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LABORATORIO TEATRALE, cronache

Post n°1319 pubblicato il 28 Dicembre 2006 da n.cave
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   Appendice: la lingua come fatto sonoro. Ciò che rimane di una lingua, quando non vi è la comprensione, è la sua musicalità. La lingua, come fatto sonoro, è un complesso sistema di musicalità differenti che concorrono a creare l’identità al pari della grammatica e della sintassi. Non è solo un discorso di dizione, ma anche di ortofonia: ossia tutto il complesso funzionamento del sistema intonativo di una lingua.
   Il suono di una singola parola non è il significato assoluto della stessa: il modo in cui la si pronuncia all’interno della modulazione sonora della frase ne completa e ne delinea al meglio il significato, pontenziandola notevolemente. In teatro, studiare questo è ancora più importante della dizione, perché posso sbagliare la pronuncia di una parola senza tuttavia alterarne il significato, ma sbagliare l’intonazione, pur con una dizione pulita, significa perderne il senso completo e indebolire la struttura linguistica della recitazione.
   Ma come si fa a capirlo bene? Il problema è che noi traduciamo il suono della parola in concetto immediatamente, perndendo quindi il senso dell’evolversi delle modulazioni. In parole povere, si perde l’identità sonora della propria lingua. Ma si può riconquistare con un semplice esercizio, divertente e utile per la mimica.
   Esercizio: Invito i ragazzi a parlare in una lingua esistente ma che non conoscono, uno per volta, in modo che si possa essere ascolati. Le lingue sono le solite: tedesco, giapponese, arabo. Ma è utile anche far parlare lingue più diffuse a chi non le sa. Lo scopo è quello di cogliere, nello stereotipo, quello che rimane di una lingua quando la privi di significato. Così ci si riappropria del suono puro e si inizia, lentamente, a giurare l’italiano con orecchi differenti.
   Il secondo passo sarà quello di ascoltare il recitar cantando del XVII sec. di Claudio Monteverdi, Jacopo Peri, Gesualdo di Venosa ed egli altri madrigalisti, fino ad arrivare a Gluck. Ma del perché ne parleremo in seguito.
   Lezione del 20 dicembre, appendice del post #1314

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