Creato da roby.floyd il 31/01/2014
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Fili e Fulmini

Post n°288 pubblicato il 14 Settembre 2015 da roby.floyd

 

"Ecco i fili immobili dell'ordito, sottoposti a un'unica vibrazione, eterna e immutabile, una vibrazione che bastava appena a permettere il mescolamento incrociato di altri fili coi suoi". -Moby Dick- (H. Melville)

Così è nel delicato ordito dell'andare  in questo percorso senza meta, almeno apparentemente, che la mia spoletta cerca d'intrecciare i fili nella paura di romperli.
E così la trama invade  violenta, compattando il tessuto e dando struttura alla forma.
Nonostante la forte spinta nulla si rompe ma, anzi, si rafforza e diviene, ad ogni transito del telaio, sostanza.
Prima di evidenziarne le forme ne passerà d'acqua sotto la mia chiglia, ma Penelope non s'arrende ed a costo di fare e rifare, ma lei era più fortunata, poteva anche ricominciare, io no, so che il tessuto riprenderà forma.
I nodi la parte più dura  da gestire, quegli strappi della trama per congiungere i diversi fusi, i vari colori che daranno storia al tutto.
E sarà una vela forse, capace di spingere ancora il vascello verso il mare, l'ultimo, quello inesplorato ed inesplorabile, quello dove le vele spingono forte col vento in poppa senza più nessuna agitazione del mare, senza il bisogno di timonieri che già il vento sa dove andare.

La mia condizione mi impedisce di restare.

Troppi i giorni, le ore, trascorse al villaggio ed a nulla valgono le uscite nelle tempeste o le giornate passate sul vascello ancorato a guardare l'orizzonte godendo la lieve risacca.
Il mare che ancora non diviene oceano nonostante tutto.
Il cielo coperto di scure nubi residue di un forte temporale con tanti fulmini, ma senza pioggia.
La frenesia mi prende più del solito.
I preparativi annunciano a tutti che un altro viaggio si sta preparando, ma c'è qualcosa di diverso nell'aria, il vento forse, un vento che soffia da sud.
Nulla era stato mai tolto al mio equipaggiamento, tutto come all'inizio anzi, riassortite le cose usate ed aggiunte altre che prima mancavano  perchè non si conoscevano prima, attingendo dalle vostre parole gocce di linfa vitale per alimentare in me la forza-coraggio-energia- luce-sorriso facendo nascere fiori nel deserto, l'inizio di una possibile coscienza che faceva tesoro del già vissuto, il telaio con cui continuare la tessitura, nuove Conoscenze, nuovo Sapere.
Mancavano i giorni di vita già vissuti ma non si può avere tutto; alla partenza non sapevo che non sarei più tornato e forse, questo, è lo spirito migliore con cui andare.
E cammino, cammino con gli occhi socchiusi e col capo proteso in avanti in questo scenario che rimanda a una sorta di altrove.
E del resto la questione è precisamente tra quelle che non ha senso pensare ora.
Sono in transito, evanescente, facendomi largo come tanti altri.
Gli eventi, del resto, non mancano, e neppure le parole.
Tutto procede in una straniante realtà.
Un segnale mi dà il benvenuto: allora riprendo fiato e mi accorgo di essere un pò spaventato, ma se nei precedenti dì fui forte, questo di tollerar non è virtù.
Per giungere alla vetta ci sono gli sterpi e i sassi per l'aspra ed erta china che è spesso è duro callo.
Quale gitano errante, che con il suo fardello cammina senza posa per giungere alla meta, tal son io, meschino!
Che fisso nell'intento continuo a combattere il mio destino per rendermelo amico.

Come per le altre volte parto senza salutare nessuno, odio i saluti che lasciano gli altri e te nell'ansia.
Ma, certe cose si avvertono nell'aria, col naso, non c'è bisogno di dirle....

                                            (Lunedì 14 settembre '15)

 

 

 

 

 

 
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