La riscossa del Sud

Sono trascorsi 153 anni dal quel fatidico 1861, quando dopo un plebiscita falso e corrotto l'antico Regno delle Due Sicilie fu annesso alla nuova Italiella. Ferro e fuoco fu portato dagli invasori in tutto il nostro territorio, e la nostra gente depredata, spogliata, uccisa. Fummo pivati non solo della libertà, ma insieme della dignità, dell'onore e del benessere. Da quell'ora fatale la nostra terra e la nostra gente è diventata preda degli avvoltoi del potere politico, del potere massonico, del potere mafioso. Dopo 152 anni nulla è cambiato, anzi le cose peggiorano, e continuiamo ad essere la terra dei rapaci. Ancora oggi gli eredi di quei "piemontesi" e "garibaldeschi" che ci conquistarono, insieme agli eredi di quei traditori del Sud, i nuovi ascari del nord, continuano a toglierci dignità, onore, benessere e libertà. Donna e Uomo del Sud... Giovane e Ragazzo del Sud... Anziano del Sud... non abbatterti e non perdere il tuo coraggio, questo è il tempo della RISCOSSA. Non scegliere più il potere del nord, è tempo di scegliere la tua TERRA.

 

GARIBALDI UN MITO CHE CROLLA

           

Per conoscere la verità potete andare anche a leggere il saggio storico scritto dal prof. Gennaro  De Crescenzo, proprio sul crollo del mito di Garibaldi

 Gennaro De Crescenzo,

Contro Garibaldi. Il mito in frantumi

- Casa editrice Il Giglio

               

Sulla figura di Garibaldi e del suo ruolo nella vicenda risorgimentale sono state date interpretazioni non sempre omogenee che, pur riconoscendolo sempre come eroe dell’unificazione italiana, hanno proposto sfumature diverse del personaggio, illuminandone alcuni tratti piuttosto che altri. Chi fu, dunque Garibaldi? L’eroe che dedicò la vita a combattere per ideali di libertà e di giustizia? Oppure lo strumento inconsapevole di una trama di potere ordita da massoni e liberali per impossessarsi dell’intera Penisola? O ancora, il rivoluzionario che collaborò attivamente alla conquista del Regno delle Due Sicilie, condividendo pienamente gli scopi e i mezzi delle forze unitariste? La risposta a queste domande sarà la chiave per rileggere l’impresa risorgimentale e le sue conseguenze che giungono fino ai nostri giorni.

  

 

LA FAVOLA DELL'UNITÀ

ECCO COME CI LIBERARONO

TG DOSSIER VERITA'

SU RAI 2

Se hai voglia di conoscere la verità sulla spedizione dei mille e sull'occupazione del Regno delle Due Sicilie puoi andare a leggere i seguenti testi:

Il Regno delle Due Sicilie

Tutta la verità

Gustavo Rinaldi     Editore: ControCorrente

Il libro racconta la storia del Regno delle Due Sicilie stroncando tutti i luoghi comuni e le menzogne che si ripetono da duecento anni. È un viaggio della memoria con testimonianze al di sopra delle parti per le nuove generazioni di meridionali alla conquista del presente: il futuro del Sud ha un cuore antico.

Garibaldi, Fauchè e i predatori del Regno del Sud

La vera storia dei piroscafi "Piemonte" e "Lombardo" nella spedizione dei Mille

Luciano Salera           Editore: ControCorrente

La Storia Proibita.

Quando i piemontesi invasero il Sud.

Autori Vari   

 Editore: ControCorrente

 

INNO DEL REGNO DELLE DUE SICILIE

Alla Reale Casa dei  Borbone

del Regno delle Due Sicilie

onore nei secoli

 

AREA PERSONALE

 

TAG

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Settembre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
            1
2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28 29
30            
 
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 20
 

Borbone - Regno delle due Sicilie

com'era e come finì

Lotta per la Libertà

per tenere sempre nel cuore la nostra Patria, e rispolverare dalla polvere e dal fango, con il quale i vincitori hanno coperto la nostra antica gloria, la verità nascosta

 

 

« 6 luglio 2008: A FENESTR...PONTELANDOLFO GIORNATA D... »

PIETRARSA: UN'ALTRA PAGINA DI STORIA DIMENTICATA

Post n°21 pubblicato il 10 Agosto 2008 da massimo.c58
 

A Pietrarsa, poco distante da Napoli, per volontà di Re Ferdinando II di Borbone, desideroso di rendere il Regno delle Due Sicilie sempre più sviluppato economicamente e tecnicamente, e autonomo dalle industrie inglesi, sorse il primo nucleo industriale della penisola. Appena salito sul trono, nel 1830, avviò un processo di industrializzazione di cui la ferrovia rappresentò uno degli aspetti principali.

Già a Torre Annunziata fu istallata una piccola officina per la produzione di materiale meccanico e pirotecnico ad uso della marina e dell’esercito, qui lavoravano operai specializzati che niente avevano da invidiare alle maestranze di tutta Europa. Per non disperdere questa grande professionalità il Re pensò di ingrandire la fabbrica spostandola a Portici. Nacque così, nel 1837, in riva al mare, il Reale Opificio di Pietrarsa, che sfornava prodotti in ghisa ma, soprattutto, macchine e locomotive a vapore.

Il 3 ottobre 1839, si inaugura la prima tratta ferroviaria, Napoli-Portici lunga 7.411 metri, prima in assoluta nella penisola italica. L’entrata in funzione della strada ferrata, poi, favorì ancora maggiormente lo sviluppo del sito industriale: il materiale da lavorare, infatti, poteva giungere sul posto via terra, via mare e servendosi, appunto, della ferrovia. 

In poco tempo Pietrarsa, grazie anche ad una rigorosa politica protezionistica, diventò il maggior nucleo industriale della Penisola precedendo alla grande, e di parecchi anni, colossi quali Fiat, Breda o Ansaldo. Con l’apertura di questo opificio il Regno delle Due Sicilie non ebbe più bisogno di acquistare locomotive dall’estero. Nella stessa zona fu istituita anche una scuola per formare Ufficiali Macchinisti per le navi a vapore, sia per l’Armata di Mare che per la marina mercantile del Regno. Infatti il Regno delle Due Sicilie fu l’unico Stato a non aver bisogno di macchinisti inglesi sulle navi a vapore, ciò perché gli ingegneri napoletani, smontando alcune macchine a vapore avevano scoperto ogni segreto del loro funzionamento. L’opificio di Pietrarsa ebbe un enorme sviluppo e al massimo del suo fulgore,, dava lavoro a mille persone, e con l’indotto di altre fabbriche site a San Giovanni a Teduccio, che pure lavoravano materiale per la ferrovia, ne dava ad altre settemila persone.

L’Europa intera rimase colpita da quest’opera eccezionale di riforma e sviluppo. Nel 1845 lo zar Nicola I di Russia su invito di Ferdinando II visitó le officine, e interessato volle  rilevare la pianta dello stabilimento per riprodurlo nell'aria industriale di Kronstadt. L'Opificio di Pietrarsa fu visitato anche da Papa Pio IX.

L’opera grandiosa di questo sovrano fu premiato con una colossale statua in ghisa, alta 4,50 metri, raffigurante il re Ferdinando II nell'atto di ordinare la fondazione delle officine, voluta dagli stessi operai e fusa il 18 maggio 1852 nell'Opificio stesso. Si tratta di una delle più grandi statue in ghisa fuse in Italia e si trova attualmente nel piazzale del Museo, purtroppo dimenticata e abbandonata, come tutta la storia di questo glorioso Regno delle Due Sicilie.

Come un fulmine a ciel sereno, nel 1860 dal nord scese l’orda barbarica dei mille, capeggiata dal mercenario Garibaldi, e poi l’esercito di Vittorio Emanuele di Savoia. I Borbone, dopo una eroica difesa del Regno,  furono costretti, ad onda dell’intera Europa, a cedere il passo agli invasori piemontesi. Il minuscolo ed insignificante staterello sabaudo, aiutato dalla massoneria, dalla camorra e dalla mafia, con la complicità di non pochi traditori meridionali,  inglobò con la forza delle armi la nostra Nazione Duosiciliana, e nacque il Regno d’Italia. Non fu per nulla un grande affare per  la popolazione del Sud questa forzata e falsa annessione, e ne fa prova  la lotta aspra e senza quartiere che infuriò in tutto il Regno, e che molti ancora si ostinano a chiamare brigantaggio, fu uno dei segni più evidenti del malcontento diffuso e della cupa disperazione che colpì la nostra gente. Anche l’industria dovette fare i conti con il nuovo scenario. Il governo piemontese non aveva alcun interesse a mantenere in vita il sistema creato dai Borbone, che seppure eccellente per lo sviluppo del Sud,arrecava non poco fastidio agli stabilimenti dell’Italia settentrionale, e si decise di privatizzare Pietrarsa svendendola e dandola in gestione alla ditta Bozza, che adottò una dura politica di gestione. Fu la fine per questa meravigliosa opera, come per tante altre create nel periodo borbonico. Il nuovo proprietario diminuì la paga degli operai, ridusse i dipendenti di oltre la metà e aumentò l’orario lavorativo fino a 10 o 11 ore.

Questa situazione creò malumore nei lavoratori e nelle loro famiglie, che sotto il passato Regno vivevano dignitosamente, e nell’agosto del 1863, di fronte all’ennesimo sopruso, al  risuonare a distesa della campana della fabbrica, parecchie centinaia di operai, abbandonato il lavoro, si radunarono nel cortile lanciando urla e parole di disapprovazione nei confronti del padrone e dell’usurpatore piemontese, iniziando uno sciopero.

Era il 10 agosto 1863. Di fronte a questa giusta dimostrazione l’usurpatore piemontese rispose, come era suo solito, con la forza, e i bersaglieri di stanza a Portici, con i carabinieri e la guardia nazionale, giunsero davanti allo stabilimento e, superato il cancello, baionetta in canna, si lanciarono sugli operai menando fendenti e sparando ad altezza d’uomo. In quel caldo pomeriggio d'agosto morirono decine di operai, e tanti altri riportarono ferite più o meno gravi. Dopo quel tragico accadimento si decise di concedere la gestione dell’opificio alla Società Nazionale di Industrie Meccaniche. Ormai, però, la gloriosa fabbrica aveva intrapreso la strada del declino. Nel 1875 erano rimasti solo 100 operai. Eppure, appena due anni prima, una locomotiva costruita a Pietrarsa aveva vinto la medaglia d’oro alla Esposizione Universale di Vienna. Qualche tempo dopo lo Stato, per non chiudere lo stabilimento, decise di assumerne la gestione. Dopo la seconda guerra mondiale la crisi si accentuò ulteriormente fino a che, nel 1975, fu varata la definitiva chiusura.

Oggi quello che fu il glorioso Opificio Reale di Pietrarsa ospita la sede di un museo ferroviario. Ma pochi ricordano la triste sorte degli operai uccisi e feriti dalle baionette dei conquistatori, soltanto per aver reclamato il proprio diritto al dignitoso lavoro e alla giusta mercede e la libertà della propria Nazione. I fatti di Pietrarsa sono sconosciuti dai tanti, e mai il 1 maggio, festa dei lavoratori, si fa memoria di questi eroi dimenticati. Molti di essi furono colpiti alla schiena o alla nuca, mentre cercavano di mettersi in salvo. Davvero un atto eroico da parte dei militi piemontesi che non si fecero scrupolo di aprire il fuoco su operai inermi e disarmati.

Nessun monumento, nessuna strada, nessuna targa, nessuna manifestazione ricorda il sacrificio di questi uomini e delle loro famiglie. Forse neppure i loro posteri ricordano più tale scempio. Mentre quegli uomini che straziarono e uccisero gli innocenti, sono ricordati dalla storia ufficiale, come eroi. A questi si dedicano strade e monumenti, dopo che furono causa di quest’eccidio. Tra questi Nicola Amore, questore di Napoli, che grazie  a questo misfatto fece carriera, invece di essere rimosso e giudicato, diventando addirittura senatore del regno.

 Queste le anomalie del nostro bel paese, che ancora oggi, nonostante la verità storica venga reclamata da numerosi storici,  non si ha il coraggio di fare giustizia.

Tocca a noi patrioti meridionali ricordare questi nostri fratelli, uccisi due volte dall’usurpatore, che osò chiamarsi nostro fratello.

 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 
 

INFO


Un blog di: massimo.c58
Data di creazione: 09/12/2007
 

UN AVVISO PER I VISITATORI DEL BLOG

Per avere un quadro più completo delle tematiche affrontate in questo blog vi consiglio di leggere i diversi post, i vari box  e di vedere i video inseriti, dove tratto sulla storia e le vicende del Regno delle Due Sicilie, della sua arbitraria occupazione e sulle vicende nere del risorgimento italiano.

Inoltre chi desidera saperne di più può visitare i seguenti siti web

Reale Casa dei Borbone delle Due Sicilie

 Associazione dei neoborbonici

Casa editrice Il Giglio

http://www.comintatiduesicilie.it/ 

 

o ad  altri link che ho inserito nella lista apposita

e raccomando l'iscrizione alla Rete di Informazione delle Due Sicilie, diretta da Alessandro Romano, per farlo basta inviare una mail a 

 alessandro.romano19@tin.it  

 

UNA PROPOSTA PER TE

Se ami questa nostra terra e ti senti figlio di questa Nazione e vuoi veramente riprendere la tua identità storica, allora è necessario che tu ti informa.... vengo a proporti, oltre i libri che di tanto in tanto inserisco, di abbonarti alle seguenti riviste:

L'Alfiere, Pubblicazione Napoletana Tradizionalista, fondata nel 1960 da Silvio Vitale. Esce ogni quattro mesi, 24 pagine. Per sottoscrivere l'abbonamento o per richiedere gli arretrati disponibili, scrivete ad Edoardo Vitale: edoardo.vitale@tele2.it

visitate il sito:   http://www.lalfiere.it/ 

Per sottoscrivere un abbonamento annuo alla rivista Nazione Napoletana, tiratura quadrimestrale, basta versare 10 € sul CCP N° 31972805, intestato a Gabriele Marzocco, corso Chiaiano 28 - 80145 Napoli - Na.

  http://www.nazionenapulitana.org

        

Due Sicilie, periodico per l'indipendenza dei Popoli delle Due Sicilie, diretto da Antonio Pagano.

Si pubblica ogni due mesi, quaranta pagine a colori. 

Per informazioni: anpagano@alice.it oppure due.sicilie@alice.it

    

Riscossa Meridionale, organo del Movimento Politico "Terra e Libertà"

www.terraelibertasud.it

  

 mensile “Il Nuovo Sud” periodico  di opinione  ilnuovosud@libero.it

 

ANDIAMO A LEGGERE CHI SONO I SAVOIA

 

Lo stato italiano (leggasi piemontese) è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l'italia meridionale e le isole uccidendo, crocifiggendo, squartando vivi i contadini poveri che gli scrittori salariati tentarono di infamare col marchio di briganti (Antonio Gramsci)

Antonio Ciano: 

I SAVOIA E IL MASSACRO DEL SUD Editore Grandmelò( Prefazione di Lucio Barone )

Davanti alla perseverante politica antimeridionale  l'autore, senza peli sulla lingua, stila un atto d'accusa forte e determinato nei confronti delle classi dirigenti passate e presenti.

Il fraseggio è volutamente pesante  come a significare che la pazienza è finita e che non è più tempo di plagi, di arrotondamenti, di bugie artatamente costruite ai fini della mistificazione più becera della verità che è e resta sacra in quanto tale.

Il lettore potrà in un primo momento risentirsi per gli epiteti indirizzati alla volta degli "assassini" del Sud, ma proseguendo nella lettura si accorgerà che essi sono utili ad esternare lo stato d'animo dell'autore che desidera sopra ogni cosa risvegliare l'orgoglio dei meridionali per  troppo tempo oppressi da una montagna di falsità.  

Non ci sono dubbi. L'inizio dei guai economici del meridione è da ricondurre al momento della cruenta conquista da parte del Piemonte, così come la condizione di continuo sbando delle popolazioni del Sud è frutto di una gestione discriminante dei governi unitari che si sono succeduti dal 1861 al giorno d'oggi.

Antonio Ciano racconta gli eventi della barbara conquista savoiarda rimarcando più e più volte le figure dei cosiddetti "eroi nazionali", cui sono state dedicate strade e piazze in tutt' Italia, evidenziandone la crudeltà e la ferocia con la quale essi  hanno spento nel sangue tutti i tentativi di insorgenza che vanno dal 1861 al 1870.

Per l'autore il tempo della menzogna è finito, la coscienza del Sud riemerge giorno dopo giorno e per i criminali di guerra piemontesi sta giungendo il giorno del giudizio.

La convinzione più che la speranza è che, in concomitanza con il recupero della verità storica, le popolazioni del Sud potranno finalmente riscattare l'autonomia, l'autodeterminazione, la libertà.      

 

Le Loro Altezze Reali

i Principi Carlo e Camilla di Borbone delle Due Sicilie,

Duca e Duchessa di Castro

 

 

 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ULTIME VISITE AL BLOG

luger2gianguido75mariomancino.mladyDyane1956michele.toscaastackwemamichelamr67mariscergiusto2011nico.molielviprimobazarpalumbo.na55mistermassimiliano
 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

OMAGGIO AI RE DELLE DUE SICILIE

                         

 

 ONORE AI NOSTRI

AUGUSTI SOVRANI

ONORE AI RE E ALLE REGINE

 DI BORBONE

 DELLE DUE SICILIE

 

    sempre nei nostri cuori

 

AI DIFENSORI DEL REGNO DELLE DUE SICILIE

Ormai tutti sanno che l'occupazione del Regno di Napoli fu un sorpruso da parte del Piemonte, che attraverso intrighi politici e la complicità della massoneria, corrompendo ufficiali e ministri e provocando scontri interni attraverso la collaborazione di mafiosi e camorristi, con lo sbarco dei mille iniziò l'usurpazione della nostra terra. Ma contro quest'usurpazione lottarono fino alla fine gli eroici soldati del Regno, il popolo duosiciliano,  uomini e donne che furono poi chiamati briganti, ma che si opposero a quest'ingiustizia. Con questi,  quegli eroici soldati del Volturno, e quelli che insieme ai  cittadini di Gaeta, di Civitella del Tronto e di Messina,  co il loro  Re Francesco II e la Regina Maria Sofia, continuarono a lottare per il Regno e la libertà.

         Onore  agli eroici

        difensori del Regno

         delle Due Sicilie

        

I libri che parlano dei nostri eroi:

       

AA. VV.  La difesa del Regno

Gaeta  Messina  Civitella del TrontoEd. Il Giglio

         

Non mi arrendo. Romanzo storico.

Da Gaeta a Civitella, l'eroica difesa del Regno delle Due Sicilie.

Gianandrea De Antonellis  Editore Contro Corrente

 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963