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« S.A.D.A.E. (sempre a pro...L'utente dal lei chiama... »

Ma il presente si consuma... come un nastro che scorre... e ... diventa passato senza che neanche ce ne accorgiamo.

Post n°264 pubblicato il 25 Giugno 2007 da MarcoS4791
 


Caro Giovanni,

Mi dispiace che la nostra ultima telefonata sia finita ancora una volta in elenchi furiosi di dare e avere e scambi di accuse e contro accuse che in fondo non ci somigliano. Ma pare che non riusciamo proprio più a parlarci in altri modi.
Al punto in cui siamo (grandi) credo che ognuno dei due sappia di cosa ha bisogno, ed è ovvio che cerchi di ottenerlo o, se già ce l'ha di difenderlo.

Io so di aver bisogno di una vita fatta di obbiettivi alti, incontri interessanti; devo sentirmi impegnata e gratificata in maniera evidente. Devo avere uno scopo, un senso che vada al di là di quello che faccio di momento in momento.Forse è un limite, ma è la mia natura, che altrimenti si spegne.Però non sono una costruttrice solitaria, non ho il piglio del navigatore a vela che circumnaviga il mondo per conto suo, in cerca di gloria e di successo. Perchè io sono una donna, e alla fine è questo, senza nessuna frustrazione, che so essere. So progettare, ideare, alimentare e anche condurre forse, ma non da sola, non per una causa unicamente mia. Pensavo che insieme a te avrei avuto il coraggio di costruire qualcosa di importante e duraturo, in cui far convergere le esigenze e i sogni di tutti e due. Invece dopo tutto lo slancio, l'avvicinamento, l'interesse, la profondità e la confidenza divoranti degli inizi, mi sono ritrovata in una terra di nessuno, a oscillare tra due condizioni opposte e ugualmente frustranti. O insieme a te, totalmente occupata da te e dalle tue attività, idee, propensioni, manie, sbalzi di carattere, oppure sola con i miei figli e i miei impegni, mentre tu te ne andavi a "ricostruire la tua aura", come dicevi. Così cinque o sei giorni ogni dieci me ne stavo senza la compagnia di una persona adulta con cui parlare o fare altre cose, e gli altri giorni ero invasa da te, però sempre in modo provvisorio. Senza la continuità che è indispensabile a costruire in modo più articolato una vita comune, fatta di spazi condivisi e anche di spazi privati. Invece no: sempre sospesi nel presente, sempre in corsa, sempre troppo addosso uno all'altra oppure troppo distanti. Senza fare mai niente di costruttivo, e alla fine anche senza energia, senza più risorse creative.

Da quando abbiamo cominciato a stare insieme, io ho aspettato che tu mi facessi una proposta di vita. Ero anche pronta a cambiare casa e lavoro, purché fosse in base a un progetto concreto, reale, realizzabile. Invece avevi sempre al testa piena di immagini fantastiche, che mi suggestionavano ma che finivano per mescolarsi a tutte le altre immagini di cui si nutre la tua mente così poco pratica. Dicevi andiamo a vivere in Irlanda, dicevi andiamo in Perù. Dicevi costruiamoci una capanna in un'isola persa nell'oceano come gli ammutinati del Bounty. E intanto l'idea di cercare insieme una casa vera per noi e per i miei figli di faceva sentire in gabbia. Non sopportavi gli altri ele portinerie, gli inquilini che passavano ti sembravano dei mostri, gli odori ti facevano venire la nausea, le luci ti riempivano di orrore, entravi negli ascensori come un condannato che va al patibolo.

E sostenere che dipende dal tuo lavoro è solo un alibi. Sei stato tu a drimelo, una notte di due anni fa quando per qualche ragione eri davvero sincero, ti ricordi? Hai riconosciuto che per te fare lo storico è anche un modo di scappare dalla realtà di ogni giorno, sottrarti alle richieste e al peso della vita, staccare i contatti con tutte le cose da fare e organizzare e mantenere e sostenere con fatica e costanza (e anche gioia, si).

Ma cosa ti resta poi, di una vita provvisoria e astratta che si rifiuta sistematicamente di affrontare i problemi reali e di risolverli?

Forse il tuo difetto più brutto è la mancanza di continuità, e senza una continuità di qualcunque genere non ci può essere nessun futuro. Sai essere costante solo nel tuo lavoro, e anche li tendi a navigare a vista, muoverti attraverso luoghi e periodi a seconda di come ti viene. Fai le tue ricerche e scrivi i tuoi libri quasi senza piani, anche se ti costa molta più fatica che se seguissi un metodo ordinato. La tua idea è di mantenere in tutto la sorpresa e l'eccitazione e il senso di miracolo degli inizi. Ma alla lunga è un'idea immatura, artificiale, frustrante e potenzialmente distruttiva.

Io ti ho sempre stimato tantissimo, Giovanni, e so apprezzare come pochi le tue
caratteristiche vitali, profonde, intelligenti, gioiose, e so anche convivere con le tue cupezze, le tue paure, le tue sospensioni, i tuoi crolli improvvisi di energia. Ma non riesco, proprio non ci riesco a convivere con le tue andate e i tuoi ritorni, i tuoi ripensamenti, le ragnatele di pensieri, il rifiuto di fare una scelta univoca o di prendere un impegno per il dopo.Tu hai la provvisorietà emozionale come base. E la provvisorietà logistica ed esistenziale come supporto.Siamo stati per cinque anni e mezzo come due pesci rossi in una boccia di vetro, che girano intorno e intorno e ogni volta si dimenticano di avere già fatto lo stesso identico giro. Era questo che volevo dirti. Hai sempre sostenuto che il futuro è un'idea meschina, per gente che fa calcoli e programmi invece di vivere, e che l'unico tempo degno della nostra attenzione e passione è il presente. Ma il presente si consuma di continuo come un nastro che scorre, caro Giovanni, e di istante in istante diventa passato senza che neanche ce ne accorgiamo.
Con tristezza,
M.

da "Pura Vita" di A. De Carlo

 
 
 
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