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La bottiglia incantata

Post n°287 pubblicato il 04 Agosto 2014 da luciavalentini_1973



Si narra che il mare è la più grande cassaforte del mondo.
Nei suoi fondali sono conservati

gioielli d’ogni tipo.
Reperti antichi di inestimabile valore.
Ogni cosa è gelosamente nascosta

tra il buio intenso
degli abissi dove la luce non arriva mai.
 Il mare conserva ogni cosa con cura.
Protetti dalle alghe, dalla melma,

dalle incrostazioni
che ne rendono irriconoscibili le antiche forme.
Il mare conserva i sospiri,

le promesse degli innamorati,
le grida festose dei bambini.
Il mare conserva un fiore,

che una donna ha donato
al suo uomo scomparso cosicché all’orizzonte,
quando il cielo sembra unirsi all’acqua, egli potesse raccoglierlo.


Si narra che in fondo al mare c’era una bottiglia di champagne,
probabile ricordo di un momento felice,
che vagava senza sosta da un fondale all’altro.
Quella bottiglia brillava di una luce intensa
che illuminava i fondali. Ogni sorta di pesce
cercò di avvicinarsi ad essa ma,
appena provava a toccarla,

la bottiglia schizzava via.
Di giorno la bottiglia galleggiava,
 cercando di raggiungere l’orizzonte.
 Anche i pescatori, alcuni scafisti improvvisati
 e i comandanti delle navi videro la bottiglia
luminosa galleggiare, ma nessuno

riuscì mai a prenderla.
Sembrava magica la bottiglia.
 Appena la si provava ad afferrare fuggiva via
 con una velocità incredibile.
Gli uomini non fecero mai caso

a questo strano evento,
mentre nel mare, si sparse la voce
 della “bottiglia incantata”.

La notizia della bottiglia
 misteriosa arrivò alle orecchie di Nettuno che,
 incuriosito, ordinò a due delfini di andarla a prendere.
Paco e Pico, così si chiamavano i delfini,
inutilmente tentarono di

acchiappare la bottiglia.
Tentarono in ogni modo; nascondendosi

dietro gli scogli,
inseguendola fino a sfiancarsi,
addirittura tentarono con delle reti
prese ad alcuni pescatori. Niente,
la bottiglia riusciva sempre a scappare.

Pico e Paco dovettero arrendersi e tornarono
stanchi e delusi da Nettuno.
Il Re del mare, col tridente in mano,
li guardava attendendo una risposta

che aveva già
 intuito dai loro sguardi.

Così decise di occuparsi
personalmente della questione.
”Andrò io a prendere quella maledetta bottiglia,
nulla può opporsi al mio volere.

Sono io il re del mare”
disse Nettuno ai suoi pesci con voce ferma
 per nascondere la sua titubanza.

Sì, perché anche lui
 non credeva molto nella riuscita dell’impresa.
”Com’è possibile che esiste una

bottiglia luminosa,
animata, che vaghi per i mari indisturbata
 e che nessuno riesce a prendere?
Questa è sicuramente una diavoleria

degli uomini.
Chissà che cosa stanno tramando

quegli scellerati.
Speriamo non sia una bomba o, peggio ancora,
un ordigno nucleare”pensava Nettuno.
Dopo giorni e giorni di cammino sui fondali,
Nettuno cominciava a stancarsi.
La bottiglia sembrava essere scomparsa.

I pesci controllori,
incaricati della sorveglianza,

non né avevano notizia.


Nettuno era infastidito e preoccupato.
Sicuramente quello era un ordigno

che gli uomini
 avevano fatto brillare chissà dove

e adesso chissà
 quanti suoi figli erano morti fra

le acque del mondo.
Mentre seguiva questi pensieri una luce fioca,
proveniente da un anfratto,

attirò la sua attenzione.
Cautamente si avvicinò, scostò

piano alcune alghe
e scorse il collo di una bottiglia

dalla quale proveniva
una debole luce. Il re del mare si tranquillizzò;
era davvero una bottiglia e non un ordigno.
Ora, dovete sapere che Nettuno in quanto
re del mare, ha il potere di poter dare la voce
a qualsiasi cosa si trovi in acqua così,
 liberata la bottiglia dall’incaglio, le chiese:
 ”Allora, mi che diavolo ci fai qui

e da dove prendi
 questa luce che ormai sta esaurendosi?”

La bottiglia rispose che nell’incagliarsi

aveva sbattuto
fra alcuni scogli e si era incrinata,

ecco perché la luce
si stava spegnendo. Era la luce dell’amore
 che brillava al suo interno.

Una luce che non si spegne
mai ma che il tempo affievolisce.

Il suo processo
di spegnimento era stato accelerato dall’acqua
che si era infiltrata al suo interno.

Era stata deposta
in mare da una donna affranta

per la perdita improvvisa
 del suo uomo e, in un disperato tentativo di ricongiungimento,
aveva riposto una lettera al suo interno,
perché si che il mare all’orizzonte si ricongiunge

con il cielo
e la donna sperava che la lettera potesse

giungere a lui, in cielo.
”Per questo fuggivo se mi volevano afferrare,
volevo portare a termine il mio compito sire,
mi dispiace se ho turbato la quiete del mare

ma adesso come farò?
Questa incrinatura non mi permette più

di continuare il mio viaggio
e l’acqua, sfalderà la carta della lettera.
 Mi dispiace per quella donna,

dovevi vedere il suo volto,
 quando mi gettò in mare….
Nettuno si commosse nell’ascoltare

quelle parole.
 Prese con cura la bottiglia e, dopo aver estratto il foglio,
la ripose nell’anfratto.

”Qui non ti disturberà nessuno,
 il fondale è molto profondo e

l’uomo non potrà mai arrivare
Nettuno allora prese la lettera e,
sedutosi su uno scoglio pensò a come fare per esaudire
il desiderio di quella donna.

Aveva avuto la tentazione di leggerla,
ma non voleva rubare quel gesto d’amore
che lo aveva commosso e non gli apparteneva.
Gli uomini credono che il mare all’orizzonte,
si congiunge con il cielo, ma è solo un illusione.
Gli uomini hanno bisogno di qualcosa

in cui credere
 per andare avanti e Nettuno sapeva

che tanti uomini
credono nella forza del mare ed in lui.

Così prese la lettera
 e allungando la mano verso il cielo,

chiese a Dio
 di far avvicinare un angelo. Dalle nuvole

bianche apparve una mano,
la mano di uomo forte, vigoroso e giusto.



 Nettuno porse la lettera con fiducia a quella mano e la strinse forte,
sentendone il calore arrivargli fino al cuore.
Dio prese la lettera e la porse all’uomo….

che stava al suo fianco……

La favola finisce qua. E’ una storia vera

arricchita di un po’
di fantasia perché la speranza

non deve morire mai nel cuore degli uomini

 


 
 
 
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