Creato da merendero77 il 25/08/2007

Kit&MÜrt - UGàL

Ho guardato dentro un bugia ed ho capito che è una malattia dalla quale non si può guarire mai...

 

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La fine di LIbero

Post n°170 pubblicato il 08 Maggio 2009 da merendero77

18. Ancora Mery

“Mi hanno licenziata, mi hanno licenziata, mi hanno sbattuto fuori!”, andava ripetendo Mery ossessivamente seduta sul bordo del letto, le mani conserte, dondolando la testa avanti e indietro.
Piangeva di rabbia e si mordeva le labbra ripetendo la stessa cantilena.
L’avevano segata alla grande, l’avevano messa fuori dal giro. La vacanza che il Presidente in persona le aveva consigliato, era troppo lunga per Mery.
Ritornò in ufficio dopo due giorni pretendendo di riprendere a lavorare ma al suo posto c’era un altro, un suo acerrimo nemico. Già lì, già piazzato, già in pieno possesso di tutto.
Mery non ci vide più, perse le staffe e andò fuori di testa. Travolse tutti quelli che già accorrevano per darle sciocche spiegazioni di circostanza e partì a razzo per sputare il suo veleno contro il Presidente.
Mandò a quel paese la segretaria che le impediva di entrare nell’ufficio e vi fece irruzione. Solo le guardie giurate poterono fermarla.
“Signorina, lei è licenziata, ha capito? Licenziata!!! Le consiglio di cambiare mestiere perché con le mie conoscenze nessuno qui l’assumerà più”, sorrise con un sorriso bieco il Presidente, “L’ha fatto troppo grossa, nessuno si è mai rivolto a me in quel modo, ne tanto meno un donna! Per lei la finanza è già un vecchio ricordo!”
Mery rivedeva quella scena nella sua testa, chiara, cristallina.
No, non aveva speranze, non avrebbe mai più ritrovato lavoro nella Finanza. Tanti anni di studio, tante rinunce, tanti sacrifici per arrivare dove era arrivata ed ora, per aver perso la testa, si ritrovava a zero!
“Povera imbecille, ti sei scavata la fossa da sola!”, bofonchiò.
Si alzò dal letto e si avvicinino alla finestra. Tirò le tendine. Fuori non pioveva più: la pioggia era diventata neve e si vedevano i grossi e leggeri fiocchi attraverso la luce giallastra dei lampioni.
Accese una Marlboro Light e con essa i ricordi. La fronte schiacciata contro il vetro, andava ricordando pezzi della sua infanzia felice, della sua Puglia lontana, delle sue estati al mare, del suo amatissimo papà che l’aveva fatta sentire sempre una principessa, che l’adorava e passava ore a giocare con lei. Ed ora chi era?
Ricordò tutto, nei minimi particolari, e le lacrime si asciugarono un po’, evaporate in un abbozzato sorriso, un sorriso amaro, il sorriso di chi sa che ha perso.
Aveva perso Mery e ora doveva fare i conti con quello che le restava. Nella vita bisogna avere sempre un piano “B”, una via di fuga, un’alternativa.
Per strada, sotto quei fiocchi candidi, le sembrò di rivedere Nicola, quello anacronistico idealista del suo ex, che aspettava sotto la sua prima casa quando arrivò a Milano.
Aspettò tutto il giorno e tutta la notte, dormì sul marciapiede come un barbone. Solo per lei. Ma a lei non interessava più e, facendo gesti eclatanti e plateali per dimostrarle il suo amore, non faceva altro che provocarle fastidio e irritazione. Tipo strano Nicola. L’aveva amata veramente, l’aveva rispettata, attesa nei suoi tempi, l’aveva compresa, l’aveva assecondata nei suoi saliscendi d’umore, l’aveva sostenuta. Solo quando Mery cominciò a fare discorsi ambiziosi Nicola cominciò a storcere il naso. Forse aveva fiutato tutto. Forse immaginava come sarebbe andata a finire. Le disse “Tu parli come tuo padre!” e fu quella goccia che spinse Mery a lasciarlo perdere. Nicola era diventato un ostacolo. Si era messo in mezzo tra lei, la sua famiglia e le sue ambizioni. E se ne liberò. In fondo suo padre non aveva poi sbagliato a dire che era uno smidollato, che non era concreto, che non sarebbe mai arrivato da nessuna parte, che non aveva capito come vanno le cose nel mondo, che era sono un poveraccio, un pezzente che sarebbe rimasto sempre tale.
Meglio perderlo che trovarlo.
Ma che ci faceva quella sera che era quasi Natale in quella fredde Milano che si andava imbiancando? Come sarebbe stato bello averlo lì solo per farsi abbracciare…
Mery spense la sua Marlboro light per terra schiacciandola con le pantofole di peluche rischiando di farle prendere fuoco, si mise qualcosa addosso e scese per strada.
Sotto il lampione non c’era più nessuno. Solo silenzio nella città addormentata e bagliore giallastro nel cielo artificiale.
Fioccava, e Mery prendeva la neve in faccia sentendosi trafitta dai cristalli d’acqua ghiacciata.
No, non c’era nessuno ad attenderla. Era sola, spaventata, confusa.

 

19.Telelombardia

Dal bagno aperto proveniva lo sciacquettio di Valeriè che si rilassava in vasca interrotto di tanto in tanto dalla sua voce che intonava strofe della Vie en rose.
Libero accese la tv e fece un po’ di zapping tra il palinsesto mattinale della domenica. La sua attenzione fu attirata da un servizio del tg di Telelombardia.
Parlavano di una giovane donna di trentaquattro anni era sta trovata morta assiderata sotto un lampione proprio di fronte a casa sua. Sul suo corpo non c’erano segni di violenza e niente poteva far pensare ad una rapina o ad uno stupro. Era un mistero. Le autorità avrebbero indagato in tutte le direzioni poiché ogni via era possibile.
In sovrimpressione i giornalisti avevano mandato in onda una sua foto che probabilmente lei teneva incorniciata e appesa in casa sua. Raffigurava lei con un mazzo di fiori in mano con la testa cinta da una corona d’alloro. Alla sua destra un bell’uomo alto e fiero sorrideva e l’abbracciava e alla sua sinistra unadonna che aveva gli stessi suoi occhi.
Liberò la riconobbe subito come la signora dal tailleur gessato con la quale s’era scontrato all’ingresso del Tabacchi. I suoi occhi profondi ridevano nella foto ma il velo di solitudine si riconosceva… Si era specchiato in quella solitudine e le erano rimaste impresse le sue occhiaie, il volto smunto e sofferente, la sua confusione, il suo smarrimento.
Liberò lasciò sfuggire un sospiro sordo dalla mano che gli copriva la bocca per il turbamento e la sorpresa.
“Libero, que se passe-t-il?”, urlò Valeriè dal bagno.
Non avendo nessuna risposta, uscì dalla vasca e accorse.
Liberò singhiozzava.
“E’ morta, Valeriè, s’è lasciata morire per strada e nessuno l’ha vista né aiutata. E’ morta sola, sotto gli occhi di un milione di abitanti…”
“Chi è? La conoscevi?”, chiese la bella francese.
“Sì…”, e le raccontò come.
Valeriè l’abbracciò e Libero fu avvolto da un profumo di bagnoschiuma al cioccolato.
Cercando il suo sguardo le chiese: “ Valeriè, che ne sarà di noi?” ed ebbe un po’ di paura.
“Qualsiasi cosa sarà, voglio che sia con te!”, gli rispose e la paura si sciolse sulle loro labbra in un bacio dolce amaro come miele di corbezzolo…



-------------FINE------------------------------------------------------


POSTFAZIONE


Mariposa

Si sciolgono le nuvole
In una pioggia lacrimosa…
Non puoi volare Mariposa
E la tua breve esistenza trascorri
A guardare la pioggia
Mentre la primavera
Si consuma nel grigio
Di una giornata uggiosa…
Non vivi Mariposa…
Non restare a guardare immota
Le gocce possono ferire
Ma tu vola e osa…
 
 
 
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FANGO



Cin Cin Vale
!







 
un mondo vecchio
che sta insieme

solo grazie a quelli
che hanno

ancora il coraggio
di innamorarsi!!

 

 

CHE


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Ricordiamoci che anche oggi è
la festa
delle donne, anche
domani, anche
dopodomani,
anche....sempre....


___________________________


 

GUCCINI

E un giorno ti svegli stupita
e di colpo ti accorgi
che non sono più quei
fantastici giorni all'asilo
di giochi, di amici e se ti guardi
attorno non scorgi le cose consuete,
ma un vago e indistinto profilo...
E un giorno cammini per strada
e ad un tratto comprendi che
non sei la stessa che andava
al mattino alla scuola,
che il mondo là fuori t'aspetta
e tu quasi ti arrendi capendo
che a battito a battito
è l'età che s'invola...




 

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