Silenzi assordanti

"As queer as a clockwork orange"

Premessa

Nel 1945, al ritorno dal fronte, in un Pub di Londra lo scrittore Anthony Burgess sentì un cockney ottantenne dire di qualcuno che era "sballato come un'arancia a orologeria". L'espressione lo incuriosì per la stravagante mescolanza di linguaggio popolare e surreale. Nel 1962 in Inghilterra uscì il libro di Burgess dal titolo A Clockwork Orange, dal quale nel 1971 il regista Stanley Kubrick trasse l'omonimo film, noto in Italia come Arancia Meccanica. Come tutti saprete sia il romanzo, sia il film ebbero crtiche negative e brutali per la violenza dimostrata. Tuttavia, non fu prestata adeguata importanza al concetto filosofico ineccepibile che il racconto voleva trasmettere: l'importanza di poter scegliere.

Fatta questa piccola premessa vorrei ora spiegarvi il motivo del titolo di questo post. Si tratta ovviamente di una situazione personale che sto vivendo, che non mi piace, che per ora non riesco a risolvere. Non ho scelta quindi. E' quello che a volte succede quando si inciampa in una, come la chiamano i celeberrimi Led Zeppelin in una loro canzone, Communication Breackdown (La fine di un relazione). Quando finisce per noi una relazione importante, in un certo senso è come se avessimo fallito. E siamo soliti imputare la colpa di tale fallimento a noi stessi. Oltre perdere quindi la fiducia nei sentimenti e nelle relazioni, perdiamo la cosa più importante: la fiducia in noi stessi e l'autostima. Ci sentiamo sbagliati. E la mia naturale reazione a tutto questo è stata quella di cercare di dimostrare da subito che non sono sbagliato. Perché prima avrei dimostrato questo e prima avrei recuperato la fiducia in me stesso. Ma purtroppo (o per fortuna) al destino non manca il senso dell'ironia. Quindi non ho avuto la fortuna (o la sfortuna) di togliermi subito questo dubbio. Ed ho finito per rimettermi in discussione tante volte per cercare di capire cosa ci fosse in me che "poteva" non andare. Uscendone tutte le volte a pezzi. Ho iniziato così a pensare a come avrei dovuto comportarmi per piacere agli altri. Diventando una persona vuota, dalla personalità dubbia e ancora più confusa. Tutto questo fino a quando non ho iniziato piano piano a riacquistare la fiducia in me stesso e l'autostima. Il che mi ha anche portato ad essere più sicuro di me ed indipendente dalle persone. Cosa positiva questa. Ma ogni medaglia ha il suo rovescio: non sono abituato per natura a gestire questa sicurezza e fiducia nelle mie capacità, perché non le ho mai padroneggiate a causa della mia innata insicurezza. Ho finito così per diventare un'Arancia Meccanica. Una persona che, senza volerlo, trasforma la propria sicurezza appena acquisita in arroganza e finisce involontariamente per ferire qualcuno. Tutto questo senza la possibilità di frenarsi, di controllarsi, di scegliere se voler essere davvero offensivo o meno. Sto inevitabilmente allontanando delle persone con questo atteggiamento. Le amicizie di vecchia data, essendo rapporti consolidati, mi comprendono. Anche se con fatica a volte. Ma per le nuove conoscenze è un disastro. Ecco il perché di questo post: mi sento un po' come Alex, incapace di difendersi, perché "reso" buono e inoffensivo, da una società crudele che cerca di sopraffarlo. Allo stesso modo io, che avrei bisogno di consolidare nuove amicizie e fare nuove conoscenze, finisco per avere un atteggiamento provocatorio, pieno di sfida, che comporta a volte un enorme imbarazzo per chi mi sta intorno. Un atteggimato "non naturale". Come non è naturale un'Arancia Meccanica. E le persone tendono a fuggire ovviamente. Spero solo, come mi hanno detto, che questo sia un periodo di trapasso, destinato a passare. E che ci sarà presto un periodo in cui, trovato un equilibrio interiore, riuscirò finalmente ad instaurare dei rapporti sani con le persone a cui vorrei volere bene. Sarebbe anche ora...