Post n°215 pubblicato il 15 Luglio 2008 da inattesadi
Era il tempo che non faceva piovere più, crescendo e camminando nonostante tutto. Guardavi il cielo come se fosse una promessa e, rompendosi in mille pezzi, i pensieri si accumulavano come un callo che batte sullo stesso punto. Imprecisa come un canestro si piegava la sensazione di sicurezza lungo le tue braccia fine e lunghe. Però, niente e nessuno ti strapperà la palla, nonostante i balzi e le finte scontate. Era il tempo che ci rendeva così forti da tenerci saldi al terreno, pilastri conficcati giù lungo questa bucata città eterna. Le piante del balcone hanno cercato la notte per dissetarsi, come le labbra asciugate dai miei voli atterrati sui tuoi baci. Luglio si inarca dolcemente come una barca ferma in mezzo a un mare calmo. Gli autobus partono come formiche solitarie. Sulle corsie di centro il tuo profumo si siede tra le maglie dei nostri destini affamati. Mi fermerò a fare benzina sulla corsia di destra calda ed assolata, il ragazzo dell' IP mi chiama “caro” portandomi via strada, soldi e concedendomi bollini extra. E’ tempo che vada anche io. |
Post n°214 pubblicato il 21 Giugno 2008 da inattesadi
Leverò tutta la terra da sotto le scarpe,ci costruirò una strada. Tu non lo puoi sapere, ma io avanzo sempre un po’, non si vede ma quelli che conto sono granellini di sabbia. Senti il prurito dietro il collo e insieme al suo candore oltrepassa il mio viso stanco. Senti solletico, è il mio fiato che ti parla piano. Come sono fortunato nonostante il fatto che io prima o dopo ho sempre pagato. Leverò tutta la terra da sotto le scarpe, mi incamminerò sul tuo sentiero senza più cercare né rime né coincidenze, sarà come entrare, uscendo dalla mia stessa giocata sbagliata . |
Post n°213 pubblicato il 14 Giugno 2008 da inattesadi
Loro due, una macchina per fuggire, Loro due per sempre così,senza capire, senza pensare cosa potevano incontrare. Improvvisamente tra il cielo e il proprio collo un fiato, un solco nascosto e prolungato. Chissà che cosa è stato. Chissà tu dove sei stato. Lei, in una nuvola di fumo respirava il dolore e sputava la delusione, gomiti puntati sulle ginocchia, pieghe come onde schiumate dai propri indici rigirava ciocche di capelli a gomitolo, come in un giro tornava sciolta e poi raccolta. Non sapeva se era ancora disposta , non si era ancora proposta. Lui,disteso su un mucchio di pensieri e di parole buttate a caso in una nuova canzone. Un altro caffè e un altro amico perduto in un fosso, combattente combattuto e distrutto da chiunque e da niente, se era quella la direzione chissà, ma era inghiottito ora o oramai dalla birra dalla televisione e dal tempo che verrà Loro due uccisi dalla monotonia Loro due e giorni tutti uguali Loro due senza saper che dire senza saper che fare. Senza frugare le tasche ,senza sapere che cosa stancasse. Correvano veloce per paura di fermarsi per guardarsi intorno, passare ogni giorno senza fare nemmeno un conto. Era sufficiente rallentare per sapere che era un viaggio senza ritorno. Loro due uccisi dal loro stesso embrione Loro due sconfitti da un giovane dolore. Correvano veloce, il finestrino abbassato per fare uscire il fumo e insieme a lui tutto l’amore. Sul sedile posteriore un raggio di sole. Lei osservò assorta un nuovo colore. |
Post n°212 pubblicato il 05 Giugno 2008 da inattesadi
La mia chitarra è chiusa nella sua custodia rigida da troppi anni. I miei polpastrelli hanno ormai perso il caratteristico calletto che si forma quando si imprimono sulle corde. In realtà non sono solo questi i miei segni perduti. Alcuni sono arrivati senza chiedere permesso alloggiando i propri bagagli. Ho ferite talmente profonde da fare tremare il più tosto dei pirati del mare,ma sono particolari. Penso che bisogna guardare ancora più profondamente, in fondo c’è il fondo e tutti noi ne conserviamo il più magnifico dei tesori. Tutti hanno un aereoplanino nascosto negli abissi segreti delle proprie tasche sognando oggi,come ieri,come domani di farlo decollare. La mia carriera professionale ha subito un sobbalzo. Non và bene. Cambiare rotta sapendo già che non và bene così e come partire senza carburante E’ come quando una coppia si sta per sposare e lui confida al suo migliore amico che “Ormai è giunta l’ora,indietro non si torna” Mi è capitato di non aver paura,sterzare, ripartire svoltando proprio lì in quella strada che evitavo sempre. Credo di non essere l’unico che sia capitato di tornare casa talmente svuotato da costringere di annegare il proprio fegato in qualche veleno,cercando,raschiando anche il più brutto ciel sereno. “Ti dimostro che la mano c’è l’ho”, lo dimostro a me stesso come so trattare le persone che non conosco, ti posso assicurare che certe cose non si trovano scritte in nessun manuale, ti viene se c’è in te,e, ognuno può disporre della propria mano. Presto andrò a comperare sei belle corde nuove per la mia acustica. Sono un principiante lo so. Ma è ora che tornano a casa, magari con l’areoplanino tutti i miei segni perduti. |
Post n°211 pubblicato il 20 Maggio 2008 da inattesadi
Aspetto in questa via spenta e silenziosa che il cielo si colori. Volano fumi di camini ancora accesi . Svesto il sole spento e speranzoso, mi intorpidisco di vino dolce restando avvolto nel caldo della sera, le coperte sono le tue braccia, i cuscini i tuoi seni bianchi, le parole i sospiri tiepidi ovattati, tra le tue mani le mie labbra. Sono morbidi i nostri stessi ricordi si chiudono gli occhi come neve a fiocchi sulla lana. Manometto questa vita priva un po’ troppo controllata. Mi reggo forte forte contorcendomi in un torbido equilibrio. Mi ricordo, sono un albero, so che come si scende,un appoggio e poi un’altro, poi si sale piegandosi un po’. Lo vedo,il silenzio silenzioso fischiando con vento tra le ancore. Io mi inerpico, salvandomi in un guscio tra il rosso e il bianco, il vero e il falso,il giusto ,lo sbaglio. Tutto ciò che sono non è molto, e non necessariamente impersono quello che tu vorresti che io sia. Aspetto che l’inganno mi saluti da lontano e che io non mi abbandoni in qualcosa che non voglio. Mi rivesto svestendomi dei sogni lasciati nell’angolo di questa via. Nella sera calda mi guardi e mi sorridi mentre il cielo si colora d’improvviso pastello. A domani, e che sia quel che sia |
Post n°210 pubblicato il 10 Maggio 2008 da inattesadi
Preferirei bere un caffè, girarmi intorno su me stesso senza ritrovarmi in questa stessa via. Preferirei mangiare all’aperto, giocherellare tra le stelle insieme il tuo sorriso che poi ride e dopo mi sfiora le mani. Girano tutte in tondo queste persone che non sanno cosa fare, dove andare. Il marito di quella donna si riavvia seguendola tra le offerte migliori. Senza più guardarsi indietro. Il mio nome è questo, sono scritto tra i numeri e i loghi colorati. E tu? Chi sei? Cosa fai?. Fossi in me mi riguarderei se potessi, se avessi uno specchio, se avessi gli occhi liberi,lo farei adesso, poi penso. Ripenso a te che mi dici quanto valgo e quanto sono capace, ma c’è vento tra i miei sospiri e non c’è tempo, ne ho giusto un po’ per mantenermi felice. Un passo alla volta , mi ripeto tra i denti. Ripeto ancora, quando tutte queste cose avranno i loro incastri io potrò carezzarmi i capelli. Quando tu avrai i tuoi piedi tra le mie scarpe potremo portarci una cena e un letto. La fortuna è grattata e spesso ripagata tra le pieghe delle nostre bocche vicine. Che ne pensi se mangiassimo fuori, bagnati dalla luna? Il resto verrà. Lo vedi? In tondo non c’è più nessuno, sono andati via persi tra i voli e pensieri,i menti bassi e i desideri. Riapro gli occhi come si aprono persiane che si inondano di sole rosso sceso in questa sera Che giustizia bella e divina camminarti accanto e cercare il tuo stesso passo. |
Post n°209 pubblicato il 02 Maggio 2008 da inattesadi
Che ora è? E’ tardi lo sai. Tu dove sei? Chissà cosa fai. Pagherei per poterti baciare e guardarti così, senza parlare. Cosa farei per farti capire che c’è un giorno ,un tempo per lasciare tutto e poter andare. Lascia stare, dimentica questo vento Lascia andare le onde di questo mare Lascia scoprire ogni tuo piccolo tormento che senti da lontano. Un altro giro della giostra dei tuoi occhi io in fila per salire e poterli guardare.
Che giorno è? E’ lontano oramai. Tu lo ricordi? Chissà se piangerai. Pagherei per poterti parlare e baciarti così, senza guardare. Cosa farei per farti partire perché c’è un tempo,un giorno per andare tutto e poter lasciare. Lascia stare,dimentica questo sole Lascia andare le stelle di questo cielo Lascia scoprire ogni tuo piccolo sentimento e tendi la tua mano. Un altro giro della giostra dei tuoi occhi io in fila per salire e poterli guardare. |
Post n°208 pubblicato il 25 Aprile 2008 da inattesadi
Soltanto quando il colore dei tuoi occhi si perdono tra le gole dei paesaggi già visti. Soltanto quando il gioco dei nostri nomi chiamati si chiudono e tutt’intorno non c’è niente. Soltanto quando le nostre gambe camminanti si danno il cambio per non stancarsi. Se ne avessimo ancora un po’? Se sarà così non ci staneranno come insetti agli angoli di questo muro. Non ci ritroveremo colti tra le ortiche Ci guarderemo comunque felici perché vorrà dire che ci siamo ancora. Potremmo viverci senza doverci ferire e come sarebbero dolci questi tagli. Soltanto quando, stendendoci sulla schiena di un albero curvo ci accorgeremo come sono forti le nostre radici. |
Post n°207 pubblicato il 22 Aprile 2008 da inattesadi
Ora sono qui, adesso senza un ieri ,senza un domani ora sono vivo con due scarpe un cuore un naso per poter respirare due occhi per poter guardare. Ora sono immerso ,quasi perso nel vento nel sole nella pioggia qualsiasi tempo, qualsiasi giorno, in ogni momento penso. Penso che potrei riuscire ad amare almeno una cosa, basta il sentimento,ma non ho tempo. Penso che potrei infilarmi una calzamaglia di lana e volare via,via cercare qualcosa anche inutile ma che sia vera momentanea. Ora sono appeso nei grigi silenzi di illusioni e nei torpori di bione stagioni solo adesso adesso e per sempre. Saremo noi. Sopra ogni respiro sopra la neve. Sopra ogni giorno pensato. Sopra ogni idea detta e sognata. Saremo noi trovati,solo uno sguardo un bacio. Sopra il tavolo del vino lasciato a respirare Ci penseremo un giorno. Magari domani ......--- Ora sono intenso,adesso senza immagini ,senza colori ora senza te, con cento pensieri ,con mille cassetti per poterli contare i tuoi occhi lontano lungo un fiume. Ora sono incerto,quasi matto nei tuoi limpidi discorsi quasi qualsiasi gesto,qualsiasi volo,in ogni deserto penso. Penso che potrei seguirti almeno una volta, basta il sentimento,ma non ho tempo Penso che potrei infilarmi in un gelido inverno e scappare via,via pensare a qualcosa di veramente vero che sia un sogno senza risveglio. Ora sono solo nelle tende dai forti colori e nei sapori di dolci alveari solo adesso adesso e per sempre. Saremo noi. Sotto ogni ricordo sotto la cenere. Sotto ogni giorno in ritardo. Sotto ogni parola detta e ingoiata. Saremo noi sconfinati,solo un gesto un saluto. Sotto lo spirito di un uva lasciata e dimenticata. Ci troveremo un giorno.. Magari domani ritorno
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Post n°206 pubblicato il 13 Aprile 2008 da inattesadi
Finalmente Felipe vide la porta aprirsi. Aveva paura Sentì il bisogno di tenere quell’ immagine ancora un secondo prima di farla appassire. Natalia gliela diede tenendolo sulla soglia. Aveva i piedi scalzi. Felipe spaiava tutti i suoi calzini. Fu’ quello l’ultimo argomento di discussione . Aveva gli occhi gonfi. Allora tutto si confondeva, le cose dette e fatte male si dimenticavano istantaneamente. Ma adesso aveva solo ricordi brutti. Felipe rimase con la porta a un centimetro dal suo naso grande. Tutte le parole rimasero senza voce dentro quel condominio silenzioso alle porte di Madrid. Aveva perso tutto. Non era nemmeno sicuro se il biglietto per Roma fosse dentro la sua tasca . Se avesse varcato la vita di Natalia magari tutto sarebbe tornato come prima. Aveva molta fantasia. Se la valigia si fosse imbarcata? Se fosse rimasta sullo zerbino? Aveva gli occhi fissi sulla porta chiusa. Era rimasto solo con la valigia. Ci pensava ancora mentre il rullo trasporta persone lo dirigeva al check-in. Si stava allontanando da quei piedi nudi,da quello sguardo severo e da quell’appartamento. Allora la valigia marrone era in esposizione in quel bellissimo negozietto,Natalia insistette perché Felipe l’acquistasse. Era una giornata piena di luce e di vento e non importava dove fossero e cosa facessero. Gesticolava con le mani dispensando al venditore sorrisi e battute . Felipe cercava disperatamente la sua carta di credito. Scrisse sul pos 180 euro . Accadde un centinaio di anni fa. Imbarcarono la valigia , volo 104 diretto per Roma. Felipe prese il suo posto,allacciò la cinghia liberandosi la mano dalla mano. Una ragazza sorridente gli offrì un caffè,lui sorrise. L’aereo sorvolava le nuvole. Felipe finì con l’essere felice. |
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