Creato da alias1973 il 29/09/2006

L' ATTIMO FUGGENTE

"I WENT INTO THE WOODS BECAUSE I WANTED TO LIVE DELIBERATELY. I WANTED TO LIVE DEEP AND SUCK OUT ALL THE MARROW OF LIFE, TO PUT TO ROUT ALL THAT WAS NOT LIFE; AND NOT, WHEN I CAME TO DIE, DISCOVER THAT I HAD NOT LIVED " - "BOYS, YOU MUST STRIVE TO FIND YOUR OWN VOICE, BECAUSE THE LONGER YOU WAIT TO BEGIN, THE LESS LIKELY YOU ARE TO FIND IT AT ALL. THOREAU SAID: <MOST MEN LEAD LIVES OF QUIET DESPERATION>. DON'T BE RESIGNED TO THAT. BREAK OUT!". (DEAD POETS SOCIETY - 1989)

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E X B O O K

Post n°114 pubblicato il 13 Dicembre 2008 da alias1973
 


Stavolta attaccherò così, a freddo, senza caracollare come un funambolo tra i preamboli.
Io questa smania del libro delle facce non la reggo.Ah no. Ciononostante - e pur  mostrando dal tremante labbro un canino - ammetto che la mia bassa stima per il “nuovo” trastullo tecnologico non è stata abbastanza forte da impedirmi di cedere, tempo fa,  alla naturale curiosità di un collegamento “tant-pur-guardè”. Ovvio che il primo nome che digito è il mio.

Ma in quante vuoi che si chiamino proprio proprio come me! Embè! Un elenco di Alias in versione anagrafe italiana ufficiale si dispiega in un paio di schermate (e pensa se mi chiamavo Rossi Maria…). Non sono iscritta, perciò il minimo interagire mi è interdetto, e dunque mi si limita all’accesso di una paginetta striminzita dove comunque da esterna  che sono posso già iniziare a farmi qualche fatterello del padrone di casa: sbirciargli la lista amici e – chi ce l’ha - due stupidaggini di note personali. E così, a catena, in un infinito gioco di scatole cinesi, dove volendo apro la stessa facciata d’incipit degli amici degli amici degli amici, giungendo a parenti, mogli, mariti, amanti, colleghi, compagni, conoscenti e via dicendo, in una vertiginosa catena di rapporti umani che ad averci già certe pulci nell’orecchio basta essere quel q.b. poco merli per capire tante cose…Per non parlare delle bacheche, più insidiose ancora…occhio ad avere dunque non solo un presente più o meno tranquillo, ma soprattutto un passato con pochi scheletri a dimora nell’armadio. Eh si, perché a quanto ho visto, e per mia miserrima esperienza, questo Facebook mi si è rivelato un grandioso ma pure stantìo album dei ricordi, un supermarket del passato, un monumento a relazioni perlopiù finite, perse, morte, che a vari livelli e con varia rilevanza han condito o reso azzimi periodi della  mia vita (e a mantenere quelle vive e vegete, i mezzi che già avevo sono più che sufficienti) . Relazioni che in questo preciso contesto sono accomunate da un inquietante prefisso: EX. Vediamo: ex come tutti gli ex compagni di scuola, dalle elementari al liceo, che i cognomi non sono un problema, l’appello quotidiano te li ha impressi a fuoco nella memoria come l’Ave Maria e così come allegri salmoni mi saltan su dalle quiete acque della memoria.

Ex come gli ex colleghi, quelli dello stage, del primo lavoro, quelli del secondo, quelli antipatici e quelli adorabili, pure lì nome di famiglia in testa ad aeternum come un  presentat-arm! (fosse richiesto anche l’interno del telefono in ufficio potrei aggiungere senza problemi..). E ancora. Ex come gli ex amici d’infanzia, quelli delle vacanze insieme al-mare-sempre-quello, che ci hai giocato a nascondino, in sala giochi, a palle di neve ( e di sabbia) per anni e stagioni, quelli dell’amica del cuore e del biondino occhiazzurrato di terza D. Quelli da cui poi la vita ti ha diviso quando si cambiano case, città, scuole, quando i genitori divorziano e si risposano. E  si cresce (e con ciò ho detto tutto). Ed infine, gli ex per antonomasia. Ecco. Ex amanti, ex morosi, ex coniugi che – ma avete mai notato? – pare assurgano alla vetta dell'intera categoria del "non più" poiché in grado d’essere definiti e all’unanimità riconosciuti, col supporto della sola particella di latina memoria. Un privilegio che si palesa per sottrazione, come S. Antonio da Padova che è universalmente conosciuto come il Santo. Però!

E qui, via alla parata, tutti quanti in ordine alfabetico o d'urgenza e speriamo che ci sia una foto, e se c’è sarà sicuramente recente, e se così è, chissà com’è, etc. etc.

No. Alt. Parliamone. Devo iscrivermi al fenomeno dell’anno per darmi al ripescaggio di ectoplasmi? Allo scoperchio di sepolcri imbiancati? Sarà per molti e lo rispetto, ma non per tutti. E' davvero realistico pensare di riempire una cerchia di amici che fatica a chiudere il tondo o ad ingrandire l’esistente andando a bussare alla porta di chi non sentiamo magari da anni? Sul serio pensiamo che sia tanto facile e alla fine soddisfacente riallacciare rapporti di fatto con Pinco che avevamo lasciato da adolescente imberbe o con Pallina, allora tutta trecce e codini? Quanto la vita che è trascorsa e i cambiamenti, i ritmi e le situazioni che si sono instaurate e di cui non siamo chiaramente a conoscenza, saranno compatibili con il nostro goliardico invito alla rimpatriata? Si, bellissimo risentirsi, ma quanto si ha davvero ancora in comune ad oggi?

Entro in un negozio di scarpe. Ho finalmente il tempo per andarmi a provare quei meravigliosi stivali neri appena sotto il ginocchio in vitello spazzolato tacco dieci (il mio canonico dodici sullo stivale smacca…). Belli d’un sobrio invitante.  Appena entrata però il mio sguardo è fatalmente attratto da un  paio di tronchetti di Cèline che, con occhi luccicanti già da innamorata, metto rapidamente sottosopra verificando il numero. Senza alzare la testa da quello che si rivela un 38 decisamente troppo lungo, chiedo rivolgendomi alla sagoma che chissà perché ho immaginato del commesso, una taglia in meno.  Non risponde. “Scusi…le chiedevo se per caso fosse ancora disponibile un….”.
Occhi negli occhi con uno che decisamente lì non lavora.
Attimo di imbarazzo. Messa a fuoco. Salmoni che saltano..
“L.!!” - “A!!...Maddai…non ci credo…”
“Ma quanto tempo è passato???”
Mollo il simil tronchetto che m’ha stregata ma che ora è ahimè vittima d’un mio repentino cambio di priorità e mi va così di far attendere; lui paga frettolosamente il suo acquisto e usciamo. Baci, abbracci, sorrisi e pure mezza lacrima.
Com’è, come non è, ti vedo bene. Caspita ho un appuntamento alle diciannove…dai beviamo lo stesso qualcosa. Cioccolata calda con panna risate e chiacchere, tante, veloci, ci s’interrompe perché si passa di palla in frasca, ci si parla sopra tanta è la foga del raccontare, oddio scusa, dai dai  prima tu. Con cosa sei arrivata? Ti porto io se vuoi, sono di strada. No dai, resto ancora un po’, torno a rivedermi quegli stivali, mi ci hai distratta, se me li hanno fregati ti reputo responsabile eh! Ci vediamo in giro? Perché no? Abiti sempre lì? Sissignore. Allora a presto. No aspetta, vuoi il mio cellulare? Uhm. Cos’è “uhm”? Ecco…“Uhm” è “uhm”. Te la tiri come al solito? Un po’ ;o). Allora tieni il mio biglietto da visita e fai come vuoi, mi farebbe un immenso piacere sentirti.

La vita sa già essere un meraviglioso Facebook.

Certo è meno facile succeda, ma in questo occorre saper individuare un plusvalore più che una deficienza: nulla è voluto, capita. E su quel che accade per volere del destino si diffonde il profumo d’un senso recondito, misterioso, magico, fatale. Immaginatevi quante cose devono mettersi in moto, e lavorare all’unisono per far sì che quella persona incontri l’altra proprio in quel posto, in quel momento. Quella che noi chiamiamo casualità è invero un portentoso incastro di eventi al cui accadere non siamo in alcun  modo preparati, che ci coglie alla sprovvista, senza dannose sovrastrutture mentali di aspettativa e curiosità. Dovevo brontolare sul social network più cool del momento. Invece mi accorgo ora che ho finito per dissertare di filosofia del caso. E perdipiù ho messo su un post troppo lungo che non mi si  pubblica.E meno male che non sono a scuola: la mia EX maestra mi avrebbe scritto in rosso “Fuori tema”!!!

 
 
 
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