Post n°35 pubblicato il 21 Dicembre 2007 da demo_cratico
Tag: La Repubblica
La Rai corre ai ripari e, dopo la pubblicazione della telefonata ottenuta da l'Espresso e pubblicata sul sito del settimanale e su Repubblica.it., tra Silvio Berlusconi e Agostino Saccà (su cui il Garante della Privacy ha annunciato l'apertura di un'inchiesta chiedendo elementi di valutazione alla Procura di Napoli), i vertici di viale Mazzini si muovono. "In questi giorni, prima di Natale, partirà una contestazione disciplinare nei confronti di Saccà" annuncia il direttore generale della Rai, Claudio Cappon. Dal presidente Claudio Petruccioli, invece, arriva una netta critica nei confronti del responsabile delle fiction: "Ho trovato l'etica, lo stile, l'atteggiamento della telefonata di Saccà a Berlusconi incompatibili con lo svolgimento della sua funzione di direttore nel servizio pubblico". Petruccioli, poi, lancia l'allarme per il il futuro del servizio pubblico radiotelevisivo in Italia: "Siamo in un momento in cui o la classe dirigente e l'opinione pubblica decidono di avviare la ricostruzione del servizio pubblico e prendono le decisioni conseguenti del caso, o le tendenze spontanee vanno verso un disfacimento". E proprio alla Rai Bertinotti dedica parte del suo ragionamento. Chiedendo una svolta: "Da anni il servizio pubblico non ha una politica e una linea culturale originale e autonoma che la differenzi dalla tv commerciale". Una situazione, insomma, che è necessario ridefinire. Una sfida "non è più rinviabile altrimenti il servizio pubblico entra in crisi irreparabile". La Repubblica
Post n°34 pubblicato il 21 Dicembre 2007 da demo_cratico
Tag: Il Giornale
Terza e ultima fiducia per il governo Prodi a palazzo Madama: 163 sì, 157 no. Arriva il definitivo semaforo verde ai tre maxiemendamenti posti dal governo sulla finanziaria, lo scoglio più impegnativo per l'esecutivo. Un governo, quello di Prodi, nato traballante, visto che, in un anno e mezzo, ha già fatto ricorso trenta volte al voto di fiducia. Un escamotage tecnico politico per evitare di cadere. I senatori a vita Sono ancora loro, i senatori a vita, i perni della maggioranza. Senza di loro il governo sarebbe caduto un'infinità di volte. Giulio Andreotti, Carlo Azeglio Ciampi, Emilio Colombo, Rita Levi Montalcini, Oscar Luigi Scalfaro e Francesco Cossiga anche nel terzo voto di fiducia della Finanziaria hanno votato sì. Unica eccezione, tra i senatori a vita, Sergio Pininfarina, risultato assente. Il terzo articolo approvato contiene ben 164 commi, dal tetto ai salari dei manager pubblici al rifinanziamento del 5 per mille, fino alla misura fiscale che sostiene le onlus e la ricerca. L’art. 3 stanzia anche le risorse per il rinnovo dei contratti di lavoro del pubblico impiego. Per quanto riguarda il freno alla crescita degli stipendi dei manager, si stabilisce che gli emolumenti non possano superare il trattamento riservato al primo presidente della Cassazione. Molte le eccezioni: le autorità indipendenti, la Banca d’Italia e 25 super-manager che saranno individuati dal governo. Il Giornale
Post n°33 pubblicato il 21 Dicembre 2007 da demo_cratico
Tag: Corriere della sera
Dopo quasi otto ore di riunione, il consiglio di amministrazione dell'Alitalia, ha fatto la sua scelta, all'unanimità: Air France-Klm è il candidato favorito con cui trattare in esclusiva la vendita della quota detenuta dall'azionista Tesoro, pari al 49,9%. Escluse quindi le due altre alternatitive di AirOne e della cordata guidata da Baldassarre. «SOLUZIONE APPROPRIATA» - Il consiglio di amministrazione di Alitalia ha così deliberato all’unanimità di ritenere la proposta non vincolante di Air France-Klm quella che offre alla società «nell’attuale stato la soluzione appropriata per la salvaguardia del complessivo patrimonio dell’azienda e per promuovere il suo rapido e duraturo risanamento grazie al beneficio delle sinergie derivanti dall’integrazione in un contesto internazionale». Lo afferma una nota della compagnia diffusa al termine del consiglio di amministrazione che spiega anche come il piano industriale presentato da Air France-Klm è stato ritenuto in grado di «risolvere le criticità di tipo strategico, industriale e finanziario di Alitalia». GOVERNO - Il parere del cda di Alitalia non è comunque definitivo, visto che non segna la conclusione del processo di vendita: il governo infatti - che attraverso il ministero dell'economia è il primo azionista - definirà soltanto a gennaio la propria posizione. IN BORSA - Il titolo nel frattempo ha chiuso in calo del 2,42% a 0,7583 euro, maglia nera del paniere dei titoli più capitalizzati di Milano, l'S&P/Mib. Scambi vorticosi e tre volte superiori alla media giornaliera. è passato di mano il 3% del capitale della compagnia. Sulla scia di speculazioni circa un via libera all'offerta di Air France (che, tra l'altro, offrirebbe secondo indiscrezioni, 35 cent per azione contro il solo centesimo, offerta praticamente simbolica, messa sul piatto da Air One-Intesa) il titolo Alitalia nella mattinata aveva corso parecchio, arrivando a guadagnare circa il 2,5% a quota 0,795 euro. In prossimità dell'inizio del cda della compagnia, però, il titolo ha cambiato rapidamente rotta, passando in rosso e chiudendo, come detto, in calo, con un minimo a -4%. Nell'ultima settimana le azioni Alitalia hanno perso quasi il 20%. Corriere della Sera
Post n°32 pubblicato il 21 Dicembre 2007 da demo_cratico
Tag: Libero
di VITTORIO FELTRI Complimenti vivissimi ai colleghi dell'Espresso e di Repubblica che hanno schiaffato in rete l'integrale della conversazione telefonica fra Berlusconi e il dirigente Rai Saccà. Sia detto senza ironia. Loro, i colleghi, hanno fatto il mestiere dei cronisti e basta. Qualcuno avrà consegnato in redazione (o a un redattore) la cassetta con la registrazione della chiacchierata e i giornalisti cos'altro potevano fare se non renderla nota al pubblico? Semmai c'è da chiedersi chi abbia donato il prezioso materiale alla nostra riverita concorrenza. Un ladro, una spia o magari un magistrato o cancelliere non estraneo alla inchiesta sulle raccomandazioni nell'azienda ex di Stato? Calmatevi, cari lettori. Non lo sapremo mai. Non è mai successo che la manina birbona capace di sottrarre a un fascicolo giudiziario una intercettazione, e di regalarla a un giornale, sia stata scoperta. Al massimo si è arrivati a una bella denuncia contro ignoti e buona notte. Libero
Post n°31 pubblicato il 21 Dicembre 2007 da demo_cratico
Tag: L'Unità
Dopo la conversazione telefonica tra Saccà e Berlusconi diffusa dall'Espresso, arrivano gli audio di altre due telefonate che illustrano ancora meglio i piani di Berlusconi per far passare alcuni senatori dalla sua parte. Stavolta è solo Agostino Saccà al telefono con il commercialista Pietro Pilello e poi con il produttore tv Guido De Angelis. Entrambe le chiamate sono state diffuse dal Corriere. L'Unità
Post n°30 pubblicato il 20 Dicembre 2007 da demo_cratico
Tag: La Repubblica
Il tasso di disoccupazione in Italia è sceso nel terzo trimestre al 5,6%, ai minimi dal '92. Lo comunica l'Istat. La Repubblica
Post n°29 pubblicato il 20 Dicembre 2007 da demo_cratico
Tag: Il Giornale
Dopo la pubblicazione online delle intercettazioni, addirittura dell'audio della conversazione telefonica con Saccà, Silvio Berlusconi è su tutte le furie: "Non ho sentito le intercettazioni" pubblicate sui siti del gruppo Espresso "ma non c’e nulla di preoccupante salvo che siamo in un paese dove non c’è più la libertà". Così il Cavaliere poco prima di pranzare con gli eurodeputati di Forza Italia ha commentato la pubblicazione delle sue conversazioni con il responsabile di Rai Fiction. Si tratta, ha aggiunto, "di una entrata violenta, di un attacco violento" e di "una cosa veramente criminale". "Alla Rai o ti prostituisci o sei di sinistra" "Voglio essere chiaro - ha tenuto a precisare il leader di Forza Italia -. Lo sanno tutti nel mondo dello spettacolo, in certi situazioni, in Rai, si lavora soltanto se ti prostituisci oppure se sei di sinistra. In Rai non c’è nessuno che non sia stato raccomandato, a partire dal direttore generale che non è certo stato scelto attraverso una ricerca di mercato o mediante un concorso pubblico. Io - ha aggiunto - ho fatto diversi interventi solo per segnalare personaggi che non sono di sinistra e che sono stati messi completamente da parte in Rai". "Italiani spiati, votate Pdl" Berlusconi approfitta dell'attenzione dei media per invitare gli italiani a dare forza al nuovo soggetto politico. "Lancio un appello a tutti gli italiani che non si sentono più né liberi né sicuri quando parlano al telefono: li invito a unirsi insieme per portare al governo del Paese con il Popolo della Liberta, che come prima legge porterà la possibilità, per questi signori della pubblica accusa, di disporre intercettazioni solo per i reati veramente gravi, quelli con pene dai 15 anni in su". "Bisogna andare a votare - prosegue il Cavaliere - e votare tutti per chi difende la libertà da sempre dei liberali, crede nella privacy da sempre e lo dimostra con tutta la sua vita. Chi non è mestierande della politica, uno che potrebbe fare cento e mille cose migliori ma che si impegna solo perchè ama la libertà e il suo Paese". Il Giornale
Post n°28 pubblicato il 20 Dicembre 2007 da demo_cratico
Tag: Corriere della sera
Ecco il testo della telefonata tra il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, e l'ex direttore di Rai Fiction, Agostino Saccà, al centro dell'inchiesta della Procura di Napoli. La conversazione dura circa sette minuti e inizia con l'annuncio della segretaria di Saccà che avvisa il manager che l'ex premier è in linea. B: Agostino! ROMA - Ecco la trascrizione di una seconda conversazione telefonica tra Silvio Berlusconi e Agostino Saccà, intercettata su disposizione della Procura di Napoli il 6 luglio scorso. B: Agostino Corriere della Sera
Post n°27 pubblicato il 20 Dicembre 2007 da demo_cratico
Tag: Libero
Altro che il teatrino della politica: quello è mesto e incomprensibile. Qui siamo al cabaret fantasmagorico, dove ridendo si dice la verità. Questo è stato il Berlusconi dell'altra sera: una crema natalizia bagnata di champagne e di melodie napoletane. Un funambolo. C'era da festeggiare il compleanno di Mara Carfagna, la creatura partenopea corteggiata come la più bella del Parlamento, e il nostro uomo è stato se stesso: una specie di Totò le Moko della Brianza. Ad un certo punto ha ricordato di aver cantato e ballato nei locali parigini di Pigalle, a torso nudo per sembrare un caraibico, ma la performance è stata solo evocata, in fondo eravamo a Roma, la città eterna. C'erano pochi tavoli con ospiti scelti, tra cui si era imboscato il nostro cronista Salvatore Dama. Il suo resoconto è avvincente. Trascura i cappelletti in brodo e si tuffa nella trama della recita di Silvio. Sembra un altro rispetto a quello dei giorni scorsi. Libero
Post n°26 pubblicato il 20 Dicembre 2007 da demo_cratico
Tag: L'Unità
«Sto cercando di avere la maggioranza al Senato... Questa Evelina Manna può essere un aiuto...perchè mi è stata richiesta da qualcuno..con cui sto trattando». La voce è Silvio Berlusconi, la richiesta è fatta ad Agostino Saccà, direttore di Rai fiction. L'audio integrale della conversazione tra Berlusconi e il direttore della fiction Rai, intercettata dalla procura di Napoli è stato reso pubblico dopo il deposito degli atti d'inchiesta. Un documento unico sulla gestione della Rai e non solo, tra fiction che vanno sbloccate su richiesta della Lega, registi come Martinelli definiti da Saccà "cretini" e soprattutto, al termine della telefonata, l'allusione del Cavaliere al suo tentativo «di avere la maggioranza al Senato». La telefonata, che dura poco più di sette minuti, ha un'ottima qualità audio: si distinguono chiaramente le voci di Saccà, che a più riprese elogia Berlusconi, definito «la persona più civile e più corretta», e dell'ex premier, che risponde a voce bassa e lievemente roca, forse per stanchezza. Il dialogo tra i due si svolge tra la discussione sulla maggioranza in Cda Rai («Una cosa strategica - spiega Saccà - ma se la stanno giocando in maniera stupida»), su cui Berlusconi dimostra idee chiare («Lì è Urbani che fa lo str...»), la fiction sul Barbarossa («Bossi mi sta facendo una testa tanta», confessa Berlusconi), e due segnalazioni del Cavaliere al potente direttore di Rai Fiction, una per Elena Russo e una per Evelina Manna. Qui Berlusconi vuole soffermarsi meglio, sebbene Saccà si affretti a chiarire «Lei Presidente non mi deve spiegare niente», e alla fine chiarisce: «Sto cercando di avere la maggioranza al Senato... Questa Evelina Manna può essere...perchè mi è stata richiesta da qualcuno..con cui sto trattando». Gli avvocati di Silvio Berlusconi Niccolò Ghedini e Michele Cerabona annunciano un esposto al garante della Privacy e l'avvio di una azione giudiziaria dopo la pubblicazione audio sul sito di Repubblica e sull'Espresso di una intercettazione telefonica tra il presidente di Fi e il direttore di Rai Fiction Agostino Saccà. «Ad appena 24 ore dal deposito degli atti alla difesa - affermano i due avvocati in una nota congiunta - sul sito del quotidiano La Repubblica e del settimanale L'Espresso, vi sono già delle intercettazioni di conversazioni, addirittura in audio, fra il presidente Berlusconi ed il dottor Saccà. Dopo la clamorosa ed evidente violazione del segreto d'indagine avvenuta nei giorni scorsi e sulla quale sta investigando la Procura della Repubblica di Napoli, non è dato comprendere come sia pervenuta anche la versione audio al quotidiano, in ulteriore violazione di legge». «Abbiamo provveduto ad un immediato esposto al Garante della Privacy e - concludono - provvederemo altresì ad ogni conseguente azione giudiziaria in merito». Berlusconi furente promette azioni legali. «Esposto a ludibrio», ha detto, «è un attacco criminale alla privacy». E poi, «In Rai sono tutti raccomandati a partire dal Direttore Generale», che è Claudio Cappon, perché in Rai - continua Berlusconi - «lavora solo chi si prostituisce o è di sinistra». Il consigliere Rai Giuliano Urbani si affida a «una battuta» per commentare un brano delle intercettazioni Berlusconi-Saccà in cui viene citato direttamente. «Se ho fatto lo stronzo? La risposta è in tutto quello che è successo nei mesi successivi». «Oggi potrei dire: avete visto? Avevo anticipato - dice Urbani - quello che è successo dopo, e mi riferisco a tutte le vicende dei rapporti tra Forza Italia e i partiti alleati. Ho fatto proprio lo stronzo, ma quando uno fa un certo mestiere le cose le capisce prima degli altri. Ecco, questo merito me lo arrogo, di aver capito prima degli altri». L'Unità
Post n°25 pubblicato il 18 Dicembre 2007 da demo_cratico
Tag: La Repubblica
La fiducia a Prodi è bassina ma stabile, e l'azione di governo resta lontana dalla sufficienza anche se la si "scompone" per temi. Ma è nei partiti che molto si muove, a dimostrazione che la vita politica del Paese si muove ormai su due binari paralleli: quello dell'esecutivo, con le sue difficoltà di consenso, e quello del movimento delle singole forze politiche che si riposizionano per le sfide future. Entrambi, presso l'elettorato, raccolgono più fiducia della "vecchia" Forza Italia (al sesto posto, 35), con la formazione di Fini che resta al primo posto (48) davanti al Pd di Veltroni (44), all'Italia dei Valori (40) e al partito di Casini, in crescita al 39. Segnali che attendono conferme e che il dinamismo berlusconiano potrebbe smentire fin dalle prossime settimane. Ma che intanto dicono che la partita nel centrodestra è ancora tutta da giocare. La Repubblica
Post n°24 pubblicato il 18 Dicembre 2007 da demo_cratico
Tag: Il Giornale
Il leader di An Gianfranco Fini affida al Giornale la sua risposta alla lettera dei vertici di Forza Italia, che lo invitavano per l’ultima volta ad aderire al Pdl e a fermare la contrapposizione. Ecco l’intervento. Qualche osservazione alla lunga nota degli onorevoli Bondi e Cicchitto. Per amore di chiarezza e con intento costruttivo. Spero. 1. Scrivono i dirigenti di Forza Italia «il progetto del partito unitario inizialmente sottoscritto nel novembre 2005 da tutti i componenti della Cdl, si è arenato su alcuni nodi politici... Mosse politiche (di Fini e di An) controproducenti, dall'astensione nella fiducia al governo Dini, al rifiuto di formare il governo Maccanico fino all'iniziativa del cosiddetto elefantino... dalla richiesta di dimissioni di Giulio Tremonti, alla cabina di regia, alle ripetute richieste di verifica, alla contestazione della riduzione dell'Irpef, fino alla dissennata scelta di andare alle elezioni con le cosiddette tre punte e divisi sui candidati all'estero». Sono tutti avvenimenti politici antecedenti il progetto unitario sottoscritto nel novembre 2005. È troppo chiedere come sia possibile sottoscrivere un progetto e poi archiviarlo non per quello che è successo dopo bensì per quello che era successo... molti anni prima? 2. Sempre secondo Bondi e Cicchitto «il doveroso tentativo del presidente Berlusconi di far cadere Prodi in Parlamento è stato considerato (da An) con un misto di ironia e sufficienza ». Le ragioni del severo giudizio mi risultano misteriose, mentre è noto a tutti che in Parlamento An ha sempre votato insieme a Forza Italia per far cadere Prodi e, a differenza degli azzurri, ha organizzato una manifestazione popolare con almeno cinquecentomila persone scese in piazza contro il governo. 3. Bondi e Cicchitto sembrano non capire che per noi il problema non è certo il confronto sulla legge elettorale tra Berlusconi e Veltroni che, come gli stessi ricordano correttamente, avevamo auspicato. Il problema è l'ipotesi di accordo che si profila tra Pd e Forza Italia, è il merito della cosiddetta bozza Bianco. Perché senza l'obbligo per i partiti di dichiarare prima del voto alleanze, programma di governo e candidato premier si tornerebbe davvero alla Prima Repubblica, alle mani libere e alla logica dei due forni. Altro che «infondata propaganda»! È questo l’aspetto della proposta Bianco che contestiamo duramente, non la soglia di sbarramento. E Bondi e Cicchitto hanno ragione quando dicono che la proposta non penalizza An come partito. Difatti la contestiamo perché crediamo nelle coalizioni fatte prima del voto, non perché vogliamo disfarcene! 4. Il referendum non è la panacea, ma rafforza il bipolarismo (che rappresenta il vero capolavoro politico di Berlusconi e che funziona ottimamente per Comuni, Province e Regioni) perché porta i partiti a fare una lista unitaria, basata su un programma comune, prima del voto. Comprendiamo che la bozza Bianco piaccia a Veltroni che prima del voto potrebbe dire «mai il Pd alleato con la Cosa rossa» e poi, se necessario, con Bertinotti potrebbe allearsi dopo il voto. Ma non capiamo perché piaccia a Berlusconi. Se vuole tanto bene agli alleati e li aspetta a braccia aperte, perché non si vuole impegnare a governare con loro prima del voto e sulla base di un programma concordato? Che cosa teme dal referendum? 5. Se la nuova legge elettorale lascerà i partiti liberi di scegliere in Parlamento (e non davanti agli elettori) con chi governare, è prevedibile che si possano formare intese anomale, opposte a quelle naturali. Ma insinuare, come fanno Bondi e Cicchitto, che possa farlo An con il Pd, assomiglia tanto al bue che dice cornuto all'asino! 6. Infine sul nuovo Pdl. I due dirigenti di Forza Italia affermano che «tutto della nuova forza politica va definito con il concorso di tutti. Dalla carta dei valori al programma, alle regole, allo statuto, sempre nell' ambito di una consonanza con il Partito popolare europeo e dell'esperienza di governo della Casa delle libertà ». Bene. Ma di grazia si può sapere dove dovrebbe avvenire tutto ciò? Certo non nei gazebo. E se, come penso, la risposta è nell' assemblea costituente del nuovo soggetto, è mistificatorio sapere chi ne dovrebbe far parte, con quali regole dovrebbe decidere, sulla base di quale documento politico discutere e su quali meccanismi democratici di funzionamento e di selezione della classe dirigente dovrebbe articolarsi il nuovo partito? Gianfranco Fini
Post n°23 pubblicato il 18 Dicembre 2007 da demo_cratico
Tag: Corriere della sera
A settembre del 2000 il governo di centrosinistra varò il nuovo regolamento di esecuzione dell'ordinamento penitenziario che prevedeva la ristrutturazione di buona parte dei 214 istituti di pena, con un occhio di riguardo agli standard igienico- sanitari e ai diritti dei detenuti: acqua calda nelle celle, toilette separate, celle per non fumatori, parlatori senza vetri divisori, cucine per un massimo di 200 coperti, etc. Tempi previsti per la realizzazione delle opere: 5 anni, come stabilito dalla norma transitoria. Investimento stimato dal Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria): 400 milioni di euro. Sette anni dopo la pubblicazione di quello che fu definito «un libro dei sogni», basta scorrere i dati del monitoraggio sollecitato al Dap dal sottosegretario Luigi Manconi (Giustizia) per capire cosa non è cambiato nelle carceri italiane. Nonostante l'indulto, si parte già da una situazione di sofferenza: oltre 49.442 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 43.213 posti. In questo quadro, solo il 16% delle celle sono a norma: 4.763 su 28.828, mentre circa 1.750 sono in via di ristrutturazione. Ma le medie nazionali non rappresentano i casi limite: se, infatti, a San Vittore (Milano) 242 celle su 590 hanno disponibilità di servizi igienici, a Secondigliano (Napoli) nessuna delle 802 celle ha l'acqua calda e solo 11 hanno la doccia. I detenuti che non tollerano le sigarette, poi, devono soccombere in Campania (zero celle per non fumatori su 2.820) e Lazio (zero su 3.297). I tassi di crescita C'è da aggiungere che la ristrutturazione mancata — anche nei 5 anni in cui ha governato la Cdl è stato fatto molto poco per mancanza di fondi — ha, per così dire, perso il treno straordinario dell'indulto varato nel-l'estate del 2006 con il voto di due terzi del Parlamento. Al 31 luglio del 2006, con 60.710 detenuti presenti (quasi 18 mila in più rispetto alla capienza regolamentare) sarebbe stato impensabile avviare grandi lavori di ristrutturazione. Ma già il 31 agosto dello stesso anno, quando le presenze erano scese drasticamente a 38.847 unità, avrebbe avuto un senso avviare la manutenzione straordinaria. Da quel momento in poi le carceri italiane hanno iniziato a riempirsi nuovamente. Dal mese di ottobre 2007, i tassi di crescita della popolazione carceraria (emergenza romeni, decreto sicurezza, etc) hanno sfondato quota mille al mese per raggiungere la ragguardevole cifra di 1.308 detenuti in più registrati tra 5 novembre e il 3 dicembre. E questo vuol dire che alla fine della prossima primavera si tornerebbe a superare il tetto dei 60 mila in carcere raggiunto nella fase pre-indulto. Fine del «libro dei sogni» voluto dall'allora Guardasigilli Oliviero Diliberto? Il ministro Clemente Mastella, quando è stato tirato in ballo per gli istituti di pena non utilizzati e quelli mai costruiti, ha accusato il collega Antonio Di Pietro: «I fondi sono del ministro delle Infrastrutture, io posso indicare la collocazione dei nuovi istituti. Ma i fondi li deve destinare Di Pietro». E lo stesso Mastella ha illustrato quali e quante siano le difficoltà dell'edilizia carceraria quando, lo scorso 26 novembre, ha inaugurato l'istituto di Gela (48 celle, tutte con bagno): il carcere progettato nel '59, finanziato nel '78 con cantiere aperto nell'82, ultimato mezzo secolo dopo grazie all'impegno dei sindaci Franco Gallo e Rosario Crocetta. «Sono dieci le nuove carceri in costruzione e 28 quelle in cui ci sono lavori di ristrutturazione», riferisce il sottosegretario Luigi Manconi che cita le Finanziarie del 2001, del 2002 e del 2007 «con evidente buco nei 5 anni di governo del centrodestra». Il Dap — guidato dal direttore Ettore Ferrara e dal vicedirettore «interno» Emilio Di Somma, con la direzione detenuti affidata ancora per qualche mese a Sebastiano Ardita (magistrato) — ha fornito tempestivamente i dati sull'attuazione del nuovo regolamento del 2000 e questo, in via Arenula, viene letto come l'indice di una vera e propria rivoluzione culturale. Spiega, dunque, Manconi: «Per la prima volta il Dap fa un'autoanalisi e questo consente di immaginare una riforma dopo l'indulto perché, oggi, senza l'indulto noi saremmo a una cifra stimabile di circa 80 mila detenuti. Ovvero uno stato di totale illegalità, una situazione invivibile per quanti lavorano dentro le carceri, un inferno per i detenuti e, quindi, una situazione ad alto rischio, al limite di un possibile collasso o esplosione». Il punto di vista del governo non collima con quello del maggiore sindacato degli agenti penitenziari (Sappe) che pure riconosce a Mastella un impegno straordinario per affidare al Corpo la creazione dei nuclei di verifica esecuzione penale esterna: ovvero le pattuglie (5-6 mila agenti in tutta Italia) che a regime controlleranno i detenuti che usufruiscono delle misure alternative. Tuttavia sul lavoro fin qui svolto nelle carceri, il segretario del Sappe Donato Capece è assai critico con il governo: «Quella dell'indulto è un'occasione perduta perché il governo si era impegnato a cambiare la faccia organizzativa del carcere. Ma qui non c'è un soldo neanche per imbiancare le celle o per pagare i "Mof" (i detenuti che attuano la manutenzione ordinaria fabbricati, ndr)». E ancora, per rimodernare gli alloggi e le mense degli agenti di Bollate (Milano), il provveditore per le carceri della Lombardia, Luigi Pagano, ha stipulato una convenzione con l'Alitalia per fare issare sul tetto del-l'istituto un grande cartellone pubblicitario visibile dalla Milano-Laghi. Ma tutto questo non basta. I diritti negati In questa situazione di precarietà, denuncia l'ong Antigone, non diminuiscono gli eventi critici. Nei primi 11 mesi del 2007 ci sono stati 52 suicidi tra i detenuti (43 quelli comunicati dagli istituti penitenziari al Dap) contro i 50 del 2006 e l'altro giorno si è suicidato nei pressi della stazione di Bologna il capo degli agenti del carcere di Modena. Nelle celle i tentativi di suicidio sono stati 116 e gli atti di autolesionismo 3.413. Se il Dap di Ferrara ha posto particolare attenzione ai «nuovi giunti» (la circolare sul trattamento dei nuovi ingressi è della scorsa estate), un carcere in cui il detenuto rimane mediamente pochi giorni ha bisogno di figure terze di controllo. Per Patrizio Gonnella («Antigone ») il Parlamento ora deve fare un altro sforzo per approvare due ddl: quello che istituisce il reato di tortura (testo già passato alla Camera e modificato in commissione al Senato) e quello del garante nazionale dei detenuti (approvato a Montecitorio). Corriere della Sera
Post n°22 pubblicato il 18 Dicembre 2007 da demo_cratico
Tag: Libero
di Vittorio Feltri A parte le solite beghe nel centrodestra e nel centrosinistra, nelle quali anche noi abbiamo inzuppato il biscotto amaro, c'è in giro un'aria strana, un cattivo olezzo. Una sorta di dire e non dire, soprattutto non dire. Un desiderio strisciante di nascondere qualcosa, di non svegliare il can che dorme. E in sottofondo un brusio. C'è chi lavora sott'acqua? Eccetto la Stampa, su cui è apparso un articolo di Federico Geremicca allarmato e allusivo, i giornali si sono adeguati parlando troppo di tutto e troppo poco della Cosa Terribile: il referendum. Che non è un vocabolo eccitante per i lettori: i plebisciti sono un genere inflazionato e improduttivo, nel senso che spesso - siano passati oppure no hanno lasciato il tempo trovato, alimentando la sensazione che non servano a un accidenti. Colpa dei radicali i quali, avendone vinti alcuni di storica importanza, si sono convinti che essi siano il loro cavallo di battaglia. Errore. Sta di fatto che fra un mese, il 16 gennaio, la Corte Costituzionale (dopo il sì della Cassazione alle firme raccolte dal comitato Segni) esaminerà e deciderà l'ammissibilità o meno dei quesiti. Libero
Post n°21 pubblicato il 18 Dicembre 2007 da demo_cratico
Tag: L'Unità
Nessuna frittata è prevista dal menu di Veltroni e anzi «l’alternatività a Forza Italia è un valore per la democrazia italiana». Il segretario del Partito democratico lancia un messaggio urbi et orbi: se i «piccoli» dell’Unione hanno gridato all’«inciucio» con Berlusconi e se Fini, subito spalleggiato da Casini, ha richiamato, degradandolo, il «patto della crostata», Veltroni assicura che sulla legge elettorale «non c’è un’intesa a due, nessun “patto della frittata”, c’è solo un dialogo, come succede in tutti i Paesi civili, tra forze politiche che restano alternative». Non solo. Il confronto di oggi serve proprio a «creare le condizioni» per avere in futuro «una competizione ancora più vigorosa e netta». Perché «l’alternatività fra noi e Fi è un valore, Dio ci scampi da una nebulosa confusa». E perché il bipolarismo che va affermato con la riforma elettorale, dice Veltroni smentendo ulteriormente l’ipotesi di un asse privilegiato tra Pd e Fi, «è l’esatto contrario di una confusione un po’ nebulosa dei confini, ma è un’idea anglosassone del rapporto tra interessi nazionali e contrasto politico». L'Unità
Post n°20 pubblicato il 17 Dicembre 2007 da demo_cratico
Tag: La Repubblica
"L'alternatività fra noi e Forza Italia è un valore per la democrazia italiana. Dio ci scampi da una nebulosa confusa". In questi termini il leader del Pd, Walter Veltroni, smentisce l'impressione di un asse privilegiato tra Pd e Forza Italia sulle riforme. "La mia idea di bipolarismo - afferma Veltroni - è l'esatto contrario di una confusione un po' nebulosa dei confini ma è un'idea anglosassone del rapporto tra interessi nazionali e contrasto politico". Per il segretario del Pd, è il momento "di essere chiamati tutti insieme a scrivere le regole del gioco ma poi l'alternativa è ancora più netta". La Repubblica
Post n°19 pubblicato il 17 Dicembre 2007 da demo_cratico
Tag: Il Giornale
«Ultima chiamata per Fini» ha titolato oggi "il Giornale", pubblicando un documento firmato Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto. E domani, sempre sul "Giornale" in edicola, il presidente di An risponde alle accuse dei dirigenti di Forza Italia che l’avevano soprattutto invitato a porre fine alle contrapposizioni e a guardare al futuro del Partito delle Libertà. Fini replica punto per punto ma lascia solo un piccolo spiraglio al dialogo: «Dove dovrebbe avvenire - si chiede il leader di An - nei gazebo? Se, come penso la risposta è nell’assemblea costituente del nuovo soggetto, è mistificatorio sapere chi ne dovrebbe fare parte, con quali regole dovrebbe decidere, sulla base di quale documento politico discutere e su quali meccanismi democratici di funzionamento e di selezione della classe dirigente dovrebbe articolarsi il nuovo partito?». «Se la nuova legge elettorale lascerà i partiti liberi di scegliere in Parlamento, e non davanti agli elettori, con chi governare, è prevedibile che si possano formare intese anomale, opposte a quelle naturali. Ma insinuare, come fanno Bondi e Cicchitto, che possa farlo An con il Pd, assomiglia tanto al bue che dice cornuto all’asino». Così il leader di Alleanza nazionale, in un passaggio della lettera che sarà pubblicata sul "Giornale" domani in edicola in cui replica ai dirigenti di Forza Italia che oggi hanno mosso dure critiche all’ex ministro degli Esteri. Il Giornale
Post n°18 pubblicato il 17 Dicembre 2007 da demo_cratico
Tag: Corriere della sera
Colpo di scena nel caso Speciale. Il generale si è dimesso dall'incarico di comandante della Guardia di Finanza, con una lettera inviata al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La scorsa settimana, il Tar aveva accolto il ricorso di Speciale contro la rimozione dall'incarico decisa dal governo. A dare la notizia delle dimissioni è stato lo stesso generale della Guardia di Finanza. «Questa mia scelta, con la quale auspico di porre fine, nell'interesse del Paese, ad una inutile e vergognosa polemica - si legge nella missiva - è l'ultimo atto che, da militare, intendo fare a servizio della Guardia di Finanza e dello Stato, non desiderando più collaborare con il governo in carica». Il generale Cosimo D’Arrigo dunque è tecnicamente il nuovo (e di nuovo) comandante della Guardia di Finanza. Lo rendono noto ambienti delle Fiamme Gialle, spiegando che, benchè il Tar avesse stabilito la reintegrazione di Speciale al comando del corpo, le sue dimissioni hanno de facto riportato la situazione allo stato precedente. «LETTERA IRRITUALE» - Duro il commento del premier Romano Prodi in merito alla missiva inviata da Speciale al Capo dello Stato. «È una lettera irrituale nella forma e nei modi che non cambia la posizione del governo. Vedremo nelle prossime ore gli aspetti procedurali da seguire» ha annunciato il premier Prodi. INCONTRO PRODI-PADOA SCHIOPPA - La notizia delle dimissioni di Speciale era arrivata in mattinata a pochi minuti dalla conclusione di un incontro a Palazzo Chigi tra il premier Romano Prodi e il ministro del Tesoro Tommaso Padoa Schioppa proprio sull'argomento. Secondo quanto aveva preannunciato lo stesso Prodi domenica sera alla trasmissione «Che tempo che fa», l'incontro sarebbe servito serve a stabilire i termini del ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar, che ha dato ragione all'ex comandante della Guardia di finanza, il generale Roberto Speciale, contro la revoca dell'incarico. LA LETTERA DI PADOA SCHIOPPA - Successivamente però lo Stesso Padoa-Schioppa rendeva nota la lettera di risposta a Speciale con cui accettava le sue dimissioni: «Ho ricevuto la sua lettera di dimissioni irrevocabili» e «accetto la sua manifestazione di volontà». Così ha scritto il ministro dell'Economia. Il ministro ha scritto poi che il governo «si riserva di valutare» se fare ricorso contro la sentenza del Tar e osserva che, «quand'anche si ritenesse automaticamente applicabile tale sentenza, ella avrebbe dovuto essere ricollocato in servizio, al fine di poter riprendere l'esercizio del comando. Il suo ordine indirizzato al Capo di stato maggiore della Guardia di finanza, con lettera in data 17 dicembre, è pertanto invalido». INGRESSO IN POLITICA? - Speciale non esclude ora un suo ingresso in politica. «Finalmente sono in pensione - dice il generale ai microfoni di Agr -. Ora sto accarezzando dei progetti che valuterò in seguito» spiega, ammettendo appunto che tra le idee per il futuro c'è proprio quella di un ingresso in politica. ( ■ audio ) Ai microfoni del Giornale Radio Rai Speciale taccia inoltre come «falsità» il presunto uso privato di aerei ed elicotteri della Guardia di Finanza. «Tutta la mia attività di servizio è documentata missione per missione. Vedranno che io ho fatto soltanto attività di servizio» ha dichiarato il generale. Dunque, nessuna leggerezza? «Ho fatto semplicemente il mio dovere rispettando le regole. Non ho niente da rimproverarmi» ha detto Speciale. RISCATTO MORALE - Nella lettera a Napolitano Speciale parla di immagine «finalmente, risarcita e onorata». «Per me - scrive il generale - l'annullamento giurisdizionale della mia rimozione vale più di qualunque somma, perché un riscatto morale non ha prezzo. Attendo, con eguale pazienza, l'ora in cui saranno smentite le calunnie violentemente indirizzatemi contro nel tentativo, indegno, di condizionare la magistratura che doveva giudicarmi». RISARCIMENTO - E a proposito degli scenari aperti dalla decisione del Tar, gli esperti di diritto amministrativo avevano spiegato che dopo la sentenza del Tar il generale Roberto Speciale avrebbe potuto puntare solo al risarcimento dei danni che ritiene di aver subito, ma non a tornare alla guida della Guardia di finanza, essendo andato in pensione. «Astrattamente e teoricamente - avevano sottolineato i legali di Speciale - la sentenza del Tar del Lazio dice che il generale avrebbe diritto a essere reintegrato». Secondo i legali, per reintegrare il generale Speciale «non è sufficiente il puro e semplice annullamento della revoca e la nomina del generale D'Arrigo, ma sono indispensabili atti dell'Amministrazione che riorganizzino il rientro». DI PIETRO - Il caso Speciale ha scosso la maggioranza. Contro l'ipotesi di un ricorso del governo contro la sentenza del Tar si era espresso in mattinata Antonio Di Pietro. «Sbagliare è umano, perseverare è diabolico» ha detto il ministro delle Infrastrutture ospite a Gr Parlamento, confermando dunque il suo giudizio negativo su tutta la vicenda. «Chiedere il trasferimento - ha sostenuto - è stato un atto scorretto politicamente. Il trasferimento è stato chiesto per la sua condotta, non perchè si era opposto al trasferimento chiesto da Visco, è un'altra faccenda». «La responsabilità per quel che è successo - ha quindi aggiunto - è di tutto il governo, non solo di Padoa Schioppa. L'unica a votar contro sono stato io, la responsabilità è collegiale». Corriere della Sera
Post n°17 pubblicato il 17 Dicembre 2007 da demo_cratico
Tag: Libero
di VITTORIO FELTRI Non so se in questo periodo vi sia una cosa chiara in politica, però non c'è dubbio che se esiste uno capace di parlare in modo diretto questi è Gianfranco Fini. Che ha cominciato a frequentare la segreteria del vecchio Msi quando aveva i calzoni corti, si fa per dire. Molti conoscono le motivazioni che lo indussero a virare verso destra in un'epoca in cui la moltitudine beota approdava all'estrema sinistra spinta dal fascino irresistibile del conformismo. Casomai qualcuno non ricordasse o non sapesse, meglio precisare: Fini non è mai stato fascista, ma è sempre stato insofferente agli intruppamenti. Forse proprio per questo ha una certa ritrosia a farsi inghiottire dal partitone popolarliberale di Silvio Berlusconi. Non c'è verso di convincerlo che sarebbe magari vantaggioso. D'altronde non tocca a me farlo. Non sono neanche un Bondi o un Cicchitto né ho le gambe della Brambilla. Sicché mi sono limitato a quattro chiacchiere con lui al telefono. Libero
Post n°16 pubblicato il 17 Dicembre 2007 da demo_cratico
Tag: L'Unità
Riunione di maggioranza sul decreto sicurezza nello studio di Luciano Violante, presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, alla quale ha partecipato il ministro dell'Interno Giuliano Amato. «Il governo intende approvare il decreto sicurezza senza modifiche», ha detto Amato nel corso dell'incontro con i componenti delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia, compreso la norma anti-omofobia sbagliata: nella norma, infatti, si farebbe riferimento all'articolo sbagliato del Trattato europeo (il 13 anziché l'art. 2 comma 7). Ma secondo quanto si è appreso, il capo dello Stato Giorgio Napolitano non sarebbe intenzionato a firmare il decreto con la norma anti-omofobia sbagliata. In una lettera ai senatori della opposizione, Napolitano ha - tra l'altro - detto che la norma anti-omofobia «votata dal Senato, che contiene riferimenti erronei merita da parte mia un esame attento e rigoroso». Martedì il provvedimento andrà all'esame dell'aula di Montecitorio. A questo punto, sul fronte del dl sicurezza le ipotesi allo studio di maggioranza e governo sono sostanzialmente due: o si lascia decadere il testo con la norma anti-omofobia sbagliata, che comunque piace sempre meno alla sinistra per quanto riguarda le espulsioni; oppure, prima che il decreto venga approvato dall'Aula alla Camera, il governo potrebbe riproporre con un altro provvedimento d'urgenza il testo della legge Mancino su "misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa" per evitare che quando entrerà in vigore il dl sicurezza si crei un vuoto legislativo e decadano tutti i processi in corso. «Norma anti-omofobia determinante», dice il capogruppo dei Verdi-Pdci in Senato, Manuela Palermi. «Per me - dichiara il socialista Franco Grillini - la soluzione migliore sarebbe quella di far decadere questo decreto. Si avrebbero meno problemi e si eviterebbe di fare tutto questo can-can». L'Unità
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Inviato da: ninograg1
il 12/07/2008 alle 21:58
Inviato da: senza.peli
il 04/01/2008 alle 15:01
Inviato da: demo_cratico
il 18/12/2007 alle 22:40
Inviato da: giovannimaiolo
il 18/12/2007 alle 16:00