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CCHE DICONO DI NOI

Post n°232 pubblicato il 03 Febbraio 2008 da elly611
Foto di elly611

TIM PARKS, THE WALL STREET JOURNAL   USA

Quant'è estenuante la democrazia quando gli ingranaggi istituzionali girano a vuoto e nessuno sembra più in grado di sollevare gli occhi dagli interessi personali per guardare al bene della collettività. L'Italia è stanca della sua classe politica, del facile pietismo, delle conventicole, delle interminabili polemiche con la magistratura, della presenza costante e rissosa in tv e delle assenze sepolcrali in parlamento. E' stanca dei partiti messi in piedi oggi e demoliti l'indomani, delle coalizioni, delle infinite aggregazioni e diserzioni, delle consorterie, dei clan e delle associazioni.                 Ma, sopratutto, l'Italia è stanca di politici che non sanno fare niente, tranne disfare quel poco che il governo precedente aveva messo in piedi. Come si è arrivati a questa situazione? L'Italia ha sempre scelto i sistemi più idealistici per eleggere i suoi leader. Si potrebbe far risalire questa tradizione a Firenze del trecento e del quattrocento, quando veniva scelto un governo ogni due mesi estraendo a sorte i nomi tra i candidati appartenenti a corporazioni e quartieri diversi. Così ogni gruppo era rappresentato e ogni individuo passava un breve periodo al potere, in modo che nessuno se ne potesse appropiare per troppo tempo. Inutile dire che il sistema era impraticabile.Ipersensibili alle rivendicazioni di gruppi e gruppetti, gli italiani sembrano ossessionati dall'idea che ogni aggregazione di individui, per quanto statisticamente insignificante, abbia il diritto inalienabile alla rappresentanza parlamentare. Gli italiani amano le complicazioni, i rinvii, le seconde opportunità, le terze, quarta e quinta opinione, la capitolazione dell'ultima ora, la saga interminabile. Tutto ciò che appare drastico, o semplicemente decisivo, è considerato brutale. Ogni cosa viene negoziata e rinegoziata. oppure si raggiunge un accordo a condizione che non venga applicato almeno per 5 anni, in modo che in quel lasso di tempo possa essere modificato a proprio piacimento.

La legge elettorale varata da Silvio Berlusconi nel 2005 è estremamente complessa. Ha concesso il voto ai discendenti degli italiani in tutti gli angoli del pianeta, persone che non sono mai state in Italia e non parlano italiano. Alla coalizione che risultava vincente ha concesso un certo numero di seggi-il premio di maggioranza- alla camera,ma non al senato. Ha tolto ai cittadini il diritto di votare direttamente i loro rappresentanti, introducendo un'indicazione generica per il partito. Roberto Calderoli,il suo ideatore, l'ha definita una porcata. Questa legge è fatta apposta per rendere il paese ingovernabile. E ha raggiunto il suo scopo. Continua....

 
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Post N° 231

Post n°231 pubblicato il 23 Dicembre 2007 da elly611

BUON NATALE

 
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I miei regali di natale

Post n°230 pubblicato il 09 Dicembre 2007 da elly611
Foto di elly611

I miei regali di natale quest'anno li ho comperati quì: UNICEF.

Il primo motivo per cui ho comperato i regali di natale dall'UNICEF, è che IO me medesima, mi sono fatta un regalo di natale anticipato, decidendomi finalmente ad iscrivermi al Master in MEDICINA delle EMARGINAZIONI, delle MIGRAZIONI, delle POVERTA'.

La seconda motivazione è che al primo Modulo del Master ho avuto come docente il professor G.Monasta ( fisico e docente universitario, dopo l'incontro con don Milani si laurea in medicina e va a lavorare in Africa. E' consulente
internazionale dell'Unicef.Opere di Gregorio Monasta: Don Lorenzo Milani, amico e maestro, 1997). Per giorni siamo stati incantati come bambini, ad ascoltare 45 anni di vita dedicati all'lavoro nei paesi del terzo mondo. Abbiamo ascoltato il significato di malattia non legato al solo agente eziologico organico (battere o virus). Ma la causa principale di malattia tra i poveri del mondo (anche quelli delle società occidentali ), è la POVERTA'.

Il professor Monasta ci ha fatto conoscere la Primary health care (attenzione e l'assistenza di base) fondamentalmente opposta al Versus Global Funds. Il Global Funds fu deciso a quel sciagurato G8 di Genova, dove oltre a sospendere lo stato democratico in Italia,in quei sciagurati giorni i paesi ricchi decisero che i fondi e la lotta alle malattie nei paesi poveri doveva essere indirizzata a 3 malattie fondamentali AIDS,MALARIA,TBC. Peccato che nel mondo muoiono 11.000.000, undicimilioni di bambini al di sotto dei 5 anni per diarrea, morbillo, sete e denutrizione.....alla malaria e alla tbc non fanno in tempo ad arrivarci.

L'UNICEF ha invece sempre lavorato fin dalla sua nascita( 1968 Alma Ata) con la Primary healt care.

La PHC è la filosofia di un approccio nella pianificazione e nell'erogazione dell' assistenza primaria di base. La PHC spinge i paesi ad investire su una sanità pubblica ( Gli USA infatti avversano con particolare costanza questa filosofia), che consideri l'eziologia delle malattie non solo una causa organiche. Ma che le grandi morti del pianeta sono causate dalla povertà e dall'ingiustizia sociale. Quindi la malattia si cura dando in primis risposta alla povertà e all'ingiustizia sociale. La PHC definisce la salute non solo come assenza di malattia. Ma come benessere fisico,sociale e mentale. E non solo come assenza di malattia o di infermità. La salute è un diritto fondamentale degli esseri umani e l'accesso ad un alto livello di salute è obbiettivo sociale importantissimo e di interesse mondiale.

Questa filosofia è fondata su metodi e tecnologie scientificamente valide, socialmente accettabili, universalmente acessibili a individui di ogni comunità attraverso la loro piena PARTECIPAZIONE, ad ogni costo che la comunità ed il loro paese possono permettersi.

La PHC prevede il coordinamento tra educazione, agricoltura, alimentazione, industria, casa, lavori pubblici, comunicazioni etc. Lo sforzo per combattere la malattia deve essere una combinazione coordinata tra tutti questi settori.

La PHC raccoglie i dati in modo sistematico,organico e conseguenziale.

Un esempio raccontato di come lavora l'UNICEF con la PHC:

credo a metà degli anni "90, G.Monasta e i suoi collaboratori per conto dell'organizzazione umanitaria erano responsabili di verificare in diverse regioni dell'Africa lo stato dell' educazione dei bambini e sopratutto delle bambine in questi paesi . Dovevano verificare con maggior cura lo stato educazionale delle femmine, perchè è provato che lamortalità infantile è inversamente proporzionale al grado di istruzione della madre. Arrivarono se non ricordo male in una regione del Senegal con 200.000 abitanti, prevalentemente dedicata alla pastorizia e scoprirono una cosa curiosa. Fino alle elementari i maschi e le femminucce andavano a scuola in misura uguale. Dai 10 anni in poi andavano a scuola solo i maschi. Incominciarono l'indagine presso i capivillaggio,chiedendo loro se le bambine avevano qualche impedimento mentale, insomma se fossero più stupide dei maschi. I capi villaggio risposero subito di NO, le loro bambine erano molto brave e intelligenti, infatti loro che si prendevano cura in modo amorevole e non ne perdevano una andavano al pascolo con le pecore. I maschietti che erano più trascurati e perdevano le pecore andavano invece a scuola (quando sono tornata a casa ho detto a mio figlio che sarebbe andato a scuola fino a 50 anni, che manco con le pecore visto il genere potevo mandarlo), perchè bisogno prioritario era per loro quello di mangiare,la scuola veniva dopo, molto dopo la fame. L'intervento dell'UNICEF per mezzo dei Monsta fù semplice, fecero mettere insieme i greggi, a formarne di circa 300 pecore. Fecero poi arrivare cani da pascolo con gli addestratori e li regalarono a quei villaggi che mettevano assieme le pecore, dicendo loro che i cani avevano 3 vantaggi:

1) guardavano 300 capi senza perdene uno,

2) uccidevano gli animali che attaccavano le pecore

3) permettevano alle loro bambine di andare a scuola e di elevare così il loro valore sociale, ma anche materno.

Un anno dopo l'UNICEF andò a controllare lo stato del progetto....le bambine di quel comprensorio erano tornate quasi tutte a scuola....e i cani funzionavano a meraviglia.

Capite perchè ho scelto di fare i regali di natale con lUNICEF vero? 


 
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MORTI DI STATO

Post n°229 pubblicato il 07 Dicembre 2007 da elly611
Foto di elly611

Tragedia a Torino:
«Ho visto bruciare
Antonio, Bruno...»
In fiamme una linea della Thyssen Krupp: muore Antonio Schiavone
nove feriti, alcuni in condizioni disperate, lavoravano da 12 ore

Maurizio Pagliassotti
Torino
Antonio Schiavone è entrato nella sua fabbrica, la Thyssen Krupp Acciai Speciali, mercoledì pomeriggio poco prima delle due. Il suo turno sarebbe dovuto finire alle dieci di sera ma intorno all'una e mezza era ancora alla sua linea di produzione, la cinque. Oltre tredici ore di lavoro. Con lui c'erano altri operai che stavano seguendo il processo di decappaggio (l'operazione che elimina con sostanza chimiche la patina di ruggine dai prodotti laminati a caldo).
All'una e trenta una vasca che conteneva olio bollente ha traboccato per ragioni non ancora chiarite, è scoppiato un incendio violentissimo con fiammate che hanno investito in pieno una squadra di operai al lavoro. Antonio è stato investito in pieno dall'olio incandescente ed è deceduto all'istante. Lascia una moglie poco più giovane e tre figli piccoli, l'ultimo di pochi mesi. La fiammata ha investito altre otto persone e alcune di esse versano in condizioni disperate: Bruno Santino e Giuseppe De Masi, entrambi di 26 anni, sono ricoverati con i corpi quasi completamente coperti da ustioni. Angelo Laurino, 34 anni, si trova in rianimazione all'ospedale San Giovanni Bosco di Torino. Prognosi riservata per Rocco Marzo, 54 anni, con ustioni sull'80% del corpo, e per altri due colleghi tra cui Rosario Rodinò di 26 anni. Due lavoratori intervenuti per soccorrere i colleghi sono ustionati in modo più lieve. Maurizio Boccuzzi, infine, ha riportato ustioni leggere a una mano e al volto.
Mentre nella fabbrica scoppiava un incendio che devastava un'intera linea gli operai abbandonavano la produzione e si riversavano nel parcheggio del vicino corso Regina Margherita. Dopo poco minuti giungevano tredici squadre di vigili del fuoco con oltre cinquanta uomini. L'incendio, che ha anche provocato sversamenti di liquami tossici, è stato domato solo dopo cinque ore di lavoro. Alle tre di notte giungeva sul posto il magistrato Tiziana Longo (pool Guariniello) per l'apertura dell'inchiesta.
Verso le nove del mattino una folla di operai e sindacalisti si raduna davanti alla fabbrica: uomini e donne distrutti dal dolore e rabbiosi. Alcuni hanno assistito all'incidente e dopo aver tentato di risposare sono tornati davanti al luogo del disastro. Queste le loro parole: «Sei giornalista? Allora devi scrivere questo: io ho visto Antonio e Bruno con la pelle della faccia che si scioglieva, gli occhi scomparsi in fessure e i capelli fumanti. L'Italia che si indigna deve sapere come muoiono gli operai che vengono sfruttati per dodici ore al giorno!».
Due uomini si abbracciano e singhiozzano, altri urlano e minacciano di entrare dentro e spaccare tutto. A esasperare gli animi anche la storia, non confermata, che la fiammata sarebbe dovuta a una leggerezza che gli operai avrebbero commesso nel domare l'incendio, utilizzando dell'acqua.
E poi ancora rabbia: «Ci avete rotto i coglioni con la storia del cambio turno!», urla un ragazzo con i capelli rasati e braccio teso. La storia del cambio turno potrebbe essere la spiegazione della morte di Antonio Schiavone e del gravissimo ferimento dei colleghi. La direzione della Thyssen Krupp avrebbe imposto agli operai turnisti di rimanere sul posto di lavoro nel caso in cui il lavoratore del turno successivo non si presentasse. In un contesto di organico sottodimensionato questa richiesta si trasforma nell'ordine di straordinari forzati, talvolta anche - sempre secondo la testimonianza di alcuni lavoratori - di cinque o sei ore. In caso di rifiuto sarebbero scattate lettere punitive e minacce di licenziamento. La busta paga di Antonio Schiavone, variava tra i 1.400 e i 1.600 euro mensili.
Fuori dall'acciaieria arrivano anche alcuni operai già in pensione, che raccontano come nel tempo l'acciaieria non ha fatto altro che avvitarsi su se stessa, ossessionata dalla compressione dei costi e della superproduttività. «Due anni fa era successa la stessa cosa - racconta Gianni, da alcuni mesi fuori dalla fabbrica - ci fu un incendio e impiegarono cinque giorni a spegnerlo. Tutti sapevamo che prima o poi il morto ci sarebbe scappato». La Thyssen Krupp acciai speciali, sede di Torino, è come una fabbrica allo sbando, con gli occhi puntati solo alla prossima delocalizzazione (a Terni il prossimo marzo, cento operai lasciati per strada), che nel tempo non ha fatto altro che tagliare e disinvestire. Tutti i racconti degli operai sono così. La fotocopia uno dell'atro.
L'arrivo dei sindacalisti non è ben accolto. I più infuriati urlano: «Il sindacato in questa fabbrica non esiste più. Come non esiste più in Italia!». E poco importa dello sciopero di tutti i metalmeccanici proclamato per lunedì prossimo. «Questi scioperi, fatti sempre dopo le tragedie e mai per evitarle, non servono a nulla... Noi tra un mese saremo di nuovo dentro, a rischiare di morire per quattro soldi, e nulla sarà cambiato» commenta Lino, carrellista da dieci anni alla Tk.
Passano le ore ma la furia non si placa, qualcuno parla di occupare il corso in segno di protesta ma alla fine passa la proposta di un documento per denunciare le mancate condizioni di sicurezza all'interno della fabbrica. Mentre si discute un ragazzo sbotta: «Ma quale sicurezza, qui bisogna scrivere le cose come stanno: ci sfruttano come bestie, per questo moriamo!».


07/12/2007

 
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Post N° 228

Post n°228 pubblicato il 26 Novembre 2007 da ravel580

anche se ci parliamo poco voglio farti i miei piu' sinceri auguri ciao

 
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Post N° 227

Post n°227 pubblicato il 02 Novembre 2007 da elly611
Foto di elly611

 Nella mia vita sono venuta a contatto con molte comunità ecumeniche che lavorano nel sociale....non conoscevo Don Benzi, le sue comunità, il lavoro svolto con l'emarginazione, il degrado, la violenza. Oggi sfogliando il Corriere onlinee oltre a trovare la notizia della sua morte, mi sono trovata a condividere totalmente il suo ultimo pensiero pubblico sulla " violenza e sull'ipocrisia". Lo metto sul mio blog per condividerlo con voi.

«I romeni ci dicono "siete voi i lupi"»L'ultimo intervento di don Benzi: «Favoreggiamento e adescamento restano impuniti: è un'ipocrisia»

RIMINI - L'ultimo intervento pubblico di don Oreste Benzi prima di morire è stato riservato alla morte della donna seviziata a Roma. «Chi non rimane sconvolto, addolorato, sdegnato venendo a conoscere ciò che il giovane romeno ha fatto alla povera Giovanna Reggiani? Al di là dell'emozione bisogna però usare la ragione» aveva commentato il sacerdote. L'associazione Papa Giovanni XXIII opera in Romania da una decina d'anni. «I funzionari della polizia romena con i quali collaboriamo nel rimpatrio delle giovani romene da noi liberate (nel 2006 ne abbiamo riportate in patria 60) ci dicono: "i lupi feroci siete voi italiani. Voi oggi in Italia sbranate più di 30.000 ragazze romene, metà sono bambine. Siete voi che foraggiate, mantenete i criminali romeni che le sfruttano e le tengono schiave con almeno duecento milioni di euro all'anno di guadagno. Sono i vostri maschi italiani che pagano i delinquenti romeni. Noi dobbiamo chiedere perdono alla signora barbaramente massacrata. Ma voi dovreste stare in ginocchio tutto l'anno perché massacrate le nostre bambine. Siete voi italiani delinquenti che chiamate i nostri delinquenti romeni, e i vostri delinquenti sono molto, ma molto di più dei nostri"». «IPOCRISIA» - «Hanno ragione - sosteneva don Benzi -. I componenti dell'osservatorio nazionale sulla prostituzione, compresi i cattolici, non hanno voluto seguire le direttive del Dicastero della Chiesa sui migranti, che chiede di proibire la prostituzione e di punire i clienti come chiediamo noi. Non hanno voluto colpire questo fenomeno includendolo nel pacchetto sicurezza, non si sono preoccupati di liberare le ragazze sfruttate. Questa è la grande ipocrisia dilagante oggi. Abbiamo mandato tante ragazze a raccontare le loro incredibili storie di sfruttamento nelle televisioni italiane, a cosa è servito?». Don Benzi aveva chiesto al ministro dell'Interno Amato «di emanare un decreto urgente con la precisazione di tutti gli atti di favoreggiamento e di adescamento, compreso li sequestro della macchina del cliente, che sono oggi impuniti, in modo da rendere impossibile al cliente l'avvicinarsi alle donne». «Un altro errore gravissimo - aveva ancora ammonito - si sta compiendo oggi: lo sgombero dei campi nomadi senza avere prima preparato loro il posto dove collocarli. Così aumenta il disagio e si accresce la criminalità».

 
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H2ORO

Post n°226 pubblicato il 14 Ottobre 2007 da elly611
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L’acqua - un diritto dell’umanità

Da un progetto di Fabrizio De Giovanni e Maria Chiara Di Marco nasce questo spettacolo di teatro-documento per sostenere il diritto all’acqua per tutti, per riflettere sui paradossi e gli sprechi del "Bel Paese", per passare dalla presa di coscienza a nuovi comportamenti.

L’acqua non deve diventare "l’oro blu" del XXI secolo, dopo che il petrolio è stato "l’oro nero" del secolo XX. L’acqua deve invece essere considerata come bene comune, patrimonio dell’umanità.

L’accesso all’acqua potabile è un diritto umano e sociale imprescrittibile, che deve essere garantito a tutti gli esseri umani. Perché questo avvenga bisogna sottrarre l’acqua alla logica del mercato e ricollocarla nell’area dei beni comuni, alla cui tavola devono potersi sedere tutti gli abitanti della Terra con pari diritti, comprese le generazioni future.

Attraverso una documentazione rigorosa si affrontano i temi della privatizzazione dell’acqua, delle multinazionali, del contratto mondiale sull’acqua, delle guerre dell’acqua e delle dighe, degli sprechi e dei paradossi nella gestione dell’acqua in Italia, del cosa fare noi-qui-ora, della necessità di contrastare e invertire l’indirizzo di mercificazione e privatizzazione.

Uno spettacolo per affermare che un altro mondo è possibile, non all’insegna del denaro, ma della dignità umana.

La Compagnia teatrale Itineraria

, costituita da una quindicina di attori e tecnici, realizza rappresentazioni nei diversi settori dello spettacolo, potendo contare su competenze molteplici. Ne fanno parte infatti attori e attrici, musicisti, doppiatori, tecnici, registi, scenografi, artisti di strada, animatori. La gamma di proposte spettacolari è quindi estremamente varia e, non di rado, supportata da incontri con interpreti, autori, critici. Ciò consente al pubblico che segue i lavori della Compagnia di approfondire il proprio rapporto con il teatro, o di accostarvisi per la prima volta, con la garanzia di una elevata qualità culturale, sempre sostenuta tuttavia dalla piacevolezza dell’interesse e dello svago. Nella rassegna di spettacoli di Teatro-documento "Per non dimenticare" Itineraria propone anche "Bambini esclusi" sulla condizione dell’infanzia nel mondo, "Voci dalla Shoah", "Dove è nata la nostra Costituzione", "La vergogna e la memoria" sulla Resistenza e "Mia terra, patria mia" sulla situazione palestinese. Itineraria si occupa costantemente anche di promozione della lettura, dando vita ad incontri per bambini e ragazzi mirati a comunicare il "piacere della lettura" e recital letterari che accostino o riavvicinino gli adulti al piacere del libro.

e-mail: h2oro@itineraria.it - www.itineraria.it

 
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Post N° 225

Post n°225 pubblicato il 30 Settembre 2007 da elly611
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DEDICATA ALL'ITALIA DI RUGBY

Itaca

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sara` questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
ne' nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d'ogni sorta; piu' profumi inebrianti che puoi,
va in molte citta` egizie
impara una quantita` di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca -
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos'altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avra` deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
gia` tu avrai capito cio` che Itaca vuole significare.

 

 
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Post N° 224

Post n°224 pubblicato il 17 Settembre 2007 da elly611
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Insopportabili tabù

16 Settembre 2007 Di Lidia Brisca Menapace

Le notizie si susseguono e valanga: i lavavetri sono il nemico; per la mafia bisogna usare l’esercito in Sicilia; un cittadino su due (o anche le cittadine?) vuole la riapertura dei casini; Forza nuova attacca con urla, gesti, minacce, magliette, scritte e slogan nazisti i Rom a Pavia; un vicepresidente del Senato sparge sterco di maiale sul terreno acquistato da Mussulmani a Bologna per erigere una moschea, gesto di volgarissimo spregio, e che obbliga -credo- a un rito di riconsacrazione del terreno, come quando in una chiesa cattolica avviene un crimine ecc.ecc.: non si tiene il passo, e in più per risposta si invoca la "legalità" confusa con l’intervento esclusivamente repressivo; e la "democrazia" confusa con le parolacce e gll urli.

Che cosa è successo? da tempo pulsioni autoritarie e di estrema destra erano avvertibili, ma in qualche modo tenute sotto controllo sociale e culturale: vigeva nei loro confronti un tabù virtuoso. Era Moravia che sosteneva che contro la guerra bisognava comunque erigere un tabù, altrimenti non si sarebbe mai venuti a capo della faccenda. Siamo noi femministe che spesso diciamo che non ci importa se molti uomini sono magari convinti che le donne sono esseri inferiori, ci basta che non lo possano più dire, senza suscitare riprovazione e rifiuto: a furia di non poterlo dire, finirà (si spera ) che diventino incapaci di pensarlo (o qualunque cosa sia quella loro facoltà cui diamo generosamente il nome di "pensiero").

E chi stabilisce il tabù? la parte avanzata della popolazione: ogniqualvolta avverte un inizio di caduta del tabù "buono" e la ripresa del pregiudizio (contro le donne i migranti i gay i rom gli "infedeli" gli Ebrei i partigiani ecc.) interviene, in treno, sul bus, al mercato ecc.ecc. e soprattutto a scuola, nei sindacati, nei partiti associazioni parrocchie e luoghi di culto, e in tutte le istituzioni, per ristabilire il tabù che chiamerò virtuoso o pedagogico: vale per l’incesto, per lo stupro, per la violenza sui minori, per la guerra, per la mafia, per l’evasione fiscale ecc.ecc.

Quando cade o si attenua o vien meno la funzione pedagogica di chi esercita una autorità formale o una autorevolezza sociale e culturale, le cose vanno a rotoli ed è molto più difficile riprenderle: qui come mai è necessaria la prevenzione. Come dire che non debbono cedere mai le difese civili e democratiche.

Ma come capita? certamente si tratta di un processo complesso e non immediato, anche se la sua "comparsa" ha il carattere della caduta repentina di difese.

Un aiuto formidabile alla valanga è il cedimento della sinistra. Per la prima volta nello scorso inverno mi capitò di sentirmi chiedere -a un ditattito organizzato da sinistra- che dicessi qualcosa di sinistra sulla "sicurezza". Avendo risposto subito che "sicurezza" è una parola di destra, dovetti poi riflettere e spiegare. Ma è vero. Intanto bisogna sempre ricordare che vivere comporta anche sempre rischi e scegliere pure (cioè non può esserci un’etica della sicurezza, l’etica, cioè la scelta è sempre anche un rischio): bisogna dunque anche essere pronti a qualche ragionevole rischio e non lasciarsi ingannare da chi fa guerre "per la sicurezza" e ne nasconde il rischio mortale e irrazionale.

E il rischio del vivere è tenuto sotto controllo dalla popolazione stessa, e solo in eccezionali casi bisogna poter contare sull’intervento delle forze dell’ordine.

La città, la polis, il luogo del "viver di cittadini", Il "dolce ostello", il luogo della ragionevole sicurezza, poggiata sul vincolo e patto di cittadinanza tra chi ci vive, è ciò che viene meno . Se infatti la città diventa il luogo della "legalità formale e repressiva" non è più città , si trasforma nell’"aiuola che ci fa tanto feroci", sempre per citare Dante che traversie ne vide e patì molte. Qualunque intenzione abbiano avuto i sindaci di Bologna e Firenze ecc., hanno certamento rotto gli argini di una civile tolleranza sociale e culturale verso la mendicità più o meno mascherata da lavavetri, suonatori agli angoli di strada, disegnatori coi gessetti sui marciapiedi e persone che semplicemente tendono la mano. Si ricorderà Umberto B: quella fu una risposta civilissima, non le ordinanze di oggi. Se poi un appoggio viene non solo da Gentilini (che già basterebbe!) ma anche dal governo (e non può essere innocente, perchè tutto si può pensare di Amato tranne che sia un buonista che non capisce le conseguenze delle sue azioni) il risultato è di un brusco calo di difese democratiche.

La mendicità anche mascherata da lavori inventati e girovaghi è un fenomeno che fa vergogna e soprattutto nei paesi nordici è stata sempre perseguita, essendo definita di per sè un reato (come il non avere "fissa dimora") se non aveva l’apparenza di un qualche mestiere o prestazione, da qui quello che si vede anche nei film inglesi o americani: il ragazzino che fa le capriole, il vecchio che suona il violino, il lustrascarpe, fermo all’angolo di strada e da noi, al tempo detto del "pericolo giallo", i cinesi che vendevano cravatte al grido "tle lile tle lile" come erano chiamati per la loro incapacità di pronunciare la erre. Quanto agli Zingari ferravano i cavalli e riparavano le pentole di rame o avevano il circo ed erano temuti soprattutto, in una società stanziale come la nostra, perchè "nomadi", cioè "vagabondi".

Bisogna sopportare ciò? no certo, bisogna resistere e volere risposte civili, sennò subito dopo viene la richiesta che sia vietato lo sciopero (magari nei trasporti) e anche le manifestazioni. Non è già capitato che si discutesse per davvero se si può o no fare una manifestazione? non si è già espresso un giudizio negativo verso i sindaci che hanno tenuto conto delle loro popolazioni, per la Tav? sono sindaci peggiori di Dominici? e i Vicentini che non vogliono, anche per la loro "sicurezza", un aeroporto statunitense a casa loro (e poi magari si scoprirà che ospita anche atomiche) non hanno nessun diritto? debbono stare agli ordini di un ambasciatore estero?

Comunque il massimo è forse il tentativo di ridurre il diritto di manifestare pacificamente per obbiettivi politici democratici (attuazione del programma di governo) e giudicare la manifestazione prima che avvenga (cioè cadere nel vero e proprio pregiudizio), e non applicare però lo stesso criterio a tutti i ministri e a tutti gli agenti sociali: le critiche di Di Pietro e di Mastella sono lecite e prese in considerazione, quelle di Ferrero, anche se sempre limpidamente motivate no; il giudizio della Fiom è subito respinto, quello di Montezemolo coccolato, non sono scema, so perchè succede, ma via! negli equilibri di governo la sinistra, senza altri aggettivi, non è sostituibile e dunque, fino a che non saremo stati sconfitti, bisogna che abbiamo lo spazio che ci compete e la rappresentanza che ci è stata affidata e che non può essere cancellata da sondaggi più o meno "scientifici". Non teniamo in ostaggio nessuno, ma nemmeno siamo ostaggi di nessuno.

 
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BUFFONI E INCOMPETENTI

Post n°223 pubblicato il 12 Settembre 2007 da elly611
Foto di elly611

Io manderei Dominici e il suo assessore in galera per manifesta incompetenza e innosservanza della legge italiana. Poi mi piacerebbe sapere quanto è costata al contribuente, l'ordinanza buffonata contro i pericolosissimi lavavetri fiorentini.

Lavavetri, nuova ordinanza a Firenze

 
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Post N° 222

Post n°222 pubblicato il 10 Settembre 2007 da elly611
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Cerco di prender sonno in un letto troppo grande per starci da solo perché è forte la tua assenza nel giorno dopo di un week-end dove il mio cuore si sentiva vivo nel tuo abbraccio e le tue dita sulla mia schiena erano Chopin, musica di una notte al lume di candela. Il vino bevuto in giardino nel godere dell'incanto del silenzio rotto solo dai grilli, un tavolo e due sedie e i tuoi occhi come faro nel blu degli abissi. Ho giocato con una goccia di nettare a sfiorare la seta, come un pittore usa la punta del pennello per fissare il colore sulla tela e in quell'attimo eterno scolpire una sfumatura di un giallo o di un verde. Quella sera noi due era come stare su quel campo di tennis del Giardino dei Finzi Contini, il libro che ho amato di più, su quella nuvola di terra rossa e racchette in legno protetta da siepi la guerra non c'era e neanche la paura di leggi razziali. Una Ferrara d'altri tempi scolpita da Bassani, godimento della lettura di quando un romanzo era delicata storia con coscienza civile. Perché la memoria non fosse lavata via oggi che si cancella tutto come se la Resistenza non ci fosse mai stata. E si riscrivono i libri di storia perché la parte che ha perso oggi governa. Nella tua tavernetta avevi creato un fondale di parquet e d'atmosfera, la femminilità accogliente di una donna che sa essere tante donne, tutte quelle di cui ho bisogno in quei piccoli sogni di due giorni che mi ritaglio per sfuggire alla routine e crederci ancora. Crederci ancora nell'amore o nel fondermi con l'essenza di una donna. So bene che forse non riuscirò ad amarti mai, come mi ami tu. So bene che non ti restituirò indietro quell'immenso affetto che mi dai. So bene che ami anche i miei momenti in cui ti deludo o soffri perché non ti faccio sentire regina. Però lasciami dire che mi fido di te come non mi sono mai fidato di nessuna. E che adesso sono riuscito a scrivertelo che mi manchi. E forse ho lasciato lì il mio libro preferito perché con te è in buone mani e Micòl può giocare ancora un set nella nostra adolescenziale voglia di vita, amore, gioco. E scusami se non ti ho mai detto ti amo. Lo faccio adesso, oceano di seta. E tu sai il suo nome. Sai che mi mancherai in tutto questo tempo lontano, che mi mancherà anche tuo figlio, il tuo capolavoro, il mio amico piccolo di sfide uno contro uno a pallacanestro. Che venne ad abbracciarmi prima di andare via e mi lasciò senza fiato per la sorpresa perché forse siamo un po' tutti bambini bisognosi di riconoscersi in una voce, in un sorriderci e prendere per mano noi e la vita. E darci un cinque sperando di tornare. Su un parquet e un campetto di basket un giorno d'estate che tornerà. Un po' più grandi o ancora adolescenti con la voglia di andare sull'altalena, le gambe a spingerci verso l'alto, abbracciando la luna. E non aver paura di volare, Elena. Ricordati di quando eri bambina e correvi verso il fienile per la prima mungitura e il primo bicchiere di latte caldo era tuo.

E il nonno era il tuo contatto sicuro con il mondo. Leggimi ancora una favola, stanotte. Ti aspetto.

 
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LEGALITA'

Post n°221 pubblicato il 03 Settembre 2007 da elly611
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AD AVIANO E GHEDI gli USA tengono depositati 90 ordigni atomici, in barba a tutte le leggi italiane......certo che la LEGALITA' noi italiani siamo capaci di chiederla solo ai più poveri!!!

Mi dimetto da intellettuale di sinistra
L'intervento di Alberto Asor Rosa sul caso lavavetri

Caro Direttore, trovo indecente l’ordinanza del Comune di Firenze sui lavavetri di strada, non perché rappresenta un’offesa alla morale rivol u z i o n a r i a , ma perché è una cialtronata. Sarebbe come se, in presenza di una g r a v i s s i m a e m e r g e n z a igienica, le autorità preposte andassero in giro ad ammazzare l e mosche con i giornali arrotolati. Mi spiego.
Le condizioni delle città italiane sono mediamente fra le peggiori d'Europa. Roma è la città più sporca dell'emisfero occidentale (se si esclude Napoli). Il centro storico di Firenze ha preso l'aspetto e le abitudini di un suk arabo (oddio, che lapsus!). Bologna non riesce a risollevarsi dalla grigia, spenta aura guazzalocchiana. Milano, un tempo capitale morale e culturale d'Italia, sembra un sobborgo di Rogoredo. Napoli, appunto, è sommersa dall'immondizia. Ovunque, ogni giorno, ci si deve confrontare con degrado e speculazione del territorio e dell'ambiente, di cui spesso le amministrazioni locali sono complici. Questo sì che sarebbe un tema interessante per una grande inchiesta: il confronto, su valori ben accertati (pulizia, servizi, trasporti, traffico, sanità, ecc.), tra le più importanti città italiane e, poniamo, Parigi, Londra, Berlino, Zurigo, Bruxelles e Madrid. Vediamo sul serio a che punto le cose sono. Perché allora cominciare a prendersela proprio con i lavavetri di strada? Per due motivi, credo. Innanzitutto, perché quando io vado a caccia di mosche a casa mia con il giornale arrotolato (retaggio, me ne rendo conto, di abitudini antiche, sorpassate dalle alte tecnologie contemporanee), meno tali fendenti che il mio cane spaventato corre in un'altra stanza: lui crede che sia scoppiata la Terza Guerra Mondiale.

Nello stesso modo si comportano i sindaci di casa nostra (come me; non come il mio cane). Menano fendenti sulle mosche: così il pubblico si distrae e non pensa ad altro. In secondo luogo, perché l'ordinanza costituisce un piccolo ma significativo passo avanti nella realizzazione di quella ormai onnipresente costituzione materiale, che sta alla base del PUCD = Partito Unico del Conformismo Dominante. Per forza che la maggioranza, la grande maggioranza, sta con l'ordinanza del Comune di Firenze: mettete insieme la quasi totalità dell'elettorato di centrodestra con la maggioranza di quello di centrosinistra, e avrete questa spaventosa miscela di conformismi, questo incontro di volontà armate, che, invece di confrontarsi e scontrarsi, come sarebbe giusto, beatamente si incontrano e si sommano sui principi fondamentali, il più importante dei quali dice: per favore, preferirei non essere disturbato. Resta solo da chiarire quale sarà il prossimo soggetto disturbante (ma non c'è che l'imbarazzo della scelta: il Pucd, perciò, ha possibilità infinite davanti a sé). Naturalmente — voglio dirlo proprio solo alla fine, perché tanto so che i miei interlocutori sono del tutto insensibili a questo tipo di argomento —, a me fa impressione anche che, nella catena infinita dei problemi, i nostri amministratori comincino esattamente dagli ultimi (ultimi in tutti i sensi: in ordine di importanza; e dal punto di vista della miserabilità della condizione umana dei soggetti interessati). Ma questo è un riflesso condizionato d'ordine morale: cosa d'altri tempi, e non mette neanche conto parlarne.

P.S. So benissimo che Pierluigi Battista è abituato alle distinzioni e alla complessità dei problemi; perciò mi stupisco che da qualche tempo a questa parte usi categorie troppo generali, la cui correttezza mi pare ormai poco fondata. «Intellettuali di sinistra»? Mi pare che la categoria non esista più: almeno da quando si è totalmente svuotata o perlomeno fortemente indebolita e confusa quella di «politici di sinistra». Comunque io ne sono uscito volontariamente da almeno un decennio, da quando ho scoperto che stare nello stesso contenitore con altri intellettuali che si definivano in qualche modo di sinistra, non era più commendevole. Quindi, faccio da me. Del resto, come è noto, chi fa da sé fa per tre. O almeno lo spero.
01 settembre 2007

 
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UNA BANALITA' QUOTIDIANA

Post n°220 pubblicato il 14 Agosto 2007 da elly611
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Lettera aperta al sindaco di P - con preghiera di pubblicazione.

Egregio signor sindaco,

ho appreso quasi per caso - pochi giorni fa - della decisione di intestare una via ai "Caduti di Nassiriya". Non posso dire di esserne stato sorpresa (ormai sono parecchie decine i comuni in tutt'Italia che hanno fatto scelte analoghe) ma non per questo l'amarezza è stata minore...

A scanso di equivoci: non sono tra quelle che gridano '10, 100, 1000 Nassiriya' e mi dispiace sinceramente che tutte quelle persone siano morte; capisco e mi unisco al lutto e al dolore dei loro parenti ed amici, senza per questo dimenticare le centinaia di migliaia di vittime irachene che questa guerra ha causato.

Detto ciò, trovo francamente insopportabile che quel lutto e quel dolore vengano utilizzati a fini propagandistici, trasformando quei morti da vittime degne di compassione in eroi. Non c'è proprio niente di eroico a morire perché ti viene addosso un camion carico di esplosivo...

Altrettanto inaccettabile è che si abusi della pietà popolare per fomentare un patriottismo di bassa lega, grazie al quale poter tacciare di disfattismo se non addirittura di 'intelligenza con il nemico' quanti hanno osato criticare la missione militare italiana in Iraq ("Quando lo stato si prepara ad assassinare si fa chiamare patria", ebbe a scrivere il celebre drammaturgo Friedric Durrenmatt).

Infine, proprio non digerisco l'ipocrisia che in simili circostanze porta ad usare il termine 'Caduti'. Perché non chiamare le cose con il loro nome? Non di 'Caduti' si tratta, ma di morti ammazzati. Morti in una guerra che l'Italia non doveva fare. E, anche se può non far piacere sentirselo dire, morti da aggressori (perché questo erano i nostri soldati, aldilà delle convinzioni e delle motivazioni di ciascuno di

loro: militari di una forza d'occupazione, percepita come tale dalla stragrande maggioranza della popolazione locale) contro un popolo che non ci aveva mai aggredito.

Qualcuno dirà che scrivere queste cose è un'offesa alla memoria delle vittime di quell'attentato. Al contrario, credo che sia molto più offensiva e infamante l'operazione d'immagine costruita intorno a questa vicenda. Diciamocelo chiaro, non sarà una croce al merito o qualche targa in giro per l'Italia a dare un senso a quelle vite spezzate.

Quelle persone sono morte per niente, e se la loro vicenda non serve neanche a farci riflettere sull'assurdità della guerra è come se fossero morte una seconda volta.

 
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Post N° 219

Post n°219 pubblicato il 04 Agosto 2007 da elly611
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Invito Iniziative nell’anniversario di Hiroshima e Nagasaki

Egregio signor Sindaco,

anche quest’anno, la nostra associazione promuove una serie di iniziative per ricordare l’anniversario delle atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki, rispettivamente il 6 e il 9 agosto 1945.

Anche se sempre più lontane nel tempo, tali date meritano più che mai di essere ricordate, non tanto per evocare un tragico episodio del passato, quanto per prendere coscienza di un pericolo tutt’ora presente ed anzi crescente. Lo scorso gennaio, l’autorevole “Bulletin of Atomic Scientists” ha spostato in avanti, per la quarta volta consecutiva, le lancette del Doomsday Clock, l’orologio che simbolizza la gravità del rischio nucleare, riportandolo ai livelli della Guerra Fredda (cinque minuti alla mezzanotte; bisogna tornare al 1984 per trovarlo posizionato così vicino all’ora zero).

Secondo l’Associazione degli Scienziati Atomici, il mondo è sull’orlo di una nuova era nucleare per tutta una serie di motivi, compreso il mancato impegno degli stati dotati di armi atomiche ad avviare trattative in buona fede per il completo disarmo nucleare. In questo contesto, l’Italia, che pure ha ratificato il Trattato di Non Proliferazione (TNP), si trova ad avere sul suo territorio una novantina di armi nucleari e cinquanta di queste sono stoccate nella base USAF di Aviano. Tali armi, lungi dal garantire la nostra sicurezza, sono di fatto un ostacolo sulla via del disarmo nucleare. L’Italia, ospitandole, viola non solo il TNP, ma anche la nostra stessa Costituzione, che - all’art. 11 – ripudia la guerra d’aggressione. E le armi atomiche cosa sono se non armi d’aggressione.

Il rapporto tra rischio nucleare e democrazia era stato evidenziato, già oltre quarant’anni fa, dal filosofo Günther Anders che invitava tutti e ciascuno all’obiezione di coscienza verso qualsiasi forma di collaborazione con il sistema nucleare, in nome della sopravvivenza dell’umanità, sollecitando i cittadini a non accettare la pretesa di politici e militari a decidere nel campo dei problemi atomici senza coinvolgere la popolazione: “abbiamo il diritto e il dovere di partecipare alle decisioni che concernono la ‘res publica’ [...] e un problema più ‘pubblico’ dell’attuale decisione sulla nostra sopravvivenza non c’è mai stato e non ci sarà mai.

Per questo, il 6 agosto 2007, ricorderemo Hiroshima a Vicenza, dove più forte viene oggi percepito il rischio dell’estensione della logica della guerra preventiva, mentre il 9 agosto saremo davanti alla Base USAF di Aviano.

Come l’anno scorso, invitiamo i rappresentanti di tutti gli Enti Locali della Regione ad essere presenti con il gonfalone del proprio Ente alla manifestazione conclusiva il 9 agosto prossimo alle ore 11, nell’ora dell’atomica su Nagasaki, nel campo antistante l’ingresso principale della base.

Sappiamo di giungere molto in ritardo con questo invito e che il 9 agosto è una data brutta per tutti, ma non possiamo esimerci dalla responsabilità nei confronti delle comunità cui apparteniamo, dell’umanità tutta e delle generazioni che verranno. Per questo confidiamo nella Sua presenza, o di una delegazione con un Suo messaggio. Le siamo riconoscenti per quello che potrà fare.

Cogliamo l’occasione per porgere a Lei e ai suoi concittadini i nostri migliori auguri di pace.

Padova/Pordenone, 16 luglio 2007

Il Presidente
Albino Bizzotto

 
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Post N° 218

Post n°218 pubblicato il 01 Luglio 2007 da elly611
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Vado in vacanza in completo isolamento per una settimana(finalmente!). Ma siccome è tutta la settimana che discuto con il mio assessore di riferimento sui servizi agli anziani e alle famiglie che permettano la cura di quest'ultimi a casa loro....e per quanto ci si sforzi comunque il carico e la responsabilità rimangono sulle spalle enella vita delle donne vi lascio con un bello scritto di una vecchiaccia Doc.Dal Club delle Vecchiacce

26Giu

Il vecchio continente invecchia e i vecchi gli pesano, figurarsi le vecchie!

Vorrei fare qualche riflessione in merito, a nome del Club delle Vecchiacce, fondato da Mila Spini e da me anni fa, quando incominciammo a stufarci di sentirci apostrofare con protettiva sufficienza: "nonnina, nonnetta, vecchietta, vecchina" da qualsiasi giovanotto appena sotto i 70.

Orbene, noi del Club delle Vecchiacce chiediamo:

1) che ci si consulti, noi vecchi e vecchie prima di decidere che fare di noi e se siamo o no "sostenibili" da un qualsiasi bilancio demografico;

2) che non si diano per buone le argomentazioni di banche, fondazioni promosse da BMW, da istituti di previdenza e da assicurazioni: le loro sono argomentazioni corporative e non politiche.

3) che se si prende per buona l’affermazione che il problema esiste in tutta Europa e anzi in tutto il mondo detto "avanzato", la questione non è di settore, ma è una grande questione politica generale: da affrontare cioè dai governi con le parti sociali.

Intanto avanziamo qualche osservazione e anche desiderio. Noi del citato Club tenderemmo a rifiutare la soluzione con metodi violenti, tipo Nerone (tutti gli anziani alle arene per essere sbranati) o Erode (ammazziamoli tutti al di sopra di tale età ecc.) o anche nativi del Nuovo mondo (riempiamoli di whiski e di fucili) o anche Hitler (campi di sterminio per la soluzione finale): e ciò non per buon cuore o umanitarismo, (figurarsi! le Vecchiacce hanno come livre de chevet Swift), ma solo perchè tali soluzioni si sono dimostrate antieconomiche, il massino sforzo con il minimo risultato: infatti i cristiani ci sono ancora, come i bambini e le bambine, persino i Nativi e addirittura gli Ebrei.

Ci spiacciono anche le soluzioni violente soft, tipo esporci al solleone, oppure indurci a sport faticosi, ad esperienze stressanti, oppure a maratone erotiche. Non sempre sono rimedi efficaci; anche l’idea di usare le tecnologie avanzate per saper dire a ogni bambino o bambina che nasce di quanto allunga la vita del nonno, non ci va a genlo. Ci piace che bambini e bambine nascano per gioia speranza futuro avventura.

Troviamo dunque finora non convincenti le ricette emesse da economisti bancari ministri ecc. Continuano a dire che bisogna abbassare le pensioni, ridurre i servizi, tagliare la spesa sanitaria, e aiutare le famiglie. Cioè far morire i vecchi con pensioni basse, aiutarli ad andarsene in fretta, non potendo acquistare i medicinali e affidare alle donne -che siamo più longeve- la cura dei superstiti rientrando a domicilio in forma di "servizio sociale onnicomprensivo gratuito", che -come è noto- è la definizione scientifica di casalinga.

Tra le spese da tagliare non troviamo mai le spese militari, ciò ci stupisce e abbiamo pensato che questa larghezza e generosità sottintenda il seguente "ragionamento": non possiamo mandare in guerra i giovani e le giovani che sono merce scarsa e si sa che la guerra fa male soprattutto a loro. Mandiamoci dunque i vecchi e così pigliamo due piccioni con una fava. E se poi le bombe, sia pure intelligenti, beccano magari donne e bambini, pazienza, si tratta pur sempre, nei paesi dove si esporta la guerra, di donne e bambini, che -essendo prolifiche e numerosi- minacciano il nostro bilancio demografico.

A noi sembra rischioso e insicuro: e la sicurezza è una cosa cui questa società non può rinunciare.

Non sarebbe meglio, magari, abolire la guerra o almeno ridurre le spese militari a vantaggio di un bel servizio di medicina preventiva, di città accoglienti a pro’ degli anziani in solitudine, di una società solidale dove vecchi e vecchie possano, se vogliono, agire, aiutare a conservare e trasmettere la memoria storica recente, raccontando anche fiabe o ricette o tecniche, o lavori o saggezza, giochi socialità e politica, il che serve magari a ridurre il consumismo futile, ma incrementa il consumo utile e intelligente?

Attendiamo risposta, grazie. (siamo vecchiacce, ma , ma abbiamo pur sempre avuto una buona Kinderstube)

Lidia Brisca Menapace

 
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Post N° 217

Post n°217 pubblicato il 14 Giugno 2007 da elly611
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PORNOGRAFIA

Dopo un bel pò di tempo mi ritrovo ad aggiornare questo blog. Fino a stasera avevo intenzione di raccontare a chi legge, l'esperienza delle amministrative del 27-28 maggio  dove tra l'altro il centrosinistra nel mio comune ha vinto dopo un lavoro immane che mi ha assorbito completamente per 2 mesi. Ma girando per il web ho trovato questo pezzo interessante che narra del video Shocking truth" (letteralmente verità scioccante)ed è il titolo di un video, presentato al parlamento svedese nel corso di un dibattito sulla libertà di espressione e pornografia, che racconta quanto può accadere dietro le quinte dei set a luci rosse (sarà anche che la politica è sempre più simile alla pornografia almeno intellettualmente). In alcuni punti è un po' forte, ma vale la pena di essere letto, e credo il video di essere visto....

IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA

di Isabelle Sorente***

 

 

*  tutte le testimonianze contrassegnate da un * sono tratte dal film “Schocking Truth”

**  una prima versione di questo articolo è stata pubblicata su Blast

***  Isabelle Sorente,  laureata in fisica all’école Polytechnique, è romanziera e autrice di teatro

 

 

 

Le testimonianze non ufficiali dei retroscena dell'industria del sesso sono rare. Un film, presentato da un'associazione al Parlamento svedese, nel quadro di una riflessione sulla libertà d'espressione e la pornografia, raccoglie confidenze illuminanti di attrici, di poliziotti, di produttori. Si chiama "Shocking Truth" (Verità scioccante).

 

Attenzione: si tratta di una visione violenta.

E provoca una grande rabbia.

 

Superata Annabel Chong, che, nel 1995, si faceva scopare da 251 partner in dieci ore... Angela Houston, 30 anni, nel 1999, si è fatta 622 uomini in 7 ore, cioè un uomo ogni 40 secondi. Candy Appels da parte sua è stata interrotta al 742esimo dalla polizia di Los Angeles. Quanto a Sabrina Johnson, 23 anni, si allena per battere il record del gang‑bang: 2000 uomini in 24 ore, previsti per San Silvestro.

Nessuno studio ha elaborato ancora il ritratto psicologico di queste candidate allo stupro collettivo. Ma Annabel Chong riviveva in diretta, nella sua pellicola, il trauma di una vera violenza subita anni prima.

E Angela, Sabrina, Candy, chi sono? Chi sono queste donne che si dicono felici dopo essersi fatte montare da un esercito? Chi sono queste Candy, Cookie ed altre Molly? Chi sono questi esseri umani che si nascondono sotto dei nomi di cagnette o di dolciumi? Oggi, le testimonianze incominciano a venir fuori.

Abbiamo visto "Shocking Truth", pellicola svedese realizzata a partire da interviste e da montaggi di film pornografici diffusi nel nord dell'Europa, e presentata al Parlamento svedese nel 2000 nel quadro di una riflessione sulla libertà di espressione nella pornografia.

Per disturbante che ciò possa essere, dietro ogni vagina, ogni bocca da pompini,  ogni ano, dietro ogni foro riempito di sperma, di dita, di pugni, di centinaia di cazzi, si nasconde un essere umano. Un essere umano, un corpo che, spesso, sanguina tra una scena e l’altra. Che sparisce durante le pause delle riprese. Che viene ri-truccato alla meno peggio per la eiaculazione finale nella bocca.

Oggi lo sappiamo.

Molto sangue cola da questi culi anonimi, dai nomi di pasticcino.

Certo, non pensare che un essere umano, dotato dello stesso fragile corpo di vostra sorella o di vostra madre, sia penetrato come in una catena di montaggio, sanguini, venga umiliato, sia segnato a vita, permette di apprezzare meglio lo spettacolo pornografico e di goderne più tranquillamente.

Ma questa non è la realtà.

 

Non pensarci, lo facevo anch’io una volta. Prima di interessarmi al dietro alle quinte.

Anche se l'universo standardizzato e prevedibile delle pellicole pornografiche mi è sempre sembrato noioso, non disprezzavo un video di tanto in tanto, alcune scene un po' zozze potevano anche mandarmi su di giri, per l’allegro contagio dell'effetto puttana.

Ma era prima. Una volta che si sa cosa c’è dietro, bisogna confessare che ciò rovina il divertimento.

Chi sono queste ragazze?

Ho cominciato quest'indagine senza preconcetti. Tra ragazze, ce lo si chiede. Dopo tutto, quelle che si fanno scopare da cinquanta maschi nei film pornografici, okay, certamente non gli piace, ma non lo hanno scelto loro? Sono pagate per questo, no? Anche se hanno bisogno di denaro, potrebbero comunque fare qualche altra cosa, no? Lavorare in fabbrica, fare la commessa, ecc.

Ma è davvero così? Prima delle grandi lotte sociali, le ragazze che sfacchinavano deboli e malaticce nelle fabbriche chimiche si rovinavano la salute con cognizione di causa, pur sognando di riuscire a farla franca. Queste ragazze avrebbero davvero potuto scegliere qualcosa d’altro?

In verità, chi sono realmente questi uomini e queste donne che lo spettatore usa a lunghezza di video?

Tutti sodomizzatori focosi e troie che ne vanno matte? O forse delle lazzarone che rifiutano di lavorare? Risposta di un produttore svedese di porno *: "Sono molto spesso delle vittime di vecchie violenze o di incesti nell'infanzia." E quindi, dopo una pausa: "Certo, in queste condizioni, ci si può chiedere se scelgano questo lavoro liberamente".

Quanto agli uomini?  Risposta dello stesso produttore: "Gli uomini non devono avere emozioni durante le riprese. Non occorre, ad esempio, che attendano una risposta dalle loro partner, che prestino attenzione alle loro reazioni.  Se si lasciano coinvolgere, allora non sono adatti a fare questo lavoro. In realtà, gli uomini devono potere agire come macchine.”

Risposta di un ex commissario, che ha incontrato innumerevoli prostitute ed attrici dell’ hard *: "Ho conosciuto migliaia di ragazze. In realtà, ho l'impressione di avere svolto una funzione più di assistente sociale. Non sono le stesse ragazze nel porno e nella prostituzione. Ma hanno le stesse origini. Quasi tutte sono state abusate nell'infanzia.”

Ecco un inizio di risposta sugli esseri umani che lavorano nel porno. Sia in Francia, sia negli Stati Uniti o in Svezia, la constatazione delle associazioni, dopo avere raccolto numerose testimonianze, è sempre la stessa: gli ambienti sociali sfavoriti costituiscono un vivaio di povere ragazze per la prostituzione e la pornografia. Molto spesso vittime di incesto o violentate durante l'infanzia. O tossicodipendenti. Le associazioni, denunciano che le vittime di incesto o di violenze o drogate, invece di essere prese in carico dalla società per beneficiare di un trattamento o di un percorso d'aiuto,  vengono direttamente arruolate e manipolate da papponi o da produttori senza scrupoli, a volte fin dall'uscita di casa. Vengono quindi addestrate in modo industriale per alimentare le produzioni di basso livello di qualsiasi tipo, sino a rapporti con cani, asini, cavalli, ecc.

La responsabilità è di tutti: sia dei servizi sociali già saturati ed incapaci di rispondere alla domanda, sia  delle case di produzione XXX , che fanno i soldi su queste bambine di un tempo, abituate al dolore e alla docilità.

Ecco il velo che le associazioni sollevano su queste ragazze. I corpi delle più svantaggiate, riciclati e utilizzati per fungere da legante sociale.

Non è soltanto uno scandalo, ma un orrore. Su grande scala.

 

Negli USA, l'industria del porno muove da 4 a 6 miliardi di dollari all'anno. Più delle industrie cinematografica e discografica riunite.

La diffusione di "Playboy" e di "Penthouse" (24 milioni di copie) è due volte più grande di quelle di "Newsweek" e di "Time" riunite... Sempre negli USA, il 75% dei negozi di video vende cassette  e DVD pornografici, che garantiscono loro tra il 50% ed il 60% del fatturato. Ed il 65% dei collegamenti internet riguarda siti pornografici.

Dietro le cifre, quanti corpi?

 

Backstage: due ragazze intervistate * tra due riprese, il viso pieno di sperma.

La prima, sorriso stereotipato, terribile, sguardo fisso, dice: "So che sono una gran puttana. Ma non mi ricordo più quando è cominciato. "

La seconda: "Forse... quando mi sono lasciata inculare dall'avvocato di mio padre. In realtà, non so più se era il suo avvocato o uno dei suoi colleghi. Avevo dodici anni. "

Tutto ciò viene detto con il sorriso a favore della cinepresa ed inserendo un dito ben curato in una passera depilata e perfettamente asciutta."

 

Ecco la situazione di esseri umani entrati volontariamente nel moderno bagno penale del sesso.

Se si può considerare come un atto libero di volontà l'impossibilità di rifiutare nuove violenze da parte di superstiti di violenze antiche. Cosa accade di loro, una volta entrate? Malattie, suicidi... Come saperlo? Si ha notizia dalle associazioni che la maggior parte delle attrici che sono arrivate alla zoofilia si è suicidata. Almeno quelle di cui si conosce il nome.

La tossica senza denti raccolta per strada per farsi scopare da un levriero afgano, quella che sorride dalla copertina del DVD bene in evidenza nell’espositore all'entrata del sex-shop sotto casa mia, quelle, dove sono oggi? che cosa è successo loro dopo? Suicidio? Overdose? Le fiche anonime passano e crepano. Che importa. Il serbatoio dei diseredati e dei rifiuti sociali è sempre pieno, alla mercé di fantasie diventate legge. Non è la materia prima che manca. Ma dopo tutto, come dice un altro produttore *: "Non ci sono leggi che proibiscono di fare soldi in un sistema capitalista. Non lo ho inventato io il capitalismo. Io sono innocente."

La realtà è lo schermo.

Sullo schermo, lo spettatore porno in fondo vede, tranne alcune star, ragazze che si somigliano tutte. A parte il colore dei capelli e le dimensioni del seno. Dopo tutto è difficile notare la differenza tra un ano ed un altro, tra una bocca da pompini ed un’altra. Non c’è molto di umano là in mezzo, ma piuttosto lo spettacolo di pezzi di corpo, di carni apparentemente avide e quasi sempre anonime.

Sono del resto proprio questo anonimato, questa facilità, questo rappresentazione immediata e dal vivo dell'atto sessuale che fanno l'interesse di questo tipo di pellicola. Allora, dove è il problema? In nome di quali idee reazionarie condannare il mio piacere?

In che cosa la visione di queste scene può rappresentare un pericolo per me, per i giovani abituati ad una tale sessualità meccanizzata e mercantile, ecc.... ?

Queste sono le domande che si pone oggi lo spettatore. Queste domande sono ovviamente legittime, e possono essere oggetto di dibattiti innumerevoli. Del resto, le si sentono ovunque, da "Max" all'Observateur", da Delarue, su TF1...

Ma il dibattito non può essere limitato alla sola logica e alle fantasie dello spettatore. Perché la risposta alla domanda "Cosa succede e che cosa diventano gli uomini e le donne quando girano un film pornografico" non viene fuori dalle immagini che osservate tranquillamente sul vostro video (anche se alcune colpiscono per la loro disumanità o per la sofferenza visibile delle attrici).

 

Ricordate "Gola profonda", la pellicola X culto degli anni 1970, dove tutto il sesso si riduceva ai pompini, uccello in fondo alla gola, cosa che avrebbe dovuto far godere di colpo la protagonista. Durante le riprese, Linda Marchiano, allora conosciuta sotto il nome di Linda Lovelace, era picchiata e minacciata con la pistola dal suo compagno perché effettuasse le prestazioni orali che hanno fatto di questo film una delle opere fondanti della pornografia. Durante i mesi successivi al film, numerose donne sono state ricoverate negli Stati Uniti, perché vittime di violenze o perché i loro compagni volevano ripetere a casa la prodezza che Linda Marchiano aveva potuto eseguire soltanto sotto le minacce.

 

Ripresa di un film porno *. Una biondina piuttosto magra si fa sodomizzare senza riguardo da un tipaccio, quindi da un altro quindi da un terzo. I maschi fanno la coda senza alcuna umanità, cazzo in mano. Le lacrime le fanno colare il trucco. Difficile confondere le sue grida con grida di piacere. Tra il secondo ed il terzo tipo, che la scuote come un sacco, lei vacilla ed i suoi occhi si rovesciano. Stacco del montaggio.  Sequenza seguente, nuova inculata, con in più tre mani ficcate nella sua vagina, che la frugano senza riguardo. Quando il suo partner si ritira, lei ha un mancamento. Una mano la raddrizza per una spalla e le piazza il viso sul cazzo. Deve succhiare, e ingoiare tutto.

Intervista backstage di questa ragazza. Le lacrime non sono ancora del tutto asciutte:

-         D: Se uno sconosciuto ti mettesse il cazzo nella bocca per strada, ti disturberebbe?

-         R: Perché, credete che io li conosca, gli uomini con cui ho appena girato? Non li avevo mai incontrati prima delle riprese. Quindi se uno sconosciuto venisse nella mia bocca, no, non mi disturberebbe.

E quindi un sorriso per la cinepresa, tanto più atroce in  quanto si hanno ancora nella memoria le smorfie di dolore della scena precedente. E aggiunge:

"Ma non dimenticate mai che a me piace. Adoro il sesso, sono una vera puttana e mi piace."

Davvero le piace essere sbattuta e sodomizzata da tutti questi bruti? O è solo la tesi ufficiale?

O peggio: non è che finisce per crederlo?

E che pensare di quelle che diranno che gli piace con cani o muli?

Dopo la schiavitù volontaria, ecco la tortura volontaria, ultimo orrore moderno.

 

Ancora backstage. Un'altra attrice *, anche lei con il viso bagnato di sperma.

-         Q: Di che cosa hai paura?

-         R: Di diventare un animale. Io non sono più un essere umano. Mi sento come un animale.

Stessa domanda posta ad un'altra ragazza *, mentre succhia un vibratore fluorescente. Si toglie il vibratore dalla bocca, e di colpo il suo sguardo cambia. Spento. Fisso. Perso.

-         Q: Di che cosa hai paura?

-         R: Di diventare nulla. Ed in seguito meno di nulla.

 

Sempre backstage. Ha 24 anni al massimo *. Racconta la sua esperienza di ex-attrice porno e scoppia in lacrime. Parla di Cookie dicendo "lei", come se si trattasse di un corpo estraneo, come se non potesse raccontare in prima persona. Poiché Cookie è lei.

Cookie doveva girare una doppia penetrazione. Si è messa a pisciare sangue. È stato necessario tagliare. I produttori e gli altri attori hanno dato dei kleenex a Cookie perché si pulisse, dandole della stronza perché aveva fatto sprecare pellicola. Dopo cinque minuti di pausa, la ripresa è ricominciata  e le hanno fatto finire la scena. È pagata per quello, no? Lo ha scelto lei.

Cookie dice ancora, sempre parlando di sè stessa in terza persona:

"Cookie aveva un'emorragia che richiedeva un ricovero di urgenza."

Cookie non è certamente la sola ad essere stata ricoverata dopo una ripresa.

Le storie saltano fuori.

Una ragazza condannata alla sedia a rotelle dopo una gang bang. Un'altra ha passato sei mesi all'ospedale.

Come racconta Raffaella Anderson nella sua terribile testimonianza, "Hard":

"Prendete una ragazza senza esperienza (...), lontana da casa, che dorme in hotel o sul set. Fattele fare una doppia penetrazione, un fist vaginale, con contorno di un fist anale, a volte le due cose allo stesso tempo, una mano nel culo, a volte due. E ti ritrovi una ragazza in lacrime, che piscia sangue a causa delle lesioni, e che generalmente defeca sull’uccello perché nessuno le ha spiegato che occorre farsi un clistere. Ad ogni modo, non è grave, la merda fa vendere. Dopo la scena (che non hanno il diritto di interrompere, tanto nessuno le ascolta), le ragazze hanno due ore per riposarsi. Poi ricominciano le riprese.”

 

Limitare il dibattito alla problematica del piacere dello spettatore è pericoloso, perché quello che vede allo schermo non è la realtà.

Si parla a volte con orrore degli snuff movies, dove le ragazze sarebbero torturate a morte. Ma alcune pellicole pornografiche si avvicinano agli snuff movies: le torture vengono tagliate in sede di montaggio. Le testimonianze ormai escono dagli studi. E anche le immagini.

Non si vede mai un gang bang, una doppia, tripla, multipla penetrazione o un fist-fucking, filmate senza tagli, senza montaggio. Ora sapete perché.

Perché allora non aprire gli occhi? Come immaginare che si possano infliggere tali violenze ad un corpo senza conseguenze e senza ripercussioni?

Raffaella: "La mattina tu ti alzi, ti infili per l’ennesima volta la tua pera di clistere nel culo e ti pulisci l'intestino. Ripeti fino a che sia pulito. Ma nonostante ciò, fa male (...).  Dopo, ho bisogno di mettermi sotto il piumone per un'ora per dimenticare quanto ne soffro (...) e nessuna posizione va bene. Ti rigiri in tutti i sensi, ma non c’è niente che allevii il dolore. Dopo di che, ti ritrovi sul set e tu succhi, tu ti sbatti… Ti  trattano da puttana (...). Niente vale tale sofferenza.”

 

La pornografia tutta sorrisi è possibile solo in un mondo virtuale, dove le grida di sofferenza sono sostituite da gemiti di piacere e da inviti a pompare più forte. Disumanizzazione totale.

Ecco perché è diventato non solo stupido, ma criminale fare del dibattito sulla pornografia un dibattito ideologico, dove i difensori della censura si oppongono ai cosiddetti “liberi pensatori”, sul tema “qual è l’effetto sullo spettatore?”

Anche se apprezzo il lavoro pionieristico realizzato oggi dalle intellettuali americane sulla questione della pornografia, non condivido la loro opinione di un razzismo esasperato nei confronti degli uomini. È inutile, ed altrettanto criminale, ridurre il dibattito sulla pornografia ad un antagonismo femminismo/potere maschile.

Invece è diventato urgente interrogarsi sul processo di disumanizzazione di migliaia di uomini e di donne utilizzati nella pornografia in catena di montaggio. Le testimonianze sui risvolti ed i retroscena della pornografia mi hanno sconvolta e fatta inorridire. Vi sento degli echi già conosciuti che non avrei voluto sentire mai più. A cosa alludo?

Provate a rileggere le testimonianze di superstiti, consultate qualsiasi documento sulla tortura. Che accade, che continua ad accadere nello stesso modo. In Europa, in Africa, in America. Il processo di tortura mira a privare un essere umano della sua qualità di essere umano. La tortura mira a ridurlo allo stato d'animale, a distruggerlo fino a quando egli stesso non si considera più come umano, ma come niente, meno di niente.

Ogni volta che si guarda una pellicola pornografica, bisogna ricordarsene. Cosa accade di queste ragazze il cui più grande timore è di essere diventate "un animale" o "niente, meno di niente"? Noi ora lo sappiamo.

Alcune muoiono di cancro, di AIDS o di emorragia. Molto conserveranno conseguenze fisiche e psicologiche che le perseguiteranno a lungo, forse per sempre. Rocco Siffredi stesso ha riconosciuto un giorno che alcune "attrici" del porno di livello medio-basso (che costituisce la maggior parte della produzione) avevano il sesso ed l’ano distrutti.

L’americana Catherine Mac Kinnon, che ha raccolto decine di testimonianze, ha descritto una di queste donne in modo efficacissimo: "Lei non ha un nome. È una bocca, una vagina ed un ano. Chi ha bisogno di lei in particolare quando ne ce ne sono tante altre? Se muore, a chi mancherà? Chi porterà il lutto per lei? Chi si preoccuperà se lei scompare? Chi è? Non è nessuno. Letteralmente, nessuno."

 

In Australia, molte attrici ricorrono ad operazioni chirurgiche specifiche. Non si tratta più ora di ritocchi "classici" (come aumentare il volume dei seni), ma di farsi togliere le grandi labbra, affinché la vagina sia più visibile allo schermo... Nient’altro che un buco. Spettatore boia.

Bisognerebbe trattare i superstiti di questi lavori forzati moderni con lo stesso rispetto, con le stesse attenzioni dei superstiti della tortura.

Dopo quest'indagine e dopo aver visto le immagini di "Shocking Truth", so che non potrò più guardare un film pornografico come prima.

Non chiedo la censura, o la proibizione delle pellicole pornografiche. Chiedo di uscire dalla logica dello spettatore. Che ci basti ascoltare il nostro corpo. Non si possono fare dibattiti di idee sul porno senza fare un dibattito sulla carne umana. Non chiedo l'abolizione della pornografia, di cui si trovavano già tracce negli affreschi pompeiani. Chiedo la creazione di un osservatorio destinato a vigilare sul rispetto delle persone umane utilizzate sui set porno. Sono una "reazionaria”? Sono una sessualmente frustrata perché chiedo per degli esseri umani gli stessi riguardi che abbiamo per gli animali? Noi ci indigniamo per il  massacro delle piccole foche, per lo sgozzamento dei polli, persino per gli animali maltrattati nelle riprese porno!

Cito per ridere (per modo di dire, perché ci sarebbe da piangere), questo parere di un internauta sulla zoofilia: "anche se adoro il sesso tra ragazze ed animali, io non posso tuttavia, come tecnico veterinario, difendere l'idea di un'interazione sessuale tra l'essere umano e l'animale, perché ciò rovinerebbe l'animale e lo farebbe in seguito agire in modo intollerabile rispetto alle regole di correttezza della società umana. Inoltre, sarebbe male incoraggiare un animale innocente a seguire le tracce del maschio umano, alla ricerca di di un’idea impossibile."

Brivido freddo nella schiena… Virtuale = mortale…

 

Immaginiamo per un momento che abbia luogo una campagna di informazione degli spettatori, con diffusione su una rete generalista di un film documentario (del tipo di "Shocking Truth") che comporta immagini pornografiche girate "backstage". Per la maggioranza degli spettatori, il passaggio da una rappresentazione virtuale ad una realtà fisica atroce contribuirebbe ad una diminuzione considerevole, se non ad una scomparsa totale, dell'eccitazione causata da queste immagini.

È in questa fase, e in questa fase soltanto, che occorre reintegrare, allargare il punto di vista dello spettatore. E si comprendono le resistenze che sollevano oggi gli attacchi diretti contro la pornografia.

Questo spettatore, questi milioni di spettatori, una volta privati del loro piacere virtuale, dovrebbero cercare altre risorse per il loro piacere onanista. Ma quanti tra loro ne sono ancora capaci? Non occorre sottovalutare il terrore e l'aggressività che suscitano in alcuni la fine del sogno pornografico, la fine dell'immagine della donna-buco, lo smarrimento che provocherebbe loro la perdita di un universo fantastico e virtuale, che è spesso il loro principale accesso al piacere.

Come gioire nel mondo reale? Come gioire della carne e degli odori e del peso e della presenza viva e palpitante di una donna? È urgente proporre agli adolescenti un'altra visione del sesso e dell'amore, diversa da quella delle donne-buco e delle prestazioni di inculatori.

Ci si può del resto chiedere se,  mentre si trasformano le donne in animali/oggetti disprezzati e maltrattati, non si stia cercando di trasformare gli uomini in buoni, piccoli e docili soldati e in bruti obbedienti e condizionati,

Non è forse vero che i comandanti serbi drogavano le loro truppe con i film porno prima di attaccare i villaggi?

Tutto è organizzato perché lo spettatore onanista rimanga chiuso nell'ignoranza sul suo corpo e dunque inevitabilmente anche su quella del corpo dell'altro; uno psicopatico che non soltanto non reagisce più alla sofferenza altrui, ma ne gode.

Le domande per lo spettatore sono: quale umanità stiamo preparando? Vogliamo fabbricarci delle generazioni di individui condizionati, docili, economicamente efficienti, pronti a tollerare qualsiasi abominio da quella parte della società che gli consentirà di intrattenersi nel loro piacere morboso?

 

Innamorati della carne, degli odori, del sudore, dei giochi infiniti del sesso, noi non dobbiamo soltanto informare i nostri simili sulle violenze della pornografia industriale.

A noi tocca anche dimostrare la nostra gioia di vivere nel mondo reale e difendere con serena fermezza le infinite forme del piacere sessuale incarnato in un rapporto non virtuale.

 

La gioia, più forte del gang bang.

 

fonte  http://www.orroz.net/porno.htm


 
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Post N° 216

Post n°216 pubblicato il 03 Maggio 2007 da elly611
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Disinformazione, giustizialismi e razzismi

Non so se avrei apprezzato tutto ciò che è stato detto dal palco il 1° maggio a Roma, ma la reazione delle forze politiche e della stampa è stata per lo più della massima vigliaccheria. Dico in generale: Rivera sostiene che le battute erano state concordate, ma la Rai ribatte che ospita solo: è un puro terminale? I sindacati a loro volta si dissociano, distinguono ecc.ecc. Che l’ "Osservatore romano" abbia la forza di dividere i sindacati? non sarebbe la prima volta. Nella storia italiana le Acli furono fondate apposta per impedire ai lavoratori cattolici di stare uniti agli "altri". Non ci potrebbe essere segno più evidente di regresso. Bene ha fatto Giordano a dire che la satira non può essere imbavagliata.

Ci sarebbero ben altri argomenti critici verso la stampa: ad esempio il modo con il quale si costruiscono i mostri e si viola la privatezza delle persone anche minorenni: il caso delle due giovani donne rumene e il delitto nella metro. Nessun cronista cerca di capire che cosa è successo e su che verteva la contesa tra le tre. E come mai nessuno è intervenuto a frenare le violenze. E se il parroco può avere sbagliato il momento e la forma della richiesta di perdono (tuttavia, che cosa dovrebbe dire un prete cattolico ai funerali religiosi? forse informarsi prima se la famiglia è religiosa). Certo aver dato spazio al "no!" della madre e alla sera prima alla sua richiesta di ergastolo e alle voci urlanti di protesta contro gli immigrati è preoccupante. Abbiamo già dovuto occuparci di problemi di questo tipo al tempo dell’uccisione del piccolo Tommy e anche durante tutto il processo di Cogne. Bisogna che la stampa e la tv si diano della norme deontologiche un po’ più precise. Il diritto alla riservatezza vale per tutti e tutte, anche se addirittura visti commettere reati (perchè mostrare la stanza in cui dormivano e dare notizia che esercitavano la prostituzione?) Inoltre deve essere chiaro che non si chiede alle vittime di giudicare e di emettere il verdetto. Il caso delle maestre della scuola materna è esemplare, siamo alla gogna e alle famiglie che sostituiscono tribunali e professionisti vari, siamo alle raccolte di firme e alle fiaccolate, si finisce cosi ai linciaggi. Scivoliamo sempre più verso forme di "giustizialismo" selvaggio, che hanno aspetti di vago fascismo, di razzismo e discriminazione sociale crescente.

Lidia Brisca Menapace

 
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Post N° 215

Post n°215 pubblicato il 22 Aprile 2007 da elly611
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PD prove di un matrimonio.... quasi obbligato, ..............io non riesco ancora a capire il perchè
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lo sapete io sono di RC, sono segretario di circolo e mi spetta l'incombenza delle trattative politiche con i partiti dell'unione per le amministrative localiPartiti con i quali peraltro sono stata in opposizione per tre anni fruttuosamente, visto che siamo riusciti a far andare a casa il sindaco della cdl. Bene io non riesco a capire come margheriti e DS si sposino nel "partito democratico", litigano anche per il colore della carta da cesso....io stò in mezzo e ricopro un ruolo che mi sembra pure assurdo :blink: ::: --><img alt=":....((( "> ....medio la concordia tra i due promessi sposi!
Aquanto pare però leggendo LIDIA da palazzo anche a livello di governo nazionale il giochino è lo stesso.
Lidia dal palazzo ...che più palazzo non si può
19
Apr
( manovre da basso impero in vista del PD )

Oggi in Senato si è scatenata l’irrazionalità più sgangherata. Livia Turco presentava un decreto che abbassava il costo dei tikctets sulla diagnostica da 10 euro a 3,5, buona idea, ma molto mal motivata e facilmente smontabile col dimostrare che -a questo punto- è molto meglio abrogare del tutto il pagamento dei tickets, particolarmente odiati e vessatori, dato che per riscuotere 3,50 euro, si consumano in spese burocratiche, registrazioni, fatture ecc. da 10 a 12 euro. Tuttavia il governo è arrivato in aula con il provvedimento e molta sprovvedutezza, forse contando che l’opposizione non avrebbe osato votare contro una misura sociale così popolare: ma abbiamo già visto più volte che non mancano di votare anche contro il decreto per salvare dagli sfratti molte famiglie ecc. Per far passare il decreto vi erano però difficoltà con la copertura finanziaria, con il famoso art. 81, e quindi il presidente della Repubblica avrebbe dovuto respingere il testo. ll governo ha perciò ritirato il suo emendamento , con il quale aveva levato il difetto di copertura, inspiegabilmente, forse per paura dell’incombente Padoa Schioppa, che vuole tagliare tutte le misure solidaristiche. Una bagarre! ll governo ritira l’emendamento e noi lo rlprendiamo, così l’iter del decreto non si interrompe, dato che siamo alla prima lettura e c’è tempo per correggere alla Camera.

Tutto ciò ha un carattere di irrealtà. Il governo viene "salvato" da quelli che sono sempre presentati come radicali, bolscevichi, ricattatori, dissidenti , e minacciato dai più perbenisti che ha tra i suo sostenitori. Tra l’altro noi avvaloriamo, sia pure per poche settimane misure odiose, come ridurre le risorse per handicappati, giovani, cinema ecc. L’immagine di tutta l’operazione risulta pessima e poichè l’immagine è (quasi) tutto, abbiamo preso una brutta botta proprio in vicinanza delle elezioni amministrative: bel colpo!

E’ sorprendente e non se ne capisce la ragione.

Ho formulato l’ipotesi che si stiano scatenando senza controllo le spinte disgregatrici del Partito democratico, che mostra di non avere una pratica per governare le crepe, i trabocchetti, le discese, i passaggi insidiosi: ma il fatto è che tutto ciò influisce su tutti: a questo punto accelerare e governare il processo diventa davvero necessario per tutta l’Unione.Stabiliamo norme di consultazione, coordinamenti, inizi di ricomposizione tra tutti quelli che staranno fuori e troviamo il discorso e il metodo che allarghino l’interesse e l’area un po’ incerta, ma almeno di sinistra, che si sta raccogliendo.

Che il governo non sia una compagine che almeno ha comportamenti interni definiti , ma si mostri come un organismo attraversato da guerra per bande è miserevole, ma davvero che sia per bande e non per ricatti previ alle future dislocazioni: questo ci deve essere garantito da chi si accinge a fare il "nuovo"(! ) soggetto politico.

Far cadere il governo non sarebbe una soluzione, perchè segnerebbe un ulteriore processo di cancellazione della storia.

Ma per passare questa ulteriore difficoltà, ci vorrebbe almeno un ministro per i rapporti con il parlamento attento sagace, almeno presente: in fondo chiediamo ben poco, no?

 
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Post N° 214

Post n°214 pubblicato il 16 Aprile 2007 da elly611
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Storia di odori e di stati d'animo

 Te ne sei appena andata.

Che male mi fa sentire il tuo odore rimasto impigliato tra le pieghe delle lenzuola, mi arriva ancora caldo al viso il

 tuo profumo - Opium - ed è un'onda inebriante che mi travolge. Anche questa notte è trascorsa.

Mentre, con le mani, ti tiravi su i capelli, sei scesa dal letto hai infilato i collants, la gonna, un sottogonna di tulle e scarpe a fiori. Il tuo è un erotismo raffinato.

Un'occhiata all'orologio con il cinturino rosso e ti sei rivestita con una freddezza che mi ha stretto il cuore: possibile che le ore trascorse assieme siano solo un modo come un altro per invecchiare?

 Tu cerchi e trovi in me una parte che a lui manca.

Un uomo che ascolti le tue emozioni, la ricerca nel tuo intimo, la passione dionisiaca che vive in te, cioè gioia, sofferenza, ebbrezza, brivido. Io cerco e trovo in te la libertà che non riesco ad avere altrimenti.

Noi siamo la passione.

Ci nutriamo a vicenda con un veleno che ci corrode lentamente l'anima, finché non arriviamo a un punto che la simbiosi che quest'ultima ha col corpo non esiste più. Niente più dolore, niente più tristezza, niente più lacrime, niente più rimorsi. Solo i nostri corpi nudi, uno accanto all'altro.

Solo io e te.

Gli odori, la saliva, la collina dei tuoi riccioli scuri, acqua sotto la luna che scorreva nella  conchiglia delle tue cosce. Nel dolce

 suono della notte, accoccolato ad un bacio sfiorato, ai tuoi seni come girasoli scossi da un autunno di vento, respiravamo ogni goccia di noi. Nel fondersi dei nostri respiri e in un leccarci di suoni ci prendevamo per mano in sogni di glicine che ricamavano stelle bambine.

Ma quel buffo regista del tempo ci aveva truccato le carte. L'inganno di un tradimento scava ghiaccio nei cuori.

 Sai cosa significa aprire gli occhi la mattina, girarsi e non vederti accanto?

E non dirmi che mi vuoi ancora dopo stanotte e che non c'è niente che ti tiene legata a lui. Tanto, lo so, è solo un vento che soffia piano al mio orecchio e passa leggero. So che quando scrivo sono me stesso e questo è già un grande traguardo. In fondo sono solo parole che stanno vicino all'altra, segni neri su di un foglio bianco o, semplicemente,magia.

Io me li ricordo i tuoi occhi, i tuoi occhi diamante di luce che

 cercano i miei, li trovano, si dileguano furtivi e così di nuovo in un gioco che diventa destino.

 E i tuoi capelli di seta, labbra di fragola e seni come boccioli in fiore. Il tepore del tuo corpo, tu in ginocchio in un abbraccio di colori come la donna con il bacio di un quadro di Gustav Klimt a Vienna.

 Ho sempre creduto di essere l'unico artefice della mia vita, che le cose mi accadevano perché ero io a volerle, poi sei arrivata tu e tutte le mie alchimie si sono dissolte, tutti i miei punti stabili sono crollati e io che mi ritrovo a essere l'amante di una donna sposata.

No. Non l'avrei mai e poi immaginato. Mi sono svegliato in piena notte, il caldo mi ha lasciato il sapore delle tue labbra addosso e non riesco a trovare pace. Nel mio girovagare nel letto, alla fine, ti incontro.

Ti ho odorata stanotte.

E penso a te, e penso a noi.

Ti ho odorata stanotte e ormai fai parte di me e di quel perdersi nei tuoi occhi di un nero infinito. 

 L'anima non grida passione se il corpo non ha calore.

 Le parole non hanno voce se il cuore non ha coraggio.

 Tu sei per me l'incanto del giorno che nasce.

 Sei il battito d'ali di una farfalla che si posa sulla tastiera.

 Sono bastati pochi attimi perché tu entrassi nel mio cuore,

 con tutte le note del tuo splendido pianoforte.

 Non basterebbe una vita per farti uscire.

 E' bello trovarti, respirare il tuo profumo, giocare il tempo.

 Il tempo di Elena. E impazzirne. Averne sempre più voglia, sete, fame.

 Tenere carezze sul tuo meraviglioso oceano di seta.

 

 
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