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« Radical-chic, ovvero arr...LE PORCATE DI QUESTO GOVERNO »

Post N° 16

Post n°16 pubblicato il 11 Aprile 2007 da guardameglio

E arrivò l'ennesimo morto dell'inganno pacifista

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Quello che l'Italia sta giocando in Afghanistan è il campionato dei lutti e delle schifezze. Però un fuoriclasse merita di essere buttato giù subito dal piedistallo di eroe. Gino Strada ha lanciato accuse tremende a Prodi e Karzai. Poi ha giurato: l'uomo di Emergency che ha condotto le trattative per liberare Daniele Mastrogiacomo a nome del governo italiano, Rahmatullah Hanefi, ed ora è in carcere a Kabul come complice dei talebani, è innocente. Tant'è vero che per conto di Prodi ha consegnato due milioni di dollari al mullah Dadullah per liberare lo scorso autunno il reporter Gabriele Torsello. Dunque D'Alema ha mentito al Parlamento. A noi non pare un gran scoperta. Anche il governo Berlusconi l'ha probabilmente fatto. Brutte cose, ma note: le Vispe Teresa sono costate un sacco di quattrini, però si sono portate a casa il Corano e le caramelle. Strada però inciampa nella sua barba profetica. Se è vero quanto dice oggi, è stato reticente o bugiardo. Disse a Repubblica il 4 novembre del 2006 a proposito di Torsello: Non ne so nulla (di riscatto)... è stata premiata la credibilità che Emergency si è costruita in Afghanistan in tanti anni di lavoro». Più che la credibilità di Emergency sono stati credibili due milioni di dollari, o no? Che pena questa cura dell'immagine al prezzo della verità, salendo in groppa ai sequestrati. L'umanitarismo dei pacifisti si mostra qui narcisismo da strapazzo.
Ora il centrodestra chiede che Prodi risponda in Parlamento. La Lega vuole l'impeachment, che sarebbe l'allontanamento da Palazzo Chigi con infamia, per tradimento. Perché Prodi ha mentito. Bugie ne sono state dette. Soprattutto però quanto è successo è grave, forse irreparabile a livello di universo mondo. Perché i talebani hanno vinto una battaglia importantissima. Noi l'abbiamo persa, e l'abbiamo fatta vincere in carrozza ai barbari. Pur di permettere a Prodi di tenersi la cadrega e a Strada di mostrarsi come l'eroe dei due mondi. Che giorni sono stati questi. E non si sa come finiranno, anche se adesso Berlusconi invoca di finirla con le polemiche, per non compromettere l'onore nazionale. Se vuol dire tacere, non siamo mica tanto d'accordo. Cominciamo dalla sera di Pasqua. Il Tg1 mostra la bella faccia rotonda e triste del giornalista afgano che faceva il co.co.co di Repubblica. Ammazzato. Decapitato. Povero Adjmal. Appare subito il volto terreo di Prodi. Abbiamo pensato: soffre anche lui. Poi, un secondo e mezzo dopo, la smorfia. L'attacco a chi «specula politicamente». Ma sì. Che gliene importa del morto. Le sue personali chiappe sono tutto. Non si prende nessuna responsabilità per quel paffuto pasthun al soldo di un editore italiano di lui amico politico. E allora qui la dico tutta. Prodi? Colpevole! Ezio Mauro e Repubblica? Colpevoli! Ora inveiscono contro il «cinismo» e lo «sciacallaggio» altrui. Ah sì? Sciacalli sono loro. Gli sciacalli mangiano le ossa dei morti, le fanno sparire nelle loro pance. Non ci stiamo. I compagni politici e giornalisti vorrebbero attaccare i talebani e stop, dopo che fino a un attimo fa gli hanno retto il sacco, invitandoli al tavolo delle trattative (o ci sbagliamo, onorevole Fassino?). Noi invece vogliamo che quei poveri corpi decapitati, quello dell'autista Saied Agha e quello del cronista Adjmal Naskhbandi, restino davanti ai nostri occhi, e che abbiano giustizia.
Talebani assassini. D'accordo. Questa paroletta "as-sas-si-ni!" pochi hanno avuto la lealtà di dirla prima d'oggi. Non la pronunziarono, mentre Mastrogiacomo recitava in diretta tivù una parte surreale. Lui non capiva più niente, è vero. Ma che amici ha? Hanno ammazzato chi lavorava con te. Nell'attimo della liberazione non hai esigito che il tuo collega venisse via con te, era tuo fratello. E quando arrivi a Roma alzi le braccia come un trionfatore? Almeno la Sgrena quando gli hanno ammazzato Calipari è arrivata a Ciampino mesta. Esageriamo a dire che la morte di Adjmal e di Saied ricade politicamente e moralmente su Prodi, su Repubblica & C? Ecco altri elementi che ci inducono a essere tristi e furiosi. 1) Mastrogiacomo il 4 marzo annuncia alla tivù di Repubblica che il 5 partirà verso la provincia di Helmand. E' il regno dei talebani. Perché nessuno è intervenuto da Repubblica o dal nostro governo a intimare a Daniele di non fare quella follia, per di più annunciandola in tivù. Incoscienza, dilettantismo. Tanto chi ci lascia la pelle è qualcun altro.
2) Vengono rapiti con Mastrogiacomo il collaboratore Adjmal e l'autista Saied. «Sono spie», dicono i terroristi. I giornalisti italiani si affannano a dire: «Mastrogiacomo no». E gli altri? Degli altri non si parla. Sono soli! Soli come cani. Non ci credete. Il giornalista del Tg1 Duilio Giammaria, che ha fatto una filippica contro Feltri a Porta a Porta, scrive un appello per Articolo 21, il gruppo di giornalisti contrari a «ogni forma di censura e di giustizialismo di destra». Lo firmano i soliti: Biagi, Travaglio, Annunziata, Serventi Longhi, se vi viene in mente un nome, quello c'è. Adjmal? Semplicemente non esiste. L'autista neppure. La foto di Mastrogiacomo viene srotolata in Campidoglio, gli altri neppure nominati.
3) Saied spia. I talebani sono creduti come la Bibbia. Rai News 24 scrive testualmente: «...esecuzione dell'autista Saied, sgozzato perché una spia». Bei termini, un talebano non avrebbe scritto meglio. La cricca dei prodiani ne ha decretato il trionfo.
4) La estromissione dei Ros e del Sismi ("fuori dai coglioni", ha urlato Strada) ha consentito un'operazione militare e mediaica di grande intelligenza strategica: sì ma per i talebani. Fino ad allora erano una galassia di masnadieri, da quel momento ottengono un riconoscimento politico, e ci ridicolizzano. Gli italiani hanno forse chiesto la liberazione anche di Adjmal, ma non hanno predisposto la meccanica della sua liberazione. Ov- vero, hanno lasciato la gallina in bocca alla volpe. La quale fa il suo mestiere: se la mangia. I talebani non sono barbudos ignoranti. I loro capi hanno studiato in Europa e in America, sono i cosiddetti deobandi. Hanno ragionato così: «Agli italiani interessa Mastrogiacomo per i loro problemi interni. Di Adjmal non gliene importa. Noi ci becchiamo i nostri cinque briganti. E diventa chiaro che Karzai è uno che obbedisce agli stranieri. Vittoria interna ed esterna. Due nemici morti, cinque amici di nuovo al fianco, Karzai sputtanato, italiani incazzati con Karzai». In fondo i talebani la pensano come Diliberto e Giordano: Karzai è un fantoccio. Si è quasi suicidato per fare un piacere a Prodi e Prodi lo scarica da vendicativo qual è.
Repubblica e Prodi tenendo basso Adjmal nella trattativa ne hanno decretato la morte. La gioia sfrenata, senza se e senza ma, nel momento del ritorno di Mastrogiacomo è un documento agghiacciante: Karzai e i talebani hanno annotato. Gli italiani hanno avuto di tutto e di più. Ma non era la sinistra quella che stava con gli ultimi? Figuriamoci: prima noi, poi i piccoli amicucci asiatici, noi che c'entriamo con le loro storie, siamo giornalisti, neutrali, imparziali, scriviamo, nota spese, e a casa. Così Adjmal è morto. La sua morte è stata voluta ad ogni costo dai signori talebani, ma di fatto accettata dal governo italiano e dai suoi sostenitori: non per calcolo, ma per stupidità e per una specie di riflesso razzista, per cui la sinistra salva sempre e comunque il suo uomo, quello dell'establishment, il buana bianco. Gli altri? Boh. Forse sono spie, ci pensiamo dopo. Dal mio angolo capivo che la situazione andava verso questo disastro, e - senza essere preso sul serio da nessuno - mi sono offerto come merce di scambio. Si sa chi sono, non è vero? Invece non c'è stato da nessuna parte alcun gesto forte. Ezio Mauro è restato prudentemente in Italia a stappare spumante e poi a piangere con Mastrogiacomo. Ora di Adjmal dicono: uno di noi, un giornalista. Sì, ma piccolo piccolo.
Renato Farina-libero
Due cose mi chiedo che inchiodano Prodi alle sue responsabilità: innanzitutto perchè l' accordo concluso per la liberazione di Matrogiacomo non comprendeva anhe la vita del povero interprete afghano ? Come possiamo definire una simile condotta se non cinica e razzista. Evidentemente nell'ansia di riportare a casa il compagno, D'Alema e Strada si sono dimenticare di garantire il rilascio dell'interprete. Quando si dice ostaggi di serie B. Non è certo un gran segreto che in tutti i sequestri sia stato pagato un riscatto, ma la cosa estremamente grave è l'aver permesso che venissero estromessi gli uomini del servizi segreti dopo che avevano persino individuato il luogo in cui si trovavano gli ostaggi per affidare una trattativa ad una associazione chiaramente ambigua e politicizzata che agli occhi dei meno ingenui appare vistosamente connivente con il fondamentalismo islamico. Adesso sappiamo che il mediatore e lo stesso del sequestro Torsello e che i rapiti sono stati tutti prelevati nei pressi dell'ospedale. Sinceramente sulla limpidezza del mediatore Rahmatullah Hanefi  o di Gino Strada io sul fuoco ci metterei tranquillamente la mano, quella di Prodi.
 
 
 
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