Creato da merendero77 il 25/08/2007

Kit&MÜrt - UGàL

Ho guardato dentro un bugia ed ho capito che è una malattia dalla quale non si può guarire mai...

 

Notturno

Post n°174 pubblicato il 22 Dicembre 2009 da merendero77
 

Notturno


La notte è una ferita aperta

Questa pioggia gocce di limone...

Il bicchiere una magra consolazione

Per chi ha sete d'amore...


Quanti sogni sono rimasti sul fondo

Come feccia di un vino mal filtrato?


Ti ho presentita,

Ti ho riconoscita,

Poi m'è mancato il coraggio di prenderti per mano….


"Cameriere,

Questa notte è una ferita aperta...

Mi versi dell'altro vino per favore,

Non posso più sostenere

Gli occhi di questa donna

che mi fissa dal fondo del bicchiere…"


 

 
 
 

Poesia

Post n°173 pubblicato il 27 Settembre 2009 da merendero77
 

 

Lacrime di pietra


Son più fragile

Adesso che sono più “duro”…

I miei occhi sono come di vetro..

Sapessi piangere almeno…

Le lacrime sgretolerebbero

Il mio cuore di tufo…


Lacrime di pietra

Mi rimangono dentro

E sono fragile e duro allo stesso tempo…

 
 
 

pagina dopo pagina

 

Pagina dopo pagina

Come un libro
Mi piace sfogliarti
Pagina dopo pagina

Come un libro
Ti sfoglio ogni giorno
E più vado avanti
Più mi piaci…

Come libro
Vorrei che fosse a lieto fine
Per rileggerti e rileggerti
Pagina dopo pagina
Ritrovando rinnovato piacere
Ritrovando sempre qualcosa di nuovo
…Come un classico immortale…

 
 
 

DELFINI

Post n°171 pubblicato il 23 Settembre 2009 da merendero77
 

Delfini

Nel limpido del tuo blu
Mi sono tuffato come delfino
Sospeso tra miliardi di metri cubi d’acqua
Nella pace di un silenzio sacro
Dove le parole non servono
Dove le parole sono solo bolle d’aria vuote
Lasciate scoppiare nel caos di un cielo lontano

Vento più non mi ferisce
Né fuoco più non mi brucia
E pioggia più non mi gela
Né sole più mi asseta
Al riparo dai capricci della vita
Voglio fluttuare qui senza peso
E non avere più la mia nostalgia
Del mio vecchio futuro
E non pensare più
Per ricominciare a ricominciare da zero…

 
 
 

La fine di LIbero

Post n°170 pubblicato il 08 Maggio 2009 da merendero77

18. Ancora Mery

“Mi hanno licenziata, mi hanno licenziata, mi hanno sbattuto fuori!”, andava ripetendo Mery ossessivamente seduta sul bordo del letto, le mani conserte, dondolando la testa avanti e indietro.
Piangeva di rabbia e si mordeva le labbra ripetendo la stessa cantilena.
L’avevano segata alla grande, l’avevano messa fuori dal giro. La vacanza che il Presidente in persona le aveva consigliato, era troppo lunga per Mery.
Ritornò in ufficio dopo due giorni pretendendo di riprendere a lavorare ma al suo posto c’era un altro, un suo acerrimo nemico. Già lì, già piazzato, già in pieno possesso di tutto.
Mery non ci vide più, perse le staffe e andò fuori di testa. Travolse tutti quelli che già accorrevano per darle sciocche spiegazioni di circostanza e partì a razzo per sputare il suo veleno contro il Presidente.
Mandò a quel paese la segretaria che le impediva di entrare nell’ufficio e vi fece irruzione. Solo le guardie giurate poterono fermarla.
“Signorina, lei è licenziata, ha capito? Licenziata!!! Le consiglio di cambiare mestiere perché con le mie conoscenze nessuno qui l’assumerà più”, sorrise con un sorriso bieco il Presidente, “L’ha fatto troppo grossa, nessuno si è mai rivolto a me in quel modo, ne tanto meno un donna! Per lei la finanza è già un vecchio ricordo!”
Mery rivedeva quella scena nella sua testa, chiara, cristallina.
No, non aveva speranze, non avrebbe mai più ritrovato lavoro nella Finanza. Tanti anni di studio, tante rinunce, tanti sacrifici per arrivare dove era arrivata ed ora, per aver perso la testa, si ritrovava a zero!
“Povera imbecille, ti sei scavata la fossa da sola!”, bofonchiò.
Si alzò dal letto e si avvicinino alla finestra. Tirò le tendine. Fuori non pioveva più: la pioggia era diventata neve e si vedevano i grossi e leggeri fiocchi attraverso la luce giallastra dei lampioni.
Accese una Marlboro Light e con essa i ricordi. La fronte schiacciata contro il vetro, andava ricordando pezzi della sua infanzia felice, della sua Puglia lontana, delle sue estati al mare, del suo amatissimo papà che l’aveva fatta sentire sempre una principessa, che l’adorava e passava ore a giocare con lei. Ed ora chi era?
Ricordò tutto, nei minimi particolari, e le lacrime si asciugarono un po’, evaporate in un abbozzato sorriso, un sorriso amaro, il sorriso di chi sa che ha perso.
Aveva perso Mery e ora doveva fare i conti con quello che le restava. Nella vita bisogna avere sempre un piano “B”, una via di fuga, un’alternativa.
Per strada, sotto quei fiocchi candidi, le sembrò di rivedere Nicola, quello anacronistico idealista del suo ex, che aspettava sotto la sua prima casa quando arrivò a Milano.
Aspettò tutto il giorno e tutta la notte, dormì sul marciapiede come un barbone. Solo per lei. Ma a lei non interessava più e, facendo gesti eclatanti e plateali per dimostrarle il suo amore, non faceva altro che provocarle fastidio e irritazione. Tipo strano Nicola. L’aveva amata veramente, l’aveva rispettata, attesa nei suoi tempi, l’aveva compresa, l’aveva assecondata nei suoi saliscendi d’umore, l’aveva sostenuta. Solo quando Mery cominciò a fare discorsi ambiziosi Nicola cominciò a storcere il naso. Forse aveva fiutato tutto. Forse immaginava come sarebbe andata a finire. Le disse “Tu parli come tuo padre!” e fu quella goccia che spinse Mery a lasciarlo perdere. Nicola era diventato un ostacolo. Si era messo in mezzo tra lei, la sua famiglia e le sue ambizioni. E se ne liberò. In fondo suo padre non aveva poi sbagliato a dire che era uno smidollato, che non era concreto, che non sarebbe mai arrivato da nessuna parte, che non aveva capito come vanno le cose nel mondo, che era sono un poveraccio, un pezzente che sarebbe rimasto sempre tale.
Meglio perderlo che trovarlo.
Ma che ci faceva quella sera che era quasi Natale in quella fredde Milano che si andava imbiancando? Come sarebbe stato bello averlo lì solo per farsi abbracciare…
Mery spense la sua Marlboro light per terra schiacciandola con le pantofole di peluche rischiando di farle prendere fuoco, si mise qualcosa addosso e scese per strada.
Sotto il lampione non c’era più nessuno. Solo silenzio nella città addormentata e bagliore giallastro nel cielo artificiale.
Fioccava, e Mery prendeva la neve in faccia sentendosi trafitta dai cristalli d’acqua ghiacciata.
No, non c’era nessuno ad attenderla. Era sola, spaventata, confusa.

 

19.Telelombardia

Dal bagno aperto proveniva lo sciacquettio di Valeriè che si rilassava in vasca interrotto di tanto in tanto dalla sua voce che intonava strofe della Vie en rose.
Libero accese la tv e fece un po’ di zapping tra il palinsesto mattinale della domenica. La sua attenzione fu attirata da un servizio del tg di Telelombardia.
Parlavano di una giovane donna di trentaquattro anni era sta trovata morta assiderata sotto un lampione proprio di fronte a casa sua. Sul suo corpo non c’erano segni di violenza e niente poteva far pensare ad una rapina o ad uno stupro. Era un mistero. Le autorità avrebbero indagato in tutte le direzioni poiché ogni via era possibile.
In sovrimpressione i giornalisti avevano mandato in onda una sua foto che probabilmente lei teneva incorniciata e appesa in casa sua. Raffigurava lei con un mazzo di fiori in mano con la testa cinta da una corona d’alloro. Alla sua destra un bell’uomo alto e fiero sorrideva e l’abbracciava e alla sua sinistra unadonna che aveva gli stessi suoi occhi.
Liberò la riconobbe subito come la signora dal tailleur gessato con la quale s’era scontrato all’ingresso del Tabacchi. I suoi occhi profondi ridevano nella foto ma il velo di solitudine si riconosceva… Si era specchiato in quella solitudine e le erano rimaste impresse le sue occhiaie, il volto smunto e sofferente, la sua confusione, il suo smarrimento.
Liberò lasciò sfuggire un sospiro sordo dalla mano che gli copriva la bocca per il turbamento e la sorpresa.
“Libero, que se passe-t-il?”, urlò Valeriè dal bagno.
Non avendo nessuna risposta, uscì dalla vasca e accorse.
Liberò singhiozzava.
“E’ morta, Valeriè, s’è lasciata morire per strada e nessuno l’ha vista né aiutata. E’ morta sola, sotto gli occhi di un milione di abitanti…”
“Chi è? La conoscevi?”, chiese la bella francese.
“Sì…”, e le raccontò come.
Valeriè l’abbracciò e Libero fu avvolto da un profumo di bagnoschiuma al cioccolato.
Cercando il suo sguardo le chiese: “ Valeriè, che ne sarà di noi?” ed ebbe un po’ di paura.
“Qualsiasi cosa sarà, voglio che sia con te!”, gli rispose e la paura si sciolse sulle loro labbra in un bacio dolce amaro come miele di corbezzolo…



-------------FINE------------------------------------------------------


POSTFAZIONE


Mariposa

Si sciolgono le nuvole
In una pioggia lacrimosa…
Non puoi volare Mariposa
E la tua breve esistenza trascorri
A guardare la pioggia
Mentre la primavera
Si consuma nel grigio
Di una giornata uggiosa…
Non vivi Mariposa…
Non restare a guardare immota
Le gocce possono ferire
Ma tu vola e osa…
 
 
 

Poesia

Post n°169 pubblicato il 04 Aprile 2009 da merendero77

Viene la notte



Viene la notte

Porta con se il silenzio,

Mi sussurra il tuo nome...

Mi rigiro e mi ricopro meglio...



Viene la notte

Porta con se il sonno,

Mi mostra le tue labbra...

Mi stringo al cuscino più forte...

Ma mi sembra il tuo corpo...



Viene la notte

Porta con se i sogni,

Li scaccio come insetti fastidiosi...

Mi batte forte il cuore...

Mi addormento per non sentirlo,

Mi addormento perchè mi fa paura...


 
 
 

Risveglio

Post n°168 pubblicato il 03 Aprile 2009 da merendero77

 

Libero aprì gli occhi risvegliato da un profumo buono che sapeva di dolci e di caffèllatte. Un profumo che era caldo, che sapeva di casa, di famiglia, di felicità semplice e gli ricordava sua madre che, sempre in piedi presto la mattina, lo risvegliava con un pezzo di ciambella o con i biscotti che lei stesso preparava.

Valeriè entrò leggera nella stanza con la sua vestaglia di seta nera e le pantofole che attutivano i passi sul marmo freddo, chinandosi lo baciò sulla fronte e le offrì uno splendido sorriso e un vassoio ricco di una fragrante colazione.

“Bonjour cherì, voilà le petit déjeuner!”

Liberò la guardò come un angelo, e le sorrise pieno di commossa gratitudine senza riuscire a dire niente. Era una donna che sapeva dare e darsi senza timore, senza trattenere niente per se e nel dare trovava la sua felicità, il suo scopo, la vita.

Libero mangiò quelle crêpes fatte a mano ebbro di serenità, felice come un bambino. Da quanto tempo qualcuno non preparava qualcosa per lui con le sue mani? Non se lo ricordava più!

La bella francese si infilò nel letto e rimase a guardarlo in silenzio avvicinandosi a lui per sentire il suo calore e il contatto con la sua pelle.

“L’amore più bello è quello che ancora non abbiamo amato”, ruppe il silenzio Valeriè.

Affondato! Libero, si irrigidì e rimase a guardare il soffitto e il lampadario di Ikea che pendeva sul letto. Forse era proprio tutto in quella frase. Quell’angelo con l’accento francese e i capelli biondi che ora era al suo fianco forse in poche ore era entrato nel suo cuore e nelle sue più recondite paure. Quegli occhi color miele avevano penetrato i suoi con pochi sguardi.

Libero, ragazzo mio, da quando hai perso la fiducia nel futuro, quell’incrollabile fiducia che domani sarà sempre meglio? Libero, ragazzo mio, chi ti ha rubato la vita? Libero, dov’è quell’insaziabile fame che ci porta instancabilmente a cercare? Dov’è quell’inestinguibile curiosità che ci spinge sempre oltre le colonne d’Ercole? Dov’è quell’incosciente coraggio che ci porta a superare la linea d’ombra del futuro ignoto? Libero s’era arenato da un pezzo sulle secche del passato e si stava spegnendo lentamente. Ma l’alta marea forse l’avrebbe salvato...

“Il posto più bello è quello che non abbiamo ancora visto…” continuò Valeriè cingendolo con un braccio. Libero torno in se e si girò a guardarla. Ora era gli sembrava tutto più chiaro e Valeriè era bella come un’apparizione!

“Il bacio più bello è quello che ancora non abbiamo dato…” e quest’ultime parole di Valeriè le morirono in bocca mentre Libero la baciava con la voglia e il trasporto di chi sta per dare il bacio più bello della sua vita alla donna più bella della sua…

 
 
 

NEVE

Post n°167 pubblicato il 15 Marzo 2009 da merendero77

 

 

 

Valeriè infilò la chiave nella toppa e aprì la porta con una botta d’anca. Si girò verso Libero che la seguiva senza capire, gli sorrise e lo tirò dentro prendendogli un braccio dal polso. Non passò molto tempo da quando la porta pesantemente li chiuse dentro al bilocale della francese a quando si ritrovarono dentro un letto, nudi e con Libero sempre più inebetito. Ma le cose non andarono poi tanto bene. Libero si tirò su con la schiena appoggiandosi alla testiera del letto, sistemò il cuscino e si rimboccò il piumone. Guardava in basso in silenzio. Muto. Valeriè guardava il soffitto in silenzio. Muta. L’imbarazzo si tagliava col coltello ora che la sbornia stava passando e che la passione aveva lasciato il posto alla consapevolezza. Si ritrovarono come Adamo ed Eva. Nudi. Consapevoli ora di esserlo. “Mi dispiace”, con voce incerta ruppe il silenzio. Valeriè si mosse appena scuotendo il capo per dire no. “Non ti preoccupare…capita”, disse dopo qualche secondo. Libero non riusciva nemmeno a pensare. Non capiva cosa ci faceva lì, come poteva essere successo. Libero non afferrava i pensieri perché questi erano troppo veloci. Da quell’ottobre non gli era più capitato di fare l’amore e nemmeno di provarci. Sentiva ancora il suo odore, sentiva la sua pelle, sentiva il suo calore. Era difficile abituarsi ad un altro corpo. Forse era questo il motivo della sua defaillance... Valeriè gli prese una mano e Libero se la fece stringere senza guardarla. “Hai una sigaretta, Valeriè?” “Si…”, s’allungo verso la borsa che giaceva accanto al letto e sfilò un pacchetto di Gauloises blue e un accendino rosa. “Grazie, scusami ancora…” Dandole le spalle scese dal letto e si coprì con la sua giacca imbottita andando verso la finestra. La aprì e la scostò leggermente per fare uscire quel filo azzurrino di sigaretta. Fuori la poggia era diventata neve. Fiocchi grandi e soffici cadevano evidenziati dalle luci dei lampioni. Nevicava di brutto e già si posava un leggero strato immacolato di neve sull’asfalto della strada deserta a quell’ora della notte. Nevicava fuori e dentro di lui si posava in fondo al cuore una tristezza lieve e gelata. Avrebbe pianto volentieri ma si trattenne. Valeriè lo guardava assorto nei suoi pensieri. Poi uscì fuori dal letto e s’avvicinò a lui. Gli lasciò scivolare la giacca per terra. Libero sentiva il calore del suo corpo che quasi lo sfiorava, sentiva il suo respiro tra i suoi capelli, sentì il suo odore buono di lavanda provenzale e le sue mani sfiorargli il ventre. S’irrigidì si sorpresa. Poi senti le sue labbra sfiorargli il collo proprio dietro l’orecchio destro. Tirò la testa all’indietro e socchiuse gli occhi rilassando gli addominali. Valeriè gli tolse il mozzicone di mano e lo lasciò cadere oltre la finestra, poi tirò a sé Libero stringendo forte, più forte che potè. Libero sentiva i suoi seni premere contro la schiena, il suoi peli pubici solleticargli i glutei. Si rilassò completamente, l’odore di Marianna svanì coperto da quello della lavanda provenzale. La tristezza si sciolse e rimase il momento, rimase la vita da vivere, rimase il presente. Rimase il corpo di Valeriè, la sua passione bruciante e quelle parole in francese che sospirava baciandogli il collo. I fantasmi svanivano, svaniva la paura, il blocco. Fecero l’amore come due affamati, aggrappandosi l’uno alla solitudine dell’altra, bramosi ed affamati di vita. Quel giorno, come ormai non gli accadeva da tempo immemore, si sarebbe addormentato esausto e contento, senza pensare “è finita un’altra giornata di merda!” Aveva perso l’abitudine di parlare al futuro, di fare progetti. Da quando era finita con Marianna era rimasto come immobile nel tempo a guardarsi alle spalle il passato mentre tutt’intorno continuava a correre la vita incurante di Libero e di nessuno. Parlava e pensava al passato senza godersi il presente. Sapeva che tutti ci sbattiamo per cose del tutto superflue e che passiamo le giornate a raccontarci bugie ma l’unica cosa di cui abbiamo bisogno alla fine è amore. Non sapeva come uscire da quel limbo che s’era costruito e nel quale sguazzava indeciso. Ma quella notte mentre fuori nevicava s’addormentò leggero stringendo a sè Valeriè e respirando attraverso i suoi capelli qualcosa che profumava come la felicità e tutto il resto non contava.

 
 
 

Sogni

Post n°166 pubblicato il 13 Febbraio 2009 da merendero77

Dimmi,


Quanti sogni hai


Di quelli che non si comprano?




Dimmi,


Quanti sogni hai già comprato


E gettato via annoiata?




Non sarò più il capriccio di nessuno


Ne tanto meno il tuo...!




Comprati pure quello che vuoi...


I miei sogni non si vendono


I miei sogni me li faccio da solo


E tu, i tuoi soldi, ficcateli nel culo...!!!

 
 
 

Poesia

Post n°165 pubblicato il 07 Febbraio 2009 da merendero77

 

Tu volevi qualcosa da me

 

Tu volevi qualcosa da me…

Non ti ho chiesto nulla mai…

Non ti ho chiesto mai perché…

Ti lasciai scivolare nell’ombra…


Tu volevi qualcosa da me…

Non ti ho presentato mai “il conto”

Non ti ho chiesto mai perché…

Ti lasciai voltare le spalle….


Tu volevi qualcosa da me…

Che non io forse non sono stato

E che forse non sarò mai…

Ma non ti ho chiesto mai perché…


L’amore non chiede

L’amore da

L’amore non fa rumore

L’amore non pretende

L’amore non crea ostaggi

L’amore non ricatta

L’amore non chiede

L’amore da…

 
 
 

SARANNO FAMOSI




___________________________



 

AREA PERSONALE

 

FANGO



Cin Cin Vale
!







 
un mondo vecchio
che sta insieme

solo grazie a quelli
che hanno

ancora il coraggio
di innamorarsi!!

 

 

CHE


________________________

Ricordiamoci che anche oggi è
la festa
delle donne, anche
domani, anche
dopodomani,
anche....sempre....


___________________________


 

GUCCINI

E un giorno ti svegli stupita
e di colpo ti accorgi
che non sono più quei
fantastici giorni all'asilo
di giochi, di amici e se ti guardi
attorno non scorgi le cose consuete,
ma un vago e indistinto profilo...
E un giorno cammini per strada
e ad un tratto comprendi che
non sei la stessa che andava
al mattino alla scuola,
che il mondo là fuori t'aspetta
e tu quasi ti arrendi capendo
che a battito a battito
è l'età che s'invola...




 

EMERGENCY




 

CIAO

 

CANTINE BOTROMAGNO


 

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