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Post n°1463 pubblicato il 10 Aprile 2007 da n.cave
In ritardo rispetto al solito, ecco il resoconto della lezione di mercoledì scorso. Sarà la primavera, sarà il tour de force di lavoro pasquale, ma proprio non mi andava di scrivere resoconti. Sotto stress, la mente vaga poco, sia per la fantasia, sia per la razionalità. Invece stanchezza e sonno galoppano alla grande! Ma torniamo al nostro caro laboratorio. Si pensa al saggio – anzi, pensavo – al saggio di fine anno. La difficoltà nello scegliere un saggio è sempre la stessa: trovare un testo dove tutti hanno la stessa importanza, lo stesso rilievo e la stessa profondità di studio. Insomma, impossibile, a meno che di non fare la classica trovata di smezzare i ruoli principali in più parti, ma è una cosa che non mi è mai piaciuta. Se un protagonista cambia volto, ci deve essere un buon motivo registico. Inoltre, non posso proporre al laboratorio testi inediti, ma solo classici, per ovvi motivi di possibilità di studio. E quindi, come spesso avviene, la scelta è ricaduta magicamente su un classico dei classici dei classici: Anton Pablovich Čechov. Dato il numero e la composizione del gruppo, la scelta è ricaduta per forza di cose sugli atti unici, per i motivi suddetti: L’anniversario e La domanda di matrimonio. Nulla di originale, certo, ma è bastato leggerli perché tutti iniziassero a tremare. Questo perché? Bisogna parlare di Čechov per capirlo. E in effetti, tutta la lezione ha preso la lettura del testo e la spiegazione di alcune piccole cose, che poi svilupperemo all’interno dello studio degli atti unici. Con Čechov (29 gennaio 1860 - 15 luglio 1904) non si può non parlare di Konstantin Sergeevič Stanislavkij (Mosca 18 gennaio 1863 - 7 agosto 1938). Con questi due personaggi, si inizia a parlare seriamente di tecnica dell’attore, di testo moderno e di studio del testo. Con loro due, insomma, comincia il teatro come ancora lo conosciamo, inizia la tecnica dell’attore come ancora viene impiegata – e non solo a teatro, se pensiamo che Strasberg non fa altro che rielaborare la tecnica del suo maestro Stanislavskij per il suo famoso metodo cinematografico – e inizia la grande evoluzione della figura del regista. Non è certo quindi per pusillanimità che un allievo tremi quando legge Čechov e si parla di Stanislavskij: sono finiti i giochi, si entra nell’età matura. Non è un caso che l’allievo vede in Čechov uno spauracchio o una cosa insormontabile: perché con i suoi testi si entra nel vivo del teatro. I suoi testi si recitano e basta. Altrimenti non funzionano: tempi, parola, corpo, voce, fiato, gesto, utilizzo dello spazio, utilizzo dell’oggetto, interazione con la regia e quindi con gli altri vari elementi che il regista ritiene opportuni sono legati finalmente in un unicum che pone serie difficoltà. Sempre non è un caso che Čechov sia materiale di studio in tutte le Accademie. © 2000 Immagine protetta da copyright. Vietati l’utilizzo e la riproduzione non autorizzati. Logo Comp. Teatrale Ass. Cult. La Macchina Infernale Teatro |
Era in fieri, in verità, ma la troppa stanchezza pare abbia avuto un effetto deleterio sulla mia memoria. Per la prima volta in 15 anni non riesco a mandare a memoria... sigh... Mi serve riposo e silenzio, sinnò diventa complicato!