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IL LABIRINTO

Post n°23 pubblicato il 05 Febbraio 2009 da KENS
 
Foto di KENS

Nelle svariate tradizioni il labirinto è stato interpretato come un cammino verso un centro da raggiungere, ad esempio come la via del ritorno alla Grazia, dopo la "caduta" secondo i neoplatonici. Sui pavimenti delle cattedrali il pellegrino percorreva il labirinto come sostituzione simbolica del pellegrinaggio in Terra Santa. Per uscire da un labirinto (o per trovare il centro) occorrerebbe poterlo vedere da un punto di vista "superiore", cioè da un punto di vista obiettivo e non oggettivo. Le persone poco evolute restano intrappolate nei labirinti della loro vita perchè non conoscono che il loro punto di vista soggettivo e, spesso, estremamente egoistico e parziale. In questo modo, anche un piccolo problema, che poteva essere risolto con facilità se visto anche dal punto di vista degli altri, delle persone vicine, diventa una "trappola mortale" che si ingigantisce da sola in complessità e che sfocia in situazioni drammatiche e irreversibili (separazioni, fallimenti, infelicità, squilibri, turbe ecc..) Il labirinto di Creta era una prigione per il Minotauro, il mostro mezzo uomo e mezzo toro, propio perchè questo essere era incapace di vedere il problema da un punto di vista "elevato". Quando Dadalo, l'artefice ateniese del labirinto, fu rinchiuso per punizione, da Minosse, nella sua stessa creazione, non tardò a trovare la soluzione e ad uscirne. Dedalo costruì, per sè e per suo figlio Icaro, due ali di cera e piume e "volò" al di sopra del problema, attraverso la "terza" dimensione, l'altezza. Un labirinto visto dall'alto è semplice da risolvere, mentre è una trappola mortale per chi non vede che il corridoio angusto in cui è rinchiuso. Esistono labirinti di svariata complessità, da quelli a due dimensioni, come quello che si può tracciare su un foglio di carta o quello del Minotauro, fino a labirinti più complessi, veri "nodi gordiani", che interessano la vita relazionale dell uomo, il suo rapportarsi agli "altri" che gli stanno vicino nella vita. Più un problema è complesso - più ha dimensioni - e più la persona deve essere evoluta per risolverlo, in quanto deve imparare a vedere le cose da più punti di vista e non solo il propio. Inutile dire che la ricerca della soluzione, richiedendo l'accesso ad una "terza o quarta dimensione fisica", fa impazzire tutti i partecipanti, tranne uno, un individuo artistico, fuoriclasse... che sfrutta le propie doti "superiori" di calcolo. Il labirinto piu raffinato e terribile è il deserto in cui "non ci sono scale da salire, ne porte da forzare, nè faticosi corridoi da percorrere, nè muri che ti vietano il passo, dove una direzione vale l'altra, dove la completa libertà del viandante non conduce da nessuna parte. Questo è un labirinto "senza dimensioni", e in effetti per risolverlo basterebbe camminare sempre in linea retta, usando l'unica "dimensione" della lunghezza. Ma chi si trova in tale labirinto "ha smarrito la retta via", per cui torna sempre sui propi passi, chiuso nel propio "circolo vizioso". Un Matto... che vaga senza meta, rappresenta uno stato utopistico, anche di chi ha perso i contatti con la realtà e vive solo in un propio mondo idealizzato. Ogni persona attraversa nella propia vita una o piu fasi da cosi citato "Matto" in cui si trova a vagare in un deserto senza dimensioni, in apparente libertà, seguendo solo la propia idea che sembra la chiave della soluzione di ogni problematica. Al risveglio si accorgerà invece di essere solo in una "selva oscura" e da lì forse può iniziare il suo vero cammino o può ripetersi, a distanza di qualche tempo, un altro viaggio nell' utopia.

 
 
 
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Un blog di: KENS
Data di creazione: 15/07/2006
 
 

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