Creato da franztango il 07/09/2007

matantotango

Passione, forti emozioni, grandi illusioni, magica atmosfera, la memoria del corpo, il gioco dei ruoli. Tutto questo in una sola parola, Tango.

 

 

La voce del silenzio

Post n°46 pubblicato il 16 Novembre 2008 da franztango
 
Foto di franztango

Mi piaci silenziosa, perché sei come assente,
mi senti da lontano e la mia voce non ti tocca.
Par quasi che i tuoi occhi siano volati via
ed è come se un bacio ti chiudesse la bocca.
Tutte le cose sono colme della mia anima
e tu da loro emergi, colma d'anima mia.
Farfalla di sogno, assomigli alla mia anima
ed assomigli alla parola malinconia.
Mi piaci silnziosa, quando sembri distante.
E sembri lamentarti, turbante farfalla.
E mi senti da lontano e la mia voce non ti arriva:
lascia che il tuo silenzio sia il mio silenzio stesso.
Lascia che il tuo silenzio sia anche il mio parlarti,
lucido come fiamma, semplice come anello.
Tu sei come la notte, taciturna e stellata.
Di stella è il tuo silenzio, così lontano e semplice.
Mi piaci silenziosa perché sei come assente.
Distante e dolorosa come se fossi morta.
Basta allora un sorriso, una parola basta.
E sono lieto, lieto che questo non sia vero.
                                            pablo neruda

Il silenzio, un modo per comunicare o una modalità per sfuggire dall'evidenza?

 Varie e contraddittorie le opinioni,  tutto è relativo al contesto, come ogni cosa daltronde. Ma uno sforzo, seppur minimo, per interpretarlo dovremmo farlo .

Si forse è più facile lasciar scorrere, abbandonarsi al silenzio, evitare di coglierlo, di analizzarlo, di respirarlo ma lui è li. Concreto nel sua palpabile presenza, chiuso nella sua corazza forse anche politicamente corretto.

Dare voce ai sentimenti ma, soprattutto, renderli concreti è spesso costoso. Il silenzio, in fondo, è una strada facile da percorrere ed evita di pagare salato il conto della vita. Basterebbe crederci.........

Ma è vero anche il contrario. Il silenzio ha una sua voce.

Basterebbe ascoltarla e interpretarla ma per questo avremmo bisogno di una dizionario speciale, ed ognuno ha il suo.

Balliamo un tango, in silenzio.

 
 
 

Il valore di un'influenza

Post n°45 pubblicato il 20 Ottobre 2008 da franztango
 

Banale male di stagione, l'influenza o la preinfluenza come dice la tv è comunque un'occasione che impone a stare soli con se stessi.
L'influenza che esercita l'influenza sulla percezione delle cose è enorme.
Alettarsi (non nel senso dell'essere allettati a fare un qualcosa) e cioè essere obbligati a rimanere a letto contro la propria volontà, ad un certo punto, avrà forse i suoi lati positivi. Un paio di telefonate con tanto di raccomandazioni a rimanere "tranquilli", a non fumare, a mangiare qualcosa di caldo perchè ti fa bene sono un rituale gradito ma già visto. E' il conforto che viene da chi ti vuole bene e che tiene a te. Ma è a questo punto che la domanda nasce spontanea: Io tengo a me ?
Nonostante la tosse che mi squarcia il petto non ho potuto fare a meno di fumare, poco è vero, ma davvero io tengo a me?
Il letto è un luogo micidiale. Quando non dormi, quando non ci fai all'amore, quando non stai a chiacchierare con chi ami diventa una sorta di pensatoio, un recinto entro il quale i pensieri si riproducono come in una serra. Ma guarda come viaggia il cervello quando sei a letto per forza. E la domanda ritorna: Io tengo a me?
Il primo concetto a cui ho tentato di dare una spiegazione è stato cosa volesse dire per me tenere a se stessi. Dal letto, devo confessare, è' un concetto vagamente tridimensionale., Tenere a se stessi fisicamente o tenere a se stessi eticamente non è la stessa cosa. Ma tenere a se stessi nel senso di operare per realizzare le proprie aspirazioni è ancora più vago. Su quanti cadaveri si dovrebbe passare per farlo e quanto di etico e di fisico bisognerebbe spalmare o trascurare per ottenerlo?
Micidiale il letto vero? I pensieri scivolano via come in un torrente in piena a fai fatica a trattenerli comincio a capire cosa provi chi a letto ci deve rimanere non certo per una banale influenza, mi vengono i brividi ma non è la febbre.
In una sorta di stordimento ipnotico scattano due impulsi diametralmente opposti: La voglia di riacquistare quello che hai perso per strada raccogliendo i resti e cercando di ripartire da quelli e, di contro, la voglia di lasciarsi andare, diventare sabbia su cui scivola la risacca , lenta e inesorabile.
Ok mi alzo, accidenti che mal di schiena.
Arrivo allo stereo scelgo Piazzolla perchè, in fondo, è tutto e il contrario di tutto. E' il tango pensante.

 
 
 

Tango e Vino: due emozioni diverse ma unite da medesima intensità

Post n°44 pubblicato il 31 Agosto 2008 da franztango
 
Foto di franztango

Chi mi conosce sa quanta passione metto nelle mie cose.
Una delle cose che ho imparato, nel corso degli anni, è che il pensiero "lento" cioè la capacità di riflettere sulle cose assaporandone i contenuti, vederle crescere e raffozzarsi e gustarne il piacere che restituiscono, è fondamentale.
La mia passione per il tango è nota. E' una passione, come ogni passione, sanguigna e quindi spesso contraddittoria nel suo vissuto. 
E' un pò di tempo che il mio rapporto con il tango, che attualmente definirei "border line", presenta degli aspetti di grande disagio. Mi sento come un amante appassionato che "teme" un tradimento e vivo per questo un disagio profondo che non riesco ad esprimere.
Vorrei che il tango mi "cercasse", che mi rassicurasse che mi fosse fedele, che mi coccolasse e che questa sensazione non fosse altro che una mia fissa: una profonda e ingiustificabile gelosia.
Il Tango, dicevo .... proprio qualche giorno fà, davanti ad un calice di un sublime rosso italiano, mi sono accorto quantà affinità abbiano queste due emozioni.

All'apertura la bottiglia promette dall'etichetta sensazioni eccelse. E' come quando entri in milonga e al botteghino senti di lontano le note di un Di Sarli che giungono soffuse.

Tiri via il tappo che osservi e annusi per provare a prevedere cosa incontrerai in quella bottiglia. Proprio quando, in milonga, dal botteghino passi al foyer e incroci quelli che vengono dalla sala provando a capire che aria tira dentro.

Versi, finalmente, il vino nel bicchiere. Bicchiere che hai scelto con cura per carpire ogni segreto del prezioso liquido. E' il rito dell'indossare le scarpe, prima scegli quali mettere - cercando di indovinare le condizioni del pavimento - e poi le calzi.

Il bicchiere è all'altezza degli occhi: il colore, i riflessi, la trasparenza, la brillantezza ti cominciano a raccontare una storia e tu ascolti, con religiosa attenzione. I piedi si stendono nelle scarpe occupano tutti gli spazi fino alla sensazione di comodità che ti invoglia al passo a quel punto alzi la testa e guardi la sala provi ad incrociare gli occhi con chi conosci, qualche cenno di saluto ma è la musica che attira la tua attenzione che ti dice a che punto, nel crescendo della serata, sei arrivato.

Infili il naso nel bicchiere, prima velocemente per cogliere le prime sensazioni, poi lo sciabotti, gli dai aria prima di rinfilare il naso, questa volta profondamente quasi a volerti tuffare dentro, più a lungo ora. Fiori, frutti rossi, spezie, calde sensazioni olfattive che ti aprono cuore e mente. La musica è padrona, intensa o allegra, coinvolgente o giocosa, ci sei dentro, sei nel tango. Incroci chi conosci bene, caldi saluti e scambio di baci e abbracci. Ora ti guardi intorno, cerchi chi invitare per il tuo primo tango.

Tutte la promesse all'olfatto vanno ora confermate, il piacere ora passa in bocca. Avvini con un primo piccolo sorso, poi la "dose" aumenta. Il liquido, una volta in bocca è curioso. Lambisce e poi pervade ogni angolo, scivola tra le guance e sotto la lingua fino ritornare su di essa. La lingua schiaccia il palato, la sensazione tattile è intensa, infine deglutisci ed espiri a bocca chiusa. L'aroma di bocca completa e arricchisce le sensazioni. In quell'istante sai quasi tutto di quello che hai bevuto. E' Lei, quella brava, cerchi i suoi occhi, l'incroci e parte l'invito. Lei sorride e accetta. Ci si incontra a bordo pista, parte l'abbaccio. Il caldo contatto ti introduce all'emozione senti il suo petto sul tuo, ne avverti le vibrazioni, il trasporto, l'ascolto, l'attesa dell'intenzione. Aspetti che il tutto si ammalgami in un unico respiro e al tempo apri al passo. Una "salida" per capire, mezzo "ghiro" e poi marchi un "ocho milonghero".

Lei c'è ed anche tu.

 
 
 

Riflessioni tra vita e morte

Post n°43 pubblicato il 26 Luglio 2008 da franztango
 

Di solito un funerale non è mai facile da vivere.

Se coinvolge un familiare, più o meno stretto,è senza dubbio più difficile.

Il dolore e il ricordo ancora vivo del defunto ti avvolge come un velo
che annebbia le percezioni e, per quanto tu possa adoperarti in favore dei più affranto e meno controllati, il dolore personale e intimo prende il sopravvento e ti sfuggono tanti piccoli particolari di quello che avviene.

Quando invece testimoni, con la tua presenza, la solidarietà verso un'amico ti accorgi e rifletti su
molti aspetti.

Il primo ( e quasi non ci credi) è che ti sei ritagliato, aldilà dell'obbligo di rappresentanza, un
pò di spazio per te.

Il secondo è che, inconsapevolmente, utilizzi questo spazio per pensare e riflettere su cose che
altrimenti, preso dalla quotidianità, dal ritmo del lavoro,dallo stress della vita, non ti saresti
soffermato.

E' indubbio che Un funerale appartiene alla categoria delle cose lente e, a quelle velocità, si
colgono dettagli, si ascolta e si elabora meglio.

Giovedi scorso al funerale del Padre di Enzo, oltre alla compostezza del dolore dei familiari più
intimi, mi hanno sorpreso due cose:


- la forza comunicativa del celebrante la messa, che all'inizio del rito non
era trasparsa, ma che al sermone è venuta fuori con forza e convinzione .

Erano trent'anni che nonavevo questa sensazione di "sentire" la convinzione del prete in un commento
alla parola evangelica.
Convinzione spiegata e colorita con ogni mezzo espressivo. Ho finalmente rivisto un tipico esempio di
prete di frontiera immerso in una realtà di quartiere comunque difficile. Perchè San Pietro a Patierno
,si sa, non è via Cilea. Un prete che ha espresso concetti aldilà della ritualità e della ripetitività
stereotipata che mi capita di "subire" in altre occasioni. Alla fine della messa non ho potuto fare a
meno di passare in sagrestia a salutarlo.


- la seconda sorpresa mi è giunta, devo dire inaspettatamente, dalla lettura dell'avviso mortuario.
I napoletani, in genere quelli che come me sono nati e vissuti nei quartieri più popolari, conoscono
l'importanza del nomignolo o del soprannome che viene "appioppato" per individuare e distinguere le
frequenti omonimie.

Si uilizzano frequentemente anche per enfatizzare un carattere particolare (Tonino o' pazze -
Vicienzo o' prufessore ecc.) spesso con obbiettivo canzonatorio, ma anche per indicarne il mestiere
(Ciro o' sarte - Michele o' chianchiere ecc.).
Un soprannome è per sempre, te lo porti appresso per una vita e nel quartiere Ciro Esposito pochi
conoscono chi sia, ma se chiedete di Ciro o'sarte tutti vi sapranno indicare dove trovarlo.
Dicevo dell'avviso mortuario: "Giuseppe Climaco, detto Peppe o'bravo". O' bravo, un soprannome
inusuale non mi era mai capitato ne di sentirlo ne di leggerlo in 50 anni di vissuto.
Ho sorriso, perchè i sorrisi anche ai funerali arrivano spontanei, e mi sono detto :
"Si, Peppe Climaco doveva essere proprio una brava persona per aveve il riconoscimento popolare
del suo quartiere".
Complimenti a Voi, don Peppe.



Franz

 
 
 

Climax, un dolore senza fine

Post n°42 pubblicato il 23 Luglio 2008 da franztango
 

Avevo in bozza un messaggio già pronto, ma la notizia della dipartita del papà di Enzo Climaco "Climax" mi ha raggelato. Per cui uso questo misero spazio per comunicare un lutto che non è solo di Enzo ma di tutto il mondo del tango napoletano. Sono un padre ma anche un figlio e mi sento vicino al suo dolore ancor più che per l'amicizia che ci lega fraternamente

Ti stringo forte Enzo .

Franz

 
 
 

BENVENUTI

Le struggenti e corpose sonorità di un bandoneon, lo strumento simbolo del tango argentino (insieme alla chitarra ed al violino), emozionano chi ascolta e pratica tango. E' per questo motivo che ho voluto utilizzare questa immagine emblematica per il mio blog. Il bandoneon Alfred Arnold, in particolare (quello raffigurato nella foto), è per me ancor più che un simbolico emblema, è il mio bandoneon che espongo in bella mostra nel living di casa mia e che accarezzo con passione e dolcezza nella speranza di poter imparare a suonarlo. Questo blog vuole accompagnare il mio vivere il tango ma sopratutto vuole essere uno spazio di accoglienza e di discussione dove amici, vecchi e nuovi, appassionati o curiosi del tango possano esprimere le loro opinioni e raccontare le loro esperienze sulle rive del tango argentino. Franz
 

IL TANGO IN CAMPANIA -

Questo non è un blog di servizio.
Ma da più parti, specie dagli amici tangueros che sono qui sporadicamente, mi è stata sollecitata una lista delle miloghe con appuntamento fisso della Campania.
La lista la sto preparando, prego tutti quelli che sono nel "settore" di segnalarmi gli appuntamenti fissi e le eventuali serate. Sarà mia cura provvedere ad inserirle in questo spazio.
Franz
 
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