Creato da ElettrikaPsike il 17/12/2012

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Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)

 

 

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LA SESTA GENERAZIONE (PARTE B): I MILLENIAL IPERCONNESSI

 

LA GENERAZIONE DEL NUOVO MILENNIO

– PARTE SECONDA –

Iniziato qui il rimescolamento nel calderone del tempo per conoscere le sette generazioni, dopo i Millenials degli anni 2000, arriviamo alla seconda parte della sesta.

 

 

La sesta generazione è quella dei nati negli anni ’80 e ’90, vale a dire da coloro che sono stati teenagers ed hanno vissuto la prima giovinezza nel nuovo millennio, tra il 2000 e il 2010. E l’ultima generazione che ha potuto vivere tra le due ere. Sono stati ragazzi esigenti, diretti e lineari. Molto più ridenti e ludici – ma, al contempo, anche meno introspettivi – dei ragazzi degli anni ’90, sono stati i teenagers della nascita dell’iPad, quelli che hanno salutato in fretta la lira per prendere altrettanto in fretta confidenza con l’euro e che vissero il terrorismo internazionale e la crisi economica iniziata nel 2008, quando il Prodotto Interno Lordo diminuì dell’1,2%.

Sono stati, quindi, ragazzi che hanno dovuto imparare a spendere con oculatezza e a diventare in qualche misura anche più egoisti. Più pigri e svogliati delle generazioni precedenti perché, di fatto, abituati ad avere subito e a portata di un semplice click molte più informazioni e prodotti dal mondo – e per questo, fondamentalmente, anche più distratti – sono stati i giovani più rapidi e multitasking di sempre, oltre che i più aperti e rilassati. La generazione del Millennio è stata quella che fece, in assoluto, un maggiore utilizzo dei media e della tecnologia, dimostrando una totale dimestichezza e familiarità con ogni tipo di espressione digitale.

La velocità e la comunicazione istantanea offerta da internet, nonché l’utilizzo precoce dei social, hanno reso quella degli “Y” una generazione aperta alla socialità, allo scambio ed al commercio facile, facendoli diventare individui sicuramente anche molto meno ricattabili dall’etica del dovere a discapito del piacere. Non a caso, difatti, fra tutte, fu la loro generazione quella più attenta a ritagliarsi tempo libero e spazi personali. E, molto più predisposti verso una coscienza sanitaria, si dimostrarono proiettati a perseguire la qualità della vita e molto più accorti nel pianificare il loro benessere fisico e mentale.

 

I RAGAZZI DEL 2010:

I MILLENNIALS, “LA GENERAZIONE SOCIAL”

 

Questa coorte dei Millenials è quella composta dai ragazzi della decade del 2010, vale a dire coloro che sono nati negli anni ’90. Sono i ragazzi più giovani della “Generazione Y” ed hanno conosciuto la fine del Novecento giusto in quell’arco di tempo che gli è stato necessario per imparare a camminare, avendo salutato il 2000 ancora infanti. Dell’era analogica, ovviamente, questi ragazzi non possono avere che sfocati ricordi ma sono proprio loro ad essere stati gli ultimi rappresentanti del passaggio tra le due ere.

Sono stati adolescenti negli anni in cui Papa Benedetto XVI stupiva il mondo dimettendosi dal suo incarico, nel periodo in cui si diffondeva l’epidemia di Ebola in Africa, l’estremismo islamico attaccava Charlie Hebdo a Parigi - in risposta alla satira pubblicata su Twitter dal settimanale francese - e mentre scoppiava la rivoluzione ucraina.

Furono ragazzi in un mondo sempre più traumatizzato da tragici rondò terroristici; ma anche negli anni in cui venne sdoganato in Italia il fenomeno Masterchef e, per le primissime volte, si sentiva parlare degli Hikikomori.

E se, da una parte, il primo fenomeno cambiò in modo dirompente la visione (ed il palato) degli spettatori, spingendo gli adolescenti a cimentarsi tra impiattamenti creativi e tecniche gastronomiche mai sperimentate - indirizzandoli verso una cultura culinaria inesistente fino a pochi anni prima e contestualizzandoli in un panorama sociale dove gli chef diventano le nuove rockstar da emulare - il secondo sembrò l’inquietante presagio di un isolamento forzato che si sarebbe verificato per tutti con la fine della decade e l’avvento del Covid.

Così, divisisi tra un edonismo a portata di mano che li ha consacrati esperti del gusto e dell’eleganza senza averne il titolo – in questo decennio, infatti, si afferma anche Tripadvisor a sancire dove andare, dove mangiare e dove alloggiare attraverso le qualsivoglia recensioni di chicchessia – ed un sempre più crescente isolamento che si è improvvisamente trasformato in quarantena e segregazione, i ragazzi di questa seconda coorte Millenial hanno anche conosciuto la possibilità di avere tutto – o quasi – on demand e con un tasto, dalla cena agli acquisti online, fino ai servizi streaming.

Gli adolescenti e i giovani della decade del 2010 sono stati trasformati in spettatori interattivi di un mondo un po’ virtuale, un po’ tangibile, in cui poter scegliere tra una vastità di offerte imbarazzante e, mentre divoravano sequel, prequel, spin-off e remake – lasciandosi corteggiare da Sky, Netflix ed Amazon Prime Video – imparavano a diventare famosi proponendosi su YouTube e TikTok, continuando ad innamorarsi e a lasciarsi online, coltivando le proprie relazioni affettive e sociali su Whatsapp e documentando la propria intera esistenza su Instagram.

Ipnotizzati dai video musicali e da balletti surreali e virali alla Gangnam Style e dalla rapida diffusione dei meme, videro la Disney decretare l’onnipresente tendenza Frozen e Beyoncé ed Ellie Goulding invadere le classifiche con la colonna sonora delle “Cinquanta sfumature di grigio” più famose in quegli anni.

Ma questi sono stati anche i ragazzi che, mentre si accendeva ed alimentava il movimento Me Too che sconvolse Hollywood, conobbero gli episodi di cyberbullismo ed i giovani che videro mobilitarsi gli attivisti – una fra tutti, l’ancora sconosciuta e giovanissima Greta Thunberg, già appartenente ad una generazione successiva alla loro – per sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi del cambiamento climatico.

Ma anch’essi, abbigliati in un mix di stili vintage bohemien, global ed etnici, con i capelli colorati di rosa, grigio, azzurro e verde menta, danzando sui loro anni più giovani a passo di hip-hop, hanno compiuto le loro rivoluzioni. E con il loro variopinto pop street style hanno saputo, per primi, unire l’etica alla moda in nome dell’amore per gli animali e, con uno sguardo vigile sull’ecologia, hanno promosso l’arte del riciclo e spinto a rimestare negli armadi gli indumenti dei decenni passati, prima rivisitando gli anni ’60, ’70 e ’80 a prezzi accessibili e poi ponendo le basi per una cultura finalmente cruelty free.

 

 

 
 
 
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