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COLONNA SONORA
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Succede che nella vita ci si imbatta in fenomeni inspiegabili.
Questo è l'oggetto del racconto breve di stasera.
C'era la luna piena quella notte, che illuminava il paesaggio quasi come fosse giorno, Carlo e Lucia avevano pensato di eleggere a loro rifugio d'amore una vecchia casa abbandonata, nascosta fra gli alberi del bosco.
Arrivarono con l'auto in una radura poco lontano e si avviarono a piedi mano nella mano, ridendo e scherzando eccitati, guidati più dagli ormoni che dalla razionalità.
Ma qualcosa si insinuò silenziosamente fra loro e i loro discorsi cessarono del tutto, solo le loro mani si stringevano nervose, ma nessuno dei due trovò la forza di comunicare all'altro il senso di paura che pareva averlo all'improvviso posseduto.
I corpi captavano segnali che le menti trascuravano e i peli delle braccia si rizzarono come se un soffio gelido avesse percorso l'erba bagnata. La nuca di lui iniziò a formicolare aumentando, se possibile, l'inquietudine e cercando di far riaffiorare un ricordo sfuggente.
Arrivati alla porta si fermarono perché la trovarono chiusa da un chiavistello. Lui aprì con circospezione, spingendo lentamente l'uscio verso l'interno e la luna illuminò un forcone appoggiato alla parete con le tre punte rivolte verso l'alto e quasi nello stesso istante il rumore di piedi che provocarono due tonfi distinti al piano superiore fecero esplodere il panico; richiusero in fretta la porta e tornarono rapidamente all'auto.
In un flash, gli tornò alla mente quell'episodio lontano nel tempo:
una sera calda, non spirava un soffio d'aria in quel sottotetto con una sola piccola finestra per il ricambio dell'aria, quando decise di cercare la verità sull'esistenza del bene e del male.
Ma dal bene, nonostante avesse implorato, con tutta la sua ingenua disperazione, non aveva mai ricevuto risposta e colui per il quale avrebbe scambiato la sua inutile vita, non c'era più.
Allora si era rivolto al male per sapere se ci fosse qualcosa oltre a questa esistenza.
Gli ci era voluta tanta concentrazione per avere un contatto e la sensazione fisica era stata la stessa: peli che si rizzavano sulle braccia formicolio alla nuca:
aveva avuto la sua risposta e gli sarebbe bastato così, ma si era accorto che non sarebbe potuto tornare indietro, il male era più forte, lo stava trascinando verso un abisso sconosciuto e il terrore cresceva dentro di lui.
Poi, la finestra sbatté violentemente e lui riuscì a scuotersi da tutto quel terrore. Peccato che quella finestra non si era mai mossa:
lui, in un bagno di sudore, era stato aiutato da qualcuno che già forse esisteva in quell'altro mondo e che ora vegliava su di lui.
Carlo e Lucia finirono la serata al tavolo di un bar a bere qualcosa di forte e decisero di indagare razionalmente sull'episodio rimandando l'operazione alla luce del giorno dopo.
Tornarono così sul posto la tarda mattinata di una domenica piena di sole, parcheggiarono nello stesso luogo e si avviarono verso la casa. Questa volta l'atmosfera era completamente diversa, rassicurante.
Arrivati entrarono subito, non c'era alcuna traccia del forcone.
Perlustrarono le due stanze al piano terra e trovarono indizi di persone che, in passato, avevano usato la casa per ritrovarsi a bere, fumare e fare l'amore, lasciando oggetti abbandonati qua e là: lattine, bottiglie, cartacce, cicche di sigarette, un materasso in un angolo, stupide scritte sui muri... sembrava più una discarica che una casa.
Le finestre erano sbarrate con tavole di legno inchiodate di traverso agli scuri ma la luce filtrava comunque dalle crepe nei muri.
Salirono al piano superiore dove si trovavano le due stanze da letto vuote, nessuna traccia di utilizzo. La finestra sul pianerottolo era proprio sopra la porta d'ingresso e aveva un davanzale alto, il rumore che avevano sentito poteva essere stato provocato da qualcuno seduto lì che, sentendo aprire la porta, aveva tentato di scendere in fretta, ma... nessuna impronta era rimasta sulla polvere grigia.
I due ragazzi uscirono, richiusero la casa e le girarono attorno per vedere se ci fosse qualche traccia che giustificasse l'episodio della sera precedente.
Nulla di nulla, solo i rovi crescevano fitti e indisturbati a coprire i muri fino all'altezza di un uomo e nessuno avrebbe potuto entrare o uscire da lì senza lasciare chiari segni del suo passaggio, e avrebbero anche dovuto trovare le finestre forzate, ma tutto era ermeticamente chiuso.
La conclusione fu che nessun essere vivente, uomo o animale che fosse, era stato dentro la casa la sera precedente e allora cos'era accaduto?
Non si seppero mai dare una risposta.
Rosario giugno 2015
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