Creato da merendero77 il 25/08/2007
Kit&MÜrt - UGàL
Ho guardato dentro un bugia ed ho capito che è una malattia dalla quale non si può guarire mai...
Post n°144 pubblicato il 12 Ottobre 2008 da merendero77
Alla fine dei loro giri l'avevano portato in un locale notturno, una squallida discoteca. Libero spaesato si chiese dove era finito. Non c'era nessuno lì dentro, cosa avrebbe potuto trovare? Prese la sua consumazione obbligatoria e si piazzò in un angolo dove poteva starsene a parte senza essere strattonato, spinto, pestato. Sorseggiava e si guardava intorno alla ricerca di qualcosa, dell'anomalia che percepiva e che non capiva. Tanti corpi ammassati, sudati che risolvevano il problema di ballare nello scuotere un pò la testa e le gambe. C'erano sguardi, contatti, seduzione. Era un campo di battaglia dove si combatteva per l'affermazione narcisistica e per il sesso. Le ragazzine perfette godevano nel sentirsi puntate, con gli sguardi famelici addosso. Per loro sarebbe bastato avere la certezza che decine di uomini le stessero desiderando, che ardevano del desiderio di possederle, per trovare la loro soddisfazione piena e per dire "mi sono divertita". I ragazzi in competizione narcisistica, cercavano di affermarsi, di dimostrare la propria forza per essere i primi del branco. Forse da quando eravamo degli scimmioni pelosi le cose non erano cambiate poi molto. Libero si aveva vissuto sempre al margine di quella squallida competizione. Non era penetrare un pezzo di carne quello di cui aveva bisogno. Sarebbe stato come farsi una sega tra le gambe di una di cui a malapena avrebbe ricordato il nome il giorno dopo, qualcuno che avrebbe quasi ripugnato poi, qualcuno che avrebbe voluto dimenticare, ammesso sempre che ce l'avesse fatta a competere con le orde d'ormoni che si battevano per il sesso. Se avesse sempre perso? Altre frustrazioni! Aveva il suo sogno nel cassetto dimenticato. Aveva preso molto polvere. Ma era ancora lì nascosto e non voleva bruciarlo, almeno quello no. Già aveva fatto troppe rinunce, già troppe volte era sceso a compromessi. Libero pensava ai sui capelli: ogni giorno un capello bianca spuntava tra i suoi pensieri. In questo mondo bisogna essere sempre giovani e belli ed in forma, non ci si può permettere di essere vecchi e decadenti. La società come l'abbiamo costruita ora, non ha bisogno dei vecchi. Loro sono di impiccio, sono un peso per la società, non hanno più il ruolo centrale nella famiglia. Nessuno si vuole occupare di loro. Fioriscono le cliniche per rinchiuderli dentro e dimenticarli, l'ipotesi di eutanasia prende piede. Libero pensava che invecchiare oggi è un dramma e che farlo da solo sarebbe stato insopporabile. Ebbe paura.... |
Post n°143 pubblicato il 10 Ottobre 2008 da merendero77
Era da un pò che ci pensava. Da qualche anno a questa parte il terrore faceva parte della quotidianità di ognuno. Da quella maledetta data dell'11 settembre poi, il terrore lo si respirava nell'aria ovunque. Tutto era cambiato. "Ma perchè? Perchè non vi rendete conto?", andava predicando a tutti. Ma nessuno l'ascoltava e se gli davano ragione, era per farlo smettere di frignare. Libero era sicuro. Si, c'hanno fottuto. Hanno iniettato la paura nei nostri cuori e ora siamo fottuti e ce la facciamo sotto. Ci guardiamo circospetti, siamo in tensione, abbiamo paura del diverso. Tutti sono potenzialmente ostili, la tv dice che il mondo è pericoloso, ci imbottisce di tragedie, di attentati, bombe, arti strappati, sangue, di padri che ammazzano la famiglia, di madri che sgozzono i loro figli, di pazzi che fanno stragi dei vicini, di rumeni alcolizzati che ammazzano i pedoni, di zingari che rubano bambini, di negri spacciatori, di strupatori, di botte, di violenza, violenza, violenza e sembra dire "occhio, la prossima vittima potresti essere tu!" Il male non è solo fuori, il male potrebbe essere anche tuo figlio, tua moglie, il vicino di casa, chiunque! E questo viene ripetuto constantemente. la cronaca nera ci borbanda il cervello e noi ci ammorbiamo sempre di più, vogliamo anche approfondire i particolari scabrosi del delitto, vogliamo scavare nel marcio. La paura monta e ci paralizza, cambia i nostri rapporti umani. Da quando era a Milano libero conosceva molta gente ma non aveva ancora amici nè una ragazza. Aveva solo frequentazioni superficiali. Forse la strategia del terrore stava funzionando bene. Vivere in uno stato continuo d'emergenza ci ha trasformato in una massa amorfa di pecore bianche che pascolano placide nei centri commerciali e sgobbano tutta la vita senza rendersi conto di essere tanti schiavi. Lo stato di emergenza permette anche di far passare misure restrittive, di controllare meglio, di stritolare la libertà, di sputare addosso alla democrazia in nome della sicurezza. Libero sapeva che erano tutte balle. Libero sentiva questo disagio e lui non aveva paura della gente, delle bombe, degli immigrati, degli spacciatori, delle puttane, dei pirati della strada, degli zingari, dei drogati, lui aveva paura della gente morta dentro, dei fantasmi che vedeva in giro, con le facce senza volto, come tanti avatar del messenger, incapaci di qualsiasi emozione...l'unica paura che aveva era quella di essere diventato anche lui un avatar blu, sconnesso da tutti, off-line... Guardava attraverso i vetri della sua finestra. C'era traffico, casino, le luci gialle dei lampioni. Era venerdì e il w-e della Milano da bere stava per impazzare.. "Che cazzo faccio stasera?" , si disse a mezza voce. Era solo... |
Uscito dall’ufficio appena alle 18 e 30, imboccò subito via Torino. L'aria era mite, era stata una bella giornata di sole dopo qualche giorno di pioggia nel w-e. Un mare di gente sciamava a quell’ora per la via. Facce tese, tutti di fretta. Solo qualche ragazza indugiava rapita dalla bellezza di un paio nuovo di scarpe costose o di una borsa scintillante davanti ad una vetrina quasi aggressiva. Libero camminava piano, guardava tutti cercando i loro sguardi. Ebbe l’impressione di vivere a Milano come in un deserto. Lui era perfettamente trasparante in mezzo a quella folla, quasi inesistente. Nessuno lo vedevo. Era come se guardasse una scena di un film e lui fosse solo un esterno spettatore.
Rise di se, di quando era adolescente, di quando era timidissimo e arrossiva per niente. Rise perché ora sapeva che la gente pensa a noi molto meno di quello che noi pensiamo e lui invece aveva avuto paura, si era vergognato, si era fatto mille problemi. Trascinatosi stancamente fino in fondo a via Torino, imboccò via Orefici e prese la metro a Piazza Cordusio. Giunto che fu nel suo sordido bilocale, gettò giacca e borsa sul suo divanetto e guardò nel frigo infilandovi ben dentro la testa per vedere meglio. Sembrava gli scaffali degli spacci comunisti. Un uovo, qualche sottiletta, una crescenza aperta non sapeva quando, dei wurstel, una bottiglia d’acqua e un Peroni da 66. “Meno male che c’è almeno la birra!”, esclamò, ma la voce gli uscì rauca perché erano due ore che non parlava con nessuno. Mangiò senza appetito wurstel e uovo e sottilette, la tele accesa senza guardarla. Alla fine del ricco pasto diede fuoco ad una “paglia” e rimase a lungo pensieroso gustandosi le ultime sorsate di Peroni. “ Che giornata di merda oggi…” pensò, “ oh, cazzo, oggi è sei ottobre pure!”, disse. Prese un pezzo di carta unto d’olio di tonno di ieri sera, e scarabocchiò qualche parola: Pomeriggio d'ottobre Caldo e assolato I nostri sguardi si evitano: Senso di disagio... I pochi cm tra di noi Sono diventati insopportabili... Non c'è più intimità nei nostri gesti: I nostri corpi si ripugnano... Le parole che cadono Sono pesanti macigni Per erigerne muri definitivi.. ...Silenzio... Pomeriggio d'ottobre, È già autunno Gli alberi sono ancora tutti verdi E sembra quasi che sia estate... ...Potrei esserne felice... Pensò a quanto tempo era che non faceva più l'amore. Non erano più mesi,erano anni. Provò una profonda amarezza. Schiacciò la cicca nel posacenere e s'accasciò sul divano. Una lacrima premeva sulle palpebre pesanti.... |
Post n°141 pubblicato il 01 Ottobre 2008 da merendero77
Libero cazzeggiava su internet. Dopo una giornata in ufficio davanti ad un monitor Lcd non era il massimo dello sballo ma era necessiaro. Si sbatteva alla ricerca di un volo low cost. Non aveva mete prestabilite. Voleva partire. Voleva avere un obbiettivo a medio termine. Qualcosa a cui aggrapparsi. Parigi, Madrid, Berlino, Dublino, ogni meta aveva il suo fascino, tante cose da visitare, tanto "nuovo" da vedere, godere, vivere. Adorava la dimensione del viaggio, era la sua preferita: era "leggera", di passaggio, non richiedava molto impegno, era molto stimolante come sempre quando c'è qualcosa da scoprire, crea tante aspettative, genera speranze e stimola la fanasia. Chi lo potrebbe mai dire? Magari incotri qualcuno, succede qualcosa che ti cambia la vita tipo sliding doors e anche se non ti cambia proprio un bel niente, il viaggio comunque ti renderà nuovo e un pò diverso. Libero lavorava alacremente su vari siti, col collo proteso verso il monitor, facendo facce sempre diverse e sempre buffe a seconda di quello che gli passava sotto gli occhi. Lui era così: non riusciva a rimanere indifferente con la faccia. Questa era molto più loquace di lui. Linate-Parigi 78 euro! "Fantastico!", si disse e compose il numero di Francesco per sentire cosa ne pensasse. Un pensiero però lo turbò un attimo. "Il mondo è troppo piccolo, non ha abbastanza strade per perdermi". Da dove diavolo gli saltava in mente una roba simile? Dove l'aveva letta? "Sti cazzi! Tanto si va in aereo! Chi se ne frega che le strade son poche.." Rise da solo alle sua stessa battuta come, del resto, quasi sempre accadeva e schiacciò la cornetta verde del suo nokia. Libero voleva fuggire dall'asfissiante quotidianetà. Libero voleva fuggire un pò anche da se stesso, ecco perchè era così desideroso di fuggire, ma non si sarebbe mai perso.... |
Post n°140 pubblicato il 29 Settembre 2008 da merendero77
Made in China Benvenuti nel Nuovo Medioevo Vedo solo volgarità e violenza Vedo solo compiaciuta ignoranza Vedo solo occhi vuoti e persi Benvenuti nei Tempi Confusi Dove chi più urla ha ragione Dove chi uccide è un eroe Dove chi fotte è da imitare E tu, figlia del tuo tempo, In questo tempo al limitare, Tra gli ultimi bagliori lividi del declinare Mentre cala la notte per sempre ed il sole s'ammaina, Tu mia cara, m'hai dato un amore Made in China Falso, tossico, malato Che è durato quel che è durato… Libero annotò questi sui versi sul suo taccuino. Pensava di essere davvero nel Medioevo... e aveva paura di avere ragione. |
Vasco a Bari 26/09/08 Questo video è stato realizzato da un ragazzo che stava vicino a me. Io ero lì a un metro da Vasco, dall'autore della colonna sonora della mia vita. Ho finalmente esaudito un sogno: stare lì in mezzo, tra gli ultrà di Vasco, nel cerchio chiuso dei pochi benedetti con il braccialetto vivacemente colorato che entrano ed escono quando vogliono e stanno lì a un metro dal loro idolo, che possono guardarlo per un attimo negli occhi dal vivo. Per fortuna che la vita ci da queste piccole grandi soddisfazioni e gioie che ci rendono splendida qualche giornata! W Vasco! E grazie per le emozioni che ci regali! |
Post n°138 pubblicato il 21 Settembre 2008 da merendero77
Questo è un omaggio a Vasco, l'ennesimo omaggio. Questa poesiola è volutamente ispirata a "Giocala" e vuole essere un mero esercizio di scrittura. Non è riferita a cose e fatti realmente accaduti ma è solo frutto della mia fantasia. Resta solo un racconto di una storia triste che contiene Vasco e le sue canzoni, scritto in occasione di venerdi prossimo venturo che mi vedrà protagonista ancora una volta sotto il palco del mitico Vasco a Bari. Già so l'emozione che proverò. C'è chi mi ha visto invasato davanti ad un dvd e può immaginare che succederà davanti ad un palco! Eccola: Non eri di sinistra
Che cosa mi dici? Che sei “indecisa”, Che se ti guardi indietro Vedi….cosa?! Dici che sono "cambiato"... Che sono "diverso" Che in questi quasi sei anni Solo ora ti sei "accorta"... Che cosa mi dici? Che ti sei "sbagliata", Che di Vasco non sei così patita Che quel concerto un po’ t’ha “delusa” Dici che sì, è vero l’hai votata Che però la “sinistra” non t’è mai piaciuta Che sì, è vero ci siamo amati Che però l’amore da solo “non basta” Che cosa mi dici? Che alla fine ti senti “fregata” Che in tutto quello che hai fatto Tu ci hai “guadagnato”…cosa?! Ma c’è una cosa che mi “frega” E’ sempre il solito cuore che mi strega… Ma c’è una cosa che non “imparo” mai… E’ capire chi merita il mio “dare” Che non imparo mai… |
Post n°137 pubblicato il 19 Settembre 2008 da merendero77
Arrivava l'autunno a Gravina. Libero emigrava come tutti gli altri sui concittadini in età lavorativa. La cittadina si vuotava e per le strade la sera regnava un tetro silenzio. Faceva paura la città fantasma fatta di vedove dell'emigrazione, vecchi, bambini e negli ultimi anni, di extra-comunitarie badanti, colf e mignotte... No, non era una città per giovani. |
Post n°136 pubblicato il 16 Settembre 2008 da merendero77
Ticking away the moments that make up a dull day You fritter and waste the hours in an off hand way Kicking around on a piece of ground in your home town Waiting for someone or something to show you the way Tired of lying in the sunshine, staying home to watch the ram You are young and life is long and there is time to kill today And then one day you find ten years have got behind you No one told you when to run, you missed the starting gun And you run and you run to catch up with the sun, but it's sinking And racing around to come up behind you again The sun is the same in the relative way, but you're older Shorter of breath and one day closer to death Every year is getting shorter, never seem to find the time Plans that either come to naught or half a page of scribbled lines Hanging on in quiet desperation is the english way The time is gone, the song is over, thought I'd something more Testo della canzone (traduzione italiana) Tempo Ticchettano via i minuti che riempiono un giorno tedioso E tu sbrindelli e sciupi le ore per strade fuori mano Gironzolando per un angolo della tua città Aspetti che qualcuno o qualcosa ti mostri la via Stanco di giacere al calore del sole, di restare in casa a guardare la pioggia Sei giovane e la vita è lunga, c'è tempo da ammazzare, oggi E poi un giorno scopri che dieci anni ti hanno voltato le spalle Nessuno ti ha detto quando correre e ti sei perso il segnale dì partenza E corri e corri per raggiungere il sole ma sta tramontando Correndo in tondo per rispuntare di nuovo dietro di te Il sole è lo stesso nella solita via ma tu sei invecchiato Respiro più corto e d'un giorno più vicino alla morte Ogni anno si fa più breve, non sembri mai pago del tempo Fra progetti che finiscono in niente o mezza pagina di righe scarabocchiate Sopravvivere in quieta disperazione, al modo inglese Il tempo è andato, la canzone è finita anche se avrei altro da dire vie" value="http://www.youtube.com/v/ntm1YfehK7U&hl=en&fs=1"> Accese la sua auto nei primi freddi del mattino settembrino. Lo stereo era ancora sintonizzato su Radio Capital. Senti partire la campanella di Time. Erano i Pink Floyd, alle 5 e 32 del mattino! Alla fine del brano un dispiaciuto dj, con vero dolore, annucciò che il giorno prima era morto Richard Wright, il sessantacinquenne tastierista dell'amatissima, leggendaria band britannica! "Addio Richard! La tua musica sopravviverà sempre e il tempo non farà mai invecchiare le tue melodie! Addio" Così Libero a mezza voce salutò Richard, sbattè il pugno sullo sterzo e partì a razzo, chè la vita se ne fotte di tutto e continua sempre e comunque e nonostante noi. Erano le 05:39 e la giornata cominciava decisamente male.... |
Post n°135 pubblicato il 14 Settembre 2008 da merendero77
"La domenica mi sveglio e mi sento sempre maledettamente triste", pensava Libero stropicciandosi gli occhi per riuscire a mettere a la sveglia e capire che cazzo di ora fosse. Le 11:37! Porca vacca, la giornata è già bella che andata. L'ansia gli montò subito e il cuore cominciò a pompare a mille. Getto di lato le coperte, infilò le pantofole, apri le finestre per far andare via gli odori della notte alcolica che infestavano la stanza, e cominciò a correre. Maledetta domenica, l'anticamera del lunedì, il day-after, il ritorno sulla terra dopo il sabato del villaggio. Corri Libero che il tempo corre più di te... |
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E un giorno ti svegli stupita
e di colpo ti accorgi
che non sono più quei
fantastici giorni all'asilo
di giochi, di amici e se ti guardi
attorno non scorgi le cose consuete,
ma un vago e indistinto profilo...
E un giorno cammini per strada
e ad un tratto comprendi che
non sei la stessa che andava
al mattino alla scuola,
che il mondo là fuori t'aspetta
e tu quasi ti arrendi capendo
che a battito a battito
è l'età che s'invola...
e di colpo ti accorgi
che non sono più quei
fantastici giorni all'asilo
di giochi, di amici e se ti guardi
attorno non scorgi le cose consuete,
ma un vago e indistinto profilo...
E un giorno cammini per strada
e ad un tratto comprendi che
non sei la stessa che andava
al mattino alla scuola,
che il mondo là fuori t'aspetta
e tu quasi ti arrendi capendo
che a battito a battito
è l'età che s'invola...
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