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se si fa molto silenzio si può sentire crescere l'erba...
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Post n°7 pubblicato il 18 Aprile 2010 da skarma64
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Post n°6 pubblicato il 24 Marzo 2010 da skarma64
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Post n°5 pubblicato il 22 Marzo 2010 da skarma64
Mentre ero ferma in macchina rassegnata al codazzo di auto in fila al semaforo, butto uno sguardo alla fontana della piazza. Stupore: gli alberi in fiore! Fiori rosa fiori-di-pesco, come canta L. Battisti. Da quando? Non avrei saputo dirlo, me ne accorgevo adesso. La natura si trasforma, rinasce. Anche la mia sofferenza si era trasformata. Il mio cuore scoppiato come un airbag solo due settimane prima, rientrato; rinascevo. Quando era successo? Nemmeno questo avrei saputo dire. Solo adesso me ne rendevo conto.. L’istinto alle volte è un animale che lotta per la sopravvivenza, per garantirci un minimo di benessere. Forse era successo settimana scorsa mentre ripercorrendo gli eventi ed i miei pensieri, mi ritrovai in una zona verso il pavese. Paesaggio tipico della pianura. Appezzamenti di terreni a ridosso di altri appezzamenti. Forme quadrate e rettangolari. Tonalità di verde tenero, intervallati da tonalità scure di zolle rivoltate. La mano dell’uomo che mette ordine, che incasella. Boschi che sembravano coreografie di ballerini fermi; gli alberi a debita distanza l’uno dall’altro, piantati in filari perfettamente dritti. La visuale sconfinava in questa larga estensione del panorama, i miei pensieri l’accompagnavano. La mia sensazione, guardando il paesaggio, era di non riuscire a colmare interamente il vuoto; guardando i miei pensieri, pure. Era natura anche quella, incasellata ma in ogni modo natura. Il mio stato d’animo rivestiva di comprensione e poesia ogni cosa. Scandagliavo e perdonavo. Alle volte è difficile comprendere gli altri, uno può avere in testa gli orti, un altro i giardini. Modi diversi di vivere la terra. Ma in quel momento perfetto, puro, ci riuscivo. La comprensione mi sorgeva dentro come un nettare e si spandeva come acqua copiosa su un terreno arido, dissetando la mia anima e il mio cuore. Ero arrivata alle risaie. Aironi cinerini in equilibrio su una zampa sola all’improvviso spiccavano il volo: si può fare.. In quel momento preciso ho preso il volo anch’io. Allontanandomi da M. e dalle sue confusioni. M’ha fatto male, ma non l’ha fatto apposta. Può succedere. Se in tasca ho dieci, è tutto quello che posso dare. Ognuno dà quello che ha. Lui, mi rendo conto, aveva le tasche piene di confusione.. e non poteva dare altro. Ognuno ha i suoi percorsi, i suoi motivi di essere, in un modo piuttosto che un altro. Io posso sorprendermi di me, per la mia capacità di sopravvivenza, per i tempi di recupero sempre più brevi. Posso ringraziare Dio – o chi per Lui- per quest’ istinto alla sopravvivenza innato, per quella gioia che provo dentro guardando fiori rosa, fiori-di-pesco o ammirando il volo di un airone cinerino.
Sorrido: è primavera! |
Post n°4 pubblicato il 18 Marzo 2010 da skarma64
Che dire? Elisa claps è stata trovata, dopo 17 anni che era sparita. Stata trovata proprio in quella chiesa dove gli ultimi testimoni l’avevano avvistata, mentre era in compagnia di un giovane risultato poi essere psicolabile.. il cadavere mummificato. Il cuore mi piange: anni di indagini fasulle, di parenti inascoltati, superficialità. Immagino la madre di questa ragazza scomparsa a quindici anni, entrare nella chiesa del paese per rivolgere a Dio la sua supplica: fammi trovare la mia bambina.. Immagino il cadavere mummificato, nascosto sotto il campanile.. Il cuore mi piange..
Ieri sul tardi, nel programma LeIene, la testimonianza di una donna che fu figlia di un padre pedofilo. Anni di psicoanalisi, rapporti amorosi bloccati, vissuti senza equilibrio, difficoltosi. Una vita in qualche modo spezzata, una bimba muta da allora. L’incontro-confronto con il padre. Le mani in tasca: “midispiace”.. Può bastare?
Storia recente della mia periferia: un parchetto luogo di incontro di un po’ di ragazzi.. Giocano a pallone, ridono, scherzano, fumano una sigaretta in compagnia. Ogni tanto si aggrega un algerino che vedono lì spesso: due tiri al pallone, scrocca una sigaretta, due chiacchiere. È stato accolto dai ragazzi: sono bravi ragazzi, nessuna discriminazione, fa parte dei loro principi. Poi una sera, lui tira fuori una pistola, la punta sulla tempia di un ragazzo. Tutti attoniti. Si porta via uno scooter ed un cellulare.. Che dire?
Sono tre episodi in cui viene uccisa innanzitutto la buona fede, quella fiducia che si basa su un credo. Umanità dove vai? |
Post n°3 pubblicato il 10 Marzo 2010 da skarma64
Poi c’è un’altra cosa che voglio raccontare, una sensazione particolare che ho provato ieri sera.
Avevo sentito aprirsi in me una rinnovata fiducia Mi sentivo nuovamente curiosa di esplorare Il terreno dei sentimenti
Forse perche qualcuno da un anno e mezzo Insisteva di volermici accompagnare.
Io sono un animale solitario, questo l’ho capito ormai da un pezzo.
Ma questa persona sapeva invitarmi con discrezione Alla fine mi sono convinta
Come un’animale che si fida a mangiare Dalla tua mano
come mi sono sentita ieri sera?
Mi sono sentita il cuore scoppiare come un airbag.. Mi dispiaceva di averlo esposto con entusiasmo: avrei voluto ricacciarlo nello sterzo e riprendere a guidare dritta nella mia direzione. Andare lontano..
Invece rimanevo ad ascoltare un discorso assurdo Ed osservavo la neve di marzo cadere sugli alberi
Un fenomeno insolito a dieci gg dalla primavera Insolito come quel tuo discorso Imprevisto, dal mio punto di osservazione..
Ma abbiamo visto lo stesso film?
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Post n°2 pubblicato il 10 Marzo 2010 da skarma64
In genere ci passo almeno un paio d’ore, da quando mio padre ha fatto l’ennesimo infarto, subendo due interventi chirurgici quest’inverno. Un paio d’ore sgranando pastiglie come fosse un rosario per preparare le terapie, a misurare la pressione, a misurare la glicemia.
In genere il tutto con mia madre di sottofondo che si lamenta tenace ed instancabile di mio padre, perché non si è lavato i denti, perché ha pisciato fuori dal vaso, che non si cambia i calzini, che non fa nulla in casa… Mio padre ha il morbo di Alzheimer, diagnosticato circa due anni fa, ma mia madre non la vuole sentire questa spiegazione. Spesso la malattia ispira un senso di negazione, diventa inaccettabile anche per i familiari. Se solo la pronuncio stà parola, mi ribatte che “non è un fesso: finge!” Mio padre era la parte sana della mia famiglia sgraziata, perlomeno era la persona da parte della quale ho percepito un po’ d’affetto, per me. Ho passato un’infanzia abbastanza triste, succube di un clima di violenza e depressione. Ricordo i morsi che mia madre mi faceva sulle braccia ed i colpi di cintura che segnavano la mia pelle. Non ero una bambina particolarmente cattiva, solo che mia madre quando mi puniva si accaniva, si faceva prendere da raptus d’ira irrefrenabili ed imprevedibili. Sembrava che la collera non le facesse capire più nulla. Mio padre scusava questi suoi “momenti”, così li chiamava. Io detestavo quei momenti, ma credevo che fossero normali e solo verso la terza elementare scoprii che le altre madri non facevano cosi.. Eccoli qua: due vecchi. Lui chissà dov’è, perso nei suoi sonnellini brevi, nei meandri di vecchia data, incapace di percorrere l’ordinarietà della memoria di breve durata. Vive un’esistenza che si snocciola di 5 minuti in 5 minuti, giacché cinque minuti dopo non rammenta cosa ha fatto 5 minuti prima. Quell’uomo mi riparava dalla collera di mia madre addossandosi la colpa di una tazzina rotta, mi caricava nel seggiolino davanti della sua bicicletta e pedalava vigoroso, le gite al fiume e il panino al salame alla trattoria, momenti ns. La sera trovava il tempo per una partita assieme di scacchi, di carte, o per ascoltare la materia che avevo studiato. Non so più dov’ quell’uomo, in quali meandri si è nascosto, neppure se ricorda che mi ha voluto bene. Rimane mia madre, dominante e vincente, quella con cui non ho ricordi, se elimino i più dolorosi. Lei non è persa, è battagliera e presente come sempre, lamentosa e collerica, come sempre. Curiosa la vita. Me n’andai da quella casa che non avevo neppure vent’anni, per non tornarci più. Oggi è il mio senso della famiglia e i miei ideali che mi danno lo stimolo di occuparmi di loro, seppure non ho ricordi di amore, ma tanti di dolore. Morsi e cinghiate rimosse, forse per non sentire il peso gravare sulla coscienza, morsi e cinghiate per le quali nessuno mi chiederà mai scusa. È stata una grande palestra mia madre, per me. Mi ha allenato al perdono, nonostante tutto. Mi ha allenato a non avere cedimenti davanti a qualcuno che si infuria, non mi scompone. Mi ha allenato a vivere anche senza essere amata e in questo mondo moderno è una cosa molto utile: non aspettarsi niente da nessuno.. Riesco a non prendermela più per i suoi comportamenti, anzi riesco alle volte a distrarla dalle sue lamentele, a distrarla dalle sue negatività. Riesco a perdonare. Riesco ad amare lo stesso. E forse di questo debbo ringraziare proprio lei.
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Post n°1 pubblicato il 05 Marzo 2010 da skarma64
Sono trascorsi mesi difficili Problemi non ancora risolti Ma almeno metabolizzati.. La vita di ognuno alle volte conosce momenti come questi: è come prendere una mosca nel pugno di una mano e scuoterla per poi lasciarla andare, riprende il suo volo, frastornata.. così io, riprendo i miei sentieri, frastornata.. non è la prima volta, è successo a bizzeffe, tirando le somme dei miei passati anni ma ogni volta il dolore ti sorprende esattamente come la gioia non ti dici in un momento di felicità: “non rido più, ho già riso tanto nella mia vita”, allo stesso modo non succede che non piangi più perché l’hai già fatto tanto in precedenza. Ogni volta che piangi o che ridi lo fai col cuore vivo, sveglio e presente E ogni volta è la prima volta.
Durante questi momenti difficoltosi mi assale una specie di malinconia, come un sottofondo di blues che colora il mio soul, la mia anima. Nel corso degli anni ho imparato a convivere con la mia malinconia, mi sospende fra interminabili sussulti d’insicurezza, in un vuoto senza senso, con la voglia di fuggire ma, paradossalmente mi rende più reattiva nei confronti della vita nel suo senso più puro. Allora i colori di un tramonto li vedo intensissimi e le mie orecchie sentono anche il suono della brezza fra le foglioline di un albero e gli odori sono più marcati: l’odore dell’acqua del fiume, l’odore delle zolle di terra rivoltate, l’odore dell’erba tagliata, l’odore di un fiore, l’odore di minestra dalla finestra di un cortile. Si accendono i sensi alla vita e insieme si accende quel dialogo interiore di una voce sopita, soppressa dai problemi quotidiani e da quelli di straordinaria amministrazione. Una voce che in questo silenzio, in questa muta malinconia si sente nitida, si sente chiara..
In quello sprazzo di tempo non mi sento né triste né felice: semplicemente mi sento. Mi sento nuova e mi sento eterna come il tramonto di tutte le sere: sempre quello, ma mai uguale, neppure nel giro di una sera, cambia colore ogni momento, fino alle ultime pennellate sempre diverse, dipende dalle nuvole o dalle stagioni nello sfondo che colorano o spogliano alberi, riempiono il cielo di stormi di uccelli che vengono o che vanno, da cosa dipende? O dipende forse da quel cuore sempre vivo che ti porti dentro, anche quando ti copri sotto una coperta di malinconia? Quel cuore che ti fa guardare le cose come se potessi morire in quel momento O rinascere, in quel momento.. mery |
Inviato da: cassetta2
il 30/09/2020 alle 09:48
Inviato da: libellula_md
il 07/06/2012 alle 12:13
Inviato da: skarma64
il 12/01/2012 alle 21:55
Inviato da: Luxxil
il 09/01/2012 alle 23:23
Inviato da: Luxxil
il 03/01/2012 alle 13:13