Creato da le_bateaux il 22/08/2008
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Pomeriggio anni '80

Post n°1 pubblicato il 22 Agosto 2008 da le_bateaux
Foto di le_bateaux

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Paco si affacciò al muretto bianco della terrazza sulla scogliera.

Le ombre s'erano allungate su quasi tutta la spiaggia, lasciando in piena luce solo lo scoglio piatto e il pantanello  che lo circondava, verso la punta ovest della piccola baia.

Istintivamente cercò la figura familiare di Edna, l’unica che popolava quei pomeriggi freschi di fine settembre, coi suoi bikini coloratissimi, vezzosi giù, troppo piccoli su.

Quello di oggi aveva una prevalenza d’azzurro “Positano”, che s’intravedeva appena nella traccia tra le natiche e dal laccetto che sbordava arricciato sotto il seno destro compresso contro la roccia.

Forse una riedizione di luglio, o forse ancora nuovo.

Quanti costumi aveva Edna? Trenta, quaranta, sessanta?

Tra due o tre minuti si sarebbe mossa dal lastrone muschiato, con cautela e cura avrebbe riallacciato il reggiseno, avrebbe raccolto i capelli corvini dentro la cuffia di lattice e sarebbe entrata in acqua per l’ultimo bagno.

Da lì a mezz’ora avrebbe risalito la scaletta, paludata nel suo pareo celeste, ondeggiando la sua grande borsa di paglia.

Quante borse da spiaggia aveva Edna? Una, grande, dipinta a mano con colori all’anilina, ma una.

Sessanta costumi e una borsa.

Quella donna era il grande mistero di quella spiaggia.

“Anche l’unico, in verità!” pensò Paco, mentre finiva di sfregarsi i capelli con il telo di spugna giallo.

Era nudo, dopo la doccia.

Amava quel rituale solitario di primo autunno, dopo sei ore di studio per preparare “Scienza delle costruzioni” all’appello d’ottobre.

I suoi erano rientrati in città da un pezzo, come tutti gli altri villeggianti di quella piccola comunità discreta che si riuniva ogni estate intorno alla Paja verde.

Su quella spiaggia solo lui e Edna, che abitava la grande villa color sabbia insieme alla governante e al vecchio giardiniere-autista-tuttofare.

Il marito chirurgo s’era visto tre o quattro volte in tutta l’estate.

Aveva pescato, aveva “drinkato” sotto il porticato, aveva telefonato a lungo dalla spiaggia con uno di quei nuovi marchingegni senza fili collegati via radio alla centralina interna.

Lei non l’aveva seguito al rientro in città.

Non aveva figli, non aveva un lavoro.

Viveva placidamente la sua esistenza agiata, immune dalle ansie del tempo e, pure, così regolare e ordinata: in fondo i costumi erano l’unico elemento di diversità che faceva distinguere un giorno di Edna da un altro giorno di Edna.

Quante frasi aveva scambiato con Lei, tutta l’estate?

Dieci, quindici?

“Buon giorno! – E’ calda l’acqua, oggi? – Ha visto che bella barca ha ormeggiato al moletto. … ah … è di suo cognato?”

Alle seconde piogge, quelle che ingrigiscono il cielo d’ottobre del Tirreno del sud, sarebbe andata a riportare i suoi mitici trentott’anni dentro le stanze damascate della sua residenza urbana.

Lui avrebbe rimesso i suoi insoddisfatti ventuno nella trebbiatrice sconquassata della “Facoltà”.

Da dietro il muretto, che nascondeva ad Edna e al mare le sue nudità essenziali, Paco la guardò entrare in acqua e dare le prime bracciate, mentre i glutei poco affioranti dall’acqua prendevano il ritmo alternato del suo perfetto stile libero.

Continuò il suo rituale. Allargò sulla sdraio il telo giallo, regalo dell’anno di Marcella, e vi si stese sopra.

Prese una Chesterfield dal pacchetto sopra il tavolinetto di ferro battuto, l’accese, tirò la prima boccata.

Inforcò i rayban, si distese a guardare il tramonto, in asse con la scaletta che dalla terrazza scendeva alla spiaggia.

Pensò a quello che avrebbe fatto da lì a poco.

I “roy rogers” e la camicia bianca erano pronti sul letto, i mocassini di cuoio ben puliti, il portafogli rifornito di fresco con quindicimila lire, la cinquecento benzinaia accortamente lasciata all’ombra del fico grande, Marcella alle sette al Bar della Villa, un paio di birre, la pizza da Aldo.

Seguito con Marcella?. Forse. Eventualmente, dove?

Comunque all’una tutti a nanna, salvo spaghettata!

Era proprio mentre pensava agli spaghetti fumanti immergersi nello scodellone già mezzo pieno d’olio d’oliva all’aglio e peperoncino che avvertì lo strappo di completamento di una superba erezione.

Hermann se ne stava lì, stagliato contro il tramonto, più duro della roccia della scogliera, più dritto di un palo di telegrafo, più grande di quanto non avesse mai sperato nelle sue ancora fresche fantasie adolescenziali.

Chiuse gli occhi per un momento abbastanza lungo da consentirgli di riassaporare al meglio quell’estemporaneo, irrituale trionfo di virilità.

“Gli spaghetti? E’ mai possibile?”

Riaprì gli occhi.

Hermann era ancora lì, come l’aveva spento dieci secondi prima.

Edna era lì, dietro Hermann all’imbocco della scaletta, con il suo due pezzettini azzurro Positano, le cosce e il seno scintillanti di rugiada salmastra. 

Paco ercò d’istinto un lembo del telo giallo (regalo di Marcella) per arrivare, di strappo, ad un improponibile seppellimento a vivo di Hermann, mentre con la sola altra mano d’appoggio guadagnava con fatica e poca dignità motoria una posizione eretta che gli consentì, finalmente, di avvolgere il telo intorno ai fianchi.

“Scusi, signora, non pensavo …. Ho appena fatto la doccia! …  Mi dica …!”

“Mi hanno rubato la borsa, mentre facevo il bagno!. Hai visto qualcuno, qui intorno?”

“No, mi dispiace. L’ho vista entrare in acqua, poi mi sono ritirato. Ma quanto tempo è passato? Aveva denaro, cose di valore?”

“Denaro? No! Cose di valore? Solo un piccolo orologio, e … un pareo di seta. Per fortuna il bracciale lo tengo alla caviglia.”

Alzò il piede all’indietro, ruotando un po’ su se stessa per offrirgli la caviglia scavata, bronzata, nervosa ad una constatazione più diretta dell’effettiva presenza del bracciale d’oro e zaffiri.

“Guardi, mi dia il tempo di vestirmi e facciamo un giro nei dintorni. Magari hanno lasciato la borsa in qualche cespuglio! Le trovo un paio di scarpe?”

“No, meglio di no!”

“Non vuole le scarpe, … non vuole cercare … non vuole sapere se … ?”

“Non voglio che ti rivesti!”

Solo allora Paco notò che Edna teneva con l’indice e medio della sinistra un paio di sandaletti rossi con il tacco a spillo.

Continuò a guardarli mentre li indossava e si avvicinava a lui fino al contatto del suo regisenso bagnato contro il suo petto.

“Torna com’eri, poco fa!” 

Era stordito, tardò a capire.

Fu lei a cingerlo, a slacciargli il telo giallo (regalo di Marcella), ad allargarlo di nuovo sulla sdraio.

Paco si ridiscese a gambe larghe, tenendosi il pacco con la destra. Ma non era un gesto di pudore.

Con due movimenti rapidi lei si slacciò il reggiseno e gli slip le caddero ai piedi come se si fossero improvvisamente arresi.

Scavalcò con una gamba la sdraio, si accosciò, tirò via quella mano di uomo che proteggeva il suo obiettivo, glielo prese con una presa da rovescio e lo ritorse verso il pube completamente rasato.

“Come ti chiami?” Paco, mi pare!”

“Si, Paco, e tu … Edna, mi pare”

Il colpo di reni che le fece scivolare il pene in tutta la sua profondità fu simultaneo alla pronuncia del suo nome.

Poi fu una cavalcata selvaggia e combattuta, di glutei che schiaffeggiavano gonadi, di mani che strizzavano seni, di lingue che sciabolavano di punta e taglio.

L’eruzione, trattenuta a lungo, fu di tipo effusivo, tracimata dagli stantuffi random che Edna volle concedersi dopo un orgasmo lungo quanto una sinfonia.

Si ritrasse, prese un lembo del telo giallo (regalo di Marcella), lo strinse tra le cosce, versandovi sopra gli umori di pesca settembrina che sgorgavano dal suo ventre.

Poi si alzò, come presa da un’improvvisa felicità, gettò all’aria prima uno, poi l’altro sandaletto.

Con una corsetta che le fece sobbalzare tre o quattro volte i seni grandi e, tuttavia, turgidi, si gettò sotto la doccia che stava sulla piazzola più protetta della terrazza, sotto la roccia rossa, e girò la maniglia dell’acqua.

Il telefono del soggiorno squillò.

Ancora nudo e bagnato di Lei Paco si alzò per rispondere.

“Scusami amore, non posso venire! E’ arrivata la Zia Teresa da Verona! Ci vediamo domani!”

Mentre cercava di apparire dispiaciuto e, tuttavia, rassegnato, dalla grande vetrata guardava Edna, nuda, ancora sotto la doccia.

La raggiunse, pronto per un secondo assalto.

In un’attimo il Sole sparò l’ultimo raggio sul muretto bianco e Lei, d’improvviso, si ritrasse, lasciandolo solo sotto l’acqua ormai gelata.

Andò a raccogliere il suo bikini azzurro Positano, lo indossò in un mondo diverso e distante, saturo di silenzi e di oblii.

Nel suo, Paco tornò ad avvolgersi nel telo giallo (regalo di Marcella) e, da un tempo e da un luogo molto lontani, gli sembrò di vedere una donna estranea e mezzo nuda con un paio di sandaletti rossi in mano, rivolgergli un sorriso ed accennare un saluto a mano aperta.

Rispose al saluto quando lei già gli voltava le spalle.

Indossò un paio di bermuda che aveva negligentemente lasciato su una sedia il giorno prima.

Il vento della sera si alzava, spiumandogli sulla pelle afrori di alghe fermentate muschi.

Si accese un'altra Chesterfield, tornò ad affacciarsi al muretto.

Edna era lì, tra le luci di cortesia dell’ultima rampa di scaletta verso la grande villa color sabbia, il suo top azzurro Positano, i suoi sandali rossi in mano, il suo pareo celeste.

Saliva gli ultimi gradini ondeggiando la sua grande borsa di paglia dipinta all’anilina.        

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
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