Drôle de Belgique

Bestiario belga: i vicini.

Il bestio per eccellenza è stato senza dubbio il primo con cui siamo venuti a contatto (sempre della serie “se il buongiorno si vede dal mattino”): sopra la nostra camera abitava un marcantonio fiammingo, che sembrava avere come hobby il pestaggio sistematico della sua ragazza, più o meno una volta alla settimana e sempre in piena notte.  Si può immaginare con quale spirito siamo andati a protestare, una sera a mezzanotte e mezzo, per via dello stereo a tutto volume. Ce lo siamo trovato davanti in mutande e camicia, non propriamente sobrio, e abbiamo avuto un interessante scambio di opinioni. La sua tesi era che, siccome nostro figlio di otto mesi piangeva a tutte le ore, lui era in diritto di spararci lo stereo a palla in piena notte. Difficile farlo ragionare, dal momento che oscillava come una nave in tempesta ed era incazzato come un toro di Pamplona. Dopo aver sputato una serie di minacce e insulti in inglese, ha spento lo stereo, ma io nei giorni seguenti ero talmente terrorizzata che, al primo “uè” dell’infante, correvo a prenderlo in braccio e lo portavo in cucina. E meno male che non c’era ancora stata la strage di Erba, se no non avrei più avuto il coraggio di uscire di casa. Ho rincontrato l’energumeno dopo un paio di settimane: irriconoscibile; ben vestito e pettinato, mi ha salutato e mi ha aperto la porta. Sembrava in preda ad amnesia totale, e probabilmente era così.

L’inquilina che ha preso il suo posto era, dal mio punto di vista, ancora più pericolosa: voce cinguettante, fisico da sballo, riccioli alla Afef e ciglia svolazzanti. Italiana, per di più. Mio marito ancora la rimpiange; io, per ovvi motivi, ho stappato lo champagne quando se n’è andata.

Al terzo piano abitavano due ectoplasmi: totalmente assenti per la maggior parte della giornata, sia il marito che la moglie, tranne la domenica, quando la mania hobbistica di lui si scatenava al secondo piano, dove avevano tre appartamenti che affittavano agli studenti: concertini di seghe, trapani, mole, martelli e tutto quanto può rendervi piacevole il week end.

Ma la vicina che dava lustro al condominio era senza dubbio quella del quinto piano: M. R., di professione masseuse: secca come un’indossatrice, capelli fino al sedere, pelle alla Carlo Conti e tacco mai al di sotto dei 12 cm. Età presunta: 30 anni vista da dietro, 50 da davanti. Ci è sempre rimasto il dubbio sul tipo di massaggi che facesse, visto che i sondaggi tra i conoscenti la davano “dispensatrice di iolanda a pagamento” esattamente al  50%. Quello che è certo, è che ci ha profumato aggratis il palazzo per anni, dalla cantina in su, sempre con la stessa essenza, che riconoscerei fra mille (M.R., sei avvertita: se commetti un omicidio ed io mi trovo sul luogo del delitto, sei spacciata) e che i suoi clienti erano tutti uomini, in maggioranza vecchi, e anche loro emananti zaffate di dopobarba.  Con uno, ho avuto un incontro un po’ ambiguo, ma di questo parlerò in seguito.

I miei vicini di adesso sono quattro, i tre più prossimi sono a 50-100 metri di distanza, l’altro a sei chilometri (perché ha comprato la casa, ma abita ancora con i genitori): la distanza minima perché ti diano moderatamente fastidio (sei chilometri, intendo).