Rosario

BUONA PASQUA

Il periodo era più o meno lo stesso, il luogo lo conoscete già, del protagonista ne avete già sentito parlare, allora vi chiederete: qual è la novità?

Forse il modo in cui ho immaginato si sia svolta tutta la vicenda... 

Tic tic, tic tic, tic tic

Il suono inconfondibile della lettera 32, col ding che avvisava quando arrivavi alla fine della riga e dopo due ulteriori battute dovevi obbligatoriamente andare a capo (a meno che non forzassi l'inserimento di altre due lettere, aveva perfino il tasto per cancellare, tornando su quella da eliminare e ribattendola con il nastro correttore ad inchiostro bianco).

Nunzio aveva aspettato la notte per provare a scrivere trovando un po' di pace in quella casa di quattro stanze, troppo piccola per otto persone. Scriveva nell'unica libera e nel silenzio dell'ambiente sala/cucina, al calore delle braci ancora ardenti nella stufa, si sentiva nettamente quel ticchettio provocato dal pigiare con gli indici sui tasti.

Sperava di non essere disturbato a quell'ora tarda, certo non dai suoi genitori che lavoravano sodo tutto il giorno e si godevano quelle ore di riposo per ricaricarsi e affrontare una nuova faticosissima giornata.

Mantenere una famiglia così numerosa con un solo stipendio fisso (quello da muratore del padre) e quello saltuario della madre grazie alla macchina da maglieria, non era proprio una cosa semplice.

Se poi consideriamo che tre dei quattro figli studiavano ancora, allora i sacrifici erano ben chiari a tutti.

I due nonni avevano una misera pensione agricola, che non bastava neanche a soddisfare i vizi minimi: sigarette e alcolici.

Nunzio sperava anzitutto di non incontrare il nonno, ormai sopraffatto dalla demenza senile e ossessionato dai ricordi della guerra: la prima, quella che aveva combattuto davvero e che gli aveva lasciato in ricordo una palla di moschetto in una spalla.

Un altro incontro da evitare era quello con i fratelli più piccoli (che dormivano con lui nella stanza da lavoro della mamma, grazie a tre armadi-letto acquistati dai genitori per sfruttare al massimo lo spazio condiviso con la "macchina del 12" e il dipanatore) perché avrebbero insistito per fare una partita a carte o a scacchi.

Invece lui aveva bisogno di fare almeno cinque o sei copie della poesia che voleva presentare al concorso di Castrocaro e che gli era costata una nota al Ginnasio. L'aveva scritta pensando a quel sorriso strano che dava così tanta espressività a quel musetto imbronciato che gli piaceva tanto...

Nunzio prese un foglio bianco e due veline gialle, interponendo due carte copiative, infilò tutto nel carrello facendo attenzione ad allinearle bene,  in modo che le 5 pagine combaciassero alla perfezione

Tic tic, tic tic, tic tic  

Sono triste questa sera

piango,

non ho parole per dire

il mio dolore.

Forse tace,

ma piange il mio cuore.

Un sentimento di nostalgia

mi sfiora

è possibile l'amore ?

Ogni attimo della mia vita è per te.

Perché struggersi per un momento ?

Che è un momento della vita

a paragone dell'eternità ?

Un attimo fugace e di malinconia

di tristezza o di orgoglio

possono rovinare una vita intera.

Una vita fatta di preoccupazioni

di dolore, di noia,

una vita insomma che non lascia trasparire

nell'animo di un uomo

neppure quell'attimo di felicità

che l'Eterno aveva promesso.

Nunzio, Marzo 1967