasmo e l'adrenalina di scoprire cosa si sarebbe inventato.

Ora, queste stesse cose le ripete ancora ma io non sono più presente. Mi hanno riferito che si è impegnato anche quest'anno a dare il meglio di sè anche se, dicono, è stato meno brillante del solito.

Gli anni passano e quest'ombra dal mio cuore e dal suo non si è ancora dissolta. Quanti anni sprecati a farsi la guerra, a ignorare uno l'esistenza dell'altro, anni di porte chiuse, di silenzi, di odio...

Ho comprato un regalo per ogni 2 marzo di tutti questi anni e l'ho messo da parte. Ora ho uno scatolone colmo di pacchetti che sta a prendere polvere in attesa di essere aperto.

Mi auguro soltanto un giorno non sia troppo tardi.

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