DarkSoulLa mia vita dopo la tossicodipendenza |
L'abuso della droga non è una malattia, ma una decisione, come quella di andare incontro ad una macchina che si muove. Questo non si chiama malattia, ma mancanza di giudizio. (Philip Dick, da “Un oscuro scrutare”, 1977)
Comprare droga è come comprare un biglietto per un mondo fantastico, ma il prezzo di questo biglietto è la vita.
ORA SONO LIBERO
Il mio passato ed il mio errore sono sepolti senza nome e senza ricordo.
PENTIMENTO
Io rimpiango
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Non ho saputo resistere
Post n°273 pubblicato il 25 Agosto 2018 da mygangsta
Qualche giorno fa ho partecipato al compleanno di uno dei miei nipoti. Tutti i familiari e parenti riuniti, anche io e mio padre. Né lo zio né il nonno volevano fare un torto a questo bambino che non ne può nulla per cui ok, siamo andati entrambi. Tutto come da copione degli anni passati (o di altre sporadiche riunioni con entrambi presenti): tutti i presenti conoscono bene la nostra situazione per cui si fa finta di nulla: io e mio padre stiamo bene attenti a non incrociarci mai e a tavola stiamo il più lontano possibile. Tutto penosamente uguale. Ma questa volta ho cercato di guardarlo senza farmene accorgere. Erano mesi che non lo vedevo con il fatto che ora abito a 125 km e tra noi non c'è relazione. Gli anni stanno passando veloci sul suo volto e il suo sorriso si spegne a poco a poco. Non rimane molto del ferreo e grintoso professionista che era, di quell'uomo che sembrava invincibile e che per me era, contemporaneamente, un esempio da seguire e un personaggio ingombrante da evitare. Mentre pranzavamo e tutti parlavano del più e del meno, io lo guardavo e non riuscivo a farmi una ragione di non poter tornare a essere suo figlio, almeno per qualche tempo ancora. Così, al termine della festa, quando tutti si stavano congedando e io e mia moglie stavamo per partire per tornare a casa, me ne sono fregato di tutto e l'ho raggiunto mentre stava bevendo ancora un bicchiere d'acqua in cucina ed era momentaneamente lontano da tutti. O la va o la spacca, non mi importa. Così, a sorpresa, gli ho detto soltanto questo, rapidamente prima di tornare all'auto, prima che quella giornata di festa potesse avere un finale di tensione: "Spero che un giorno ti renderai conto che il tempo passa e che sarà sempre più difficile recuperare anche soltanto un'ora di tutto quello che abbiamo perso" Non ho voluto rimanere un secondo di più ma ho colto nei suoi occhi un velo di tristezza. Chissà che avrà mai pensato, chissà cosa starà pensando ora. Ieri notte ho sognato che tornava a parlarmi. Ma il sogno lo scriverò in questo diario virtuale un'altra volta. |
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