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UN MAGLIONE GIALLO: PARTE TERZA

Post n°59 pubblicato il 25 Aprile 2014 da rozappa

E siamo arrivati alla 3a parte del mio racconto, la parte che mi farà chiudere gli anni settanta ed affacciarmi agli anni ottanta. E con l'arrivo degli anni 80 si chiuse davvero un periodo che sembrava interminabile della mia mia vita e che ho definito "tragicamente meraviglioso".

Ma andiamo avanti con la narrazione, buon fine settimana a tutti, ci riaggiorniamo venerdì prossimo.

 

- segue da pag. 4 -

C'era stata anche una ragazzina del suo paese, l'aveva conosciuta un ultimo dell'anno che aveva passato a lavorare (non gli interessava particolarmente andarsi a divertire) e, verso le 2, finito il lavoro al ristorante, mentre se ne tornava a casa per andare a letto, incrociò Jed e gli altri amici che lo convinsero ad unirsi a loro per un ultimo brindisi, si aggregò anche un gruppetto di ragazzine reduci da una festa e, tra una canzone e l'altra si ritrova la Be fra le braccia che, con la sua freschezza e il suo sorriso, lo conquistano subito, ma era tanto giovane e gli chiese tempo, quel tempo che a quell'età sembra di non avere mai...

Poi a Bologna l'università e io sempre con lui a condividere nuove avventure e nuove emozioni.

Le lezioni interminabili di geometria dalle 6 alle 8 di sera del lunedì ...roba da addormentarsi (e una volta è pure successo)

"lei, sì lei col maglione giallo, se vuole dormire, almeno lo faccia in silenzio"

Che figura di merda ! ma a raccontarla adesso è pure divertente.

Al terzo anno di università aveva incontrato la Pina, un'appariscente biondina di IV Liceo.

Si erano conosciuti al bar in un'ora buca fra le lezioni di un martedì mattina, mentre Lei (e due amiche) quella mattina la scuola l'avevano proprio bucata !

Si era creato così un gruppetto di tre ragazzi universitari e tre ragazze liceali che tutti i martedì si ritrovavano nello stesso bar a giocare a biliardo, a carte o a parlare dei fatti loro e, Ros e la Pina non nascondevano la loro simpatia reciproca.

Io li ascoltavo e si percepiva nell'aria che, quando si mette assieme la paglia col fuoco, prima o poi ...scoppia un incendio ... era davvero bello sentire quanta gioia provavano quei ragazzi a stare insieme, e quando la primavera cominciò a intiepidire le giornate si andava tutti a fare due passi al parco, o sulla montagnola. Un giorno, era già maggio, erano tutti attorno al biliardo per una goriziana e Ros, intento ad osservare il gioco, si sentì a sua volta osservato ... alzò gli occhi, si guardò intorno e incrociò lo sguardo della Pina.

Non so davvero cosa ci fosse in quello sguardo, ma i due ragazzi si allungarono sul biliardo fra le proteste degli altri, e si scambiarono un bacio lungo e dolcissimo e gli altri, capita la situazione, applaudirono all'inaspettata interruzione.

Il bacio o il fiocco in gola, come lo chiamerà poi la Pina, fece ripartire il cuore e i sogni di Ros e i due si lasciarono con la promessa di rivedersi il martedì successivo (allora non c'erano i telefonini, e poi era un amore in embrione).

Invece due giorni dopo Ros trovò al bar l'amica del cuore della Pina, col Resto del Carlino in mano e gli occhi gonfi di lacrime

"che è successo, perché piangi ?"

"la Pina è morta" e gli allungò il giornale

Ros lesse impietrito e la sera stessa, prese il treno, tornò a casa e non tornò mai più all'università.

Di nuovo sentii il dolore salire dal profondo, penetrare dentro di lui e diffondersi attraverso tutto il suo corpo, ma stavolta non pianse. Stavolta era più grande e sapeva nascondere meglio ciò che provava.

Ros partì per il corso ufficiali carrista di Caserta a gennaio, nel frattempo alla stazione di Bologna era esplosa la bomba e nel centro sud c'era stato un terremoto catastrofico, ma sembrava quasi che questi eventi scivolassero su di lui senza lasciare traccia.

Io ero sempre il suo compagno d'avventura, mi portava sempre con sé.

Finito il corso AUC Ros tornò in paese per una licenza di 15 giorni prima di raggiungere il reparto come sottotenente effettivo.

E in quei 15 giorni si ritrovò con la Be che, nel frattempo era cresciuta e sembrava finalmente pronta per la loro storia, non che i loro rapporti si fossero mai realmente interrotti ... c'era stato un San Valentino in cui tutti gli amici si scambiavano i regali al Pacèc Bar (il vecchio, piccolo, squallido bar, fermo due curve sotto la felicità) e solo Ros e la Be erano rimasti lì un po' tristi a dirsi che loro due non avevano nessuno e, Ros con un colpo di genio (studiato a tavolino prima) aveva tirato fuori una scatola di baci e glieli aveva dati dicendole

"per la verità io qualcuna dentro al mio cuore ce l'ho ... auguri Bè"

e lei corse a casa piangendo,

Non era stato l'unico regalo che le aveva fatto in quegli anni, ogni tanto arrivava, le portava un regalo e lei fuggiva a casa fra i singhiozzi. Non lo faceva per farle del male, le voleva bene davvero, stava cercando di farglielo capire con pazienza.

Poi Ros partì per Aviano e, naturalmente mi mise nella sua valigia, sempre fra le cose più vicine al suo cuore.

Ad Aviano c'era la più grande base Nato del sud Europa e la caserma alla quale Ros era stata assegnato era adibita alla difesa di questa base e contava di 200 carri armati, 1000 soldati e più di cento ufficiali ... una città, insomma ! E qui Ros avrebbe cancellato il suo passato ed aperto al suo futuro.

Ros riceveva molte lettere sigillate con le labbra da diverse ragazze e i soldati della sua compagnia tifavano per lui

"tenente ! c'è posta per lei ! dalle labbra e dal profumo sembrano di una ragazza ... anzi a guardar bene ce ne sono due eheheh"

fra queste l'unica che a lui interessava davvero era la Be, che puntualmente gli scriveva stupende e passionali lettere d'amore e Ros quando andava in licenza trascorreva quasi tutto il tempo con lei ... finalmente stava sbocciando quella storia che covava da qualche anno.

- continua -

Allora ero così

 

 

 Non mi sembra sia poi cambiato molto nel nostro paese

 

 
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