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SENZA OCCHIALI ROSA

Post n°135 pubblicato il 06 Gennaio 2010 da guerrinob

6/11/09

Avevo cominciato queste note lo scorso anno con questo titolo: Perché guardare l'Africa.

Sottolineavo il grande interesse che suscita un continente, perché consuma poco le risorse del pianeta; perché gli Africani organizzano la loro vita in modo collettivo con grande spirito di solidarietà, perché hanno un gran rispetto della qualità della vita, abitudini lavorative comprese.

Posso dire di aver capito che in Africa non fa freddo. Lo avevano capito anche i Romani e da questo, no freddo, deriva il nome Africa. A parte questo, l'Africa, come tutti i continenti non ha una identità univoca.

Incomprensibili restano le stragi del Ruanda. Aprile 1994, cento giorni di genocidio senza premeditazione. Morte gratuita con poca spesa. Strage artigianale. Uomini che hanno ucciso con crudeltà vicini di casa, compagni di lavoro. Hutu e Tutsi che si scambiano con cadenza periodica massacri, dove ora sono vittime e ora son carnefici. Mentre la radio delle colline continua a ripetere: “Uccidete”. Considerata l'ennesima guerra tribale, la negazione dell'altro, è una vera eclisse della ragione.

Questa eclisse non ha oscurato la Guinea Bissau, nonostante che nel giro di 24 ore,nelle prime due notti del marzo 2009, siano stati assassinati il capo dello stato maggiore Na Waie e il presidente della repubblica Nino Vieira.

"Il presidente Vieira è stato ucciso dall'esercito questa mattina presto mentre cercava di fuggire dalla sua residenza attaccata da un gruppo di militari fedeli al capo di stato maggiore, (generale) Tagmé Na Waie", morto ieri in un attentato, ha dichiarato Zamura Induta, responsabile per le relazioni esterne dell'esercito. Il presidente Vieira, ha aggiunto Induta, "era uno dei principali responsabili della morte di Tagmé". ANSA.it

29 i presidenti africani assassinati negli ultimi 40 anni.

Non e' chiaro chi abbia compiuto l'attentato di ieri sera nella capitale di questo piccolo stato africano, uno dei piu' poveri ed instabili del Continente ma Na Waie era uno dei piu' feroci critici del presidente. Vieira, considerato un eroe nazionale per aver combattuto la guerra di liberazione contro le truppe portoghesi nei primi anni Settanta, dopo aver preso il potere con un colpo di stato nel 1980 ed essere stato defenestrato nel 1999, era stato eletto presidente nel 2005, in elezioni contestate dall'opposizione. Vieira e Na Waie erano acerrimi nemici e appartenevano a due etnie diverse: il generale aveva anche fatto parte della giunta militare, che aveva deposto il presidente golpista nel 1999. A dare conferma dell'uccisione di Vieira e' stato un alto responsabile militare: ''Il presidente Vieira ha dichiarato il capitano di fregata Zamora Induta - e' stato ucciso dall'esercito stamani verso le 04:00 locali (le 05:00 italiane) nel momento in cui tentava di fuggire dalla sua residenza attaccata da un gruppo di militari vicini al capo di stato maggiore Tagme' Na Waie''. Il militare ha definito Vieira ''uno dei principali responsabili della morte di Na Waie'', aggiungendo che e' stato ''falciato dalle pallottole sparate dai militari''. Numerosi testimoni hanno parlato di ''spari, raffiche ed esplosioni di granate'' durante la notte a Bissau mentre si segnalano anche saccheggi del palazzo presidenziale. La vedova di Vieira e' riuscita a mettersi in salvo rifugiandosi nell'ambasciata dell'Angola. La situazione a Bissau e molto confusa ma le forze armate smentiscono che sia in atto un colpo di stato e, in un comunicato, annunciano che ''obbediranno alle istituzioni democratiche'' e alla Costituzione, secondo cui il potere passa ora nelle mani del presidente del parlamento. I militari sostengono inoltre che gli assassini di Vieira sono un gruppo isolato e che sono attualmente ricercati. L'uccisione di Vieira e' stata condannata dal presidente della Commissione dell'Unione africana (Ua), Jean Ping, che ha parlato di ''atto criminale''. Ansa.it

Guido , Marco , e Simone sono velocemente rientrati in Italia. Il loro volo era previsto proprio per quella notte. Restavano a Fanhè due volontari, Carlo e Nello, il cui programma di rientro era previsto per la settimana successiva. Rintracciati telefonicamente, stavano bene e ci hanno detto che la situazione fuori dalla capitale era tranquilla.

Molto indicative le recenti repressioni nel sangue di manifestazioni pacifiche nella Guinea Conakry, nostra confinante.

Nella nostra Guinea chi gestisce il potere ha fatto sapere ai contendenti, durante le elezioni succedute alla morte di Vieira: “Non importano i risultati elettorali, ma non sarà tollerata alcuna manifestazione di piazza”.

I veloci cambiamento in atto in tutto il continente africano sono sorvegliati da una regia Una delle sedi di questa regia è la costruenda base militare Dal Mulin di Vicenza il cui obiettivo ufficiale, indicato dal governo Usa, è l'Africa.

A questo punto, volendo raccontare anche quanto non capisco, nella speranza di capire poi, cambio il titolo di queste pagine passando da un un troppo ambizioso, “Perché guardare l'Africa”, a un più concreto, “Sentieri del villaggio”. Il blog Fanhe nel suo sottotitolo dice, diario del villaggio.

La pelle degli abitanti di Fanhe, i suoi alberi, la sua terra è ciò che posso guardare. Anche Fanhe è ombelico del mondo e può rivelare grandi verità

Il popolo Brasa da vero popolo contadino ama la pace. Il prezzo pagato in vite per l'indipendenza della nazione è stato altissimo. Ora preferiscono pensare ai loro campi.

 

 
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MATRIMONI

Post n°134 pubblicato il 04 Gennaio 2010 da guerrinob

Per parlare delle donne Balanta bisogna parlare di mogli. E' impensabile per i Brasa che una donna non si sposi. Dopo il matrimonio, che la emancipa come persona, può scegliere una vita da singol, ma rientrando nella famiglia paterna o sposando un altro marito. Altre scelte mancano di copertura economica.

Ricorriamo ancora a padre Rino Gallinaro, sottolineando che questo scritto è stato pubblicato nell'anno 2000 d.C. Mette a fuoco l'ottica delle consuetudini balanta. Sono un buon punto di osservazione per misurare la spazio del cambiamento.

La prima moglie “dopo il marito comanda sulle altre donne, distribuisce le competenze, vigila sull'andamento della casa, sui lavori, presiede alla educazione delle bambine, che sono state offerte all'uomo grande come future mogli, vigila sui piccolini,quando le altre sono al lavoro ed è sempre lei che serve il pranzo a tutti... Va in cerca dei depositi salini, lasciati dallo straripamento dei fiumi e poi ne ricava il sale per uso familiare, fa vangare per piantare e seminare le verdure, fa le cerimonie agli spiriti buoni, va a consultare lo stregone...Da consigli alle donne giovani, spose del marito... fa da levatrice.

E' sempre la donna grande che cerca le bambine presso i suoi parenti per darle in sposa al marito...

L'uomo grande è obbligato a sposare queste bambine, portategli a casa dalla moglie più anziana, quando saranno mature per il matrimonio”.

I motivi per cui le donne grandi portano a casa queste bambine è poter dividere il tantissimo lavoro che le donne devono fare, la fertilità della famiglia e l'assicurazione per la vecchiaia: quando loro non saranno più in grado di lavorare, ci saranno sempre braccia giovani per le necessità della famiglia.

Torniamo alle parole di padre Gallinaro:

le donne sposate non cambiano cognome, mantengono sempre il proprio.

Sposate o no non hanno mai diritto a nessuna eredità nè da parte della propria famiglia, né da quella del marito. Sono i figli maschi che hanno diritto di ereditare i beni paterni (vacche, risaie, mogli, riso, ecc.) meno che i soldi perché, come ho detto di essi non ne vogliono sapere...

Perchè la donna Balanta non può ereditare? I Balanta la considerano un bene prezioso, da dover essere ereditato”

Qui la cultura Balanta si sposa con la prassi occidentale: la donna non è considerata persona in tutto e per tutto, ma bene prezioso.

Nel gruppo delle donne riunito per la formazione teorica agli orti, è presente Ticba, con il piccolo Pino, che rovista sotto la camicetta della madre alla ricerca della merenda e Sabato la prima moglie del marito di Ticba. Sabato grande lavoratrice, già attiva nel suo orto prima delle nostre iniziative, è più anziana. Avevo pensato fosse la madre di Ticba, visti gli atteggiamenti affettuosi tra le due donne. Ma a Fanhe non sono presenti madri delle spose, perchè è proibito sposarsi tra persone del villaggio. I mariti sono nati nel villaggio, ereditano le terre coltivate dalla famiglia ed anche le mogli del padre, le spose vengono da altri villaggi. Il piccolo Pino dopo aver esaurito le scorte della madre, passa sulle ginocchia di Sabato, che senza alcuna esitazione lo attacca al suo seno.

Presente anche la sorella grande di Felipe N'bam con l'immancabile pipa senza tabacco. Senza tabacco non perché voglia smettere di fumare, ma perché dalla fine del suo matrimonio è rientrata alla casa paterna, dove è trattata con tutto il rispetto e la condivisione di ogni cosa, ma il tabacco è un lusso non indispensabile. Come lei altre donne son tornate a fare le zie nella casa paterna. Dicono che il ritorno alla casa paterna di molte donne Balanta sia un fenomeno in forte incremento. Mi piacerebbe poter dialogare con loro, capendo bene il linguaggio, sono sicuro che troverei molte analogie con le separazioni occidentali, motivate dalla fine del ruolo subordinato delle donne, che molti maschi fingono di non capire.


 

 

 
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EVOLUZIONE

Post n°132 pubblicato il 02 Gennaio 2010 da guerrinob

Non so quanto sia reperibile il libro di padre Rino Gallinaro, NA-NTCHAMA BALANTA, UNA TRIBU' DELLA GUINEA BISSAU, ed. Centro Stampa Schio, e non posso esimermi dal riportare un lungo brano frutto delle sue pluriennali osservazioni.

“La classe dei N'hes è praticamente il riconoscimento ufficiale da parte degli anziani che il giovanotto è diventato maturo, capace di generare.

Prima di questo momento si presuppone da parte degli uomini grandi che il giovanotto sia incapace, ignaro di come si fa l'amore con una donna, anche se sanno benissimo che i giovanotti fanno l'amore di nascosto con le donne sposate e magari generano figli.

Quando una ragazza resta incinta per colpa di un N'haie, ed è già destinata ad un uomo grande, costui la sposa lo stesso e considera suo il figlio. Se invece la ragazza partorisce prima di essere ufficialmente sposa , il figlio può essere ammazzato dagli uomini grandi, perchè i giovanotti non hanno diritto di sposare una ragazza, a meno che il papà del giovanotto dichiari davanti agli altri che il figlio è suo.

Circa cinquant'anni fa capitava che se due giovani venivano colti in fragrante (attività sessuale) venivano fustigati davanti a tutta la gente del villaggio. Mentre chiudevano un occhio se un ragazzo non ancora N'hes si fosse unito alla donna sposata ad altro uomo”...

Queste pagine fanno parte della storia del popolo Brasa. Oggi i giovani possono sposarsi con chi vogliono, purchè non sia dello stesso villaggio e le donne possono rifiutare il matrimonio combinato.

Il fanado resta l'elemento rituale centrale della organizzazione sociale dei Brasa, ma le leggi della repubblica hanno la priorità sulla tradizione e favoriscono cambiamenti..

La rivoluzione, la lotta di liberazione, cui i Brasa hanno dato un grande contributo, ha cambiato molte cose, in primo luogo l'accesso all'istruzione dove le donne, come in ogni parte del mondo si distinguono per diligenza e profitto.

I Brasa hanno capito che non si può andare in farmacia con la prescrizione di un farmaco e tornare con una altro, che il farmacista ha preferito rifilarti, tanto non sai leggere. Non si può non saper leggere i cartelli stradali.

L'istruzione porta crescita delle persone, sicurezza ed autonomia. Ciò che cambierà inevitabilmente sarà la condizione della donna. Questo è un buon auspicio per L'Africa e per l'umanità.

 

 

 

 
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TECNOLOGIE

Post n°131 pubblicato il 31 Dicembre 2009 da guerrinob

5/11/09

Con l'aumento dei volontari e l'intenzione di usare pc e proiettore, le potenzialità del piccolo pannello solare non bastano. Dopo la grande pioggia di lunedì ha faticato a rimettersi in linea.

Ha detto basta stasera all'accensione della lampadina del bagno. Fortuna che i denti sappiamo dove sono e il wc si intravvede alla debole luce di una luna velata da nubi sottili.

Il consiglio dei volontari, composto per tre quarti da delegati del Consiglio di fabbrica Singer, decide di utilizzare i fondi raccolti per comprare un altro pannello, altrimenti addio proiezioni.

Telefoniamo a Paolo, un italiano che si stabilito a Bissau, dopo essere passato per Belgio e Olanda. E' arrivato in Guinea con una piccola barca di ferro. Ancora non era conosciuta la presenza dei pirati, peraltro già attivi. Lavora come traduttore e tecnico elettronico, ha molte conoscenze e ci consiglia un negozio di suoi amici che hanno a buon prezzo dei pannelli usati. Garantisce che non sono di origine furtiva. Il prezzo è interessante anche se costano come da noi quelli nuovi delle migliori ditte, circa 700 euro. Qui nuovi sono molto più cari. Ricordando che i componenti fotovoltaici sono componenti elettronici e non subiscono usura come quelli meccanici, lo raggiungiamo a Bissau, dove compriamo anche frutta e verdura e ritorniamo con il pannello.

E' buio quando rientriamo a Fanhe. Mentre il prezioso pannello attraversa la soglia della cucina, dove Pino, allergico alla tecnologia, era rimasto a prepararci la cena, l'energia delle batterie, prodotta dal pannello unico titolare fino ad oggi, si esaurisce di colpo. ceniamo al lume delle torce, contenti di avere ora un altro pannello più grande, che chiamiamo: pannellone.

Al mattino, con codazzo di curiosi, portiamo il pannellone vicino alle batterie. Luca fa i collegamenti alla centralina e all'inverter in modo corretto. Di fronte a un confortante sole del mattino, la prima misura della tensione, 27 volt . Collega il pannello alle batterie e misura la corrente: zero corrente. Col panico del bidone, telefoniamo a Paolo. E' in viaggio verso Mansoa, lavora anche per Radio Sol Mansi. Dice di aspettare, perchè quel pannello, germanico con tanto di CE, ha un regime diverso, tarda ad entrare in azione, ma raggiunto il quantitativo di radiazioni sufficienti da una produzione più abbondante. A mezzogiorno riproviamo. Stesso risultato. Ritelefoniamo a Paolo, che ci prega di tenergli un piatto di riso e ci accompagnerà a Bissau a cambiarlo. Telefono anche ai miei amici di Cuneo che lavorano con i pannelli solari. Una lunga telefonata. Prima che il credito si esaurisca, capisco che neanche loro sanno spiegarsi il perchè. Eppure sia io che Luca abbiamo fatto le domande giuste.

Arriva Paolo. Mi fa i complimenti per il mio libro che ha letto lo scorso anno. E' una persona con molte capacità e disponibilità. Parliamo delle nostre iniziative e ci dà utili suggerimenti.

Spediamo i più giovani, Luca, Salvatore, Felipe e Bilodoche di nuovo a Bissau, mentre io e Pino restiamo a presidiare il villaggio.

L'indomani il montaggio del pannello funzionante sarà il trionfo di Luca e Felipe..

 

 

 

 

 
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BAMBINI E RAGAZZI

Post n°130 pubblicato il 31 Dicembre 2009 da guerrinob

Non voglio descrivere le numerose divisioni in cui sono organizzati i ragazzi in base all'età.

Voglio solo dire che fino a tre anni sono allattati e portati costantemente sulla schiena della madre. Mi hanno raccontato la spiegazione del perchè le madri hanno adottato il sistema molto pratico di portare i bambini fino al terzo anno sempre sulla schiena, è una difesa contro i furti di bambini.

Dai tre ai cinque anni scaricati a terra, hanno il primo periodo di autonomia. I maschietti girano indisturbati per il villaggio in piccoli gruppi di tre o o quatto, senza preoccupazioni da parte dei genitori, le bambine continuano a stare attaccate alle gonne della madre e delle altre donne della famiglia.

Quando mi incontrano si avvicinano volentieri e con le loro manine cominciano una esplorazione sistematica della pelle a disposizione, gambe, braccia, collo, volto. Li incuriosisce la diversità del colore e la presenza dei peli e della barba.

A cinque anni diventano bedoc ni gnare, ragazzi delle vacche. Mandati al pascolo delle vacche in gruppi, ma senza scorta di cibo. E' il loro ingresso nel mondo della manodopera.

Dopo i 15 anni hanno un secondo periodo di libertà, che utilizzano per girare tutto il paese, di notte e di giorno, spalmati di fango bianco e vestiti nei modi più assurdi. Preannunciano il loro arrivo nei villaggi e nelle morançe col suono di un corno e con grida a piena voce. Fin quando sui vent'anni vengono presi di forza dai Thon, appena più vecchi di loro, per la cerimonia N'haie. La cerimonia consiste nel portare i ragazzi nella foresta, spogliarli e raparli. Poi coperti di sacchi vengono portati per quattro giorni in una capanna predisposta alla cerimonia, dove trovano una donna che a scopo didattico fa sesso con tutti. Si dichiara con questa cerimonia che il ragazzo è capace di generare, di avere una famiglia e quindi deve abbandonare gli atteggiamenti scapestrati della gioventù e diventare uomo responsabile. Dopo questa cerimonia possono sposarsi con una donna che sia già stata sposa, non con una ragazza, che può sposare solo uomini grandi, che abbiano già fatto il fanado. Fino al fanado i giovani restano sempre sotto la tutela del padre.

Ancor oggi i Brasa danno molta importanza a queste tappe per la formazione delle persone.

Le bambine, timide se piccole, a cinque o sei anni sono più spigliate dei maschietti. Vincono loro la gara per starti più vicino e salirti sulle ginocchia. Lanciano sguardi affettuosi e capisci che vorrebbero stare tra le braccia, che hanno fame di affetto.

Delle ragazze so poco e quel poco non mi piace. Dal compimento dei i cinque anni cominciano a partire dal villaggio promesse spose o verso le case di zii che le utilizzano come serve, e poi le offriranno in matrimonio. Tutti devono sposarsi, nessuno può sposarsi con donne del villaggio o donne di villaggi dove vi sia la parentela di un genitore.

Le ragazze presenti a Fanhe sono figlie di altri villaggi. E' la criason. Ne riparleremo.

 

 

 

 
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RELIGIONE DEL POPOLO BRASA

Post n°129 pubblicato il 30 Dicembre 2009 da guerrinob

La religione tradizionale, non amano chiamarla animista, è esempio di concretezza. I missionari sottolineano che credono in un unico creatore. Non ho motivo di dubitarne, ma l'unico riscontro che vedo nella loro vita e la grande importanza della solidarietà e il sentirsi fratelli in modo concreto, per esempio i matrimoni proibiti tra persone dello stesso villaggio e l'abitudine di accogliere chiunque nella loro casa, per tutto il tempo deciso dall'ospite e nutrirlo allo stesso modo dei componenti della famiglia. Tutti confermano che l'ospite non puzza al terzo giorno.

Le loro cerimonie sono prive dell'alone del sacro. Cercano di avere la protezione degli spiriti della natura, tra i quali inseriscono anche gli antenati, con semplici spartizioni di cibo e la costruzione in ogni morança di un tempietto, semplicemente la miniatura di una capanna. Nei confronti degli antenati, sepolti nel terreno della casa, hanno un sereno distacco, se sanno di essersi comportati bene con loro in vita e di aver compiuto nel loro confronti tutto quanto richiedeva il dovere. Il grande rispetto degli anziani, uomini grandi ha queste

Mai li ho sentiti parlare del passato o del futuro. Non capiscono i nostri criteri economici basati sull'accumulo, sulle previsioni del peggio. In questo sono evangelici. Si sentono parte della natura e da essa protetti: “Vedi queste piante di limoni? Se mi servono soldi li raccolgo e vado a Bissau a venderli”. Potrebbero organizzare coltivazioni multiple in difesa delle carestie, ma hanno una filosofia di vita completamente orientata al presente.

Mi accorgo di essere scantonato nell'economia, ma per me è qui che hanno origine le religioni.

Sto maturando queste osservazioni in un villaggio agricolo fuori dal mondo.

Anche qui, con la scuola, il telefonino, la necessità di ricorrere alle strutture sanitarie e ai mercati, le cose stanno cambiando.

La società dei consumi non tarderà a recare danni alla loro vita.

La strada di questo percorso sarà la solita, quella della comunicazione organizzata dal mercato.

Hanno una difesa maggiore della nostra: una forte abitudine alla solidarietà.

 

 

 
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LE DONNE BRASA

Post n°128 pubblicato il 29 Dicembre 2009 da guerrinob

In questi giorni, a motivo dell'orto collettivo mi sono trovato spesso in mezzo alle donne. Hanno imparato bene il mio nome. Chiamare per nome le persone è un irrinunciabile gesto di cortesia. Mi trovo bene, il loro comportamento è semplice e cameratesco. Nonostante io sia il bianco che alle loro richieste risponde sempre con un unica parola “Pino”, mi guardano con simpatia come un loro “lande ndan”. Il più ndan esistente a Fanhe. Il più andato in là con gli anni, anche se la traduzione letterale di ndan vuol dire grande.

Guardo attentamente i loro volti, per portarli nei miei ricordi. Mi sembra di vedere tre tipi di volti: pochi quelli tondeggianti tipici dell'Africa; molti i volti delicati con lineamenti mediterranei; più un consistente gruppo con carnagione molto scura e i lineamenti dei volti ben proporzionati, ma allungati e con fronte e zigomi pronunciati, che, non so perchè, mi fanno pensare agli altipiani africani.

Nella loro giovinezza sono in buona salute, attive e resistenti al tanto lavoro anche incinte.

Parlano più velocemente degli uomini, i quali più vogliono sottolineare un discorso e più rallentano le parole. Hanno battute spiritose, ma difficilmente capiscono le nostre.

Il modo di ragionare è intuitivo. Non si attardano in passaggi logici o astratti, come fanno i nostri partecipanti ai quiz, saltano precise e sicure alle conclusioni. Grazie a questa agilità della mente ci si capisce con poche parole e pochi gesti. Quando necessario aiutano anche gli sguardi ad arricchire la comunicazione.

Le incomprensioni sono ridotte al minimo, a meno che non si voglia capire. Questo loro modo concreto di ragionare è comune alle nostre donne, ma è accentuato dalla loro condizione contadina.

Infatti il ragionare intuitivo è proprio anche degli uomini, esempi significativi: il saluto del buon giorno si traduce in questo modo: Come stai di corpo?; la prima colazione, mata biju, vuol dire ammazza vermi.

 

 

 
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I BALANTA

Post n°127 pubblicato il 28 Dicembre 2009 da guerrinob

La storia dei Balanta è orale. Poche e frammentarie sono le testimonianze che i bravi cantori e i suonatori di bombolon hanno tramandato.

Innanzi tutto il nome. Padre Cossa in un saggio in attesa di pubblicazione, dice che questo nome è estraneo a questo gruppo . Effettivamente loro si chiamano Brasa. Tutti però li chiamiamo Balanta, questo nome deriverebbe da una “tribù chiamata Malinquè che avevano relazioni con i portoghesi al momento dell'espansione della colonizzazione. Siccome i Malinques non sapevano spiegare il vero nome dei Brasa, rispondevano: Quelli là, i Balanto, che vuol dire, coloro che non si sottomettono all'autorità di nessuno... Belantath vuol dire:coraggiosi ed agili nei combattimenti”.

Altra etimologia dà alla parola Balanta, il significato di Uomini, in effetti nella lingua balanta uomo si dice lante e al plurale diventa Balante.

Sicuramente arrivano dall'Africa del nord e fanno parte delle varie popolazioni Bantù.

All'espansione militare dell'impero del Mali hanno reagito ritirandosi verso ovest fino agli attuali lidi. Molto numerose le testimonianze del loro coraggio e della loro abilità nell'uso delle armi nella partecipazione alla lotta contro la dominazione portoghese, che si si è conclusa nel '74 come Rivoluzione dei Garofani.

Alle armi preferiscono, da veri contadini, utilizzare la loro abilità manuale per la vita. Li ho visti fare riparazioni di telefonini, radioline, motorini, auto, pompe idrauliche che non credevo possibili.

Da questa esperienza bellica mantengono una qualità: parlano poco di se stesi e niente degli altri, il nemico non deve sapere.

Sono tra i migliori coltivatori di riso dell'Africa. Per questo hanno meno problemi di altre tribù, che si dedicano a coltivazioni secche o al commercio, che tende a concentrarle nelle città, dove accumulano indolenza, malattie e fame.

Hanno pochi terreni con acqua dolce tutto l'anno e terreni dove l'acqua sparisce durante il periodo di siccità  in fessure profonde. Questi ultimi vengono coltivati a riso nella stagione delle piogge.

Prevalentemente la loro risicoltura, che gli studiosi chiamano risaie di mangrovia, interagisce con l'acqua salata.

Guardando la carta geografica si nota subito che la Guinea Bissau è invasa dal mare, che si insinua nel terra ferma attraverso i vari Rio.

Rio Mansoa, sulle cui sponde sono state costruite le risaie di Fanhe, largo circa un chilometro e si addentra nel paese per circa cento chilometri, non è il più grande. Bagna grandi estensioni di terreno. Queste risaie a fianco delle diramazioni secondarie dei grandi Rio, un po' fiumi e un po' prolungamento del mare nel territorio , vengono realizzate con lo sbarramento di un braccio secondario mediante una diga di terra, fatta in modo che una parte dell'acqua possa fluire verso la risaia. Qualche volta questo braccio di Rio viene prolungato con canali per arrivare fino a terreni anche più alti, soprattutto se in questi esiste una sorgente di acqua dolce. Questa mescolandosi con l'acqua della pioggia e la poca acqua salata a cui consentono l'ingresso, si riversa nel terreno delle risaie e le rende coltivabili. Quando le risaie sono a regime, l'ingresso di poca acqua salata neutralizza l'acidità del suolo e incentiva la fertilità portando sali minerali ed altre sostanze contenute nei fanghi.

L'utilizzo dell'acqua salata fa parte del patrimonio culturale dei Balanta. Questo modo di coltivare ha il grandissimo vantaggio di non richiedere la concimazione.

In queste zone i Balanta hanno ricuperato molti spazi coltivabili . Separano con argini di terrapieno il terreno dal l'acqua salata. Sotto questi argini vengono posti dei tubi dotati di tappi, molto utili quando con l'aiuto delle piogge è necessario diminuire la salinità dell'acqua..

Intanto le piantine di riso crescono fuori dalle risaie. Al momento opportuno quando  le piogge riempiono le risaie  e le piantine del riso sono pronte, si fa il trapianto. Il trapianto a Fanhe avviene da settembre metà ottobre. Il raccolto del riso è pronto nella seconda parte di dicembre.

Gli argini sono soggetti ad usura e quando il rio riesce a sfondarli è un disastro. Gli argini sono costruiti con l'aiuto di una vanga di legno. E la desalinazione di una risaia nuova o ricostruita richiede tre o più anni di piogge.

Tutti questi lavori sono preceduti da cerimonie per invocare la protezione dei Bi-ule, spiriti della natura e anime degli antenati.

Il lavoro e le fatiche maggiori cominciano ad aprile e maggio con la preparazione delle risaie e del vivaio per le piantine del riso, compito specifico degli uomini. Da fine agosto ai primi di ottobre il trapianto, compito delle donne. Da dicembre a gennaio il raccolto: il taglio del riso è compito degli uomini, il trasporto delle donne. La battitura è in prevalenza compito dei giovani. Mentre la pilatura con i caratteristici mortai è ancora compito delle donne.

Preparare con il mortaio il riso necessario necessario per l'alimentazione di una giornata per una famiglia si richiedono tre o quattro ore di lavoro faticoso di due donne. A loro e affidata la gestione della casa, degli orti, dei piccoli animali, l'approvvigionamento dell'acqua, il bucato, l'educazione e la salute dei bambini.

 

 

 

 
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RICCHEZZE

Post n°126 pubblicato il 26 Dicembre 2009 da guerrinob

 

Quanto i Balanta siano lontani dal diritto romano Utere et Abutere, quanto sia per loro importante la solidarietà, lo racconta un missionario, Gallinaro Nino, nel suo libro s: Na-Ntchama, Balanta, Una tribù della Guinea Bissau. Pubblicato nel 2000. Edizioni centro stampa Schio.

“Il ricco non può vantarsi delle sue ricchezze, per dominare, ma si vanterà soltanto di aver dato un grande contributo alla tribù e al suo casato, sentendosi un uomo molto stimato e benvoluto in quanto ha distribuito il suo riso, che costituisce tutta la sua ricchezza a tutti, durante la feste e ai più poveri che glielo hanno chiesto, ai quali non oserà mai negarlo, perché fanno parte della sua stessa tribù, che per i Balanta è come una famiglia”.

Che i Balanta siano molto uniti tra loro lo dimostra il fatto che ancora nel 1960 i Balanta parlavano esclusivamente la loro lingua, non parlavano altri dialetti e neppure il criolo. Erano tanto tenaci nel difendere la loro cultura che impedivano ai loro figli di andare a scuola: “No, padre, noi non manderemo i nostri figli a scuola per imparare il criolo, peggio ancora il portoghese, per poi leggere e scrivere e fare i fannulloni in piazza come voi bianchi” (idem)

“Va ora a mangiare la barba del Padre e la carta; non c'è riso per te, dicevano ai loro figli che andavano a scuola, quando a mezzogiorno tornavano a casa per mangiare e molto spesso li picchiavano, finchè questi erano costretti a desistere”. (idem)

Ora il portoghese è la lingua ufficiale della Repubblica guineana.

Alla proposta dell'Associazione Amici della Guinea Bissau al consiglio degli uomini grandi di Fanhe: “ Vorremmo fare qualcosa per il villaggio, cosa ci indicate?”

“La scuola”, è stata la risposta unanime.

Ora la scuola è frequentata da ragazzi e da giovani in là con gli anni. E gli iscritti non sono solo del villaggio, ma una buona metà viene dai villaggi vicini.

Si continua a mandare i ragazzi in eta scolare a pascolare le vacche o a difendere il riso dagli uccelli, ma abbiamo un turno scolastico al mattino e uno al pomeriggio e alcune famiglie alternano, per i loro ragazzi, lavoro e scuola.

Il lavoro dei ragazzi nell'economia balanta è importante, ritenuto importante anche per la formazione del carattere. Nella cultura balanta i figli sono la ricchezza.

Ora è funzionante anche una bellissima scuola materna. I bimbi della scuola materna non sono ancora forza lavoro e frequentano con grande sollievo per le famiglie, se i fratelli più grandi li accompagnano. Arrivano sempre a gruppi. E' uno spettacolo guardarli felici e puliti, dopo aver percorso anche tre o quattro chilometri nei loro sentieri.

Quest'anno il nostro arrivo è conciso con l'inizio dell'anno scolastico. L'inizio è stato lento. Vedevamo le aule semivuote. Siamo andati a parlare con Ciuda, il capo villaggio:

“La saggezza degli uomini grandi ha voluto la scuola, ora bisogna che i ragazzi la frequentino, altrimenti è come se la scuola non esistesse”

Ciuda ha fatto il giro delle moranze e le aule si sono riempite.

Oggi la ricchezza non è più solo il riso. Avere figli a scuola, anche le ragazze, anche ragazze già sposate e già madri con figlio appresso, è un sacrificio che porta onore alla famiglia.

 

 

 
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FAMIGLIE

Post n°125 pubblicato il 23 Dicembre 2009 da guerrinob

Della famiglia parlano tutti. Per molti c'è solo la famiglia monogamica. Teoricamente, perchè in pratica le cose sono diverse, ricordiamo il famiglia day.

Sto guardando con sincero interesse le famiglie poligamiche di Fanhe e per saltare alle conclusioni , ho maturato la convinzione che senza la poligamia l'etnia Balanta non sarebbe sopravvissuta.

Non ho conoscenza di famiglie matriarcali poligamiche, che sono esistite e sono ancora presenti in alcune parti della terra. Avessero attecchito di più ci sarebbero state meno guerre.

Nella cultura balanta l'amore non è un ingrediente indispensabile per il matrimonio. Quasi assente la gelosia. Assente sicuramente la proprietà o possedimento del coniuge. Il patto matrimoniale non è tanto tra l'uomo e la donna, quanto tra l'uomo e i figli della donna.

La pluralità di rapporti tiene lo spazio che nella famiglia monogamica è occupato dai tradimenti e relative ipocrisie. La concretezza di rapporti basati su contingenze oggettive, rende meno necessaria la menzogna, la finzione.

La famiglia monogamica è funzionale alla salvaguardia del patrimonio famigliare. In una cultura dove la proprietà è collettiva, come in quella balanta, l'unicità, la possessività e la gelosia dei rapporti personali è anomala.

 

 
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ARRIVANO SALVATORE E LUCA

Post n°124 pubblicato il 22 Dicembre 2009 da guerrinob

2/11

Nella notte inoltrata Salvatore arriva più pimpante di noi che lo attendevamo al aeroporto. Talmente carico che le aviolinee portoghesi gli hanno fatto pagare un sovrappeso di 600 euro. In questo sovrappeso un altro potabilizzatore d'acqua, anche questo dono del Sermig, che funziona con pannello solare e il proiettore.

Con lui arriva anche un toso spilungone, Luca da Padova, tecnico di apparecchiature elettromedicali. Ci ha portato gli ammortizzatori per la Nissan. Conosce la legge di Ohm e ci sarà prezioso.

Ci aggiornano delle notizie politiche italiane. Ne avrei fatto volentieri a meno. Una buona notizia l'ultimazione e la presentazione del documentario sulla lotta della Singer. Attendo di vederlo, preparato a delusioni. Tutti abbiamo diritto di descrivere le cose dal nostro angolo di osservazione. Io il mio punto di vista l'ho pubblicato. Era una visione felice, ora la storia è diversa.

Molto bella la notizia che il Sermig sta sperimentando un prototipo di pompa a immersione, piccola, funzionerà a 12 volt, ma in grado di sviluppare sei atmosfere di spinta.

Al risveglio del villaggio e anche nostro, le donne che non conoscono Mercalli, bagnano gli orti.

A metà giornata, un lungo acquazzone smentisce le mie previsioni meteorologiche, per la gioia delle piantine e di Salvatore, che non aveva mai visto la pioggia in Africa. Così autunnale non l'avevo vista neanch'io. Con calma di vento, il cielo deposita sulla terra qualche centinaio di millimetri di pioggia. Felipe, che era andato alla statale a ricuperare le insegnanti, è rimasto impantanato con la macchina. Abbiamo dovuto usare il trattore per recuperarli. Le insegnanti sono arrivate inzuppate come sirene, ma senza altri problemi. Nessuna donna al pozzo. L'acqua è raccolta dai tetti, l'unica occasione in cui hanno l'acqua in casa. Gli uomini ne approfittano per fare lunghe docce, nudi dentro la pioggia.

Sospese le attività approfittiamo per reintegrare il sonno perso all'aeroporto.

Dopo il riposo controlliamo le spese di questi primi 15 giorni, da oggi saremo in quattro a spendere. E' importante fare il punto della situazione della cassa e ripartire con versamenti divisi per quattro.

Abbiamo speso circa 800 euro, gran parte di questi per il funzionamento del progetto.

A cena riso e tonno. Il riso risolve facilmente la necessità di aggiungere posti a tavola, siamo esperti nelle quantità abbondanti e se avanza qualcosa, non va certo sprecato.

In questi giorni c'è poca richiesta di superflui, ma un piatto di riso è molto gradito.

Fuori poca gente, la pioggia ha portato freddo. Devo coprirmi anch'io. Stanotte finalmente dormirò senza sudare.

Arriva Daniel e un suo paziente, a cui ha appena medicato un taglio a una gamba che si era procurato con una manovra errata del facetto. Non rifiutano il nostro invito. L'ambulatorio viene chiamato ospedale e negli ospedali che si rispettano c'è la mensa.

Daniel, appena quarantenne, è già landen dan, uomo grande, ha fatto il fanado. E' conscio del proprio ruolo e sa esprimersi in criolo con qualche parola di italiano.

Ho chiesto come viene eletto il capo del villaggio, il più grande (vecchio) del villaggio. Ora il più vecchio sarei io e vorrei capire come impostare la campagna elettorale.

Mi risponde che l'elezione avviene con numerose assemblee, in cui sono coinvolte tutte le componenti del villaggio, giovani e donne compresi. Ho chiesto se bisogna avere molte vacche per essere eletti. “No. Nada vaca. Nada dinero. Ciuda tiene una sola vaca”.

Tutti ci siamo profusi in elogi di Ciuda, perchè decide sempre in accordo con il consiglio degli uomini grandi. E' apprezzato per la sua saggezza anche nei villaggi vicini. Se ci vuole saggezza per essere eletti, sono tagliato fuori.

 

 
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IL POMERIGGIO DELLA DOMENICA

Post n°123 pubblicato il 19 Dicembre 2009 da guerrinob

1/11/09

Salvatore è già in viaggio. Decidiamo di andare a Nhoma a prendere acqua dai frati. E' festa e non abbiamo voglia di pedalare per far funzionare il potabilizzatore. Gli uomini sono a riparare la strada. Sono stati chiamati dalla campana, un cerchione automobilistico che si usa anche per la scuola e le altre riunioni, come fosse un gong.

Il lariam, la profilassi per il paludismo, è stato benevolo. Ho dormito bene. Qualche piccola allucinazione. Ho sentito chiaramente Piera chiamarmi. Successivamente anche Pino. Tutte e due le volte mi sono svegliato per rispondere, ma Piera non c'era e Pino russava. Ho anche sognato di essere in una vasca da bagno, nonostante l'umidità stia diminuendo.

Sta iniziando la stagione secca da qui in avanti secchi di acqua e lattine bucate per innaffiare., altrimenti addio alle nostre meravigliose piantine.

A non temere la siccità sono le piantine di jatropha trapiantate. Si stanno riprendendo, nonostante la sfiducia dei ragazzi. “Es planta mui robusta” dice Ze, stringendo a pugno le sue manone. I semi non sono ancora germogliati, ci vuole il suo tempo. Dirò a Salvatore di aiutare questi germogli con un poco di acqua, se sarò già in Italia. Basta una tazza di acqua una tantum.

La voglia di lavorare non è mai stata il mio forte, ma oggi domenica, doppia festa perchè primo novembre, passo il pomeriggio seduto all'ombra a guardare l'Africa.

Davanti a me qualche ettaro di terra coltivata, poi i grandi alberi, sopra i tetti di paglia, sbarrano l'orizzonte. Un leggero venticello fa stare bene. In giro solo tre bambini al pozzo portoghese. I loro tentativi di attivare la pompa sono inefficaci, troppo piccoli, e cercano altrove diversivi.

Più organizzato un gruppo di uccelli neri ed azzurri, simili alle ghiandaie, cercano cibo nel terreno mentre uno di loro vigila sul ramo più alto. In effetti arriva un rapace grigio che si posiziona in atteggiamento aggressivo. Ma le ghiandaie sono già in fuga strategica sui rami di alberi vicini. Importante per l'aviazione non farsi sorprendere a terra.

La fonte portoghese dista 200 metri dal mio punto d'osservazione. Vi arriva una bimba di circa cinque anni con secchio. Piange con rabbia, più che di dolore. Per lei il manubrio della pompa è ai limiti delle sue possibilità. Ha un metodo comune ai bambini della sua taglia, saltasul manubrio e aspetta che il peso del suo corpicino lo trascini in basso. Ad ogni salto, nel suo pianto, diminuisce il dolore, aumenta la rabbia e l'acqua defluisce nel secchio. Beve dal secchio facendo coppa con le mani. Piange sempre meno, si lava braccia e gambe. Poi si carica il secchio sulla testa e riparte per la moranza vicina.

Poco dopo ritorna con il secchio vuoto. I singhiozzi sono rari ma non assenti. Solita manovra alla pompa, poi si spoglia, si lava con calma, godendo del piacere dell'acqua sulla pelle. Diverse volte aggiunge acqua  al secchio. Canticchia una canzoncina credo inventata al momento, diretta a nessuno, composta da una sola parola continuamente ripetuta: botarde, che vuol dire buon pomeriggio.

Dopo mezzora il suo relax è interrotto dall'arrivo, sul sentiero, di due adulti. Si riveste alla meglio e finisce di riempire il secchio. Poi indossato a regola d'arte lo straccetto, che aveva messo intorno alle reni, riparte con il secchio sulla testa, elegantissima, come una donna che si è accuratamente occupata del proprio aspetto.

 

 
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ORTI

Post n°122 pubblicato il 18 Dicembre 2009 da guerrinob

31/10/09

Giornata campale per gli orti. É bello vedere una trentina di donne e bimbi allegati, lavorare in allegria. Ci si ruba gli attrezzi a vicenda. Abbiamo comprato molto letame, trasportato nel cassone della Nissan, poi accuratamente lavato. Qualche ancata supplisce alla incomprensione delle schermaglie dialettiche. Una trova modo di mostrare alle amiche i pantaloncini rossi sotto la lunga gonna a ventaglio. Rosa che il bimbo lo porta in pancia , ancora per tre mesi, è tra le più agili e intraprendenti a creare questo clima di allegria collettiva, che nasce dal lavoro fatto assieme.

Hanno anche tirato fuori i pochi soldini necessari per comprare le sementi cinesi contenuti in piccoli sacchetti. Le dimensioni di questi contenitori senza etichette, assolverebbero i cinesi dall'accusa di grandi inquinatori. La fertilità di questi semi è garantita da Armandon.

Le sementi che hanno avuto successo sono state quelle dei pomodori, cipolle e peperoni.

Il prossimo sabato, Armandon porterà carote e cavoli. Il prezzo delle tre sementi a confezione è di 250, 325 e 425 franchi.

Armandon senza calcolatrice confonde cifre e somma. Lo aiuto, ricordandomi di quanto fosse brava mia mamma nel calcolo mentale con cifre ben più difficili. Ricorrevo a lei, alle elementari, per garantirmi sulla correttezza dei compiti di aritmetica.

 

 

 
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SALVATORE SCRIVE

Post n°121 pubblicato il 17 Dicembre 2009 da guerrinob

Notizie da Fanhe 08129
Dopo la bottiglia che ha raggiunto i lidi d'Europa
i messaggi sono ritornati al porto di Fanhe.
Quali sono le novità del libro di bordo?
Dopo insistenza e faccia feroce di Pino si è raggiunto l'obbiettivo di 180.000 Fc come ricupero delle rette di OttobreNovembre. Ciò ha permesso di pagare lo
stipendio agli insegnati del mese di Novembre.
Gli orti si espandono stanno utilizzando anche gli spazi del vivaio.
Il 09/12/09 Felipe e Sim moglie di Bia
parteciperanno ad un corso di orticultura. E' la prima volta che una donna di Fanhe partecipa ad un convegno fuori dal villaggio (può essere considerato un
evento). Speriamo.
Prosegue con successo di pubblico la rassegna
cinematografica siamo alle repliche per mancanza di materiale.
L'infermiera Beatrice sabato ha iniziato la sua visita nelle morance (come i medici dai piedi
scalzi).
Pino ha terminato il censimento delle morance e delle persone.
Questa sera abbiamo invitato a cena i Professori ed è stato concordato che tutti i martedì dopo cena ci incontreremo per valutare l'andamento della scuola.

Abbiamo ripristinato la pompa 220 vol riempiendo la cisterna questo ha permesso di dare 1000 lt di acqua per i bagni e l'innafiatura delle nostre piante e orto.
Le piantine del vivaio vanno a ruba, le cipolle sono le più richieste.
Armando ha acquistato la pompa per il trattamento alle piante, l'accordo è che le donne ne ripagheranno il costo con i prodotti dell'orto.

Domani finiremo i sopraluoghi delle bulagne (risaie) con documentazione fotografiche,in particolare quelle da ripristinare, perché la rottura degli argini ha permesso all'acqua salata di invaderle rendendole inservibili.
Pino è triste per la partenza. Salvatore
PS ho qualche difficoltà di segnale per mandare le mail, soprattutto se non le scrivo non riesco inviarle.

 

 

 

 
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CURANDERO

Post n°120 pubblicato il 14 Dicembre 2009 da guerrinob

30/10/09

Verso sera verso un bicchiere d'acqua a tutte le piantine trapiantate di jatropha . Hanno le foglie mosce.

Ai ragazzi che seguono da vicino questo lavoro chiedo: “Mori?” Rispondono con uno sguardo di condoglianza, dicendo si col movimento del capo.

Ricompare il tramonto africano, spettacolo favoloso che guarderei per ore. Questi spettacolari tramonti non sono una notizia eccellente per il villaggio. Dicono che le piogge stanno per finire. La luna è velata, non come promessa di pioggia, ma per l'umidità residua della stagione delle piogge, che occupa l'80% dell'atmosfera intorno al nostro villaggio.

Il letto diventa una vasca da bagno. La strategia del primo sonno con asciugamano sopra il lenzuolo si rivela inadeguata. Anche la farmacia di farmaci naturali di suor Maria, in ultimazione edilizia, non ha rimedi al riguardo. Ha però una molto economica pomata di cassera, efficacissima per le mie caviglie sforacchiate da zanzare e insetti vari. I lavori di piastrellatura della farmacia non sono fatti bene, perchè gli abilissimi lavoratori balanta si improvvisano tutti i mestieri, ma per diventare esperti artigiani e necessaria l'esperienza. A Comura ho visto lavori di piastrellatura perfetti, fatti da lavoratori che padre Eugenio ha conosciuto ragazzi, quando non sapevano neppure tenere in mano un attrezzo. Comunque la protezione igienica del rivestimento è garantita e l'aspetto artigianale è in linea con lo stile africano.

Quello che dispiace di più a suor Maria non sono le piastrelle mal messe, è il pensiero che quando non ci saranno più suore tutta la farmacia, il suo lavoro, finirà in nulla. Come sono finite in nulla tutte le attività artigianali, culturali, scuole comprese, quando i missionari in età avanzata e salute precaria, hanno dovuto abbandonare l'Africa e rientrare in patria.

Anche noi, come la Cina con i suoi contratti, non siamo esenti da ogni impronta di colonizzazione. Con le migliori intenzioni finiamo di portare in Africa molti difetti della nostra civiltà. Non ci spogliamo del nostro modo di ragionare, convinti di sapere quello che è buono e quello che non lo è.

Molti dicono: bisogna lasciare l'Africa agli africani. Dai romani in poi, molte sono state  le ingerenze indebite e il disorientamento creato è rilevante. Questo slogan che ora sa di disimpegno, quando lo diranno gli Africani, bisognerà tenerne conto e in Africa ci si potrà andare solo per condividere lo spirito delle sue culture.

Mi auguro che il lavoro di suor Maria non venga sepolto dalla polvere africana. Credo che sia un lavoro profetico. Suor Maria nel fare questo lavoro è in contatto con curandero, gli antichi stregoni, gelosi delle loro conoscenze sulla medicina naturale, che molte volte non le rivelano neppure ai figli. A Fanhe ci sono due curandero, Bidante e Bolle,  sono fratelli. In tutti i villaggi dove sono presenti curandero la medicina occidentale incontra diffidenza. Occorrerà unire le forze, utilizzare il buono della medicina naturale, che è tanto e il buono della medicina occidentale, che non è tutta.

 

 

 
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BAJUDE

Post n°119 pubblicato il 12 Dicembre 2009 da guerrinob

Pino, approfittando della presenza di Giulio, che può tradurre in balanta le nostre parole in modo preciso, si è recato con lui alla moranza di Tog na, padre di Sanleite.

Giulio, nella cui casa a Nhoma, Sanleite risiede in permanenza, ha tradotto le parole di Pino:

”Tua figlia, Sanleite, mi ha chiesto di aiutarla. L'ho fatto e lo farò ancora secondo le mie possibilità, ma questo non vuol dire che io sia obbligato a mantenerla tutta la vita. Perchè non aiutate vostra figlia a studiare?”

Risposta di Tog na:

“ Ti ringrazio moltissimo. Fai quello che puoi. Noi non abbiamo potuto. Ora con il raccolto del cagiù faremmo qualcosa. Però nel villaggio si diceva che ti avevo venduto la figlia”.

In effetti Olivera, che ogni tanto è più euforico, l'altra sera aveva chiesto a Pino: “Come sta tua bagiuda?”. Col temine bajuda si indicano le ragazze promesse in matrimonio..

Quasi tutte le ragazze presenti al villaggio sono fidanzate a qualcuno degli uomini del villaggio. Le ragazze nate a Fanhe sono in altri villaggi, tranne le pochissime non ancora promesse. E' assolutamente vietato il matrimonio tra un uomo e una donna dello stesso villaggio.

Per le donne balanta il matrimonio è irrinunciabile, perchè è l'unico modo di emanciparsi, cosa possibile dopo lo svezzamento del primo figlio. Scrive padre Armando Cossa nel suo saggio sul suo popolo Balanta, che il matrimonio non è tanto un patto tra moglie e marito, quanto un patto tra marito e la prole. L'unica autorità sui figli è quella paterna. I figli sono considerati la ricchezza della famiglia e della tribù.

Le mogli e le promesse spose sono soprattutto forza lavoro. Non possono ereditare né dalla famiglia paterna, né dalla famiglia del marito. Hanno però le loro autonomie economiche ed affettive. Non possono essere ripudiate dal marito. Loro possono abbandonare la famiglia, dopo lo svezzamento, però devono lasciare i figli al marito.

Stiamo traducendo lo scritto di padre Cossa, balanta lui stesso, molto esauriente su questi aspetti. Il suo trattato, come quelli di altri studiosi di questa etnia, mette in risalto un 'organizzazione sociale di grande interesse. Il confronto con i loro studi conferma le valutazioni che ricaviamo dai fatti quotidiani e mi incoraggia a continuare a descriverli. Devo però precisare che i costumi e la vita sociale sono in rapido cambiamento, anche per effetto della legislazione nazionale, che non sempre si sovrappone alle indicazioni della cultura balanta, trasmessa per tradizione orale.

Le promesse spose arrivano nella nuova famiglia giovanissime, a cominciare da 5 - 6 anni, promesse a uomini anche cinquantenni. La cerimonia del casamento ufficiale non è una grande festa. Molto più piccola a confronto con la solennità delle cerimonie funebri, che durano almeno una settimana, compatibilmente con la durata dei cibi e delle bevande.

 Queste bajude, ancora bambine, vengono a scuola quando glielo permettono. Arrivano puntuali, possibilmente prima dell'inizio delle lezioni.

Vengono a salutarci, a bere dai nostri occhi uno sguardo affettuoso, che non hanno più dalle famiglie dove sono nate. Come gli altri bambini ci toccano con tenerezza, e capisci che avrebbero ancora bisogno della tenerezza della loro madre.

La loro frequenza scolastica è frutto di trattative dei volontari con le famiglie. Unica eccezione di una giovane madre a scuola, lo scorso anno, la madre di Teresa. Vestiva come le altre ragazzine, non con i vestiti lunghi che portano le donne. Allattava durante le lezioni. Teresa nutrita dal latte materno e dal riso che gli altri bambini le davano dalle loro porzioni, girava indisturbata intorno alla scuola. Mi guardava con diffidenza. Anche quest'anno non fa parte dei mucchi di bambini che cercano di giocare con me, però saluta e risponde anche al mio sorriso, aggrappata al vestito lungo della madre, che non va più a scuola, ma avvolto sulla schiena ha un piccolissimo fratellino, frutto dell'ultimo anno solare, che ha portato a compimento molti casamenti e una decina di nascite.

Teresa è una miniera di allegria. Sovente, nella zona degli orti, gioca con altri bambini a fare la donna grande. Il giorno che non vedrò più Teresa nei sentieri del villaggio, sarà un giorno triste.

Diventare adulte a undici,  dodici, tredici anni è presto. Ai maschi vengono concessi molti anni di più.

 

 

 

 
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SENATO ACCADEMICO

Post n°118 pubblicato il 09 Dicembre 2009 da guerrinob

Continuo a dedicarmi all'agricoltura, nonostante che il senato accademico, un'insegnante della scuola materna e due delle elementari, sia riunito con Pino, Giulio e Simon, l'ispettore scolastico del distretto.

In contemporanea è in corso la distribuzione a tutta la popolazione di un antibiotico contro il tracoma. Non trattandosi di un vaccino, mi meraviglia questa distribuzione indifferenziata, quasi vanti benefici preventivi.

Originale è anche l'indicazione del dosaggio di questo antibiaotico: viene misurata l'altezza con un'asta graduata, ai più grandi tre pastiglie, ai bambini piccolissimi una dose di sciroppo. La distribuzione è fatta da persone incaricate dal governo, presenti a Fanhe per tutto il giorno. Ho letto in francese con attenzione il bugiardino lungo due metri, ma non ho capito come un'unica somministrazione possa avere efficacia anche preventiva.

Il senato accademico cui non ho partecipato, per non sottrarre braccia all'agricoltura, si è occupato prevalentemente dei problemi sindacali degli insegnanti, salari e benefit. Registrazione delle presenze, giudizi di valutazione, programmi, orari, sembrano temi meno sentiti.

Abbiamo un problema, l'organizzazione mondiale per l'alimentazione nelle scuole rurali, alla quale siamo iscritti, l'AMIC non ha ancora ripreso a distribuire il riso. Questo ci impedisce di dare un pasto agli allievi e di di poter fare il tempo pieno alla scuola materna. Il disguido, che si spera temporaneo, è attribuito all'avvicendamento presidenziale negli USA. L'associazione nostra  non è in grado di assumersi questo onere.

Altro problema non piccolo è l'orario lungo degli insegnanti, otto ore al giorno con due classi di 40 studenti sono molto impegnative. In particolare l'intervallo tra i due corsi quello del mattino e quello del pomeriggio, di sole due ore, nel quale devono anche farsi da mangiare, non permette loro il necessario riposo. Ma i contratti e le loro condizioni sono stati stipulati dal presidente in base alle possibilità dell'associazione e noi, pur interpellati, possiamo solo rimandare le richieste all'arrivo di Guido, in gennaio.

Questo chiarimento è stato vissuto come un rifiuto. Uno degli insegnanti, mi ha detto: “Non ti offendere, Guerrino, ma gli Italiani, nonostante che a Roma abbiano il papa, sono cattivi”. Chi lo diceva si è fatto un'istruzione, una posizione sociale e la possibilità di un lavoro qualificato grazie al lavoro dei missionari italiani.

Per la prima volta, nella notte del 29/10/09, devo registrare una dormita unica dalle ore 22 alle 3. Incredibile altrettanto come la durata del primo sonno di martedì: andato a dormire alle 20, per evitare le zanzare e perchè avevo molto sonno, mi son svegliato alle 21.

Alle 3 ero riposato e ho potuto sguinzagliare i miei pensieri in tutte le direzioni impegnandoli in riflessioni attorcigliate sugli episodi della giornata precedente, che si era conclusa con un ultimo confronto con Paola, l'insegnante responsabile della scuola materna. Ad ogni insegnante Pino aveva consegnato un quaderno per segnare le assenze. Lei ne chiedeva tre , perchè titolare di una pluriclasse.

“Questo tengo” dice Pino.

“Vai a Mansoa a comprare”.

“Con i miei soldi o con quali?”

Altro motivo di dissenso con Paola i due contratti di Sabato. Sabato, l'operatrice scolastica dell'asilo ha una paga più piccola degli insegnanti. Al momento essendo impegnata solo mezza giornata, le abbiamo chiesto di provvedere anche alla pulizia della cucina e al nostro bucato. Le aggiungiamo, di tasca nostra, 20.000 franchi, il che equipara il suo mensile a quello degli insegnanti. Questo non è gradito, nonostante che Sabato, signora molto gentile, sia sempre disponibile per le loro necessità e svolga per loro molti lavori non contrattuali.

Sabato è di Nhoma, ha due figli piccoli. La vediamo sempre attiva e serena, come una  donna balanta.

Invece la riunione del senato accademico ha lasciato strascichi. Gli insegnanti non salutano più. Salutare in criolo si dice: fare mantegna; stanno facendo lo sciopero della mantegna.

Io come controparte continuo a salutare, anche se, quando mi avvicino, guardano altrove.

Pino ha preso un'altra decisione educativa, farà pagare, la ricarica del telefonino, 100 franchi, soprattutto a quelli che non danno alcun aiuto nei lavori che riguardano il villaggio. Prima reazione, nessun telefonino in carica, Mai vista la ciabatta vuota.-

 

 

 
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COMURA

Post n°117 pubblicato il 08 Dicembre 2009 da guerrinob

Puntuale mi presento a padre Eugenio. Partiamo subito. Mentre mi parla con orgoglio di tutte le iniziative cattoliche, ben 99 scuole, passiamo vicino a Bor. Mi indica la casa portoghese, che prima della rivoluzione era stato un orfanotrofio, poi rifugio di profughi della Sierra Leone e poi affidata dal governo alla gioventù rivoluzionaria. Ora in completo degrado è stata restituita agli originali proprietari, la curia episcopale, che la sta ristrutturando come casa della gioventù. Il mio primo viaggio in Guinea l'ho fatto in compagnia di alcuni tecnici lombardi impegnati in questa ristrutturazione.

Con Pino avevamo notato molti edifici portoghesi in rovina, senza che nessuno li utilizzi. Pensavamo ad una avversione radicale al dominio portoghese. La verità e che sono state requisite dal governo rivoluzionario e non utilizzate. L'attuale governo tende a restituirle ai primitivi proprietari, ma sono fatiscenti.

Passiamo vicino alle ambasciate, dove per dimensioni spicca quella cinese, poi il palazzo dei ministeri in fase di ultimazione. Sulla stessa strada un grande edificio, vetri opachi, nessuna insegna, è una banca internazionale. Subito dopo, pieno di insegne il grande albergo, proprietà di Gheddafi, in continua espansione.

Non è in espansione la strada che imbrocchiamo. In espansione ha le voragini che la rendono praticabile solo a macchine con quattro ruote motrici. Fortunatamente dopo un chilometro ritroviamo l'asfalto di una strada in buone condizioni, che prima di arrivare al mare ci porta a Comura.

L'ospedale, il più importante della nazione guineana, si presenta come una cittadella in piena attività.

La parti vecchie sono in ristrutturazione. Negli ampi spazi di questo ospedale, in un bosco di cagiù, è organizzato un villaggio di lebbrosi, clinicamente guariti, ma rifiutati dai loro villaggi. Gli abitanti di questo piccolo villaggio fanno lavori compatibili con le loro mutilazioni, si autogesticono e sono aiutati dall'assistenza internazionale. Le capanne del villaggio sono collegate da marciapiedi in cemento per permettere l'utilizzo delle carrozzine.

Nell'ospedale è attiva un'azienda agricola, una meccanica e una piccola officina ortopedica, il cui responsabile ha studiato in India e con calchi in gesso realizza scarpe , in particolare per i piedi mutilati dei lebbrosi, che qualche volta sono rotonde e sembrano scarpe per piccoli elefantini.

Di buona qualità i padiglioni, gli ambulatori e naturalmente le sale operatorie

Hanno abbondanza di acqua, fornita da pozzi profondi e sono autonomi nella produzione dell'elettricità, prodotta con gasolio, in prevalenza.

Mi dice padre Eugenio che questa zona è stata popolata da Balanta, che si erano trasferiti dalla zona nord-est del paese. Le case e le capanne hanno un aspetto più florido. I Balanta, dopo aver conosciuto i frati a Comura, hanno richiesto la loro presenza a Nhoma, dove padre Eugenio ha costruito una bella missione con ospedaletto e una scuola prestigiosa liceo compreso e campo di calcio.

Nel viaggio abbiamo parlato molto dei Balanta. Anche padre Eugenio, nei suoi 38 anni di tropici ha

avuto modo di apprezzare la loro intelligenza e la loro organizzazione sociale. Si rammarica perchè non hanno il senso dell'economia. In questo sono evangelici: Non vi preoccupate di che mangerete o di che vestirete.

Erano i miei pensieri di questa notte. Vedo nella vita dei missionari lo stesso entusiasmo di noi volontari e le stesse preoccupazioni. Qualcosa stride. Il nostro venire in Africa ha qualche analogia con il mio ingresso nella condizione operaia. Ma mentre nella classe operaia ho subito capito i valori che dovevo condividere e sono diventato uno di loro. In Africa veniamo da ricchi e crediamo di dover cambiare la loro condizione economica, restandone fuori.

Le nostre finalità sono corrette: favorire l'accesso all'acqua, al cibo, alla salute e all'istruzione, ma utilizzando i nostri schemi economici in questi progetti ci trasformiamo in babbi natale e loro si adeguano, mendicando di tutto e di più. Di questo passo è inevitabile fare danni. In questo incontro di due culture, noi abbiamo grandi vantaggi. Sicuramente siamo beneficati più che benefattori.

Senza molta chiarezza nelle idee continuo a piantare jatropha e moringa. Le piante servono sempre. Il tempo giusto per piantarle sarebbe stato 20 anni fa, ma anche questo è un buon momento, almeno per coltivare l'ottimismo.

 

 
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Tramonti

Post n°116 pubblicato il 07 Dicembre 2009 da guerrinob

L'ora africana più bella è quella del tramonto. L'aria rinfresca e le zanzare non sono ancora entrate in azione. Me la godo sempre nelle vicinanze del pozzo, dove si radunano  donne e  bambini. Questi si contendono la possibilità di starmi più vicino possibile, possibilmente addosso.

Arriva Ze, con la corporatura di un metalmeccanico veneto. Mi fa capire che ha delle piantine di pulga. Mi accompagna nel cortile della sua moranza dove vedo delle meravigliose piantine di trenta, quaranta centimetri. Sono cresciute spontaneamente in un angolo, dove erano stati depositati dei rami con frutto. Mi dice di prenderle tutte. Dico che fa sera e verrò domani. Lui domani ha un impegno di lavoro, ma di fare io liberamente. Lo ringrazierò con un paio di sapato, visto che le sue infradito hanno due buchi, che superano in percentuale la superficie residua della suola.

Dopo cena, di solito, cerchiamo di stazionare negli angoli ventilati. Un po' di brezza ci attira fuori dal caldo delle stanze a farci pungere dalle zanzare.

Metto scarpe alte. Qualche volta anche le ghette che adoperavo in montagna in inverno e nuvole di autan. Ciò nonostante le mie caviglie sembrano una grattugia. Il loro prurito, una tosse secca dovuta alla polvere de Africa e il caldo non facilitano il sonno. Mi sveglio ripetutamente anche a mezzanotte, perchè nella gara di resistenza all'aperto, difficilmente superiamo le ventidue. E se il primo sonno finisce intorno a mezzanotte è difficile avere pensieri sufficienti a riempire le altre sette ore, fino al levar del sole. Alternative nessuna. Fuori i moschitos sono in attesa. Dentro siamo senza luce e l'utilizzo della pila disturberebbe il riposo di Pino. Mi conforto con la protezione della zanzariera, pensando che il prurito residuo, quello delle punture pregresse,  sparirà nel giro di poche settimane.

Stassera siamo andati a vedere i lottatori. I ragazzi del villaggio hanno una piccola arena, dieci metri di terreno circolare, libero da sterpi, a trenta metri dalla scuola, nella vicinanza del pozzo portoghese con pompa, che serve a pulirli dalla povere e dal sudore a fine allenamento. Ci sarebbe la luna, ma è velata dalle nuvole. Poco importa trovano a memoria il corpo dell'avversario e si confrontano a lotta libera con buona tecnica. Nn piffero, suonato da un loro compagno, incita ora una coppia ora un'altra.

La speranza che le zanzare in presenza di tanti corpi giovani, sudati e seminudi trovino di meglio è vana. Si appassionano alle mie mani, che non so dove nascondere.

Intenti a guardare il loro accanimento sportivo, ci raggiunge una telefonata di padre Eugenio. Ha avuto lo spostamento di alcuni impegni e mi invita a fermarmi a Nhoma, mentre Pino e Felipe vanno a Bissau. Mi accompagnerà a Comura, il lebbrosario, ora ospedale polivalente, il più grande della Guinea, che fu la prima sede dei missionari francescani italiani. Per primi arrivarono due frati veneti, che erano stati espulsi dal Tibet ai tempi di Mao.

 

 

 
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Moringa

Post n°115 pubblicato il 06 Dicembre 2009 da guerrinob

Ho iniziato la mia prima siepe di jatropha. Sul lato est della scuola ho scavato un solco di circa 80 metri, quasi diritto e ho messo due semi ogni metro. La siepe coincide con il confine che il villaggio ha stabilito alla sc uola e dovrà proteggere banane e limoni dalla voracità di vacche e capre. Senza la siepe è andato in vacca quasi tutto il bananeto piantato da Salvatore e Pino, lo scorso anno. Solo un banano si è salvato, perchè sede di un nido di vespe africane, che al momento funziona da antifurto, visto che stanno maturando due grandi caschi di banane.

Altro grande avvenimento di oggi: ho scoperto nella siepe di una moranza vicina quattro o cinque piante di moringa. Ho preso rami giovani e ho fatto 25 talee, che ho piantato nella vicinanza del pozzo. Le istruzioni per le talee me le ha date Franco di Volpiano e mi ha fatto comprare anche il radicante.

Ho assaggiato le foglie, non sono male. Per precauzione ho telefonato a Manuela, che mi ha detto: “Se sono giovani, si possono mangiare crude, altrimenti meglio sbollentarle. I semi dei grandi baccelli si possono cuocere come i ceci o tostare”.

Mi manderà mediante la posta elettronica, all'indirizzo di padre Eugenio, alcune ricette.

Mente con la zappa scavavo il solco Bilodoche e Bidamacià si sono impietositi a vedermi faticare da solo sotto il sole. Con una zappa ciascuno, hanno finito il solco in men che non si dica. A me è restato il compito di interrare il seme con la regola dei fagioli, che devono essere interrati poco, per sentire il suono delle campane.

 

Anche nel piantare le talee della moringa sono stato aiutato da una ragazzina che aveva sul schiena un bimbo più grande di lei. Mi teneva la bottiglia dell'acqua, dove io, secondo istruzioni, immergevo la parte del ramo da interrare per farevi aderire il radicante. Il bimbo sulla schiena accompagnava tutti i suoi movimenti e piegamenti con l'indifferenza di un esperto cavallerizzo

L'umidità continua a permanere sopra il 70%. Al sorgere del sole la temperatura stamattina era di 28 gradi.

Si suda come fontane e i panni non asciugano. Ho dovuto razionalizzare anch'io il modo di vestire, sto a torso nudo, con grande felicità dei piccolissimi che hanno molta più pelle da toccare.

Le donne invece esprimono una grande ammirazione per la catenina d'oro, che Piera mi ha messo al collo, quando mi ha sposato. Una signora ben in corpo, in visita ai parenti del villaggio, mi ha chiesto di comprarne una per lei. Ho detto che in Italia sono le mindjeris che le regalano agli homis quando si fa casamento. E' rimasta perplessa. Però non poteva smentirmi. Ha ripiegato sulla richiesta di ,mille franchi sefa. Ho detto no.

“Non tieni dinero?”

“Si, tengo dinero, ma non molto.”

“Mille franchi non sono molto.”

“Quanti figli tieni?”

“Cinque”.

“Tu dai mille franchi ad un figlio e agli altri niente? Io non ho mille franchi per tutti”

Si è allontanata con un sorriso ancora più perplesso.

 

 

 

 
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