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Love giver: verso l'assistenza sessuale ai disabili

Post n°119 pubblicato il 13 Giugno 2017 da hommelibre10

GRADITO UN FEEDBACK SU QUESTO ARGOMENTO

Love giver: verso l'assistenza sessuale ai disabili
Anche in Italia si discute una proposta di legge per legalizzare l'assistenza sessuale ai disabili come già avviene in Svizzera, Germania, Olanda, Danimarca e Svezia, paesi decisamente più evoluti del nostro in campo di diritti e coscienza laica e civile.
I love giver, (donatori di amore) sono persone professionalmente preparate, oltre che emotivamente portate e motivate, a offrire tenerezza fisica e, se possibile, sessualità, alle persone disabili. Dalle interviste alle ragazze che fanno questo lavoro, emergono figure bellissime, lontane dal cliché di prostitute sfruttare, degradate oppure avide o viziose a cui siamo abituati, si tratta di persone che sentono in se stesse la vocazione a consolare nel corpo e nell'anima le persone più svantaggiate in cambio di un giusto compenso (in Svizzera non più di 75 euro a prestazione), a non contare i minuti, a stabilire un dialogo affettivo con i clienti che vorrebbero fossero considerati pazienti perché essi si considerano terapeuti e non escort del popolo.
Penso che figure di questo genere possano rappresentare un passo avanti sulla via dell'evoluzione spirituale ed emotiva dell'umanità, un grande passo avanti verso la verità dell'uomo, una figura che in prospettiva affronti l'intera gamma del disagio fisico rivolgendo il proprio aiuto a quanti per qualunque ragione hanno smarrito o forse mai trovato la via della comunicazione erotica con qualcuno.
Internet è pieno di pornografia o di immagini pruriginose sessualmente ammiccanti o stimolanti in qualche modo, le strade sono piene di prostituzione vissuta nella colpa da prostitute e clienti, in un vuoto legislativo spaventoso in un paese in cui la prostituzione non è né un reato, e quindi perseguibile, né un lavoro e quindi normalizzabile e adeguatamene tassato come ogni altro lavoro o professione.
Chi ha una sessualità decente non ha bisogno di questi surrogati, se vi ricorre evidentemente è perché cerca di compensare una mancanza, quindi denuncia una sofferenza.
La sua verità non è il vizio ma il disagio causato da una carenza, la sua domanda è una richiesta di aiuto, la ricerca di un equilibrio che da solo non può trovare. Ha bisogno di una relazione terapeutica che gli restituisca autonomia, che lo riporti alla normalità, a ritrovare un dialogo amoroso col partner o finalmente mettersi in gioco e cercarne uno.
Pornografia e prostituzione - racconta una love giver intervistata - non mirano all'autonomia ma alla dipendenza da esse, non sono una cura ma esse stesse una malattia.
L'assistenza sessuale perciò può ricondurre l'uomo a se stesso, aiutarlo ad accettare il fatto di avere bisogno di aiuto che può darlo solo una persona naturalmente portata e adeguatamente formata.
E questo deve avvenire nella legalità se possibile o - come dichiara Rita Dalla Chiesa - nel frattempo anche di nascosto, meglio che niente.

 

 

 
 
 
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