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"Confermo i miei atti e rido dei miei castighi. E adesso condannatemi".

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Post N° 391

Post n°391 pubblicato il 01 Marzo 2008 da 72rosalux72

Leggo che da decenni la fiom non conduceva un’inchiesta di massa tra i metalmeccanici, operai e impiegati.
Sono stati coinvolti 400.000 lavoratori e più di 100.000 hanno riempito un questionario di ben 118 domande “ per raccontarsi, e per raccontare a chi li rappresenta o li vorrebbe rappresentare – poco meno della metà degli intervistati ha una tessera sindacale in tasca- chi sono, come lavorano e come vivono”.
Persone vere.
Assolutamente da sottolineare, come riporta il manifesto, il molto significativo fatto che alla presentazione dei risultati dell’inchiesta a torino non si sia visto un solo dirigente nazionale della sinistra. C’era invece il sindaco di torino chiamparino che ha pure portato un suo contributo.

Il metalmeccanico italiano guadagna tra i 1000 e i 1200 euro al mese, se ha più di 45 anni può sperare di pigliare la considerevole cifra di 1225 euro al mese. Le donne prendono meno, e tra gli specializzati non sono manco il 5percento; però denunciano più dei loro compagni i danni alla salute e la nocività del lavoro che svolgono, un po’ perché sono collocate più in basso e quindi subiscono più danni, e un po’ perché hanno una migliore percezione del proprio corpo e se ti fa male un braccio a forza del lavoro ripetitivo te ne accorgi meglio a casa, quando non riesci a passare lo straccio sul pavimento o a sollevare un bambino di tre anni dal suo letto.

Nei centomila che hanno risposto ci sono uomini e donne, precari e stabili, migranti e indigeni, settentrionali e meridionali, operai e impiegati che lavorano in fabbriche piccole, medie e grandi.
Dall’inchiesta a viso aperto emergono verità pessime: intimidazioni sul posto di lavoro ( specialmente al sud) e discriminazioni nei confronti delle donne, dei giovanissimi e dei migranti.
Più della metà degli intervistati vorrebbe lavorare meno ore e il 60percento denuncia la ripetitività del lavoro svolto. I precari sono un terzo degli intervistati, ed è un gran risultato se si tiene conto che è più difficile farsi rispondere dai precari così come dai migranti.
Ben il 58percento denuncia “la mancanza delle protezioni necessarie per lavorare in sicurezza” e il 25percento “ non può fare pause quando ne ha bisogno”.
Ma che interessanti questi ultimi dati, paiono arrivare proprio a fagiolo.

E a proposito di quelli che dicono “ non posso fare una pausa quando ne ho bisogno”…
Che ridere eh. Pare impossibile che non si possa andare a fare pipì sul lavoro, assentarsi per un paio di minuti. Ci hanno scherzato parecchio su, “le piscione” le hanno chiamate.
Poi succede che una pisciona di cassiera finisce all’ospedale, malmenata e umiliata al bagno di un esselunga. Le ha anche messo la faccia dentro il water, il superuomo, e le diceva: adesso piscia, dai.
Non ho difficoltà ad immaginarmi la situazione, e non ne ho lo stesso nessuna ad augurare al superuomo lo STESSO IDENTICO TRATTAMENTO, ma eseguito da due o più energumeni precari che hanno il dente avvelenato con quelli che menano le donne.

E a proposito di quelli che dicono “mancano le protezioni necessarie per lavorare in sicurezza”.
Ieri è morto un “camallo” nel porto di genova, precipitando dal ponte di una nave dove stava lavorando. Un volo di dieci metri, non ti salvi. Quella che si suol dire “una tragica fatalità”. Come dissero del padre, morto d’infarto nello stesso porto dopo ore che trasportava carichi con le braccia e la schiena.
Certo che è una famiglia davvero sfigata, addirittura due “tragiche fatalità”!
Mi piacerebbe tanto che tutte le famiglie che hanno perso sul lavoro la loro fonte di sostentamento, ricevessero EGUALI RISARCIMENTI.
Desidero che tutte le donne con figli e compagni di vita morti sul lavoro abbiano lo STESSO IDENTICO TRATTAMENTO. Mica vorremo fare distinzioni tra chi lavorava lì e chi lavorava là…
Anche perché il dolore è uguale per tutti.

 
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