Creato da roby.floyd il 31/01/2014
un'anima alla ricerca di un chissà

Area personale

 

 

Archivio messaggi

 
 << Ottobre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
  1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30 31      
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 
Citazioni nei Blog Amici: 15
 

Ultime visite al Blog

cassetta2acer.250pagottossimoraannamatrigianoneveleggiadra0m12ps12Tanya00Louloubelleclock1991Cherryslfalco1941romhausMiele.Speziato0
 

Ultimi commenti

Un saluto dal 2024
Inviato da: cassetta2
il 17/09/2024 alle 16:57
 
Mio caro Roberto passo per un saluto, gli auguri del tuo...
Inviato da: occhi_digatta
il 23/06/2021 alle 11:08
 
Oggi e San Patrizio. Auguri a tutti i Patrizi, e un po’...
Inviato da: ReCassettaII
il 17/03/2021 alle 13:44
 
Il vecchio Pino non delude mai.
Inviato da: cassetta2
il 12/10/2020 alle 09:33
 
Caro Roberto, non potevi scrivere meglio: bravissimo!!! E...
Inviato da: Roberta_dgl8
il 27/08/2020 alle 21:48
 
 

Chi può scrivere sul blog

Tutti gli utenti registrati possono pubblicare messaggi e commenti in questo Blog.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

 

 

 

 

 

 
 

 

 

« Gnosta & Normanno in Lusitania/2Un Tempo per Tacere »

Woodstock 2069

Post n°372 pubblicato il 15 Agosto 2016 da roby.floyd

L'astronave atterrò placidamente, sollevando uno spruzzo di polvere giallastra.
Ci fu come un lungo sibilo, poi il rumore idraulico del portellone che si apriva e i passi felpati degli uomini che uscivano: i perfetti replicanti del grande sogno del rock'n'roll.
Tutto era pronto su Oikos 5 per il grande concerto del centenario.
Il concerto che doveva celebrare la ritrovata pace e l'inizio di una nuova era per l'umanità, nonchè l'inaugurazione di questa nuova colonia terrestre, dedicata alle arti, sospesa in un puntolino lontano, a migliaia d'anni luce dalla vecchia madre terra.
Ma da quando, vent'anni prima, era stata scoperta la possibilità dei viaggi iperspaziali, questo non rappresentava più un problema: bastavano pochi giorni per percorrere distanze che sembravano infinite e se non ci fosse stata la triste parentesi della guerra del '50, probabilmente si sarebbe ancora più avanti: forse non ci sarebbe stato più nemmeno il bisogno di usare comunque astronavi.
Oikos 5, nella ristrutturazione che seguì alla guerra, fu scelto come sede del Ministero della Cultura e per l'inaugurazine, quel 15 agosto 2069, il Governo decise di replicare il famoso concerto di Woodstock.
Pace, amore e musica per festeggiare l'umanità ritrovata nelle cose dello spirito.
Logicamente, anche se gli interpreti d'un tempo potevano essere ancora vivi, dato che la scienza era riuscita a prolungare la vita dell'uomo fino a quasi trecent'anni, l'esecuzione del concerto fu affidata ad androidi, abilmente programmati con le caratteristiche delle stars di un tempo.
Fu così che Gordon Smith, tranquillo signore di 130 anni e famoso critico musicale, venne un grosso nodo alla gola quando vide scendere dall'astronave Jimi Hendrix e Joe Cocker tranquillamente abbracciati.
A New York , intanto, quell'11 agosto era una mattina livida e calda.
Uomini e stracci razzolavano negli slums alla ricerca di un pò di cibo e di un posto dove poter riposare o morire in pace.
Il vecchio guardò la strada deserta , bene attento che nessuna macchina passasse, sputò in aria, poi con un borbottìo si decise ad attraversarla: era lento e goffo.
Vestiva un pai di jeans che non conoscevano acqua da chissà quanto ed una maglietta che una volta doveva avere dei colori brillanti, ma che ora sembrava sempre più di un grigio informe.
Un osservatore attentopoteva vederci disegnata una colomba ed un manico di una chitarra, gli occhi erano fissied immobili come di chi, da tempo, non ha più memoria, 120 anni circa, ma ne dimostrava di più.
Attraversò la strada e stava frugando in un mucchio di rifiuti, quando fu attratto da un rumore che proveniva da una strada vicina.
Era un rumore sommesso ma incessante, una specie di brusìo come persone che parlassero a bassa voce.
Sentì il respiro della folla e qualcosa si agitò in lui.
"Potessi solo ricordare il mio nome"  si disse, mentre si avvicinò cautamente alla fonte del rumore.
Guardò, guardò la lucente navetta che si stagliava contro il cielo rugginoso e guardò le persone in fila che ci salivano.
Guardò anche il grande cartello che annunciava "Woodstock Oikos 5" e ancora sentì quel qualcosa agitarglisi dentro.
Strinse gli occhi, come a voler afferrare qualcosa, ma ancora gli si presentò il vuoto.
Ricordava solo una grande luce e il suo corpo disteso in un ospedale, ricordava gemiti e lamenti e gente che gli moriva accanto.
Poi più nulla, se non il suo silenzio e la sua vita gettata in qualche marciapiede; gli avevano offerto, dopo la degenza ospedaliera, un minimo d'assistenza.
Lo avevano messo in una grande casa, dalle pareti tutte bianche ed ogni giorno qualcuno lo lavava e gli rifaceva il letto.
Avrebbe potuto anche star bene, se quel vuoto alla testa non lo perseguitasse; ogni tanto sognavae vedeva una grande folla e due occhi blu  di una ragazza che doveva chiamarsi Judy.
Poi nulla.
Ancora il silenzio.
Il fottuto bianco.
Fu per questo che una mattina decide d'andarsene: solo per solo, meglio la vita libera.
Sarebbe poi andata come Dio avrebbe voluto.
E si trovò lì, quella mattina, davanti ad una delle tante navicelle che avrebbero trasportato la gente su Oikos 5, e li l'avrebbero lasciata, in quel pianeta da abitare e destinato alla cultura.
Si chiamava White, l'uomo, o meglio, era il nome che gli avevano dato all'ospedale, quando si lamentò un pò troppo del bianco della sua mente, un nome, tutto sommato neanche male, ma non era il suo e questo lo faceva incazzare: "Se solo potessi ricordare il mio nome" si ripetè.
Quel che successe poi, non lo capì mai.
Si risvegliò a bordo della navicella, sdraiato fra molti altri, avvolto in una bianchissima luce al neon.
Tentò d'alzarsi, ma le gambe non lo ressero e ricadde giù con un tonfo sordo: "Hey, gente, che sta succedendo qui?", tentò di borbottare, ma aveva la bocca impastata di uno strano sapore.
Nessuno sembrò notarlo, ognuno pareva perso dentro un particolarissimo mondo.
"Che fottuto scherzo è mai queso?" Voglio tornare a casa!" tentò di dire, ma fu interrotto da un leggero strattone.
Girò gli occhi e vide un uomo incredibilmente grasso che gli sorrideva con un'espressione  leggermente ebete: un sorriso che faceva ancor più rilucere la testa pelata.
L'uomo gli fece cenno di star calmo, poi si tichettò la tempia, lanciando buffi sguardi  d'intorno.
"Lascia perdere che sono tutti pazzi" sembrava volesse dire,e White scrollò la testa e si raggomitoò su se stesso.
Fu svegliato ancora dall'uomo grasso; a gesti gli chiese una sigaretta : sfilò l'ultima dalla tasca dei jeans, la spezzò in due parti, dandone una all'uomo.
"Come ti chiami?" gli chiese, poi.
L'altro non rispose, fumava e sembrava un bimbo felice.
"Amico, ho chiesto come ti chiami!" , disse ancora, questa volta con tono risentito, e ancora l'altro non dette segno d'aver compreso.
"Lascialo perdere" disse una voce dal mucchio, "non ti può capire, è sordomuto".
"Ma chi è?" chiese White.
"E chi lo sa?" rispose la voce; "E' uno dei tanti".
"Ma che ci facciamo qui?" continuò White.
"Andiamo al concerto" sorrise la voce.
"Ma io non voglio vedere nessun concerto".
"Beh, ormai sei qui e devi rassegnarti, poi vedrai che su Oikos 5 non si starà male".
"Ma io voglio tornare a New York!" e  la sua voce sembrò diventare un pianto.
La voce ironizzò: "Puoi sempre tentare con l'autostop!"
White sospirò a lungo, poi richiuse gli occhi.

Su Oikos 5 tuto era pronto; la gente sbaracata dalle navicelle veniva portata alla grande distesa dove si sarebbe tenuto il concerto.
Al centro emergeva un immenso palco, tutto digitalizzato, computerizzato, quasi un monumento, sarebbe stato il più grande spettacolo di tutti i tempi.
White e l'uomo grasso scesero lentamente, quasi tenendosi sottobraccio: fra i due era nato un istinto strano, quasi un feeling che li aveva fatti riconoscere, diseredati, in mezzo a quel popolo del rock.
Non potevano parlarsi, comunicare, ma bastava un leggero tocco di mano, un sorriso, perchè in qualche modo riuscissero a comprendersi.
"Che bella coppia!" pensò causticamente White, "un pazzo smemorato e un sordomuto a vedere un concerto!".
Trovò un posto abbastanza comodo in mezzo all'erba artificiale e lo fece sedere, ponendosi,poi, accanto.
Si guardò intorno e vide la tribuna d'onore: alcuni volti gli erano noti, ma non si seppe dire dove, quando e come li avesse conosciuti.
Al centro sedeva il Ministro della cultura, la signora Joan Baez, famosa cantante folk prima della guerra, al suo fianco un invecchiato Bob Dylan e un ancora giovane Bruce Springsteen.
Lo avrebbe saputo dopo che erano dei famosi cantautori e che nel nuovo Governo facevano parte della Commissione per le politiche del rock.
Fu distrutto da un boato, il concerto stava iniziando.
Fu Ritchie Havens, o meglio, la sua copia, ad aprirlo, la folla ondeggiava sulle note di 'Freedom'  e migliaia di accendini laser proiettarono la loro luce nel cielo.
White tentò disperatamente di ricordarsi qualcosa, ma ancora il bianco lo sommerse.
Al suo fianco l'uomo grasso ciondolava la testa e davvero non si poteva dire fosse per la musica o per qualche pensiero lontano e sfuggente.
Il concerto proseguì fra il delirio della folla ed il suono computerizzato che regalava emozioni tridimensionali.
Ci furono i Santana e White vide la gente ballare, cantare e fare l'amore.
Circolavano sorrisi e fumo e birra, ma White pensò ad una doccia fredda , anche se si accorse di star bene.
Ogni tanto, dentro, rivedeva la folla e una chitarra e una colomba che volava.
L'uomo grasso ciondolava sempre più la testa e le sue labbra sembravano muoversi come a pronunciar parole.
Poi successe.
Il presentatore annunciò Crosby, Still & Nash: la folla eruppe in un boato.
L'uomo grasso si fece scivolare una lacrima.
E White vide tutto.
Vide un palco, tre amici, una grande folla.
Vide gli occhi blu di Judy.
Vide il già vistoe riconobbe l'uomo grasso.
Si alzò in piedi e si mise a cantare la 'Woodstock' che gli giungeva dal palco.
I suoi occhi erano lucidi, la sua voce sempre più forte.
Avvertì una presenza accanto e vide l'uomo grasso che cantava con lui.
"Stephens" disse.
"David" rispose l'altro.
E si abbracciarono e risero e piansero insieme.
"Quanto tempo. Quanto fottuto, maledetto tempo!"
E risero e ballarono e si abbracciarono.
Un ragazzo, accanto, si toccò la testa: "All mads, this olds" disse.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Vai alla Home Page del blog
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963