Creato da rugiada_divina il 18/07/2006

Un cuore spettinato

scivolando tra le pieghe dell'anima

 

 

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Post N° 26

Post n°26 pubblicato il 05 Settembre 2006 da rugiada_divina

“Ciao Stefano” disse Lisìope che era seduta sulla sabbia, intenta con un bastoncino a scrivere parole su di essa. “Ciao Lisi” – rispose l’amico – “cosa stai scrivendo? ” “Il mio nome ed i nomi dei miei amici.” “Ma io leggo solo nomi di animali, come possono esserti amici? Gli animali non parlano.” “Guarda oltre, Stefano. Guarda oltre le parole ed i principi creati dalla società. Gli animali comunicano, ci parlano ogni istante. Solo che parlano con gli occhi e nei loro sguardi puoi leggere parole cantate d'amore e di rispetto. Leggerai anche rabbia a volte per le ferite ricevute, perché troppo spesso li pieghiamo ai nostri desideri. Pensa ai bimbi, Stefano. Loro sono puri nel cuore e scevri da condizionamenti, comunicano con i cuccioli con cui vengono in contatto; pensa, anche, a come spesso noi, i cosiddetti grandi, li sbeffeggiamo per questi loro dialoghi. Siamo solo degli sciocchi, delle stelle che hanno perso la loro luce.” Fino a quell'istante Lisìope aveva parlato continuando a fare disegni nella sabbia, poi alzò lo sguardo a Stefano che era in piedi davanti a lei e socchiudendo leggermente gli occhi, smise di parlare per osservarlo. “Perché ti sei interrotta Lisi? Amo ascoltare le tue parole.” “Pensavo, Stefano” rispose la ragazza. “A cosa pensi Lisi?” incalzò Stefano. “Mi domandavo se tu sei una stella che ha solo perso la sua luce o l’ha uccisa”. “Tu sei la mia stella, Lisìope e ora so di averla ritrovata” le disse Stefano inginocchiandosi di fronte a lei e prendendole le mani. “Caro amico, non sono io la tua stella, non confondere il desiderio di luce che hai dentro di te con me stessa. Io esisto solo perché tu lo desideri.” “Non capisco Lisi” gli rispose Stefano alquanto turbato. “Verrà il momento che tutto ti sarà chiaro, Stefano, ma ora apri le tue mani senza timore che il mio ricordo possa svanire.” “Come fai a conoscere ogni mio pensiero Lisi?” Lisìope divincolò con dolcezza le sue mani da quelle di Stefano e iniziò a smuovere la sabbia fino a quando un bagliore iniziò a brillare in mezzo ad essa.“Cosa sta accadendo?” chiese Stefano, mentre Lisìope continuava a scavare nella sabbia facendo venire alla luce una bellissima conchiglia. “Tieni Stefano, questa conchiglia è per te. E’ il tuo sogno ritrovato.” Stefano prese la conchiglia dalle mani della fanciulla e con le dita terminò di liberarla dalla sabbia che fino ad allora l’aveva celata al suo sguardo. “E’ calda” disse Stefano. “Si Stefano, il sole si è occupato di lei, l’ha scaldata, l’ha protetta e ora tocca a te prenderti cura di lei e di te.” Mentre diceva ciò, chiuse con le sue mani le mani di Stefano sulla conchiglia e le guardava come a sincerarsi che non potesse cadere. Poi si scostò e ricominciò a scrivere nella sabbia. “Lisìope, da dove proviene la conchiglia che mi hai donato?” - chiese Stefano. Lei distolse lo sguardo dalle sue mani che giocherellavano distratte con i granelli di sabbia ed iniziò a raccontargli la storia di come la conchiglia fosse giunta a lei. E, parlando, ogni piccola ruga che solcava il suo viso si distese al ricordo di quella vicenda.
“A lungo vagai sul fondo del mare chiamando e cercando granelli di sabbia che avevano conosciuto l’infanzia di quella conchiglia o che erano stati mossi dal suo lento e pigro andare, per chieder loro come fosse da piccola. Infinite e discordi sono state le risposte. Ai più, nulla è affiorato alla mente. A pochi, un ricordo lontano di colori fatti di bianchi e di cioccolata come se solo il colore potesse segnare il suo passaggio sul quel fondale. Ho quindi iniziato a risalire lentamente per chiedere notizie alle rocce e agli anemoni di mare, sempre in lotta con i coralli, e anche loro mi hanno parlato di colori ma non di bianchi o di cioccolata ma di verdi che morivano nei blu, di ori che creavano allegri girotondi nei solchi disegnati dalle onde. Null’altro però hanno saputo svelarmi di quella conchiglia che ora è tra le tue mani. Decisi quindi di riemergere dal mondo dei suoni fiochi, e di cercare colui che la raccolse e le fece conoscere il caldo abbraccio del sole. Lo trovai in una capanna, intento a riparare una rete da pesca dono di suo padre. Quante rughe segnavano quel volto, quante pieghe solcavano quelle mani che raramente avevano conosciuto l’ozio. Piccoli, quasi due fessure erano gli occhi di quel pescatore che un giorno, ritirando le reti, fu attratto da quella conchiglia, pescata per caso. Ormai nessuno viveva più lì dentro. Allora il pescatore prese la conchiglia e l’avvicinò all’orecchio sperando di cogliere il nome del proprietario che per lunghi anni vi aveva soggiornato. All’inizio non udì nulla; era ormai anziano ed erano pochi i suoni che ancora riusciva a cogliere. Poi, come per incanto, iniziò a sentire una dolce nenia, un canto antico che si era perso nei ricordi di un'infanzia lontana. Piccole, fragili lacrime scivolavano su quel viso mentre ricordava, mentre ritornava ad un tempo lontano. Un tempo passato che passato non era più: era ora diventato presente. Il suono, la voce di sua madre che lo cullava erano tornati per restare, per sempre, nel suo cuore. Allora il pescatore capì che quel dono ricevuto doveva vivere nei cuori di tutti coloro che avevano scordato il suono dei propri ricordi, il calore dei propri sogni. Il giorno dopo il pescatore prese la barca ma non per pescare, bensì per riportare la conchiglia al suo mare affinché potesse essere trovata da chi aveva gli occhi per sentire la dolce nenia dell’infanzia perduta.”
“Ora, Stefano, conosci la storia della conchiglia dei sogni bambini, non dimenticarti di lei, non distruggerla contro il muro del sospetto o della realtà. E’ piccola ed ai più può sembrare solo una conchiglia come tante altre. Ma in lei vi è il dono del ricordo e della speranza antica, che solo i bimbi conoscono grazie alla loro purezza  e che purtroppo spesso viene dimenticata per cedere posto al caos ed al frastuono della vita di tutti i giorni”. Stefano ascoltò in silenzio la storia e mentre udiva le parole dell’amica, sentiva il suo cuore scaldarsi e gonfiarsi di ricordi passati e lontani, che da molto tempo ormai lo avevano abbandonato. Il suo corpo iniziava a volare ed era inebriante la sensazione che provava. Poi la paura si impossessò di lui, ma quando cercava di urlare nessun suono usciva dalla sua bocca ed in quell’istante la mano di Lisìope lo afferrò forte la sentì sussurrargli: “Non avere paura Stefano, non fuggire dal ricordo dell’infanzia.” Tutto lentamente si placò, la forza che lo aveva sollevato sembrò svanire ed il corpo di Stefano iniziò nuovamente a rilassarsi, ma una seconda violenta scossa lo sollevò nuovamente facendogli perdere il senso dell’orientamento. “Ora devi imparare di nuovo a nuotare nei ricordi del passato, non opporti alla forza ma assecondala e lei ti colmerà di doni meravigliosi.” Lisìope era sempre lì vicino per sostenerlo in questa lotta con un presente che non voleva accettare il ritorno dell’infanzia. Poi d’un tratto tutto svanì e Stefano aprendo gli occhi si rese conto di come in realtà non si fosse mai mosso da quel luogo. Il suo cuore batteva velocissimo, quasi a toglierli il respiro e gocce di sudore bagnavano il suo viso. “Ben ritrovato amico mio.” Il viso di Lisiope era raggiante e lacrime di commozione colmavano i suoi occhi. “Ora so che tu puoi ritrovare il tuo sogno.” “Cosa mi è successo Lisi?” Stefano cercava lentamente di recuperare il suo equilibrio e di analizzare quanto era avvenuto. “Non essere spaventato da quanto accaduto, Stefano.” “Non so se essere spaventato o piuttosto essere triste perché tutto è già finito” gli rispose Stefano. “Caro amico, nulla è finito, anzi! Questo è l’inizio. Tu hai per un istante intravisto il sentiero che dovrai compiere per ricongiungerti al tuo sogno bambino. Ora non sai ancora nuotare, ma imparerai presto, devi solo ricordare come facevi un tempo e soprattutto, non dovrai mai avere paura di ciò. Lasciati guidare dalla forza che verrà sempre più spesso a trovarti ed assecondala.” “E’ stata la conchiglia vero Lisìope?” le chiese Stefano con un filo di voce. Lisìope socchiuse gli occhi e si avvicinò a lui per baciarlo e mentre le sue labbra schiudevano le sue, nella mente di Stefano risuonavano dolci nenie e una frase: “Ora so che tu avrai sempre cura della conchiglia, di me e di te. Addio caro amico.” Stefano aprì all’improvviso gli occhi e si ritrovò solo sulla spiaggia, con la conchiglia tra le mani ed iniziò lentamente a piangere.

 

 
 
 
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