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IL TERZO POST
Post n°1464 pubblicato il 10 Aprile 2007 da n.cave
Eccoci al terzo post, su richiesta di rimescolareilvolga. Il terzo posto pensando al primo del n.1461 e al secondo del n. 1462. Riassunto: al primo si esortava ad essere felici, al che molti commenti invece rivendicavano l’imprescindibile diritto alla sofferenza, con sani fatti gli affari tuoi velati o meno; il secondo posto allora è stato il panegirico (ironico) della sofferenza con inneggiamento al suicidio collettivo finale, cosa che non ha suscitato la contrarietà di nessuno! Insomma, o sono impazzito o c’è qualcosa che non va negli altri. Io propendo più per la seconda ipotesi. Rimescolareilvolga mi chiede la mia ricetta? Io non ho ricette, se non una: se stai male, cambia schema! Se stai male, non sono gli altri che sbagliano, sei tu che fai qualcosa che non va! Il male è un sintomo, non uno stato: per cui trova la causa. Come fare? Abbandonare i falsi miti e i vecchi schemi. Tutto qui. Se il presente è sofferenza, allora per forza devi cambiare: trovare la forza di stracciare l’immagine di sé, gettare al vento le convinzioni attuali e ricominciare quam tabula rasa. Tutto lì. Ed è qui, e non altrove, che inizia quel sano percorso individuale che molti rivendicavano, ma erroneamente attribuendolo al semplicistico, banale e vacuo faccio come voglio. Laddove il male è naturale, il bene è ricerca. Laddove la sofferenza è automatica, il benessere è volizione. La mia Pasqua e la mia Pasquetta? Lavoro aggravato dalla defezione delle commesse che gli è venuta la luna… Festa sacra al cimitero in un chiosco di fiori da solo, avete presente? L’inferno. Come fare a stare bene? C'è chi rivendica il proprio imprescindibile diritto alla sofferenza esistenziale come se fosse una cosa normale? Lo faccia, ma non pretenda ragione, che di ragione ne dimostra ben poca! Qui si esprime il mio unico astio, in quanto atteggiamento troppo seducente per chi si trova in uno stato di debolezza e non cerca altro che una facile via di fuga, trovandola appunto in coloro che si mettono in bocca parole come libertà, indipendenza regalando invece l'ABC della becera schiavitùelle dipendenze, del dolore e dei falsi miti. Non si scambi, quindi, severità e austerità con altro. Si farebbe lo stesso errore. |