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TESTUALITA'

Post n°1568 pubblicato il 16 Novembre 2007 da n.cave
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Dal racconto orale alla teatralità è un bel percorso. Si gioca con la testualità e si viaggia nella pienezza del teatro. Stimolarli in  maniera forte e complessa non è sbagliato se ogni impulso viene rilegatoalla fine alla loro fantasia.
Non cerchiamo, ripetiamo sempre, il risultato finale formalmente eccellente. Ricerchiamo lo sforzo intellettivo che ci porta a fare il salto di qualità. Ma se ogni cosa viene alla fine della spiegazione, del gioco, dell'esercizio, relegata alla fantasia e alla capacità di organizzazione del bamibino, ecco superate tutte le difficoltà.
La provocazione della difficoltà immensa di uno spazio circolare in cui il bambino è chiamato a raccontare una storia (se vuole e come vuole, in piena autonomia creativa) ascoltata ma non letta direttamente, lo porta a crescere davvero molto: stimola i suoi neuroni, potenzia la sua sicurezza, affina la sua sensibilità.
Il risultato lo vediamo a scuola: il racconto orale aiuta le interrogazioni e lo studio. La ripetizione "a parole proprie"è una grande scoperta in seconda elementare, ma anche una grande difficoltà. La paura di non dire bene le parole del libro di testo e quindi sbagliare è tanta. L0'imbarazzo di parlare e di sbagliare davanti alla classe poi finisce il tutto. A teatro tutto questo si supera con la facilità con cui i bambini giocano.
Infatti, se poi passiamo dal racconto orale alla teatralità - che a 7 anni cmq capiscono ancora meglio - è notevole. Posizionamento nello spazio ottimo, capacità di improvvisazione migliorata, attenzione aumentata.

Certo, la nostra fortuna è anche l'educazione che ricevono nella struttura scolastica: faccio lezioni su un palcoscenico 7mx8m, con un pianoforte mezza coda sopra, in un teatro da 300 posti. In uno spazio del genere, il bambino riceve tanti di quegli stimole che quasi senti il suo cervello vibrare! PIù difficile, sicuramente, in uno spazio che  non stimola la teatralità. Lo Stato dovrebbe apprendere molto e cambiare rotta. Più teatri e meno sperperi ai privati. Così potrà potenziare il sistema dell'istruzione. Controllare le assunzioni come fanno i privati, senza sistemi di punteggio ma di meritocrazia. Dare la possibilità effettiva della sospensione dall'insegnamento (difficilissimo se non impossibile sospendere un insegnante...). E rivoluzionare alla fine proprio il pensiero e la concezione dell'istruzione pubblica come fatto basilare e fondativo dello Stato. Ma finché c'è il classico atteggiamento "da statale" e le strutture carenti (tendenti al peggioramento per la dispersione dei fondi ai privati) i miglioramenti saranno sogni e chimere.

 
 
 
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