Messaggi di Maggio 2009

Anniversari particolari - XI puntata

Post n°248 pubblicato il 30 Maggio 2009 da sonosaffitrina

La storia inizia da qui

 

Ma perché la Vita, che fino ad allora non era stata particolarmente generosa con me, aveva deciso di punto in bianco di farmi così tanti regali, premiandomi? In fondo premi meritori vanno a persone meritevoli ed io non lo ero. Non avevo meritato l'amore di mio marito; non avevo meritato le sue attenzioni nè il suo interesse; non avevo meritato neppure la sua fiducia, visto che sentiva sempre l'esigenza di agire di nascosto e MAI MAI quella di condividere con me uno qualsiasi dei suoi stati d'animo; non avevo meritato neppure la sua stima... Con lui non avevo meritato mai nulla... Eppure adesso, per contro, stavo meritando la stima di tantissime persone, la loro vicinanza affettiva, il loro sostegno... Perché? Perché tanta discrepanza tra quella realtà e questa? Non ero forse io la stessa persona che aveva vissuto prima l'una e poi l'altra? C'era qualcosa che mi sfuggiva... Sentivo di dover entrare nella mia testa, ma non trovavo la chiave, non la trovavo... E intanto, lì dentro, tutti i miei pensieri, andavano di qua e di là come impazziti... Cani sciolti dopo aver tenuto il guinzaglio troppo a lungo... Ma certo: il guinzaglio! Eccola la parola chiave da cui cominciare la ricerca! Mi resi conto improvvisamente che avevo subito così tanti condizionamenti, così tanti lavaggi del cervello che la mia salute mentale era stata seriamente minacciata. Con lui, ero costantemente attaccata ad una pompa di perfusione... Goccia a goccia, trasferiva da sè a me tutta la sua confusione! Era sempre così svalutante, mio Dio! Se cercavo di esprimere un concetto che andasse appena appena oltre la superficialità, da parte sua ricevevo solo dei deludenti "Ma parla come mangi!"; se utilizzavo delle metafore, venivo prontamente redarguita con un: "Fai sempre esempi stupidi!"; se cercavo di renderlo partecipe dei problemi di casa, ottenevo inevitabilmente un: "Ma tu parli sempre delle stesse cose?"; se mi scervellavo per risolverli da sola (perché certo non si potevano lasciare lì!) ed ero quindi assorta nei miei pensieri, non sapevo ascoltare... E poi quei suoi continui "Sai dove sbagli? Sai dove sbagli?". Una nenia ipnotica che finì per farmi perdere il contatto con la realtà (e con me stessa). Ma possibile che fossi sempre io a sbagliare? Ma lui, i suoi sbagli, non li vedeva? Direi di no, visto che ne faceva a raffica e tendeva per di più alla perpetuazione. Una volta, dopo aver corteggiato fin troppo sfacciatamente una donna in mia presenza, si lasciò scappare un indelicato: "Lei sì che dà stimoli!!", lasciando intendere che io invece non ne dessi affatto! Poi, periodicamente (a cadenza biennale, dicevo io), si prendeva delle infatuazioni pazzesche ed ogni volta gli sembrava di ravvedere in esse "l'amore con la A maiuscola"... Ed io chi ero? La donna di servizio che lavava, stirava, cucinava e allevava i figli?... Cos'ero??? Diceva di essersi innamorato della mia intelligenza, quasi fossi un computer... Ma io mi sentivo molto peggio di così... Un computer almeno è utile e lo usi... Invece io mi sentivo un soprammobile... Facevo parte del suo arredo. Ma che utilità ha un soprammobile? Sta lì: prende polvere e basta... Cos'ero? "Sesso senza amore", mi rispose una volta (scherzando, disse!)... Seh, come no! Stendiamo un velo pietoso, su quel sesso, che è meglio!  E poi mentiva in continuazione... Praticamente su tutto, anche quando non era affatto necessario... Il suo fare  circospetto e ambiguo, unito alla sua tendenza alla mistificazione e all'affabulazione, "qualità" con cui dava vita ad invenzioni fantastiche, senza capo nè coda, tanto assurde quanto ridicole, erano un continuo insulto alla mia intelligenza. E pian piano mi rendevano sempre più sospettosa e diffidente. Dubitavo di tutti, dubitavo di tutto, anche delle mie stesse facoltà, fino a convincermi che non funzionassero! Più volte, spinta da questi suoi comportamenti così strani, gli avevo consigliato di rivolgersi ad uno psicologo, per un aiuto terapeutico, ma lui puntualmente mi rispondeva: "Vacci tu dallo psicologo! IO non ne ho bisogno; TU invece sì!"... La cosa peggiore, in tutto questo, era che non mi sentivo neanche libera e padrona di sfogare il mio dolore: se piangevo, o ne parlavo, ero "patetica"; se mi arrabbiavo e urlavo, ero "aggressiva"; se tentavo in un qualsiasi modo di mettere un freno alle sue azioni eversive, ero "cattiva"... Credo che molte delle cose che mi attribuiva fossero sue proiezioni, ma allora non lo capivo e gli facevo da schermo...  e pian piano io e lo schermo diventammo un tutt'uno, sebbene dentro di me sentissi chiaramente di non essere così... Ma ero confusa e mi sentivo sola e "senza rete", in quella relazione, non potendo contare sull'appoggio e la protezione di chicchessia... E così vi rimasi quasi vent'anni, lì dentro, (vent'anni, vi rendete conto?), pur andando in caduta libera... Non a caso ho usato il termine perfusione, all'inizio di questo post. Sapete? Alcune persone hanno abilità manipolative  straordinarie e, come quei "mescolatori" di carta vince carta perde,  cambiano la realtà sotto i vostri stessi occhi, senza farsene neanche accorgere. Così, goccia a goccia, instillano dentro di voi idee e convinzioni sbagliate. Signori questo è plagio e, secondo me, andrebbe considerato e punito come un qualsiasi altro crimine contro l'Umanità! Eh sì perché, spiegatemi: che differenza c'è tra l'uccidere un individuo e zittire la sua anima, strappargli il cuore pezzettino dopo pezzettino,  mandargli in poltiglia il cervello,  tanto da fare di quell'individuo un morto vivente?? Tutto questo è di una violenza inaudita! Ed è pure la peggiore che esista, perché subdola e non immediatamente riconoscibile! Mi spiego meglio: se puta caso vedete una mano che si alza verso di voi, capite immediatamente che sta per colpirvi e sicuramente tentate di opporvi in un modo qualsiasi, che sia reagire o proteggervi o scappare. Ma con la violenza psicologica è ben diverso; quando la riconoscete è già troppo tardi: ha fatto già danni! Fu quello che accadde a me. Alla fine mi ritrovai senza uno straccio di certezza... Me le aveva portate via tutte... Forse gli servivano perché non ne aveva di sue e non sapeva neppure bene chi fosse. Astemio/bevente; ateo/credente; licenziato /stipendiato, fluttuava come se niente fosse tra contrasti inconciliabili. Per non parlare  poi delle sue scorribande in chat, in cui era una volta un commerciante di gioielli, un'altra volta un famoso senologo. e così via.. Quando gli facevo notare che questo comportamento era alquanto strano, mi rispondeva: "Embé?? Guarda che è NORMALE eh?! Fanno tutti così!". Beh, io questo non lo trovo affatto normale! Credo piuttosto che ognuno SCELGA se farlo o no e il fatto che alcuni lo facciano, non significa che ci si debba obbligatoriamente uniformare! Eppure dai suoi discorsi sembrava che l'unica anormale fossi io. Evvai, altra distorsione! Ma alla fine ne avevo ricevuti così tanti, di messaggi distorti! Uno in più cosa volete che sia? Eccavoli! Se hai un centesimo non hai niente, ma se ne hai un milione di milioni fa una bella differenza, no? E per di più, a portarseli dietro, pesano! E così alla fine quella ME che stava con lui, a furia di dai e dai, si era convinta di essere brutta, cattiva, aggressiva, stupida, pazza, indesiderabile, indegna d'amore e immeritevole sotto tutti i punti di vista... Quella ME si era convinta di non saper nè parlare nè ascoltare, di non saper trasmettere nè emozioni nè altro... Quella ME era convinta di sbagliare sempre... Anzi no, peggio: di ESSERE completamente SBAGLIATA...

Continua

 
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Stili affettivi disfunzionali: il passivo-aggressivo

Post n°247 pubblicato il 28 Maggio 2009 da sonosaffitrina

La lettura di questo post è vivamente sconsigliata a chi non ha interesse per la psicologia.

"Dagli amici mi guardi Iddio che dai nemici mi guardo io!"...
Quale citazione più adatta a descrivere il continuo sabotaggio affettivo del passivo-aggressivo? Se state insieme a un soggetto simile, il "nemico" ce l'avete accanto tutti i giorni ed è della peggior specie che vi potesse capitare, poiché vi coglierà sicuramente impreparati (da un estraneo ci si può aspettare di tutto, anche attacchi cruenti, ma da chi ci vive accanto certamente no!).
Se ora siete perplessi, forse è perché non conoscete il tipo e allora provo a cimentarmi in quest'impresa che per me è ardua assai (non essendo io un'"addetta ai lavori", bensì una semplice appassionata):
illustrarvi la sua psicologia (ma i professionisti mi correggano se sbaglio).
Innanzitutto il passivo-aggressivo, sicuramente a causa di vissuti negativi coi modelli di riferimento, ha un pessimo rapporto con l'"autorità" e col potere che essa esercita. In poche parole non tollera nè l'una nè l'altro e, avvertendoli come ostici, sente di doverli "combattere". Solo che per sua propria struttura mentale tende a scambiare per imposizione e autoritarismo quello che invece è il normale atteggiamento di chi vuole difendere i propri diritti e dice NO a che essi vengano calpestati. Così il conflitto si estende inevitabilmente anche al potere presunto di chi, nella di lui mente, rappresenta l'autorità, alla quale si opporrà con tutti i mezzi tranne che con quello verbale. Difatti un passivo-aggressivo non vi dirà mai cosa c'è che non va (sia perché non ne è capace , sia perché, essendo un soggetto estremamente debole, probabilmente non ne ha il coraggio). Così quando a voi sembrerà che vada tutto bene, egli starà in realtà organizzando la peggiore delle sommosse sotterranee. Un ostruzionismo mascherato da tolleranza, accondiscendenza e falso buonismo, che si espliciterà presto sotto forma di pervicace e continua provocazione. Indolenza, irresponsabilità e inconcludenza sono le armi che egli utilizza per le sue mute azioni di protesta. Mute a anche sorde, giacchè non sentiranno minimamente le vostre lagnanze. E siccome non c'è peggior sordo di chi non VUOL sentire, non importa quanto vi lamenterete. Continuerà imperterrito a:

  • realizzare tutto per metà, accumulando una gran quantità di sospesi (a partire da conversazioni mai finite, chiarimenti mai avvenuti, ecc.);
  • "dimenticare" sistematicamente promesse fatte e impegni presi;
  • fare esattamente ciò che a voi dà più fastidio faccia...

Che vi posso dire, a titolo esemplificativo? Dunque (senza prendere il tutto per oro colato, mi raccomando, perché le situazioni possono esser tante e molto diverse da queste): fare pipì sulla tavoletta del water; spremere il tubetto di dentifricio nel mezzo; chiudersi in bagno per messaggiare o telefonare di nascosto; allontanarsi di venti metri per rispondere a una chiamata; spendere gli ultimi soldi che vi sono rimasti per fare un acquisto inutile o futile e quindi facilmente procrastinabile; dimenticarsi di pagare multe e/o bollette; corteggiare fin troppo spudoratamente le altre donne in vostra presenza; mangiare tranquillamente una bistecca in casa d'altri, ma allontanarla con disgusto se gliela fate in casa vostra, perché tanto voi dovreste saperlo che lui detesta la carne, diamine! E poi, pur detestandola, mangiare tutto ciò che carne lo è comunque (polpette, hamburgher, salsicce, salumi, ecc.)
...Il tutto, e anche di più, pur di irritarvi. Ma a lui poco importa: con la massima noncuranza continuerà a fare sempre e solo ciò che gli pare. Simile a un bambino troppo cresciuto, il passivo-aggressivo fa del capriccio e del dispetto una costante comportamentale nel relazionarsi col partner. Spesso vi sembrerà di avere un figlio più che un compagno e così, ben presto, vi ritroverete a fargli da madre. Questo, ai suoi occhi, non farà che accrescere la vostra "autorità", rendendolo ancora più agguerrito. Insomma, un circolo vizioso dal quale è difficilissimo uscire. Anche perché qualsiasi soggetto mentalmente sano troverà davvero complicato destreggiarsi all'interno della sua bipolarità affettiva. Egli infatti vive l'amore come coercizione e sente il legame sentimentale come un atroce assoggettamento, un'intollerabile dipendenza di cui, tuttavia, non può fare a meno.
Alla base vi è un'ambivalenza interpersonale: da una parte il bisogno di una figura autoritario-protettiva che possa compensare la sua debolezza e fornirgli sostegno; dall'altra, la necessità di sentirsi libero e indipendente, cosa che rende intollerabile la presenza di quella figura. Come attutire il senso di angustia angosciante che ne deriva? Semplice: sfruttare i vantaggi offertigli dal partner (sicurezza e protezione) senza assumersi nessun impegno. Solo che nessuno sta bene in un rapporto in cui si sente amato per metà e così sarà la compagna a pagare il prezzo di tale compromesso... In balia di quella vaghezza, si sentirà presto destabilizzata. L'indefinitezza affettiva del passivo-aggressivo la farà sentire un attimo amata alla follia; l'attimo dopo, odiata a morte. Come non impazzire, in una situazione simile? Difficilissimo preservare la propria salute mentale, tanto più che la di lei logica (se sana) andrà continuamente a scontrarsi con un'incomprensibile dicotomia, che invece fa parte della forma mentis del compagno. "Dentro eppur fuori; vicino eppur distante; legato eppur distaccato" sono concetti inconcepibili e non contestualizzabili. Invece il passivo-aggressivo riesce facilmente ad applicarli alla relazione e la situazione che ne deriva è, logicamente, invivibile e inaccettabile. Un continuo attentato all'amore e al rapporto, che viene frequentemente silurato. Quella del passivo-aggressivo è un'anomala battaglia navale, il cui scopo è colpire, colpire e ancora colpire, senza però affondare perché quella nave gli serve per restare a galla.
Nell'intimità non va di certo megluio e il perché è facilmente intuibile. In un rapporto sessuale occorre abbassare le proprie difese per permettere al partner d'"invadere" il proprio spazio vitale. Quale peggior minaccia per il passivo-aggressivo? Una minaccia alla quale egli opporrà, ancora una volta, una strenua resistenza. Cercherà in tutti i modi di evitare che voi espugniate la sua fortezza, rimandando l'evento o respingendovi. Se, per un qualsiasi motivo non dovesse riuscirci e fosse "costretto" a cedere, allora con molta probabilità vendicherà un simile "affronto" mettendo in campo forze quali le disfunzioni erettili e l'impotenza. Infatti sembra quasi che egli goda del non godere, perché in quel non godimento c'è anche la negazione del piacere altrui. Una "punizione" esemplare per te che hai osato "sfidarlo" così impunemente. Insomma, sembra dire: "Così la prossima volta impari e ci pensi bene, prima di arrivare a tanto!". E in effetti, poiché gli episodi si ripetono e si ripetono, ogni volta ci pensi un po' di più, prima di azzardare una qualsiasi mossa. Perché rischiare, se poi ciò che ne consegue è, in ogni caso, una mortificazione? Ecco, il messaggio subliminale è passato! Inizia lo stillicidio e, goccia a goccia, perderai il tuo desiderio e con esso anche l'amore!

A tutte le donne: se siete innamorate di un passivo aggressivo vi faccio i miei migliori auguri. Vi serviranno tutti, giacché ha avuto inizio la vostra visita guidata all'Inferno!
 

 
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Anniversari particolari - X puntata

Post n°246 pubblicato il 24 Maggio 2009 da sonosaffitrina

Se avete perso qualche puntata, o anche l'intera storia, potete recuperare seguendo i vari link presenti nei post, a cominciare da questo: http://blog.libero.it/imperterrita/6651050.html

 

Mi chiedevo: "Perché proprio lui, con queste sue qualità così incredibili e straordinarie e questo modo di fare così diverso da quello a cui ero abituata?" e "Perché proprio ora?"...
Domande inutili. "Nulla è per caso" -diciamo per descrivere in qualche modo l'ineluttabilità, ma forse sarebbe più giusto dire: "Molto è per (mezzo del) Caso"... Già, il Caso (o Destino che dir si voglia): questo misterioso sconosciuto che a volte sembra sapere esattamente cosa ci serve in uno specifico momento (e non un attimo prima, non un attimo dopo) e ce lo invia a domicilio, racchiuso dentro esseri umani che ne sono particolarmente dotati. Sono i Donanti Inconsapevoli, come li chiamo io. Esseri che, inseriti in trame sapientemente intessute proprio dal Caso -trame che vanno oltre lo scibile umano e caratterizzate da quelle che chiamiamo coincidenze- entrano nella nostra vita e, senza neppure saperlo, ci donano proprio quel qualcosa di sè di cui noi abbiamo tanto bisogno o anche solo la risposta alle nostre domande... Il mio Re Magio era, appunto, un Donante. Avemmo una breve storia d'amore. Mi dispiacque, quando finì, e ci soffrii tanto; poi col tempo compresi che non poteva essere altrimenti. I Donanti Inconsapevoli sono come rette tangenti che "sfiorano" la nostra vita, ci restano per un po' -giusto il tempo di compiere la loro "missione"- e poi proseguono. Tuttavia la brevità del "contatto" non ne pregiudica affatto l'intensità. Fu così anche per me. Fu una relazione densa di significati e rappresentò la zattera su cui galleggiare in quel mare di melma per poi attraccare in porti sicuri, al di là dei quali c'erano territori sconfinati, sconosciuti e inesplorati... Realizzai presto che quei "luoghi" erano dentro di me, anfrattati* nella parte più recondita del mio essere. Sarebbe stato alquanto terrificante e difficile, per me, addentrarmici da sola, ma lui mi prese per mano e mi condusse alla scoperta di me stessa. C'erano fresche e frizzanti cascate, lì dentro, e specchi d'acqua limpida e pura in cui detergere il tanfo di quel navigare... E poi c'erano alberi dai frutti mai visti e dai nomi strani. Si chiamavano: Sicurezza di sè; Accoglienza; Condivisione; Partecipazione, Brama, Trasporto e così via. Li mangiai tutti, uno ad uno, avidamente... E poi, ancora, montagne altissime e la paura di scalarle, anche se non fu difficile con lui, abile e capace, raggiungere una dopo l'altra tutte le vette, in un crescendo di emozioni e sensazioni mai provate prima. Ma perché io, che prima d'allora non avevo mai vissuto altro che l'anticlimax, ora invece all'improvviso mi trovavo a sperimentare il climax?... A proposito: lo conoscete l'esempio che Wikipedia riporta proprio nella definizione di questo termine? No? Ok, ve lo trascrivo integralmente perché lo trovo davvero calzante:
"Prima nu fucariello, po' nu fuoco, po' s'appiccia, po' s'infiamma, s'incendia.."
Allora come mai un "incendio" simile non era mai divampato? Eppure ora come allora c'erano sia il combustibile che il comburente... Che fosse dunque un problema d'innesco? Boh, vallo a capire! Lascio qui l'interrogativo e me ne torno in quella Natura incontaminata in cui tutto era, manco a dirlo, naturale! Da questo trassi un insegnamento: quando due persone si amano, il loro desiderio sgorga spontaneo come acqua di sorgente, perché la Vita non può opporsi al suo stesso fluire... Quando due persone si amano, non servono domande in carta da bollo nè artifizi o stratagemmi vari, nè tantomeno situazioni particolarmente trasgressive... Quando due si amano, tutto questo è un inutile orpello perché se ci sono lei, lui e la loro passione, c'è già tutto e quel che non c'è viene da sè, come composta melodia... Ma allora perché prima c'erano così tante note stonate??? Eppure la dissonanza non fa parte del mio Essere, mentre invece faceva parte del suo (quello del mio ex marito, intendo). Ad esempio non c'era mai corrispondenza tra realtà oggettiva e realtà soggettiva, nè tra fatti e parole... Così i messaggi verbali che egli inviava apparivano sempre in netto contrasto, non solo tra loro, ma anche con quelli non verbali... Diceva di amarmi, ma mi tradiva; di essere attratto da me, ma mi respingeva (o non mi cercava); diceva "Stasera..." ma poi nicchiava; se faceva cilecca era per troppa emozione (diceva), ma poi lasciava intendere che non ne trasmettevo neanche una... ...E pur affermando che avrebbe fatto di tutto per me, faceva in realtà solo per sè...
Il risultato, potete ben immaginare, era una comunicazione frammentaria, disconnessa, confusa... Ma come aveva fatto a trasferire quel caos da sè a me? Dalla SUA testa alla MIA vita??... Evito, per il momento, di fornir la risposta altrimenti andrei troppo in là mentre invece voglio restare in tema di comunicazione e finire il discorso di prima. Sapete? Sono convinta (e lo ero anche allora) che ciò che avviene nell'intimità di due persone sia anch'essa una forma di comunicazione. Primordiale, certo, ma pur sempre comunicazione. E tanto più sublime quanto più coinvolgimento c'è tra le parti. Due anime che si "parlano" utilizzando un codice ancestrale e sfruttando il corpo come canale di trasmissione. Come ogni comunicazione che si rispetti, anche quella, perché sia efficace, deve essere un processo circolare a due vie. Vale a dire: il ricevente deve allo stesso tempo recepire il messaggio in entrata, inviato dall'emittente, ed elaborare quello in uscita per poi inviarlo, divenendo, a sua volta, emittente. E', in poche parole, ciò che in ambito di comunicazione verbale si definisce dialogo costruttivo... Ma allora perché avevo sempre e solo "ascoltato" noiosi e insoddisfacenti monologhi?? E perchè non mi era stato mai dato modo di avvalorare la mia tesi nè di verificarne la veridicità? La volete sapere un'altra cosa (poi concludo, promesso)? Quando una comunicazione viene costantemente privata della sua caratteristica fondamentale (la circolarità), quando cioè le risposte sono sistematicamente assenti (o inadeguate o, anche, non pertinenti), si genera in automatico la cosiddetta "sete di risposte" che da quel momento verranno cercate in modo compulsivo... Proprio quello che era successo a me

 

*derivazione dialettale. In italiano non esiste, ma mi piace perché rende

 

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Anniversari particolari - IX puntata

Post n°245 pubblicato il 23 Maggio 2009 da sonosaffitrina

Prima di tutto scoppiò una gara di solidarietà che quelle che si svolgono in occasione di cataclismi sono niente, al confronto. Tra un po' anche i sanpietrini si staccavano da terra per varcare la mia soglia. La mia casa, simile alla grotta di Betlemme, vide per settimane un via vai di Re Magi e "pellegrini", recanti con sè ogni sorta di doni, ogni tipo di aiuto morale, materiale ed anche economico... Chi portava una parola di conforto; chi il sincero augurio che tutto terminasse in fretta; chi latte e biscotti per il bambino; chi un paio di scarpe nuove o qualche capo di vestiario... Addirittura nella mia grande famiglia d'origine, zii e cugini organizzarono una colletta per darci una mano ad affrontare quel momento di grave crisi. Tutti, insomma -non solo amici, parenti, conoscenti, ma anche perfetti sconosciuti, venuti a conoscenza, non so come, della mia vicenda- desideravano fornire sostegno alla mia famiglia... Tutti, tranne lui e la sua famiglia... Questo lo devo dire per dovere morale, affinchè la loro abbietta strafottenza non vada a mescersi con la grandiosa generosità di tutti gli altri, sminuendola. Aperta e chiusa parentesi; torniamo a noi. Dunque, dicevo: nei momenti di maggior disperazione, quando magari un imprevisto (tipo, che so io, una bolletta particolarmente esosa o un problema di salute), oppure il pagamento dell'affitto o una spesa non preventivata, non mi consentiva di fare molto altro, la Provvidenza non mancava mai di bussare alla nostra porta... Coi piedi, dato che aveva le mani occupate! Prendeva forme sempre diverse, quella Provvidenza: una volta era una delegazione di cugine con un intero sacchetto di carne da congelare; altre volte un'amica, una parente, il parroco, ecc. con scorte alimentari per intere settimane... In un paio di occasioni venne come garzone del pizzaiolo, per consegnare pizze ordinate da chissà chi... E spesso, molto spesso, era la mia vicina, tanto che la soprannominammo affettuosamente proprio così: Provvidenza! Suonava il campanello e poi, porgendomi una teglia di lasagna o di qualsiasi altra pietanza, esordiva:
"Ne ho fatta troppa e non l'abbiamo mangiata, mannaggia!... Ti offendi?"
...Io lo sapevo che diceva così solo per non ferirmi e per rispetto della mia dignità... In realtà si vedeva benissimo che l'aveva cucinata apposta per noi. Ogni volta ringraziavo tutti con un sorriso e con quello stesso sorriso portavo a tavola per dividere quel ben di Dio coi miei figli, sorridenti loro, sorridente io... Ma dopo mi chiudevo da qualche parte per piangere di nascosto tutta la mia amarezza, tutto il mio disagio... Sapeste quanti ne ho fatti di quei pianti in quel difficilissimo periodo!
Poi qualcuno cominciò a propormi dei lavoretti sporadici... Aiuto nelle faccende domestiche e nello stiro o nella cura dei bambini. Non era molto, ma meglio di niente. E poi da qualche parte bisognava pur cominciare, no? Di certo non ero in condizione di poter scegliere, non trovando altro; così prendevo con grande entusiasmo tutto ciò che arrivava... Anche lui, l'ultimo dei Re magi (nonché ultimo dei "miracoli" di quella prima tranche.), grazie al quale la mia visione di me stessa e delle cose sarebbe cambiata per sempre... Ma questo ve lo racconto la prossima volta 

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Salve ragazzi!

Post n°244 pubblicato il 21 Maggio 2009 da sonosaffitrina

Prima di tutto voglio dirvi che sono profondamente commossa per tutti i messaggi che ho ricevuto, sia nel blog che in privato, e piacevolmente stupita per tutte le esortazioni che contengono. So che molti di voi si sono appassionati alla vicenda e che attendono con impazienza la pubblicazione dei post ed è per questo che mi sento in dovere, attraverso questo messaggio, di chiedere scusa a tutti e di spiegare anche il perché. Mi manca il tempo per scrivere, tant'è vero che lo faccio senza alcuna regolarità. Anche perché voi vedete dei post fatti e finiti, ma dietro ad ognuno di essi (soprattutto quelli della serie Anniversari particolari) c'è un grande lavoro (e in più la fatica emotiva di andare a ripescare certi vissuti!). Certo, so perfettamente cosa devo scrivere. Il discorso è tutto lì, nella mia testa, ma si presenta come un'accozzaglia di pensieri mescolati alla rinfusa. Mi tocca trovare il bandolo e sbrogliare la matassa. A volte son costretta a ricorrere a mappe concettuali o, più spesso, ad appuntare su un foglio i pensieri che via via vanno delineandosi. Poi però bisogna metterli insieme ed inserirli in un discorso fluente e coerente... Non è facile, perché richiede una concentrazione che spesso non riesco ad avere, pur essendo un lavoro molto molto stimolante e per di più agevolato dalla mia grande passione. Solo che questa s'incastra a fatica con la mia condizione di mamma sola e di donna lavoratrice. A volte, se mi restano forze, scrivo a tarda sera; molto più spesso di prima mattina... Sono gli unici momenti in cui posso ottenere un po' di silenzio, essendo tutti a letto. Questo per dire quanto poco io riesca a dedicarmici. Tuttavia non intendo mollare perché so quanto possa costare, in termini d'insoddisfazione, abbandonare le proprie passioni.
Vi chiedo solo un po' di pazienza e tanta tanta comprensione. Farò del mio meglio, promesso!
Intanto, dietro consiglio di Macro, ecco a voi la pubblicità!

 

 

       

 
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Anniversari particolari

Post n°243 pubblicato il 19 Maggio 2009 da sonosaffitrina

(Poiché non ho tempo per scrivere altro, posto subito un'altra puntata della vicenda -visto che ce l'avevo già bell'e pronta- sperando di fare cosa gradita a chi attende di volta in volta il seguito con tanta pazienza )

...Quella scelta mi avrebbe lasciato più tempo per la mia attività e per cercare un altro lavoro che ne integrasse i guadagni. In questo avevo già tergiversato troppo, anche se quel tergiversare mi era stato comunque utilissimo. Difatti tenere unite le due cose, ma meticolosamente separate le rispettive contabilità mi aveva permesso:

  1. con le entrate della mia attività, di portare la pagnotta a casa e reinvestire per continuare a lavorare;
  2. Con quelle dell'attività comune, di pagare spese di negozio e riacquistare il minimo indispensabile per smaltire, insieme al nuovo, anche le giacenze di magazzino così da realizzare liquidità per saldare i fornitori che ancora vantavano crediti. D'altronde che senso avrebbe avuto rendere infruttuose le scorte, se poi c'erano debiti da onorare? E oltretutto dove avrei potuto mettere tutta quella mercanzia?

Mi ci vollero mesi e mesi di lavoro, ma potevo dirmi soddisfatta. Il più era stato fatto. Ora era giunto il momento di cominciare a seminare per raccogliere e non per sfamare i corvi. Nel frattempo mi ero anche rivolta a un'avvocato. Costei m'informò subito che ci sarebbe voluto del tempo. Non sarebbe stata una separazione facile, prima di tutto perché giudiziale e poi per questioni di competenze territoriali. Ciò che invece evitò accuratamente di dirmi fu che venivo (da lei) considerata una cliente di serie B (mi ero avvalsa del gratuito patrocinio dello Stato) e che se invece avessi avuto la possibilità di oliare gli ingranaggi (suoi), la tempistica si sarebbe drasticamente e magicamente ridotta!... Eggià, perché voi credevate che quel "La legge è uguale per tutti" fosse vero?? Beh, io adesso posso smentirlo categoricamente, ma a quel tempo non ne avevo il benché minimo dubbio e quindi ero piena di belle speranze. Finalmente qualcuno avrebbe stabilito delle regole e messo per iscritto gli obblighi dell'ex, che sembrava ignorarli e faceva un po' come voleva. Difatti, di tanto in tanto, inviava cifre che somigliavano più ad oboli che ad un reale mantenimento... Spesso se ne "dimenticava" e pur dimenticandosene, non mancava mai di mandarmi in banca per riscuotere bonifici inesistenti o in posta con parole chiave fasulle di vaglia on-line mai fatti! Oppure inventava scuse su scuse (a volte veramente assurde) per giustificare mancanze e ritardi... Insomma, mi prendeva letteralmente per i fondelli ed io ero ormai giunta all'esasperazione. Finalmente qualcuno avrebbe messo fine a quel disdicevole comportamento ed io non potevo che essere entusiasta, non solo per quello ma anche perché in fondo tanti "pensieri" me li ero già tolti, oltretutto scongiurando il pericolo di danni maggiori. Per di più, a distanza di sei mesi dal suo abbandono (che inizialmente mi figuravo come letale) ero ancora lì, ancora in piedi e me la stavo cavando egregiamente. Dunque, cosa potevo temere??...
Ahimè, non sapevo che altri "nemici" erano già in agguato...
Primo: quella giustizia alla quale mi ero affidata con tanta fiducia (sarebbero passati tanti mesi già solo per la prima udienza e tanti altri per arrivare alla separazione definitiva).
Secondo: la carenza di lavoro. Per un motivo o per l'altro nessun colloquio andava a buon fine... Per alcuni ero troppo vecchia (poco più di 38 anni!!), per altri non avevo sufficiente anzianità di collocamento
Moltissimi, poi, proponevano orari di lavoro assurdi e compensi da fame... Anzi da ridere, se non ci fosse stato da piangere!
Col passare del tempo le mie difficoltà divennero evidenti a tutti, sebbene io, per vergogna, evitassi di parlarne con chiunque...
E fu proprio allora, quando il mio divampante ottimismo stava ormai per estinguersi, che cominciarono ad accadere i miracoli...

 

Clicca per il seguito

 
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Anniversari particolari

Post n°241 pubblicato il 16 Maggio 2009 da sonosaffitrina

Ho perso il conto delle puntate. Ad ogni modo la storia inizia da  qui

Questo perché sentimenti, desideri e stati d'animo contrastanti, coesistevano nella mia mente, convivendo non troppo pacificamente tra loro... In contemporanea... Oppure vi si alternavano caoticamente (spesso più volte nel corso di una stessa giornata), trovando il medesimo accoglimento. Ad esempio: da una parte c'era l'illusione che tutto tornasse magicamente al proprio posto, anche lui... magari cambiato -proprio per questo parlo d'illusione: non si cambia finché non si diventa coscienti di un problema, o almeno finché non lo si percepisce come tale; dall'altra, una rabbia incontenibile... Non solo nei suoi confronti, ma anche e soprattutto nei confronti di me stessa per non aver saputo mettere uno stop a quella relazione prima di arrivare a tanto... Mi sarei presa a schiaffi per tanti tentennamenti passati... Essere più decisa, accantonare la mia insicurezza, ascoltare la ragione e non solo il cuore, mi avrebbe sì fatto ritrovare lo stesso da sola con dei figli, ma con un bel po' di problemi in meno (e, sicuramente, meno devastata dal punto di vista psicologico!)... Sentivo che c'era qualcosa in me che andava assolutamente cambiato e m'infastidiva non poter affrontare la questione immediatamente, giacché c'erano ben altre priorità. Una di queste, il lavoro. E lì, altro dilemma! "Smetto o non smetto?... Chiudo o non chiudo?". Perché se da un lato c'era la speranza, seppur debole e remota, di superare la crisi e rimettere in piedi tutto, dall'altro c'era la paura che in futuro egli potesse rivendicarne i diritti... In quel caso, per chi avrei fatto tanta fatica? Per lui che nel frattempo se ne stava tranquillo e beato a farsi la sua vita infischiandosene delle condizioni in cui ci aveva lasciato e che non si chiedeva neppure se i figli mangiavano o meno??... No, se c'era qualcuno per cui valesse la pena di fare una qualsiasi forma d'investimento, foss'anche solo in termini di tempo, risorse ed energie preziose, quelli erano i MIEI figli! Dovevo assolutamente tirarli fuori da quella situazione, garantir loro una vita dignitosa e un futuro degno di esser vissuto! Oltre a questo c'era un altro fattore, per nulla trascurabile anch'esso: la mia attività non era nata per essere svolta al chiuso di un locale, così temevo che, alla lunga, avrei perso i clienti tanto faticosamente conquistati, unica garanzia di sopravvivenza che ci fosse rimasta. Ed ecco un'altra nota dolente: la sopravvivenza, appunto! Eh già, perché le miei entrate, in quel momento, mi consentivano nient'altro che quella! Tuttavia c'erano tante altre spese da sostenere: l'affitto di casa, le utenze, l'istruzione dei ragazzi, il piccolo che di lì a poco avrebbe iniziato la materna... Sinceramente a volte proprio non ce la facevo e continuavo a chiedermi: "E' giusto che io sia la sola ad occuparmi e preoccuparmi di tutto questo? Ed è giusto giusto che io debba anche farmi carico di tutte le responsabilità, compresa l'educazione dei figli?? E' giusto che lui, dopo aver fatto tanti danni, ora se ne stia bello spensierato altrove mentre gli altri pagano le pesanti conseguenze del suo comportamento?". No, non lo era. Nulla di tutto questo era giusto. Tuttavia sapevo che con le domande non sarei andata molto lontano. Bisognava agire. Per di più agire presto e bene (assennatamente, intendo, per evitare di peggiorare la situazione). E le due cose, si sa, non sempre sono conciliabili tra loro, ma bisognava se non altro tentare. Agire. Agire e reagire, anche se mi sentivo come in un tunnel! Sapevo che c'era la luce, da qualche parte, ma non sapevo neanche dove cercarla! Così procedevo a tentoni e talvolta anche carponi o addirittura strisciando, per quanto era angusto quello spazio! Stavo malissimo, lì dentro. Per provare almeno ad orientarmi in tutto quel buio dovetti far di nuovo appello a tutte le mie forze e mettere nuovamente in atto quell'esercitazione che tanto mi era servita all'epoca della mia strana malattia. Recuperai faticosamente la bussola, ovvero quella lucidità necessaria per annientare il panico... E lentamente, una ad una, cominciarono ad arrivare tutte le risposte...

La prima tra queste fu: "Chiudo"

 

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I sogni son desideri...

Post n°240 pubblicato il 11 Maggio 2009 da sonosaffitrina

Ho un sogno nel cassetto, come tutti...
Veramente ne ho più di uno, ma tra tutti quello meno ambizioso, più facilmente realizzabile e maggiormente radicato in me è:
la LAUREA.
...Beh, "facilmente realizzabile" non è del tutto corretto... Al momento, difatti, non saprei dove trovare il tempo per frequentare le lezioni e per studiare, affaccendata come sono! Però non me la sento di buttar la chiave di quel cassetto. Voglio tenerlo lì... Chissà che un giorno io non riesca a tirarlo finalmente fuori e realizzarlo! Un giorno i ragazzi prenderanno la loro strada, il bambino diventerà ragazzo e tutti avranno meno bisogno di me... O forse una volta che andrò in pensione, chissà! In fondo finché c'è vita c'è speranza, no?! E allora perché abbandonarla? Intanto, un po' per curiosità, un po' per capire le mie reali attitudini, ho fatto alcuni dei test di orientamento on line proposti dall'Unibo.
Sono affascinata dalle scienze della comunicazione, adoro la psicologia e alcune delle mie esperienze professionali più gratificanti mi hanno fatto prendere in considerazione anche scienze dell'educazione (o magari della formazione). Tuttavia avere interesse non significa automaticamente esserci portato, avere una reale predisposizione... Faccio un esempio terra terra? Ho interesse a far la spesa solo perché sennò non se magna, ma se potessi ne farei volentieri a meno!
Sì lo so che non è esattamente la stessa cosa, ma rende bene l'idea del perché ho voluto fare quei test
Risultato? Ho realizzato 18/30 in psicologia (pochino, ma posso sempre migliorare no?!) e 23/30 in scienze della formazione (e questo direi che è un punteggio discreto). Mi resta solo l'ultimo. Lo farò appena avrò tempo...
...Intanto continuo a sognare

Buonanotte a tutti

 
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Anniversari particolari

Post n°239 pubblicato il 09 Maggio 2009 da sonosaffitrina
 

(Racconto a puntate. L'inizio lo trovi qui)

Per anni ero stata in una sorta di limbo: né fuori né dentro, né carne né pesce... Ora su, ora giù, posta sull'altalena della sua instabilità affettiva e di una volubilità che faceva di me a volte tutto, troppo spesso niente...
Io, spiazzata dalla logica del gioco, quel suo gioco perverso la cui unica regola era: creare aspettative di ogni genere al solo scopo di tradirle per poi "cibarsi" di quelle delusioni, alimentare il proprio ego narcisistico e accrescere i suoi deliri di onnipotenza...
Io che, ignara poiezione della sua ambiguità tossica, ero diventata pedina nelle sue mani, spostata a suo piacimento ora al di qua ora al di là della linea di demarcazione tra amore e odio...
Io, involontaria spettatrice della sua istrionica teatralità; stretta nel viluppo delle sue menzogne come tra le spire di un anaconda, tanto da sentirmi soffocata e arrivare al punto di dubitare di tutti e di tutto, perfino delle mie capacità intellettive e cognitive; così confusa dalla sua abilità manipolativa da non riuscire più a distinguere né il bene dal male né la finzione dalla realtà, per quanto questa veniva distorta e plasmata da lui in base alle sue necessità...
Io, che senza saperlo, fungevo sia da mezzo attraverso cui egli "puniva" tutto il genere femminile, sia da catalizzatore delle sue ire inconsce e mute, espresse mediante una (im)potenza distruttiva senza pari...
Io che, vittima inconsapevole di uno di quegli "Amori altamente pericolosi" (così come li definisce Walter Riso in un suo libro, che vi consiglio vivamente di leggere), venivo costantemente vessata da una personalità avente uno "stile affettivo disfunzionale" (poiché frutto di una mente contorta e "malata"), mi ero completamente annientata a causa di quel rapporto deleterio e del confronto insano che ne scaturiva...
Mare forza zero la sua apatia emozionale nei miei confronti... Ed io, morto a galla!
Eppure stavo lì, insopportabilmente inerme, incapace di svincolarmi da quel precariato sentimentale e di affrancarmi dalla schiavitù di un amore che tale non era, poiché difettoso e deficitario...
Mancavano un po' tutte le componenti essenziali, in quella relazione: la comunicazione schietta e diretta; l'intesa sessuale; la condivisione; la sincerità, la chiarezza e, di conseguenza, la fiducia. In più, da parte sua, mancavano anche la fedeltà e l'empatia... Se, ad esempio, verbalizzavo il mio dolore per i suoi tradimenti, anziché ottenere compartecipazione e comprensione, venivo apostrofata con un:
"Sei patetica", oppure -il che è anche peggio!- con un:
"E' colpa tua. Se non avessi indagato, se ti fossi fatta gli affari tuoi, non avresti scoperto niente!" (????)
Così smisi di parlare, ma non di soffrire. Lo facevo in silenzio, tutti i giorni, e di notte piangevo accanto a lui che troppo spesso se la dormiva beatamente. Trovavo alquanto irritante quella sua indifferenza, perché essa, come benzina sul fuoco, alimentava il mio malessere...
Ma perché mi ostinavo a voler salvare quel matrimonio anche a costo della mia vita, se poi non aveva nulla per cui valesse la pena salvarlo?? "Morire in servizio", solo in pochissimi casi è da eroi; in tutti gli altri è da stupidi! Allora perché gli permettevo di perpetrare ai miei danni tanta violenza psicologica? Scarsa autostima? Mancanza di amor proprio? Interiorizzazione di un modello sbagliato d'amore? Retaggio della cultura maschilista in cui ero cresciuta? Spirito di sacrificio o, piuttosto, devozione smisurata e immeritata? Non lo so... A tutt'oggi, con l'aiuto di una psicoterapeuta, sto cercando le risposte a tanto rassegnato stoicismo e sono certa che prima o poi arriveranno tutte e che da esse  scaturiranno una consapevolezza e una comprensione sempre maggiori. Ma allora, a quel tempo, tante domande davano vita a  conflitti interiori che, in seguito al suo allontanamento, da latenti quali erano, esplosero in tutta la loro potenza, divenendo pressocché ingestibili...

Segue

 
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Oggi, un anno di blog

Post n°238 pubblicato il 04 Maggio 2009 da sonosaffitrina

...365 giorni in cui tante cose sono cambiate, tante ne sono accadute. E di tutte queste, molte le ho condivise con voi, trovando un'accoglienza e un calore che mai mi sarei aspettata di trovare in un ambiente virtuale. Tantissimi i contatti, alcuni dei quali spariti dopo un po' perché non facevano al caso mio o io non facevo al caso loro (e mica è obbligatorio piacere a tutti o farsi per forza piacere tutti!), ma quelli rimasti sono, secondo me, i migliori. Persone con cui ho tuttora un'amicizia reale e che continuo a frequentare anche fuori da qui. Non so, forse si sono rese conto che sono esattamente come mi presento qui dentro, senza trucchi e senza inganni, e credo che questa sincerità, alla fine, paghi. Certo, è molto più faticoso essere autentici che fingersi ciò che non si è, traendo in inganno e attirando a sè le persone con la menzogna e la falsità, ma alla lunga i PERSONAGGI si dissolvono come bolle di sapone e gli altarini si scoprono sempre, immancabilmente! Le PERSONE, invece, restano e, a mio parere, ottengono una fiducia REALE, incrollabile, proprio perché nata grazie a dati di fatto inconfutabili. Ecco, questo è ciò che cercavo e che, fortunatamente, ho ottenuto e, a mia volta, trovato: persone reali, VERE, non semplici schermi dietro cui nascondersi e nascondere le proprie frustrazioni, i propri disagi o, in alcuni casi, addirittura le proprie turbe psicologiche o i disturbi mentali. Ritengo che una frequentazione, di qualsiasi natura essa sia, debba far star bene. Di problemi ne abbiamo tutti, ne abbiamo tanti e di ogni genere; non ha senso crearsene altri per delle amicizie "sbagliate". Poche, ma buone o altrimenti meglio soli! Sì lo so: riguardo alle amicizie sono troppo selettiva, ma mi va bene così. Gli idioti vadano altrove; a me non servono! Mi piacciono i confronti stimolanti, gli scambi costruttivi, l'interazione intelligente. Dei "Buongiorno" e "buonasera" non so che farmene; quelli li trovo regolarmente per strada, nell'ascensore, sul pianerottolo, nell'autobus. No, ciò che cerco non è la mera conversazione, ma la vera COMUNICAZIONE. Una volta che c'è quella, ben vengano anche i discorsi più frivoli, la leggerezza, le risate e l'allegria, che sicuramente non guastano. E se non trovo ciò che voglio, pazienza! La solitudine non mi spaventa perché sola non mi ci sento mai. Neppure quando mi trovo in una stanza vuota senza nessuno intorno, perché in quel momento sono con ME, non sono sola! Credetemi, ci si può sentire molto più soli in compagnia, quando la compagnia non è quella giusta. Questa sensazione l'ho provata spesso, in passato, e per nessuna ragione al mondo vorrei provarla di nuovo. So che alla lunga mi sentirei svuotata... Carta straccia, che non trasmette nulla e che nulla ha da recepire... Ho fatto tanta fatica a superare quegli stati d'animo, ma alla fine ho imparato a star bene anche solo con me stessa. Quando raggiungi una tale condizione, non hai più bisogno di riempitivi e non ti accontenti di surrogati o di palliativi. Quello è il momento in cui puoi davvero scegliere con chi stare e con chi no, perché in quel caso i rapporti non mirano alla complementarietà (cerco in te ciò che mi manca), quanto piuttosto alla supplementarietà... E' un di più, insomma, un plus-valore, un "profitto interiore" da cui oggi non saprei più prescindere. Ed è quello che ho trovato qui (eccezioni escluse) in quest'ultimo anno...

Ecco, ero partita con un augurio e mi sono ritrovata a divagare, come sempre... Ma era solo per farVi capire la valenza che ha avuto finora per me quest'@WEBntura e tutte le persone che vi hanno partecipato. Grazie a tutti per la costanza e la pazienza

 
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5 Ottobre 2008

Ops!!!... Ti aspettavi forse di trovare una CUFITECA???
Eh no, direi che hai proprio sbagliato indirizzo web!
Qui non c'è nessuna CUFITECA, solo pagine di vita VISSUTA, emozioni, pensieri e sensazioni, musica e, qualche volta, anche poesia... E c'è interazione col prossimo, confronto, scambi di idee e di vedute... Il tutto nella massima semplicità possibile.
Non amo i fronzoli e, qui dentro come nella vita reale, prediligo l'essere, non l'apparire!... Inoltre non sopporto l'ostentazione, in qualsiasi forma essa venga espressa...
D'altra parte, quando ricevi un regalo, tieni forse la confezione, buttando via il dono?
Io non credo proprio!
Comunque, se non approvi questo mio modo di essere, puoi sempre cliccare su Esplora, in alto a destra...
Chissà che tu non sia più fortunato, trovando al primo colpo la CUFITECA che vai cercando!
Io te lo auguro di cuore e ti ringrazio lo stesso per essere entrato, seppure sbadatamente o per puro caso... Ma quelli che restano, li ringrazio ancor di più, perché mi donano la cosa più preziosa che abbiano: il loro tempo! Ed io non posso che apprezzare :-)

 
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