Kit&MÜrt - UGàL
Ho guardato dentro un bugia ed ho capito che è una malattia dalla quale non si può guarire mai...
Notturno La notte è una ferita aperta Questa pioggia gocce di limone... Il bicchiere una magra consolazione Per chi ha sete d'amore... Quanti sogni sono rimasti sul fondo Come feccia di un vino mal filtrato? Ti ho presentita, Ti ho riconoscita, Poi m'è mancato il coraggio di prenderti per mano…. "Cameriere, Questa notte è una ferita aperta... Mi versi dell'altro vino per favore, Non posso più sostenere Gli occhi di questa donna che mi fissa dal fondo del bicchiere…"
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Post n°173 pubblicato il 27 Settembre 2009 da merendero77
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Post n°172 pubblicato il 27 Settembre 2009 da merendero77
Pagina dopo pagina |
Post n°171 pubblicato il 23 Settembre 2009 da merendero77
Delfini |
Post n°170 pubblicato il 08 Maggio 2009 da merendero77
18. Ancora Mery
19.Telelombardia -------------FINE------------------------------------------------------ POSTFAZIONE Mariposa Si sciolgono le nuvole In una pioggia lacrimosa… Non puoi volare Mariposa E la tua breve esistenza trascorri A guardare la pioggia Mentre la primavera Si consuma nel grigio Di una giornata uggiosa… Non vivi Mariposa… Non restare a guardare immota Le gocce possono ferire Ma tu vola e osa… |
Post n°169 pubblicato il 04 Aprile 2009 da merendero77
Viene la notte |
Post n°168 pubblicato il 03 Aprile 2009 da merendero77
Libero aprì gli occhi risvegliato da un profumo buono che sapeva di dolci e di caffèllatte. Un profumo che era caldo, che sapeva di casa, di famiglia, di felicità semplice e gli ricordava sua madre che, sempre in piedi presto la mattina, lo risvegliava con un pezzo di ciambella o con i biscotti che lei stesso preparava. Valeriè entrò leggera nella stanza con la sua vestaglia di seta nera e le pantofole che attutivano i passi sul marmo freddo, chinandosi lo baciò sulla fronte e le offrì uno splendido sorriso e un vassoio ricco di una fragrante colazione. “Bonjour cherì, voilà le petit déjeuner!” Liberò la guardò come un angelo, e le sorrise pieno di commossa gratitudine senza riuscire a dire niente. Era una donna che sapeva dare e darsi senza timore, senza trattenere niente per se e nel dare trovava la sua felicità, il suo scopo, la vita. Libero mangiò quelle crêpes fatte a mano ebbro di serenità, felice come un bambino. Da quanto tempo qualcuno non preparava qualcosa per lui con le sue mani? Non se lo ricordava più! La bella francese si infilò nel letto e rimase a guardarlo in silenzio avvicinandosi a lui per sentire il suo calore e il contatto con la sua pelle. “L’amore più bello è quello che ancora non abbiamo amato”, ruppe il silenzio Valeriè. Affondato! Libero, si irrigidì e rimase a guardare il soffitto e il lampadario di Ikea che pendeva sul letto. Forse era proprio tutto in quella frase. Quell’angelo con l’accento francese e i capelli biondi che ora era al suo fianco forse in poche ore era entrato nel suo cuore e nelle sue più recondite paure. Quegli occhi color miele avevano penetrato i suoi con pochi sguardi. Libero, ragazzo mio, da quando hai perso la fiducia nel futuro, quell’incrollabile fiducia che domani sarà sempre meglio? Libero, ragazzo mio, chi ti ha rubato la vita? Libero, dov’è quell’insaziabile fame che ci porta instancabilmente a cercare? Dov’è quell’inestinguibile curiosità che ci spinge sempre oltre le colonne d’Ercole? Dov’è quell’incosciente coraggio che ci porta a superare la linea d’ombra del futuro ignoto? Libero s’era arenato da un pezzo sulle secche del passato e si stava spegnendo lentamente. Ma l’alta marea forse l’avrebbe salvato... “Il posto più bello è quello che non abbiamo ancora visto…” continuò Valeriè cingendolo con un braccio. Libero torno in se e si girò a guardarla. Ora era gli sembrava tutto più chiaro e Valeriè era bella come un’apparizione! “Il bacio più bello è quello che ancora non abbiamo dato…” e quest’ultime parole di Valeriè le morirono in bocca mentre Libero la baciava con la voglia e il trasporto di chi sta per dare il bacio più bello della sua vita alla donna più bella della sua… |
Post n°167 pubblicato il 15 Marzo 2009 da merendero77
Valeriè infilò la chiave nella toppa e aprì la porta con una botta d’anca. Si girò verso Libero che la seguiva senza capire, gli sorrise e lo tirò dentro prendendogli un braccio dal polso. Non passò molto tempo da quando la porta pesantemente li chiuse dentro al bilocale della francese a quando si ritrovarono dentro un letto, nudi e con Libero sempre più inebetito. Ma le cose non andarono poi tanto bene. Libero si tirò su con la schiena appoggiandosi alla testiera del letto, sistemò il cuscino e si rimboccò il piumone. Guardava in basso in silenzio. Muto. Valeriè guardava il soffitto in silenzio. Muta. L’imbarazzo si tagliava col coltello ora che la sbornia stava passando e che la passione aveva lasciato il posto alla consapevolezza. Si ritrovarono come Adamo ed Eva. Nudi. Consapevoli ora di esserlo. “Mi dispiace”, con voce incerta ruppe il silenzio. Valeriè si mosse appena scuotendo il capo per dire no. “Non ti preoccupare…capita”, disse dopo qualche secondo. Libero non riusciva nemmeno a pensare. Non capiva cosa ci faceva lì, come poteva essere successo. Libero non afferrava i pensieri perché questi erano troppo veloci. Da quell’ottobre non gli era più capitato di fare l’amore e nemmeno di provarci. Sentiva ancora il suo odore, sentiva la sua pelle, sentiva il suo calore. Era difficile abituarsi ad un altro corpo. Forse era questo il motivo della sua defaillance... Valeriè gli prese una mano e Libero se la fece stringere senza guardarla. “Hai una sigaretta, Valeriè?” “Si…”, s’allungo verso la borsa che giaceva accanto al letto e sfilò un pacchetto di Gauloises blue e un accendino rosa. “Grazie, scusami ancora…” Dandole le spalle scese dal letto e si coprì con la sua giacca imbottita andando verso la finestra. La aprì e la scostò leggermente per fare uscire quel filo azzurrino di sigaretta. Fuori la poggia era diventata neve. Fiocchi grandi e soffici cadevano evidenziati dalle luci dei lampioni. Nevicava di brutto e già si posava un leggero strato immacolato di neve sull’asfalto della strada deserta a quell’ora della notte. Nevicava fuori e dentro di lui si posava in fondo al cuore una tristezza lieve e gelata. Avrebbe pianto volentieri ma si trattenne. Valeriè lo guardava assorto nei suoi pensieri. Poi uscì fuori dal letto e s’avvicinò a lui. Gli lasciò scivolare la giacca per terra. Libero sentiva il calore del suo corpo che quasi lo sfiorava, sentiva il suo respiro tra i suoi capelli, sentì il suo odore buono di lavanda provenzale e le sue mani sfiorargli il ventre. S’irrigidì si sorpresa. Poi senti le sue labbra sfiorargli il collo proprio dietro l’orecchio destro. Tirò la testa all’indietro e socchiuse gli occhi rilassando gli addominali. Valeriè gli tolse il mozzicone di mano e lo lasciò cadere oltre la finestra, poi tirò a sé Libero stringendo forte, più forte che potè. Libero sentiva i suoi seni premere contro la schiena, il suoi peli pubici solleticargli i glutei. Si rilassò completamente, l’odore di Marianna svanì coperto da quello della lavanda provenzale. La tristezza si sciolse e rimase il momento, rimase la vita da vivere, rimase il presente. Rimase il corpo di Valeriè, la sua passione bruciante e quelle parole in francese che sospirava baciandogli il collo. I fantasmi svanivano, svaniva la paura, il blocco. Fecero l’amore come due affamati, aggrappandosi l’uno alla solitudine dell’altra, bramosi ed affamati di vita. Quel giorno, come ormai non gli accadeva da tempo immemore, si sarebbe addormentato esausto e contento, senza pensare “è finita un’altra giornata di merda!” Aveva perso l’abitudine di parlare al futuro, di fare progetti. Da quando era finita con Marianna era rimasto come immobile nel tempo a guardarsi alle spalle il passato mentre tutt’intorno continuava a correre la vita incurante di Libero e di nessuno. Parlava e pensava al passato senza godersi il presente. Sapeva che tutti ci sbattiamo per cose del tutto superflue e che passiamo le giornate a raccontarci bugie ma l’unica cosa di cui abbiamo bisogno alla fine è amore. Non sapeva come uscire da quel limbo che s’era costruito e nel quale sguazzava indeciso. Ma quella notte mentre fuori nevicava s’addormentò leggero stringendo a sè Valeriè e respirando attraverso i suoi capelli qualcosa che profumava come la felicità e tutto il resto non contava. |
Post n°166 pubblicato il 13 Febbraio 2009 da merendero77
Dimmi, Quanti sogni hai Di quelli che non si comprano? Dimmi, Quanti sogni hai già comprato E gettato via annoiata? Non sarò più il capriccio di nessuno Ne tanto meno il tuo...! Comprati pure quello che vuoi... I miei sogni non si vendono I miei sogni me li faccio da solo E tu, i tuoi soldi, ficcateli nel culo...!!! |
Post n°165 pubblicato il 07 Febbraio 2009 da merendero77
Tu volevi qualcosa da me
Tu volevi qualcosa da me… Non ti ho chiesto nulla mai… Non ti ho chiesto mai perché… Ti lasciai scivolare nell’ombra… Tu volevi qualcosa da me… Non ti ho presentato mai “il conto” Non ti ho chiesto mai perché… Ti lasciai voltare le spalle…. Tu volevi qualcosa da me… Che non io forse non sono stato E che forse non sarò mai… Ma non ti ho chiesto mai perché… L’amore non chiede L’amore da L’amore non fa rumore L’amore non pretende L’amore non crea ostaggi L’amore non ricatta L’amore non chiede L’amore da… |
AREA PERSONALE
GUCCINI
e di colpo ti accorgi
che non sono più quei
fantastici giorni all'asilo
di giochi, di amici e se ti guardi
attorno non scorgi le cose consuete,
ma un vago e indistinto profilo...
E un giorno cammini per strada
e ad un tratto comprendi che
non sei la stessa che andava
al mattino alla scuola,
che il mondo là fuori t'aspetta
e tu quasi ti arrendi capendo
che a battito a battito
è l'età che s'invola...
![](http://images.wikio.com/images/p/26f1/poesia-e-rabbia-nei-piccoli-capolavori-di-francesco-guccini.jpg)
![](http://www.studentistatale.it/portale/images/stories/letto_marta.gif)
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