Creato da Clandestina_74 il 13/06/2008

I miei sfoghi

semplicemente la mia vita

 

 

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Post n°41 pubblicato il 07 Marzo 2010 da Clandestina_74

 
 
 

Mi nascondo qui

Post n°40 pubblicato il 16 Gennaio 2010 da Clandestina_74

Per scrivere le parole più vere quelle che non troverai sull'altro blog quello di lustrini e stelline, ultimamente nemmeno mi somiglia... è da qui che riparto con la mia anima ferita e con la voglia di te che mi consuma, sono preoccupata in questi giorni tra neve e gelo e mi faccio violenza si mi faccio violenza per non scriverti come stai... Lo faccio per non rendermi redicola ai tuoi occhi per non ricevere le solite risposte del caxxo... Mi rifugio qui e scrivo i miei pensieri qui dove non li leggerai e dove sono libera di essere quella che sono... Una clandestina...

 
 
 

Bohème, Atto 4. Giacomo Puccini

Post n°39 pubblicato il 29 Marzo 2009 da Clandestina_74

Rodolfo
Con pariglia e livree.
 
Mi salutò ridendo. To', Musetta!
 
Le dissi: - e il cuor? - «Non batte o non lo sento
 
grazie al velluto che il copre».
 

 
 
 

Post N° 38

Post n°38 pubblicato il 23 Novembre 2008 da Clandestina_74

La violenza sulle donne, di età compresa tra i 15 ed i 44 anni, miete più numero di vittime che malattie, come il cancro o gli incidenti stradali

Il 25 novembre incolla il manifesto ed il suo messaggio sul tuo blog!!

Facciamo in modo che tutti nella stessa giornata abbiamo  questo messaggio di protesta!

Facciamolo girare!!

Inoltre, la notte tra il 24 ed il 25 novembre 2008 accendi anche tu una candela, illumineremo tutti insieme questo giorno nella memoria di tutte le donne vittime di violenza.

 
 
 

Post N° 37

Post n°37 pubblicato il 07 Ottobre 2008 da Clandestina_74

Un Uomo venuto da molto lontano

 

 

Un Uomo venuto da molto lontano.
Negli occhi il ricordo
dei campi di grano.
Il vento di Auschwitz portava nel cuore,
e intanto Scriveva poesie d'amore.
Amore, che nasce dal cuore dell'uomo,
per ogni altro uomo.
Un Uomo venuto da molto lontano.
Stringeva il dolore
ed un libro nella mano.
Qualcuno ha sparato
ed io quel giorno ho pianto:
ma tutto il mondo Gli è rimasto accanto.
Quel giorno, il mondo ha ritrovato il cuore,
la verità non muore.

Un uomo che parte vestito di bianco

Per mille paesi, non sembra mai stanco

 

Ma dentro i suoi occhi un dolore profondo

 

Vedere il cammino diverso del mondo

 

La guerra e la gente che cambia il suo cuore

 

La verità che muore.
Và,
dolce Grande Uomo và,
và parla della Libertà.
Và dove la guerra , fame
e povertà hanno ucciso anche la dignità.
Và e ricorda a questo cuore mio...
..Che Caino sono pure io.
Dall'Est è arrivato il primo squillo di tromba:
il mondo si ferma,
c'è qualcosa che cambia!
Un popolo grida:
" Noi vogliamo DIO,
la libertà è solo un dono Suo"
Tu apri le braccia e
incoraggi i Figli ad essere Fratelli.
Và, dolce Grande Uomo và..
Và, parla della Libertà.
Và, dove l'uomo ha per sorella
solo lebbra e mosche sulle labbra.
Và, e ricorda a questo cuore mio,
(Coro)

Che caino sono pure io

 
 
 

Post N° 36

Post n°36 pubblicato il 28 Settembre 2008 da Clandestina_74

Arriva l'autunno, il primo freddo, le città piene di gente che corre a destra e a sinistra, barcamenandosi trai vari impegni. Le spiagge finalmente vuote. Per chi ama il mare è il momento. Il momento delle passeggiate sulla riva, con calma, in silenzio, col freschetto che ti fa nenir voglia di raggomitolarti dentro la giacchetta. È il momento di ricominciare a sentire l’odore del mare, del mare e delle onde, e delle conchiglie, e delle alghe. Odori che in estate non si possono sentire, sommersi dai profumi di olii, creme e tutto. Odori che sembra non possano tornare più, ed invece eccoli qua. E non fa niente se tira un po di freddo, perché vale la pena perdersi in questa spiaggia, a raccogliere conchiglie, a scrivere il nome sulla sabbia, a leggere un libro, o semplicemente seduti ad ascoltare le storie che, come sempre, il mare ci racconterà.

 
 
 

NICO PARTE 7

Post n°35 pubblicato il 14 Settembre 2008 da Clandestina_74

-          Ciao dove mi porti di bello? Dissi salendo

-           Dove vuoi tu, sono hai tuoi ordini!

Lui si rivolse verso di me e vidi il livido sulla sua guancia.

-          Ti fa male?

-          No! Stai tranquilla, dimmi dove vuoi andare?

-          Al mare, ho tanta voglia di vederlo! Lui sorrise.

-          Temo di non poterti accontentare, non abbiamo tempo per l’andata e il ritorno, inoltre domani mattina alle otto ho un aereo per Zurigo.

Quelle parole furono una pugnalata, avevo appena scoperto di essere innamorata di lui e lui che fa?  andava via, avrei voluto fargli mille domande ma sapevo di non averne il diritto, accesi una sigaretta sperando di dissimulare la mia tensione. Lui  accese la macchina guido alcuni istanti in silenzio poi disse

-          Visto che non esprimi nessuna preferenza decido io. Ti porto al lago, non sarà il mare ma l’acqua c’è.

-          Vada per il lago risposi io.

Rimasi in silenzio per tutto il tragitto, riuscendo a stento a trattenere le lacrime che bruciavano sotto le palpebre ma non dovevo piangere davanti a lui questo no, sarebbe stato come confessargli il mio amore. Arrivati a destinazione, mi guardo e disse

-           Per favore, dimmi cosa c’è. Non hai detto una parola da quando ci siamo visti. Se non volevi venire bastava dirlo.

Le lacrime cominciarono a scendere dal mio viso, tanto copiosamente, da farmi sembrare una fontana, cercai di spiegargli che piangevo per il livido sulla sua guancia ma non mi credette.

-          Non mentirmi. Ascolta possiedo un appartamento, se ti va possiamo salire cosi mi racconti con calma quello che ti fa stare cosi male.

Le lacrima m'impedirono di rispondere, annuii semplicemente col capo.

Salimmo le scale e arrivati all’ultimo piano, entrammo in un elegante appartamento arredato con sobrietà ed eleganza, mi lasciai cadere sul divano bianco, lui mi venne vicino e disse

-          Michela, non credo che tu stia piangendo per il livido sulla mia guancia, certo non farà un bell’effetto domani in tribunale ma potrò sempre affermare che il mio cliente mi ha scagliato contro un posacenere in un eccesso d’ira. Spero soltanto che tu non abbia dovuto sostenere un nuovo scontro con il tuo ex.

-          No, non l’ho nemmeno incontrato. Forse ieri sera sei riuscito a spaventarlo, per questo ti ringrazio molto.

-          Allora, se non stai piangendo per Emilio ti prego dimmi cosa ti preoccupa, so ascoltare anche io. Inoltre se ti posso essere d’aiuto lo farò volentieri.

Gli sorrisi, il suo atteggiamento nei miei confronti mi stupii, quindi guardandolo nei suoi profondi occhi azzurri dissi.

-          Sto piangendo … Mi interruppi cercavo le parole più adatte ma non le trovai. Lui mi guardò con aria interrogativa e incalzo.

-           Non preoccuparti, avanti dimmi cosa c’è?

-          La verità è che la tua partenza di domani mi spaventa, perché mi sono innamorata di te.

Mi aspettavo che davanti a quella confessione, lui scoppiasse a ridere, invece mi guardò serio e disse.

-          Sai quanti anni ho?

-          35 credo ma la tua età non mi preoccupa, lo so che ci conosciamo da poco anzi pochissimo tempo, ma la verità è che credo di essermi innamorata di te.

Lui sospirò.

-          Abbiamo combinato un casino, poiché anch’io provo qualcosa di non troppo normale per te. Anche se hai solo 22 anni e io ne ho 37 e continuo a ripetermi che tutto ciò è assurdo, ma da quando ti ho incontrato quel giorno nel parco, non faccio che pensare a te. Poi si chinò a baciarmi.

 Fu un bacio appassionante che ebbe l’effetto di togliermi il respiro, ci trovammo entrambi stesi sul divano, ricordo, di aver slacciato alcuni bottoni della sua camicia, quando lui mi fermò prendendomi le mani.

-          No. Aspetta non deve succedere cosi, che ti possa sembrare una cosa senza significato, una sveltina e via. Ci tengo a te per farti questo anche se il mio desiderio, è pari al tuo… Guardati!

Solo allora mi accorsi, di non avere più la gonna mentre la camicetta slacciata lasciava scoperti i seni. Improvvisamente mi sentii in imbarazzo.

      -    Dove posso trovare il bagno?

-          La seconda porta a destra.

Raccolsi la gonna e andai in bagno a vestirmi, quando lo raggiunsi lui aveva versato un whisky per entrambi e sorridendo mi porse il mio.

     -      No grazie. 

-          Scusami, avrei dovuto immaginare che tu non bevessi alcolici.

-          Non ti devi scusare, non potevi saperlo.

-          Se guardi in frigorifero puoi trovarci della coca cola.

-          Grazie la prendo volentieri.

Presi la coca e mi sedetti accanto a lui e per alcuni minuti, restammo in silenzio ammirando il lago, poi lui si alzo.

-    Usciamo, rimanere qui mi fa venire strani desideri, una volta sono riuscito a trattenermi ma due è chiedere troppo.

-          Va bene. E così dicendo mi alzai sulle punte dei piedi per baciarlo. La passione riesplose in noi e i propositi di poco prima svanirono, stavolta nessuno di noi si fermò e facemmo l’amore.

Non era la prima volta che facevo l’amore con un uomo, ma con lui fu qualcosa di diverso di meraviglioso, fra le sue braccia dimenticai ogni cosa nulla mi importava volevo essere sua.

Quando riprendemmo il controllo delle nostre emozioni, passammo molto tempo in silenzio tenendoci per mano. Fu lui a rompere quel silenzio magico.

-          Mi dispiace ho perso il controllo non volevo.

-          Non è colpa tua, l’abbiamo voluto entrambi.

-          Si lo so. Ma io ho 14 anni in più, dovrei sapermi controllare.

-          Mi stai facendo sentire una stupida, sei forse pentito di quanto è successo?

-          No, non volevo dire questo credimi è stato bellissimo.


 
 
 

Post N° 34

Post n°34 pubblicato il 14 Settembre 2008 da Clandestina_74

Mi liberai da quella presa.

-          Vattene! Lasciami in pace! rimango qui con lui e in quanto a te non farti più vedere le tue minacce non mi fanno più paura.

Quelle parole fecero perdere definitivamente la testa ad Emilio, il quale comincio ad urlare termini offensivi nella mia direzione minacciando che non sarebbe finita così.

Solo quando lo allontanarono mi accorsi che stavo tremando, Nicolas notando il mio stato d’animo mi riaccompagno al tavolo, io tenevo lo sguardo basso non avevo il coraggio di guardarlo in viso e riuscii solo a mormorare:

-          Ti fa male?

-          No! Stai tranquilla!  Tu piuttosto stai tremando prendi bevi. Disse lui offrendomi un sorso del suo whisky nel tentativo di calmarmi poi cercando di sdrammatizzare la situazione disse ridendo

-           Almeno m'avesse colpito sul naso, avrebbe risolto il mio problema del naso storto!

-          Domani avrai tutta la guancia gonfia dissi mentre lo accarezzavo con le dita.

Toccarlo mi diede i brividi, tanto che misi immediatamente  fine a quel pericoloso contatto e accasi una sigaretta. In quel momento notai che dopo il pietoso spettacolo offerto da Emilio il nostro tavolo attirava gli sguardi incuriositi di molte persone presenti nel locale.

Quegli sguardi mi imbarazzavano al punto che dissi:

-          Possiamo andare via, qui abbiamo dato spettacolo, mi sento in imbarazzo.

-          Va bene.

All’esterno del locale però trovammo un’amara sorpresa, Emilio, ci attendeva appoggiato alla mia macchina vedendolo Nicolas disse

-          Michela prendi le chiavi della mia macchina. E’ la Bmw blue accanto alla tua. Sali e aspettami.

-          Lascia che lo affronti io

-          Mi hai riferito che ti ha picchiato in più di un’occasione, non vorrei che la cosa si ripetesse. Era un argomento convincente e segui il suo consiglio, anche se dall’ interno dell’auto cercai di cogliere parte della loro conversazione, ma le voci mi giungevano indistinte. Alcuni minuti dopo Nicolas mi raggiunse.

-          Stai tranquilla, credo che il tuo ex non ci darà più fastidio.

-          Cosa gli hai detto?

-          Dimentichi che sono avvocato? Gli ho semplicemente spiegato che picchiare la gente, minacciarla e pedinarla sono tutti reati perseguibili e che io in qualità d'avvocato ti ho suggerito di sporgere denuncia. Spero che la paura basti a tenerlo buono.

-          Vedi che tutto sommato fare l’avvocato ha i suoi vantaggi?

-          Devo ammettere che questa volta la mia professione si è rivelata utile, ma sono cose che avresti comunque dovuto sapere pure tu al 2 anno di legge!  Ma… no stasera non mi va di riversarti addosso le mie paranoie, non mi sembra giusto. Mi rivolse quindi un sorriso amaro.

 In quell’istante capii che l’avrei amato per sempre, non m’importava quale fosse la sua età, ero innamorata di lui, mai in vita mia avevo provato emozioni tanto intense cosi come quando sfioravo la sua pelle. Emilio mi appariva lontano e sbiadito nel tempo, come si ricorda un brutto sogno il mattino. La parte razionale di me mi metteva in guardia, davanti ad emozioni tanto violente e sconosciute ma non ascoltai. Lui mi guardo e forse intuii i miei pensieri.

-          Ti accompagno a casa, non vorrei che ti seguisse.  Detto ciò si chinò a baciarmi la fronte.

Tornai a casa, senza incidenti sulla soglia del cancello ci demmo appuntamento per il giorno seguente, salutandoci con un leggero bacio sulle labbra. Quella notte dormii malissimo, pertanto la mattina successiva profonde occhiaie segnavano i miei occhi. La cosa non sfuggi a mia madre che mi chiese se c’era qualcosa che mi preoccupava; mentii affermando che avevo avuto l’ennesima discussione con Emilio a causa della sue scenate e che stanca di quelle continue e inutili gelosie, avevo troncato. Avevo aspettato qualche giorno a riferire della rottura del fidanzamento nella speranza di sistemare la situazione e poter comunicare la notizia affermando che la decisione era stata presa unilateralmente, non che la cosa avesse importanza ma quella mi sembrava la soluzione migliore, ora però gli avvenimenti della sera precedente avevano fatto precipitare la situazione. Tacere ancora sulla fine della mia relazione non aveva senso. Ovviamente non riferì i particolari e nemmeno accennai della mia nuova conoscenza.

 Passai l’intera mattinata fantasticando sul mio nuovo amore; i miei genitori attribuivano il mio strano mutismo alla tristezza per la conclusione della mia relazione e non chiesero ulteriori spiegazioni.

Nel pomeriggio mentre andavo all’appuntamento, temevo di essere seguita tanto che nel tentativo di depistare un possibile inseguitore cambiai direzione molte volte, non ci furono comunque problemi. Quando raggiunsi il luogo dell’appuntamento e lo vidi fui investita da mille emozioni, volevo lui e solo lui, sapevo che forse avrei sofferto che avrei dovuto stare in guardia, soprattutto dopo quanto mi aveva riferito Valerio ma decisi che soffrire per lui poteva valerne la pena e comunque anche troncando già in quel momento avrei sofferto. Accantonai quei tristi pensieri adesso eravamo lì insieme nulla aveva più importanza.

 
 
 

Post N° 33

Post n°33 pubblicato il 13 Settembre 2008 da Clandestina_74

Bacchettoni e puttanieri

sarebbe carino riparlare di questo fra qualche mese, dopo che milioni di elettori del cdx saranno stati arrestati.
perchè se la prostituzione ha un giro di clienti di 9 milioni di persone, almeno 4,5 sono di destra (io credo di più, ma sono di parte).
poi ridiamo.

o no ?

Bacchettoni e puttanieri

di Gad Lerner

Il principale canale televisivo pubblico di questo paese sta dedicando ben quattro prime serate al concorso di Miss Italia, in cui vengono scrutati e votati centinaia di corpi femminili. Dubito che ciò accada in altre nazioni progredite.
La più nota manifestazione culturale di un partito di governo si chiama Miss Padania, celebrata alla presenza del suo segretario politico che è anche ministro della Repubblica.
Notevole clamore suscitò la presenza al Telegatto del futuro ministro alle Pari Opportunità, particolarmente ammirata in tale circostanza dall’attuale presidente del Consiglio. La stessa Mara Carfagna, del resto, deve la sua prima notorietà a spettacoli televisivi incentrati sull’esibizione seduttiva della femminilità.
La mercificazione del desiderio sessuale maschile è un fenomeno esasperato da tale offerta consumistica, che viene riconosciuta fra le cause principali del boom della prostituzione. Comprare le prestazioni di una donna –in un contesto culturale che autorizza la mortificazione pubblica della sua dignità- è scorciatoia considerata sempre meno riprovevole, come dimostra l’espansione del mercato anche fra i giovani e le fasce sociali abbienti. La fatica di un rapporto sentimentale, la ricerca di partner gratificanti in quanto corrispondono al modello pornografico televisivo, determinano fenomeni crescenti di violenza sopraffattrice e di impotenza. Moltiplicano il bisogno di incontri occasionali e le frustrazioni di coppia.
Eludendo tale enorme questione culturale, che incrementa il mercato delle ragazze dell’est e di colore con il falso mito della loro sottomissione, oggi il governo accomuna nella sbrigativa nozione di “reato” le prostitute e i loro clienti. Si illude di fare pulizia, compiendo un passo indietro di mezzo secolo. Al contempo bacchettona e sporcacciona, nel segno dell’ipocrisia, la destra di governo legifera sovrapponendo il volto di uno Stato intrusivo nel magma dell’eros da marciapiede. Quelle ragazze si vendono sotto giganteschi tabelloni pubblicitari di cui riproducono la volgarità. Tanto bastò, nel giugno scorso, perché un emendamento al decreto sulla sicurezza poi ritirato le indicasse tra le “persone pericolose per la sicurezza e la pubblica moralità”. Un binomio ideologico che è tutto un programma: “sicurezza” e pubblica moralità”, ovvero Autorità e Valori.
Ma ora che il disegno di legge Carfagna aggiunge tra i colpevoli pure i loro clienti, il decisionismo governativo deve per forza autolimitarsi, occupandosi solo della visibilità del fenomeno: punibile sarà la prostituzione di strada, indubbiamente sgradevole per molte categorie di cittadini perché contribuisce al degrado urbano.
Il ministro Carfagna dichiara “orrore” di fronte alle persone che vendono il loro corpo, senza distinguere fra coloro che lo fanno per scelta (quanto libera?) e quelle sfruttate da organizzazioni criminali. Si espone così all’obiezione della portavoce delle prostitute Carla Corso, la quale le ricorda che -sebbene in forma diversa- anch’essa ha utilizzato la desiderabilità del suo corpo per conseguire il successo professionale. Ma pur senza addentrarsi nel rapporto elusivo e insincero con il proprio passato del ministro Carfagna, è lecito chiederle: se la prostituzione è un “orrore”, perché vietarla solo per strada?
Vietare la prostituzione di strada sarebbe accettabile –così come la legge già punisce i rapporti a pagamento con minorenni e il racket- se contemplasse ambiti legali e tutelati per il sesso mercificato. Invece la falsa categoria dell’”orrore” –che è solo un’invettiva, una manifestazione di disprezzo, e consente di chiudere gli occhi di fronte alla malattia dell’amore degradato- viene esibita per negare pure l’alternativa di una prostituzione esercitata in luoghi più degni. Cioè per evitare scelte politiche che la stessa dottrina cattolica accetta come “riduzione del danno”.
Non stupisce allora che la stessa Caritas si opponga al nuovo reato di “prostituzione di strada”, denunciando il rischio di favorire lo sfruttamento nella clandestinità delle persone più deboli. Così come il “reinserimento nel paese d’origine” dei minorenni risponde più a una logica di espulsione sbrigativa che di accudimento pietoso.
Se davvero venisse applicato l’arresto e l’incarcerazione di prostitute e clienti, al di là di qualche retata spettacolare da trasmettere nei telegiornali, le nostre prigioni ne verrebbero ben presto saturate. Suppongo che le forze dell’ordine impegnate sul fronte del crimine abbiano altre priorità, e dunque non si preveda di andare oltre l’effetto dissuasivo e simbolico. Anche se con la capienza degli istituti di pena non si può scherzare a lungo: tra non molto, c’è da giurarci, il decisionismo governativo troverà il modo di importare pure in Italia il business delle carceri private, unica soluzione per una popolazione detenuta destinata a rapido incremento.
Avremo con ciò un paese più pulito o più sporco? Davvero qualcuno crede che la lezione di morale sessuale del ministro Carfagna risulti credibile ai suoi stessi elettori? E che questa destra diretta emanazione dello show business televisivo, specializzato in vallettopoli, sappia tutelare il rispetto per il corpo femminile?
La prostituzione è un fenomeno alimentato dalla povertà e dalla misoginia reazionaria, cause difficili da estirpare. E infatti secoli di storia del potere italiano, clericale e libertino, narrano di vizi occultati e di svergognate colpevoli puttane. Il futuro non promette di meglio.

 
 
 

Post N° 32

Post n°32 pubblicato il 12 Settembre 2008 da Clandestina_74

Arrivata nei pressi della mia abitazione vidi la macchina di Emilio che ne ostruiva l’accesso, dell’ingresso di casa mia.

 Era troppo! Scesi dall’auto pronta a sostenere una discussione con lui.

-          Cosa cavolo ci fai qui!

-          Non sono io che devo darti spiegazioni ma tu! Cosa diavolo ci fai ancora a zonzo quando dovresti essere a casa da almeno tre ore?

-           Sono stanca delle tue scenate, smettiamola di farci del male, chiudiamola qui!

-      Ti prego non fare cosi io ti amo da morire mi sei indispensabile coma l’aria che respiro non mi puoi lasciare.

Non risposi e mi diressi verso casa senza voltarmi. Non  mi voltai neppure quando lui si mise ad urlare le sue minacce

    -   So che c’è un altro uomo ma ti giuro che tu e quel bastardo la pagherete cara, se osi lasciarmi…chiusi la porta non volevo sentire il resto di quella frase.

Il giorno seguente Emilio mi telefonò.

-          Michela, volevo scusarmi con te per ieri sera.

-          Emilio, ti prego lasciami in pace, io non ti amo più.

 Lo dissi tutto d’un fiato il coraggio che negli ultimi mesi era venuto meno era tornato. Avevo deciso che nonavrei più avuto paura di lui.

-          Allora è vero hai un'altra storia?

La sua voce si udiva appena, l’avevo colpito e la cosa mi faceva piacere. Non ascoltai oltre e misi fine a quella conversazione.

Quella però non fu l’unica telefonata che ricevetti quel giorno. Quella sera stessa ricevetti un’ altra questa volta però Nicolas.

-          Ciao, sabato sera allo Star c’è una festa ti va di venirci?

-          Mi piacerebbe ma anche al Diana abbiamo una festa non sarò libera prima delle 22 se vuoi ti raggiungo verso le 23.

-          Va bene. Quando arrivi chiedi di me all’entrata, è una festa privata senza invito non ti lascerebbero  entrare.

La sera dell’appuntamento ero felicissima, speravo solo che Valerio non sollevasse obbiezioni se avessi lasciato il locale qualche ora prima della conclusione della festa, ma fortunatamente Valerio non fece difficoltà e uscimmo dal Diana insieme.

Alle 23 avevo raggiunto lo Star e parcheggiando quasi urtai l’auto di Nicolas, ero agitatissima e nervosa. Lui mi venne incontro.

-          Ciao! Se continuerai a guidare cosi temo che non festeggerai il tuo prossimo compleanno. Guidi sempre così o sei inseguita da una muta di cani inferociti?

-          Non eravamo d’accordo di vederci all’interno del locale?

-          Si, ma ho preferito aspettarti fuori, comunque non hai ancora risposto alla mia domanda guidi sempre cosi?

-          Non sono abituata a guidare con i tacchi. Mentii, sperando di riuscire così a mascherare le mie emozioni ma intuivo che lui aveva percepito il mio nervosismo e forse né aveva compreso anche il motivo, ciò aumentava la mia tensione. Lui sorridendo mi prese la mano, fu un gesto naturale ma mi sconvolse.

Avevo passato tutta la settimana fantasticando su quell’invito ma ora le mie romantiche fantasie si infrangevano davanti alla realtà! Non era una romantica serata al lume di candela eravamo circondati da tantissima gente e assordati dalla musica sparata dalle casse, insomma quanto di meno romantico si possa immaginare. Sospirai e sorrisi, della mia stupidità, cosa potevo aspettarmi da una persona che conoscevo appena? Inoltre se lui mi avesse accompagnato a casa sua sarei arrivata a pensare che volesse provarci…insomma non mi andava mai bene nulla, decisi per tanto di rilassarmi e lasciai che Nicolas mi guidasse a un tavolino, qualche istante dopo scorgemmo Valerio.

 Nicolas, lo chiamò con un cenno. Valerio sorrise e restituì il saluto.

-          Ciao Nicolas! Poi vedendomi aggiunse – Allora vi siete conosciuti? E io che mi scervellavo per farvi incontrare!

-          La cosa buffa è che ci conoscevamo senza sapere nulla l’uno dell’altra ma è una storia lunga ti racconterò tutto un'altra volta. Disse Nicolas.

Valerio era visibilmente imbarazzato, tanto che si affrettò a mettere fine a quella conversazione.

-          Va bene ragazzi vi lasciò soli. Però Miky potresti accompagnarmi fuori devo parlarti in privato.

Riluttante mi alzai e segui Valerio all’ esterno del locale.

Dove Valerio attacco dicendo:

-          Michela, non sono affari miei ma stai attenta. Nicolas non è una persona facile.

-          Valerio perché mi parli così?

-          Non ci sono ragioni particolari, sono amico di entrambi, Nicolas è un ottima persona ma stargli vicino non è così semplice come può sembrare.

-          Vale ti prego, mi hai spaventata, dammi qualcosa più!

-          Miky, non c’è nulla per cui tu ti debba preoccupare.

-          Non mi sembra visto che hai ritenuto opportuno avvertirmi che lui  non è una persona facile,cosa volevi dire con quella frase?

-          Nulla di più di quanto ho detto. Nicolas è una persona splendida ma come tutti noi ha i suoi lati oscuri, in ogni caso è sicuramente migliore del tuo attuale fidanzato. Che tra l’altro ho intravisto alcuni minuti fa.

A quelle parole trasalii

-          Come cavolo, ha fatto ha seguirmi fino a qui! Quello è una vera persecuzione.

-          Michela, so che non sono affari miei ma non ti sembra il caso di mettere fine a questa relazione?

-          Veramente ho chiuso con lui ma lui non accetta la cosa mi considera di sua proprietà e non mi lascia andare.

Valerio scosse il capo.

-          Brutta storia. In ogni caso stai tranquilla. Questa è una festa privata e lui non aveva l’invito dubito molto che riuscirà ad eludere i controlli.

-          Lo spero.

-          Adesso è meglio che rientri, non vorrai far aspettare Nicolas?

-          Hai ragione. Ciao.

-          Ciao.

Rientrai e accessi una sigaretta, quella conversazione mi aveva turbata senza contare che la presenza di Emilio all’esterno del locale mi spaventava, come avrebbe reagito vedendomi in compagnia di un altro uomo? Tornai al tavolino, Nicolas non mi chiese nulla della conversazione con Valerio e gli fui silenziosamente grata per questo non avrei potuto mentirgli ma non avrei nemmeno potuto riferire la conversazione avuta con Valerio. Ancora una volta mi ritrovai a riflettere su quanto fosse diverso da Emilio che probabilmente avrebbe fatto una delle sue solite scenate, certo io per Nicolas era solo un’amica questo in parte giustificava di Emilio ma qualcosa dentro di me mi suggeriva che se anche fossi stata la moglie il suo comportamento sarebbe stato il medesimo.

 Quando la musica assordante cessò, lasciando il posto a melodie dolci adatte per ballare i lenti, riuscì finalmente a rilassarmi cullata da quelle dolci melodie erano trascorsi diversi minuti da quando Valerio mi aveva detto di aver scorto Emilio e pensai che se ne fosse andato.

 Quando Nicolas mi prese per mano portandomi al centro della pista tra le sue braccia il mondo sparì; Esisteva solo lui, avrei voluto che quell’istante durasse all'infinito ma non avevo fatto i conti con Emilio che sapeva essere più devastante di un tornado. Lo vidi avvicinarsi come un marines che attacca una postazione nemica e una volta raggiunti aggredì Nicolas.

-          Tieni giù le mani da lei, maledetto bastardo è la mia ragazza!

 Nicolas mi guardo, sapeva che avevo troncato con lui e delle sue minacce ma per nulla intimorito disse.

-          Mi risulta, invece, che la vostra relazione si sia chiusa definitivamente.

-          Bastardo! la colpa è tua. Mi ha lasciato per te.

Poi sferrò un pugno che colpi in pieno viso Nicolas. Davanti a quella reazione, impallidii cercai comunque di allontanare Emilio.

-          Miky, tesoro lascia stare, me la vedo io! Disse invece Nico.

Fortunatamente però accorsero subito i buttafuori che allontanarono Emilio, evitando cosi ulteriori incidenti.

 Fu una scena pietosa Emilio era su tutte le furie e cominciò a gridare.

-          Lasciatemi stare! me né vado da solo. Poi afferrandomi un braccio aggiunse, vieni cosa ci fai con uno che ha 20 più di te, sei andata fuori di testa per caso?

Mi liberai da quella presa.

Vattene! Lasciami in pace, rimango .

 
 
 

Nico 4

Post n°31 pubblicato il 11 Settembre 2008 da Clandestina_74

Tornata a casa attesi pazientemente che Emilio terminasse di fare i suoi giri di ricognizione e si convincesse che ormai dormivo. Non appena si fu allontanato presi la macchina e, guidando come una pazza, raggiunsi lo Star ci voleva fortuna poteva essersene andato. Sappiamo tutti però che la fortuna aiuta gli audaci: nel parcheggio dello Star però fui assalita dai dubbi non sapevo se avessi ritrovato Nicolas inoltre il mio ritorno avrebbe palesato interesse nei suoi confronti: ero molto indecisa sul da farsi ma  poi decisi che arrivata fin lì non potevo tirarmi indietro dovevo buttarmi e sperare per il meglio.

 Con piglio deciso entrai nel locale mi diressi al bancone del bar e ordinai qualcosa da bere e attesi l’evolversi della situazione avevo fatto la mia parte ora lasciavo tutto nelle mani del destino.

Pochi minuti dopo Nicolas si accorse della mia presenza e si avvicinò sorridendo.

-          Forse adesso che siamo soli avrò l’onore di conoscere il suo nome.

-          Michela risposi

-          Piacere Nicolas possiamo darci del tu?

Dopo le presentazioni parlammo a lungo di cose banali poi lui disse

-          Michela, mi piace come nome. Sai che al del Diana lavora una ragazza che ha il tuo stesso nome? Non è che la conosci? avevo espresso a Valerio il desiderio di conoscerla, ma dopo la festa si è letteralmente volatilizzata, peccato mi sarebbe piaciuto incontrarla. Quella domenica ha fatto un ottimo lavoro.

Quelle parole mi fecero battere il cuore per un assurdo gioco del destino mi trovavo in un bar ha chiacchierare con il tanto temuto uomo ombra la situazione era quantomeno comica.

-           Si conosco Michela.

-          Davvero allora sei un assidua frequentatrice del Diana?

Arrivata a questo punto dovevo dirgli la verità tirai un lungo respiro e risposi

-          Veramente, la Michela che vai cercando sono io.

Lui incasso il colpo

-           Come mai quel giorno, non mi hai detto chi eri? E sei scappata via.

-          Non mi sembrava il momento adatto, eri preoccupato per tua figlia, le presentazioni erano fuori luogo inoltre immaginavo che tua moglie si trovasse a poca distanza da noi.

-          Si ero preoccupato per Alessandra ma lei non è mia figlia e  mia moglie non era a pochi passi da noi.  Purtroppo Patrizia è morta due anni fa.

Quelle parole mi misero a disagio non sapevo cosa dire, fu lui con la sua classe a togliermi d’impaccio.

-          E’ passato del tempo non fa così male, ma il senso di colpa rimane.

Avrei voluto chiedergli il perché di quella strana frase ma decisi che non era il caso d’indagare.

 Notando il mio silenzio cambio discorso chiedendomi di me.

-          Tu sei fidanzata col ragazzo che era qui prima? E’ una cosa seria?

-          Stiamo insieme da quattro anni ma ultimamente è diventato un vero incubo, sono arrivata alla conclusione che non sento nulla nei suoi confronti, lui ha intuito questo stato di cose e non molla, rendendo la mia e la sua vita un vero incubo. Più io cerco di allontanarlo più lui si accanisce a rimanere con me e come se non bastasse a peggiorare questo stato di cose c’è la sua gelosia che gli fa vedere tradimenti ovunque.

-          Deve essere tremendo stare con una persona così.

-          Abbastanza, scusa ma potremmo cambiare argomento non ho nessuna voglia di parlare di lui.

Lui comprese il mio disagio e non fece altre domanda, portò la conversazione su di sé mi raccontò aneddoti divertenti sugli anni passati studiando in collegio a Zurigo, del fratello e di come in qualche modo fosse deluso della sua professione, le sue parole in qualche modo mi confusero io stavo studiando per diventare avvocato e lui che lo era mi parlava cosi?

-          Scusa Michela, probabilmente non sono affari miei ma vorrei sapere dove hai la tua testolina?

-          Scusa, ma mi stai spaventando io studio giurisprudenza e adesso tu mi stai dicendo che fare l’avvocato non è bello?

-          Forse pensi che fare l’avvocato sia una professione romantica? ma la realtà è molto diversa credimi. Ci sono un infinità di compromessi meschini a cui devi sottostare e la cosa peggiore è che devi scegliere tra etica e coscienza e purtroppo l’etica per un avvocato è più importante della coscienza non ti devi chiedere se il tuo cliente è innocente o colpevole, tu lo devi difendere a qualunque costo anche quando ti rendi conto che è marcio dentro devi chiudere gli occhi e continuare. No Michela credimi il nostro lavoro è uno schifo.

Lo guardai, quella confessione spontanea mi aveva disorientata ma intuii il suo bisogno di confidarsi, anche se mi conosceva da poche ore. Forse era proprio per questo che mi aveva riversato addosso quel fiume in piena ero una sconosciuta qualcosa di estraneo al suo mondo una scheggia un frammento di umanità qualcosa che si incontra una volta e poi non si rivede più. Quei pensieri mi atterrirono, avrei voluto far parte del suo mondo, ma mi rendevo conto che la cosa era impossibile, potevo solo godermi quella vicinanza finche durava domani sarebbe stato diverso, domani probabilmente se ci fossimo incontrati al Diana avremmo solo alzato gli occhi in cenno di saluto quella sera sarebbe stata il nostro segreto.

-          Scusa la domanda ma se non ti piace fare l’avvocato per quale motivo non hai cambiato indirizzo di studio? Era una domanda personale ma non mi sentivo in colpa per averla formulata era stato lui a confidarsi per primo

-          La verità è che sono figlio di un avvocato, incapace di amare i figli, ma capacissimo di imporre loro la sua volontà, forse non mi crederai ma mi ci ha costretto mio padre e questo, credimi, non glielo perdonerò mai.

Nei suoi occhi lessi una rabbia profonda e mi affrettai a cambiare discorso.

-          Valerio ci ha raccontato molto poco di te, tanto che noi che lavoriamo al Diana eravamo convinti che tu non esistessi o che, peggio ancora, fossi un barboso e avvizzito avvocato Svizzero.

-          Anche tu pensavi ciò di me? Disse lui con aria di sfida. Raccolsi il guanto.

-          Veramente  ho pensato cose molto peggiori di te.

-          Grazie, sono commosso disse lui poi prorompendo in una fragorosa risata che cancello dal suo volto meraviglioso le ombre di poco prima, ora appariva nuovamente disteso e padrone di sé. Guardai l’orologio si era fatto tardi, il tempo era trascorso velocemente dovevo andarmene se volevo rientrare in tempo, fini il mio bicchiere e lo salutai. Lui tentò di trattenermi ma gli spiegai che avevo due genitori iperprottetivi e severi, temevo che quella confidenza lo facesse sorridere con quel sorriso di scherno che spesso appariva sulle labbra di altri ragazzi, ma lui no. Mi guardò con tenerezza e disse.

-          Ti capisco sai!

Quelle due parole lasciate cosi sospese a mezz’aria mi scaldarono il cuore. Lo salutai e mi accinsi a pagare la mia consumazione lui mi trattenne e dicendo.

-          Michela, lascia offro io…poi dopo una breve pausa aggiunse – Posso avere il tuo numero di telefono?

-          Si ma non ho niente su cui segnarlo

-          Quello non è un problema. Disse e tolgliendo dal taschino un elegante penna stilografica e due biglietti da visita, me ne porse uno dicendo.

-          Qui ci sono tutti i miei numeri di telefono. Io gli dettai il mio e ci salutammo con la promessa di risentirci. Ero convinta di sognare, un uomo come lui che si perde con una come me! Quella sera, mentre tornavo a casa felice con il suo numero di telefono in tasca, riflettevo su di lui. La ragione mi metteva in guardia da quell’uomo tanto affascinante ma tanto più grande di me, al punto che non avevo neppure avuto il coraggio di chiedergli l’età, ma soprattutto a sconcertarmi era la profonda tristezza che leggevo a tratti nei suoi occhi azzurri, temevo che presto mi sarei ritrovata in un mare di guai.

 
 
 

Post N° 30

Post n°30 pubblicato il 09 Settembre 2008 da Clandestina_74

Nico parte n 3

Inutile dire che il terrore mi paralizzò, non era la prima volta che diventava violento ma non l’avevo mai visto così. Giunta a casa le gambe ancora mi tremavano, non dissi nulla hai miei familiari e decisi che per qualche tempo avrei proseguito quella relazione. Spaventata oltremodo dalle sue minacce.

 I mesi trascorsero velocemente e arrivò la primavera, ottenni il lavoro di p.r. capo, inoltre  Valerio informò che Nicolas aveva espresso il desiderio di conoscermi, poiché riteneva che avessi tutte le qualità per essere una buona collaboratrice: aveva notato con quanta cura avevo organizzato quella festa di Natale alcuni mesi prima, lusingata da quei complimenti diedi la mia disponibilità ma Nicolas che con il fratello Stefano possedeva due studi legali di cui uno in città e uno a Zurigo era sempre molto occupato, tanto da non riuscire a trovare un piccolo ritaglio di  tempo per passare dal Diana, la cosa infondo non mi dispiaceva,  poiché consideravo Nicolas un vecchio pedante avvocato, pertanto non avevo nessuna voglia di incontrarlo.

Quelle che seguirono furono settimane abbastanza serene avevo trovato un lavoro estivo come segretaria presso uno studio legale, mi piaceva, inoltre ero collaboratrice al Diana con il benestare di Nicolas, avevo pochi ma fidati amici.

 La mia relazione sentimentale però andava sempre peggio, infatti da quando lavoravo stabilmente per Valerio la sua gelosia era arrivata a livelli allucinanti, era arrivato addirittura a ipotizzare che per ottenere quel lavoro avessi fatto l’amore con il titolare, era stato inutile cercare di convincerlo e che per quanto ne sapevo poteva essere gay. Lui né era convinto e niente e nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea. Avevo persino cercato di fruttare quella sua convinzione a mio favore usandola come pretesto per chiudere quella relazione ma lui stoico mi disse che mi amava e che mi perdonava, era il limite del paradosso. 

Spesso, durante i rarissimi momenti di intimità che gli concedevo, mi ritrovavo a pensare all’uomo incontrato nel parco, questo mi procurava  una sorta di piacere perverso, lui invece approfittava di quei rarissimi attimi per concepire un figlio, espediente patetico e vano per tenermi legata a lui infatti mentre  si impegnava in questo  folle progetto, io avevo iniziato a usare un metodo contraccettivo, l’ultima cosa che volevo in quei giorni era un figlio da lui!

 Emilio naturalmente non era a conoscenza di questo e vedendo che i suoi forzi non ottenevano il risultato sperato diveniva sempre più frustrato e violento rendendo la mia vita in quelle settimane un vero e proprio incubo.

Ero al limite della sopportazione quando il destino decise di farmi un regalo.

Quella sera eravamo ospiti all’inaugurazione di un nuovo locale, mi aveva portata li nel tentativo di farsi perdonare l’ennesima scenata di gelosia: nel pomeriggio infatti, ero stata al Diana, Valerio mi aveva  affidato il compito di preparare festa per il compleanno per Nicolas, mentre definivamo i dettagli, come di consueto, avevo spento il cellulare ciò aveva mandato su tutte le furie Emilio che aveva tentato ripetutamente di mettersi in contatto con me. Non che ci fosse un reale bisogno di parlare quello era il suo modo di sorvegliarmi. Alla mia mancata risposta era piombato al Diana e fece una sceneggiata davanti a tutti tanto che Valerio suo malgrado fu costretto a prendere le mie difese. Dopo lunghe discussioni Emilio comprese  che il suo comportamento era stato riprovevole, si profuse quindi in scuse con Valerio e successivamente mi propose di accompagnarmi in quel locale.

Solo per evitare ulteriori discussioni decisi di accettare ma proprio quella sera e proprio in quel locale rividi nuovamente l’uomo del parco, si trovava li con un gruppo di persone ma il cuore e il mio sguardo riconobbero subito, da quell'istante Emilio smise di esistere m' imponevo di non guardare nella sua direzione ma i miei occhi erano sempre  rivolti a lui.

Emilio, per qualche tempo sembrò non notare la cosa e continuo imperterrito a parlare di matrimonio bambini e quant’altro, io continuavo a prestargli l’attenzione che si concede ad una mosca fastidiosa purtroppo dopo qualche tempo  notò il mio comportamento e decise che dovevamo andarcene, si alzò quindi per andare a pagare le consumazioni, lasciando cosi campo libero all’uomo misterioso.

-          Buonasera. Disse porgendomi l’accendino, che cercavo disperatamente nella mia borsa, sempre invasa da mille cose inutili.

-          Buonasera risposi mentre mi accendevo la sigaretta.

-          E’ la seconda volta che le accendo una sigaretta e non so nemmeno come si chiama.

-          Nemmeno io sono a conoscenza del suo nome!

-          Nicolas, disse lui porgendomi la sua mano notai cosi che portava la fede e il mio cuore ebbe un sussulto. Non ebbi comunque il tempo di stringere quella mano.

 Emilio, infatti, ci aveva raggiunti e afferrandomi per un braccio mi trascinò via lasciandomi solo il tempo di mormorare – Buonasera.

Nel parcheggio avemmo un’accesa discussione, dove entrambi demmo sfogo a tutta la nostra rabbia e frustrazione.

-          Michela, non è possibile che io non possa lasciarti sola un attimo che subito ti ritrovo in compagnia di qualche sconosciuto! E poi posso sapere quello stronzo chi è?

-          Veramente non lo so e se anche lo sapessi, credo che non sarebbero affari tuoi!

Emilio, si sedette al posto di giuda la testa tra le mani.

       -    Adesso tu mi devi spiegare perché non mi vuoi sposare e perché io e te non abbiamo ancora concepito un figlio.

Lo guardai e scoppiai in una risata e nel tentativo di ferirlo dissi

-          Forse perché tu sei sterile, hai mai preso in considerazione quest’ipotesi? Le mie parole lo colpirono. Accese il motore dell’auto, e non oso controbattere.

 Alcuni minuti dopo dissi

-          Portami a casa sono stanca  ed inoltre per stasera di te né ho abbastanza.

-          Miky, perché vuoi tornare a casa sono solo le 22 tu solitamente rientri più tardi dai facciamo pace ti porto dove vuoi.

-          No!  Ti ho già detto che sono stanca portami a casa.

 Emilio, tento di farmi cambiare idea ma fui irremovibile non volevo passare la serata con lui. Avevo intenzione di tornare nel locale che avevamo appena lasciato, naturalmente da sola, volevo conoscere meglio Nicolas.

 
 
 

Post N° 29

Post n°29 pubblicato il 07 Settembre 2008 da Clandestina_74

Quindi disse - La ringrazio si stava prendendo cura di Alessandra

- Non si preoccupi! Arrivederci.

Pronuncia quelle parole, mentre cercavo il pacchetto di sigarette nella borsa, le mie mani tremavano quell'uomo aveva uno strano ascendente su di me, quando riuscii a trovarle e nè portai una alla labbra, prontamente lui mi porse l'accendino. Lo ringraziai e ritornai alla festa che nel frattempo era entrata nel vivo, come previsto fu molto estenuante per me e la mia collega occuparci dei bimbi presenti alla festa: erano scatenati e spesso li trovavamo negli angoli più reconditi del parco. Isomma per quel giorno sembra di stare in un asilo.

Conclusasi la festa salutai tutti e quasi scappai via.

Ero esausta, inoltre sapevo che Emilio mi attendeva nel parcheggio e che un mio ritardo avrebbe scatenato l'ennesimo dissapore, ed era mia intenzione evitare ogni attrito, le risfessioni di quel pomeriggio mi avevano portato alla conclusione che dovevo dare alla nostra relazione ancora una possibilità anche se l'uomo che avevo incontrato alcune ore prima e che invano avevo tentato di scorgere per l'intera durata della festa mi aveva sconvolta dal momento che sembrava che i suoi lineamenti si fossero impressi a fuoco nella mia testa. Mi ripetevo cge si trattava di una cosa normalissima avevo visto un bell'uomo era naturale che mi avesse colpito e speravo che la vicinanza di Emilio cancellasse come per incanto quel volto ma non fu cosi, anzi, davanti al mio fidanzato la bellezza di quell'uomo misterioso era ancora più marcata.

- Ciao Michela, hai un viso stanco! Devi smetterla di lavorare in questo posto sai che la cosa non mi piace. Questo fu il suo saluto. Decisi comunque di lasciar cadere quella provocazione ero troppo stanca per sostenere uno scontro con lui, volevo solo tornare a casa, farmi una doccia e rilassarmi. Il mio silenzio ottenne l'effetto di scongiurare il litigio e permise a lui di lanciarsi in un lungo monologo nel quale espose i suoi progetti matrimoniali, eventualità che io non avevo ancora preso in considerazione ritenedomi ancora giovane per fare un passo tanto importante e definitivo, inoltre volevo prima laurearmi. Inoltre ad allontanare quell' eventualità, influiva la consapevolezza che qualcosa nel nostro rapporto non andava era qualcosa di indefinito, ma mi lasciava molte preplessita sulla riuscità di una nostra eventuale vita coniugale. Emilio non aveva mai fatto mistero del fatto che una volta convolati a giuste nozze mi avrebbe impedito di lavorare, frequentare le mie amicizie che ritenva frivole ed inutili, va da sè che la mia "testardaggine" nel voler concludere gi studi era un' altro motivo di scontro tra noi, la sua convinzione che una buona madre e moglie non possa frequentare aule di tribunali rasentava il ridicolo, a suo dire una buona madre di famiglia doveva rimanere in casa a cucinare torte e biscotti e ad occuparsi del bucato. Tutto il resto per lui era perdita di tempo. Conoscendo molto a fondo la sua mentalità era naturale che temessi di sposarlo, ero terrorizzata all'idea di divenatere come certe donne costrette ad elemosinare i soldi dal marito per andare a fare la spesa o dal parrucchiere, non erano paure infondate: Emilio era una persona la cui tacchagneria era oggetto di scherno persino tra i suoi amici più intimi. Notando il mio silenzio disse - Michela qualcosa non va?

- Nulla, sono molto stanca inoltre mi sembra di averti già ribadito che non ti voglio sposare l'anno prossimo! Voglio prima finire l'università e trovarmi un lavoro come avvocato. In che modo devo dirtelo perchè ti entri in testa?

Lui mi guardò minaccioso, accosto la macchina con una brusca frenata e mi diede un ceffone dicendo

- Adesso la smetti, per quanto tempo ancora vuoi andare avanti a giocare ai fidanzatini? Sono quattro anni che stiamo insieme ed è ora di concludere. Oppure hai intenzione di continuare a fare la puttanella da univesità?

-Per tutto il tempo che voglio! Considerando che la nostra storia finisce qui! Fu la mia risposta

Lui impallidì. Mi strinse le mani attorno al collo e disse

- Se mi lasci ti ammazzo!

 
 
 

Post N° 28

Post n°28 pubblicato il 05 Settembre 2008 da Clandestina_74

Quel giorno d’inverno ero terribilmente agitata, era la prima volta che dovevo occuparmi personalmente dei preparativi di una festa all’interno del locale ove svolgevo i miei compiti di p.r.. Fino ad  allora infatti mi avevano affidato unicamente la gestione delle liste degli invitati ma quel giorno, Valerio il titolare aveva deciso di darmi fiducia affidandomi  preparazione e gestione della festa in occasione del Natale.

 Era la mia occasione e volevo che la festa riuscisse al meglio, dimostrando cosi di essere in grado di sostituire la ragazza che fino ad allora aveva svolto quei compiti che sapevo in procinto di abbandonare. Ad aumentare la mia tensione c’era la consapevolezza che quel giorno tra gli invitati ci sarebbe stato Nicolas, colui che da alcuni mesi era entrato in società con Valerio nella gestione del Diana. Nessuno dei dipendenti del Diana aveva mai visto quell’uomo di lui conoscevamo solo il nome e la professione, pertanto eravamo tutti convinti che si trattasse di un avvocato di mezz’età pedante, puntiglioso e soprattutto noioso; convita di ciò avevo curato i preparativi per la festa in maniera quasi maniacale, cercando di non lasciare nulla al caso consapevole che quella persona era l’unico ostacolo che si poneva tra me e il posto di p.r. capo, incarico che mi avrebbe permesso di avere qualche soldo extra senza pesare continuamente sui miei genitori che già mi mantenevano agli studi.

Quando finalmente consegnai le liste degli invitati agli addetti della sicurezza responsabili degli ingressi.

 Tirai un sospiro di sollievo e incrociai le dita, quindi nel tentativo di scaricare la tensione mi concessi una passeggiata nel grande parco che circondava il locale, gli invitati arrivavano alla spicciolata, avrei avuto tutto il tempo per rilassarmi, prima che i miei doveri di p.r. mi richiamassero in sala.

La quiete del parco mi permise di rilassarmi e la mia mente smise di occuparsi della festa concentrandosi su Emilio, il mio fidanzato da quattro anni una relazione complicata e resa difficile dalle sue inutili gelosie determinate dai miei continui spostamenti all’università un mondo che lui non conosceva e che gli era precluso. Pertanto  Emilio vedeva tradimenti ovunque e faceva scenate solo se mi vedeva conversare amichevolmente con un amico, tutto questo rendeva la mia vita un vero e proprio inferno. Nulla di quello che facevo gli andava bene, trovava sconveniente il mio lavoro di p.r., detestava vedermi indossare un minigonna, non potevo truccarmi e spesso lo trovato all’uscita dell’università, mi sembrava di vivere nel medioevo.

 Ero immersa in queste riflessioni quando la mia attenzione fu attratta dalla presenza di una bimba dall’apparente età di quattro anni, i suoi capelli avevano un colore simile al grano maturo, pensai che si fosse allontanata dai genitori che festeggiavano in sala e rientrava quindi nei miei compiti di p.r. riaccompagnarla dai genitori. Quel giorno erano presenti molti bimbi al Diana, Valerio mi aveva avvertito dell’eventualità che qualcuno di loro si allontanasse dai genitori per fare quattro passi nel parco. Mi avvicinai a lei e inginocchiandomi per essere alla sua altezza le presi la manina chiedendole se si fosse smarrita, lei alzo il suo visino, sembrava il viso di quei cherubini che di tanto in tanto, si possono ammirare sulle volte delle chiese. Non ebbe il tempo di rispondermi perché da un boschetto alle sue spalle vidi arrivare correndo un uomo che intuii essere il padre.

-          Alessandra perché sei scappata? Mi hai fatto preoccupare!

-          Giocavo a nascondino ma non trovo più i miei amici…  fu la risposta della bimba. Lui la guardò con un misto di severità e tenerezza e disse

-          Adesso ti aiuto io a cercarli.

Fu allora che lo guardai attentamente, aveva i capelli biondi come la bimba, le labbra erano sottili e ben disegnate, il naso leggermente curvato verso destra dava un tocco strano al suo viso che altrimenti sarebbe stato perfetto. Non fu il suo viso a turbarmi ma i suoi meravigliosi occhi azzurri, ricordavano il cielo in certe giornate d’inverno quando l’aria è pungente e il cielo è terso di un azzurro tanto intenso che sembra di poterlo toccare alzando semplicemente un dito.

Sentendosi osservato lui alzo lo sguardo su di me.

 
 
 

Post N° 27

Post n°27 pubblicato il 04 Settembre 2008 da Clandestina_74

Qualcuno una volta mi ha detto
Dio da ai suoi figli preferiti le prove più dure, per dimostrare a loro che li ama... come farebbe un padre con il figlio che più ama

Bè grazie nè faccio volentieri a meno di essere la sua figlia prediletta...perchè toglermi anche Nico?

 
 
 

Post N° 26

Post n°26 pubblicato il 04 Settembre 2008 da Clandestina_74

La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente fra noia e dolore, con intervalli fugaci, e per di più illusori, di piacere e gioia.
Arthur Schopenhauer

Più intelligenza avrai, più soffrirai.
Arthur Schopenhauer

 
 
 

Post N° 25

Post n°25 pubblicato il 27 Agosto 2008 da Clandestina_74

Vorrei trovare le parole per starti vicino, ma lo sai anche tu non ci sono parole, scrivo anche io da questo mio eremo privato, nascosta dal mondo per proteggermi. Tu lo sai amica mia sono giorni in cui la malinconia mi assale e nulla colma quel vuoto immenso, un nome nella testa e nel cuore un angoscia che la notte non mi lascia dormire mancano 3 giorni a quel tragico anniversario e anche se sto bene se sorrido dentro è un terromoto di domande e di perchè... Intanto ceco le parole per asciugare il tuo dolore per nascondere quello che turba la mia mente...

Non ti dico che ti voglio bene lo sai, non posso nemmeno dirti che sarà facile ti posso confermare la mia amicizia quella di sempre quella che nei momenti di disperazione ha sempre trovato il modo di farti ridere, la vita cambia a volte per causa nostra troppo spesso per cose non dette o semplicemente perchè è la vita e non è statica... Io stessa oggi mi ritrovo a fare i conti con una ridda di emozioni che non so gestire, violente, intense, passione, amore, odio e rabbia e in tutto questo la voglia di essere presa tra le braccia da qualcuno e forse basterebbe una parola che non arriva a calmare questa angoscia la mia come la tua... sappiamo entrambe che non arriveranno ... e allora chiudo gli occhi e mi stringo adosso la sua camicia quella che gli piaceva tanto e mi chiedo per l'ennesima volta PERCHE'

 
 
 

ti auguro

Post n°24 pubblicato il 24 Agosto 2008 da Clandestina_74

Quando non hai voglia di parlare, certe volte capita..
Non ti va di fare le domande, perché conosci le risposte.
Capita a te, come capita a me di piangere poi, per niente.
Non hai mai cambiato quei bottoni, sulla tua camicia blu.
Quello che nessuno ha mai capito e' stato il tuo vestire cosi'
capita a te e capita a me
di ritornare a vivere
e di capire che quello che e' stato
e certe volte e' meglio
no non rimpiangere mai
non illuderti mai
certe cose non tornano piu'
e non pensarci di piu'
non pensarci anche se
anche se sono le cose che hai amato di piu'
e che restano li'
camminare a pieni nudi
a bordi delle strade
e quell'amare amare forte forte
fino a non mangiare piu'
e non dimentichi mai
non dimentichi mai
capita a te come capita a me
che poi d'improvviso passa
e di capire che a volte il destino
ha piu' fantasia di noi
e............
no non rimpiangere mai
non illuderti mai
certe cose non tornano piu'
e non pensarci di piu'
tu non pensarci anche se
sono le cose che hai amato di piu'
e che restano li'
stare insieme almeno la vigilia di Natale
e quel nuotare al mare
con tua madre che strillava "Vieni qui"
e non farlo mai piu'
no...non farlo mai piu'
e.....
sono le cose che hai amato di piu'
certe cose non tornano tornano tornano piu'

 
 
 

Post N° 23

Post n°23 pubblicato il 24 Agosto 2008 da Clandestina_74

Lo stupro
Lo stupro è una piaga che colpisce ogni parte del globo: i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità fissano tra il 14 ed il 20 per cento il numero di donne che, negli Stati Uniti, subiscono uno stupro durante il corso della vita. Percentuali analoghe sono indicate da studi effettuati in Canada, Corea e Nuova Zelanda. In alcuni paesi, tuttavia, perseguire i colpevoli è più facile che in altri. In Pakistan, ad esempio, per ottenere il massimo della pena la donna che denuncia il suo stupratore deve presentare quattro testimoni e maschi e non può testimoniare lei stessa. Inoltre, la vittima che non riesce a dimostrare il reato viene incriminata per attività sessuali illecite, incarcerata o frustata pubblicamente. La violenza sessuale è anche un'arma di guerra, solo da poco riconosciuta come tale dalle leggi internazionali. I conflitti con un forte connotato etnico, come quelli nei Balcani o in Africa centrale, vedono l'uso dello stupro come strumento bellico da parte di entrambi i contendenti. Nel 1993, il Centro per i crimini di guerra di Zenica aveva documentato in Bosnia 40 mila casi di sturpro, ma le cifre reali sono ritenute ben più alte e vi sono sospetti che persino alcuni soldati dell'Onu si siano resi responsabili di aggressioni.

Per le donne tra i 15 e i 44 anni la violenza è la prima causa di morte e di invalidità: ancor più del cancro, della malaria, degli incidenti stradali e persino della guerra. Questo dato sconvolgente, proveniente da una ricerca della Harvard University, apre il rapporto sulla violenza contro le donne nel mondo diffuso in questi giorni dal "Panos Institute" di Londra, un'organizzazione non governativa che si occupa di problemi globali e dello sviluppo. Il rapporto, preparato per l'apertura di una sessione delle Nazioni Unite sulla condizione femminile, raccoglie studi e ricerche sul problema della violenza sulle donne effettuati in ogni parte del pianeta da organismi e istituti nazionali e internazionali. Dalle sue pagine, emerge la drammatica fotografia di una realtà che non risparmia nessuna nazione e nessun continente.

Le ricerche compiute negli ultimi dieci anni sono concordi: la violenza contro le donne è endemica, nei paesi industrializzati come in quelli in via di sviluppo. E non conosce differenze sociali o culturali: le vittime e i loro aggressori appartengono a tutte le classi e a tutti i ceti economici. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, almeno una donna su cinque ha subito abusi fisici o sessuali da parte di un uomo nel corso della sua vita. E, come si può verificare anche solo aprendo le pagine di cronaca dei quotidiani, il rischio maggiore sono i familiari, mariti e padri, seguiti a ruota dagli amici: vicini di casa, conoscenti stretti e colleghi di lavoro o di studio.

 
 
 

Post N° 22

Post n°22 pubblicato il 22 Agosto 2008 da Clandestina_74

Come cambia la vita se..

Quando una donna subisce molestie sessuali che lei vive come traumatiche, o una violenza sessuale o uno stupro, la sua vita può cambiare completamente anche se non sempre ci si rende conto che tale cambiamento è dovuto proprio a quell’aggressione sessuale. I ricercatori nei diversi paesi osservano nelle vittime alcune costanti: lo stupro viene vissuto come evento minaccioso per la vita, la violenza sessuale viene associata a paure di mutilazione e di morte.  Le violenze sessuali e gli stupri portano, in molti casi,  a gravi conseguenze psico-fisiche:  incubi, insonnia, nausea, vomito, batticuore, tremito, stato di eccitazione nervosa, delirio, uso di sostanze quali alcool o droghe, depressione, crisi isteriche anche con ricoveri ospedalieri, disturbi alimentari. Queste ricerche portano alla definizione dello stupro  come fattore scatenante del disturbo post-traumatico da stress e trasformano lo stupro da atto sessuale a crimine.

Anche le molestie sessuali possono creare nella vittima gli stessi problemi e la stessa sintomatologia dello stupro. 
La sofferenza psichica che la vittima prova infatti non è direttamente proporzionale alla gravità dell’azione commessa dall’aggressore. Come in tutti gli avvenimenti traumatici, le conseguenze di un trauma sono il risultato dell’interazione fra quell’avvenimento stressante e la persona che lo subisce, persona che ovviamente ha una propria storia precedente al trauma e una propria struttura di personalità. Non necessariamente ad una violenza grave sul piano dei fatti corrisponde un trauma altrettanto grave sul piano psichico, mentre può accedere che ad una molestia apparentemente non grave possa corrispondere una imponente reazione di tipo post traumatico che produce nella vittima un’immensa sofferenza.

Se quindi  dopo una violenza o una molestia sessuale non ti senti più la stessa  e non capisci come mai, chiedi aiuto.

 

 
 
 
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