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"Confermo i miei atti e rido dei miei castighi. E adesso condannatemi".

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Post N° 331

Post n°331 pubblicato il 12 Dicembre 2006 da 72rosalux72


Sposarsi significa assumersi precise responsabilità, convivere è il contrario. Quindi basta andare di fronte al sindaco o chi per lui, dire sì quando richiesto e si diventa persone responsabili.
Facile!
Io pensavo che essere responsabili fosse una pratica quotidiana, come andare al lavoro e lavorare bene, come seguire i figli a scuola, portarli dal dottore quando stanno male, stare col proprio compagno in ospedale quando si fracassa una gamba cadendo dalla bicicletta; oppure parlare coi figli fino a mezzanotte perché non capiscono come cavolo fa a uscire il famoso semino dal pisello del papà ( “come si fa a far uscire questo semino?!”…arghhh!!), cucinare tutti i giorni un buon pranzetto, tenere in uno stato decente la casa, pagare le bollette… E sbagliare anche, rendersene conto, sentirsi in colpa, arrabbiarsi e via di seguito.
Cose comuni alla stragrande maggioranza delle persone.
Solo che se fatte da sposati acquistano un valore aggiunto.
Quindi, quando sento qualche mamma sposata lamentarsi la mattina alle otto, meglio che mi stia zitta. Lei è sposata, si è assunta un sacco di responsabilità, e pazienza se poi io vado al lavoro e lei torna a casina. Ha comunque tutto il diritto di lagnarsii, visto che si è sposata e si è assunta un sacco di ecc…
Mi bolle il sangue solo quando ascolto considerazioni buttate là come fossero due soldi:
” ma lavori anche la domenica?!”
” beh sì, sotto natale le librerie sono aperte, facciamo i turni e poi si recupera ( il capo non paga gli straordinari, aehmm)”
” E COME FAI CON ETTORE?”
Mi organizzo. Sissignora, io mi organizzo: una volta la nonna, un’altra c’è il papà, un giorno da un amichetto…d’altra parte, dico, se io non lavoro non si mangia.
E con questa frase evito ulteriori domande sceme.
Verrà il giorno che sbotto e gli spiaccico in faccia un bel:
”e tu come fai a non lavorare?”

Io baderei alle persone e non al loro stato civile. Infatti, in tutto questo cianciare di doveri assunti da una parte e di “capricci” dell’altra, delle persone non si è mai parlato. Che non lo facciano i liberali di casa nostra non mi pare strano, sebbene qualche timida voce sul serio liberale si sia alzata dal centrodestra. Il resto è incapace di confrontarsi con la realtà che cambia, e lo fa in modo arrogante, giudicando chi vale e chi no sulla base di un principio.Un po’ come facevano nei regimi comunisti. 
Ma che non lo faccia la chiesa è davvero sensazionale.
Definisce “capricci” quelli che le persone coinvolte chiamano diritti. C’è da scommettere che se i conviventi chiedessero aiuto…oddio, padre, sono un convivente, salvami!… tutti pronti ad aiutare. Ma di conviventi felici e garantiti non ne vogliono sapere, sono “capricci”.
Fuori dallo schema dei preti non esistono felicità, diritti, e manco l’ironia.
Si sono inveleniti come vipere per quattro volantini gettati dal manifesto, e qualcuno gli ricordi che l’ira è un gran peccato. Com’è, non si può dire di non essere d’accordo col papa?
”gesto spregevole”
Ma dove viviamo, in iran? Datevi una regolata.
Pensate alle persone piuttosto, e se non siete capaci di comprenderle e di rispettarle, metteteci almeno la carità cristiana, secondo la quale un po’ di bene si vuole a tutti.

 
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